A DUE A DUE FINCHE’ NON DIVENTANO DISPARI

Diffondiamo:

A proposito di un orrido “pamphlet” uscito di recente su qualche sito di area anarchica*:

A DUE A DUE FINCHE’ NON DIVENTANO DISPARI

Tra il piagnisteo e gli atti osceni masturbatori senza consenso a mezzo stampa compiacente. cosa ci sarebbe di rivoluzionario?

Se ti credi Stirner e finisnisci per sembrare Pio e Amedeo versione giano bi-fronte (scusa la citazione generalista, adesso disambiguo: comici da prima serata di canale cinque divenuti paladini della libertà di abusare verbalmente) non sarà che ti devi ripassare l’analisi logica così la prossima volta riesci a spiegare perchè, in un testo lungo come un’agonia, passi dal mettere in discussione che un abuso sia avvenuto (perchè chi l’ha subito non ha fornito abbastanza PROVE), ad una supercazzola sull’ideologia woke?
non sarà che il borghese sei tu, quando scrivi quattro facciate solo per giustificare a posteriori il tuo diritto a stuprare? e peggio ancora, per avvisare a priori, tra le righe, chi deciderà di esporre gli abusatori di quali forche caudine l’aspettano?
non sarà che il borghese sei tu quando fingi stupore perchè addirittura lo stato, nei tribunali è più garantista verso gli stupratori, dell* compagn*? invertendo, ancora, causa ed effetto. Spero che tu l’abbia fatto intenzionalmente. non sarà che è arrivato il momento di smettere di delegare le tue filippiche e assumerti direttamente la responsabilità di questo logoro arsenale retorico con cui da anni torturi chi ha avuto la sfortuna di incrociare la tua strada, di leggerti, di accordarti fiducia?
non sarà che l’infame è chi, in ripetute comunicazioni tra il pubblico e l’informale, mentre sussurra accuse di estorsione, fornisce tutte le informazioni per identificare la sopravvissuta di un abuso?Dappertutto:”Dalla Questura al West” se fosse il titolo di un filmaccio. non sarà che non è manco la prima volta che ti sfugge una parola di troppo?
non sarà che chi pubblica questi rigurgiti di merda (“riceviamo e pubblichiamo “chapeu, Ponzio Pilato) potrebbe sfruttare meglio la propria propensione a confondere oppressi ed oppressori e ambire a testate più blasonate?

non sarà che addebitare alle persone stuprate e uccise la strumentalizzazione repressiva che il potere mette in campo sulla loro pelle serve a te e agli amici tuoi per fare finta che le lotte femministe e transfemministe non siano state tra le poche ad aver aperto una breccia nella risacca reazionaria, che proprio grazie ai compagni come te ci ha travolto, inermi. mentre te e quelli come te si facevano le pippe sui complottismi degli Illiminati che raccolgono i pompelmi coi droni?
e l’inquisizione che nomini lo sai chi ha sterminato a migliaia? te lo hanno spiegato?
perchè nomini violenze tra persone non etero cis, se si parla di un abuso per mano di un bianco etero e cis?
non sarà la stessa operazione che fa il potere quando giustifica la propria abiezione con la difesa dei più deboli,da cui avrebbe ricevuto mandato in bianco?
cosa ne sai delle alleanze e solidarietà tra il mondo queer e la resistenza palestinese che è riuscita a rompere la narrazione del pink washing di Isreale proprio contro quelli come te. Stavate aspettando con la bava alla bocca di poter ascrivere la complicità al genocidio tra i crimini del Transfemminismo.

come vedi non serve citare gli studies, per nominare tutte le violenze le prepotenze le bugie i ribaltamenti di senso a cui è disposto chi sente scricchiolare il privilegio su cui è appoggiato il proprio culo da teorico del pressappoco. le dita sporche di grasso dell’officina e dell’inchiostro del ciclostile anarchicissimo a macchiare le sudate carte. non frega un cazzo a nessuno di cosa ne pensi delle lotte de* altr* perchè i tuoi giornaletti non hanno cambiato mai una virgola delle ingiustizie di sto mondo, e fino ad ora sono serviti solo a te per dare aria alla bocca.

sai perchè parlo al singolare e mi rivolgo al singolare? perchè sei la macchietta del maschio violento e piagnone e io sono un* e mille. E sei circondato.


* DA PARI A PARI Contro l’autoritarismo identitario –  https://ilrovescio.info/2025/07/01/da-pari-a-pari-contro-lautoritarismo-identitario/

PUGLIA: RIVOLTE NEL CPR DI BARI PALESE E SALUTO ALLX RECLUSX

Riceviamo e diffondiamo

Sabato 5 Luglio tantissime persone detenute nel cpr di Bari-Palese sono salite sui tetti in segno di rivolta.
La loro richiesta era di parlare con la direttrice per le condizioni invivibili del posto, dal cibo scadente e avariato, la mancanza di pulizie e la violenza poliziesca. I detenuti protestano perchè sono stanchi di essere rinchiusi da svariati mesi in dei centri da loro stessi definiti “peggio di un carcere” per il solo motivo di non avere i documenti in regola. Durante la rivolta la celere presente non è intervenuta, immobilizzata dal numero cospicuo di rivoltosx. Quasi tutti i moduli hanno partecipato alla protesta, tranne il modulo 6 che non ha accesso al tetto, ma ha partecipato con uno sciopero della fame e una persona si é fatta una corda.

La notte di domenica 6 luglio, dalle 3 di notte alla mattina tanti moduli hanno preso fuoco, e stamattina in tantx sono tornatx sul tetto per protesta, bloccando tutti gli avvocati fuori dal Cpr e impedendo lo svolgimento delle udienze. Nel modulo 2 una persona è andata in overdose da metadone e dovrebbe essere stata portata in ospedale. Sempre nel modulo 2, una persona si è provocata dei tagli e due persone hanno provato a togliersi la vita impiccandosi; non ci sono riuscite e sono state portate via. La mattina di Lunedì 7 lx reclusx hanno deciso di continuare a protestare tornando sui tetti, bloccando l’accesso di tuttx l’avvocatx e quindi le relative udienze. I nostri amicx sapevano che stavamo arrivando a dargli supporto e nonostante il caldo torrido sono rimastx sui tetti.

Al nostro arrivo, ci hanno subito sentitx e rispostx, successivamente alcunx compagnx si sono accortx che salendo su degli ulivi li vicino si riusciva a vedere i tetti e anche i nostri amicx riuscivano a vederci. L’emozione e la felicità di poter guardare e parlare con le persone con cui  hai lottato per giorni e mesi è indescrivibile. La protesta e il presidio sono durate oltre 7 ore. In queste sette ora abbiamo potuto riconoscerci (associare voci e facce) e stringere ancora di più un legame di complicità con chi è reclusx.
La sera ormai stanchx, hanno deciso di fermare la protesta e tornare in cella per riposare. Purtroppo verso le 23 ci hanno chiamato per avvisarci che avevano arrestato tre persone per i fatti avvenuti durante le rivolte di questi tre giorni.
Non sappiamo se sono lx unicx e con quali accuse sono statx arrestatx.
Proveremo a trovarli e farli sentire che non sono soli!!
LA REPRESSIONE NON VINCERÀ SULLA RABBIA!!

I cpr sono dei luoghi di tortura, dove abusi di potere da parte delle forze dell’ordine, mancanza di trattamenti sanitari fondamentali e somministrazione di grandi quantità di psicofarmaci usati come sedativi rappresentano la quotidianità. A questi abusi i detenuti rispondono con le rivolte, ed é importante in questi momenti solidarizzare e appogiarli. Per questo un gruppo di solidali é stato ore sotto le mura del cpr in presidio, è stato su gli alberi, a salutare da lontano chi lotta ogni giorno contro un sistema che punta ad annichilirci tuttx.

SOLIDARIETÀ A CHI SI RIVOLTA!!!
FUOCO AI CPR!
MORTE ALLA POLIZIA!!!

AGGIORNAMENTO:
Oggi Martedì 8 nel modulo 7 alcune lenzuola e coperte sono state incendiate con la necessità di chiamare i vigili del fuoco per un intervento.
FUOCO FUOCO FUOCO AI CPR!!

MESSINA: CORTEO NO PONTE [12 LUGLIO]

Diffondiamo

12 LUGLIO CORTEO NO PONTE A CONTESSE (Messina)
DIFENDIAMO IL NOSTRO TERRITORIO

Dopo Torre Faro/Ganzirri, l’area di Villaggio UNRRA/Contesse è quella con la cantierizzazione del ponte sullo Stretto più invasiva. Gli abitanti di quei quartieri ne hanno avuto già un triste assaggio a causa dell’utilizzo di un’area prossima alla linea ferrata come sito di stoccaggio dei materiali di scavo provenienti dai cantieri del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, che prevede un percorso prevalentemente in galleria.

Con le terre è arrivato l’arsenico e il sequestro dell’area, successivamente le rassicurazioni e l’invasione dei camion. Ma è solo, appunto, l’anticipo di quanto quella porzione di territorio subirebbe se, malauguratamente, dovessero avere inizio i cantieri del ponte.

Tutto questo sotto lo sguardo compiacente dell’amministrazione e del Consiglio Comunale. Qualche timida protesta all’inizio, certo, ma poi basta. Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale (salvo alcune voci critiche) si stanno assumendo la gravissima responsabilità di cedere il nostro territorio agli innumerevoli cantieri del ponte in cambio di pochi spiccioli per le opere compensative.

In cambio del misero 2% dell’investimento complessivo in opere a loro volta spesso impattanti, viene accettata l’invasione della città (così l’ha definita fino ad un certo punto il Sindaco), la deturpazione irreversibile del panorama dello Stretto, il blocco della circolazione urbana, polveri e rumori senza sosta, la sottrazione di acqua in un territorio in piena crisi idrica.

Si disegna un quadro di invivibilità che perdurerebbe per decenni rendendo la nostra città un luogo da cui scappare, più di quanto non si faccia già adesso a causa di elite politiche locali incapaci e predatrici.

Amministratori e consiglieri risponderanno, per la loro parte, dei disastri causati da cantieri infiniti che vengono spacciati come progresso e modernità, ma che favoriscono solo grandi società di costruzione e piccole lobby locali.
Chiamiamo tutte/i a partecipare al corteo No ponte che si svolgerà giorno 12 luglio, con concentramento alle ore 18.00  in via Calispera (slargo antistante Scuola Salvo d’Acquisto), e che sfilerà per le strade di Villaggio UNRRA e Contesse.

Assemblea No ponte

CPR GRADISCA: I FUOCHI DENTRO E I FUOCHI FUORI

Riceviamo e diffondiamo

Continua la violenza per mano dello Stato nel CPR di Gradisca, tra caldo insopportabile e i diversi livelli di tortura a cui sono sottoposti i catturati dalla macchina delle espulsioni.

Manganelli sì, ambulanze no

Nella notte tra il 12 e il 13 giugno nell’area blu si è verificato l’ennesimo pestaggio. A seguito di un litigio all’interno di una cella è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa picchiando i reclusi. Un prigioniero in particolare ha riportato diversi ematomi e graffi ben visibili su tutto il corpo e ha raccontato di esser stato picchiato anche in testa, da dietro. Come ormai avviene quasi sempre nel lager di Gradisca, nessun soccorso, nessuna visita, anzi, alle ambulanze non viene permesso di entrare, altrimenti “vedono cosa ci hanno fatto”. Viene chiamato il 118 da dentro, ma la chiamata viene passata ai carabinieri che affermano di non poter fare niente. Viene chiamato il 118 anche da fuori, ma comunque non arriva nessuna ambulanza. Da dentro sentono le sirene avvicinarsi e poi andarsene. Solo la sera tardi, dopo le chiamate esterne, il detenuto viene portato in infermeria, dove viene visitato per finta, senza venire nemmeno toccato, e gli viene dato un antidolorifico. Sta male, ha mal di testa, capogiri e nausea. Eppure lo lasciano lì. La stessa sera un altro recluso sta molto male, è malato da diversi giorni ed è stato imbottito di farmaci per “non farlo parlare”. Anche lui è stato visitato superficialmente qualche giorno prima, gli viene data prima una crema che peggiora la situazione, poi una puntura. Sembrerebbe essere scabbia. Un prigioniero che i giorni scorsi aveva bevuto dello shampoo ed era stato portato in ospedale, è ancora in attesa di essere visitato dallo psichiatra. La visita è stata fissata solo fra due settimane.

Dove non arrivano le botte, arrivano gli psicofarmaci

Le condizioni di “vita” sicuramente non sono d’aiuto: le celle sono sporchissime, gira la scabbia e altre malattie infettive, l’acqua non solo non è potabile, ma è anche calda ed esce direttamente dal muro perchè i rubinetti sono stati rimossi – probabilmente durante le rivolte precedenti – e i prigionieri attuali si stanno arranggiando attacando una bottiglia al muro a mò di rubinetto. L’acqua potabile che ricevono per ogni cella si limita a 6 litri due volte al giorno, chiaramente non abbastanza. Il cibo è quasi immangiabile, quando non ci vengono mischiati psicofarmaci. La pratica del rifiutare il cibo è sempre più diffusa.Le giornate sono calme, perché i reclusi sono stati pacificati “con le gocce”. C’è chi le odia e chi invece le accetta per calmarsi – i meccanismi di sopravvivenza sono molteplici e diversi fra loro, per qualcuno cambiano a seconda di come si sente quel giorno.

Le gabbie del campo sono roventi e le alte dosi di valium somministrate si uniscono al caldo asfissiante di questi giorni nel contribuire a soffocare ed abbattere sul nascere slanci di ribellione e resistenza. Molti dormono e basta, altri non riescono nemmeno a muoversi.Essendo il dolore, il malessere, i problemi di salute, di igiene, burocrazia et similia normale amministrazione, questi non bastano ad attirare l’attenzione di chi lavora nel CPR – l’unico modo sono gli atti di ribellione che non possono essere ignorat: autolesionismo, proteste del cibo, fuochi o rivolte continue che siano.

Infatti, alle 19 circa del 16 giugno viene acceso un bel fuoco, sempre nell’area blu, sembrerebbe per una richiesta di confronto con l’ufficio immigrazione. Poco dopo arriva un lavoratore con l’idrante a spegnere le fiamme, ma i danni sono ormai fatti. La notte successiva, tra il 17 e 18, un altro prigioniero bisognoso di cura psichiatrica si agita per vari motivi, tra cui il fatto che da tempo gli viene impedito di sapere il nome del proprio psichiatra. Viene portato in ospedale e dopo mezz’ora di nulla si taglia per poter finalmente essere visitato. Ad un certo punto si ritrova piegato e circondato:

—”Cosa state facendo?”— chiede.

—”Altri esami.”

—”Io non sono qui per fare altri esami.”

E dopo il dissenso arrivano le botte. Calci e pugni su un corpo già maltrattato, raggomitolato a terra. Poi arriva la puntura di sedativo, che lo farà dormire fino al pomeriggio del giorno dopo, l’istituzione medica sempre pronta al servizio della repressione.Racconta poi che gli sbirri gli hanno rubato le poche pastiglie della terapia che era riuscito a procurarsi da solo. Oltre a non sapere il nome di chi lo cura, non ha accesso ai propri certificati medici e prescrizioni e i guardiani della coop Ekene che gli danno le medicine nel CPR non seguono le indicazioni date dalla psichiatra del CSM. La sera il recluso si taglia di nuovo, questa volta per far arrivare l’infermiera e farsi dare la terapia di cui ha bisogno. Nel frattempo il recluso picchiato nella notte 12-13 viene ricoverato in ospedale e dopo qualche giorno riportato in CPR. Per una volta la visita dal medico sembra essere andata a buon fine, con la prescrizione di una terapia adeguata.

L’uso sproporzionato e pacificatore degli psicofarmaci è pratica quotidiana, indispensabile per poter anestetizzare e depotenziare chi rifiuta di piegarsi alla privazione della propria libertà, per annichilire in partenza ogni tensione alla ribellione e alla distruzione delle proprie gabbie. L’autolesionismo, recentemente strumentalizzato dai giornali per giustificare i pestaggi, è anch’esso uno strumento usato per ottenere ciò di cui si ha bisogno, come i fuochi.

Varie deportazioni e una fuga felice

Il 19 giugno un prigioniero marocchino sembra venire trasferito in un altro CPR senza preavviso, i compagni di cella non sanno dove: si scopre, alla fine, che si trattava di una deportazione, tramite volo di linea. Lo stesso giorno viene trasferito un altro detenuto. Il 20 giugno attorno all’ora di pranzo viene acceso un altro fuoco nell’area blu. Sembrerebbe in risposta alla minaccia di botte da parte di un lavorante.

Non si ferma, inoltre, la macchina delle espulsioni. Negli ultimi giorni è sicuramente partito un volo charter per la Nigeria: almeno cinque i prigionieri prelevati da Gradisca. Per l’Egitto la solita deportazione dell’ultima venerdì del mese è stata anticipata al mercoledì: da Gradisca, come in altri CPR, in piena notte sono stati presi alcuni reclusi egiziani e trasferiti a Roma Fiumicino, da cui è partito il charter per il Cairo, con scalo a Palermo. Ma, nella giostra di trasferimenti interni – quasi mai motivati ai prigionieri, ma rispondenti alle necessità di controllo, funzionamento e logistica dei campi (ad esempio, alcune celle dell’area blu sono al momento vuote per probabili lavori di ristrutturazione) – almeno un recluso è stato trasferito nella colonia CPR di Gjader. Di altri, sappiamo semplicemente che vengono prelevati, sequestrati nel sequestro, senza sapere la destinazione – altri CPR, un volo di linea – numeri di una macchina anonima che fa sparire persone dopo aver mediaticamente costruito e legittimato l’archetipo dell’altro/diverso, per definizione pericoloso, sulle esistenze delle persone migranti, degli “stranieri”.

Ma la macchina, come sappiamo, è tutt’altro che perfetta. Un ex-prigioniero marocchino proveniente dal CPR di Gradisca è riuscito a darsi alla fuga quando era in procinto di essere caricato su un volo di linea, all’aeroporto di Bologna. La notizia è uscita anche sui media di regime nazionali : una corsa, due guardie che arrancano e un fuocherello alle sterpaglie in questa afosa estate sono bastate a riguadagnargli la libertà.

Che la sua corsa possa continuare leggera! E quella di tutti e tutte verso la libertà!

Fuoco ai Cpr e a tutti complici del loro funzionamento

SULLE PERQUISE DEL 26 GIUGNO E RELATIVE INDAGINI APERTE

Riceviamo e diffondiamo

Scriviamo per portare solidarietà a tuttx Ix compagnx perquisitx (indagatx e non) all’alba del 24 giugno, in diverse parti d’Italia centro settentrionale: la maggior parte delle persone indagate sono compagnx della Romagna, e/o ci hanno vissuto, e ci pareva carino che partissero due parole proprio da noi, che stiamo e lottiamo e sudiamo in questa terra.

I fatti contestati sono l’incendio di due auto degli sbirri ferroviari nell’aprile del 2023 nel parcheggio della stazione di Rimini: azione che, benchè si spieghi da sola, fu rivendicata contro la violenza delle divise che, nella fattispecie sui binari, si occupano principalmente di schedare e acchiappare le persone migranti e si inseriva in una più ampia lotta contro il 41bis in sostegno allo sciopero della fame di quasi sei mesi del compagno anarchico Alfredo Cospito.

Quando delle perquisizioni arrivano a due anni e mezzo dal fatto contestato (a onor del vero un compagno, nuovamente indagato, fu perquisito anche all’indomani dell’azione) ci possiamo sbilanciare un tantinello nel dire che i nostri solerti Zenigata brancolano nel buio, ma dare addosso alle anarchici si casca sempre bene e il camerată Dambruoso (PM) cerca di fare carriera sulla pelle dex compagnx, complice il fatto che il potere in Italia forse non era mai stato così schiettamente fascista come oggi e che il clima di “guerra esterna” che stato e padroni stanno preparando necessita di nemici interni per compattare i ranghi, è una vecchia storia! E anarchicx, ribelli, dissidenze di genere sono sempre ottimi bersagli. Le indagini colpiscono 15 persone, di disparate provenienze geografiche, accusate di danneggiamento e incendio con aggravante di terrorismo: di certo sappiamo che hanno perquisito otto abitazioni tra Romagna, Toscana e Lombardia (non sappiamo tutt’ora per due indagatx come sia andata) e in taluni casi anche le automobili e c’è da precisare che varie persone non sono state trovate, oppure sono state trovate (e perquisite) il giorno dopo.

Nelle case e nelle auto perquisite hanno sequestrato principalmente materiale informatico (tutto quello che sono riusciti a trovare) qualche vestito (felpe nere col cappuccio ne vuoi?!) oltre che dimostrare una vera e propria ossessione per le “shopper”, sì, le sportine di tela.
Inoltre, per quanto ci è dato sapere, le guardie hanno filmato e fotografato grandissime quantità di materiale cartaceo: opuscoli, volantini, libri, riviste fino e forse soprattutto, diari e agende private, corrispondenza, quaderni di lezioni etc.

Questo aspetto ci pare confermi che una delle ragioni per le quali sono scattate queste perquisizioni sia l’aggiornare i database delle questure su legami, relazioni, questioni personali dellx indagatx.
Dalle carte che abbiamo avuto modo di vedere la notizia di reato, ossia la ragione scatenante che avrebbe dato il via alle perquisizioni, porta la data di quest’anno, il che fa supporre che per gli inquisitori nel 2025 è accaduto qualcosa che lega le persone indagate all’azione del 2023.
Purtroppo fino a che le indagini saranno aperte non ne sapremmo di più.
Intanto ci stringiamo attorno allx compagnx inquisitx, perquisitx e diamo la nostra disponibilità come Cassa Antirepressione a collaborare alle spese che si dovranno sostenere: sentiamoci!

La solidarietà e i legami che si creano con le lotte e nel condividere gli stessi sogni, non si possono arrestare, al massimo ci rompete
un po’ le scatole!

Morte all’autorità,
Viva l’Anarchia!

PER CONTATTI: capitanoacab@bruttocarattere.org

NOTTE DI ORDINARIA VIOLENZA: AGGIORNAMENTI SUL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO

Riceviamo e diffondiamo:

A Palazzo San Gervasio nella notte tra venerdì 20 e sabato 21 l’elisoccorso ha raggiunto la struttura detentiva per portare in pronto soccorso reclusx che dopo aver subito pestaggi e ingerito detersivo erano in condizioni critiche di salute e venivano lasciatx agonizzare al centro della gabbia arancione dove si fa l’aria.
Dalla sera precedente quando un altro detenuto, dopo essere tornato dal pronto soccorso, è stato nuovamente male, le ambulanze non sono state chiamate e le persone tenute sotto sorveglianza in infermeria per evitare che le condizioni di salute potessero essere pubbliche. Alle chiamate delle persone recluse e di solidalx fuori, il 118 ha risposto dicendo che non si sa di cosa parla, che c’è del personale sanitario e che non si ha titolo per chiedere l’intervento.
La tensione provocata dall’ordinaria gestione delle crisi da parte di Officine Sociali, e la ricerca di invisibilizzazione di tutte le condizioni critiche è sfociata nelle proteste durate tutta la giornata del 20 giugno, a cui hanno provato a rispondere prima con gli psicofarmaci e poi con il peso dei manganelli, le botte, udite anche a telefono sono state generali, l’ingresso delle guardie in tutti i moduli ha fatto si che la tensione aumentasse.
Solo verso le due della notte del 21 le persone agonizzanti sono state portate in ospedale.
La responsabilità del personale sanitario degli ospedali regionali, che ignora la natura del lager con cui interagisce costruisce ancora una volta il sistema su cui Stato e Cooperative infliggono violenza sulle persone.
Una violenza che sfocia anche nel controllo e nelle minacce delle azioni di solidarietà portate da fuori, come pacchi trattenuti per ore solo per provocare e ricattare le persone detenute.
A palazzo ogni souvenir sparisce subito. Dentro si lotta. Ci dicono che stanno impicciati.

Officine Sociali, Guardie e Stato aguzzino
Occhi aperti nelle vostre notti di ordinaria violenza

Solidarietà con le persone recluse
Fuoco ai CPR


Puntata di Mezz’ora d’aria a cura dell’assemblea contro galere e cpr con all’interno aggiornamenti su Palazzo San Gervasio.
Qui l’archivio con le puntate precedenti.

Segnaliamo inoltre a Bologna:

Sabato 5 luglio al Lazzaretto autogestito, via Pietro Fiorini 12:
“A Palazzo San Gervasio c’è un lager di Stato”

NUOVO OPUSCOLO: CARCERE DI PIAZZA LANZA – DETENZIONE CENTRALE

Riceviamo e diffondiamo

“C. detenuta nel carcere di Piazza Lanza racconta una prassi abominevole perpetrata dai guardiani, esseri dalla quale ci asteniamo da giudizi in quanto i loro gesti non si qualificano come tali. Una volta che si viene tradotti in un altro carcere, senza alcun preavviso e senza alcuna informazione su dove si andrà a finire, i secondini ti buttano dentro la cella due sacchi della spazzatura dicendoti “preparati”. Questa prassi viene condita da frasi che paragonano le detenute a spazzatura: “un po’ di immondizia è andata via, ora vediamo quale altra immondizia arriva”.
Ma “non siamo dell’immondizia siamo delle persone umane che abbiamo sbagliato”.

Il carcere di Piazza Lanza, nel pieno cuore di Catania, dopo tanti saluti effettuati dai solidali  è stato passaggio fondamentale della mobilitazione scesa in piazza il 17 maggio contro il DL 1660.

Affinchè tuttx le persone che attraversassero quel luogo fossero consci delle violenze che ogni gabbia ripropone sui corpi dellx reclusx, sono state scritte queste pagine, che qui diffondiamo. Fondamentali, oltre ai dati raccolti, sono state gli ascolti di chi c’è stato dentro, come C. che in un’intervista radio ha raccontato le violenze che i guardiani perpetrano alle donne recluse nelle sezioni di questa prigione.

Ad oggi il carcere conta un sovraffollamento tra i più alti in Italia, le reclusx battono ed urlano dalle finestre: “siamo stanche di stare qui”. Difatti, una delle lamentele che più torna, sia dai racconti, sia dai saluti effettuati è lo totale inesistenza di attività, ed il tempo scorre lento segnando di fatto irrimediabilmente la vita di chi è reclusx.

Nella speranza che saluti e mobilitazioni continuino a toccare questo luogo disumano, diffondiamo queste pagine affinché possano essere strumento per rompere l’isolamento, e portare solidarietà e vicinanza a chi si sente solx.

AFFINCHE’ DI UNA PRIGIONI NON RESTINO CHE MACERIE

Catania, maggio 2025

PDF OPUSCOLO

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NUOVO OPUSCOLO: IL CARCERE DI BICOCCA A CATANIA È UN LUOGO DISUMANO

Riceviamo e diffondiamo:

“Un silenzio assordante, di quelli che fanno un rumore, circonda il complesso penitenziario Bicocca di Catania. Un silenzio che fa salire la rabbia e chiede vendetta. Sì perché quel silenzio è carico di odio, di ingiustizia, di isolamento e repressione. Dentro quelle mura esterne, si trovano, separati ma assieme, reclusx giovanx detenutx e detenutx in alta sicurezza, anime che condividono sotto regimi diversi la stessa tortura, quella dello Stato.”

Il carcere di Bicocca a Catania è un luogo disumano, e per la prima volta, il 13 Aprile del 2025, solidali hanno rotto l’isolamento di questo luogo.
Per farlo, in preparazione, sono state scritte queste pagine che raccontano, attraverso testimonianze e dati raccolti, la vita all’interno di quello che ai nostri occhi risultava invalicabile e disumano; queste racchiudono la sofferenza e l’unione di due luoghi, difatti il Bicocca, diviso solo da un muro di cinta, tiene insieme un carcere minorile ed un carcere ad alta sicurezza.

Prevaricazione, razzismo, violenze, somministrazioni di psicofarmaci e repressione, quello che stato e guardiani hanno scelto di collocare fuori città, a ridosso della zona industriale, dove adesso sorgono i cantieri di WeBuild, azienda costruttrisce del raddoppio ferroiviario, della riustrutturazione di aree di sigonella e non ultima azienda che si è assicurata la costruzione del ponte sullo stretto. La stessa che nel 2023 ha firmato un protocollo d’intesa con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) per favorire il reinserimento sociale e lavorativo dellx detenutx attraverso l’assunzione e la formazione. Accordo che mira a creare nuove opportunità di sfruttamento per lx reclusx, combinando il supporto professionale con lo sviluppo delle infrastrutture.

Quella volta, da alcunx solidali, è stato urlato: “torneremo”. Il motivo per la quale si diffonde questo testo è nella speranza di rendere accessibile a tuttx la rottura dell’isolamento a cui sono costrettx adultx e minori.

AFFINCHÈ DI UNA PRIGIONE NON RIMANGANO ALTRO CHE MACERIE

Catania, aprile 2025

PDF OPUSCOLO

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PERQUISIZIONI ALL’ALBA A TRIESTE

Diffondiamo

Questa mattina alle 7 la questura di Trieste ha effettuato perquisizioni a casa di 11 compagne e in uno spazio ad uso di diverse realtà cittadine.

Nient’altro che l’ennesima operazione repressiva organizzata in grande stile, come dimostrato dal grande spiegamento di agenti e mezzi. I reati contestati riguardano il corteo antifascista del 25 aprile, e dimostrano la volontà politica di continuare a perseguire chi rivendica l’antifascismo come un valore della collettività.

Sospettiamo inoltre che siano state recuperate, dallo spazio di via del bosco, diverse cimici che sarebbero state poste in precedenza.

Comunque
SMRT FAŠIZMU
SVOBODA NARODOM
PALESTINA LIBERA

AGGIORNAMENTI SU GHESPE

Riceviamo e diffondiamo:

Un paio di novità sulla situazione di Ghespe, recluso nel carcere di Spoleto da marzo 2025 per scontare un residuo pena di 5 anni e mezzo per il “botto di capodanno” nell’ambito della c.d. operazione panico.

La direzione del carcere gli ha applicato la censura della corrispondenza a partire da metà maggio, a seguito di una nota inviata dalla digos di Firenze in cui si farebbe cenno alla sua pericolosità sociale, ai suoi contatti con l’ambiente anarchico, ecc. La posta dunque viene tutta letta e timbrata; questo ha ovviamente provocato dei rallentamenti e delle “sparizioni” di lettere, sia in entrata che in uscita. Gli vengono inoltre trattenuti francobolli e adesivi, quindi è meglio non metterglieli in busta.

E’ stato inoltre disposto da parte del sost. Procuratore De Gregorio della DDA di Firenze, in data 19.06, un prelievo coattivo del DNA da effettuare in carcere, per un decreto emesso il 5 giugno ’25 nell’ambito di un procedimento penale del 2023. In questa indagine, solo accennata, risulterebbe indagato, insieme ad altri, per 305 c.p. (cospirazione politica mediante associazione), per aver “promosso ed organizzato una rudimentale associazione finalizzata alla commissione dei delitti di cui all’art. 302 c.p.”. Nel giustificare questo prelievo, le cartacce fanno il solito resoconto di serate benefit e iniziative/rivendicazioni solidali nei suoi confronti a partire dal suo arresto in Spagna, a “dimostrazione” del suo ruolo di spicco all’interno del movimento anarchico, per poi enunciare la necessità del campione biologico per “approfondire indagini sui soggetti che si sono coagulati attorno a lui” per “verificarne le potenzialità e capacità operative e strategie d’azione” [sic!]. Magie del DNA….

[A questo proposito: segnaliamo il recente ritrovamento di microspie e GPS in due automobili di compagni/e a lui vicini/e…]

Molto più onestamente, in seguito si fa vago riferimento ad “analoghi” attentati con ordigni esplosivi (analoghi all’azione per cui è stato condannato, s’intende) avvenuti nell’ambito della mobilitazione contro il 41bis di cui evidentemente non sanno a chi attribuire la responsabilità. Gli esempi citati: l’ordigno esplosivo al tribunale di Pisa del 23.02.’23 e le bottiglie incendiarie alla caserma Perotti del 30.01.’23. Il Dna, aggiungono, servirebbe inoltre ad accertare la sua presenza “nei luoghi di aggregazione del movimento anarchico“ e la sua collocazione quindi all’interno della cosiddetta “frangia toscana”. Rispetto al DNA, ricordiamo che il prelievo per la banca dati era già stato imposto, a lui come ai/alle altre arrestati/e del 3 agosto 2017, il giorno della convalida dell’arresto e che la principale “prova” usata a suo carico è stata un controversa perizia sul DNA operata in modalità “irripetibile” tra una microtraccia biologica repertata su un frammento di scotch che presumevano facesse parte dell’ordigno esploso, confrontata con campioni biologici prelevati da oggetti a lui attribuiti quali, ad es., lattine. Nel lamentare l’assenza del suo profilo in banca dati, le carte odierne parlano di un “verosimile errore nella procedura di campionamento” eseguito all’epoca nel carcere di Sollicciano. Come ultima motivazione addotta quindi vi è la necessità di “sanare tale mancanza” e l’onere di tale procedura viene assegnato alla digos di Firenze.

Oltre a ciò, permane per lui l’impossibilità di ottenere l’autorizzazione a colloqui visivi con chiunque non sia un suo avvocato e la totale discrezionalità di ciò che passa di volta in volta coi pacchi a colloquio (ad esempio penne, fogli protocollo, occhiali, libri giudicati troppo “sovversivi”) e ricordiamo inoltre che non può ricevere libri tramite posta (poiché questa possibilità, a Spoleto, sarebbe concessa solo a chi segue dei percorsi di studio, eventualità peraltro non prevista in quel carcere). Pare abbastanza evidente che, al di là delle particolari restrizioni che pensiamo siano proprie di un carcere al cui interno vi è una sezione di 41bis, come Spoleto, nei confronti di Ghespe si vada ad aggiungere la volontà ritorsiva per i due anni di irreperibilità prima del suo arresto in Spagna nel febbraio ’25: è particolarmente importante, quindi, fargli sentire la nostra solidarietà e andare sotto a quel carcere, per lui e per gli altri prigionieri. A metà giugno si sono verificate, lì come nel carcere di Terni, delle proteste per le condizioni di detenzione e per il caldo soffocante, tali da richiedere l’intervento della celere e da far dichiarare al segretario regionale del SAPPE che l’Umbria è diventata la “discarica sociale” del sistema penitenziario toscano, invocando la riapertura del supercarcere a Pianosa per i “isolare i detenuti più pericolosi”, anche in vista delle probabili rivolte estive.

Chiamiamo quindi a una partecipazione numerosa per il presidio al carcere di Spoleto, in loc. Maiano 10, il 5 luglio 2025, alle 16.30: contro ogni galera, per Ghespe, per Paolo Todde che ha sospeso il 21.6 uno sciopero della fame iniziato i primi di maggio nel carcere di Uta (CA), per tuttx x prigionierx.

Per l’Anarchia!

Continuiamo a scrivere a Ghespe!

Salvatore Vespertino
C.D.R. Spoleto
Loc. Maiano 10
06049 Spoleto (PG)