PESCARA: PRESIDIO AL CARCERE IN SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE DETENUTE

Diffondiamo

Domenica 9 marzo ore 10:30
Presidio al carcere di San Donato, Pescara
In solidarietà con le persone detenute

Lunedì 17 febbraio al carcere di San Donato un giovane detenuto si è tolto la vita. Ne è seguita una rivolta alla quale lo Stato ha risposto con la repressione di sempre, trasferendo decine di detenuti.

Questo succedeva negli stessi giorni in cui la garante dei detenuti in Abruzzo, seguita a ruota dai politicanti di turno, dichiarava che le carceri abruzzesi non presentano criticità.

Quello che il carcere fa è invisibilizzare la popolazione non allineata con le leggi che difendono la borghesia ed è sicuramente la linea di chi vuole sempre di più rimarcare la divisione tra buoni e cattivi e tra ricchi e poveri.

Le persone detenute, che a detta di chi dovrebbe “tutelare” ed “esserne garante” non stanno poi così male, per lorsignori, stanno bene dentro, dove l’importante è che non se ne parli nel mondo “di fuori”.

Che sia con garanti, “riforme” o “percorsi rieducativi”, tutto ciò non può cambiare il fatto che di una gabbia si tratta, dove rinchiudere e reprimere esistenze, per nascondere le contraddizioni dello Stato.
La detenzione è una condanna alla disumanizzazione e talvolta anche alla morte. Tutto ciò perché natə dalla parte sbagliata, perché non conformi alla società che impone dei modelli e non succubi delle leggi di chi è al potere.
Leggi liberticide, inoltre, non fanno altro che aggravare questa situazione.

Solidarizziamo con le persone detenute.
Perché il carcere non è un corpo estraneo della società, ma il luogo in cui il dominio esplica le sue contraddizione e compie le sue efferatezze.
Tuttə liberə!

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SPAGNA: SCRIVIAMO A GHESPE

Dopo il suo arresto a Madrid, avvenuto il 15 febbraio durante un controllo di polizia, il compagno anarchico Ghespe è stato trasferito nel carcere di Soto del Real e non si è opposto all’estradizione verso l’Italia.
Ghespe, irreperibile e ricercato dal 2023, era stato condannato a 8 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione Panico, per l’azione contro la libreria “Il Bargello” (Firenze, 1° gennaio 2017), spazio legato a Casapound.

Per scrivere a Ghespe:

Salvatore Vespertino
Carretera M-609 Km 3.5
28791 Soto del Real (Madrid)
España

BOLOGNA: CONTRO L’ISTITUZIONE DI UN NUOVO REGIME CARCERARIO SPECIALE PER “GIOVANI ADULTI”

Diffondiamo:

Ieri martedi 25 febbraio un po’ di persone si sono trovate sotto al carcere del Pratello per un volantinaggio rumoroso contro l’istituzione di un nuovo regime speciale per “giovani adulti problematici” (provenienti da istituti minorili) all’interno del carcere della Dozza, e per portare la loro solidarietà ai reclusx. Di seguito il volantino distribuito:

IL CARCERE FA SCHIFO

Siamo qui per contestare l’istituzione di una sezione speciale destinata a “giovani adulti problematici” (giovani provenienti da istituti minorili) all’interno del carcere della Dozza (carcere “per adulti”). Sembra che proprio oggi martedì 25 febbraio stia avvenendo il trasferimento di 50/70 detenuti (il numero non è chiaro) provenienti da diversi istituti penali per minori di Italia, pare, dal centro nord. Questa misura ha già previsto la deportazione di 70 reclusi in “Alta sicurezza 3”, per fare spazio ai detenuti in arrivo. Le sezioni “alta sicurezza”, articolate su tre livelli, sono regimi speciali, i più isolati e degradanti di tutta la struttura penitenziaria, peggio dell’ AS c’è solo il carcere cosiddetto duro\41bis. Il trasferimento di questi detenuti potrebbe creare ulteriori trasferimenti interni tra sezioni AS, scombussolando la vita già difficile di ben piu di una cinquantina di giovani detenuti. I detenuti trasferiti dai penitenziari minorili sono di età compresa tra i 18 e i 25 anni, hanno commesso un reato quando erano ancora minorenni e per il ministero sono da considerarsi non educativamente recuperabili.

Ma chi è “non recuperabile”? Probabilmente chi non si allinea alle pratiche rieducative del carcere, che, come si è visto a Milano al Beccaria, consistono in punizioni, pestaggi e violenze. Questa manovra che viene spacciata come risolutiva dei problemi di spazio e di inagibilità del carcere minorile del Pratello mostra la vera faccia di questo sistema: non esiste alcuna differenza tra un carcere per minori ed uno per adulti, il carcere fa schifo.

I detenuti vengono gestiti, presi, spostati, assegnati ad altri carceri, considerati come numeri in più all’interno di una struttura sempre più sovraffollata e in decadenza. Il trasferimento spesso viene usato come arma di punizione da parte dell’amministrazione penitenziaria per isolare le persone dai legami che si sono costruite all’interno del carcere e dai loro affetti all’esterno. Una quotidianità carceraria che oltre ad essere priva di dignità umana è, post pandemia e post rivolte, sempre più soggetta a soprusi di ogni tipo: dalla potenziata discrezionalità di ogni singola Direzione carceraria e Sanitaria, all’abuso di potere delle guardie penitenziarie. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale viene duramente represso, come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.

Anche al carcere minorile del Pratello vi sono stati episodi di rivolta ed evasione: a fine dicembre del 2022 una cella è stata data alle fiamme e qualche giorno dopo vi è stata una rivolta. Anche in questo caso vi sono stati trasferimenti punitivi dei detenuti maggiorenni coinvolti alla Casa circondariale per adulti. Si parla di cinque celle rese inagibili e di una porta blindata divelta. A luglio del 2024 i detenuti hanno dato fuoco a due celle e sfidato le guardie, mentre un detenuto è riuscito ad evadere attraverso un foro scavato nella cella. Un’altra evasione risale a settembre del 2023. Ma questi sono soltanto alcuni degli episodi di rifiuto e rivolta di cui abbiamo notizia dalla stampa di regime, chissà invece quante sono le rivolte che rimangono represse dietro quelle mura.

Chi riduce il problema del carcere ad un problema di “sovraffollamento” è lo stesso che le galere le ha riempite fino a farle scoppiare.

Con l’approvazione del Decreto Caivano, un provvedimento fortemente punitivo e repressivo volto a criminalizzare e colpire i giovani delle periferie e le fasce più marginalizzate della popolazione, la situazione si è ulteriormente aggravata: più pene, più carcere, più facilità per un minore di finire in arresto e/o di essere tradotto in questura, eliminazione di istituti alternativi al carcere (ora subordinati a lavori di pubblica utilità nonostante la minore età, riproducendo la premialità già presente nelle carceri comuni e nei regimi speciali). Un decreto approvato per far fronte a quella che il governo Meloni definisce come “emergenza baby gang”,un tipo di retorica, non lo dimentichiamo, propagandata non solo dai governi di destra ma anche da tutte quelle realtà politiche e partitiche che si proclamano di sinistra ma che hanno sempre portato avanti e vidimato politiche emergenzialiste e securitarie.

A Bologna questo attacco ha trovato infatti nuovo vigore con l’asse Lepore-Piantedosi, tra retate, espulsioni, arresti, interventi ad “alto impatto” nei quartieri e per le strade, fino alla recente ordinanza del prefetto che vieta l’accessibilità ad alcune zone della città a quelle persone valutate “moleste” da guardie e divise, naturalmente con “valutazioni” iper discrezionali e arbitrarie. Un dispositivo, quello delle “zone rosse”, che sta armando ancora di più il senso di impunità delle forze dell’ordine. Una caccia alle streghe che conferma la funzione primaria del carcere come strumento di repressione, governo delle diseguaglianze e del conflitto sociale, volto al mantenimento di un ordine fatto di sfruttate e sfruttatori.

In un clima di guerra interna e sistematica repressione del dissenso (in qualsiasi forma esso si esprima) il carcere diventa prospettiva concreta per chiunque si opponga a questo esistente. Non vogliamo un carcere bello. Non vorremmo nessun carcere.

CHE LA RIVOLTA SOCIALE (PAROLA VUOTA E RIDICOLA IN BOCCA AI CANI DA GUARDIA DEL PADRONATO) DIVENTI REALTÀ DENTRO E FUORI LE GALERE

UDINE: PRESIDIO SOLIDALE SOTTO IL CARCERE

Riceviamo e diffondiamo

Sabato 15 febbraio dalle ore 15
in via Ragusa

Nel carcere di Udine il sovraffollamento ha raggiunto un limite insopportabile, vi sono rinchiusi 180 detenuti a fronte di una capienza di 90 posti, dei quali ben 57 si trovano nella prima sezione, situata al piano terra, in condizioni di grave degrado ambientale con umidità, muffa, fili elettrici scoperti, mancanza di tubi di scarico nei lavandini. Questa sezione è quella dove vengono collocati i nuovi giunti, che vivono il trauma dell’entrata in carcere, i prigionieri che manifestano problemi di disagio mentale o di tossicodipendenza e dove ci sono le celle di isolamento.

Inoltre all’interno del carcere manca una copertura medica e infermieristica sulle 24 ore.

Però i lavori di “riqualificazione della struttura”, tanto sbandierati dai garanti comunali che si sono succeduti in questi ultimi anni, che prevedono l’allestimento di aule studio, laboratori e di una sala polifunzionale uso teatro, vanno avanti. I garanti hanno promosso lo scorso dicembre una “marcia silenziosa e non violenta”, con tanto di rosa bianca in mano, dal duomo al carcere “per festeggiare la conclusione dei lavori del polo culturale e didattico e dolersi per il mancato inizio lavori per la prima sezione”, come se questa ennesima negligenza fosse colpa del destino avverso, che è necessario propiziarsi, o di qualche divinità, e non una precisa responsabilità dell’amministrazione penitenziaria e dell’ASL che evita di controllare e di intervenire sull’area sanitaria.

A lavori ultimati dunque, la “società civile” di questa società distopica potrà provare l’emozione di andare a teatro dentro le mura del carcere, mentre nelle sezioni i detenuti vivono in condizioni disumane, patiscono maltrattamenti fisici e psicologici, vengono psichiatrizzati attraverso la somministrazione di psicofarmaci e metadone.

Il garante regionale, pragmatico, già direttore del carcere di Trieste, non si lagna, ha la soluzione per risolvere il problema del sovraffollamento: costruire “una nuova e moderna struttura carceraria in regione” in modo da realizzare “una sorta di bacino di espansione di fronte al flusso non arrestabile di persone detenute, flusso che non tenderà a decrescere nei prossimi mesi e anni”. Ecco, le persone che vengono imprigionate diventano un flusso…

Nei prossimi mesi ed anni lo Stato infatti, attraverso il Pacchetto sicurezza, la creazione di nuovi reati, le zone rosse, il proliferare dei dispositivi di controllo,… vorrebbe chiudere il cerchio del suo dominio, attraverso la guerra a poveri e marginali, a migranti e ribelli, alle persone detenute nelle carceri e nei CPR, mentre è sempre più attivo nelle guerre guerreggiate con l’industria bellica, le missioni militari, le imprese neo-coloniali, lo sfruttamento e la devastazione della Terra e del vivente.

Qua fuori, la città di Udine, già mostruosamente militarizzata, video-sorvegliata e  blindata, è ora diventata una estesa zona rossa, invasa dalle forze dell’ordine, con una control room e un progetto comunale di istigazione alla delazione detto “sicurezza partecipata”.

Noi rifiutiamo di far parte di una società sottomessa che guarda un marchingegno illuminato mentre tutto va in rovina, vogliamo invece guardarci attorno, metterci in mezzo, cogliere gli sguardi dei fratelli e delle sorelle, dei compagni e delle compagne, lottare insieme per continuare a lottare, ancora e ancora…

SABATO 15 FEBBRAIO 2025 PRESIDIO SOLIDALE CON I DETENUTI DEL CARCERE DI UDINE

MUSICA, PAROLE, SALUTI, URLA DI LIBERTÀ E DI VICINANZA

 

PALERMO: 400 DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME AL PAGLIARELLI

Nei giorni scorsi è scoppiata una rivolta nel carcere Pagliarelli di Palermo, a causa delle nuove restrizioni in vigore che prevedono il divieto di ricevere, tramite pacchi postali, alimenti ed altri oggetti come coperte e maglioni di pile. 400 detenuti hanno dato il via a uno sciopero della fame. Condividiamo la seguente riflessione: 

400 detenuti in sciopero della fame. I motivi della protesta nel carcere di Palermo: “In una situazione carceraria disastrosa che l’anno scorso ha registrato il record di suicidi, ed in cui il sovraffollamento è una costante, appare assurdo gravare in maniera ancora maggiore sulla vita dellx reclusx”

Ci riempie il cuore una rivolta collettiva per due ragioni:
– La prima per ovvie ragioni di solidarietà e di complicità. Un governo che introduce il reato di “resistenza passiva”, reato al vaglio del senato, con il nuovo DDL sicurezza si ritrova a fronteggiare una rivolta collettiva di 400 persone, detenutx che non abbassano la testa di fronte a limitazioni assurde, volte alla mera repressione che mira all’annientamento delle condizioni umane decenti. Niente più cibo dall’esterno, tuttx con lo stesso sapori in bocca: quello che sa di rancido, imposto dall’apparato repressivo.
– La seconda è che finalmente una rivolta in carcere, finalmente collettiva, finalmente finalizzata a distruggere una discriminazione classista, finalmente da dentro una rivolta contro il potere che reprime in maniera strutturale.

COMPLICI E SOLIDALI SEMPRE AL FIANCO DI OGNI RIBELLE CONTRO IL POTERE

DENTRO NESSUNX SOLO MACERIE

 

MILANO: GIORNATA ANTICARCERARIA

Diffondiamo

Il 9 febbraio al Cox 18 (via Conchetta 18)

dalle 15:00
presentazioni e aggiornamenti
– Presentazione del progetto: “HAIKU SENZA HAIKU”
Raccolta di versi scatenati e sillabe Incendiare ispirata da Juan Sorroche
– Presentazione dell’opuscolo “ERBARIO ANTICARCERARIO”
Scritto da un ex detenuta sulle sue esperienze di utilizzo di piante medicinali in carcere
– Presentazione dell’opuscolo di OLGa
– Presentazione del “Vademecum sulle misure alternative”

dalle 19:30
aperitivo benefit per il processo al corteo dell’11 febbraio per lo sciopero della fame di Alfredo Cospito

Assemblea milanese contro il 41bis e l’ergastolo

NUOVO OPUSCOLO: PRIMI PASSI… ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA

A cura di Materiale Piroclastico

«È la preparazione della guerra in altri ambiti – politici e sociali – che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile per l’accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti.»

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SPAGNA: PAROLE DEL PRIGIONIERO ANARCHICO ABEL IN OCCASIONE DELLA MARCIA A BRIANS

Traduciamo e diffondiamo

A 8 mesi di reclusione

Parole del prigioniero anarchico Abel in occasione della marcia a Brians[1]

 Mi sto avvicinando agli otto mesi di reclusione in questo penitenziario. Quasi otto mesi di odio e rabbia, ma anche di amore e solidarietà. Pensavo di uscire con un permesso a maggio di quest’anno, che è quando sconto un quarto della pena, e secondo il regolamento penitenziario è il momento di accedere ai permessi, a patto che il consiglio formato dall’equipe di trattamento (psicologa, educatrice, giurista e direzione) sia d’accordo. In questo modo, con il ricatto dei permessi, ti costringono a fare il programma di trattamento quando, secondo lo stesso regolamento, è volontario, e rifiutarlo non può comportare alcuna punizione.

Non gli è sufficiente rinchiuderti, vogliono anche rieducarti. Dato che devo fare tre corsi del programma individuale di trattamento, mi stanno ritardando i permessi di maggio fino al terzo trimestre 2025. E tutto questo senza avere nessun procedimento disciplinare, che allungherebbe ulteriormente il processo.

Si dice che i corsi siano sovvenzionati e per questo c’è tanto interesse affinché tutti li facciano, è un business. Penso che sia anche un modo per giustificare il lavoro dei burocrati della repressione, dall’equipe di trattamento al Tribunale di Sorveglianza Penitenziaria, che dovrà dare la sua approvazione per i permessi superiori alle 48 ore.

Non è da molto tempo che sono rinchiuso, però in questo periodo già ho saputo di due morti: una nella sezione 12 di questo penitenziario e un’altra nella sezione femminile di Brians 1. In entrambi i casi, secondo la direzione la causa di morte è stata il suicidio. Nel caso di Maria, il suo compagno si trova nella mia stessa sezione, e mi ha detto che non l’ha mai vista con l’intenzione di togliersi la vita, si vedevano faccia a faccia, si scambiavano lettere e si chiamavano abitualmente. Non gli hanno lasciato vedere il cadavere, gli hanno dato delle pillole e hanno attivato nei suoi confronti il protocollo anti-suicidio, obbligandolo ad essere sempre accompagnato. Immaginatevi di trovarvi in una situazione del genere ed essere costretti a condividere la cella con qualcuno con cui non avete nulla in comune.

È difficile mantenere un buono stato d’animo qui dentro, tra la reclusione, la vita in regime disciplinare, lo sfruttamento lavorativo… un giorno dopo l’altro, sapendo che il tuo futuro è completamente sottomesso a questa rete di guardie carcerarie e altri funzionari. Nonostante ciò, cerco di rimanere forte e allegro, e in questo gioca un ruolo fondamentale la solidarietà che sto ricevendo. Il carcere ti trasforma in un automa medicalizzato senza personalità.

Spero che per la marcia dell’anno prossimo, io possa essere dall’altra parte e, in caso contrario, vi incoraggio a fare un rumore così forte che vada oltre le mura.

Un forte abbraccio, vi voglio bene, salute e libertà

Abel Mora Campos
Gennaio 2025, C.P. Brians 2

Più info sul caso di Abel : https://brughiere.noblogs.org/post/2024/11/29/spagna-a-6-mesi-di-reclusione-del-compagno-anarchico-abel/


[1] Carcere a Barcelona. Il 18 gennaio alcunx compagnx hanno organizzato una camminata verso il carcere per portare solidarietà ad Abel e a tutte le persone recluse.

BOLOGNA: MEZZ’ORA D’ARIA [RADIO]

Diffondiamo:

Ricordiamo a tuttx la puntata di Mezz’ora d’aria in onda oggi sabato 18 gennaio 2025 alle 17:30 sulle frequenze di Radio città Fujiko, FM 103.1.

In questa puntata parleremo dell’uccisione di Ramy a Milano, dello scudo penale per le forze dell’ordine e dell’istituzione di “zone rosse” all’interno di molte cittá. Infine, la collettiva anarcoerbana interverrá con la seconda pillola di erbacce anticarcerarie.

Di seguito i riferimenti della radio, a cui potete far arrivare dediche, pensieri ed esperienze:
– contatto whatsapp e telegram per chi volesse mandare con un messaggio i propri saluti dentro: 3501550853.
– per chi volesse scriverci una mail: info@mezzoradaria.com
– Per chi invece volesse inviarci una lettera: Mezz’ora d’aria, presso Radio Città Fujiko, via Zanardi 369, 40131 Bologna.⁩