BOLOGNA: NUOVA OCCUPAZIONE IN VIA STALINGRADO 31

Da: Infestazioni

Ad ogni sgombero nuove infestazioni

Questa mattina abbiamo riaperto la palazzina di via Stalingrado 31. Abbiamo scelto di farlo in aperta sfida al clima di forte repressione del dissenso, di palese criminalizzazione di ogni forma di conflitto e di auto-organizzazione: dalla pesantissima sentenza del processo ai 9 occupanti del Giambellino a quelle con cui lo Stato mira a seppellire in carcere anarchicə come Alfredo e Juan (attualmente in sciopero della fame assieme ad Anna e Ivan), dallo sgombero dell’Edera Squat e del Brancaleone al processo alle e ai militanti di Askatasuna, fino ai continui attacchi agli esponenti piacentini del SiCobas. In questo contesto ci ritroviamo ad affrontare un ennesimo tentativo di addomesticamento e repressione che segue e peggiora la linea inaugurata dai precedenti governi: il cosiddetto “decreto anti-rave”, che mira a ridurre il campo di immaginazione e di possibilità, attaccando ogni minima forma di aggregazione, socialità e auto-determinazione. 

Attraverso la paternalistica narrazione del ripristino della legalità, il provvedimento ha già finito per criminalizzare situazioni come il concerto metal al Boccaccio della scorsa domenica e per colpire persino situazioni perfettamente legali, come le serate tekno di sabato scorso a Bari e Sassuolo. Risulta così palese il suo vero obiettivo: attaccare chi cerca di costruire modi alternativi di vivere e di essere.

Per noi l’occupazione è un mezzo e non il fine. Scegliamo di occupare per far cadere il velo di ipocrisia dell’amministrazione bolognese a trazione PD, l’ipocrisia di una giunta che si narra ecologista ma che promuove il passante, l’ipocrisia di un partito responsabile dell’interventismo bellico e degli accordi assassini col governo libico, ma che al contempo si indigna per la “violenza” puramente simbolica di un manichino. Quella giunta che, dopo gli sgomberi degli ultimi mesi, fingeva di aprirsi alle necessità della lotta per la casa, ma che pochi giorni fa ha ordinato lo sgombero di via Oberdan 16.

Occupiamo oggi per concretizzare l’esigenza di resistere a tutto questo, per praticare e diffondere autogestione, per realizzare altro rispetto a quello che viene imposto dal mercato e da chi vuole che ogni spazio di incontro venga recintato e mercificato.

La scelta di questo luogo non è casuale: su questo spazio, abbandonato da più di 10 anni, esiste dal 2015 un progetto di “riqualificazione” che prevede la destinazione del 69% dell’area ad affittacamere e Bnb. Se queste sono le opzioni (sovrapprezzate e inaccessibili) offerte a Bologna in piena emergenza abitativa, decidiamo di destinare parte dello stabile al bisogno di un gruppo di compagnə che si stanno trovando senza una casa.
Anche e non solo a partire dalla suddetta emergenza, abbiamo recentemente visto il diffondersi di nuove esperienze di occupazione e di rilancio delle lotte in città, come l’occupazione appena nata in zona universitaria. 

Con questa occupazione siamo felici di prendervi parte: vogliamo che questa possa essere una base per chiunque voglia portare avanti le necessarie forme di resistenza, di contrattacco a ciò che ci opprime e che mina la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri. Vogliamo che sia un luogo per portare colore nel grigiore della quotidianità che ci impongono, per creare insieme qualcosa che valga la pena d’esser vissuto, qualcosa di nostro.

Vi aspettiamo tutte e tutti nel nuovo spazio in via Stalingrado 31, per costruire insieme nuovi modi di vivere questa città, per auto-determinarci, per una vita radicalmente diversa.