USO DI SOSTANZE E CULTURA DELLO STUPRO

Riceviamo e diffondiamo:

Questo scritto è il frutto di alcune riflessioni che ho fatto, da solo o con compagnx, nel corso degli ultimi anni. Chi scrive è una persona socializzata maschio, cis, bianco, europeo, che vive in un ambiente piccolo borghese (perlopiù ex studentx universitarix), utilizzatore di sostanze e frequntatore di rave party e serate di musica elettoronica. Mi rivolgo, principalmente ma non solo, ai maschi cis etero, sperando di stimolare riflessioni personali e dibattiti, in una prospettiva di distruzione di privilegi e per essere alleati migliori delle lotte transfemministe.

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NUOVO OPUSCOLO: PRIMI PASSI… ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA

A cura di Materiale Piroclastico

«È la preparazione della guerra in altri ambiti – politici e sociali – che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile per l’accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti.»

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NUOVA PUBBLICAZIONE (PRIMA VOLTA IN ITA): PREPARARSI ALLA TORMENTA. RIFLESSIONI ANARCHICHE SULL’ORGANIZZAZIONE

Diffondiamo:

Prepararsi alla tormenta. Riflessioni anarchiche sull’organizzazione.
Di Grupo Tensión (Madrid). Titolo originale “Prepararse para la tormenta. Reflexiones anárquicas en torno a la organización” pubblicato originariamente da Afilando Nuestras Vidas, febbraio 2024.
Traduzione a cura di La Riada, editato da Robin Book, dicembre 2024.

«Quali contribuiti, quali esperienze troviamo nel nutrito arsenale delle idee anarchiche, rispetto a strumenti così comuni come l’organizzazione, l’assemblea, la conflittualità, la progettualità, l’azione diretta o le relazioni tra individui e collettivo?

Come affermiamo la negazione del principio di autorità in forma di lotta permanente contro la stagnazione, la burocrazia, il culto del feticcio organizzativo, l’identità corporativa, il consenso, la democrazia, l’assemblea, lo schiacciamento dell’individuo, la rinuncia ai principi e all’essere inghiottiti dai meccanismi dell’integrazione, riproduzione e assimilazione al sistema capitalista e allo stato?

Cosa intendiamo per conflitto, attacco, azione diretta, sabotaggio, agitazione? Qui troverete un punto di partenza per porci queste domande a partire dall’esperienza pratica dei gruppi d’affinità anarchici, cellula primordiale di un invariabile numero di possibilità orientate al conflitto permanente come unica via per evitare la pacificazione e l’integrazione nelle logiche del sistema.

La cospirazione anarchica assume molte forme.»

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NUOVA PUBBLICAZIONE TREMENDE EDIZIONI, COLLANA LE FURIE: RISTAMPA DI MARIA NIKIFOROVA, LA RIVOLUZIONE SENZA ATTESA.

Riceviamo e diffondiamo

NUOVA PUBBLICAZIONE TREMENDE EDIZIONI COLLANA LE FURIE: RISTAMPA DI MARIA NIKIFOROVA, LA RIVOLUZIONE SENZA ATTESA. L’epopea di un’anarchica attraverso l’Ucraina 1902-1919.

“Il nostro compito è di preparare le masse ad una sollevazione ampia e popolare, e di fare la rivoluzione non al posto del popolo, ma con il popolo. È necessario attaccare con violenza la borghesia per distruggere i fondamenti della rivoluzione borghese, oltre che combattere il nazionalismo ucraino. È necessario trovare fondi per la stampa, come è necessario confiscare armi”.

Fino a dove spingere il processo rivoluzionario quando questo non porta che ad un cambiamento al vertice dello Stato? Quando gli operai si stanno impossessando delle fabbriche e i contadini delle terre, come fare affinché la sedia del potere resti vuota e soprattutto le sue gambe vengano frantumate? Che fare quando la contro-rivoluzione arriva da ogni parte? Come evitare di cadere nella trappola di “fare la guerra” a scapito di “approfondire la rivoluzione”? Come riconoscere i falsi amici tra i rivoluzionari dalle intenzioni tuttavia sincere? Quali sono le conseguenze del coordinarsi con gruppi autoritari in un “fronte comune”? Quest’ultimo tipo di strategia sembra in questo caso impossibile senza rinunciare a parte delle proprie idee, ed è d’altronde questa la conclusione che trarrà Maria Nikiforova dopo aver sperimentato un’alleanza con i bolscevichi. Seguiamo il suo percorso non per rallegrarci delle sue alte gesta militari, ma come un’esperienza di situazioni piene di sconvolgimenti rivoluzionari e di difficoltà, come una finestra per affrontare una storia fatta da una successione di possibilità non necessariamente accadute.
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DALL’INTRODUZIONE:

Ristampare Maria Nikiforova. La rivoluzione senza attesa è per noi una convergenza di intenti dei due progetti a cui stiamo lavorando: la collana “Le Furie” che si occupa di monografie di donne anarchiche e la collana, di prossima uscita, “La Vita Non Attende” che si concentra prevalentemente ma non esclusivamente sulle figure femminili rivoluzionarie e anarchiche dal 1860 agli inizi del Novecento in Russia partendo dalle nichiliste russe, passando per Narodnaja Volja e arrivando alle cernoznamentsy e beznach’alsty. Sarà nel terzo volume di questa serie, infatti, che incontreremo stralci dei diari della Nikiforova. […] Non esiste il culto di Maria Nikiforova, fortunatamente. Non è una Kollontai né una Kutuzova. Nessuna storiografia della sua vita. In parte ciò è dovuto al fatto che trascorse gran parte della sua vita in clandestinità: si unì ad un gruppo terroristico anarchico che metteva in atto azioni bezmotivny all’età di 16 anni e rimase “allo scoperto” solo per due anni (1917-1919). Quindi ci sono pochissimi documenti per risalire alla sua attività e solo foto segnaletiche. Il riconoscimento le poteva essere fatale.

[…] Marusya rappresenta il lato distruttivo dell’anarchismo ma, come scriveva Bakunin, la passione di distruggere è anche una passione creativa. Lei la rivolta non solo l’ha agita ma ha trovato prima di tutto uno spazio per pensare la rivoluzione come parte integrante della Storia. Le condizioni materiali presenti da sole non bastavano, Maryusa ha pensato, osato e voluto quella rivoluzione. Per questo quella di Marusya è stata azione cosciente nella coscienza dell’azione. Questa ristampa, inoltre, ci sembra un’occasione non solo per coinvolgere un compagno prigioniero in un progetto editoriale ma un modo per proseguire il suo.

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SOMMARIO

PACE ALLE CAPANNE GUERRA AI PALAZZI!
INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE FRANCESE
EPOPEA DI UN’ANARCHICA ATTRAVERSO L’UCRAINA.
UNA GIOVINEZZA Di BEZMOTIVNIKI
IL GRANDE VIAGGIO
GIORNATE RIVOLUZIONARIE A PIETROGRADO
ALEKSANDROVSK E HULJAJ-POLE
IL COLPO DI STATO DI OTTOBRE IN UCRAINA
LA MINACCIA COSACCA
LA DRUZHINA DEL LIBERO COMBATTIMENTO
LE BATTAGLIE DI ELISAVETGRAD
LA LUNGA RITIRATA
PROCESSO A TAGANROG
UN INVERNO ODIOSO
RITORNO A HULJAJ-POLE
LA ROTTURA
ANARCHICI UNDERGROUND
NON PENSARE MALE DI ME
GLI ANARCHICI UNDERGROUND IN UCRAINA 1920-1930
LA STORIA DI UN VOLANTINO E IL DESTINO DELL’ANARCHICO VARSHAVSKIY
POSTFAZIONE
RIFERIMENTI CRONOLOGICI
PICCOLA BIBLIOGRAFIA


MARIA NIKIFOROVA, LA RIVOLUZIONE SENZA ATTESA. L’epopea di un’anarchica attraverso l’Ucraina 1902-1919.
198 pagine, formato A5.
7 euro copia singola
6 euro dalle 5 copie
1,50 euro piego di libri o 5 euro posta tracciabile
per info e ordini: tremendedizioni@canaglie.org


“E sarà terribile la Federazione del Dolore”

NUOVA PUBBLICAZIONE TREMENDE EDIZIONI, COLLANA LA VITA NON ATTENDE: LE NICHILISTE RUSSE

Diffondiamo

“Il principio fondamentale del nichilismo propriamente detto, fu l’individualismo assoluto. Era la negazione, in nome della libertà individuale, di tutti gli obblighi imposti all’individuo dalla società, dalla famiglia, dalla religione. Il nichilismo fu una reazione appassionata e potente, non contro il dispotismo politico, ma contro il dispotismo morale, che pesa sopra la vita privata ed intima dell’individuo.” da La Russia sotteranea, Syepniak S. (1882)

“Potete perseguitarci fin quando avrete la forza materiale, ma noi abbiamo la forza morale, la forza del progresso storico, la forza delle idee, e le idee non possono essere fermate dalle baionette. […] Se quella società ideale che noi sogniamo si potesse realizzare senza alcun rivolgimento violento, ne saremmo felici con tutta l’anima. Penso unicamente che in determinate circostanze la rivoluzione violenta è un male inevitabile…” Dichiarazione di Sof’ja Bardina al Processo dei Cinquanta (1877)

Nelle nostre intenzioni questo libro vuole essere il primo contributo di una ricerca più ampia, che ci ha appassionate, sulle vicende delle rivoluzionarie russe tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Affinché la memoria dei loro gesti non rimanga una mera opera celebrativa ma possa fornire validi spunti di riflessione per chi ancora oggi sceglie di agire, animata da una sincera idea di libertà. Sono storie di donne, centinaia, che hanno scelto tanto di non piegarsi al modello che la società aveva stabilito per loro – prima di signorine esemplari poi di mogli devote ed infine di madri diligenti – quanto di rifiutare il privilegio derivante dalla loro classe di appartenenza in nome di un’idea pagata in alcuni casi anche con la vita. Non vogliamo dipingerle come eroine né martirizzarle ma solo restituire il posto che spetta loro.

COLLANA LA VITA NON ATTENDE:LE NICHILISTE RUSSE.
Pagine 192.
Prezzo di copertina 8 euro, 6 euro dalle 5 copie.
Spese di spedizione 1,50 euro piego libri non tracciabile, 5 euro tracciabile.
Per richieste e info tremendedizioni@canaglie.org

NUOVA EDIZIONE ANARCOQUEER: STREGONERIA E CONTROCULTURA GAY, DI ARTHUR EVANS

Diffondiamo

Questo libro-cult degli anni ‘70, per la prima volta reso disponibile a
un pubblico di lingua italiana, parla di riti pagani, sesso gay, orge
sacre e stregoneria. Parla di come il cristianesimo abbia cercato di
annientare quelle forme di spiritualità legate alla venerazione della
natura e alla celebrazione gioiosa del sesso, in cui il travestitismo e
i rapporti omosessuali erano ampiamente praticati e rivestivano una
funzione magica, sacra. Parla del culto della Dea Madre e del Dio
Cornuto, sopravvissuti a secoli, anzi millenni, di persecuzioni
camuffandosi e mostrandosi sotto vari nomi e sembianze, fino ad essere
identificati con entità demoniache.
Dopo l’opera distruttiva del cristianesimo contro ogni forma di eresia,
di sessualità libera e di saggezza naturale, un ulteriore colpo alle
concezioni pagane è arrivato dall’industrialismo, che con le sue
tecnologie e il suo materialismo ha seppellito ogni concezione poetica e
magica della vita sotto i suoi miasmi nefasti.
Arthur Evans in questo libro ci dona un’incisiva critica della
traiettoria storica della civiltà occidentale, esortando a una lotta
senza esclusione di colpi contro il sistema tecno-industriale, che
coniughi una prospettiva queer con una visione profondamente ecologista.

240 pagine, 12 euro a singola copia,
8 euro da cinque copie in su
Collana Le Affinità Elettive
Per ordini e info: anarcoqueer@riseup.net

OPUSCOLO: NON È FORSE QUESTA GUERRA?

Diffondiamo

“Non è forse questa guerra?!” è stato scritto cercando di portare nella discussione collettiva, o individuale che sia, alcune tematiche riguardanti gli intrecci tra alcuni luoghi della Terra, nella fattispecie le rive dello Stretto, e le dinamiche predatorie del capitalismo.
La domanda che titola queste riflessioni e colletta di informazioni non vuole essere retorica, ma la messa a fuoco di un totale dilagare della forma guerra. La riorganizzazione dell’economia mondo sul modello del conflitto totale porta con se un alito mortale di cambiamenti e rinnovate frenesie; il nuovo capitale espande i suoi confini e necessita di tutta una rete di rinnovate infrastrutture a questo dedicate.

Nel corso di queste pagine si sono voluti mettere in evidenza alcuni processi o progetti che costituiscono parte degli sforzi indirizzati alla riorganizzazione del territorio sulla base delle necessità di un élite sempre più lontana dalle persone sulle quali impone i propri piani di accumulo. Qui la questione non è prendere il loro posto, bensì puntare un faro sul come e il chi ci affligge una tale prospettiva talmente mefitica e comprendere come scardinarne l’esistenza.

Elemento fondamentale di questa riflessione è il sempre più acuto sistema repressivo che il legislatore sta mettendo in atto nei confini del ‘bel paese’. Un sistema, quello paventato dal nuovo decreto sicurezza, sempre più stringente ed improntato sulla restrizione della libertà delle persone e la loro sempre più eventuale localizzazione forzata nelle varie forme detentive previste dalla genetica dell’ordine costituito. L’intento che ha mosso la stesura delle pagine di “Non è forse questa guerra?!” è stato quello di raccogliere tra loro dei tasselli che agli occhi di chi scrive costituiscono un più complessivo piano di appropriazione delle esistenze o, quanto meno, una replica di quanto già messo in atto altrove tanto nel suo complesso quanto in maniera frammentata. Dal progetto ponte, alle “smart cities” sino agli interessi che si cuciono sui corpi reclusi, migranti, arginati, incarcerati si evince l’esistenza di un filo rosso, pesante come mille catene, che svela gli intenti di quelle manacce che si allungano minacciose su queste zone del pianeta.

Con la coscienza che questa è una delle tante interpretazioni possibili di elementi ed avvenimenti, si vuole porre nel dibattito questo modo di intrecciarli tra loro. Condividere saperi e percorsi di significazione e conoscenza vuole essere un passo verso una sempre più fitta condivisioni di pratiche. Le informazioni raccolte nel corso di “Non è forse questa guerra?!” sono intrise delle emozioni di chi le intercettava e queste pagine non vogliono essere un triste nenia di rassegnazione, quanto un punto segnato in una, necessariamente, più vasta costellazione emozionale che sia invito ad un’azione sempre più di massa, ossia sempre meno mediata da strutture di delega e rappresentanza.

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MESSINA: ORGANIZZIAMO INSIEME IL CARNEVALE NO PONTE!

Diffondiamo da Stretto LibertAria

DOMENICA 19 GENNAIO h 11.00 – ex Seaflight (Messina)

organizziamo insieme il CARNEVALE NO PONTE!

🏴‍☠️🏴‍☠️🏴‍☠️

Il ponte è già qua: espropri, opere propedeutiche, sottrazione di risorse e repressione. Un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite.

Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!👹

La festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova!

“Il riso è manifestazione di libertà, e sarà anche per questo se la violenza e l’autorità non utilizzano mai il suo linguaggio. La tradizione accomuna il riso alla pazzia. Sarebbe meglio riconoscerne la saggezza”
M. Bachtin

🌱🌱Incontriamoci, organizziamoci, contaminiamoci… creiamo insieme gli spazi che sogniamo!

STAMPA, DIFFONDI🗣️

Per file stampa
👉 https://nopassaran.noblogs.org/2025/01/343/ 👈

BASTA VERITÀ, SOLO VENDETTA

Diffondiamo

BASTA VERITÀ, SOLO VENDETTA

È notizia di questi giorni, uscita dai media regionali su diretta nazionale, Ramy è stato assassinato da una volante dei carabinieri. Le immagini della dashboard del veicolo che sperona Ramy e Fares rompono la quarta parete: ci lascia in un silenzio rabbioso che non farà fatica a tramutarsi in vendetta.

Già, perché la morte di Ramy è di matrice meramente razziale, non c’è stato un incidente, c’è stato un omicidio ancora una volta di Stato, ancora una volta contro una minoranza. A perpetrario è il braccio armato del capitale, che in ogni paese come fu per George Floyd, non nasconde la volontà di ripulire le strade in nome di sicurezza e decoro.

Città più sicure, coadiuvate da zone rosse, divieti stradali, daspo, forze dell’ordine e telecamere impegnate ad individuare nemici interni e se necessario ucciderli. Metodologie che si sono intensificate con il Covid19, prassi consolidate per commettere il silente genocidio in Palestina, strumenti applicati con violenza ovunque il potere economico non vuole intoppi.

La discussione sulla presunta veridicità delle accuse di omicidio da parte dei carabinieri non ci interessa, essa può essere solo una sberla in faccia a qualche bianco borghese benpensante dalla coscienza intorpidita. Amicx, compagnx, affetti di Ramy non ne hanno bisogno. Perché chi come lui ha vissuto nei quartieri-ghetti o appartiene a una minoranza è quotidianamente vittima di abusi da parte delle forze dell’ordine.

Non ci accontentiamo nemmeno dell’etichetta giuridica di “omicidio stradale”. Perché quella di Ramy è stata un‘esecuzione sommaria, di quelle che le guardie possono permettersi di fare senza neanche pensare alle conseguenze, coperti dalle sottane di uno stato razzista e oppressivo.

Quello che vorremmo è che le conseguenze non siano decretate dagli stessi scranni che sistematicamente mettono in gabbia Ix ragazzx che vendono il fumo e chi non possiede la carta d’identità o il permesso di soggiorno. Vorremmo quindi uscire dalla etica della legalità secondo cui giustizia è fatta se gli individui che hanno ucciso Ramy vengono condannati in un tribunale: essa è Ia stessa che garantisce I’applicazione di leggi fatte su misura per perseguitare le minoranze in Italia e alle sue frontiere.

Non avremo pace finché il Mediterraneo continuerà ad essere un cimitero per volontà dei potenti, fino a quando anche una sola persona verrà rinchiusa in gabbie come hotspot e CPR. Non avremo pace e resteremo complici e solidali al fianco di ogni scintilla o fiamma che si scaglierà contro I’oppressione sistemica. Possiamo solo augurarci che, dalla periferia di Parigi a quella di Minneapolis, l’urlo di vendetta infuochi le strade e le città e faccia tremare il potere. Sapremo i vostri nomi.

Questo scritto non vuole essere un’incitazione per le persone razializzate alla (re)azione più conflittuale e distruttiva. Riteniamo che ogni soggettività e popolo oppresso debba creare autonomamente la propria strada per la vendetta e la libertà. Noi ci uniremo, praticando la conflittualità in base al nostro posizionamento e ai nostri strumenti, alle forme di resistenza dal basso. Queste sono le uniche che possono portare a una sovversione dell’esistente.

QUEST’ULTIMA GOCCIA NON FA TRABOCCARE IL VASO. RIFLESSIONI SULLA SICCITÀ A MESSINA E IN SICILIA, TRA SVENDITA DELLE INFRASTRUTTURE IDRICHE E “GRANDI OPERE”

Riceviamo e diffondiamo

Quest’ultima goccia non fa traboccare il vaso di acqua ma, per l’ennesima volta, rende piena d’incertezze e lascia a sé stessa una cittadinanza sempre più delusa.
Non vi sono zone della città che non siano in qualche modo colpite dalla mancanza di erogazione idrica nelle abitazioni. Intere palazzine a secco da giorni, alcune superano la settimana. Segnalazioni arrivano da ogni angolo, da Punta Faro sino a Larderia, ove si possono constatare variegate situazioni di disagio. Probabilmente la suddivisione in aree di gestione dell’emergenza voleva suggerire una localizzazione del problema, facendo trapelare il totale essere sotto controllo della mancanza d’acqua. Ma la realtà suggerisce un quadro molto più ampio e fosco. Il piano d’emergenza emesso dall’AMAM fa “acqua” da tutte le parti, triste metafora in questo momento. In fin dei conti sembra solo aver riempito le strade di autobotti che invadono la città, affannandosi, nel travasare qualche metro cubo di acqua nei vari serbatoi dei condomini in giro per l’area urbana di Messina. Ad essere messa in discussione non è qui la buona volontà di operatori ed operatrici che cercano di districarsi, anche loro come vittime, in questa massa piena di disagio e sentimento di abbandono; piuttosto, la riflessione dovrebbe superare la mera ricerca delle inefficienze quotidiane nella c.d. gestione della crisi e non incagliarsi nei tecnicismi infrastrutturali di condutture, inclinazioni e vari livelli di pressione.

Se la frammentazione in aree della città afflitte dalla crisi idrica può dare un’idea di localizzazione del problema, seguendo le segnalazioni dei cittadini e delle cittadine ci rende presto conto che la mappa dell’emergenza attraversa, se non tutto, un’ingente parte dell’urbanizzato messinese. La gente ha potuto fare affidamento su qualche autobotte o sul proprio ingegno e possibilità organizzativa (in termini soprattutto economici). Ed in questo quadro di essiccamento colposo le beffe non sono affatto poche:

In primo luogo, la privatizzazione dell’infrastruttura idrica, ossia laddove non è possibile impossessarsi dell’acqua, si sono svenduti i rubinetti. Qui subentra ATI, ossia Assemblea Territoriale Idrica, ente pubblico cui compito è la gestione delle varie infrastrutture idriche territoriali, subentrata ad EAS (Ente Acquedotti Siciliani) commissariato da ormai parecchio tempo. Per quanto riguarda la conduttura del messinese, ATI sembrava intenzionata, in un primo momento, a determinare una gestione a carattere totalmente pubblico. Nel giro però di pochi mesi da questo tipo di delibere (nn. 10,16,28 del 22), cambia tutto, e dall’ente si decide di cercare invece un partner privato che co-gestirà l’infrastruttura idrica detenendone il 49% della proprietà. Nel frattempo, alcuni “commissari ad acta” della Regione Sicilia determinano il compimento dell’iter burocratico per dare vita alla Messinacque S.p.a., società cui destino, aiutato dalle continue proroghe di ATI sul bando di ricerca del partner privato per la gestione dell’apparato idrico messinese, sembra voler riservare quel 49 % menzionato sopra. L’ultima proroga portava la scadenza al 10 luglio 2024, data oltre la quale non sembrerebbe esserci stata alcun’altra proroga per il bando; si può presupporre che Messinacque S.p.a. si sia adesso presentata ad accaparrarsi la “conduttura promessa”.

Le conseguenze di questo passaggio di questa grande fetta di proprietà dell’infrastruttura idrica avranno ripercussioni già immaginabili, prima fra tutte il levitare del costo dell’acqua stessa; beffa oltre il danno in tempi di crisi totale ed assenza di acqua corrente. -Ci chiediamo quale ruolo abbiano Comune ed AMAM in questo furto bello e buono. Ci chiediamo se il ricorso al TAR dei Comuni, rigettato recentemente, sia bastevole nel garantire a noi tutti e tutte un dignitoso accesso a questo bene primario.

Già solo questo basterebbe a farci accapponare la pelle, ma le controversie non finiscono qui; prime fra tutte l’incombere della cantierizzazione della città tutta per far spazio al mostro ponte.

Che con la stessa prepotenza di chi ce lo impone farà breccia nelle nostre esistenze, determinando uno scossone senza precedenti nelle nostre quotidianità. La domanda sorge spontanea: “ma forse sarà che l’acqua la vogliono portare con il ponte?!” Mentre Webuild, (la stessa azienda incaricata di costruire il ponte sullo Stretto) tiene sotto scacco l’intera area dei villaggi della zona sud fino a Fiumefreddo, Messina resta a secco. Allo stesso tempo, interi pozzi d’acqua sembrerebbero essere dati in totale monopolio ai cantieri. Le loro talpe, scavatrici di tunnel della devastazione, l’acqua per funzionare la trovano sempre; quella per impastare il cemento, sigillo sulla natura, la trovano sempre. Il loro impianto di betonaggio, a Savoca, è sempre in funzione. Assumendo furbamente le sembianze di progresso, il raddoppiamento ferroviario che interessa il messinese ha assunto tutte le caratteristiche che si prospettano per i futuri cantieri del ponte, mentre i mezzi pesanti transitano ormai da mesi nelle aree abitate di Roccalumera, Nizza, Savoca, Sant’Alessio, rendendole invivibili per gli abitanti stessi.

La prepotenza dei portatori d’interesse che, in barba ai dubbi sollevati dalle varie giunte comunali, sembrano procedere a spron battuto, senza troppo badare alle preoccupazioni di chi quei luoghi li abita.

Reputiamo non più sopportabile accettare questa svendita a trecentosessanta gradi delle nostre esistenze. Siamo continuamente sotto il ricatto di chi questi luoghi li vede solo come cave di denaro, continuamente sottoposti e sottoposte ad uno stato emergenziale che riduce sempre più le nostre esistenze ad una mera gestione tecnico-amministrativa. La Provincia assiste già alle prime frane; a sempre più persone manca l’acqua in casa; ancora e sempre più su tutti noi pende la spada di Damocle della cementificazione totale, della svendita delle nostre vite tutte ai signori del cemento e della digitalizzazione. Diventerà il loro hub logistico, per le loro merci, per i loro capitali, ma la Vita, in questi luoghi, sembra essere sempre meno benvenuta.

Riappropriamoci della nostra storia, del nostro territorio, delle nostre vite.
Creiamo insieme gli spazi che sogniamo.

PDF VOLANTINO: Quest’ultima_goccia_non_fa_traboccare_il_vaso