MILANO: NÉ PRIGIONE NÉ ESTRADIZIONE – MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

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NÉ PRIGIONE NÉ ESTRADIZIONE
📢 APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA
MILANO, COLONNE DI SAN LORENZO
17 FEBBRAIO, 18.30
Dopo il corteo antifascista del 13 gennaio scorso che ha visto molte persone scendere in piazza in solidarietà agli e alle arrestate e ricercati per gli attacchi contro alcuni neonazisti a Budapest durante le celebrazioni per il “Giorno dell’onore” nel febbraio 2023, scegliamo di tornare un’altra volta in strada.
Aver attraversato così numerosi le vie di Milano dimostra che siamo tanti e tante convinte che sia giusto opporsi al fascismo e che sia importante farlo in prima persona senza delegare alle istituzioni o allo stato il compito di proteggerci dalla violenza e dall’odio fascista; che vogliamo agire fuori dal teatrino mediatico che vede in contrasto maggioranza e opposizione; che sia importante continuare a lottare.
Il 29 gennaio si è svolta la prima udienza del processo a Budapest che si prevede duri almeno un altro anno. Il 13 febbraio a Milano si è svolta un’altra udienza in merito all’estradizione del compagno ai domiciliari che è stata rinviata al 28 marzo chiedendo all’Ungheria una misura di detenzione alternativa al carcere. Anche altri due compagni in Europa sono in attesa delle procedure in seguito all’esecuzione del MAE.
Mentre sulla stampa mainstream i partiti politici fanno campagna elettorale sulla pelle delle persone arrestate e ricercate per i fatti di Budapest, noi vogliamo continuare a esprimere la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne che oggi non possono essere al nostro fianco.
Sentiamo forte l’urgenza di opporci alle politiche securitarie dell’Italia e degli altri Paesi europei che collaborano sempre più strettamente nell’ambito del controllo e della repressione. Per l’indagine di Budapest sono stati infatti spiccati 14 MAE (Mandato d’Arresto Europeo), uno strumento che velocizza e semplifica la cooperazione giudiziaria europea, ridotta a pratica amministrativa sempre più basata sulle informative di polizia e priva delle garanzie della procedura giuridica ordinaria. La semplificazione delle procedure a riguardo attuata negli ultimi anni è a senso unico: avvantaggia le richieste afflittive nel mentre rende più difficili possibili alternative alla detenzione. La Ragion di Stato sgomina le tradizionali tutele di chi è “inguaiato con la legge”.
In questo momento di crisi generalizzata in cui peggiorano le condizioni economico-sociali, la guerra infuria appena fuori i confini dell’Europa e al suo interno si rafforzano gruppi e partiti nazi-fascisti, per gli Stati diventa prioritario eliminare qualsiasi forma di dissenso e chiunque decida di lottare e ribellarsi. Per essere vittoriosi sul fronte esterno il fronte interno deve essere pacificato e perciò ogni tipo di opposizione sociale e di contrasto deve essere configurata come “nemico interno da neutralizzare”.
Lo vediamo in Italia con l’inasprimento delle pene per i picchetti e i blocchi stradali, strumenti di lotta fra i più utilizzati dai lavoratori o con l’ultimo Pacchetto Sicurezza del Governo Meloni che prevede l’introduzione di nuovi reati con pene altissime per chi si rivolta all’interno di carceri e CPR, e contemporaneamente conferisce maggiori finanziamenti e poteri alle forze di Polizia.
In Francia intanto si propone di inserire nell’elenco delle organizzazioni terroristiche alcuni gruppi antifascisti mentre in Germania già da tempo la repressione verso questi collettivi e le pratiche che portano avanti è spietata e ha visto nel recente passato la revisione del reato associativo e la sua applicazione per colpirli.
Come possiamo affrontare questa situazione? La tradizione degli oppressi contiene una vasta gamma di pratiche ancora oggi attuali e da riproporre. Nel farlo, è necessario scardinare la dicotomia fra violenza e non-violenza. L’apriori pacifista e legalitario è, come ogni assoluto, un impedimento allo sviluppo di lotte efficaci; come insegnano da oltre sessant’anni gli afroamericani, ci si batte “con ogni mezzo necessario” e, come recita un antico proverbio tedesco, “quando un grave pericolo è alle porte, le vie di mezzo conducono alla morte”.
Perciò siamo al fianco di chi viene accusato di aver aggredito dei nazisti, di aver attaccato sedi dell’estrema destra, di aver contrastato con decisione i dispositivi della Fortezza Europa.
Gli Stati rafforzano i loro legami. Noi rafforziamo i nostri.
LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE