Diffondiamo:
E’ appena stato reso noto dall’avvocato di Alfredo l’esito del ricorso alla sua carcerazione in regime di 41 bis: rigettato. Rimarrà in 41 bis. Attendiamo aggiornamenti e maggiori dettagli circa le motivazioni.
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli
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E’ appena stato reso noto dall’avvocato di Alfredo l’esito del ricorso alla sua carcerazione in regime di 41 bis: rigettato. Rimarrà in 41 bis. Attendiamo aggiornamenti e maggiori dettagli circa le motivazioni.
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All’alba del sessantesimo giorno di sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito contro 41 bis ed ergastolo ostativo, due compagnx hanno occupato una gru nel centro di Bologna e calato uno striscione con la scritta “Il 41 bis uccide. Alfredo libero. Tuttx liberx. Morte allo stato”. Altrx compagnx sono in presidio sotto la gru.
Da sessanta giorni, in ogni parte del globo, si susseguono iniziative e azioni in solidarietà con Alfredo e con lx prigionierx che con lui hanno intrapreso questo sciopero della fame. Da diciotto giorni il tribunale di sorveglianza di Roma -chiamato ad esprimersi sulla reclusione di Alfredo in regime di 41 bis- si è barricato in un assordante silenzio. Ogni giorno che passa la vita del nostro compagno è sempre più in pericolo. Alfredo è determinato nel voler proseguire ad oltranza questa battaglia.
Sta a tuttx noi continuare a lottare al suo fianco e dar voce ai nemici dello stato che si vorrebbero mettere a tacere nelle patrie galere.
Stato stragista e assassino.
41 bis ed ergastolo ostativo sono tortura.
Un volantino distribuito a Bologna alla street del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”
Nel decreto antirave sono state inserite misure che aggirano le indicazioni della corte costituzionale sull’ergastolo ostativo e le condizioni ostative, rendendo ancora più difficile la concessione dei benefici penitenziari per quei reclusi che non collaborano con la giustizia.
Nell’aprile 2021 la corte ha infatti dichiarato incostituzionale il tipo di regime penitenziario previsto dall’art. 4 bis che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari gli autori di alcuni reati tranne in caso di collaborazione con la giustizia. Il decreto legge del governo Meloni del 31 ottobre stabilisce che non sia però la collaborazione del detenuto l’unico strumento per accedere ai benefici di legge, per usufruirne, il detenuto dovrà dimostrare di aver aderito a specifiche condizioni e obblighi, civili e di riparazione pecuniaria, o «dimostrare l’assoluta impossibilità di tali adempimenti». Queste condizioni risultano però una trappola in quanto quasi impossibili da dimostrare, per cui di fatto l’operazione non fa altro che aggirare le indicazioni di incostituzionalità, riconfermando l’ergastolo ostativo e riconsolidando le condizioni ostative.
Stato e padroni stanno difendendo un dispositivo in cui la collaborazione diventa l’unico modo per recuperare la libertà. Questo non può che riguardarci tutte e tutti. Il “fine pena mai” dell’ergastolo ostativo si traduce in una morte a vita.
Dal fenomeno della criminalità organizzata che lo Stato finge di combattere, è stato istituito ed esteso un regime penitenziario differenziato volto a costringere alla collaborazione una variegata serie di condannati eterogenei, accomunati da una presunzione di pericolosità. Una presunzione assoluta, perché non superabile da altro se non dalla collaborazione stessa che esclude il prigioniero/a “in radice”, dall’accesso ai benefici penitenziari. L’immediata equivalenza tra l’assenza di collaborazione e la presunzione inconfutabile di pericolosità sociale, non permette di tenere conto di altri fattori che potrebbero condizionare e permettere altre valutazioni.
E’ anche bene ribadire che l’ordinamento penitenziario prevede già un dispositivo per costringere alla collaborazione, il 41-bis, ed oggi siamo qui anche contro questo regime di tortura.
Il 41 bis serve per isolare completamente il detenuto dall’esterno, l’unico modo per uscirne è quello di pentirsi e collaborare. Si tratta di un regime di annientamento e tortura studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale e per indurre sofferenza allo scopo di estorcere confessioni o dichiarazioni. Una condanna alla morte politica e sociale volta a recidere ogni forma di contatto con l’esterno e ad annullare la personalità del recluso.
Le prigioni sono lo strumento che Stato e padroni usano per mantenere l’ordine attuale, fatto di sfruttati e sfruttatori. Una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio, restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale, viene duramente represso come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.
È lo stesso Stato che sta tombando nelle patrie galere Alfredo Cospito, compagno anarchico recluso in 41-bis dal 5 maggio 2022 con un decreto firmato dall’allora ministra della giustizia Marta Cartabia.
Alfredo è in sciopero della fame dal 20 ottobre contro il regime detentivo del 41 bis e contro l’ergastolo ostativo. Una battaglia che non intende interrompere, fino al proprio decesso.
La sua lotta riguarda tutte le detenute e i detenuti, fra i quali ricordiamo i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente rinchiusi da oltre 17 anni in 41 bis (Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma). Nel 2009 la compagna Diana Blefari, della stessa organizzazione, si tolse la vita dopo la permanenza in questo duro regime carcerario. Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo capire il carattere politico degli scioperi della fame fino alla morte attuati da molti compagnx rivoluzionarx.
Attualmente detenuto nel carcere di Bancali, in Sardegna, Alfredo si trova recluso ininterrottamente da dieci anni nelle sezioni di Alta Sicurezza e ora in regime di 41 bis. Alfredo è sempre stato in prima linea nelle lotte, mai disposto a compromessi o ad arrendersi, attivo nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione, in ogni angolo del mondo. Dopo l’arresto avvenuto nel 2012, nel corso del processo che ne è seguito, ha rivendicato il ferimento del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, uno dei massimi responsabili del nucleare in Europa. Nel 2016 è stato coinvolto nell’operazione Scripta Manent in cui è stata riformulata la condanna per lo stesso Alfredo e per Anna Beniamino in “strage politica” – la cui unica pena prevista è l’ergastolo – cosa mai applicata nemmeno al massacro del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna o a quello del 12 dicembre 1969 di Piazza Fontana a Milano. Lo Stato italiano complice delle peggiori carneficine fasciste sta condannando per strage due anarchici per un attacco che di fatto non ha provocato né vittime né feriti.
Condividiamo con Alfredo la necessità di lottare contro una società basata sullo sfruttamento e l’annichilimento di ogni forma di vita. Sappiamo che sono tempi ideali per mettere in atto svolte autoritarie da parte dei governi, lottare contro la miseria di questo mondo ci riguarda tutte!
NO AL 41-BIS, NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO LIBERX TUTTX
Foto e contributi dalla street rave di Bologna del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”
In aggiornamento…
Un contributo e un volantino distribuito durante la street:
Contributi dal Collettivo antipsichiatrico “Strappi”
Martedì 13/12 con un maxi intervento di polizia è stata sgomberata l’occupazione di via Stalingrado 31. Un’occupazione che come soggettività in lotta contro il carcere, la psichiatria e la società che li producono, abbiamo profondamente sostenuto, consapevoli della sempre maggiore necessità di spazi di incontro liberi dal disciplinamento istituzionale. Un’occupazione durata solo poche settimane ma che a molti di noi sono sembrati mesi per l’intensità e la qualità delle interazioni che si sono sviluppate e che ancora ci scaldano il cuore.
Rompiamo i ruoli imposti! Riprendiamoci il tempo, lo spazio, riprendiamoci le strade, riprendiamoci il presente!
Siamo matte, schifose, balorde, tossiche, criminali, feccia!
Siamo l’anomalia.
Quando c’è un’anomalia del grande quadro capitalistico, la identificano, la etichettano, la stigmatizzano, la demonizzano finché non diventa identitaria, finché non viene allontanata, ingabbiata, ricoverata, anestetizzata, sterminata.
Così agisce la repressione. Agisce con violenza, o in maniera più silenziosa facendo sì che l’autodeterminazione diventi una diagnosi e il libero arbitrio diventi il rispetto indiscutibile delle regole.
Siamo strane e quindi diventa un dovere reprimerci. Sgomberano spazi in cui le persone hanno la possibilità di parlare del loro disagio senza dover incorrere in un iter burocratico e ospedaliero fatto di soldi da spendere, farmaci da prendere, sguardi da scansare, cicatrici difficili da guarire. Creano leggi che impediscono il divertimento autogestito senza fini produttivi o lucro, perchè la socialità si può fare sì ma come da normativa. Noi gente allegra abbiamo bisogno di ballare, urlare, ridere e giocare, con la nostra libertà, stiamo male se ciò non avviene, tutti stanno male, tutti. Se il controllo avviene anche sul tempo libero, in un mondo che monetizza il valore del tempo, ecco che la repressione funziona, ed ecco che ci ammaliamo. La malattia è un segnale che qualcosa non va e tutto conduce a qualcosa che non va dentro di noi, malate da sempre. La malattia è e deve essere un segnale che qualcosa non va là fuori. Che la responsabilità non è sempre nostra, dei nostri sensi di colpa cristiani, dei nostri errori. La responsabilità è politica (porco dio).
Rinchiudono compagni, chiudono le loro bocche, gettano nell’oblio delle celle le loro identità. Una tortura, ecco cos’è il 41 bis. Una tortura. Che ha lo scopo di annullare la persona. Ma non sono riusciti a cancellare i nostri compagni Alfredo e Juan, e la nostra compagna Anna! La loro lotta risuona e rimane nelle loro azioni e in noi che stiamo al di là delle sbarre. La loro lotta contro il sistema è diventata la lotta contro l’atrocità del carcere e le misure detentive. Non solo per i compagni e compagne anarchiche, ma per tutte le individualità che subiscono la reclusione. Le galere sono l’arma del boia che è questa società e infonde paura. La paura è il manganello che fa più male. La paura di finire in gabbia, chiude le bocche e spacca le teste. La paura di non vedere più il cielo nella sua immensità fa raddrizzare lo storto. E se ciò non avviene ecco che il sistema ti vomita in faccia l’esempio negativo del balordo o balorda del quartiere, delle periferie che ha preso la strada sbagliata e che ha la punizione che si merita. Quella strada sbagliata, quei ghetti li ha creati lo stesso sistema che invece protegge i grandi centri in cui l’economia invece si muove in banche, carte e conti finanziari al posto delle buste di plastica, bilancini e doppi pavimenti delle periferie e province.
Ricoverano in modo disumano le persone che soffrono. Il ricovero coatto, il tso è la pratica che forse lede più di tutto la libertà di scelta di una persona. Viene imposta una cura violenta, sbattendo nello stigma in modo brutale e permanente la persona che lo subisce e che sta vivendo una sofferenza. Non è un momento, il tso te lo porti tutta la vita. Una pratica inaccettabile. Lo schizzato non è capace di intendere e di volere e per gestirlo è giusto attuare una misura violenta e obbligatoria. Questa è la giustificazione. Declassando una persona a un oggetto dannoso, una persona diventa una bomba che va spenta e distrutta. Con lacci, lettini, punture, infermieri e sbirri. Ma dopo che l’hanno spenta, l’obiettivo è che mai più si riaccenderà. Inaccettabile. La coercizione detentiva del tso è ciò che più rappresenta l’incapacità del potere di prendersi cura del disagio creato dallo stesso. E allora ecco l’ennesimo strumento repressivo. Perchè quando emerge l’anomalia, si deve rinchiudere, obbligare a guarirla, se si ha fortuna reinserire il soggetto nella produttività, se no emarginarlo, mettergli un marchio e annichilirlo.
Mostri, quando li guardo mi sembrano mostri. Quelli lì, col caschetto lo scudo e la divisa, quelli lì seduti in poltrone, in giacca e cravatta… e io di mostri nella mia testa ne ho visti parecchi, ma quelli lì, quei mostri, vi assicuro che fanno molta più paura.
Noi non siamo mostri! urliamo contro la loro mostruosità, contro la loro repressione, urliamo insieme per non avere più paura.
Contro i loro abiti cuciti con tessuto di odio,di violenza, di galere, di sgomberi, di emarginazione, di tortura, di paura, di controllo, noi siamo e saremo strappi.
Contributo infestante:
Voglio raccontarvi una storia, tenete bene a mente queste parole:
Il possibile sta in quello che riusciamo a immaginare e nella nostra forza collettiva
Lo scorso martedì, a Bologna, c’è stato uno sgombero coatto. L’ennesimo sgombero da parte di chi in questa città non ne vuole sapere di spazi liberi e autogestiti. Negli ultimi mesi a Bologna sono nate diverse occupazioni, come non se ne vedevano da anni, ma la risposta del potere è sempre la stessa. Sbirri e questura fanno il loro solito lavoro, a servizio dei potenti vari.
Per chi non lo sapesse o non fosse riuscita a passarci, vi racconto quello che è successo in via Stalingrado 31, quello che con la forza di tuttə siamo riuscite a creare in neanche un mese di tempo:
Abbiamo realizzato un ciclo di incontri sul tema feste: la festa è un evento che è stato spoliticizzato e messo a profitto e su come questo decreto tenda a inasprire le libertá di tuttə, non solo di chi va alle feste
C’era un collettivo di socialitá antipsi e letture contro il carcere, perché siamo contro isolamento, detenzione e emarginazione e vogliamo che i nostri spazi siano accessibili e attraversabili anche da chi vive un disagio
C’erano uno sportello trans e laboratori transfeministqueer, perchè dobbiamo ribadirlo anche e soprattutto oggi che sessismo, discriminazione e violenza di genere sono nemici di tuttə e tuttə insieme dobbiamo combatterle, ogni giorno, anche oggi, anche dentro questa street
C’era un laboratorio di filosofia politica perchè siamo pirati e piratesse e sentiamo la necessità di coordinate folli che guidino il nostro galeone
C’erano un corso di uncinetto e giochi da tavolo perchè insieme dobbiamo tessere trame e pensare nuove strategie di assalto ai luoghi del potere
E poi c’erano un laboratorio hacker, una cucina popolare a prezzi bassi e accessibili, una pelucheria per renderci bellissime, un mercatino di autoproduzioni e una serigrafia, perché il diy dev’essere una pratica di tuttə
E poi c’era un murales bellissimo, che avevano realizzato i nostri fratelli e compagni Ericailcane e Infinite. L’abbiamo cancellato, come volevano loro, perché l’arte non si privatizza, non si addomestica in dei musei o in dei palazzi privati. L’arte dev’essere per tutte e tutti, dal basso, senza prezzi senza biglietti.
Questa street vuole e deve essere una festa, un momento di socialitá libero dove insieme ci autodeterminiamo. Ma è anche un momento di protesta, dove alziamo la voce e la testa contro questo ennesimo inasprimento repressivo, contro questo clima di crescente fascistizzazione e militarizzazione delle nostre vite e dei nostri corpi.
In questa street noi, come infestazioni, vogliamo creare anche un disagio all’amministrazione di questa città, che sia il comune, il prefetto, la questura o privati vari come Unipol. Loro credono di avere le mani sulla cittá, vogliono ridurci al silenzio e isolarci, ma se ancora non l’han capito, noi ad ogni sgombero risponderemo diffondendo autogestioni, perché non ci facciamo addomesticare e perché saremo sempre prontə a sgangherare i loro piani, con tutto l’amore la rabbia e la follia che ci contraddistingue.
Un intervento infestante:
Oggi siamo in piazza perchè il tentativo di limitare la nostra libertà non può passare. Siamo in piazza per affrontare un decreto che si presenta come un azione muscolare di un governo di fascisti. Siamo in piazza perchè vogliamo autodeterminarci, perchè vogliamo luoghi di socialità ed espressione radicalmente diversi, perchè vogliamo una vita radicalmente diversa. Non chiediamo nulla a chi risponde col nulla e ci prendiamo tutto poichè c’è chi ha tutto e chi niente. La voce sinora urlata piano dei raver oggi si alza e con loro quella degli spazi autogestiti la voce di chi ha ben presente la differenza tra legalità e giustizia.
Il 13 12 abbiamo subito uno sgombero con un dispiegamento di forze militare. Crediamo che questo sia un buon segno: vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta, che stiamo tenendo alto il conflitto in città, che gli facciamo paura. Il 13 12 abbiamo subito lo sgombero dello
spazio di via stalingrado 31 un motivo in più per urlare insieme ACAB. Siamo uscite da quello sgombero col sorriso, sotto la neve con il morale altissimo perchè sapevamo e sappiamo che non è un esercito di sbirri che fermerà un ideale, che fermerà l’ infestazione. La marea di persone che ho davanti è la dimostrazione che abbiamo la forza di rompere ogni tentativo repressivo. Alziamo il volume contro ogni giogo, battiamo i piedi contro ogni autorità, occupiamo per una vita libera e radicalmente diversa.
Riceviamo e diffondiamo:
Stamattina 15 dicembre gli studenti de La Sapienza appendono uno striscione di 10 metri dall’entrata principale di Aldo Moro.
Sono passate 3 settimane da quando è stato chiesto alla Rettrice Antonella
Polimeni di prendere una posizione, come è stato fatto per chiedere
giustizia e verità per Giulio Regeni.
È stata scritta una lettera aperta, firmata tra i vari anche da Erri Del Luca e Massimo Cacciari. Eppure nessuna risposta finora.
Si è andati in una ventina sotto il rettorato a chiedere spiegazioni.
L’entrata era blindata da una schiera di poliziotti. Non ci hanno ricevuto
nè nessuno è sceso.
Le dichiarazione di studentesse e studenti:
“Alfredo Cospito è in sciopero della fame dal 20 ottobre. Il 41 bis è una
tortura e va abolito. La questione va ben al di là dell’identità anarchica,
oggi sono loro, domani saranno i dissenzienti. Dove è finito il garantismo? Se Alfredo muore sarà un omicidio.”
Da: Infernourbano
Tramite telefonata apprendiamo che nella sera di oggi, mercoledì 14 dicembre, Anna interrompe lo sciopero della fame avviato 38 giorni fa al fianco di Alfredo, ristretto in 41 bis. Al termine dello sciopero Anna risulta aver perso 13 chili, con una pressione arteriosa di 50 la minima, 80 la massima. Alcuni valori del profilo epatico superano i parametri ritenuti accettabili dal punto di vista sanitario. Nell’ultimo periodo le è stato prospettato più volte da parte del carcere il ricovero in ospedale, ricovero che ha sempre rifiutato.
In questa lotta è in gioco la vita dei nostri compagni in prigione. A tutti noi anarchici e rivoluzionari spetta il compito di fare in modo che venga salvaguardata. Questo vale tanto più nei riguardi di Alfredo, giunto al 56° giorno di sciopero e le cui condizioni si fanno sempre più critiche in attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza.
Esperienze a confronto
!! Attenzione !!
A causa dello sgombero dello spazio occupato in via Stalingrado 31, l’iniziativa si svolgerà allo spazio di documentazione anarchico “Il Tribolo” in via Donato Creti 69/2. La proiezione è invece annullata.
La misura della sorveglianza speciale (non legata a specifiche accuse di reato ma ad arbitrarie analisi della personalità dell’individuo e dei possibili reati futuri, e i cui provvedimenti sono altrettanto discrezionali) è stata usata sempre più di frequente negli ultimi anni per tentare di fiaccare persone, rapporti sociali e realtà di lotta. Come l’abbiamo sempre avversata continueremo a farlo e a essere solidali con chi viene colpito da questa misura di fascisti natali.
Dalla Francia all’Italia, da Napoli a Firenze, da Torino a Palermo, contaminiamo le strade a ritmo di BPM martellanti contro il decreto anti-rave!
SMASH REPRESSION
E’ un privilegio morir d’Amor.
Ericailcane + Infinite sui muri dell’occupazione di via Stalingrado 31 a Bologna
“non esiste vera gioia se non sperimentando
mettendo al bando ogni velleità di comandare
sperimentare libertà per liberarsi
perché siamo fatti per marciare sulle teste dei potenti
non per marcire di miseria
per soffiare sulle braci dei tizzoni ardenti
per illuminare col fuoco questi tempi spenti”
Foto da: https://infestazioni.noblogs.org/le-idee-non-si-sgomberano-foto/