PARCO DON BOSCO: IL DIAVOLO FA I TAVOLI MA NON LE PANCHE


Riceviamo e diffondiamo questo testo sugli ultimi risvolti al Parco Don Bosco a Bologna.

PARCO DON BOSCO: IL DIAVOLO FA I TAVOLI MA NON LE PANCHE

E come nelle migliori favole bolognesi, oggi sui media mainstream vince l’ipocrisia targata PD.

Il Sindaco Lepore, a nemmeno due giorni dalla brutale aggressione poliziesca al giovane che presidiava il parco, mette in campo le sue armi democratiche invitando il comitato dei cittadini, che attendeva questa possibilità da mesi, al “dialogo”. Parole distensive e tavoli di trattativa in cui sarà presente anche il sedicente “comitato del sì”.

All’indomani del pestaggio e delle taserate notturne, a livello pubblico pare tutto archiviato, quando è evidente che se il parco don Bosco esiste ancora non è perché “ha vinto il dialogo sulla violenza”, ma per la forza e la determinazione con cui nei giorni scorsi una comunità plurale ed eterogenea ha resistito contro la violenza di chi voleva distruggerlo.

Rimangono in secondo piano le responsabilità del Sindaco e della sua giunta, che solo una manciata di ore fa smanganellava per tagliare metà parco, e oggi ne esce quasi come protagonista vittorioso del “dialogo”, mentre Nordio e Piantedosi riempiono le pagine di “conflitto democratico”, “legalità” e “proporzionalità” contro “i violenti”.

Quello che è successo nella notte i giorni scorsi al presidio ci riguarda tuttx: due taserate sui nostri corpi non possono essere acqua passata.

Dopo la sperimentazione avviata a settembre 2018, è dal febbraio del 2022 che la polizia bolognese ha in dotazione la pistola elettrica. Il 10 marzo a Bologna anche al Cas di via Mattei un ragazzo è stato colpito col taser dalle forze dell’ordine.

Persone colpite ripetutamente, cardiopatici, persone fragili rischiano di morire se colpite da queste armi di “deterrenza”. Abbiamo rischiato il morto nella rappresaglia poliziesca dell’altra notte, mentre si blatera di “democrazia”.

Tavoli per distendere la tensione, tavoli per pacificare la rabbia, tavoli per dividere e abbassare la forza di un movimento che sta raccogliendo troppo consenso.

La “partecipazione” svela il suo volto repressivo: se non si sottostà alla progettualità imposta dall’alto si può essere smanganellati e taserati. Lo ha dichiarato il questore Sbordone qualche giorno fa alla stampa: le proteste sono accettabili solo quando sono inefficaci.

Perché non si tratta solo del Parco Don Bosco ma di un intero territorio che subisce da anni e anni la morsa di scelte imposte e non volute: una città sempre più escludente ed esclusiva dove le lotte ecologiste, per la casa e per altri mondi possibili vengono duramente represse, e vivere diventa sempre più difficile per moltx.

Riusciremo a sovvertire finali già visti in città? Di proposte inaccettabili? Di ipotetiche modifiche al progetto che non cambieranno nulla e magari permetteranno all’amministrazione di rivendicarsi anche di averci provato, mentre il parco verrà tagliato?

Alcunx abitantx in lotta

BOLOGNA: PRIMAVERA AL DON BOSCO

Diffondiamo:

Il primo giorno di primavera, mentre la sistematica devastazione di alberi e verde urbano rende l’aria irrespirabile, celere, digos, carabinieri e municipale sono arrivati per proteggere l’abbattimento degli alberi del terrapieno di via Serena e fare spazio al cantiere del Tram.  Fin dal mattino presto un folto presidio solidale si è opposto all’ennesimo scempio con battiture sulle recinzioni, mentre un gruppo di abitanti si è spostato all’ingresso della Cosmoprof per disturbare la kermesse fieristica e difendere un’altra idea di città.

Celere e guardie sono ancora schierati, il presidio permanente al Parco Don Bosco continua!

BOLOGNA: MANIFESTAZIONE CONTRO LE OPERE INUTILI, IMPOSTE E DANNOSE

Diffondiamo:

Sabato 9 marzo, ore 14 – Piazza Maggiore

“Come è trattato l’ambiente a Bologna? Ce lo dicono le reti arancioni che stiamo vedendo dappertutto, ce lo mostrano le centinaia di alberi tagliati ai bordi della tangenziale, nei parchi e nelle strade. Nonostante il consumo di suolo in atto, nella regione Emilia Romagna si costruisce al ritmo di 2 mq al secondo.”

IL PARCO DON BOSCO NON SI TOCCA! GIÙ LE MANI DI SPECULATORI E PALAZZINARI DALLA CITTÀ!

MODENA: UN DESERTO CHIAMATO SICUREZZA

Siamo tuttx invitatx a questa chiacchiera sulla repressione che sta colpendo molti quartieri, sul razzismo istituzionale che esprime, sulla così detta “emergenza droga” e i vari allarmi lanciati in materia di “sicurezza”. Un’occasione per parlare del necessario legame tra le lotte anitproibizioniste e le lotte contro il carcere. 🔥🖤 Il 15 marzo al Ligera a Modena.

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/events/event/modena-un-deserto-chiamato-sicurezza/

“Città in cui il continuo rinforzarsi delle retoriche della legalità e del decoro si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine e nella violenza del carcere. Un tempo che rende sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare.”

BOLOGNA: MICROZAD AL PARCO DON BOSCO

Cosa ci fanno delle casette sull’albero al Parco Don Bosco? Perché c’è sempre gente, iniziative e socialità? Cosa succede a Bologna accanto alle Scuole Besta? Di seguito un piccolo racconto, sicuramente parziale e non esaustivo, dell’inedita resistenza che sta vedendo protagonista un parco e i suoi abitanti, nel contesto del cemento bolognese.

Da diversi mesi un comitato di cittadinx è riuscito a rompere il silenzio intorno al progetto di “riqualificazione” delle scuole Besta. Parliamo di oltre 18 milioni di euro per abbattere decine di alberi ad alto fusto, distruggere la fauna presente, non ristrutturare e demolire la scuola esistente, e ricostruirne una nuova accanto – “green” – asfaltando il parco. Un vero capolavoro.

Il 16 dicembre 2023 circa duecento persone tra abitanti e giovani del quartiere, collettivi e realtà ecologiste, cittadine e cittadini in lotta contro il Passante di mezzo, e un’idea di città escludente ed esclusiva, hanno attraversato il quartiere San Donato in corteo per dire no alla devastazione del Parco Don Bosco. Sono state organizzate iniziative, momenti di incontro e confronto, oltre che costanti presidi per impedire l’inibizione dell’accesso al parco.

Il 29 gennaio, quando operai e municipale si sono presentati per recintare definitivamente l’area in vista degli abbattimenti, un gruppo di cittadinx si legato agli alberi, mentre le abitanti del quartiere hanno divelto le recinzioni per impedire l’allestimento del cantiere. Da quel giorno il Parco Don Bosco è presidiato costantemente, animato da iniziative, momenti di incontro e libera socialità, colazioni, pranzi, cene, merende, bricolage, sculture in legno, casette sull’albero, tende, tessuti, trapezi, musica e discussioni!

Una situazione assolutamente inedita e singolare per le nostre latitudini, soprattutto all’interno di contesti iper-urbanizzati, una vera e propria micro ZAD in città – Zone a Defendre, Zona da difendere – inserita come un cuneo tra i palazzi della fiera e i progetti dell’amministrazione, in cui abitanti del quartiere, di età e generazioni diverse, si stanno incontrando, vincendo pregiudizi e paure, non solo per difendere un parco, ma contro un modello di sviluppo insensato che annienta la vita di individui, territori e comunità, e un’idea di città “green” come il colore dei soldi. In barba a chi avrebbe già voluto vederlo distrutto, il Parco Don Bosco oggi è più vivo che mai!

ZAD – Zone a Defendre, Zona da Difendere – è un neologismo francese che indica quelle occupazioni che hanno lo scopo di bloccare progetti dannosi e nocivi per comunità e ambienti, rendendo possibile, qui e ora, la riappropriazione collettiva da parte delle comunità dei territori che abitano, oltre le logiche del consumo e del profitto.

Qualcuno non aveva fatto i conti con una comunità ostinata!
Siamo tuttx invitatx a presidiare il Parco!

IL PARCO DON BOSCO NON SI TOCCA!

Alcunx abitanti in lotta


Testo in PDF: MICROZAD AL PARCO DON BOSCO

BOLOGNA: IN PIAZZA CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA BOLOGNINA

I controlli ad “alto impatto” inaugurati a gennaio dell’anno scorso con la visita in città del ministro Piantedosi in queste settimane hanno trovato nuovo slancio in Bolognina: blitz, vere e proprie retate interforze con ampio dispiegamento di uomini e mezzi, quotidiani e sistematici, con chiara impronta razziale. Sono stati setacciati bar, attività, associazioni, è stato violato un intero quartiere.

Fermiamo le politiche securitarie in quartiere!

Martedì 23 gennaio alle 18:30 tuttx in Piazza dell’Unità!

BOLOGNA: SPECULAZIONE, PROFITTO, CEMENTO, IN LOTTA CONTRO OGNI ABBATTIMENTO

Parco Don Bosco

Diffondiamo:

Ieri al Parco Don Bosco si è tenuto un partecipatissimo presidio contro la riqualificazione delle Scuole Besta e la distruzione del parco. C’è stato un aggiornamento del comitato Besta, sono stati distribuiti volantini e materiale informativo, oltre che vin brulè caldo per sostenere la solidarietà e le prossime iniziative. È stato un momento di libera convivialità contro il deserto sociale imperante, dove molte abitanti del quartiere che non si riconoscono in questo modello di città hanno condiviso la loro determinazione a non farsi portare via dalla speculazione e dal cemento l’ennesimo luogo di incontro e libertà.

Siamo tuttx invitatx a presidiare il parco, a farlo vivere con idee e iniziative!

Con il Parco Don Bosco e le Scuole Besta in lotta, contro la città vetrina!

UNA RIQUALIFICAZIONE SPIETATA

Diffondiamo un contributo contro la riqualificazione del Parco Don Bosco e delle Scuole Besta a Bologna.

Da: Senza chiedere permesso – Mercatino autogestito delle autoproduzioni.

Impossibile non incontrarsi nella solidarietà contro la riqualificazione del Parco Don Bosco e delle Scuole Besta:

Parliamo di oltre 18 milioni di euro per abbattere decine di alberi ad alto fusto, distruggere la fauna presente, demolire la scuola esistente e ricostruirne una nuova accanto – “green” – asfaltando il parco. Un vero capolavoro.

La cementificazione del parco Don Bosco è il volto di una città che non guarda in faccia a nessuno: abitanti, insegnanti, ex insegnanti, genitori di alunnx ed ex alunnx, associazioni.

Non servono grandi analisi, il grido delle Scuole Besta in lotta è inequivocabile: l’edificio più green è quello che è già in piedi.


L’uso strumentale della retorica green, della cooperazione, della partecipazione e dell’inclusione, si schianta con le rivendicazioni di chi gli spazi li vive dal basso.

Non si può accettare in nessun modo la devastazione di un parco frequentato e amato da tuttx gli/le abitanti del quartiere, e la conseguente distruzione di uno dei pochi polmoni verdi nella sempre più cementificata zona Fiera, dove l’aria che si respira è tra le più inquinate d’Europa.

Un progetto, la nuova scuola, in cui si ostentano paroloni come “innovazione scolastica”, “pedagogia cooperativa”, “pedagogia laboratoriale”, quando l’operazione rappresenta un passo indietro non solo per quanto riguarda la sostenibilità e l’impatto ambientale ma anche dal punto di vista didattico: contrariamente alla scuola attuale – progettata alla fine degli anni ’70 con il lavoro congiunto di architetti, pedagogisti ed insegnanti – il nuovo progetto prevede una struttura rigida con aule e corridoi, senza quegli ambienti di espansione delle aule per attività di gruppo e lezioni flessibili, e senza la proiezione delle aule verso il giardino e l’esterno, che caratterizzano l’attuale scuola. Un’operazione che comporterebbe un significativo peggioramento della fruizione degli spazi, della didattica, della vivibilità della scuola e della salubrità degli ambienti per alunnx e insegnanti.

Un edificio che secondo la stesse leggi di chi governa dovrebbe essere tutelato in quanto bene artistico, storico e culturale, come avvenuto per un’altra scuola della stessa architetta, e su cui dovrà pronunciarsi la Soprintendenza ai beni culturali a febbraio.

Se è vero che le scuole Besta necessitano di lavori a causa dei deterioramenti subiti nel corso degli anni, della mancata manutenzione, degli adeguamenti alle normative antisismiche, della scarsa efficienza energetica, è vero anche che non c’è nessun motivo valido per abbatterle e non ristrutturarle.

Vi sono inoltre errori procedurali sui cui l’amministrazione sta tentando di glissare e che potrebbero ostacolare l’ignobile proposito demolitore. Il comitato nato a difesa del parco e della scuola, studiando le carte del progetto, ha scoperto che «per l’erogazione dei fondi del PNRR […] è necessario rispettare il cosiddetto principio DNSH, Do Not Significant Harm, ovvero “non arrecare danni significativi all’ambiente”. Un principio tecnico che deve essere contenuto in una relazione specifica. “Ma la relazione allegata alla delibera di approvazione del progetto non dimostra nulla — dice il comitato — perché è̀ stata utilizzata una scheda sbagliata della specifica Guida operativa del ministero dell’Economia e della Finanza, ovvero la scheda 2 delle ristrutturazioni invece della scheda 1 relativa ai nuovi edifici da costruire e interventi di demolizione e ricostruzione».

Mentre l’amministrazione cerca di convincere la cittadinanza della bontà dell’impresa parlando di rigenerazione dell’area verde nella zona di demolizione – quando è noto che questi suoli non si rigenerano con la bacchetta magica – nel progetto compare – magia, questa si! – la possibilità di destinare parte dell’area ad un eventuale parcheggio, qualora la vicina Fiera ne avesse bisogno.

Siamo convinte che non c’è ecologismo senza anticapitalismo e lotta di classe.

Capitalismo e violenza istituzionale sono due facce della stessa medaglia, una ricetta che la giunta PD ha imparato a vendere bene grazie a strategie di comunicazione e marketing di tipo aziendale.

Non si può guardare alla riqualificazione del parco Don Bosco senza inserirla nel processo che vede coinvolto in egual modo l’arrivo dell’alta velocità e la costruzione della nuova stazione, la Trilogia Navile, la Tettoia Nervi, l’opera di Giulia Srl e delle P Tower, il complesso Unipol, gli Student Hotel, le operazioni speculari in Cirenaica e nel quartiere San Donato, il Tecnopolo, la riqualificazione del polo fieristico, Fico, il People Mover, il Tram, il Passante di Mezzo.

Una città lanciata in corsa sul podio del prestigio europeo, lo stesso “prestigio” che determina un aumento generalizzato del costo della vita, che devasta pianure, Appennini e montagne, e che fonda le sua ricchezza su lavoro sfruttato e alienato.

Scelte politiche precise volte a una turistificazione selvaggia del territorio, che si abbattono sistematicamente su chi vive già discriminazioni di classe, genere e cittadinanza, creando terreno fertile per le destre xenofobe, pronte a raccogliere consenso cavalcando malcontento, paure e stereotipi.

Se a livello internazionale massacri, guerre e genocidi si intensificano, a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale: in ogni città le lotte per l’abitare e per la casa, così come quelle ambientaliste ed ecologiste, vengono duramente represse. La scuola, divenuta territorio di conquista militare, mostra sempre più il suo volto di agenzia al soldo del potere, volta a selezionare la nuova classe dirigente e la nuova classe da sfruttare. Ciò che rimane della sanità pubblica e territoriale viene inesorabilmente smantellato e privatizzato, per privilegiare paradigmi discrezionali di stampo classista e autoritario. Dentro le carceri, nei cpr, alle frontiere, si muore, mentre all’esterno vivere diventa sempre più difficile per moltx.

Una realtà in cui emerge sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare!

SPECULAZIONE, PROFITTO E CEMENTO:
COMBATTEREMO CONTRO OGNI ABBATTIMENTO!

CON IL PARCO DON BOSCO E LE SCUOLE BESTA IN LOTTA,
CONTRO LA CITTÀ VETRINA

Versione del testo stampabile qui -> UNA-RIQUALIFICAZIONE-SPIETATA


Link utili:

https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/12/balle-green-scuole-besta/

https://sollevamentiterra.noblogs.org/post/2023/12/13/chiacchiere-con-il-comitato-scuole-besta/

https://www.bolognatoday.it/cronaca/pnrr-via-conoscenza-bolognina.html


Le immagini nel testo con quelle “creature strane” sono tratte dal film “Guida Galattica per autostoppisti” ispirato al romanzo di Douglas Adams del 1979.

Per fare posto ad una superstrada alcune ruspe minacciano di demolire la casa di Arthur Dent; ma la sorte dell’abitazione di Arthur Dent è niente rispetto a quanto sta per accadere a tutto il pianeta: una flotta spaziale Vogon è pronta a demolire la terra per conto dell’Ente Galattico Viabilità, per far posto ad una nuova superstrada iperspaziale.

POPOLO DELLA TERRA, ATTENZIONE, PREGO. QUI PARLA LA COMMISSIONE PER LA PIANIFICAZIONE DELL’IPERSPAZIO GALATTICO. I PIANI DI SVILUPPO DELLE ZONE PERIFERICHE DELLA GALASSIA RICHIEDONO LA COSTRUZIONE DI UNA SUPERSTRADA IPERSPAZIALE ATTRAVERSO IL VOSTRO SISTEMA STELLARE. IL CHE RENDE SFORTUNATAMENTE NECESSARIA LA DEMOLIZIONE DI ALCUNI PIANETI TRA CUI IL VOSTRO. I LAVORI AVRANNO INIZIO IMMEDIATO E DURERANNO CIRCA DUE MINUTI TERRESTRI. GRAZIE.

I Vogon, le creature rappresentate nelle foto, sono ottusi burocrati zelanti che senza un ordine in triplice copia spedito, ricevuto, verificato, smarrito, ritrovato, soggetto a inchiesta ufficiale, smarrito di nuovo ed infine sepolto nella torba per tre mesi e riciclato come cubetto accendifuoco, non alzerebbero un dito per salvare nemmeno la propria nonna.
 La maggior parte dei Vogon è impiegata negli uffici della burocrazia galattica e nella Flotta costruzioni Vogon, un lavoro che permette loro di vivere una vita socialmente accettabile pur seminando distruzione nell’universo.