Diffondiamo:
Settimana di agitazione tra il 4 e l’11 settembre
Per l’annullamento delle sentenze della giustizia militare per il compagno Marcelo Villarroel in lotta nelle carceri cilene.
A cinquant’anni dal golpe militare.
PROPAGARE E AGIRE
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli
Diffondiamo:
Settimana di agitazione tra il 4 e l’11 settembre
Per l’annullamento delle sentenze della giustizia militare per il compagno Marcelo Villarroel in lotta nelle carceri cilene.
A cinquant’anni dal golpe militare.
PROPAGARE E AGIRE
Diffondiamo:
Qual’è il mondo contro cui lottiamo? Qual’è il mondo per cui lottiamo?
Dibattiti e presentazioni di libri su tecnologia, estrattivismo, transizione ecologica e guerra.
VENERDÌ 29 settembre
SABATO 30 settembre
DOMENICA 1 ottobre
Al Brigata, via Riccione 4 – Imola.
[Programma dettagliato in arrivo https://brigataprociona.noblogs.org/post/2023/07/22/verso-lutopia-scritti-e-pensieri-anarchici/]
Biciclettata ostinata e ostile contro tutto l’insostenibile
Diffondiamo:
Gonfia la bici e sgomma sulla polis
9 settembre 2023 Bologna ore 13.12 Villa Angeletti…. TAZ TAZ TAZ !
IL PASSANTE SI PUÒ FERMARE
Qui il canale telegram
MERCOLEDI 30 AGOSTO – ore 18 Presidio davanti al carcere di REBIBBIA
[appuntamento lato maschile – via Elena Brandizzi Gianni]
Diffondiamo:
Durante questa estate, forse approfittando della distrazione vacanziera dei più, molte delle guardie penitenziarie sotto processo per vari episodi di torture, a Torino come a Santa Maria Capua Vetere, sono tornate in servizio. A deciderlo sono stati i giudici competenti dei singoli procedimenti in cui sono imputate.
Riandando con la mente alla mattanza dell’aprile 2020 a S.M.C.V. ci preme inoltre ricordare che, a seguito di quelle brutali violenze di massa, ben 3 persone detenute sono decedute: Vincenzo Cacace e Fakhri Marouane, due tra i prigionieri che hanno denunciato le torture, e Lamine Hakimi dopo più di un mese di isolamento da quel maledetto aprile.
Quando fuori dalle carceri la vita si fa giorno dopo giorno più dura, chi è detenuto ha maggiori difficoltà a ricevere un sostegno dalle persone care. I pacchi alimentari, per esempio, si riducono di quantità e qualità. Per non parlare, poi, di quante persone imprigionate non hanno alcun sostegno poiché prive di una rete familiare o comunque affettiva.
Da lungo tempo chi è detenuto/a nel carcere di Rebibbia, denuncia la qualità scadente del cibo e i costi enormi del sopravvitto. Ma, nonostante ci sia un’indagine in corso, nei fatti nulla è cambiato.
Ad inizio agosto un detenuto, come riportato all’interno dei pochissimi articoli che ne hanno parlato, ha scelto di protestare contro le condizioni di detenzione salendo su una gru presente all’interno del carcere di Rebibbia.
Mentre scriviamo, veniamo a conoscenza del suo trasferimento punitivo nel carcere di Teramo solo perché i giornali del luogo hanno scelto di parlarne a seguito del suo tentativo di togliersi la vita. Nessuno ha voluto davvero approfondire i motivi della sua protesta e cosa c’è dietro questo ennesimo “tentato suicidio”.
Guardando agli ultimi 3 anni, ben 3 ministri della giustizia di diversa bandiera stanno perpetrando lo stesso lavoro di feroce annientamento. Dalle stragi e le torture di massa alle morti di carcere quotidiane. Non permettere che il carcere venga raccontato come una bolla separata dal resto, fare da megafono a chi è privato della libertà, farci sentire fuori da quelle mura anche durante quest’ennesima estate bollente, è necessario.
Diffondiamo dalla pagina fb Patrizia Corsica:
Nell’agosto fiorentino si sa, le sorprese non mancano. Il periodo perfetto per qualunque operazione antipopolare: tagliare gli alberi sani di un viale, vietare piazze storiche del centro a chi non paga 10 euro per un drink, sgomberare una casa o chiudere un intero stabilimento produttivo lasciando a casa centinaia di operai.
Così, anche il turno della “nuova Corsica”(v. Ponte di Mezzo 32) è arrivato, con centinaia di sbirri che ancora una volta invadono le strade di Rifredi con la solita arroganza e violenza.
Ripercorriamo I fatti: due compagn* riescono a salire sul tetto, dove resisteranno per tre giorni difendendosi dai furti(acqua, cibo e vestiti) e le vessazioni della Digos. Nel frattempo, i primi solidali che accorrono in strada per solidarizzare con chi resiste sul tetto, vengono fatti caricare con “punitiva” violenza e tentativi di strangolamento, una compagna viene tratta in arresto dopo essere stata immobilizzata a terra senza apparente motivo. Il giorno dopo verrà scarcerata dal tribunale, l’arresto è illegittimo, un video mostra chiaramente quanto il fermo fosse immotivato oltre che pericolosamente violento. Nel frattempo, in barba alla paura che la polizia voleva infondere, i solidali sono aumentati e ai giardini di via mariti prende vita un campeggio che sarà il fulcro di iniziative, volantinaggi e cortei per i giorni successivi. Il campeggio è una comune viva e attiva nelle strade del quartiere, si sta insieme, si parla, ci si aiuta e si portano calorosi saluti a chi resiste sul tetto. Dopo 3 giorni asserragliate in mezzo alle guardie le compa scendono dal tetto, il presidio solidale le riabbraccia. Corsica82 è stata sgomberata ma nessuno si abbatte di animo: la città per quanto sia in mano ad affaristi e turisti è ancora la nostra. Il corteo del giorno dopo attraverserà i quartieri di Rifredi e S.Jacopino con numerosi interventi contro carovita, sfruttamento, caro affitti, guerra e politiche securitarie, raggiungendo poi il centro cittadino e intonando cori contro il turismo, principale attore della vita misera che questa città vorrebbe propinarci. La manifestazione terminerà quindi in santo spirito, riconquistando così una delle piazze che il turismo ha sottratto agli abitanti della città.
Ancora una volta Firenze si è distinta come una città mostruosa, dove la polizia sfrutta l’occasione di una bambina rapita per tentare di annientare i pochi spazi di incompatibilità rimasta in città. Ma Firenze dimostra anche di essere una città ancora viva, piena di persone pronte a difendere ciò che è giusto e prezioso. Alle persone solidali che hanno difeso Corsica in questo agosto come nel marzo 2022 va tutto il nostro affetto ed il nostro ringraziamento. Vogliono annientare ogni forma di critica e opposizione reale, a Firenze come in tutta Italia. Episodi come l’arresto della nostra compagna molto spesso finiscono con pesanti condanne, sta volta un video fatto da un solidale e un giudice non asservito alle volontà della procura hanno permesso che così non fosse. Arresti, sgomberi e violenze sono frutto della loro paura, lo sappiamo bene, temono la rabbia di quelle persone che non arrivano più a fine mese, di quelle che hanno scoperto loro malgrado che la sanità è sempre meno accessibile, mentre i miliardi che estirpano dalle buste paga di chi ha ancora un contratto decente vanno in armi ad uso delle politiche NATO. Temono la rabbia dei ragazzini figli di migranti, razzializzati dallo stato ed abbandonati alla povertà e ai soprusi degli sbirri. Temono la rabbia dei tanti che sempre meno credono a giornalisti e politicanti. Temono chi si oppone e chi resiste, come gli operai di mondo convenienza a campi Bisenzio in lotta da mesi per avere condizioni e paghe degne.
Il loro futuro ha paura di noi, è questa la verità, per questo cercano di istillare quotidianamente il terrore, caricando picchetti e manifestazioni, denunciando ed arrestando. Lo sappiamo bene, per questo non abbiamo più paura, e non siamo certo soli.
Proprio la volontà di rompere l’isolamento ci sembra essere uno dei fili rossi che lega le lotte presenti: dalla val Susa alle lotte operaie fino alle occupazioni abitative e le lotte studentesche la forma del presidio permanente diventano i pochi momenti di scambio reale e diretto tra persone, nuovi luoghi per immaginare ed organizzare un mondo migliore.
Come avrete capito non siamo ancora pronti a rassegnarci alla città vetrina e le sue telecamere.
Stay tuned, Corsica 83 attende tutti coloro che vorranno scrivere nuove pagine colorate nella grigia storia della Firenze votata al turismo.
ASSEMBLEA PUBBLICA IN DIFESA DEGLI SPAZI OCCUPATI
Intanto rilanciamo l’assemblea fiorentina prevista per venerdì 25 agosto in difesa degli spazi occupati alle 18 in piazza Tasso.
Diffondiamo:
Ad Alba, nelle ricchissime Langhe, decine di lavoratori agricoli continuano a non avere un tetto sotto cui dormire a pochi giorni dall’inizio della vendemmia. E’ una storia che si ripete identica in molti distretti agricoli, e la provincia di Cuneo è uno degli esempi più lampanti delle contraddizioni insite nella produzione agroindustriale, come da anni dimostrano le vicende della vicina Saluzzo. Per questo domani 19 agosto saremo in piazza al fianco di questi lavoratori, per chiedere ancora una volta casa e documenti per tutt, dal Piemonte alla Puglia.
[fonte fb: comitato lavoratori delle campagne]
Dopo l’occupazione Corsica della settimana scorsa un’altra esperienza di autogestione è stata sgomberata ieri mattina in via Ponte di Mezzo a Firenze: si tratta dello studentato autogestito dal 2016, PDM27.
Fin dalle prime ore del giorno un elicottero ha sorvolato la zona per impedire alle persone di salire sul tetto, mentre un ampio dispiegamento di uomini e mezzi ha nuovamente militarizzato il quartiere.
Dai media apprendiamo che, come per Corsica, anche in questo caso “il provvedimento di sgombero è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari di Firenze su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia”, un’operazione che “si inquadra nella direttiva inviata dallo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a tutti i prefetti d’Italia, in cui si sollecita a procedere con forza contro le situazioni di illegalità.”
Un intervento che evidenzia come l’antimafia sia sempre più interessata e coinvolta nella repressione politica di movimenti e dissidenze.
Dal Viminale applaudono all’operazione sottolineando come si tratti di “interventi fondamentali per il ripristino della legalità, necessari a garantire migliori condizioni di sicurezza ai cittadini”.
Il solito mantra della sicurezza, quella stessa sicurezza che continua a sacrificare la vita di persone e territori sull’altare della speculazione e del profitto, costruendo città sempre più invivibili ed esclusive.
Lo Stato non si sta facendo scrupoli a strumentalizzare quanto avvenuto all’ex Hotel Astor per far fuori quelle esperienze che si oppongono ad una realtà fatta di solitudine e sfruttamento, e alla turistificazione selvaggia di interi quartieri.
L’immobile secondo la stampa sarebbe destinato ad un progetto di “housing sociale” per persone con vulnerabilità psichica, senza vergogna lo Stato non esita a manipolare l’opinione pubblica sbandierando progetti di interesse sociale per coprire la violenza con cui intanto reprime, sgombera e rade al suolo esperienze di riappropriazione, mutualismo e autogestione.
Solidali con chi resiste!
Intanto rilanciamo da La Polveriera:
ASSEMBLEA PUBBLICA IN DIFESA DEGLI SPAZI OCCUPATI
Vogliono fare il deserto ma non glielo permetteremo.
“Chiamiamo a raccolta tutti coloro che avranno voglia di mettersi in gioco per costruire una resistenza collettiva e cittadina agli sgomberi.”
Venerdì 18 agosto alle 18 in piazza Tasso assemblea pubblica in difesa degli spazi occupati.
Riceviamo e diffondiamo da La Burjana, canale Telegram Sulla Breccia:
È morta un’altra vita, Moussa, un giovane guineano, mentre la speranza gli muoveva le gambe tra gli ultimi ostacoli del tritacarne, sulla frontiera del Monginevro, lunedì.
Sta morendo un’altra vita, un giovane pakistano caduto in un cantiere, trasportato come macerie da nascondere mentre lavorava sfruttato a Trieste, martedì.
All’atrofia della conta asettica delle morti, alla catatonia dell’impotenza e della paura, rispondiamo con la passione, le lacrime e la rabbia: rifacciamo scorrere l’esigenza di giustizia nelle vene, il coraggio per cui anche sotto regime si può rispondere, la generosità che il privilegio ci concede di usare.
Rispondiamo unite e determinate sull’origine di tutto ciò: la frontiera. Rispondiamo per noi stesse, per la nostra umanità. Rispondiamo perché è intollerabile che esista questo tritacarne fatto per fornire vita esauste e sfruttabili al capitalismo occidentale.
Che tutte sentano il momento, perché il numero determina la portata: per la prima volta ci troviamo a disturbare la frontiera orientale.
Visibilizziamo quel simbolo di morte, aperto solo a merci e documenti accettabili, chiuso alla speranza di un’esistenza migliore. Per la vita, per l’umanità, perché unite si deve e si può reagire.
Venerdì 11/08 ore 19:00 // piazza Libertà, assemblea pubblica
Domenica 13/08 ore 18:00 // parcheggio della frontiera di Fernetti, presidio
Diffondiamo il testo di un volantino distribuito al corteo del 2 agosto a Bologna.
Oggi 2 agosto si commemorano le vittime della strage alla stazione di Bologna del 1980. Una strage da ascriversi allo Stato nella sua ideazione e progettazione, e ai fascisti nella sua realizzazione pratica, che rientra nella violenza rivolta contro le lotte operaie e le proteste sociali dell’epoca.
A presenziare questa volta alla ricorrenza come portavoce del Governo, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiara espressione dello spirito democratico fondato sulle stragi: capo di gabinetto di Salvini ai tempi dei decreti sicurezza, artefice quest’anno del decreto anti-rave e di molteplici misure anti-migranti. Uno Stato che ancora oggi si nutre delle stragi in mare, sul lavoro, nelle carceri, nei Cpr, alle frontiere, e della dura repressione di chi lotta contro questo esistente fatto di dominio e sfruttamento.
Il recente sciopero della fame del prigioniero anarchico Alfredo Cospito, durato oltre sei mesi, ha rotto il silenzio sulla tortura democratica del 41bis e dell’ergastolo ostativo. Condannato per “strage” nell’ambito dell’inchiesta Scripta Manent insieme ad Anna Beniamino, compagna anarchica, Alfredo è attualmente ancora recluso in regime di 41-bis in attesa del ricalcolo delle modalità detentive. L’accusa si riferisce ad un ordigno esploso fuori dalla caserma degli allievi dei carabinieri di Fossano (CN), le condanne comminate sono altissime: 23 anni per Alfredo, 17 anni e 9 mesi per Anna. Come per Juan, condannato in appello a 14 anni e 10 mesi con l’accusa di aver attentato alla sede della Lega di Villorba (TV), e Zac, rinchiuso da diversi mesi nelle celle di Stato in attesa di giudizio, accusato di un attacco incendiario al consolato greco nell’ambito della campagna di solidarietà al compagno Dimitris Koufontinas, detenuto in sciopero della fame in Grecia.
Lo Stato, oggi come ieri, continua imperterrito la sua battaglia repressiva contro il così detto “nemico interno”. Negli ultimi mesi in tutta Italia compagne e compagni, da nord a sud, hanno subito perquisizioni e ricevuto notifiche di apertura indagini tra cui alcune con capo di imputazione 270bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) – a seguito dell’intensa lotta portata avanti nei mesi di mobilitazione per la campagna contro il 41-bis e l’ergastolo ostativo, al fianco di Alfredo. Intanto, Domenico Porcelli, detenuto al carcere di Bancali (SS), è in sciopero della fame da oltre 5 mesi contro il 41-bis, nel totale silenzio dei media e della così detta società “democratica” e “civile”. La sua lotta contro la tortura di Stato del 41-bis è anche la nostra, consapevoli che la solidarietà verso chi resiste dentro e fuori le galere è un’arma contro la società dello Stato e dei padroni che ci vorrebbe docili e divisi.
STRAGISTA È LO STATO, NON CHI LO COMBATTE