FREE ALL ANTIFAS! ALLARGHIAMO LA SOLIDARIETÀ

Diffondiamo:

Dopo la chiusura delle indagini per i fatti di Budapest e l’emanazione di 14 Mandati d’Arresto Europei, ad ottobre 2023, con l’arresto di Gabriele in Italia e di Maja in Germania tra novembre e inizio dicembre il lavoro congiunto delle polizie Europee stringe la sua morsa repressiva attorno ai compagni.

Ci troviamo di fronte a questo grave attacco con un tempo molto ridotto per immaginarci e organizzare la nostra solidarietà prima della decisione per l’estradizione del nostro compagno Grabri e di Maja. Altri arresti potrebbero avvenire nel prossimo periodo.

L’inizio del 2024, ed in particolare gennaio, saranno momenti cruciali per i compagni e le compagne colpiti/e. Invitiamo tutti e tutte a condividere e diffondere le informazioni e gli aggiornamenti relativi a questa vicenda, a mobilitarsi ed esprimere in qualsiasi modo la solidarietà!

MASSA: PER MILLE MOTIVI. PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI ACCUSATI PER LA PUBBLICAZIONE DI “BEZMOTIVNY”

Per mille motivi. Presenza solidale con gli anarchici accusati per la pubblicazione di “Bezmotivny” (Massa, 9 gennaio 2024)

L’8 agosto scorso un’operazione di polizia ha coinvolto dieci anarchici, indagati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo, in riferimento alla pubblicazione del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. A fronte di un’originaria richiesta di arresto in carcere per i dieci indagati, la magistratura ha definito nove misure cautelari: quattro sono pertanto finiti agli arresti domiciliari restrittivi, mentre altri cinque all’obbligo di dimora con rientro notturno. Dopo i primi mesi, nel corso dei quali – tra carcere e domiciliari – si sono verificati alcuni temporanei aggravamenti nelle misure cautelari, per la compagna e i compagni agli arresti domiciliari restrittivi – Gaia, Gino, Luigi e Paolo – è stata fissata un’udienza processuale di giudizio immediato, presso il tribunale di Massa, il 9 gennaio 2024.

Quella di “Bezmotivny” è storia di solidarietà, internazionalismo, sostegno alla prospettiva rivoluzionaria, mentre l’operazione Scripta Scelera, volta a rendere prassi le misure cautelari in riferimento alle accuse di istigazione a delinquere aggravata, è un altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano.

Dopo il processo Scripta Manent, il procedimento Sibilla contro “Vetriolo” e il trasferimento in 41 bis di Alfredo Cospito, l’operazione Scripta Scelera ha inteso “smantellare” un giornale anarchico, tentando – vanamente – di dare ancora un monito repressivo, di silenziare l’urgenza della critica sociale, le ragioni della rivolta, la necessità della rivoluzione.

Continuiamo a batterci, vanifichiamo i tentativi di attaccare il principio teorico e pratico della solidarietà rivoluzionaria: sia quella internazionalista con gli sfruttati di tutto il mondo – contro tutte le guerre dei padroni e contro ogni Stato, a partire dal “nostro” –, sia quella con gli anarchici prigionieri.

Per mille motivi, non restiamo inermi: perseveriamo nell’agitazione, nella propaganda, nella lotta rivoluzionaria contro lo Stato e il capitale.

Presenza solidale: martedì 9 gennaio, tribunale di Massa, piazza De Gasperi, ore 08:00.

MILANO: SAVERIO IN CARCERE

Diffondiamo

Il nostro compagno Saverio stava scontando da due settimane i domiciliari presso la sua residenza per un definitivo di 14 mesi legato alla lotta NoTap. La questura di Milano, nonostante il pronunciamento positivo del tribunale di Lecce e la relazione del UEPE, non ha reputato idoneo il domicilio e venerdì 15 dicembre lo hanno arrestato.
Ora si trova a San Vittore, un nuovo domicilio è stato indicato al magistrato di sorveglianza. Seguiranno aggiornamenti appena li si avrà.

Per scrivergli:
Saverio Pellegrino
C.C. Francesco Di Cataldo
Via Filangeri 2
20123 Milano

CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO

Ad un anno di distanza dalla mobilitazione che ha accompagnato lo
sciopero della fame, è importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in 41bis nel carcere di Bancali (Sassari).

Il lavoro certosino (e spesso francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al pressapochismo tipico
delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso
sistemi tracciabili quali le raccomandate (anche senza ricevuta di ritorno). Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di
conoscere lo stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per lo sblocco della corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i trattenimenti e la posta spesse volte semplicemente scompare.
Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o
foto dei tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa
Antirep delle Alpi Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile.

La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto attraverso
lettere e cartoline!

L’indirizzo per scrivergli è: Alfredo Cospito – C/O C.C. “G.Bacchiddu” – Strada Provinciale 56, n°4 – Località Bancali – 07100 Sassari

mentre per inviare le vostre ricevute:
cassantirepalpi@autistici.org

PS: il compagno può acquistare libri attraverso la direzione del carcere; si può dunque inviargli suggerimenti di lettura, accompagnando il titolo e l’autore con i dati relativi alla casa editrice e, se possibile, il codice ISBN.

Contro tutte le galere!
Cassa AntiRep delle Alpi occidentali

NOTE A PARTIRE DAL CORTEO DELL’11 FEBBRAIO A MILANO

Il 25 giugno a MIlano scatta un’operazione di Polizia che vede emesse sei misure cautelari (obblighi di dimora, divieti e firme) per il corteo dell’11 febbraio scorso in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito. All’oggi di quelle misure non resta più nulla. Il 14 dicembre infatti il gip, su richiesta del pm, ha deciso di revocare tutte le misure cautelari. Al momento le indagini risultano chiuse, il numero delle persone coinvolte è però salito a 13, imputati a vario titolo di resistenza aggravata, travisamento e danneggiamento.
Oltre a dare aggiornamenti ed esprimere la nostra solidarietà alle persone coinvolte in questa operazione repressiva, vorremmo spendere due parole in più su quella giornata e sulla mobilitazione a sostegno dello sciopero della fame di Alfredo contro il regime di 41 bis e l’ergastolo ostativo. La giornata dell’11 febbraio si inseriva all’interno delle numerose iniziative messe in campo di fronte alle menzogne statali, alla violenza mascherata dietro la freddezza della burocrazia e all’aggravarsi delle condizioni di salute di Alfredo, oramai in sciopero della fame da oltre 100 giorni.
In tutta Italia e all’estero si moltiplicavano cortei, blocchi e iniziative informative o di disturbo, attacchi verso le istituzioni e i loro rappresentanti.
A Milano, all’interno di un percorso cittadino nato e cresciuto intorno alla lotta di Alfredo, centinaia di persone decidono di partecipare al corteo chiamato in Piazza XXIV Maggio. Durante il percorso si susseguono interventi, cori, scritte e danneggiamenti ad alcune vetrine, fino a quando la polizia decide che il corteo non può proseguire oltre. Iniziano le cariche e i lanci di lacrimogeni per disperdere i partecipanti che insieme cercano un’altra strada sicura attraverso la quale muoversi per terminare il corteo.

Al di là del piano giudiziario di questa vicenda, ci pare importante ribadire cosa quel giorno e nelle settimane precedenti, aveva animato la testa e il cuore dei tanti che sono scesi in piazza. La determinazione della lotta di Alfredo è riuscita a rompere il silenzio attorno alla tortura di Stato costituita dal regime di 41bis, fatto di isolamento pressoché totale, deprivazione sensoriale e che ha come unico fine l’annullamento fisico e mentale della persona che lo subisce e che lo Stato continua a legittimare e perpetuare attraverso lo spauracchio della mafia.
Da fuori, tante sono state le parole spese per riportare, far emergere le condizioni e la natura violenta e strutturale di quel regime e del carcere tutto. Un’occasione di lotta che tanti e tante hanno condiviso e che in diverse forme aveva trovato una propria agibilità. Non vogliamo qui addentrarci in analisi riguardo la mobilitazione, saremmo sbrigativi e poco chiari, ma crediamo sia importante guardare a quello che è stato e a ciò che resta per poter continuare a creare terreni di lotta. Ci pare che assieme si è riusciti a prenderci dello spazio nel manifestare in strada, e se i numeri hanno sicuramente favorito, fino a un certo punto, un rapporto di forza con chi gestiva l’ordine pubblico, l’eterogeneità nella partecipazione e composizione pensiamo sia stati dei tasselli fondamentali in quei mesi. Essere riusciti a stare in strada, poi senza interfacciarsi con la polizia per contrattare lo spazio ma provando a prendercelo ci sembra un buon auspicio di ciò che potrebbero essere i cortei nella nostra città. Tentare di creare momenti autorganizzati di protesta in cui si cerca di non dialogare con la polizia, tutelando chiunque voglia partecipare con i propri metodi e pratiche, cercando per quanto possibile di stare assieme durante i momenti concitati e di carica. Abbiamo ancora molta strada da fare, di confronti da avere e riflessioni da condividere per mantenere viva la critica al 41bis e all’ergastolo ostativo, ancora più oggi che lo sciopero della fame di Alfredo è giunto al termine.

Il sistema giudiziario e il carcere sono cristallizzatori di una società sempre più diseguale e frammentata, volti a reprimere e disciplinare tutti coloro che non vi si allineano o chi tenta di trasformarlo per una vita all’altezza dei propri desideri. Nella convinzione che sia necessario lottare contro questo stato di cose, continueremo a dare voce e a portare solidarietà a chi si trova ancora rinchiuso ed organizzarci nonostante la repressione continua a colpire e minacciare chiunque non abbassa la testa di fronte alle torture e alle innumerevoli morti nelle carceri, allo sfruttamento nei luoghi di lavoro e dell’istruzione, alla devastazione dell’ambiente, al saccheggio dei territori, alla guerra e al razzismo di stato.

AGGIORNAMENTI SULL’INCHIESTA PER 270BIS IN CORSO A BOLOGNA

Diffondiamo:

La procura di Bologna avanza nell’inchiesta per 270bis contro 19 compagne e compagni anarchici di Bologna e del Trentino, procedendo questa volta con la richiesta coatta di DNA firmata dalla GIP Roberta Malavasi.

A metà novembre 2023 le abitazioni delle stesse 19 persone erano state perquisite ed era stato richiesto a tutti di sottoporsi a prelievo volontario del DNA. Al rifiuto di (quasi) tutti e tutte le indagate di rilasciare il proprio DNA, la procura ha celermente provveduto con una richiesta di prelievo coattivo di campioni biologici.

Brevemente ricordiamo che tra i/le 19 compagni/e sotto indagine, 11 sono accusati/e di associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico (270bis), e vari fatti specifici, ovvero: il tentato danneggiamento di alcuni mezzi della MARR, l’ incendio di alcuni ripetitori, l’interruzione di una messa, l’occupazione di una gru e il blocco di una via con dei cassonetti incendiati; su di essi non ha senso entrare nel merito, se non per dire che sono gesti che riteniamo giusti e assolutamente comprensibili all’interno del clima di lotta in cui si sono espressi, ovvero nell’ambito della mobilitazione di solidarietà al fianco di Alfredo Cospito contro il 41 bis.

Altre 8 persone tra i/le perquisiti/e risultano indagati/e unicamente per la partecipazione al presidio solidale svoltosi in occasione dell’occupazione di una gru nel centro di Bologna, dalla quale venne calato un lungo striscione con la scritta “IL 41 BIS UCCIDE, ALFREDO LIBERO, TUTTXLIBERX.
MORTE ALLO STATO”.

In seguito alla repertazione da parte del ROS di alcuni materiali in corso di indagini, nel mese di luglio erano stati eseguiti sugli stessi degli accertamenti (irripetibili e non) dai RIS di Parma, in cerca di tracce biologiche e impronte digitali. Ad accertamenti conclusi, né i/le indagati/e né gli avvocati né il perito di parte (presente durante gli accertamenti) sono stati informati degli esiti di queste operazioni. Solo attraverso l’ordinanza di prelievo coatto siglata dalla GIP ne siamo venuti/e a conoscenza, scoprendo che le uniche tracce di qualche interesse investigativo sono state trovate “su di un accendino rinvenuto in prossimità del luogo dei fatti [in riferimento all’incendio dei ripetitori di Monte Capra], risultato appartenere (il profilo) ad un soggetto ignoto di sesso maschile”. Per questo fatto specifico sono indagati/e solo 5 tra i/le 19 compagni/e, ma il prelievo viene imposto per tutti/e poiché, sostiene la giudice, è assolutamente necessario verificare “se l’accendino rinvenuto sul luogo dell’attentato incendiario sia riconducibile direttamente o indirettamente (per le donne) agli attuali indagati o agli altri soggetti appartenenti alla galassia anarco-insurrezionalista che ha rivendicato l’attentato”.

Crediamo non serva essere esperti di diritto per capire che in questa vicenda il prelievo coattivo del DNA abbia solo in parte a che fare con la costruzione del “colpevole”, ma rappresenti piuttosto un pericoloso precedente nel normalizzare l’opera di schedatura genetica su base ideologica.

Se nella repressione anarchica e non solo questo tipo di modalità risulta tutt’altro che innovativa (con rocamboleschi furti di spazzolino e caccia tra mozziconi di sigarette), crediamo che questo caso rappresenti un ulteriore, grave, avanzamento della repressione del dissenso tutto.

Il dato è chiaro, ovvero: “appartenere alla galassia anarco-insurrezionalista” è motivo sufficiente per essere indagati o comunque sospettati di ogni espressione manifesta di dissenso, e per esser ricondotti a questa galassia è elemento sufficiente partecipare ad una qualsiasi iniziativa pubblica.

Questo fatto non è un problema solo per noi anarchici/che, che di repressione ne abbiamo già subita tanta, ma è un problema per chiunque senta di dovere esprimere il suo disaccordo con delle monolitiche decisioni statali. Il cerchio in cui la repressione vuole rinchiudere i/le anarchici/che è da anni sempre più stretto. Non ce ne lamentiamo, semmai ci preoccupa molto constatare che il potere stia indiscriminatamente infilando in questa tenaglia repressiva non solo i pochi soliti sospetti, ma tutta una serie di persone che in qualche momento hanno sostenuto, ciascuna secondo il proprio sentire, un’istanza concreta.

Questa volta si tratta della permanenza o meno di un anarchico in un regime di tortura bianca, ma domani che altro?

In tempi di pandemia abbiamo assistito alla gestione autoritaria di ogni aspetto della nostra esistenza fin anche se e come curarci o tutelarci da un virus; quotidianamente vediamo dispiegarsi gli effetti più estremi della violenza patriarcale sistemica; dallo scoppio della guerra in Ucraina subiamo gli effetti indiretti del pericoloso vortice militarista in cui l’Italia è attivamente coinvolta e che in questi ultimi mesi, in Palestina, ha mostrato l’essenza cruda e semplice di ogni guerra: il genocidio di un intero popolo.

Di fronte a tutto ciò è davvero possibile continuare a sentirsi in salvo semplicemente perché ci si accontenta di vivere silenti le proprie sempre più misere vite?

Alcunx indigatx


Testo pdf AGGIORNAMENTI-Bologna

REPRESSIONE A BOLOGNA: CAMPIONAMENTO GENETICO DEL DISSENSO

Estratti dalla puntata del 18 dicembre 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia

Torniamo a parlare delle strategie repressive messe in atto contro compagne e compagni anarchici a Bologna (operazione che coinvolge anche Lombardia e Trentino), soffermandoci sull’approvazione del prelievo coatto di DNA: per cercare una corrispondenza rispetto a un campione genetico riconducibile a una persona di sesso maschile, il giudice ha approvato la schedatura genetica di 19 individui, tra le quali persone di sesso femminile o imputate di aver partecipato a un presidio.

Grazie al contributo di una compagna di Bologna approfondiamo questi eventi e la cornice tecno-repressiva in cui si inseriscono:

BOLOGNA: CAMPIONAMENTO GENETICO DEL DISSENSO – 41BIS – PSICOFARMACI

BOLOGNA: STREET SOTTO ASSEDIO IN VIA PRATI DI CAPRARA

Diffondiamo:

Ieri la polizia in assetto antisommossa ha bloccato entrambe le uscite della TAZ di via Prati di Caprara per impedire alla street chiamata dalle occupanti di partire, di fatto, bloccando e circondando da ogni lato e per diverso tempo un centinaio di persone.  Nel tentativo di non lasciare nessuno indietro, appena presa la strada, il corteo è stato attaccato sulla coda. Non ci sono stati nè arresti nè feriti, la street ha poi proseguito sul suo percorso. Ingentissimo lo schieramento di blindati e polizia.

BOLOGNA: CONTRO LO STATO, CONTRO LA SCHEDATURA GENETICA

Diffondiamo un intervento portato al presidio che si è svolto oggi contro il prelievo coatto del DNA a cui saranno sottoposti 19 compagnx.

CONTRO LO STATO, CONTRO LA SCHEDATURA GENETICA

La mobilitazione che l’anno scorso ha sostenuto il compagno Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il regime di 41-bis e l’ergastolo ostativo ha coinvolto moltissime persone in tutti i continenti, persone con convinzioni ed esperienze politiche anche diverse, ma che, ognuna con le proprie pratiche, si sono mosse per squarciare il muro di silenzio, ipocrisia e omertà sulla tortura del carcere duro.

Anche a Bologna in tantə si sono attivatə in questa lotta accanto ad Alfredo, contro il proposito dello Stato di murare il nostro compagno in una tomba per vivi sperando così di tappargli definitivamente la bocca: non sono mancati momenti collettivi, momenti di piazza, azioni, presidi, cortei, street parade… E’ giusto perciò restituire pubblicamente cosa sta accadendo a 19 compagnx, che nei prossimi giorni saranno sottopostx a prelievo coatto del DNA.

Per farlo bisogna partire da un’indagine per associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico aperta in città per colpire la solidarietà che si è mossa, vivace e trasversale, un’ipotesi associativa che vedrebbe coinvolte 11 persone, più altre 8.

Un’operazione che si è articolata in modo inconsueto, connotata fin da subito da tecniche di indagine pseudo-scientifiche:
– nessuna roboante richiesta di misure cautelari
– perquisizioni a diversi mesi dalla notifica di apertura delle indagini
– accertamenti tecnici irripetibili su materiale repertato, che necessitano, per essere seguiti, di costosi periti
– disposizione generalizzata di prelievo coatto del DNA, anche a persone che hanno portato la loro solidarietà solo ad un presidio.

Parliamo di quella stessa pseudo-scienza con cui oggi il potere cerca di irregimentare la sua forza in ogni campo, ammantandola di oggettività.

Un’indagine che riflette un cambio di paradigma della procedura repressiva: se prima si dovevano avere delle prove da associare a dei presunti sospettati, adesso si trovano dei sospettati predeterminati su cui cucire delle prove.

É evidente che questa richiesta di prelievo coatto si inserisce nella progressiva e sempre più pervasiva necessità di sorveglianza da parte dello Stato: se a livello internazionale massacri, guerre e genocidi si intensificano, a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale.

Lo Stato teme le idee anarchiche perché c’è un contesto che sempre più ne da’ ragione!

In ogni città sfratti e sgomberi sono all’ordine del giorno, le lotte per la casa, così come quelle ambientali ed ecologiste, vengono duramente represse! La scuola mostra sempre più il suo volto di agenzia al soldo del potere, volta a selezionare la nuova classe dirigente e la nuova classe da sfruttare, sempre più territorio di conquista militare. Ciò che rimane della sanità pubblica e territoriale viene inesorabilmente smantellato e privatizzato, per privilegiare paradigmi discrezionali di stampo classista e autoritario. Dentro le carceri, nei cpr, alle frontiere, si muore, mentre all’esterno vivere diventa sempre più difficile per moltx.

Un mondo che assomiglia sempre più ad un carcere a cielo aperto, dove mentre nelle stanze ai piani alti tecnici e padroni ingrassano, ai piani inferiori sfruttatx e oppressi muoiono di solitudine, povertà, deprivazione e isolamento.

Siamo di fronte al tentativo di schedare coloro che non fanno mistero di manifestare la loro ostilità a un sistema capitalista e patriarcale sempre più predatorio che annienta l’esistenza di individui, comunità e territori.

Una schedatura genetica su base ideologica che oggi colpisce le anarchiche e gli anarchici, e chi ha portato loro solidarietà, e domani chissà!

Non si tratta perciò solo di banale violazione della privacy, istanza che piace molto a progressisti e sinceri democratici, ma di una raffinata tecnica di controllo di massa che ha lo scopo di spaventare, annichilire e contrastare tutti coloro che non hanno intenzione di rassegnarsi a questo stato di cose, né di smettere di portare avanti piani di conflittualità.

Se tenteranno di spaventarci e dividerci, risponderemo ancora più unitx! Fanculo al prelievo del DNA, fanculo alla schedatura genetica.