BOLOGNA E MODENA: RAZZISMO ISTITUZIONALE E VIOLENZA POLIZIESCA

A Bologna il 10 marzo un ragazzo egiziano è stato colpito col taser al CAS di via Mattei dopo che un operatore ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

A Modena il 14 marzo un ragazzo guineano è stato preso ripetutamente a calci e pugni durante un controllo dei documenti.

Modena: i carabinieri prendono a calci e pugni un uomo

MODENA: UN DESERTO CHIAMATO SICUREZZA

Siamo tuttx invitatx a questa chiacchiera sulla repressione che sta colpendo molti quartieri, sul razzismo istituzionale che esprime, sulla così detta “emergenza droga” e i vari allarmi lanciati in materia di “sicurezza”. Un’occasione per parlare del necessario legame tra le lotte anitproibizioniste e le lotte contro il carcere. 🔥🖤 Il 15 marzo al Ligera a Modena.

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/events/event/modena-un-deserto-chiamato-sicurezza/

“Città in cui il continuo rinforzarsi delle retoriche della legalità e del decoro si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine e nella violenza del carcere. Un tempo che rende sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare.”

BOLOGNA: IN PIAZZA CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA BOLOGNINA

I controlli ad “alto impatto” inaugurati a gennaio dell’anno scorso con la visita in città del ministro Piantedosi in queste settimane hanno trovato nuovo slancio in Bolognina: blitz, vere e proprie retate interforze con ampio dispiegamento di uomini e mezzi, quotidiani e sistematici, con chiara impronta razziale. Sono stati setacciati bar, attività, associazioni, è stato violato un intero quartiere.

Fermiamo le politiche securitarie in quartiere!

Martedì 23 gennaio alle 18:30 tuttx in Piazza dell’Unità!

CUNEO: TORTURE SUI DETENUTI

Quando qualcuno assimila il carcere al manicomio non lo fa per esercizio di retorica: se a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 il Dottor Coda torturava i “malati” applicando elettrodi alle tempie, procurando infinite scariche e insopportabile dolore – un  “trattamento” praticato di fronte a tutti, perché tutti vedessero cosa li aspettava se… – nel 2023 nelle carceri i detenuti vengono pestati e torturati allo stesso modo, a Cuneo, anche con l’ausilio del taser.

https://www.osservatoriorepressione.info/torture-carcere-cuneo-indagati-23-agenti-penitenziari

https://www.lastampa.it/cronaca/2023/10/12/news/lispettore_aguzzino_le_torture_nel_carcere_di_cuneo_dietro_il_blitz_cera_il_capo_degli_agenti-13778215/

ISOLAMENTO È TORTURA! NO AL 41 BIS

Ieri a Modena alcuni compagnx hanno portato la loro voce nei pressi di un convegno organizzato dalla Camera Penale di Modena su 41-bis e deontologia penale. È stato appeso uno striscione ISOLAMENTO É TORTURA. NO 41-BIS, sono stati fatti interventi al megafono e distribuiti volantini. La stessa voce è stata portata anche in centro, con particolare riferimento alla strage al Sant’Anna del marzo 2020 e al silenzio complice che la circonda. Sono state lette le testimonianze dei detenuti ed è stato ribadito che nessuna indagine per diffusione di notizie false e tendenziose fermerà la verità sui pestaggi e sulle uccisioni di quei giorni.

Stato assassino.

Di seguito il testo distribuito all’iniziativa:

Il 29 settembre alla sede della Camera di Commercio di Modena alle 15 si tiene un convegno organizzato dalla Camera Penale di Modena dal titolo “TECNICA E DEONTOLOGIA DEL PENALISTA. L’ARTICOLO 41-BIS NELLA SUA OSSATURA. PROSPETTIVE INTERNE E SOVRANAZIONALI”. A moderare l’incontro una magistrata di sorveglianza della Camera Penale di Modena e responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane, ad introdurre il tesoriere della Camera Penale di Modena e la Garante comunale per i diritti delle persone private della libertà personale, invitati invece ad intervenire un’avvocata componente anch’essa dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane e un magistrato di Sorveglianza di Spoleto.
 

Abbiamo deciso di dar voce in strada a tutto ciò che probabilmente là dentro non verrà detto perché non fa più notizia, nella città che ha visto la strage al carcere Sant’Anna dell’8 marzo 2020. Non ci va giù che si parli a cuor leggero di “deontologia penale” facendo riferimento ad una forma di tortura di Stato come il 41bis, un dispositivo repressivo nato col pretesto della lotta alla mafia, esteso nel 2002 a prigioniere e prigionieri politici e rivoluzionari e alle associazioni cosiddette eversive, col chiaro intento di perfezionare l’armamentario della repressione preventiva e intimidire chi intende lottare. Concepito come una vera e propria tomba per vivi, il regime di 41bis mira a recidere i legami e i contatti con il mondo esterno di chi vi è ristretta/o col proposito di costringerla/o a collaborare con la giustizia. L’isolamento totale e l’annichilimento della personalità che subisce chi vi è internata/o si aggiunge ad una quotidianità carceraria fatta di privazioni, umiliazioni e sofferenze. Un mezzo di pressione pari ai metodi dell’inquisizione, costruito per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale allo scopo di indurre al pentimento, estorcere confessioni e dichiarazioni. 

Ricordiamo gli oltre 700 detenuti in 41-bis. Ricordiamo la compagna Diana Blefari che si tolse la vita dopo la permanenza in questo regime. Ricordiamo Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, tutti militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente, che vi resistono da oltre 17 anni. Ricordiamo il compagno anarchico Alfredo Cospito, che dopo l’intensa mobilitazione contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi tra maggio 2022 e aprile 2023, e uno sciopero della fame di oltre sei mesi, continua ad essere recluso in questo duro regime detentivo, l’udienza riguardante la sua permanenza in 41 bis si svolgerà questo 19 ottobre presso il tribunale di sorveglianza di Roma. Ricordiamo Domenico Porcelli, ormai in sciopero della fame da aprile e sepolto nel silenzio. Anche lui ad ottobre avrà udienza al Tribunale di sorveglianza di Roma per discutere la sua detenzione in regime di 41-bis. 

Allo stesso modo, ci rifiutiamo di dimenticare i nove detenuti morti a seguito della rivolta del carcere S.Anna di Modena (8 marzo 2020). Lo Stato e i media hanno prontamente tentato di motivare i decessi rinconducendoli a overdose da metadone e farmaci. Noi sappiamo che la realtà è un’altra. E sono proprio i cadaveri dei detenuti in questione a parlare chiaro, assieme ai segni di percosse, ai traumi e agli ematomi su di essi  riscontrati (quando è stato possibile fare le autopsie),ma anche alle testimonianze di altri detenuti presenti quel giorno e poi trasferiti in altre galere, che raccontano i mancati soccorsi durante quegli stessi trasferimenti punitivi. Si tratta di assassinii di Stato, di una strage di Stato. Le indagini relative a quanto accaduto durante e a seguito di quella rivolta sono state prontamente archiviate. Non verrà fatta alcuna luce nemmeno sulle guardie penitenziarie (oltre 100), indagate per torture ai danni dei detenuti in rivolta del carcere di Modena. Ricordate le immagini di Santa Maria Capua Vetere? La giustizia e la rieducazione di Stato passano attraverso i manganelli, i pestaggi e le torture dei secondini, coperti dalla magistratura democratica, sui corpi e le menti dei detenuti.

SAN GIMIGNANO: VIOLENZE E TORTURE IN CARCERE

I fatti risalivano all’11 ottobre 2018 quando, utilizzando le stesse parole dei giudici senesi, «è stata posta in essere, da parte di una squadra composta da quindici agenti, assistenti e ispettori del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di reclusione di San Gimignano, una spedizione punitiva ai danni di un detenuto straniero» al «solo scopo» di «esibire manifestazioni di dominio e in funzione di supposta deterrenza rispetto a comportamenti scorretti e mal tollerati, a guisa di aberrante e perversa forma di pedagogia carceraria».

Da: Osservatorio Repressione: https://www.osservatoriorepressione.info/tortura-nel-carcere-san-gimignano/

“Sapete che sono più di 200 le guardie penitenziarie sotto inchiesta per tortura e violenze sotto la vostra stessa legge? Come potete parlare di mele marce e aspettarvi che non si faccia dell’amara ironia sul vostro odorato? Da che mondo è mondo, la merda puzza…”

BOLOGNA: PIANTEDOSI DI NUOVO IN CITTÀ 

Dopo le maxi operazioni securitarie e repressive intraprese nei quartieri Bolognina e Pilastro nei mesi scorsi, inaugurate con la stretta di mano a inizio anno tra Lepore e Piantedosi, e l’ormai tristemente celebre “Lo Stato c’è e si deve vedere”, dopo il bagno di ipocrisia con la presenza del ministro al corteo del 2 agosto per la strage di Bologna del 1980, dai media apprendiamo che ieri Piantedosi è tornato nuovamente in città per un “vertice a tema migranti” in prefettura. Presenti anche Bonaccini e alcuni sindaci fra i quali quelli di Modena e Ravenna, oltre che Matteo Lepore. L’incontro ha istituito un tavolo permanente in prefettura a Bologna, valido per tutta la Regione, con la partecipazione del commissario per l’immigrazione Valenti, per quanto riguarda le recenti indicazioni di governo in tema di migrazioni, ascoltabili qui:

[Attenzione, potrebbe urtare la sensibilità]

Piantedosi parla di “ricognizione” per l’individuazione di “luoghi idonei” per la costruzione di nuovi CPR e “la gestione di questo problema” anche “in riferimento ad alcuni episodi di cronaca” legati a persone  “con un percorso di irregolarità e di pericolosità accertata”. La strumentalizzazione di alcuni episodi di cronaca accompagna l’equazione riduzionista securitaria e razzista di governo della “pericolosità sociale” per cui la costruzione di nuovi CPR lager e la detenzione preventiva della popolazione migrante “irregolare” sarebbe utile alla “prevenzione di reati” e alla “sicurezza nazionale”.

Per quanto riguarda le condizioni di detenzione Piantedosi arriva a dire che laddove all’interno dei CPR siano emerse situazioni “non pienamente soddisfacenti” in tema di dignità umana, questo sarebbe riconducibile alle azioni delle persone migranti trattenute, alle ribellioni e ai diversi  danneggiamenti posti in essere, non alla natura stessa dei CPR e alle condizioni inumane cui le persone sono costrette al loro interno.

Il sindaco di Bologna chiede più agenti.

NO ALLA COSTRUZIONE DI NUOVI CPR! FUOCO ALLE FRONTIERE!

 

CHIETI: LE FORZE DELL’ORDINE UCCIDONO

A Sambuceto di San Giovanni Teatino (Chieti) un 35enne in evidente stato di vulnerabilità e agitazione è morto dopo essere stato fermato dai carabinieri con l’uso della pistola a impulsi elettrici.

Morti e uccisioni a cui sembriamo ormai assueffatti, arresi, come se la licenza di uccidere di divise e forze dell’ordine sia sempre più normale, ineluttabile.

https://www.osservatoriorepressione.info/chieti-fermato-col-taser-muore-ospedale/