SARDEGNA: CORTEO TRANSFEMMINISTA ANTIMILITARISTA – BASE NATO TEULADA

Dall’Assemblea lotto3antimilitarista – femministe antimilitariste

Stendi le Basi 2023 “Sardegna: Una lavatrice al centro del Mediterraneo”

CORTEO TRANSFEMMINISTA ANTIMILITARISTA ALLA BASE NATO DI TEULADA, MERCOLEDÌ 8 MARZO 2023 ORE 10.30
APPUNTAMENTO A SANT’ANNA ARRESI IN PIAZZA MARTIRI (scalinate della Chiesa di Sant’Anna)
Esercitazioni Nato in Sardegna, i generali: “Straordinarie opportunità per turismo e lavanderie” I vertici delle Forze armate illustrano i piani di utilizzo dei poligoni per la primavera e decantano i (presunti) vantaggi: «Ottima occasione per l’economia: chi viene ad addestrarsi potrebbe tornare» (UNIONE SARDA, 3 FEBBRAIO 2023)L’alta stagione inizia qui, fermiamola qui.

Lavandieri! Cameriere! Lavapiatti! Albergatrici! Preparate i vostri portafogli, stanno arrivando “straordinarie opportunità” per voi!
A bordo di scintillanti navi Ro-Ro e mimetici aerei, ecco qua migliaia di soldati portatori di panni sporchi da lavare e stomaci da riempire! E non solo! Vedendo quale paradiso sia quest’isola, POTREBBERO ADDIRITTURA TORNARCI IN VACANZA CON LA FAMIGLIA! CHE CULO! Come da tradizione colonialista, la Sardegna viene offerta come parco giochi a turisti e militari. Noi che ci abitiamo, circondate da petrolchimici, pale eoliche, cattedrali nel deserto, gasdotti reali e prospettati, continuiamo ad essere mera manodopera in funzione di queste economie di sfruttamento. Prepariamo i fustini di detersivo, l’alta stagione quest’anno inizia prima! I quotidiani garantiscono che dal 17 aprile al 26 maggio le esercitazioni nei poligoni sardi non si fermeranno mai: Mare Aperto 2023, Joint Stars 2023 (JOST23), Noble Jump 2023 (NOJU23), potremo vedere e lavare uniformi non solo italiane, ma pure quelle esotiche degli eserciti appartenenti alla NATO! Siamo accoglienti e inclusive: qui si lavano tutte le divise, senza discriminazioni. Evidentemente c’è bisogno di fare pulizia: è di poche settimane fa la notizia che il Ministero della Difesa ha richiesto alla Regione Sardegna la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) per effettuare una fantomatica bonifica della penisola Delta, qualche anno fa dichiarata praticamente imbonificabile. Bombardato da decenni durante le esercitazioni a mare nel poligono di Teulada, questo Sito di Interesse Comunitario (SIC) è talmente contaminato da far tremare i polsi pure ai soldati, che vogliono ripulirlo per poi… TORNARE A BOMBARDARLO!

Ci disgusta che le forze armate lavino di verde le loro devastazioni (greenwashing) e che persino la fabbrica di bombe e droni killer Rheinmetall-RWM a Domusnovas si tinga di rosa (pinkwashing) e venga premiata per la sua “attenzione alla gender diversity” e al multiculturalismo, mentre continua impunita la sua produzione letale con la nuova commessa per Israele. Laverete caro, laverete tutto!

Siamo coscienti di vivere in un territorio dove, sì, le armi vengono prodotte e sperimentate e l’ambiente viene devastato e inquinato, ma facciamo anche parte di quell’occidente dove la guerra viene preparata per continuare a colonizzare, distruggere e uccidere altrove. Tutto questo serve alla fortezza Europa per depredare altri territori e risorse, oliare il business degli armamenti, difendere gli interessi di poche persone a costo di molte morti e vite spezzate.  Per questo ci sentiamo di dover partire da qui. Non vogliamo lasciare agire indisturbati coloro che, tramite un’ordinanza di Stato, impediscono alla popolazione di nuotare, ormeggiare, lavorare o anche semplicemente di recarsi in quel tratto di costa definendolo pericoloso perché costellato di ordigni inesplosi lasciati dagli stessi militari. Poi di colpo il pericolo e l’ordinanza spariscono quando è Prada a volerlo usare come scenario per la sua nuova collezione, come è successo nella primavera 2021! La guerra inizia qui, fermiamola qui.

Quest’anno torniamo a Teulada a fare il bucato alle reti, perché questa base NATO rappresenta uno dei punti nodali della filiera bellica nell’isola. Il poligono in questione ospita da oltre cinquant’anni costanti esercitazioni in mare, a terra e in aria per addestrare militari di mezzo mondo a portare altrove morte e devastazione. Violenza, sopraffazione, gerarchia, autorità, appropriazione dell’esistenza e annientamento della libertà altrui, sfruttamento e depredazione delle risorse naturali sono elementi strutturali del militarismo. Come femministe, donne, lesbiche, trans*, persone non binarie sappiamo che senza militarismo non c’è patriarcato e che questi sistemi sono interconnessi, le nostre elaborazioni teoriche e le nostre pratiche vogliono metterlo in luce e farla finita con entrambi.
Così come vogliamo farla finita con i Tribunali e i loro sgherri che perquisiscono, processano e incarcerano le nostre compagnx per non aver abbassato la testa. Siamo solidali con chi è colpitx dalla repressione per la sua presenza nelle lotte; siamo solidali con Alfredo Cospito cui hanno negato non solo di camminare libero, ma pure di autodeterminare il proprio corpo e le proprie cure; siamo solidali con la nostra compagna da poco perquisita a Cagliari per aver partecipato a maggio 2022 ad un’azione dimostrativa di fronte al Comando Militare della Sardegna; siamo solidali con le imputatx dell’Operazione Lince che hanno lottato e lottano contro le basi e il militarismo. Non abbiamo solo un posizionamento solidale, ma coinvolto: rientriamo fra i soggetti politici oggetto di repressione e vogliamo prendere parola in quanto tali. Per questo l’8 marzo torneremo alla base NATO di Teulada per dire a gran voce che a bloccare la macchina della guerra c’eravamo e continuiamo ad esserci tutte, tuttx, tutti.
Vogliamo percorrere delle zone militari invalicabili, risignificare con i nostri corpi quelli che ora sono confini, creare nuovi immaginari, restituire nuove identità. Vogliamo farlo a partire da noi, sperimentandoci in una pratica separatista riservata a donne, lesbiche, persone trans* e non binarie, che ci permetta di pensare e agire collettivamente i nostri femminismi. I nostri corpi e la terra che con essi attraversiamo non sono luoghi di conquista: scegliamo di farne luoghi di resistenza.
Invitiamo tutte e tuttx (no uomini cisgenere) a partecipare l’8 marzo alle 10.30 al corteo alla base NATO di Teulada
Appuntamento a Sant’Anna Arresi in piazza Martiri (scalinate della Chiesa di Sant’Anna).

Assemblea Lotto3antimilitarista

Sono gradite improvvisazioni femministe situazioniste, saltimbanche, tamburelliste, TRATTORISTE, elettriciste, corali, sferruzzanti, performative, contributi a sentimento. Indossa scarpe comode, porta con te pranzo al sacco, acqua, coppette da svuotare, mollette, panni e mutande da lavare.
CONTATTI:email lotto3antimilitarista@grrlz.net
facebook @FemministeAntimilitariste
instagram lotto3antimilitarista

CESENA: SOLIDARIETÀ AI COMPAGNX COLPITI DALLA REPRESSIONE PER I FATTI DEL CORTEO CONTRO IL GREEN PASS

Con colpevole ritardo condividiamo questo manifesto  in solidarietà ai compagnx colpiti dalla repressione per i fatti del corteo contro il green pass a Cesena il 13 novembre 2021, e un testo portato quel giorno.


Un testo portato da alcuni compagnx il giorno del corteo, che integra materiale proveniente da differenti contributi, in particolare condivisi su le Brughiere, scritti nati da collettivi ed individualità che si sono interrogate sui problemi quali greenpass, autotutela della salute, sfruttamento in ambito lavorativo e criticità rispetto ad una Scienza presentata come monolite perfetto o neutro. Per ricordare, a dispetto del processo di rimozione collettiva.

Torniamo in strada – Corteo a Cesena

A riprova di quest’ultima antinomia endemica, Stato e padroni non prendono in considerazione un cambiamento strutturale ma cavalcano in ogni ambito un soluzionismo tecno-scientifico che avrà solo l’effetto di rendere invisibili le contraddizioni strutturali dell’organizzazione capitalista all’interno delle città e nei luoghi dello sfruttamento di massa. La retorica militare della “guerra” al virus, trasversale a tutte le forze politiche ed economiche, rende chi per qualunque motivo non ha le carte in regola, chi non è conforme, chi si ribella ad un ulteriore strumento classista e discriminatorio, un nemico interno.
Ciò che è grave è la legittimazione di un’ulteriore estensione del potere datoriale sul corpo dei lavoratori (di fatto, già consegnato a Stato e padroni) sulle condizioni di salute e le scelte di natura sanitaria, sfere che fino a prima di questa emergenza trovavano dei limiti quanto meno formali.
Si tratta di un’ulteriore stretta autoritaria nel mondo del lavoro e più in generale nella società, un pericoloso precedente, che non riguarda esclusivamente la minoranza relativa di chi non vuole/non può vaccinarsi. Le norme messe in campo appaiono infatti più legate ad un interesse che libera i padroni da ogni responsabilità scaricandole sui singoli, che alla reale volontà di tutelare la salute delle persone che le subiscono. Essere contro la coercizione e l’obbligo vaccinale non ci impedisce di interrogarci sulla necessità di tutelarci dal contagio del virus, soprattutto per quanto riguarda chi è più esposto e vulnerabile nei luoghi di reclusione e dello sfruttamento di massa, dove le relazioni sono imposte e non volute.
E’ evidente che dove non c’è spazio per la soggettivazione e la cura reciproca, per la relazione e il consenso, si fa strada la burocrazia e la coercizione, e che a pagarne il prezzo, oggi come ieri, saranno sempre e comunque tutte quelle vite già discriminate, considerate di scarso valore o ritenute “improduttive”. Lo stesso Stato che ha sempre tutelato solo e soltanto gli interessi dei padroni, tenta oggi d’un sol colpo di pulirsi la coscienza sbandierando un’ipocrita volontà di proteggere i più fragili, quando l’eccezionalità della pandemia nel contesto capitalista ha reso evidente quanto i profitti legati alle merci siano sempre venuti prima delle persone. La diffusione globale del virus ha viaggiato infatti in business class alla stessa velocità dei numeri in borsa, non annegando sui barconi nel mediterraneo. Ma le morti contano solo se hanno effetto sui mercati, le vite valgono soltanto se è possibile metterle a profitto.
Inoltre, una riflessione critica alla scienza e alla cura nel contesto capitalista che sia realmente antiautoritaria non può sedersi sul proprio privilegio e ridursi ad un’amputazione ideologica della realtà, la trama complessa dei contesti di sfruttamento è infatti composta da molteplici oppressioni. Irrompono nel dibattito collettivo le problematicità legate alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, al capitalismo della sorveglianza, al mercato delle tecnologie legate alla salute, al corpo e alle relazioni in mano a grandi multinazionali, nonché l’ambiguità di una scienza mercificata e subordinata al profitto. Emerge come la tecnologia industriale si sia servita del lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori per creare la ricchezza della “classe dirigente” che aliena, sfrutta e tortura, mentre i corpi oppressi sono ridotti ad oggetti e funzioni in relazione a chi detiene i maggiori privilegi sociali ed economici.
Si tratta di mettere in luce le interrelazioni tra le diverse oppressioni che stanno attraversando la vita di milioni di persone in un contesto di sfruttamento sistemico, globalizzato e interconnesso. Mentre gli ambienti di vita e di lavoro diventano sempre più piccoli, ristretti e atomizzati, aumenta e si amplifica a dismisura la varietà della divisione del lavoro e dello sfruttamento. La drastica riduzione degli spazi fisici di soggettivazione ha spostato l’alienazione dei Tempi moderni di Chaplin, dalle fabbriche all’individuo.
Fa da contraltare a questo isolamento dei corpi sempre più stringente, un sistema di sfruttamento capillarizzato ed in costante crescita. In tutto questo il green pass tutela soltanto gli interessi dei soliti noti: liberi si, ma di tornare a sfruttare, mentre le disuguaglianze che hanno segnato la pandemia sin dall’inizio continueranno ad esistere e i profitti sulla pelle di chi è sfruttato non verranno mai messi in discussione. L’emergenza si è rivelata un’occasione epocale di attacco alle condizioni di vita di milioni di sfruttati ma la deriva dominante è un becero attendismo progressista, composto e democratico.
Nonostante gli ultimi due anni abbiano messo in luce tutta la ferocia che sottende al mantenimento di questo sistema di sfruttamento: le risposte sono state deboli o isolate e, addirittura, l’abdicare dei movimenti a qualsiasi confronto o conflitto circa le possibilità di autodeterminazione critica dal basso rispetto alla gestione sicuritaria ed emergenziale della pandemia ha lasciato campo libero ad iniziative reazionarie.
Liquidare tutto il malcontento diffuso soltanto come interesse borghese o fascista è riduttivo e fa solo il gioco dei padroni: questa narrazione dominante rende ancora più invisibili alcune delle oppressioni, delle diseguaglianze e delle tante contraddizioni che attraversano le strade e quelle piazze. È però vero che, in nostra assenza, le forze neofasciste sono state abili a strumentalizzare il malessere generato dall’emergenza. Dall’inizio della pandemia in troppi hanno rinunciato ad una riflessione critica che tenesse conto delle complessità legate al contesto emergenziale che si è venuto a creare. Questo ha lasciato campo libero a fratture che si sono insidiate nei gruppi, spianando la strada a sterili dicotomie (salute, cura – sorveglianza, sicurezza / si vax – no vax…) che ricalcano la propaganda di Stato e fanno solo il gioco delle destre e dei padroni mentre i tre quarti del mondo subisce le conseguenze del neoliberismo senza nè scelta nè accesso a livelli di benessere minimi.
Quindi se un discorso pro o contro la vaccinazione in astratto è un cortocircuito costruito e fasullo buono solo a coprire le falle di un sistema che inizia a fare acqua da tutte le parti e in modo evidente, è chiaro come il nemico rimanga uno Stato paternalista che ha bisogno di infantilizzare i corpi per tutelare esclusivamente i propri interessi economici.
Non sappiamo bene “che fare”, domanda antica, forse ci sono tante cose da fare, sappiamo bene però, un passo alla volta, dove tutto sta andando. Sappiamo che non vogliamo tornare alla “normalità”. Sappiamo che il vaccino non basta e non basterà, sappiamo che il green pass non tutelerà la salute di nessuno e si tradurrà soltanto in un’ulteriore strumento di controllo, sappiamo che finché si rinuncerà alla rabbia, alla critica e al conflitto, non ci sarà libertà e salute per nessuno.
Intimamente convinti che in un sistema che genera morte, malattia, disuguaglianza e alienazione come il capitalismo, una malattia non sia solo un’etichetta diagnostica ma sia frutto di interazioni e connessioni tra cultura, società, umanità e ambiente, crediamo sia necessario non smettere di interrogarci sulle contraddizioni, sui dubbi, sugli interessi, sulle oppressioni in campo legate al nuovo contesto che stiamo vivendo.

Un abbraccio complice e solidale a tuttx le compagne ed i compagni detenuti, TUTTE E TUTTI LIBERX

BOLOGNA: DALLA ZONA UNIVERSITARIA CONTRO IL 41-BIS E AL FIANCO DI ALFREDO

Nella mattinata di oggi, giorno in cui è attesa la sentenza della Cassazione che confermerà o meno il 41 bis ad Alfredo, un gruppo di studentx universitarx si è riunito in Piazza Verdi per portare la propria solidarietà ad Alfredo Cospito e a tutte le persone detenute. Al microfono si sono susseguiti vari interventi che hanno ribadito che il 41 bis è tortura e che il carcere va abolito, non riformato. Si sono poi ricordate le altre misure di privazione della libertà, come la sorveglianza speciale, che colpiscono in modo sistematico compagnx anarchicx e non solo. Dalla zona universitaria siamo complici e solidali con Alfredo e con chi lotta dentro e fuori le galere!

PER UN MONDO SENZA CARCERE E SENZA FRONTIERE
LIBERE TUTTE

BOLOGNA: INIZIATIVE IN SOLIDARIETÀ CON ALFREDO COSPITO

Venerdì 24 febbraio la Cassazione è chiamata ad esprimersi circa la revoca del 41bis ad Alfredo Cospito, di seguito le iniziative previste a Bologna al fianco di Alfredo, per continuare a lottare contro il 41 bis e il carcere tutto.

Piazza Verdi: dalle 11:00 presidio studentesco a oltranza
( Porta il tuo banchetto)

Piazza Nettuno: dalle 18:00 presidio

IMOLA: AUTODIFESA TRANSFEMMINISTA E PRESENTAZIONE ZINE SISTERRRUDE

Il 26 febbraio al Brigata Prociona in via Riccione 4, a Imola.

– Dalle 12:30 pranzo vegan benefit autodifesa transfemminista – Alle 15 presentazione Sisterrrude, zine per la visibilità di donne, lesbiche, persone trans, non binarie e queer nella scena punk

– Dalle 17 musica con RYF (Special acoustic live) Distrofemministe, musica, cibo&birrette, presabbene