AGGIORNAMENTI SU GHESPE

Riceviamo e diffondiamo:

Un paio di novità sulla situazione di Ghespe, recluso nel carcere di Spoleto da marzo 2025 per scontare un residuo pena di 5 anni e mezzo per il “botto di capodanno” nell’ambito della c.d. operazione panico.

La direzione del carcere gli ha applicato la censura della corrispondenza a partire da metà maggio, a seguito di una nota inviata dalla digos di Firenze in cui si farebbe cenno alla sua pericolosità sociale, ai suoi contatti con l’ambiente anarchico, ecc. La posta dunque viene tutta letta e timbrata; questo ha ovviamente provocato dei rallentamenti e delle “sparizioni” di lettere, sia in entrata che in uscita. Gli vengono inoltre trattenuti francobolli e adesivi, quindi è meglio non metterglieli in busta.

E’ stato inoltre disposto da parte del sost. Procuratore De Gregorio della DDA di Firenze, in data 19.06, un prelievo coattivo del DNA da effettuare in carcere, per un decreto emesso il 5 giugno ’25 nell’ambito di un procedimento penale del 2023. In questa indagine, solo accennata, risulterebbe indagato, insieme ad altri, per 305 c.p. (cospirazione politica mediante associazione), per aver “promosso ed organizzato una rudimentale associazione finalizzata alla commissione dei delitti di cui all’art. 302 c.p.”. Nel giustificare questo prelievo, le cartacce fanno il solito resoconto di serate benefit e iniziative/rivendicazioni solidali nei suoi confronti a partire dal suo arresto in Spagna, a “dimostrazione” del suo ruolo di spicco all’interno del movimento anarchico, per poi enunciare la necessità del campione biologico per “approfondire indagini sui soggetti che si sono coagulati attorno a lui” per “verificarne le potenzialità e capacità operative e strategie d’azione” [sic!]. Magie del DNA….

[A questo proposito: segnaliamo il recente ritrovamento di microspie e GPS in due automobili di compagni/e a lui vicini/e…]

Molto più onestamente, in seguito si fa vago riferimento ad “analoghi” attentati con ordigni esplosivi (analoghi all’azione per cui è stato condannato, s’intende) avvenuti nell’ambito della mobilitazione contro il 41bis di cui evidentemente non sanno a chi attribuire la responsabilità. Gli esempi citati: l’ordigno esplosivo al tribunale di Pisa del 23.02.’23 e le bottiglie incendiarie alla caserma Perotti del 30.01.’23. Il Dna, aggiungono, servirebbe inoltre ad accertare la sua presenza “nei luoghi di aggregazione del movimento anarchico“ e la sua collocazione quindi all’interno della cosiddetta “frangia toscana”. Rispetto al DNA, ricordiamo che il prelievo per la banca dati era già stato imposto, a lui come ai/alle altre arrestati/e del 3 agosto 2017, il giorno della convalida dell’arresto e che la principale “prova” usata a suo carico è stata un controversa perizia sul DNA operata in modalità “irripetibile” tra una microtraccia biologica repertata su un frammento di scotch che presumevano facesse parte dell’ordigno esploso, confrontata con campioni biologici prelevati da oggetti a lui attribuiti quali, ad es., lattine. Nel lamentare l’assenza del suo profilo in banca dati, le carte odierne parlano di un “verosimile errore nella procedura di campionamento” eseguito all’epoca nel carcere di Sollicciano. Come ultima motivazione addotta quindi vi è la necessità di “sanare tale mancanza” e l’onere di tale procedura viene assegnato alla digos di Firenze.

Oltre a ciò, permane per lui l’impossibilità di ottenere l’autorizzazione a colloqui visivi con chiunque non sia un suo avvocato e la totale discrezionalità di ciò che passa di volta in volta coi pacchi a colloquio (ad esempio penne, fogli protocollo, occhiali, libri giudicati troppo “sovversivi”) e ricordiamo inoltre che non può ricevere libri tramite posta (poiché questa possibilità, a Spoleto, sarebbe concessa solo a chi segue dei percorsi di studio, eventualità peraltro non prevista in quel carcere). Pare abbastanza evidente che, al di là delle particolari restrizioni che pensiamo siano proprie di un carcere al cui interno vi è una sezione di 41bis, come Spoleto, nei confronti di Ghespe si vada ad aggiungere la volontà ritorsiva per i due anni di irreperibilità prima del suo arresto in Spagna nel febbraio ’25: è particolarmente importante, quindi, fargli sentire la nostra solidarietà e andare sotto a quel carcere, per lui e per gli altri prigionieri. A metà giugno si sono verificate, lì come nel carcere di Terni, delle proteste per le condizioni di detenzione e per il caldo soffocante, tali da richiedere l’intervento della celere e da far dichiarare al segretario regionale del SAPPE che l’Umbria è diventata la “discarica sociale” del sistema penitenziario toscano, invocando la riapertura del supercarcere a Pianosa per i “isolare i detenuti più pericolosi”, anche in vista delle probabili rivolte estive.

Chiamiamo quindi a una partecipazione numerosa per il presidio al carcere di Spoleto, in loc. Maiano 10, il 5 luglio 2025, alle 16.30: contro ogni galera, per Ghespe, per Paolo Todde che ha sospeso il 21.6 uno sciopero della fame iniziato i primi di maggio nel carcere di Uta (CA), per tuttx x prigionierx.

Per l’Anarchia!

Continuiamo a scrivere a Ghespe!

Salvatore Vespertino
C.D.R. Spoleto
Loc. Maiano 10
06049 Spoleto (PG)

CPR MACOMER: TORTURARE CHI PROTESTA

Diffondiamo:

Giungono aggiornamenti da Macomer

Mentre nel blocco C prosegue la protesta, uno dei due prigionieri in sciopero della fame è stato riportato, ieri notte, nel blocco, profondamente sedato, dopo essere stato minacciato di un’ulteriore periodo di isolamento se non avesse posto fine allo sciopero della fame. Il prigioniero ha comunque deciso di proseguire lo sciopero fino alla liberazione che dipende soprattutto dalla consegna di alcuni moduli da parte della direttrice Elisabeth Rijo, che ci dicono sia sempre assente.

Il prigioniero rimasto in isolamento nella cella situata nel sottosuolo, prosegue lo sciopero della fame e riferiscono che ieri notte è stato ferito da una quindicina di antisommossa che sono entrati nella cella con un’infermiera, lo hanno afferrato di malomodo procurandogli lesioni agli arti e al collo, per trascinarlo nei locali dell’infermeria, issandolo sul lettino e infine lanciandolo a terra e poi saltandogli sopra per immobilizzarlo affinchè l’infermiera gli praticasse due iniezioni di un sedativo potente che lo ha reso incapace di muoversi sino alla mattina. Un dispositivo di tortura medico-poliziesco a tutti gli effetti.

Ancora una volta in questi “non luoghi” razzializzati il sistema esercita tutta la sua violenza nascosta a qualunque sguardo. Allo stesso tempo, per mostrare la maschera democratica, permette gli spettacoli “a sorpresa” di politici, garanti e loro accoliti a cui viene permesso, attraverso il privilegio razziale, di entrare per riportare all’esterno soltanto ciò che l’amministrazione permette che si veda.

Intanto all’interno si continua a torturare..

CHIUDERE CPR E GALERE

TUTTX LIBERX

TORINO: APPUNTAMENTI DI LOTTA PER L’INIZIO DEL PROCESSO PER L’OPERAZIONE CITY

Diffondiamo

Il 4 Marzo 2023 un corteo in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito – intrapreso il 17 Ottobre 2022 contro 41 bis ed ergastolo ostativo – ha attraversato alcune vie della città di Torino.
Un corteo per rispondere alla decisione della corte di Cassazione, che non esitava a condannare a morte il prigioniero anarchico, dando parere negativo alla revoca del regime speciale di detenzione.
Un corteo con cui rompere il silenzio di fronte alla repressione, le sue pene esemplari ed i suoi strumenti di tortura.
Un corteo autodifeso a tutela di chi decideva di attraversarlo con rabbia, determinazione o anche solo per la necessità di esserci.

Devastazione e saccheggio è il reato che oggi la Procura tenta di utilizzare, tra gli altri, per portare sul banco degli imputati alcunx compagne e compagni che quel corteo lo hanno vissuto insieme a tantx altrx.
Il 3 Luglio 2025, a più di 2 anni da quel momento di strada, il Tribunale di Torino celebra la prima udienza di dibattimento del processo per la cosiddetta “operazione City”, guidata dall’ex direttore della Digos Carlo Ambra e firmata dal PM Paolo Scafi.
Eredità del codice penale fascista Rocco, questo reato è sempre più utilizzato per colpire, non solo momenti di piazza, ma anche e soprattutto lotte e rivolte all’interno dei centri di detenzione penali e amministrativi. Infatti, l’8 Luglio – pochi giorni dopo l’udienza del processo “City” – lo stesso Tribunale pronuncerà la sentenza per le rivolte avvenute nell’IPM Ferrante Aporti la notte fra l’1 e il 2 Agosto 2024. L’inchiesta per quella giornata di rivalsa dei giovani reclusi del minorile di Torino, diretta dal PM Davide Fratta, vede imputate 11 persone sempre per il reato di devastazione e saccheggio.
Quelle rivolte, però, che hanno dato non poco filo da torcere all’amministrazione penitenziaria e reso inagibile buona parte della struttura detentiva, non possono essere considerate un caso isolato, ma devono essere ricordate come parte di una stagione di resistenze, proteste e rivolte che ha infiammato decine e decine di carceri in tutta Italia e che continuano ad infiammare i centri di detenzione amministrativa.

È ormai più che evidente come i tentativi di procure, legislatori, giudici e guardie ambiscano a radere al suolo ogni forma di conflittualità, utilizzando strumenti ereditati dal passato – come le pene da 8 a 15 anni previste per devastazione e saccheggio – o creandone di nuovi – come nel caso dei decreti e dei pacchetti sicurezza di Minniti, Salvini e dell’attuale governo.
Un’ambizione, quella di pacificare attraverso la paura della repressione e la costruzione di nemici interni, più forte man mano che l’escalation bellica coinvolge sempre più da vicino il nostro paese: un paese complice del genocidio in Palestina e promotore delle politiche di riarmo europee.

Di fronte a questi attacchi e a politiche repressive sempre più aggressive, sentiamo di voler tenere stretti gli strumenti di lotta e solidarietà a nostra disposizione coltivandoli e rilanciandoli, per non rimanere indietro o lasciarci qualcunx.

Per questo
Giovedì 3 LUGLIO dalle 9:30
PRESIDIO davanti al TRIBUNALE di Torino
al fianco delle e degli imputatx

Venerdì 4 LUGLIO ore 17
PRESIDIO sotto le mura
dell’IPM Ferrante Aporti

“VORREI ESSERE LIBERO COME UN UCCELLINO” – SALUTO AL CPR DI CALTANISSETTA

Diffondiamo:

Martedì 17 giugno, in seguito alle notizie di reclusx in sciopero della fame, ci siamo recatx sotto le grate del CPR di Caltanissetta.

Questo non luogo disumano, nel pieno centro assolato della Sicilia, trae la sua forza dall’invisibilità. Difatti la struttura, trasformata nel tempo in “Centro governativo polifunzionale per migranti”, è il luogo perfetto dove nascondere un lager.

Con l’arrivo delle temperature sempre più alte, lx reclusx lamentano condizioni sempre più stringenti, che insieme all’ingiustizia sistemica dello stato e dei suoi guardiani rende ancora più crudele lo stato detentivo.

Non usciremo mai da qua“, ci grida una persona da dietro le sbarre.

A testimonianza dell’effetto devastante delle angherie del Giudice di Pace che rinnova di tre mesi in tre mesi la detenzione: questo il motivo dello sciopero della fame di una parte del CPR di Caltanissetta.

Al nostro arrivo lx reclusx hanno gridato da dentro delle loro condizioni, ci hanno detto che un ragazzo si era sentito male.

Voglio essere libero

Vorrei essere un uccellino per volare via da qui dentro

Sono alcune delle frasi che ci hanno colpito e che ci rendono piccolx ed inermi di fronte ad una violenza che in questo paese non ha eguali. Ribadire qui, che lo stato tumula, annienta, deporta e nel migliore dei casi uccide le persone migranti ci sembra scontato.

Ma vogliamo preservare la speranza di chi urla nella notte che vorrebbe essere un uccellino per volare via, preservare questi momenti per riservare allo stato ed ai suoi guardiani la stessa violenza alla quale costringe le persone recluse.

FREEDOM, HURRIYA, LIBERTA’

FORLÌ: DECRETI PENALI DI CONDANNA

Riceviamo e diffondiamo

Negli scorsi giorni abbiamo avuto notizia di tre “decreti penali di condanna” per la partecipazione al bel presidio dell’8 febbraio 2025 a Forlì contro l’ex ddl 1660, detto “sicurezza”, poi trasformato dal governo in Decreto Legge ed approvato definitivamente lo scorso 4 giugno.

Il presidio in pieno centro città, con la presa bene di circa settanta persone si è trasformato in un corteo spontaneo; poca cosa di fronte all’ampiezza dello sfacelo che ci troviamo di fronte ma di certo qualcosa di bello e inaspettato per la sonnolenta Forlì, che ha interrotto la noia e la quiete borghese della città. Crediamo sia questo che deve aver infastidito i tutori dell’ordine, che infatti hanno provveduto a recapitare i decreti di condanna a tre compagn*.

I rapporti della digos indicano le tre persone, tra la settantina di presenti, come promotrici di una manifestazione che non ha rispettato il preavviso alla questura, obbligo peraltro introdotto dall’ordinamento fascista. Gli é addebitato l’aver preso pubblicamente parola e/o avere esposto uno striscione contro il decreto sicurezza, che in quel momento era in discussione in parlamento per la successiva autorizzazione.

Queste misure repressive, che si vanno ad aggiungere alle tante e simili piovute contro chi da nord a sud ha partecipato alle proteste contro il decreto liberticida del governo, giungono in coincidenza della sua conversione in legge che rappresenta un atto di guerra al dissenso interno e alla marginalità sociale in un’epoca di guerra globale. E suonano come tentativi di scoraggiare le resistenze dal basso.

Siamo nemiche e nemici di quest’ordine sociale della guerra e della morte, e veniamo trattat* di conseguenza. Di fronte a compagn* seppellit* da decenni di galera, ribelli pestat* nelle questure, internat* in inferni amministrativi come i CPR o i “centri d’igiene mentale”, tre decreti penali sono quasi un nonnulla, ma vogliamo con queste poche note esprimere solidarietà alle tre persone coinvolte, ribadendo che è fondamentale, anche di fronte all’approvazione del “decreto sicurezza” e a questi tentativi continui di zittire il dissenso, continuare a mobilitarci contro la repressione e mettere in pratica la libertà.

Nemic* dell’autorità

SALUTO AL CPR DI PALAZZO S. GERVASIO

Riceviamo e diffondiamo

Domenica 15 Giugno alcunx compagnx si sono ritrovatx sotto le mura del Cpr di Palazzo S. Gervasio per portare solidarietà ai reclusi e mostrare che c’è chi lotta ed è complice in ogni territorio ‘del pezzo di terra chiamato Italia’ con un CPR attivo.

E che nessuno è solo, neanche nei Cpr più isolati e nascosti del paese. Da alcuni contatti diretti con reclusi sappiamo che ci hanno sentitx e che era felici del saluto. Non abbiamo avuto modo di sentire le risposte dei reclusi per il breve tempo del saluto (la cui maggior parte del tempo è stato cori e fuochi d’artificio, rendendo difficile ricevere risposta).

È stato lasciato anche qualche ricordo del nostro passaggio all’esterno della struttura, fortunatamente non ci sono stati problemi e lx compagnx sono andate via senza problemi. Questo è solo l’inizio.

I RECLUSI DEL CPR DI PALAZZO NON SOLO SOLI!
FUOCO A TUTTI I CPR🔥
PER UN MONDO SENZA FRONTIERE E GALERE🐈‍⬛🏴

Anarchicx contro i CPR

SULL’OTTIMA SINERGIA TRA VENTO E FUOCO IL 14 GIUGNO A DECIMOMANNU

Dalla Sardegna, diffondiamo due testi sul corteo antimilitarista del 14 giugno a Decimomannu:

Lo scorso sabato lo Stato italiano ha dimostrato quanto sconsideratamente sia in grado di reagire, se messo di fronte a una minaccia che non ha idea di come gestire.

Pur di disperdere lə manifestanti che si avvicinavano all’aeroporto militare di Decimomannu, le forze del disordine hanno fatto bene il loro lavoro: hanno utilizzato un elicottero come sfollagente, facendolo pericolosamente avvicinare alle teste delle persone, e contemporaneamente, da dentro la base hanno lanciato lacrimogeni, sperando di crearci fastidio e disperdere ulteriormente il corteo. Uno di questi ha preso fuoco, e il vento creato dall’elicottero ha contribuito a diffondere le fiamme.

Dopo la manifestazione il questore ha parlato di ‘ottima sinergia’ e non capiamo sinceramente fra chi: forse fra l’elicottero e i lacrimogeni per dar fuoco all’aeroporto militare? O forse con l’idrante che avevano portato per rivolgerlo contro di noi ma che poi è stato usato per cercare di domare il fuoco?
Se questa fiera dell’incompetenza non avesse realmente messo in pericolo le persone lì presenti potremmo pure dire che vedere una base militare che brucia non può che farci piacere 🔥

Siamo comunque costrettə a costatare ancora una volta quanto, allo Stato italiano, non interessi nemmeno più mantenere una facciata da Stato di diritto e che gli interessi della guerra imperialista siano ormai l’unica cosa realmente importante. Oltre a tutti i discorsi sulla tutela dell’ambiente o sulla pubblica sicurezza, chiaramente non prendibili nemmeno in considerazione.

Ci rendiamo anche conto che ogni persona, nella lotta, è fondamentale.
La macchina bellica è più fragile di quanto pensiamo, e se qualche centinaio di persone li ha messi davvero così in difficoltà, beh cerchiamo di essere in qualche migliaia la prossima volta e di gridargli tuttə assieme A FORAS🔥

Rispetto si, solo per i pompieri però.

Solidarietà a Luca, compagno di lotte, arrestato il giorno prima del corteo.

Con la Palestina nel cuore e l’aeroporto di Decimo che brucia ancora davanti agli occhi 🇵🇸


14 GIUGNO BRUCIA L’AEROPORTO DI DECIMOMANNU

Oggi [14 giugno] siamo stat3 all’aeroporto militare di decimomannu, ci siamo trovat3 davanti a un enorme dispiegamento di forze dell’ordine, perquisizioni personali e alle auto. Noi non eravamo migliaia, la fortuna, diciamolo, non sembrava girare dalla nostra parte, eppure…
Eppure, siamo riuscit3 a fargliela anche questa volta, con tutta la nostra determinazione abbiamo deviato per i campi per avvicinarci all’aeroporto militare. Siamo riuscit3 ad arrivare in prossimità delle reti  e la polizia, ormai tesissima, ha tirato lacrimogeni contro il corteo. Contemporaneamente, l’elicottero è stato usato come sfolla gente, e scendeva ad altezza uomo per fare vento.

Chiaramente, i lacrimogeni tirati dalla polizia hanno dato fuoco ai campi e il vento generato dall’elicottero ha contributo a far divampare l’incendio, facendo sì che, nonostante idrante e vigili del fuoco, fosse molto difficile da spegnere.
La leggerezza con cui hanno messo a rischio l’incolumità di tant3 manifestanti ci dà solo la conferma di essere dalla parte giusta e di dover continuare a lottare.

Preparano guerre e genocidi in giro per il mondo e noi non dimenticheremo mai la gioia di veder sventolare la bandiera palestinese davanti a uno dei loro avamposti che brucia.

Speriamo che la giornata di oggi sia di ispirazione per tutte quelle future, che ci dia la consapevolezza che siamo forti e nulla è mai perduto, che nuovi immaginari e possibilità si possono aprire sempre anche nei momenti che sembrano più bui.

Con la resistenza palestinese nel cuore

Con tutta la solidarietà al nostro compagno arrestato ieri

Per vedere la nostra terra libera

Ainnantis

SARDEGNA: COMPLICI E SOLIDALI CON LUCA

Diffondiamo

Venerdì scorso è stato arrestato e messo ai domiciliari, Luca, compagno sardo. Per un corteo che vi era stato qualche settimana prima a Cagliari contro l’occupazione militare dell’isola e per la Palestina.
Il suo arresto è stato proprio il giorno prima della manifestazione contro la base militare di Decimomannu, in cui i manifestanti sono riusciti ad entrare nell’area e il lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine ha provocato alcuni incendi.
Quelle che seguono sono le parole di Luca, a cui ci stringiamo con affetto, solidarietà e complicità.

“I fatti sopra descritti possono essere considerati indici di un’indole incline alla prevaricazione e alla sopraffazione, specie nei confronti delle istituzioni militari, sintomatica di una personalità pericolosa e socialmente allarmante.”
Con queste parole, tra le tante, nel pomeriggio di ieri 13 giugno, è stato disposto il mio arresto domiciliare in seguito ai fatti avvenuti il 10 maggio a Cagliari durante un corteo in solidarietà al popolo palestinese. In quell’occasione nel porto di Cagliari era presente la nave militare Trieste nella quale venivano eseguiti screening pediatrici gratuiti sponsorizzati dalla fabbrica di Bombe RWM, da Amazon, Terna e altre multinazionali.

Sono nato e cresciuto in una terra colonizzata e piegata agli interessi di uno Stato che ci usa come discarica, come laboratorio di guerra e come luna park per gli eserciti di mezzo mondo, come luogo in cui costruire super carceri anziché ospedali, un luogo buono per piantare pale eoliche e pannelli fotovoltaici, anziché permettere lo sviluppo di attività autoctone e sostenibili per l’ambiente. La miseria in cui ci hanno ridotto è la stessa che ci porta ad accettare tutto, a non lamentarci mai di nulla, a non lottare per modificare la nostra condizione subalterna, la stessa che porta tante persone a non capire le mie scelte, che sono poi quelle che mi hanno portato a questa condizione. Ma le condizioni sono buone o cattive in base a dove le si guarda, se per tanta gente la mia situazione è considerata una disgrazia, perché sono rinchiuso in casa, per un’abitante di Gaza non sono altro che un privilegiato che almeno una casa ce l’ha. Cosa c’è da aggiungere davanti alle immagini dello sterminio e dei bombardamenti, davanti alle più atroci azioni di prevaricazione e sopraffazione?

Per me l’unico posto giusto è quello a fianco a chi prova ad opporsi.
Sempri ainnantis
Po una vida e una terra liberas dae sa gherra e dae sa tirrania
Cun sa Palestina in su coru.


IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

SOLIDALI CON LUCA

Gli innocenti non fanno rumore, non si sporcano le mani, neppure quando le stringono agli sbirri, dialogando con loro e accettano le loro prescrizioni. Opposizione democratica, gradita al sistema.

I petardi fanno rumore, il rumore dei colpevoli di combattere questo Stato di guerra autore e complice del genocidio che non si può fermare né con passeggiate, né con discorsi.

Stasera un nostro compagno è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aver lanciato un petardo durante la manifestazione pro Palestina del 10 maggio a Cagliari.

Non ci interessa sapere chi l’abbia lanciato; l’abbiamo lanciato tutti, e continueremo a lanciarli, sperando che in futuro siano molto più rumorosi ed efficaci.

Con la Palestina nel cuore

Luca libero, Tuttx liberx

Anarchicx contro carcere e repressione

[da rifiuti.noblogs]


 

PALERMO: DISCUSSIONE E AGGIORNAMENTI SU CPR IN SICILIA

Diffondiamo

In seguito alla distruzione di maggior parte della struttura, e dopo gli ennesimi lavori di ristrutturazione e ammodernamento, il CPR di Milo è tornato ad essere agibile ad Ottobre del 2024, aumentando la capienza fino a 204 posti. Le persone recluse, che in un primo momento erano una 40ina, sono presto diventate più di cento. La vicinanza con l’aereoporto di Palermo, snodo a livello nazionale per le deportazioni in Tunisia ed in Egitto, ha così permesso di far riaccendere anche a Trapani i motori della macchina che uccide, tumula e deporta le persone migranti. Da quel luogo di tortura escono notizie di rivolte e resistenze da parte dei reclusi: portare la nostra solidarietà a chi si ribella al sistema di frontiere e respingimenti è sempre più urgente e doveroso.

Martedì 17 h18:00 in via Carrettieri, 14 a Palermo ci vediamo per discutere di detenzione amministrativa in vista del presidio al CPR di Trapani-Milo del 28/06

MILANO: PRESIDIO E CORTEO CONTRO 41 BIS E REPRESSIONE

Diffondiamo:

Il 17 giugno ci sarà la sentenza del processo per il corteo dell’11 febbraio 2023, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, per cui sono state richieste condanne che vanno dai 6 mesi ai 6 anni per undici nostrx compagnx.

NON LASCEREMO NESSUNX DA SOLX

Per questa giornata chiamiamo due appuntamenti per esprimere la nostra solidarietà ai compagnx e ribadire che quel giorno c’eravamo tuttx e che continueremo a lottare contro questo mondo fatto di miseria, guerre e prigioni!

Ci vediamo MARTEDÌ 17 GIUGNO
🔺alle 9 IN PRESIDIO AL TRIBUNALE DI MILANO (ingresso corso di porta Vittoria)
🔺alle 19 ALLE COLONNE DI SAN LORENZO

AL FIANCO DI ALFREDO ANCORA IN 41 BIS
AL FIANCO DI CHI LOTTA DENTRO E FUORI LE PRIGIONI

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI TRIBUNALI