FORLÌ: BICICLETTATA PER LA PALESTINA

Riceviamo e diffondiamo

Venerdì 18 aprile 2025 (in caso di pioggia, rimandata al 23 aprile)

Alle ore 18.00 ci troviamo davanti al McDonald’s di viale Bologna 74 (Forlì). Mc Donald’s, oltre ad essere l’emblema della multinazionale che distrugge il pianeta e sfrutta lx lavoratrcx, è anche un fiero alleato dell’esercito coloniale israeliano. La campagna mondiale di boicottaggio contro McDonald’s è iniziata quando il franchise israeliano di McDonald’s ha regalato pasti e bevande al personale militare israeliano mentre commetteva il genocidio contro i palestinesi a Gaza, promuovendo questa forma di complicità provocatoria e razzista sui propri canali di social media. Non possiamo lasciar passare questa cosa. Boicottiamo McDonald’s perché cessi la collaborazione con il suo affiliato israeliano, contro l’apartheid e il genocidio commesso contro la popolazione palestinese.

Ci troviamo davanti a questo simbolo di sfruttamento (umano e animale) per poi muoverci caoticx nella città: porta la bici e cartelli, fischietti, quello che vuoi!

NON BLOCCHIAMO IL TRAFFICO, SIAMO IL TRAFFICO!

– ANARCHICX E LIBERTARX –

NUOVA PUBBLICAZIONE: “NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH” DEI GRUPPI AUTONOMI RIVOLUZIONARI INTERNAZIONALISTI

Riceviamo e diffondiamo

Gruppi Autonomi Rivoluzionari Internazionalisti
NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH

Titolo originale: NO FUIMOS NOSOTROS QUIENES ASESINAMOS A PUIG ANTICH
(Grupos Autónomos Revolucionarios Internacionalistas)
Prometeo Ediciones, primavera 2024.

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Per tradurre un libro editato in una lingua diversa occorrono energie e tempo, è necessario quindi dare un senso perchè questa energia e questo tempo non siano sprecati.
Le parole danno un significato all’agire (anche se spesso l’azione si spiega da sola) che è essenziale per costruire la propria forma di e nel mondo. Le parole da sole non sono sufficienti per comprovare la pratica dell’utopia.
Le parole ci aiutano però a non dimenticare, a far conoscere la nostra storia, la storia dei vinti quando a scrivere la Storia sono i vincitori, la storia delle e degli audaci, di coloro i/le quali azzardano e arrischiano, che lanciano il cuore oltre l’ostacolo. Perché come è apparso sulle colonne de «l’anarchie»: La vita, tutta la vita, è nel presente. Aspettare è perderla.
In queste pagine parleranno i GARI e i prigionieri accusati di far parte dei GARI, come sempre nelle nostre pubblicazioni abbiamo voluto dare risalto alla testimonianza diretta per non travalicare l’esperienza soggettiva del percorso individuale di chi ha voluto intraprendere la propria rivolta contro il Sistema; da qui lo sciopero della fame di quarantatré giorni visto con gli occhi di chi lo ha intrapreso, benché contrario a tale pratica,  come unica possibilità per sottrarsi alle continue umiliazioni ci ha riportato alla mente la vicenda di Alfredo Cospito e dei suoi centoottanta due giorni  di sciopero della fame. Ci ha ricordato che dobbiamo avere fiducia nella capacità di auto-critica di chi lo inizia, come hanno ludicamente dimostrato i compagni dei GARI nella Lettera da Fresnes.
Inoltre ci sembra interessante affrontare la questione del terrorismo, questo mostro spaventoso che solo al sentirlo nominare ci azzittisce atterrite dalla paura dei nostri pensieri. In questo testo troverete una visione differente da quella che apparirà nei libri della Collana La vita non attende di prossima uscita, tratti da Programma della fazione terroristica di Narodnaja Volja e da La lotta terroristica (Morozov 1880).
Come anarchiche non abbiamo risposte certe ma solo una selva di punti interrogativi. Ognuna cercherà le proprie risposte e speriamo che nel farlo la terra ci tremi sotto i piedi.

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Dal prologo di Francisco Solar
Carcere di La Gonzalina – Rancagua
Gennaio 2024

Se stiamo parlando di espressioni di solidarietà rivoluzionaria, solidarietà incentrata sulla liberazione dei compagni imprigionati, è impossibile non citare l’interessante e particolare attività dei Gruppi di Azione Rivoluzionaria Internazionalista (GARI).
Costituito appositamente per sostenere e solidarizzare con i prigionieri del Movimento di Liberazione Iberico (MIL), ha realizzato molte azioni su larga scala per far conoscere e denunciare il brutale trattamento riservato dalla dittatura franchista a questi combattenti imprigionati, che comprendeva anche la pena di morte, come nel caso di Salvador Puig Antich.
Pertanto, l’esperienza di GARI è inseparabile da quella del MIL, dove molti dei suoi membri entrarono a far parte del primo, dando continuità ad approcci e pratiche basati sulla lotta. Così, il modo in cui i membri incarcerati del MIL hanno inteso la solidarietà con i compagni incarcerati, che si riflette in: “[…] l’intensificazione della lotta per distruggere il sistema che genera la repressione è il modo migliore per sviluppare la solidarietà dei rivoluzionari con i prigionieri” , è diventato parte costitutiva delle idee che hanno dato contenuto alle azioni del GARI. Tuttavia, mentre continuare a colpire il potere sarebbe stata la forma più appropriata di solidarietà, che indubbiamente caratterizzava questo gruppo internazionalista, tutta la loro attività ruotava intorno ai prigionieri del MIL. Tutte le loro azioni erano in diretta relazione con la realizzazione di una solidarietà rivoluzionaria che irrompesse con forza sulla scena sociale europea e diffondesse in questo modo la situazione dei compagni imprigionati e la brutalità esercitata dagli ultimi anni del regime di Franco. L’obiettivo era chiaro: evitare le condanne a morte di diversi prigionieri e ottenere la liberazione dei militanti del MIL.
La vita dei GARI fu breve ma di notevole intensità. Scossero la tranquilla normalità di Paesi come l’Olanda, il Belgio e la Francia con ordigni esplosivi, mirando fondamentalmente agli interessi spagnoli. La maggior parte delle loro azioni ottenne, per la loro ampiezza e particolarità, una grande copertura mediatica che, in parte, permise di far conoscere la realtà affrontata dax  prigionierx rivoluzionarx e di generare, in una certa misura, sostegno alla campagna internazionale per la loro liberazione.
L’assassinio di Stato di Salvador Puig Antich da parte della vile garrota segnò un prima e un dopo per l’ampio movimento antifranchista e, in particolare, per l’attività del GARI, con l’entrata in gioco di un fattore decisivo: la vendetta.
L’esecuzione del compagno, lungi dal provocare l’immobilismo dei membri del GARI, costituì una chiara chiamata all’azione che completò e intensificò la lotta per la liberazione dei membri del MIL. La rabbia e l’impotenza si trasformarono rapidamente in attacchi energici contro gli interessi spagnoli, dando un segnale di risposta immediata all’aggressione ricevuta.
Le azioni incorniciate dalla vendetta di Puig Antich riflettono, da un lato, la reazione quasi istintiva dei compagni, che decidono di contrattaccare, e dall’altro la capacità di portare a termine attacchi potenti e immediati, dando un chiaro segno di forza.
Rispondere, vendicare, ripagare ogni aggressione da parte del Potere significa affrontare la guerra in prima persona, significa farsi carico della complessità del conflitto e significa anche saper prendere la parola, capire che non si è spettatori e che le situazioni non sono inavvicinabili.
Sono state queste idee a dare contenuto alle azioni vendicative del 2019 a Santiago [Cile] per le quali sono stato condannato e per le quali sono stato rinchiuso per diversi decenni. Nonostante siano passati vent’anni, il vile assassinio della compagna Claudia López è stato vendicato con una potente esplosione che ha scosso la stazione di polizia dei Carabineros, utilizzata come centro di pianificazione e protezione quella notte del settembre 1998, ferendo diversi poliziotti. Così come gli assassinii e le ondate repressive protette e promosse dall’ex ministro degli Interni Rodrigo Hinzpeter hanno avuto una risposta che ancora oggi tiene in allerta i rappresentanti del potere.
La vendetta, quindi, si inscrive all’interno delle pratiche politiche offensive, dando loro senso e contenuto, costituendo un motore che spinge l’azione vendicativa. Strettamente legata alla memoria, ha la capacità di trovare il momento giusto per entrare in scena, a volte immediatamente, a volte nel corso degli anni. L’importante, ovviamente, è che diventi presente.
In questo senso, la vendetta, oltre al fatto concreto che rappresenta, contiene una dimensione simbolica rilevante nella misura in cui dà conto di un universo di codici condivisi che danno coesione, rafforzano e danno continuità a un determinato gruppo. Non lasciare impunito l’omicidio dex compagnx, praticare la solidarietà rivoluzionaria con x nostrx prigionierx, fanno parte di quell’impalcatura storica che ci permette di continuare a stare in piedi e di non vivere esclusivamente nei libri di storia come molti vorrebbero.
La comprensione della lotta in questo modo spazza via ogni forma di delega che mette nelle mani di terzi la speranza di prendere in mano la situazione.
I GARI non si sono costituiti per ordine di alcun partito o sindacato, né per direttive o mandati di alcun tipo. Ciascuno dei suoi membri, molti dei quali provenienti dal MIL, decise liberamente di dare vita a questo gruppo con lo scopo di sostenere attivamente x proprix compagnx di prigionia. Pertanto, fin dalla sua genesi, l’autonomia è stata un fattore fondamentale che ha determinato ogni loro decisione, che ha dato loro il dinamismo e la flessibilità che ha permesso di adattare le loro pratiche a situazioni e contesti specifici.
Sono stati, in misura maggiore o minore, la continuazione dei MIL, portando avanti l’“intensificazione della lotta per distruggere il Sistema che genera la repressione”, come modo più appropriato e coerente di praticare la solidarietà con x rivoluzionarx imprigionatx, un approccio sviluppato dai MIL, adottato dai GARI e, successivamente, anche da Action Directe.
Questa posizione rompe radicalmente con il vittimismo che generalmente caratterizza la solidarietà con x detenutx, anche quelli che si dichiarano attivx e militantx, ed è per questo che è fondamentale conoscerla e tenerla in considerazione oggi, dove le pratiche assistenziali sono sempre più ricorrenti, dimenticando o tralasciando il fatto e le motivazioni che hanno portato x nostrx compagnx in carcere.

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SOMMARIO

Comunicati
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ[I]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [II]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [III]
SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [IV]
COMUNICATO STAMPA INVIATO A «LIBERATION»
PER QUANTO RIGUARDA GLI ARRESTI    “IL CASO SUAREZ”.
ALCUNE PRECISAZIONI POLITICHE SU QUELLO CHE NON È UN FATTO DI INTERESSE GIORNALISTICO
LA SOLIDARIETÀ IN AZIONE.
TELEGRAMMA ALLE AUTORITÀ SPAGNOLE
18 LUGLIO DEL 1974
MI CHIAMO MARIA, ABITO A LOURDES E QUESTA NOTTE ASPETTAVO CHE MI PORTASSERO IN CIELO
LETTERA APERTA A «LA DE PECHE DU MIDI»
ULTIMO COMUNICATO STAMPA
IL NOSTRO E’ TERRORISMO?
AUTODISSOLUZIONE DEI GARI
ELENCO DEI SOGGETTI INCRIMINATI (O IN FUGA)

Testi dei gruppi che parteciparono ai gari
DICHIARAZIONI
A «LIBERATION»
DOBBIAMO ULULARE CON I LUPI
IL SEQUESTRO DEL PRINCIPE DELLE ASTURIE
A COSA VI RIFERITE QUANDO PARLATE DI VIOLENZA GRATUITA?
6 GENNAIO DEL 1975
22 APRILE 1976
23 APRILE 1976
TESTO DI UN GRUPPO CHE PARTECIPO’ AI GARI
LETTERE DALLA PRIGIONE
LETTERA DAL CARCERE DE LA SANTE’
NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH
SECONDA LETTERA DALLA PRIGIONE DEGLI ACCUSATI DEL GARI
LETTERE DEI PRIGIONIERI DEI GARI DAL CARCERE SULLO SCIOPERO DELLA FAME
LETTERA DA FRESNES
LETTERA DALLA PRIGIONE DI SAINT-MICHEL
LETTERA DEI PRIGIONIERI PER UN NUOVO SCIOPERO DELLA FAME
LETTERA A UN GIUDICE APOLITICO E INDIPENDENTE
LETTERA DEI PREGIONIERI POLITICI DI LA SANTE’

Appndice
IL M.I.L. E LA RESISTENZA ARMATA IN SPAGNA
COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 1
COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 2
GRUPPI D’AZIONE RIVOLUZIONARIA INTERNAZIONALISTA COMUNICATO STAMPA DEI GRUPPI AUTONOMI INVIATO A «LIBERATION»
DOCUMENTI RELATIVI ALL’ARRESTO Dl COMPAGNI DEL GARI

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pagine 124
formato 12×16,5 cm
1 copia 6 euro
dalle 4 copie 5 euro
spese di spedizione 1,50 euro piego di libri
pacco tracciabile 5 euro
per informazioni: tremendedizioni@canaglie.org


“E sarà terribile la Federazione del Dolore”

CATANIA: SALUTO AL CARCERE DI BICOCCA

Riceviamo e diffondiamo

CU’ CICCÀTI? (A CHI CERCATE?)

CATANIA, 13 aprile – SALUTO AL CARCERE DI BICOCCA.

Domenica sera il silenzio assordante che circonda l’Istituto penitenziaro Bicocca di Catania è stato rotto dalle grida dellx solidali che a gran voce hanno urlato solidarietà e vicinanza alle reclusx.

Si è poi saputo che in mattinata tre ragazzi a Palermo erano riusciti ad evadere dall’Istituto minorile, il Malaspina. Uno dei tre che è stato ricatturato, rimesso in cella ha provato a dargli fuoco, si è rivoltato contro i guardiani e inferto tagli su sé stesso.

Non sappiamo altro che questo: che tentare di evadere, distruggere la propria cella, ferirsi sono gesti per provare a difendersi la vita mentre ci si ritrova sepoltx in una condizione inumana.
Una condizione in cui, da quando il Decreto Caivano è in vigore, ci stanno finendo sempre più giovanx. E col dl sicurezza questa cosa aumenterà.

I giornali poi dicono che sono stranieri. I minori stranieri in carcere ci finiscono molto più facilmente, anche e soprattutto come sola custodia cautelare. Nelle carceri siciliane vivono condizioni particolari di inferno, anche per il razzismo dei guardiani.

Il Malaspina, sta dentro la città. Il minorile di Catania, quello con più posti della regione, sta invece in periferia, nella zona industriale, in mezzo al nulla. E’ all’interno del complesso penitenziario del Bicocca.

Il carcere di Bicocca è di quelli che isolano del tutto lx detenutx. Un posto poco raggiungibile, sovraffollato (185 detenutx su 136 posti disponibili in regime di AS3) ed un solo muro di cinta divide la struttura per adulti in massima sicurezza da quella per minori. Dentro quelle mura esterne, si trovano così, separati ma assieme, anime che condividono, sotto regimi diversi, la stessa tortura, quella dello stato. E su cui lo stato vorrebbe marcare a sangue lo stesso perenne presente come destino, senza possibilità di uscita. Il dl sicurezza con il reato di rivolta e l’introduzione delle “condotte di resistenza passiva” lo mostra chiaramente.

Il numero degli agenti della penitenziaria supera quelli previsti, chiaro segnale che quei luoghi vengono tenuti in piedi dalla repressione che stato e guardie riversano sullx detenutx.

Lx reclusx, al nostro arrivo, hanno fatto delle battiture, sventolato le fiammelle degli accendini, urlato dei cori, provato ad interagire con lx solidalx.

“A cu’ ciccàti?”> – sono le parole che unx ha urlato dalla finestra. Significa “chi cercate?”. Si stava preoccupando di capire chi in caso andare a chiamare, pensando che i nostri cori fossero rivolti solo a quel qualcunx.

Ci piacerebbe abbracciarlx, per ringraziarlx della solidarietà e dell’umanità del suo gesto, per dirgli che non eravamo lì per qualcunx, ma per ognunx di loro, eravamo lì per lxi, per tuttx.

Ci siamo lasciatx con dellx compagnx che urlavano “torneremo”, siamo sicurx che sarà così.

Anche per questo ci vediamo il 15/04 a Piazza Castello: per immaginare e costruire solidarietà per tuttx lx reclusx, dalle carceri ai CPR!

MORTE ALLO STATO
MORTE ALLO STATO DI POLIZIA
MORTE ALLO STATO DI GUERRA

CPR BARI PALESE: “TRASFERIMENTI” E RIVOLTE

Diffondiamo

Ieri Sabato 12 Aprile alle 20.00 circa, un “trasferimento” di 7/8 persone ha scatenato la reazione dei reclusi e di chi stava venendo “trasferito”. Quest’ultimi hanno cercato di resistere, facendo scoppiare una rivolta (non sappiamo l’entità, ma chi ci ha raccontato parla di “tanta polizia”) e qualcuno è anche salito sui tetti, il tutto sedato dopo un ora abbondante dalle guardie maledette.

Chi ci ha raccontato quanto successo parla di trasferimenti verso l’Albania, anche se sappiamo dai media che questi trasferimenti sono avvenuti venerdì con poca trasparenza e con i giornali che riportavano ognunx ciò che voleva. Abbiamo provato a far uscire sui giornali locali la notizia, abbiamo provato a far uscire i soprusi e la violenza fuori dalle mura del Cpr e oltre Viale Europa nel modo più democratico possibile (e di questo ce ne vergognamo) attraverso l’informazione.

Ma sappiamo benissimo che certi temi non vendono quanto altri o peggio ancora certi temi è meglio non toccarli, e quindi tra chi doveva chiedere in redazione e chi aveva la programmazione piena non una parola è stata pubblicata stamattina su ciò che è successo ieri, nessunx giornalista curioso si è spinto oltre ciò che gli è arrivato all’orecchio d’altronde i Cpr sui giornali Baresi ci finiscono solo se una bomba carta sfonda la porta del municipio. E allora speriamo che qualcunx avverti così la stampa della prossima rivolta.

Fuoco ai Cpr
Digos infame, giornalista peggio

CESENA: ASSOLUZIONE IN APPELLO PER L’OPPOSIZIONE ALLA SEDE FASCISTA

Diffondiamo:

Si è concluso martedì 25 marzo 2025, dopo sette anni e quattro mesi, il processo a carico di 4 compagn*, accusat* di essersi oppost* in diversi modi all’apertura della sede di Cagapound di Cesena avvenuta a gennaio 2018 in via Albertini 28/D (poi chiusa e riaperta prima in via Giorgio Amendola 9 e nel maggio 2024 in Corte Dandini 4).
Inizialmente condannate in primo grado dal Tribunale di Forlì, la sentenza di Appello a Bologna ha invece assolto tutte e quattro le persone imputate, annullando quindi le iniziali condanne che (lo ricordiamo) erano:
– per tre imputat* una multa di 800 euro a testa per diffamazione (nello specifico accusat* di aver diffuso un volantino che ricordava la complicità di chi concede i propri locali in affitto ai gruppi neofascisti, affisso per Cesena, con indicati nomi e cognomi dei summenzionati proprietari);
– per la quarta compagna una condanna a 7 mesi di carcere per tentata violenza privata, con l’accusa di aver tentato di convincere verbalmente i proprietari a non affittare il loro negozio a un gruppo di fascisti dichiarati.
Oltre alle condanne gli imputati avrebbero dovuto pagare le spese processuali anche della controparte e un risarcimento ai proprietari del locale, Daniele e Francesco Lombardini, di circa 9000 euro, dato che questi si erano costituiti come parte civile al processo, che verteva sulle testimonianze accusatorie di alcuni poliziotti e degli stessi fascisti.
Il tentativo, palese, era quello di intimidire l’antifascismo militante con titoloni sui giornali locali, processi, condanne ed estorsioni da migliaia di euro.
Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza, ma possiamo già dire che questo tentativo è fallito.

In questi anni di processo sono state fatte numerose iniziative per sostenere le nostre compagne e i nostri compagni: assemblee, presidi sotto al tribunale in occasione delle udienze, trekking solidali ultra-partecipati (di cui l’ultimo il 16 marzo scorso), cene e concerti benefit, cortei.
E proprio uno di questi cortei vogliamo ora menzionare, nello specifico quello che si è svolto a Cesena il 13 novembre 2021, di contrasto alle politiche antiproletarie e filopadronali del governo Draghi e contro la narrazione dello Stato e dei media della gestione Covid e quella dei gruppi fascisti che volevano parlare di libertà (proprio loro!) strumentalizzando alcune delle proteste contro il green pass.
In seguito a questo corteo, nato anche come momento benefit per le spese processuali delle persone indagate per l’opposizione a Cagapound, altri 3 compagn* sono stati accusati di aver sottratto una telecamere ad un digos.
Nello specifico, due accusat* di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale, e un terzo accusato di favoreggiamento. Nella recente sentenza di Appello il compagno accusato di favoreggiamento è stato assolto, mentre per le altre due persone è caduta la rapina aggravata ed è rimasta una condanna a poco più di 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale.

Di fronte all’arroganza del potere, che con le sue leggi prova a schiacciare chi protesta e chi lotta, e allo sdoganamento odierno (anche istituzionale) delle peggiori ideologie razziste, suprematiste, militariste e fasciste a livello mondiale, bisogna continuare a mobilitarsi.
La solidarietà ci dimostra che chi lotta non è mai sol*!
Gratitudine e amicizia va a chi in questi anni ha continuato a sostenere chi si trovava sotto processo. I contributi solidali a sostegno delle persone assolte in appello, tolte le spese per gli avvocati, saranno usati per chi si trova ancora a fare i conti con la repressione che in questi tempi non risparmia di certo i suoi colpi.

Antifasciste ed Antifascisti di Forlì e Cesena

CAGLIARI: SOLIDARIETÀ AI PRIGIONIERI DEL CARCERE DI UTA

Riceviamo e diffondiamo:

PER PAOLO, PER JOAN E PER TUTTX I/LE DETENUTX. FUOCO ALLE GALERE!

TORTURATI FINO ALLA MORTE

Ti costringono, per 22 ore al giorno, a stare chiuso con altre tre persone che non hai mai visto prima (talora provocatori messi con te dall’amministrazione per renderti la vita ancora più complicata) in una stanza di 10 mq; non hai l’acqua calda per lavarti e ti viene impedita la cura dell’igiene personale; il cibo è poco e fa schifo, se vuoi comprarlo lo devi pagare due o tre volte il prezzo di mercato; l’acqua non è potabile ma se vuoi bere senza ammalarti devi comprarla; se fa freddo non puoi riscaldarti e, se fa caldo, non esiste modo per rinfrescarsi, la tua cella raggiunge anche i 43ºC; soprattutto alle ragazze non è permesso uscire dalla cella in canottiera e/o pantaloncini; se stai male, se non ti aiutano i tuoi compagni di cella, nessuno ti soccorre; se finisci in ospedale i parenti ti possono visitare solo se ogni giorno passano prima dall’amministrazione per chiedere l’autorizzazione; gli unici farmaci che vengono somministrati sono il paracetamolo per qualsiasi patologia e il rivotril per rimbecillirti; se hai disturbi psichiatrici vengono ignorati anche se sei pericoloso per te stesso e per gli altri; se sei italiano e ti lamenti le botte sono date con crudeltà, se sei straniero e ti lamenti potresti sparire nel nulla senza che nessuno sappia più niente di te; ogni tanto entrano nella tua cella con la scusa di una perquisizione e casualmente le cose che ti sono più care, libri, lettere e fotografie, cadono nel secchio pieno d’acqua in cui lavi la roba; i tuoi parenti vengono sottoposti a continue pressioni, devono fare ore di fila in qualunque condizione meteo e subire diverse vessazioni nella speranza di poterti incontrare in una sala in cui sono presenti tante altre persone nelle medesime condizioni, i pacchi che ti mandano vengono frequentemente respinti, il cibo che ti mandano adulterato e spesso ti portano al colloquio in ritardo cosicché l’ora a cui avresti diritto si riduce a 10 minuti; non puoi avere un minimo di privacy con un* compagn*. Quelli che sono veramente suicidi dopo una vita di inferno di questo tipo non possono essere considerati tali.

ACCADE A UTA

Secondo dati ufficiali, nel periodo tra il primo gennaio 2025 ed oggi, il carcere di Uta è al primo posto in Italia per il numero di suicidi e per proteste mediante sciopero della fame e/o della sete, al quinto posto per i tentativi di suicidio, al nono per gli atti di autolesionismo. Responsabile di tutto questo sono lo Stato italiano e i politici di ogni colore; il direttore Marco Porcu, la responsabile sanitaria Marina Rocca, i garanti Irene Testa e Gianni Loy, gli sbirri e i sindacati che li proteggono; gli indifferenti, quelli che si girano dall’altra parte pensando che la dignità di un uomo possa essere calpestata, umiliata e annullata da qualcuno a cui viene delegata ogni autorità per difendere l’ingiustizia di un sistema di assassini.

CHIUDERE UTA, CHIUDERE TUTTE LE GALERE, TUTT* LIBER*

Anarchic* contro carcere e repressione

FORLÌ: PRESIDIO AL CARCERE LA ROCCA

Diffondiamo:

Domenica 13 aprile ore 16.30

La legge è la legge dei padroni, la guerra è la guerra dei padroni!

Contro la repressione del dissenso, contro la militarizzazione delle nostre vite, contro il modello-Israele di società militarizzata che si sta diffondendo anche nelle città italiane (zone rosse, varchi, controlli), con la resistenza palestinese nel cuore!

Ci ritroviamo in via F.Corridoni, per rompere uno dei meccanismi chiave del carcere, l’isolamento di chi è ingabbiatx. Il governo Meloni, come quelli che l’hanno preceduto, considera le persone in galera degli scarti umani da eliminare, addirittura il sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro “gode nel vederli soffocare”.

Il DDL1660 che il governo vuole approvare è studiato, oltre che per reprimere sul nascere ogni ribellione sociale e dare più potere alle forze di polizia, anche per infierire sulle persone recluse (galere, centri per minori, CPR, REMS) affinché anche il più elementare segno di resistenza sia duramente punito: perfino la protesta pacifica, perfino lo sciopero della fame!

PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ AI PRIGIONIERI E AI RIVOLTOSI DEL CPR DI GRADISCA D’ISONZO

Domenica 13 aprile – Ore 18 – Di fronte al Cpr di Gradisca d’Isonzo

Torniamo sotto le mura del CPR di Gradisca dove le rivolte, le fughe e i fuochi di chi vi è imprigionato continuano ogni giorno a minarne pezzo per pezzo l’esistenza e ad ostacolare la presunta inesorabilità del meccanismo deportativo. Nonostante le deportazioni, i trasferimenti in carcere, i manganelli e i lacrimogeni.

Torniamo per rompere l’isolamento intrinseco a questi campi, apici fisici del razzismo di Stato che segrega, reprime, reclude ed espelle, affinchè violenze e torture non rimangano nel silenzio.

Continuiamo a portare la nostra solidarietà a chi si ribella

Contro tutte le galere

Tutti liberi, tutte libere

Assemblea No CPR FVG

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2025/04/06/presidio-in-solidarieta-ai-prigionieri-e-ai-rivoltosi-del-cpr-di-gradisca-disonzo-13-aprile/

SPAGNA: LIBERTÀ PER ABEL, OSTAGGIO DELLO STATO DA 10 MESI

Diffondiamo

Il nostro compagno Abel da 10 mesi è tenuto in ostaggio dallo Stato, imprigionato con una condanna a 3 anni e 9 mesi per aver aggredito un nazi nel 2018, durante una manifestazione antifa contro JUSAPOL, un “sindacato” poliziesco di estrema destra.

E’ recluso per essere anarchico, dato che gli hanno applicato un aggravante di “delitto d’odio”, facendo riferimento alla sua militanza politica.

Solidarietà con Abel!
Viva l’azione diretta antifascista!
Libertà per lx prigionierx!

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/post/2024/11/29/spagna-a-6-mesi-di-reclusione-del-compagno-anarchico-abel/

CPR DI MACOMER, UN LAGER MIGLIORE

Diffondiamo:

Venerdì 21 marzo, ancora una volta, c’è stata la visita istituzionale al CPR di Macomer. Non è la prima volta che delle così dette “cariche pubbliche” entrano lì dentro per osservare le condizioni dei detenuti (che loro chiamano “ospiti”).
Nei mesi scorsi diversi sopralluoghi sono stati fatti dalla deputata di Avs Francesca Ghirra. Anche lei sostiene che i CPR sono luoghi disumani che non dovrebbero esistere, ma poi nella pratica cosa fa? Un esposto alla Procura di Nuoro, per spingere la magistratura a verificare la corretta attuazione dell’appalto da parte dell’ente gestore. Una segnalazione inutile e diretta ad una magistratura funzionale al sistema. Inoltre, la deputata, ha fatto delle interrogazioni parlamentari assolutamente risibili, giusto per poter dire prima delle elezioni di aver fatto qualcosa.

Di stesse vedute sono l’assessore regionale alla sanità della Sardegna, Armando Bertolazzi, e la senatrice Sabrina Licheri, che due settimane fa hanno visitato il centro: apprezzano i “notevoli miglioramenti nella gestione degli ospiti, però segnalano delle criticità ancora da superare”.
L’assessore suggerisce di attivare un reparto di medicina specialistica e l’acquisizione di un defibrillatore.
Queste dichiarazioni faranno contenta la nuova direttrice, Elizabeth Rijo, responsabile di Officine Sociali in Sardegna. Nel suo sito di propaganda (https://elizabethrijo.org/), fatto al tempo in cui si candidò alle ultime regionali sarde, si legge: “Sostengo quelle persone che animano i comitati per la difesa della sanità, le lotte contro l’occupazione militare, le lotte per la valorizzazione del lavoro agricolo, le lotte per la difesa dei posti di lavoro ed i diritti, le proteste per i tagli dei servizi, le battaglie per le scuole e le università accessibili e tante altre lotte giuste e necessarie che riempiono la nostra quotidianità.” Nella trasmissione RAI “Presa Diretta” del 6/04/25, in cui le omissioni erano più delle rivelazioni appaiono sia la Ghirra che la Rijo. Per la Ghirra, incapace di intervenire di fronte a un tentativo di suicidio di un prigioniero che avviene durante la sua visita non sprechiamo parole, per la Rijo il cui progetto è organizzare corsi di ballo per i prigionieri, in perfetto stile nazista, osserviamo che se una persona come lei gestisce il cpr di Macomer possiamo essere sicuri (sic!) che qualcuno penserà a migliorare le condizioni degli ospiti tenendo conto delle LORO lotte quotidiane.

Le associazioni del terzo settore sedicenti antirazziste dovranno rispondere politicamente dei rapporti che eventualmente sceglieranno di intrattenere con questa kapó patetica. Che dire, infine di Rita Porcu, l’infermiera che stragiura che a Macomer gli psicofarmaci non vengono mescolati nel cibo ma vengono somministrati su richiesta dei detenuti che si sa magari li useranno per sopperire alla crisi di astinenza da corsi di ballo.
Noi sappiamo che i detenuti, reclusi perché privi di documenti, non hanno visto alcun miglioramento. Hanno 3 telefoni per più di 50 persone, non posseggono le schede adatte per chiamare in Africa, quindi sentire le famiglie (quelle che hanno, qualcuno le ha mandate da fuori). Non hanno acqua calda. C’è la storia di un ragazzo, che dopo aver scontato un anno e mezzo in carcere, è stato portato al CPR, con l’inganno che, se si fosse comportato bene, sarebbe uscito dopo pochi giorni. Poi il giudice dice di non essere riuscita a leggere dei documenti del suo avvocato; quindi, gli ha spostato l’udienza di tre mesi. Un altro recluso che ha avuto l’ennesimo rinvio dell’udienza, per protesta, ha tentato di uccidersi tagliandosi sul collo. Un ragazzo è riuscito a farsi fare una spesa alimentare, questa poi è sparita. È andato a reclamarla dagli operatori e uno di questi l’ha picchiato. Li perquisiscono. Dormono tanto, sono sempre stanchi (sarà effetto del cibo migliore?). Dicono: “ci stanno uccidendo lentamente”.
Alla faccia dei miglioramenti, alla faccia delle belle parole dei soliti politicanti di turno.

Condividiamo delle foto che uno dei detenuti vorrebbe divulgare. Questi tagli sul collo non sono di una vittima, ma di una persona che si sta ribellando alla sua reclusione. Pur di non stare lì dentro, alcuni, sono pronti a morire.
Quello che vuole fare Officine è cercare di cambiare volto indossano nuove maschere, quelle che piacciono alla sinistra istituzionale e al suo carrozzone associazionista.
I politici in visita al centro, volenti (sempre) o nolenti (mai), fanno il loro gioco. Così la destra può vantare l’efficacia dei CPR e la sinistra è sempre più tollerante, visti i miglioramenti delle condizioni degli “ospiti”, e si limita a lamentare l’inefficacia della politica dei rimpatri a fronte delle somme spese. Il risultato è che questo business, fatto sulla pelle dei reclusi, è sempre alimentato, e che questi lager non chiudono, ma vogliono apparire “lager migliori” (ricordate il lager di Terezin con le orchestrine di prigionieri organizzate dai nazisti in occasione delle visite della Croce Rossa?).

Ce l’hanno insegnato le stesse persone recluse come si migliorano i cpr: bruciandoli, e successo a Torino e speriamo che la pratica si diffonda, solo loro possono guadagnare la propria libertà.
Noi continuiamo a rafforzare il ponte di solidarietà che abbiamo costruito con loro, tornando lì davanti. L’abbiamo fatto domenica 30 marzo, nonostante il questore di Nuoro, Alfonso Polverino, cerca di intimorirci con avvisi orali, fogli di via e relative denunce per la violazione di questi.
Questa volta il livello dello scontro si è alzato, la risposta delle guardie è stata più forte e noi abbiamo comunicato con i detenuti per poco tempo, tentano di allontanarci per sempre con altre denunce, altri fogli di via.
Mantenere il contatto con i prigionieri sta diventando sempre più difficile, ma noi crediamo che si debba essere solidali con chi lotta per la propria libertà, è una nostra scelta ideologica, politica, etica.
Per questo ci vedremo di nuovo fuori da quel lager, solidali con chi è dentro, sino a quando non saranno tutti liberi.

Anarchic* contro carcere e repressione.