OLTRE QUELLA MURA: A FIANCO DEI RECLUSI DI GRADISCA D’ISONZO, DI JAMAL, DEI COMPAGNI/E ARRESTATI/E A MALPENSA

Diffondiamo un comunicato di solidarietà ai reclusi di Gradisca d’Isonzo, a Jamal e ai compagni/e arrestati a Malpensa.

OLTRE QUELLE MURA: a fianco dei reclusi di Gradisca, di Jamal, dei compagni/e arrestati/e a Malpensa

Il pomeriggio del 24 marzo siamo stati/e sotto le mura del Cpr di Gradisca d’Isonzo per far arrivare la nostra solidarietà ai reclusi in un centro che da mesi vede succedersi continuamente rivolte, atti di ribellione, tentativi di evasione e fortunatamente anche molte fughe riuscite.

Se la zona più vicina all’accesso, quella dalla quale normalmente era più facile udire le voci dei prigionieri, questa volta è rimasta completamente silenziosa, poco dopo esserci spostati/e sul retro ci è arrivata distintamente per molti minuti la rabbiosa risposta dei reclusi in quell’ala, con urla e battiture, prima che anche queste venissero ridotte al silenzio. Nel campo di Gradisca, dalla sua riapertura alla fine del 2019, sono morte da quel che si sa 4 persone: Vakhtang Enukidze, Orgest Turia, Anani Ezzedine e Arshad Jahangir. La sua gestione è ancora in mano alla cricca di aguzzini preferita della prefettura di Gorizia, e cioè la cooperativa Ekene di Battaglia Terme (Padova), il cui capo Simone Borile è finito rinviato a giudizio per “omicidio colposo” per la morte nel gennaio 2020 di Vakhtang Enukidze, in realtà ucciso di botte dalle guardie.

La deportazione di Jamal, imprigionato per alcuni giorni a Gradisca prima di essere deportato in Marocco – come tutte le deportazioni che avvengono ogni settimana – non spengono la lotta, ma semmai le donano ancora più forza, nella spinta a far sì che tutti i lager di Stato vengano distrutti. Le lotte presenti e passate, non solo contro i campi di deportazione, ci dicono che la solidarietà e il supporto alle rivolte è tanto doverosa e necessaria quanto l’attacco diretto ai responsabili e ai complici – persone, aziende, enti, istituzioni – dell’esistenza di questi luoghi, coloro il cui operato ne rende concreto e possibile il funzionamento. Ci sono e ci saranno momenti di angoscia e scoramento, ma le continue evasioni, le continue azioni di rivolta e distruzione interne ai campi, l’azione determinata e coraggiosa dei reclusi che hanno chiuso il Cpr di Torino, dei compagni/e che a Malpensa hanno bloccato la deportazione in atto e di quelli/e che a Caltanissetta si sono messi di traverso, ci dicono che “la macchina delle espulsioni vorrebbe sembrare, ed essere mostrata, come un’inattaccabile fortezza costruita sulle fondamenta del razzismo” ma che a volte “basta poco a tirare giù il muro disumanizzante che silenzia la violenza e avvalla l’inaccettabile”.

Ci uniamo ancora alle parole seguite agli arresti del 20 marzo, “tutto ciò che è successo a Torino e a Malpensa è potenzialmente replicabile e riproducibile. La lotta contro la macchina delle espulsioni e la detenzione amministrativa è possibile ed è reale nei suoi obbiettivi e nelle sue prospettive. Sappiamo che alla repressione si risponde con la lotta come ci insegna la resistenza palestinese tutti i giorni”.

La nostra solidarietà va a tutti/e i/le reclusi/e, a Jamal che oggi si trova in Marocco, a Josto, Ele, Miri, Peppe, a tutti/e i compagni/e prigionieri/e e in ogni modo privati della loro libertà

FUOCO AI CPR

FUOCO A TUTTE LE GALERE

TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE

compagne e compagni

Da: https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2024/03/27/oltre-quelle-mura-a-fianco-dei-reclusi-di-gradisca-di-jamal-dei-compagni-e-arrestati-e-a-malpensa/

 

PALERMO: I CPR IN SICILIA

Dopo le rivolte nei Cpr di Trapani e Caltanissetta degli ultimi mesi ci incontremo per discutere della situazione dei Cpr in Sicilia e di come la lotta a questi lager di Stato e al Carcere facciano parte dello stesso orizzonte. Vi aspettiamo giorno 29 marzo, discussione ore 15.30, a seguire cena benefit cassa anticarceraria Vumsec!

Via Carrettieri 14 – Palermo

MILANO: PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MOBILITAZIONE PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MILANO, 6 APRILE ORE 15, DA P.ZZA DEL TRICOLORE

La tortura dei lager di Stato è ormai un’innegabile certezza documentata da centinaia di foto, video, dossier e testimonianze arrivate anche nelle aule giudiziarie, davanti alle quali non si più più fingere di non sapere.

E’ tempo di pretendere la fine della violenza legalizzata che nei CPR vede la punta dell’iceberg e che ha la stessa matrice della violenza che insanguina le frontiere europee e di quella che, sulla finzione di un’emergenza permanente ispirata al subdolo binomio immigrazione-sicurezza, trova il pretesto per introdurre norme liberticide e di repressione del dissenso a danno di tutte e di tutti.

E se alla favoletta del modello di CPR in cui i diritti vengano monitorati e rispettati non abbiamo mai creduto, non cominceremo proprio ora che le più recenti vicende di Milano ne dimostrano l’irrealizzabilità: commissariato dalla Procura, il CPR di via Corelli resta il lager di sempre.

Non possiamo pertanto assistere inerti alla moltiplicazione di questi luoghi di repressione e di lenta tortura psicofisica, né tantomeno alla loro rimozione forzata dalla visuale della società civile per essere trasferiti altrove e continuare ad operare indisturbati: ne va della tutela dei diritti di tutte e di tutti.

🔶 UN LAGER COMMISSARIATO RESTA SEMPRE UN LAGER: NON ESISTE UN MODO GIUSTO PER FARE UNA COSA INGIUSTA.

🔶 I CPR VANNO CHIUSI TUTTI E SUBITO, COMINCIAMO DA VIA CORELLI!

🔶 NO CPR NO LAGER DI STATO, NE’ A MILANO, NE’ ALTROVE, NE’ IN LIBIA NE’ IN ALBANIA!

AGGIORNAMENTI SUI FATTI DI MALPENSA

Diffondiamo:

Mercoledì 20 Marzo si è venuti a conoscenza dell’imminente deportazione di Jamal, compagno torinese trattenuto nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Appena ricevuta la notizia alcuni compagni e compagne si sono mossi verso l’aeroporto di Milano Malpensa dove i solidali sono riusciti ad accedere alle piste e mettersi davanti all’aereo della Royal Air Maroc diretto a Casablanca, bloccandolo e ritardando la partenza del volo. Si è scoperto in seguito che Jamal era stato portato all’aeroporto di Bologna e da lì deportato in Marocco. Sull’aereo bloccato a Malpensa era comunque presente una persona la cui espulsione è stata probabilmente impedita grazie al blocco dell’aereo e al successivo rifiuto del pilota di eseguire la deportazione.
I compagn sono stat trattenut fino a tarda serata; una compagna è stata poi rilasciata con la denuncia di interruzione di pubblico servizio, gli altri si trovano invece in carcere in attesa della convalida di arresto e sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Di fronte alla violenza sistemica della macchina di gestione ed espulsione di persone senza documenti europei, questi momenti di coraggio e determinazione ci ricordano che non è tutto inevitabile e che inceppare il meccanismo è possibile. Se l’obiettivo statale è la normalizzazione delle pratiche di espulsione, l’isolamento e il silenziamento delle proteste e delle rivolte che infiammano i centri di detenzione dal canto nostro non lasceremo solo chi si oppone a ciò  dentro come fuori.

Bloccare le deportazioni è possibile, scendere sulle piste degli aeroporti ancora di più!
Peppe, Josto, Miriam, Elena liberi
Libertà per tutti e tutte!

Per scrivere ai compagni:
Giuseppe Cannizzo
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Josto Jaris Marino
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Per scrivere alle compagne:
Elena Micarelli,
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

Miriam Samite
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

RESISTERE ALLA MACCHINA DELLE ESPULSIONI: SUI FATTI ALLA QUESTURA DI TORINO

Diffondiamo:

Non partiremo dalle botte, dal fatto che ci hanno strappato via un compagno, dal fatto che nei CPR torturano e che dai CPR deportano.

Non partiremo da questo perché non sarebbe il discorso di Jamal.
Pertanto non è e non sarà il nostro.

LE RIVOLTE

Un anno fa il CPR di corso Brunelleschi bruciavaBruciava e chiudeva grazie al fuoco dei ribelli. Quelle colonne di fumo che si stagliavano al cielo emanavano la forza di una rivolta, dando coraggio a chi, fuori, coglieva quel momento per immaginare una solidarietà che nelle sue possibilità riuscisse ad essere palpabile ed efficace. Che potesse superare quel tempo e quel luogo e rimanere solida nelle sue prospettive di lotta contro la detenzione amministrativa, la macchine delle espulsioni e il razzismo sistemico e sistematico.

LEGAMI E ALLEANZE

Jamal è un pezzo di questa storia, è il segno profondo che il rapporto tra un dentro e un fuori è stato auspicabile, possibile, reale. Che organizzarsi insieme è un orizzonte non solo desiderabile ma realizzabile.

In questo anno abbiamo provato a tessere i nessi di senso che legano la guerra esterna – che ha raggiunto il suo apice con il genocidio palestinese – insieme alla costruzione del nemico interno – inquadrato per lo più tra il sottoproletariato razzializzato e chi lotta. Abbiamo ribadito, sempre più convint*, che creare qui alleanze di lotta con chi subisce l’oppressione di classe e lungo la linea del colore è il nostro punto, il nostro orizzonte, la nostra strada.

TENTARE IL POSSIBILE

Jamal è un nostro compagno, un nostro amico. Ha fatto questa strada con noi e non potevamo che tentare il possibile: inceppare il suo trasferimento in un CPR, dove per 18 mesi può essere sottoposto a detenzione e violenza, può essere torturato, per poi, un giorno, arrivare alla deportazione.
Mentre sotto i nostri occhi si muovevano gli ingranaggi del razzismo di Stato, non potevamo permetterci di rimanere inermi.

La macchina delle deportazioni e della detenzione amministrativa si compone di tanti piccoli pezzi: dalle perizie medico legali delle ASL, alle imprese che costruiscono e/o gestiscono i centri di detenzione; dai rastrellamenti degli sbirri durante le retate, ai voli charter che realizzano le deportazioni.
Ognuno di questi tasselli è più vulnerabile di quanto non sembri nel suo insieme il moloch delle detenzione amministrativa.
La sorpresa e la difficoltà degli sbirri nel dover gestire lo slancio di solidarietà di fronte alla questura ne sono la conferma.

IL COPIONE DEI MEDIA

La copertura mediatica dell’accaduto ha seguito un copione decisamente rodato: una comunicazione dell’ufficio stampa della questura viene inoltrata e ripubblicata da agenzie di stampa e giornali senza la minima rielaborazione.
E così gli aggressori diventano aggrediti e i professionisti della violenza (coloro cioè che della violenza istituzionale fanno la propria professione) passano per vittime.
Spariscono i pugni in testa, le manganellate scomposte, le minacce, gli insulti. Nella narrazione univoca e standardizzata delle veline poliziesche, sparisce la radice stessa della violenza, quella dei meccanismi di potere e dei dispositivi di governance delle classi sfruttate, quotidianamente emarginate, discriminate, incarcerate, espulse. Unica vera notizia (nel senso di fatto degno di nota) in questo caso è stata la “necessità” da parte della polizia di dispiegare appieno questa violenza per portare uno “straniero” nel CPR di Milano, un posto – tra gli altri destinati alla detenzione – disumanizzante al punto da creare scandalo per la gestione delle persone recluse.
Se in questi giorni la brutalità della polizia è balzata agli onori delle cronache per alcuni casi di violenze perpetrate durante momenti di protesta, la storia di ieri può aggiungere allora un prezioso tassello alla comprensione dei meccanismi che regolano e reggono le iniquità sociali: i poliziotti non picchiano solo ai cortei, non colpiscono solo gli avversari di questo o quel governo. I poliziotti pestano tutti i giorni, per garantire a suon di botte che la società dello sfruttamento rimanga tale.

Sappiamo che su Jamal è caduta più potente la brutalità della repressione perché ha scelto di lottare, ha scelto di organizzarsi. Il colpo e i colpi di oggi però non sono niente in confronto alla rabbia che abbiamo nel cuore e all’amore che arde questa lotta e ci lega alle compagne e compagni che troviamo lungo la strada.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÁ!

PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR DI VIA CORELLI DI MILANO

10 MARZO 2024 ORE 15

Il fuoco dei CPR brilla ancora e il coraggio delle lotte e delle rivolte stenta a placarsi.

A Jamal e alla sua libertà
A chi si ribella e si rivolta.
Ai rivoluzionari e alle rivoluzionarie.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI CPR

ROMA: PRESIDIO DAVANTI AL CPR DI PONTE GALERIA

Diffondiamo:

Domenica 3 MARZO ore 16.00 Presidio davanti al CPR DI PONTE GALERIA [fermata Fiera di Roma del treno per Fiumicino]

Ad un mese dalla morte di Ousmane Sylla e dalla rivolta delle persone recluse repressa tra pestaggi, lacrimogeni ed arresti, andiamo davanti alle mura del centro di espulsione per portare solidarietà e non permettere che cada il silenzio.
La prigionia nei CPR, oggi prolungata fino ad un anno e mezzo, è una pena inflitta sulla base di leggi razziste che associano la pericolosità sociale all’esistenza stessa delle persone immigrate.
Un esempio vicino di ciò che accade in larga scala nei confronti della popolazione palestinese, bombardata, espulsa, assassinata ed imprigionata perché esiste.
L’appuntamento solidale sarà anche l’occasione per raccontare le proteste in corso in altri centri di espulsione e la repressione che sta colpendo Anan Yaeesh, palestinese carcerato a L’Aquila perché Israele ne pretende l’estradizione e il governo italiano ha deciso di servire il colonialismo sionista con ogni mezzo.

Tuttx liberx-Dei CPR solo macerie

Assemblea di solidarietà e lotta

MILANO: SOTTO SEQUESTRO IL CPR DI VIA CORELLI

Da: Osservatorio Repressione

La procura di Milano ha disposto il sequestro d’urgenza del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di via Corelli, a Milano.

La procura di Milano ha disposto il sequestro d’urgenza del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di via Corelli, a Milano, e dell’ente gestore Martinina Srl. I pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri hanno preso controllo della struttura in attesa dell’eventuale convalida del Gip e la nomina di amministratore giudiziario.

OPUSCOLO: SABOTARE LA MACCHINA IMPERFETTA

Diffondiamo questo opuscolo scritto tra l’estate del 2022 e quella del 2023 da alcunx compagnx attivx sul territorio siciliano, sulla macchina della deportazioni in Sicilia, con un focus specifico sul CPR di Caltanissetta.

SABOTARE LA MACCHINA IMPERFETTA- Deportazioni e resistenze dentro e oltre il CPR di  Pian del Lago di Caltanissetta.

PDF – Sabotare la macchina imperfetta

Dall’introduzione:

Questo opuscolo è stato scritto tra l’estate del 2022 e quella del 2023 da alcunx compagnx attivx sul territorio siciliano. Si incentra sulla macchina della deportazione in Sicilia, focalizzandosi su una struttura specifica – il centro polifunzionale di Pian del Lago a Caltanissetta – al fine di delineare alcune riflessioni più ampie sull’attuale funzionamento del regime di frontiera in Italia e in Europa. Pensiamo che la condivisione di queste informazioni, seppur specifiche e geograficamente situate, possa essere utile anche per altre zone di Italia al fine di sostenere le pratiche di lotta e resistenza di chi viene reclusx nelle carceri “per migranti” e provare così ad inceppare la guerra che lo stato e l’Unione Europea stanno conducendo contro chi, dai vari sud del mondo, cerca di riappropriarsi della libertà e della ricchezza che la democratica Europa coloniale ha loro sottratto e continua a sottrarre.
Per quanto ci riguarda, Pian del Lago, così come tutti i luoghi carcerari, di detenzione amministrativa e della cosiddetta “accoglienza” vanno chiusi. Non c’è soluzione riformista o di presunta umanizzazione di questi luoghi che possa essere praticata: siamo contro l’idea che le condizioni di questi luoghi si possano migliorare, come d’altra parte ci dimostrano da decenni reclusi e recluse e come dimostra anche la storia ventennale di Pian del Lago. I Cpr si chiudono bruciandoli, distruggendoli, si chiudono da dentro, e con il sostegno di chi, da fuori, sostiene le pratiche di chi in questi luoghi ci si ritrova, senza nessun moralismo di nessuna sorta. Da nord a sud, in centri più o meno oppressivi, detenuti e detenute hanno in questi venticinque anni chiuso i centri solo tramite le rivolte. Luoghi che, a differenza di quanto spesso si sente dire, non costituiscono un’eccezione, ma sono parte integrante, produttiva e funzionale del sistema militare delle frontiere e della violenza capitalista. Da venticinque anni abbiamo CPR e altri internamenti, da molto prima abbiamo forme di reclusione e sfruttamento verso le soggettività mostrificate dallo stato e i suoi padroni.
Abbiamo quindi organizzato questo opuscolo attorno ad alcune sezioni: la ricostruzione di una genealogia dei CPR in Sicilia, che permetta di essere consapevoli da una prospettiva storico-politica delle dinamiche repressive che si sono susseguite fino ad ora e che potranno aprirsi in futuro; un focus specifico sul CPR di Caltanissetta, i suoi enti gestori e il vario indotto; le tecniche di militarizzazione contemporanee di questo tipo di strutture nonché le modalità concrete con cui le deportazioni avvengono; le forme di resistenza che sono state fino ad ora possibili.
In conclusione, riportiamo tre contributi, uno uscito su “Il Rovescio”, uno sulla rivista “Lo stato delle città” e uno sul sito “Napoli Monitor”, riguardanti le lotte del 2022 e del 2023. Si tratta di una prima versione, che diffondiamo vistane la necessità.

 

CPR CALTANISSETTA: AGGIORNAMENTI SULLA REPRESSIONE SEGUITA AL TENTATIVO DI BLOCCARE UNA DEPORTAZIONE

A seguito dell’azione di solidarietà concreta che alcunx compagnx hanno portato avanti martedì scorso al Cpr di Caltanissetta, tentando il blocco della deportazione di alcunx prigionerx, la repressione si stringe su di noi e le persone vicine. Oltre alle denunce ricevute, negli scorsi giorni moltx di noi hanno subito dei fermi in strada. Stamattina, durante uno di questi fermi, D., un amico e compagno è stato trovato privo di documenti ed è al momento in stato di fermo al commissariato di Cefalù, in attesa di essere trasferito a Palermo. Chiamiamo tuttx lx compagnx solidali a ritrovarci in presidio di fronte all’ufficio immigrazione di Palermo, in Via San Lorenzo, 271 per manifestare il nostro sostegno e la nostra vicinanza al compagno fermato.

CONTRO IL RICATTO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO

CONTRO TUTTE LE FRONTIERE

CONTRO TUTTE LE GALERE

TUTTX LIBERX!!