EVASIONE DAL CPR DI GRADISCA D’ISONZO

Da Hurriya info:

Ieri notte riuscita evasione dal CPR di Gradisca d’Isonzo: tre persone sono riuscite a riguadagnarsi la libertà mentre una è rimasta ferita nel tentativo e si trova ora ricoverata in ospedale a Trieste.

https://www.triesteprima.it/cronaca/fuga-cpr-gradisca-uno-cade-finisce-a-cattinara.html

Contro tutte le prigioni,
scioperi, rivolte ed evasioni!

CREMONA: CASSONETTO IN FIAMME, VETRINE IMBRATTATE E SCRITTE PER LE STRADE

CREMONA – Ci giunge notizia di un cassonetto andato a fuoco, di vetrine imbrattate e di scritte per le strade. 🔥🖤

“No alle deportazioni di migranti in Albania “25 Aprile non in piazza con gli sbirri”, “Cremona antifascista”.

https://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/443238/vetrine-muri-asfalto-imbrattati-in-via-guarneri-del-gesu.html

UDINE: NO ALLA SMART CITY E AL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA

Riceviamo e diffondiamo:

DA VENEZIA A UDINE, NO CONTROL ROOM. No alla smart city e al capitalismo della sorveglianza!

Martedì 30 aprile ore 20:30, Spazio autogestito via De Rubeis 43, Udine.

Da marzo 2024, anche Udine, come Venezia, Trento, Bolzano, Milano e altre città entra in una progettualità di smart city. Un videowall di ultima generazione, una parete di 20 metri quadri composta da 12 monitor che trasmette le immagini in costante aggiornamento che provengono dalle telecamere di sorveglianza, che per mezzo di un software integrato da algoritmi di intelligenza artificiale, incrocerà dati come ad esempio il luogo, l’orario, il colore degli indumenti, i dettagli dei veicoli, dalle immagini raccolte in diversi contesti dalle telecamere. Tutto ciò nella Control Room del Comando di Polizia Locale di via Girardini a Udine.
Questa sala operativa permette di incrociare i dati ottenuti tramite le 190 videocamere di sorveglianza poste sul territorio udinese, con un totale di 496 obiettivi montati sulle telecamere stesse, cui andranno ad aggiungersi altre 86 ottiche montate su 26 nuovi apparecchi di videosorveglianza, che vanno sommati ai 18 dispositivi per il riconoscimento delle targhe delle vetture, dislocati nei principali nodi di traffico della città.
Nella realizzazione di queste politiche ultra tecnologiche di sorveglianza di massa, l’ente locale non è solo, si avvale infatti della collaborazione dell’Università di Udine – Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche che sta lavorando a Progetti di videosorveglianza predittiva con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in partenariato con MD Systems, ditta leader nei sistemi di sicurezza e sorveglianza.
Inoltre il Comune di Udine ha appena varato un Protocollo di sicurezza partecipata che prevede un sistema gerarchizzato di delazione di quartiere, in diretto contatto con le forze dell’ordine, atto a distruggere ogni possibile forma di solidarietà spontanea tra vicini di casa (e di classe sociale) per affrontare i problemi di vita di ognuno e a potenziare la criminalizzazione della povertà e della diversità dai canoni dominanti della società. La Regione FVG ha poi votato un nuovo regolamento che permette l’acquisto di droni, videocamere e fototrappole per contrastare l’immigrazione clandestina e il pericolo terrorismo e blindare ulteriormente il confine italo-sloveno, ora che il trattato di Schengen è sospeso. Questi dispositivi potranno essere acquistati anche dalle forze dell’ordine non di frontiera e impiegati nelle città e nei territori.
La smart city è un luogo che integra i sistemi fisici, digitali e umani nelle reti e nei servizi tradizionali (ad esempio nei sistemi pubblici di mobilità).
La prima ricaduta negativa sulla popolazione di questo modello urbano riguarda la privacy e la sorveglianza. Nell’ambiente della smart city, il sistema Internet delle cose – tra cui sensori, telecamere e Wi-Fi – modifica in modo radicale la consapevolezza situazionale e interferisce con la quotidianità delle persone attraverso il controllo totale e la polizia predittiva. Negli attuali scenari urbani la tecnologia non è una cosa a sé, ma è un soggetto che regola l’ambiente in cui si vive e che viene presentato come lo strumento necessario per la sicurezza, intesa come priorità in uno stato di emergenza permanente. Oggi la necessità di “difesa”, viene perseguita attraverso dispositivi di separazione e canalizzazione: le persone, diventate utenti della città, possono essere filtrate in funzione della legittimità riconosciuta alla loro presenza nel dato luogo da securizzare. La NATO richiede il proprio coinvolgimento nelle aree urbane in quanto “le città stanno diventando sempre più i bersagli principali di attacchi militari, politici e terroristici e sono ambienti di violenza e conflitto”. Molti investimenti nel settore della digitalizzazione delle città italiane arrivano dal PNNR, che prevede lo stanziamento di diversi miliardi di euro per la digitalizzazione e la trasformazione di territori vulnerabili in smart city, attraverso il recupero del ruolo dei Comuni e la promozione dei partenariati pubblico- privati. La cooperazione su cui si basano le smart city, vede infatti come soggetti gli enti territoriali regionali e locali, le istituzioni culturali e accademiche, le grandi aziende, i cittadini e i “city users”, cioè coloro che si recano in città per usufruire di un servizio.
In questo scenario una città che si contraddistingue è Venezia, che ha inaugurato una Smart Control Room nel settembre 2020, una vera e propria torre di controllo che ha sede nella sede della polizia municipale al Tronchetto, realizzata e gestita in collaborazione tra Comune, Venis S.p.A., Polizia locale e TIM. La data di nascita della Smart Control Room veneziana non è casuale, il 2020 infatti è l’anno in cui la gestione dell’emergenza Covid -19 criminalizza l’idea di folla e dà inizio ad un disciplinamento di massa attraverso dispositivi di controllo e identificazione che permettono spostamenti e accessi solo alle persone in possesso del Green Pass. Non troppo dissimile è il funzionamento del nuovo contributo d’accesso necessario per visitare Venezia, previsto per aprile 2024.

BOLOGNA: FINCHÉ TUTTX NON SARANNO LIBERX

Diffondiamo:

Oggi abbiamo deciso di partecipare al corteo per il 25 aprile, al fianco del popolo palestinese, con uno spezzone antimilitarista anarchico, contro guerra e repressione.

In un contesto di guerra e riarmo esplicito si esaspera la repressione dei nemici interni, sempre più persone sono private della libertà. Nei quartieri vediamo aumentare ogni giorno la militarizzazione, il razzismo e la guerra contro i poveri, con l’ausilio delle violenze quotidiane delle forze dell’ordine, mentre nelle carceri le condizioni di detenzione diventano sempre più dure.

In un momento in cui lo stato affila i suoi dispositivi repressivi e il carcere si sovrappone sempre più al manicomio, ribadiamo che la città per cui lottiamo non ha quartieri con le sbarre!

Abbiamo deciso di scendere in strada per esprimere la nostra solidarietà e complicità ai compagni Alfredo Cospito e Anna Beniamino, per i quali ieri la cassazione ha confermato le condanne rispettivamente a 23 anni e a 17 anni e 9 mesi.

Contro la tortura del 41 bis, contro le violenze di stato, contro il nuovo piano carceri, al fianco di chi lotta.

Libertà per tutte e tutti!

Appuntamento al carcere della Dozza sabato 27 aprile alle 15:00 davanti alla sezione femminile lato via Ferrarese  (benzinaio).

MILANO: TORTURE E VIOLENZE AL CARCERE MINORILE BECCARIA

Ieri mattina, 13 agenti di polizia penitenziaria (di cui 12 ancora in servizio presso il carcere minorile Beccaria di Milano) sono stati arrestati per torture e violenze nei confronti dei minori detenuti; altri 8 agenti sono invece stati sospesi dal servizio.

I reati contestati, tra i quali anche una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto, risalgono almeno al 2022 con condotte reiterate nel tempo fino ad oggi.

“Gli agenti devono rispondere, a vario titolo, di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del pubblico ufficiale nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto”.

Aldilà delle solite dichiarazioni di PM e procuratori vari che parlano di “mele marce” e di una “brutta pagina per le istituzioni”, sappiamo bene che questi non sono episodi isolati, dovuti alla violenza individuale di qualche sbirro. Solo dall’inizio del 2024 sono 30 i suicidi nelle carceri italiane: sappiamo bene, infatti, che quella della reclusione è una realtà fatta di torture, violenze, umiliazioni e vessazioni quotidiane.

LIBERX TUTTX

FUOCO ALLE GALERE!

TORINO: MISURE CAUTELARI PER IL CORTEO IN SOLIDARIETÀ AD ALFREDO

Questa mattina sono state emesse 19 misure cautelari nei confronti di alcunx compagnx indagatx per il corteo del 4 marzo 2023 a Torino, in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito. Quel giorno, un corteo molto animato fu ripetutamente caricato dalla polizia e bersagliato di lacrimogeni, lanciati fin dentro il cortile di Radio Blackout.

Fra le misure emesse: 3 arresti domiciliari, 7 obblighi di dimora con obbligo di firma, 1 divieto di dimora, 8 obblighi di firma. Le accuse sono di devastazione e saccheggio, violenza, lesioni aggravate a pubblico ufficiale. In tutto, sono 75 le persone indagate.

Ribadiamo la nostra complicità e solidarietà con lx compagnx colpitx dalla repressione.

STRAGISTA E’ LO STATO
NON CHI LO COMBATTE!

19 misure cautelari per il corteo del 4 marzo a Torino contro carcere e 41 bis

 

BOLOGNA: PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA

Riceviamo e diffondiamo:

SABATO 27 APRILE alle 15.00 ci vediamo davanti alla sezione femminile del carcere della Dozza. Appuntamento al benzinaio Eni di Via Ferrarese, dietro al carcere.

Contro le violenze di stato, contro il nuovo piano carceri, libertà per tutte e tutti!

– A gennaio al carcere della Dozza un detenuto ha tentato il suicidio.

– Nei primi mesi dell’anno due detenuti a distanza di poche settimane hanno dato fuoco alla loro cella.

– A marzo nella sezione femminile due detenute si sono tolte la vita mentre una terza è rimasta gravemente ferita.

– Di recente un detenuto si è rivoltato ai suoi aguzzini con il supporto di un estintore.

Questi sono solo alcuni degli episodi riportati dalla stampa locale, chissà invece quante sono le storie e le proteste che non riescono a oltrepassare quelle mura.
Mentre nei quartieri vediamo aumentare ogni giorno la guerra contro i poveri, il razzismo e la repressione, con l’ausilio delle violenze quotidiane delle forze dell’ordine per le strade, nelle carceri le condizioni di detenzione diventano sempre più dure, in celle sempre più sovraffollate, dove d’estate si soffoca e di inverno si gela, senza acqua calda, tra cibo scadente e i soprusi costanti delle guardie.
Con il piano carceri gli stessi governanti che hanno riempito le galere fino a farle scoppiare intendono continuare ad investire nella costruzione di nuovi centri detentivi e padiglioni.
In un momento in cui il carcere si sovrappone sempre più al manicomio, e sempre più persone sono private della libertà, torniamo sotto al carcere della Dozza per ribadire che la città per cui lottiamo non ha carceri né quartieri con le sbarre! Portiamo la nostra solidarietà ai detenutx, facciamogli sentire che non sono solx!

Compagnx solidalx⁩

BOLOGNA: SOLIDARIETÀ ANTIPSI/ANTI-INPS

Riceviamo e diffondiamo:

Scriviamo questo testo per rompere il silenzio su quanto sta accadendo ad un compagno, per portargli la nostra solidarietà e complicità, e per condividere la sua storia, consapevoli che come la sua ce ne sono molte altre.

Un compagno che percepisce una pensione di invalidità sta subendo la ritorsione di vedersela quasi totalmente sottratta perché l’INPS, a seguito della verifica dei requisiti – a posteriori – per il reddito di cittadinanza percepito tra il 2021 e il 2022, ritiene non ne avesse diritto.

Si parla di una cifra complessiva di 7000 euro.

Per riavere i soldi indietro l’INPS intende però, da maggio, decurtargli quasi il 90% dell’invalidità, rischiando così di compromettere un intero percorso di emancipazione.

Inutile dire quanto questo metterebbe seriamente in difficoltà la quotidianità del compagno, che da anni non solo lotta per la sua autodeterminazione, ma contro un paradigma medico-psichiatrico in cui senza una rete sociale o un welfare familiare, non si ha nessuna reale scelta.

Non possiamo accettare che per riavere il reddito di cittadinanza lo Stato sottragga ad una persona tutta l’invalidità prelevandogli quel poco che le permetteva a malapena di fare fronte alle necessità primarie.

Durante la pandemia le difficoltà sono state tante, e così il compagno, come tante persone, ha fatto domanda per il reddito di cittadinanza, on-line. Ma le insidie della digitalizzazione sono infinite, basta una crocetta o una dichiarazione scorretta, che l’onere è tuo.

Per qualche tempo il compagno ha potuto sperimentare una vita più indipendente e autonoma, dalla famiglia, dai servizi. La verifica retroattiva a posteriori irrompe nella sua vita con quella violenza secca che solo la burocrazia statale è in grado di esprimere ed esercitare.

A questo mondo chi non ce la fa a stare al passo della cultura capitalista e lavorista ultra competitiva dominante è spronato ad adeguarsi con il bastone o con la carota alle misure assistenziali, obbligato a dimostrare il proprio status di ‘persona bisognosa’ tra servizi e procedure spesso mortificanti e impersonali, in cui barcamenarsi non è affatto scontato. Servizi spesso lontani anche dalla condizione sociale delle persone ‘utenti’, che giustamente tendono a volersene sbarazzare con il rischio però di non vedersi più riconosciuta alcuna forma di diritto a condizioni di inserimento lavorativo o di lavoro ‘protetto’ nè alcun tipo di tutela.

Al momento, per quanto il debito non si possa cancellare, il compagno sta tentando ogni via possibile per fare in modo che l’invalidità non sia colpita in modo così importante, tra colloqui con figure e operatori del sistema sanitario, affinchè un’ingiustizia del genere non passi inosservata, e sportelli sociali non istituzionali che offrono anche servizi di patronato, per la possibilità di avviare anche un ricorso.

Consapevoli che non ci vanno a genio nè i servizi istituzionali paternalisti nè l’impatto che il progressivo abbandono delle misure di welfare e di sostegno ha su chi vive sulla propria pelle stigma e discriminazioni, condividiamo quanto sta accadendo al compagnx perchè pensiamo ci riguardi tuttx e chiamiamo alla solidarietà.

strappi@canaglie.org – https://antipsi.noblogs.org


A Bologna il 2 maggio cena solidale ANTIPSI/ANTI-INPS  al Mercatino autogestito Senza Chiedere Permesso.

BOLOGNA: CHI VIVE DI GUERRA NON VA LASCIATO IN PACE

Diffondiamo

VERSO IL CORTEO “DISARMIAMO LA FIOCCHI MUNIZIONI” DEL 18 MAGGIO A LECCO

Un’azienda che fattura 100 milioni di euro in armi esportate in tutto il mondo e che dal 2021 ha visto incrementare i suoi utili del 70% è una chiara immagine della direzione presa da questo mondo. Un’immagine che si lega a stretto filo con il genocidio del popolo palestinese, con i nuovi armamenti e le nuovi classi di leva mobilitate sul fronte russo-ucraino, con un’operazione militare che si prepara nel Mar Rosso a difesa del libero mercato. Saremo in piazza per discutere e presentare un momento di contrasto all’economia di guerra e alla corsa agli armamenti, con chi lo sta organizzando. Lo faremo alla vigilia dell’udienza che deciderà quanti anni Anna e Alfredo, compagni anarchici accusati di un ordigno di fronte a una scuola allievi carabinieri (che, ricordiamocelo, sono dei militari), dovranno passare in carcere, perché opporsi alla guerra esterna e opporsi alla guerra interna vadano di pari passo.

Martedì 23 aprile ore 17

Piazza Verdi Bologna