FINCHÈ DI STATO E PATRIARCATO NON RESTI CHE MACERIE

 

Diffondiamo un intervento letto durante il corteo del 28/11 a Bari.

Il 28 novembre è una giornata di memoria, in memoria di benny petrone morto ammazzato per mano delle squadrette fasciste nel 1977. siamo qui a ricordarci che la guerra interna, così come quella esterna non hanno mai cessato il fuoco.

oggi, quelle stesse mani sporche di sangue sono di chi ci governa, e le stesse che hanno violato qualsiasi forma di diritto nella scuola Diaz a Genova.

La mano che teneva quei manganelli non era diversa, seppur in altre forme, di quella che qualche ora prima aveva ucciso Carlo Giuliani in piazza Alimonda, o di quella che ha ucciso Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Riccardo Rasman.

e oggi siamo qui a ricordare anche che sono passati tre mesi dagli arresti NOPONTE, in cui sono state arrestate tre compagnx, Andre, Bak e Gui, portatx in carcere il 9 settembre in via cautelare, per fatti del carnevale noponte del primo marzo, giorno in cui un vivace corteo attraversò le strade di Messina per dire no al ponte sullo stretto.
Tra le accuse, resistenza e lesioni gravissime.

Andre e Gui sono ancora rinchiusx nelle 4 mure di casa ai domiciliari con braccialetto e divieto di comunicazione con l’esterno, mentre Bak si è ritrovatx di nuovo in stato di arresto e portatx in carcere a Brindisi come misura cautelare a seguito di un’altra operazione infame chiamata IPOGEO, per I fatti del corteo contro il DL sicurezza a catania, del 17 maggio.

All’alba del 20 novembre la digos ha fatto irruzione nelle case di diversx compagnx a Catania, Palermo, Messina e Bari, compiendo perquisizioni a tappeto. Tredici compagnx sono statx denunciatx a piede libero, due invece, Luigi e Bak, sono statx arrestatx preventivamente e tradottx in carcere, con accuse di devastazione e saccheggio. Unx compagnx è braccato da un mandato di cattura europeo.

Il ponte sullo stretto è un’opera devastante, di interesse di stato e mafia, realizzata per mano di Webuild azienda che negli scorsi anni ha realizzato nella base USA di Sigonella 14 edifici da adibire a uffici per uso militare, che finanzia apertamente il genocidio in palestina, e che sottrae case e terra allx abitanti di Messina.

Ci vogliono immobili rispetto all’approvazione del nuovo pacchetto sicurezza, una legge fascista che sottoscrive un’idea di cittá militarizzate e controllate, che punisce violentemente ogni forma di manifestazione di pensiero, aggravandolo se si scaglia contro i servi delle stato. oltre che ricalcare il razzismo di stato che si esprime al massimo della tortura nei Cpr dove le reclusx se provano a rivoltarsi verranno ingabbiatx da una prigione all’altra.

Ci chiamano violenti e noi gridiamo che lo siamo perché la violenza non può essere solo dello stato e delle guardie sui nostri territori e le nostre vite, siamo violentx perché vorremmo vedere queste cittá svendute ai turisti e piene di telecamere crollare in macerie, così come tutte le gabbie dalle galere ai Cpr, luoghi di tortura di Stato. E poco ci interessa se qualche banca, mc donald o azienda complice di Israele e delle torture nei cpr dovrà spendere due spiccioli per la sua vetrina, ne siamo solo felici, l’importante é mostrare che non siamo corpi inermi che possono accettare qualunque abuso e violenza, ma gliela faremo pagare.

Violenza sono i sistemi di controllo sui nostri corpi, dalle telecamere in ogni strada e palazzo, alle videocamere della digos nei cortei, al controllo attraverso i dispositivi in ogni momento della vita quotidiana. Fare tutto questo in nome di un decoro e di un ordine pubblico é abominevole, e per questo non dovremmo stupirci della risposta delle piazze quando decidono di attaccare questi sistemi di controllo e scagliare delle pietre contro le videocamere, perché violento non é questo ma é lo stato che le installa in nome di una sicurezza che é solo una sicurezza dell’ordine pubblico, razzista e classista.

Perché non ci sentiamo sicure in queste strade, ci sentiamo sicure solo al fianco delle nostre sorelle e dellx harraga, e ci sentiamo ancor più sicure con qualche videocamera in meno!

Queste risposte di piazza sono vitali, sono il minimo che si possa fare per reagire senza annichilirsi alle violenze dello stato, e dovrebbero diventare un’abitudine. Perché se si pensa che reprimendo ci staremo zittx e fermx si sbagliano, il nostro obiettivo sará sempre quello di ostacolare il più possibile le opere coloniali ed estrattive, rivoltarci come si rivoltano i popoli del mediterraneo, dal Marocco alla Palestina.

Si pensa sempre al Sud come a dei territori pacificati, ormai arresi ai soprusi e al martirio della nostra terra che ormai ha più pannelli solari di amazon e ulivi israeliani che altro, ma questa pacificazione é un’illusione. La rabbia c’é ed é tanta, fermata dalle operazioni repressive messe in atto da decenni, che fermano chiunque appena prova a ribellarsi. Perché vogliono un sud zitto e debole, accondiscendente, svenduto ad airbnb.

Negli ultimi mesi sono state arrestate tantissime persone in Italia per le mobilitazioni in solidarietá al popolo Palestinese.

Sono passati 5 mesi dalla manifestazione del 14 giugno a Bari, siamo qui a ricordare che B è stat condannat a 8 mesi di reclusione per resistenza e accensione di fumogeno.

Oggi chi giudica fa parte di un apparato statale complice con il genocidio, come quello italiano, che addestra i piloti israeliani a Trapani a pilotare gli F-35, che permette ai velivoli da guerra sionisti di atterrare a Sigonella, che permette le comunicazioni di guerra in medio oriente tramite il MUOS, che è il terzo paese per invio di armi ad israele grazie alla Leonardo S.p.A., uno stato che è complice nelle università, nei laboratori, nelle fabbriche ed in qualsiasi luogo questo potere va difeso e consolidato.

Siamo qui, ancora, per ricordare che un po di mesi fa dei compagni di Bari sono stati accusati di associazione eversiva con finalità di terrorismo per delle scritte sulla Palestina e Cospito al 41 bis.

Il 41bis è un regime di tortura, di annientamento della persona, con un isolamento totale negando la possibiltá di comunicare con l’esterno che siamo gli affetti o le persone solidali. questo regime di tortura é solo l’apice della repressione e dell’annullamento delle relazioni con l’esterno per chi é reclusx in ogni galera, dalle sezioni comuni all’alta sicurezza.

E qui, ci chiediamo, cosa vuol dire essere terrorista oggi?

Se terrorista significa scrivere FREE GAZA o NO 41BIS su un muro, se terrorista significa volere la liberazione dei corpi migranti imprigionati in un lager di stato, e se terrorista è solo chi fa paura allo stato e crea del caos tanto incontrollabile, allora siamo tuttx terroristi.

E come terroristx vogliamo vendetta per uno stato che altro non fa che creare devastazione nei territori, dalla palestina alla basilicata, terre colonie a cui hanno tolto acqua, case, ossigeno, vento, aria, vita.

L’AMORE che proviamo verso le persone amiche, verso la terra e lx animalx non umane, che sono sempre all’ultimo posto, maltrattate e devastate crea un grande, enorme sentimento di VENDETTA.

NOI QUESTA VENDETTA VOGLIAMO NUTRIRLA, RENDERLA PROTAGONISTA FINCHÈ DI STATO E PATRIARCATO NON RESTI E MACERIE

LIBERTÀ PER TUTTX LX PRIGIONIERX

LIBERTÀ PER LA PALESTINA

FUOCO AD OGNI GABBIA

CHI DEVASTA È LO STATO, CHI SACCHEGGIA È IL CAPITALE

Diffondiamo

All’alba di giovedì 20 novembre è scattata l’operazione Ipogeo orchestrata dalla Procura di Catania, con perquisizioni a Catania, Palermo, Messina, Siracusa e Bari. Per tre delle sedici compagnx inquisitx è stata disposta la detenzione in carcere come misura cautelare. I fatti contestati riguardano quanto accaduto durante il corteo di Catania dello scorso 17 maggio contro il Decreto Sicurezza.

Interruzione di pubblico servizio, imbrattamento, lesioni personali, rapina e devastazione e saccheggio, queste le principali accuse che la Procura muove ai sedici compagnx. Il recupero di devastazione e saccheggio, reato introdotto nel ventennio fascista con il Codice Rocco e rispolverato e sdoganato dal G8 di Genova in poi, è del tutto strategico. La sua estrema ambiguità ne permette l’applicazione nei contesti più disparati facendone deterrente perfetto per cortei e manifestazioni che non intendono rientrare nei recinti della concertazione, che non si accontentano di mere passeggiate e anzi esprimono nelle strade un saldo antagonismo politico. Inoltre, la severità delle pene (dagli otto ai quindici anni) che questo reato prevede lo rende strumento ideale per terrorizzare e reprimere la conflittualità.

A rendere il quadro ancora più tetro contribuisce l’uso diffuso del dispositivo del concorso in reato, anch’esso largamente elargito a buona parte delle compagnx inquisitx nell’Operazione Ipogeo. Si tratta di un articolo del Codice penale che colpisce chi si ritiene concorrere materialmente o moralmente al reato contestato, prevedendo la stessa pena di questo.  Per la Questura e la stampa è stata l’ennesima occasione per rivomitare all’opinione pubblica la solita retorica dei buoni e dei cattivi. Ci ripetono che chi mette in campo pratiche che eccedono il recinto della legalità è un infiltratx che inquina le lotte giuste, quelle ben perimetrate dei sinceri democratici, e va quindi isolatx.

Il corteo al centro dell’operazione, che ha attraversato Catania passando sotto il carcere di Piazza Lanza, si opponeva al Decreto Sicurezza, l’ennesimo strumento con cui Stato e padroni si armano nella guerra interna contro oppresse e sfruttati. Il cosiddetto Decreto Sicurezza, divenuto legge a giugno, con il suo nauseabondo insieme di nuovi reati e aggravanti prevede sempre più carcere per gli esclusx e per chi si ribella allo stato di cose presenti. Contro queste misure le compagnx arrestatx e inquisitx si sono oppostx e per questo sono statx colpitx dalla repressione. È fondamentale ora non lasciarlx solx mostrando vicinanza, supporto e solidarietà.

Dove il livello dello scontro si abbassa, la repressione ha campo libero. Di fronte alla stretta repressiva l’unico modo che abbiamo per resistere non è piegarci alle regole della controparte, ma dare forza e nutrire le nostre pratiche reagendo all’isolamento. Anche le recenti piazze in solidarietà alla resistenza del popolo palestinese lo hanno dimostrato: non accettare le limitazioni imposte dal nuovo Decreto Sicurezza rende più difficile allo Stato e ai suoi gendarmi applicarne il contenuto.

L’UNICO INFILTRATO È LO STATO!
ADESSO E SEMPRE SOLIDARIETÀ!

BAK, LUIGI E ALE LIBERX!

Per il supporto ai compagni scrivi a vumsec@canaglie.net

OCCHI INDISCRETI. RELAZIONE SULLE MODALITÀ E GLI STRUMENTI DI REPRESSIONE DIGITALE


Diffondiamo da Arachidi:

La tecnologia digitale pervade ogni ambito delle nostre vite, e di certo la repressione statale delle lotte non sfugge a questa regola.

In quanto amici e compagne informatiche periodicamente siamo sottoposte a sessioni di domande su quello che sbirri e questure varie possono fare; altrettanto spesso, ci capita di essere a tiro di comportamenti che denotano una certa leggerezza, e che poco tengono conto di quanti strumenti i suddetti possano avere, e di quanto negli ultimi anni il budget destinato a strumenti di controllo all’avanguardia sia aumentato.

Per questo motivo, e per molti altri, abbiamo deciso di scrivere questo testo che raccogliesse un po’ di informazioni in modo schematico su ciò che abbiamo visto o letto avvenire in questo ultimo periodo (esteso agli ultimi 3 anni circa).

Questo testo NON è pensato per far nascere paranoie, ma come una forma di collettivizzazione; tuttavia questa raccolta può non essere comprensiva di tutte le tecniche utilizzate dallo stato, anche perchè purtroppo della maggior parte si viene a sapere a posteriori, ossia a indagini concluse.

Qui il sul sito il testo completo.

SHULUK: VENTO DAL SUD, SABBIA TRA GLI INGRANAGGI. ALCUNE RIFLESSIONI SULLE REPRESSIONI DEGLI ULTIMI MESI IN SICILIA.

Diffondiamo:

Non dimentichiamoci che la repressione è una conseguenza (non sempre inevitabile) di territori che lottano, non il punto di partenza di speculazioni intrise di colonialismo. C’è chi dice che l’obiettivo è silenziare un territorio anche in vista di una sempre maggiore speculazione e cantierizzazione, per il ponte e i progetti di turistificazione in atto in tutte le città. C’è chi dice che l’arresto di alcunx compagnx che si organizzano contro i cpr e il sistema delle frontiere è un attacco alla lotta contro questo sistema mortifero. Tutto vero, ma ci si scorda di dire che se la repressione agisce è perché qualcunx si è mossx, perché i territori e i corpi che ospita si sono organizzati per resistere e contrastare dei processi che sempre più spesso ci sono presentati come inevitabili. La narrazione di un sud colpito dalla repressione che non menziona la spinta propulsiva che viene da questi territori non fa che nutrire una visione intrisa di vittimismo, che rappresenta persone passive e bisognose di aiuto. E non è così. Lo SHULUK soffia e la gente resiste nei quartieri, negli spazi liberati, nei cpr, nelle galere (semplicemente resiste, anche più di quanto ci immaginiamo).

In quest’isola sicula ormai sommersa dai turisti, viene narrato, per il piacere “forse” delle folle pacifiste e pacificate che esiste anche un’altra forma di turismo, quella che arriva , devasta e saccheggia… e poi si dilegua . Che poi viene perseguitata e incarcerata, negli stessi identici territori che si dice abbia attraversato come delinquente.. passato di lì per caso. E mentre ci impongono il terrore dell’avanzare del deserto, inaridiscono la vita, riducendola ad esistenza, sopravvivenza. Mentre si ingigantisce il totem dello Stato, mentre tutto vuole essere fatto rientrare nel regolare e quotidiano spettacolo delle apparenze, nello stesso momento la loro inquisizione si intensifica. Mentre svendono la vita al peggiore degli offerenti (quello sì che è saccheggio e devastazione!) applicano sapienti le loro operazioni di water-boarding a respiri altrimenti incendiari. Cercando di congelare il caldo ed umido Scirocco.

Questa replica della santa inquisizione è parte di uno stratagemma di pacificazione delle lotte, un’operazione di pulizia delle individualità categorizzate come problematiche per il normale svolgimento del mondo così per come vogliono che lo conosciamo. Una pacificazione delle lotte territoriali che mira al loro assorbimento nello sceneggiato democratico, negli argini dei proto(ac)colli previsti nelle norme, comprese quelle del “politicamente corretto”. Un banale (in quanto intrinsecamente accettabile) dispositivo di controllo e prevedibilità delle masse che, affinché riesca, necessita di un certo tipo di mediazione; solitamente riprodotta dalle strutture partitiche e/o sindacali, comunque amministrativo-rappresentative. E che si può dire, poi, dell’ altra faccia della medaglia, l’informazione main stream che usa la retorica questurina deglx agitatorx venutx da fuori?! Quasi a sottolineare che la spinta propulsiva non è propria di chi lotta qui, per togliere agentivitá alle comunità siciliane. In più si cerca di isolare una lotta rendendola esclusivamente competenza di un territorio cercando di non farla uscire dai confini arbitrariamente definiti, un affare da silenziare. La solidarietà è un arma e questo fa paura, per tale motivo si cerca di sminuirla quando si fa sentire.

È che poi si scordano che in questa terra lo scirocco quando soffia porta con sé migliaia e migliaia di granelli, irriducibili alle differenziazioni che li vuole soffocati dentro qualche contenitore identitario. SHULUK arriva umido e caldo dalle frontiere che insistono sin sotto le case che abitiamo, ululando contro le vostre vetrine appena lustrate.

TRENTO: BENEFIT NO PONTE E OPERAZIONE IPOGEO

Diffondiamo:

Domenica 7 dicembre – giornata di letture collettive e musichette benefit No ponte e operazione Ipogeo – Spazio Piera (via lavisotto 9).

Ore 13 .12 pranzone collettivo in sfamiglia (veg e gluten free).

Ore 15.00 lettura del libro “Stone Butch Blues” di Leslie Feinberg + improv musicale.

A seguire performance e musica di Sickness During Period e Leone Terzo.

Ci saranno anche -> distro – swap party – sfilata drag

Il ricavato andrà in benefit alle compagnx inguaiatx – Andre, Bak, Gui e Luigi liberx – liberx tuttx

PADOVA: CORTEO IN SOLIDARIETÀ AX COMPAGNX IN CARCERE, PER UN MONDO SENZA GALERE

Diffondiamo:

Il carcere è da sempre un luogo tetro, nato per rinchiudere le persone indesiderate alla società. O meglio a chi la società la controlla. I prigionieri per dissidenza sono tanto antichi quanto le stesse prigioni. La risposta dell’organizzazione statale (dalle monarchie assolutiste alle cosidette democrazie liberali) contro la lotta rivoluzionaria è sempre stata la stessa: carcere, carcere e ancora carcere. Se non addirittura morte quando le azioni degli insorti generarono una destabilizzazione politica tale che l’unico modo di recuperare il tanto amato ordine fosse l’esecuzione di chi si era reso protagonista di tale caos. Viviamo in un mondo in rapido cambiamento: l’avanzamento del tecnocontrollo che tutto domina e che tutto può, silenziosamente si inserisce in ogni spazio e in ogni dove. Nel frattempo grasse e grosse operazioni di polizia sceniche e scenografiche continuano a mandare dentro sempre più compagnx. Esemplare è il caso di Anan per il quale al rifiuto dei tribunali dell’estradizione in Israele per delle azioni di resistenza in Cisgiordania, lo Stato Italiano si è fatto, come fa sempre più spesso, tentacolo dell’entità sionista buttandolo in carcere. Un processo farsa dove prima si decide il reato di cui accusarlo e poi si capisce come renderlo colpevole.
Trasferimenti di carceri, testi della difesa rifiutati, tutto per cercare di spezzare i movimenti di solidarietà che si sono mossi per denunciare l’ennesimo abominio sionista in terra italiana. In fondo per quanto riguarda controllo e repressione l’Italia sta proprio imparando dai migliori, con arresti sempre più frequenti come le perquisizioni di questi mesi ci stanno dimostrando. Carcere facile e repressione facile. Ti metto dentro un paio di settimane giusto per ricordati dove devi stare nell’ordine delle cose che io presiedo. Un pensiero lineare e quanto mai onesto quello dello Stato, che, perlomeno, sta iniziando a smettere di cianciare di libertà per mostrarsi sempre più nella sua reale natura. Gli indesiderati, appunto, i più colpiti. E chi meglio di Tarek per esemplificare il tutto? Una persona di origine non italiana che il 5 Ottobre dello scorso anno si è rifiutato di accettare in silenzio il massacro sionista e alla vista della violenza dei servi in divisa ha risposto, come tanti e tante altre, ed è passato all’attacco. Per questo si trova ora da oltre un anno in carcere. Eppure Tarek è tutte noi, è quell’istante di rabbia che scoppia alla vista delle luci blu, è quell’attimo di coscienza che straborda e ci ricorda del perchè stiamo da una parte specifica. Quella della lotta. Quella della rivolta. Come non pensare quindi a quelle persone che per la lotta sono sepolte vive dentro le infami galere dello Stato?
Come Juan con fine pena nel 2045, accusato di alcune azioni, tra le quali un attacco alla POLGAI di Brescia, infame scuola di polizia di cui sono documentate le collaborazioni con i servizi di sicurezza israeliani. Come non pensare a Stecco in carcere e che, alla stesura di questo testo, si trova in sciopero della fame in sostegno ai prigionieri politici britannici che lottano contro l’accusa di terrorismo che l’entità coloniale inglese affigge loro per non accettare inermi il genocidio a Gaza. E ancora Alfredo, che nei prossimi mesi riceverà la riconferma del regime assassino del 41bis, nonostante nel processo che aveva fatto partire la misura cautelare, ovvero quello contro il giornale anarchico rivoluzionario Il Vetriolo, sia stato assolto da ogni falsa accusa che era stata mossa nei suoi confronti. Se lo Stato attacca bisogna rispondere con qualunque mezzo a propria dispozione, e uno dei mezzi che possiamo mettere in campo è la solidarietà alle persone rinchiuse.
Ribadiamo anche che noi siamo solidali con loro se innocenti e ancora più solidali se colpevoli. Per questo vogliamo che le strade di Padova si riempiano dei nomi dei compagni e delle compagne tenute in ostaggio dallo Stato italiano per la loro lotta partigiana, per urlare libertà per chi ha messo a repentaglio la sua.
Portiamo Solidarietà a tuttx i compagnx in carcere, portiamo la loro storia, il loro esempio e la loro voce in ogni angolo della città. Non vogliamo però dimenticare tutta la popolazione carceria ostaggio delle leggi di questo Stato. Il carcere e le sue appendici più infami come il CPR e il 41bis sono tortura, morte e abuso.
Contro ogni carcere e la società che ne ha bisogno, dalla parte dei compagni rinchiusi e dex detenutx tuttx scendiamo in piazza a Padova il 7 Dicembre per non lasciare indietro nessunx e per rivendicarci la libertà della lotta e la libertà dex compagnx.

Fuoco Alla Galere
Tuttx Liberx

CORTEO PER UN MONDO SENZA GALERE
DALLA PARTE DEX COMPAGNX RINCHIUSX PER LA LOTTA

PADOVA 7 DICEMBRE 2025
ORE 15:00 PIAZZA DELLA FRUTTA


Qui il testo in versione pdf

APPUNTI SULLA REPRESSIONE A COMO

Diffondiamo questo testo da Como. Qui in versione pdf.

Como – città vetrina che zittisce …o almeno ci prova 😉

Il territorio Comasco è da tempo un grande baluardo del decoro e dell’ordine pubblico, dove ogni tipo di movimento dal basso e critica allo status quo fa estrema difficoltà a prendere piede tra l’individualismo dilagante e la repressione statale/poliziesca che tenta di mantenere tutto sotto il suo controllo.
Siamo elementi stridenti. Già solo occupando lo spazio con lx nostrx corpx, vivendo la città in maniera non conforme al piattume comasco, criticando i dogmi di benessere e ricchezza individuale, rompiamo questa apparente calma e apatia di chi vorrebbe Como a misura di “cittadino perbene” o di turista.
Per questo chiunque osi mettere in discussione, anche solo esistendo e alzando la voce, il quieto vivere di questa città e questa provincia basato sull’indifferenza e sulla proprietà privata viene prontamente punitx e allontanatx, con misure repressive totalmente spropositate, perquisizioni e denunce messe in atto dalla Questura e dalla Digos, palesemente atte a “tenere a bada” e smorzare sul nascere qualsiasi tentativo di andare controcorrente.
Queste intimidazioni non ci fanno paura, anzi, testimoniano ancora di più quanto siamo immersi in un sistema malato che pur di conservarsi non esita a smorzare con violenze poliziesche e istituzionali chiunque osi metterlo in discussione.
Non l’avrete vinta.

¿Que pasa? Alcuni fatti

Nel 2024 un presidio sotto alla Prefettura di Como per chiedere il rilascio immediato dei detenuti politici palestinesi Anan, Al e Mansour era stato brutalmente censurato con delle prescrizioni assurde: divieto di cori in arabo e di utilizzare la lingua araba; divieto di musica e di esporre striscioni o simboli di denigrazione nei confronti di Israele o di autorità estere contenenti richiami al sionismo. La manifestazione non si era fatta intimorire e aveva espresso la sua solidarietà e la sua critica senza timore, rompendo le regole della censura imposte.

Il 9 febbraio 2025, dopo un saluto al carcere Bassone di Como per portare solidarietà e vicinanza alle persone detenute, 6 persone sono state fermate e portate in questura. 3 fogli di via e accuse di resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Unx compagnx è statx chiamatx qualche giorno dopo: si aggiungono i reati di istigazione a delinquere, accensione ed esplosioni pericolose, radunata sediziosa, grida e manifestazione sediziosa.

A maggio 2025, con l’accusa di aver fatto delle scritte in sostegno al popolo palestinese e contro lo Stato d’Israele, unx compagnx, dopo mesi dai fatti, è statx perquisitx personalmente. Le modalità degli agenti sono state intimidatorie: hanno ribaltato l’intera abitazione per cercare delle bombolette spray. Hanno chiesto allx compagnx di svestirsi e fare squat nudx a casa sua di fronte a un’agente donna.

Il 26 luglio 2025 alcuni tifosi hanno sventolato la bandiera palestinese allo stadio per esprimere solidarietà alla causa politica palestinese. L’atto ha scatenato una dura risposta delle autorità, che hanno disposto il daspo nei confronti di cinque sostenitori. L’esibizione della bandiera è stata considerata un comportamento discriminatorio, ritenuto in violazione dell’articolo 604‑bis, e tutti e cinque gli individui sono stati sanzionati.

Il 2 ottobre 2025, le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese e in risposta all’attacco della Flotilla hanno visto scendere in tante piazze d’Italia migliaia di persone. Seguendo la rabbia e la reazione di tante altre persone e movimenti in tutto il mondo, anche a Como siamo scesx in piazza per affermare il nostro sostegno indiscusso al popolo Palestinese, alla sua resistenza e resilienza.
Probabilmente, la manifestazione di Como ha intimorito l’ordine pubblico, anche solo nell’esserci stata ed essere stata partecipata. Circa una ventina di persone hanno ricevuto notifiche di reato: la maggioranza ha ricevuto manifestazione non autorizzata e resistenza aggravata a pubblico ufficiale, a qualcun si aggiunge il reato di travisamento, a qualcunx altrx il 604 bis, ossia propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa. 6 persone hanno ricevuto un foglio di via da Como e 5 l’avviso orale di pericolosità sociale.

RIFLESSIONI SULLA REPRESSIONE E SUL 604-BIS

Ed è qui che il controllo si inserisce all’interno di un quadro un po’ più ampio. Sappiamo che non siamo solx: gli episodi di repressione e le denunce arrivate dopo le mobilitazioni testimoniano una tendenza crescente a utilizzare strumenti normativi e di polizia per reprimere le proteste, trasformando il dibattito politico sulla Palestina in una questione di ordine pubblico e di sicurezza nazionale.
Nella denuncia relativa alla manifestazione del 2 ottobre a Como è stato contestato anche il reato previsto dall’art. 604‑bis c.p., ossia propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa. La questura di Como sembra aver inserito il sostegno alla Palestina nella categoria dell’odio razziale e antisemita, facendo ricorso al DDL 1627 – noto come “Gasparri”. Il disegno di legge, promosso come misura contro l’antisemitismo, adotta la definizione dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), che equipara l’antisionismo all’antisemitismo. In pratica, la proposta mira a trasformare la legittima critica alla colonia Israele e all’ideologia sionista in reato penale, equiparando la contestazione politica alla negazione della Shoah e criminalizzando la solidarietà con i palestinesi.
In Italia, ministri israeliani e istituzioni possono apertamente negare il diritto all’esistenza del popolo palestinese, mentre chi denuncia l’occupazione militare o la pulizia etnica portata avanti da Israele viene censurato e perseguito penalmente.
Il tentativo di zittirci non ci intimorisce: sappiamo che i nostri corpi e le nostre voci sono politici e occupano uno spazio che può diventare fastidioso e dirompente rispetto al quieto perbenismo cittadino e al silenzio complice di tutte le istituzioni italiane.

FOGLI DI VIA E AVVISI ORALI

Per il 2 ottobre, sono stati inoltre emessi fogli di via e avvisi orali, anche a persone incensurate e senza cittadinanza italiana. Il provvedimento ha colpito residenti a pochi km dalla città, nei pressi della provincia, che dipendono da Como per servizi, trasporti, ospedali e vita sociale.
L’avviso orale, quasi una “pagella del cattivx cittadinx”, è un ammonimento del questore che ti esorta a fare lx bravx, a rimanere al proprio posto in silenzio. Si basa su atti giudiziari non conclusi (NON CONDANNE!!), cioè su mere indagini che non hanno condotto a processo, ma che vengono comunque usate per giustificare una pericolosità sociale “attuale e concreta”.

Siamo state definite come persone che “offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica”: noi rispondiamo che è giusto e necessario turbarlo questo ordine. Che non ci stiamo alle decisioni di un governo complice di guerre e genocidio in Palestina, che investe in armi e produzione bellica.
Non vogliamo essere complici e quindi rompiamo il silenzio e il quieto vivere, con le nostre voci e i nostri corpi dissidenti.

INGUAIAT3 MA MAI SOL3

Lontane dalle luci dei centri, anche qui in provincia qualcosa si muove. Raccontare quello che succede qui ci permette di colmare la distanza che molte volte si percepisce tra centri e provincie, di rompere con l’idea che soltanto la città può essere teatro di contestazione e azione e che in questi luoghi ognunx pensi solo al “proprio orticello”.

Tutto questo interesse di voler mantenere una calma apparente con tutte le misure repressive di cui si è parlato serve alla macchina bellica, che sfrutta questi luoghi per poter operare indisturbata con profitti ultra-milionari: tra Lecco e Varese, varie aziende producono armi e proiettili che uccidono in Palestina. Anche Como è luogo di transito di queste merci, con piccole azione famigliari che producono componenti bellici. La guerra comincia da qui, e sta a noi incepparne gli ingranaggi.

Guardiamo alla resistenza palestinese, dove ogni forma di azione è fondamentale: da chi recupera cibo, a chi ricostruisce le tende dalle macerie, a chi combatte con i coloni per raccogliere le olive del prezioso olio. Fino alla resistenza armata, fino alla vittoria.

SULL’OPERAZIONE MAISTRALI A CAGLIARI

Diffondiamo:

Testo in PDF

NON PIEGARE LA TESTA DI FRONTE ALLO STATO E AI SUOI SERVI

CONTRO LA GUERRA DEGLI STATI

CONTRO LA PACE SOCIALE

Ci sono molti modi di uccidere. Si può infilare a qualcuno un coltello nel ventre, togliergli il pane, non guarirlo da una malattia, ficcarlo in una casa inabitabile, massacrarlo di lavoro, spingerlo al suicidio, farlo andare in guerra ecc. Solo pochi di questi modi sono proibiti nel nostro Stato.
B. Brecht “Il libro delle svolte”

Il 21 novembre ancora una volta la Digos di Cagliari e il tribunale lanciano una maxioperazione, denominata “Maistrali”, in cui sono indagatx 36 compagnx per vari reati e 10 di questi anche per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (il famigerato 270-bis), per le lotte anticarcerarie, antimilitariste e antifasciste, scritte sui muri comprese, condotte dal 2020 sino ad oggi. Fatti che sbirri e tribunale cuciono insieme in maniera bizzarra per poter giustificare le loro interpretazioni e le loro richieste. Nonostante lo Stato accusi di terrorismo chi lotta, l’unica motivazione di questa operazione è ancora una volta diffondere paura per combattere il conflitto sociale emergente in gran parte del pianeta.

Mentre l’opinione pubblica è stordita dai social e dai bombardamenti mediatici sulla sicurezza, gli stati e i loro eserciti continuano ad armarsi, con enormi investimenti senza precedenti, impoverendo lavoratorx e sfruttatx. Per giustificare questa politica hanno bisogno di creare un nemico. Infatti, la soluzione più facile è classificare la popolazione in amici e nemici, individuando come nemici coloro che non vogliono o non possono ottemperare alle prescrizioni di un sistema capitalistico diretto, con sempre più determinazione, verso l’annientamento dell’essere umano. I nuovi reati, le misure di prevenzione, il carcere, la tortura sono un utile monito verso chi non sia ancora convinto di schierarsi dalla parte dello Stato.

Ogni volta che il conflitto sociale prende forza, lo Stato emana leggi che rilanciano norme per controllare ogni dissenso in qualunque forma si manifesti. Norme scritte in maniera da dare la possibilità ai giudici di interpretarle, variando arbitrariamente la fattispecie di reato e colpire più pesantemente tuttx coloro che si oppongono e tuttx coloro che sono solidali.

L’irrogazione sfrenata di misure preventive per chi tenti di lottare nei luoghi, siano piazze, carceri o cpr, in cui lo Stato esercita la sua violenza razzista contro poverx e migrantx, ha il solo fine di proteggere quei luoghi che servono per separare il proletariato dai potenti e dai padroni. La continua collaborazione tra forze di polizia ed esercito è utile allo Stato per proteggere gli sfruttatori e i loro servi, picchiatori fascisti e i militari, tutti criminali assassini appena capita l’occasione, tanto in tempi di guerra come in tempi di pace.

Siamo convinti che l’unico modo per protestare contro le regole sia infrangerle; quanto più il sistema ha paura più cerca di incuterne a chi si oppone, anche normalizzando l’uso della violenza verso chi non si adegua. La voglia di libertà non può essere fermata dalle concessioni del potere, la libertà ce la si prende. Non facciamo e non faremo nessun passo indietro rispetto alle nostre scelte e alle nostre lotte ribadendo che non saranno i loro processi, con le sentenze che vorrebbero già scritte, le loro minacce e le loro torture ad impedirci di stare sempre dalla parte dei deboli e degli sfruttatx che lottano.

TUTTX LIBERX

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA

FUOCO ALLO STATO E ALLE GALERE

Anarchicx contro carcere e repressione

BOLOGNA: AGGIORNAMENTI SULLE ULTIME OPERAZIONI REPRESSIVE  AL SUD E CENA BENEFIT INGUAIATX NO PONTE E OPERAZIONE IPOGEO

Diffondiamo:

Mercoledì 26/11 ore 19:00 al Tribolo, via Donato Creti 69/2, Bologna.

– Il 9 settembre 2025 un’operazione della questura ha coinvolto diverse cittá con perquisizioni e arresti per colpire la lotta contro il ponte sullo stretto di Messina e tre compagnx, Andre, Bak e Gui, sono stati portati in carcere in via cautelare. Bak è statx arrestatx a Napoli e rinchiusx nel carcere di Poggioreale, Andre è statx trasferitx dal carcere di Bari a quello di Potenza come probabile ritorsione, mentre Gui è stato rinchiuso nel carcere di Varese. Tra le accuse, resistenza e lesioni gravissime. I fatti imputati si riferiscono al primo marzo 2025, giorno in cui un vivace corteo attraversò le strade di Messina per dire no al ponte sullo stretto. Dopo due settimane di detenzione preventiva in carcere ai tre compagnx sono stati riconosciuti i domiciliari con l’infame divieto di comunicazione con l’esterno e il braccialetto elettronico, in attesa del processo, previsto per il 17 dicembre.

– All’alba del 20 novembre con un’altra infame operazione, chiamata Ipogeo, la digos ha fatto irruzione nelle case di diversx compagnx a Catania, Palermo, Messina e Bari, compiendo perquisizioni a tappeto. Tredici compagnx sono stati denunciatx a piede libero, due compagnx, Luigi e Bak,  sono stati arrestati preventivamente e tradotti in carcere, rispettivamente a Brindisi e Catania. Unx compagnx è invece braccato da un  mandato di cattura europeo. Bak stava gia scontando una misura alternativa preventiva in relazione al corteo no ponte. Tutte le denunce si riferiscono al Corteo del 17 maggio a Catania contro il DDL sicurezza.

Su un’isola sempre più deserta che apre le sue porte solo a turisti e militari, con la base “americana” di Sigonella che non perde occasione di esportare democrazia a suon di droni, l’aeroporto di Trapani che si appresta ad accogliere a braccia aperte gli addestramenti dei piloti di caccia F-35, le due sedi di Leonardo S.p.a. a Palermo e Catania, il tutto condito e servito dal fantasma della grande opera strategica e militare del ponte, in un contesto di guerra aperta lo Stato colpisce con nuove operazioni repressive chiunque si oppone ai suoi piani di sfruttamento e dominio nella speranza di eliminare cosi ogni briciola di conflitto sociale al suo interno. Ci vediamo perciò mercoledi 26/11 al Tribolo per sostenere i/le compagnx colpitx, per condividere proposte e riflessioni e rilanciare le lotte.

Dalle 19:00 aggiornamenti sulle ultime operazioni repressive al Sud Italia, dalla lotta contro il Ponte, alla lotta contro il ddl sicurezza, l’economia di guerra e contro tutte le galere.

A seguire cena vegana benefit inguaiatx, birrette e tisanine.

Complici e solidali con lx arrestatx No ponte e operazione Ipogeo.

GUI, ANDRE, BAK E LUIGI LIBERX! TUTTX LIBERX, MORTE ALL’OPPRESSORE

Per scrivere ax compagnx reclusx:

Luigi Calogero Bertolani
C/o casa circondariale
Piazza Lanza 11
95123 Catania

Gabriele Maria Venturi
C/o Casa Circondariale
Via Appia 131
72100 Brindisi