BOLOGNA: AGGIORNAMENTO SULL’OPERAZIONE REPRESSIVA SCATTATA A SEGUITO DELLA CAMPAGNA IN SOLIDARIETÀ AD ALFREDO CONTRO IL 41BIS ED ERGASTOLO OSTATIVO

Diffondiamo:

L’8 ottobre 2025 si è tenuta l’udienza preliminare dell’operazione scattata a Bologna nel 2023 a carico di 19 persone per la mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.
Ricordiamo che inizialmente venivano contestati associazione con finalità di terrorismo (art. 270bis) – poi caduto in sede di riesame – e altri fatti specifici: un attacco a dei ripetitori di telecomunicazioni, un tentato danneggiamento a dei camion della ditta MARR, un blocco stradale tramite danneggiamento di cassonetti, l’interruzione di una messa, l’occupazione di una gru in centro a Bologna e contestuale presidio sottostante con manifestazione non autorizzata.
Contestualmente alle indagini ci furono altrettante perquisizioni e prelievi coatti di DNA, con successive misure cautelari a carico di tre persone indagate – obbligo di firma per due persone, obbligo di dimora con rientro notturno e obbligo di firma per una persona.

L’udienza preliminare si è conclusa con l’assoluzione di 11 compagnx e il rinvio a giudizio a marzo per 6 compagnx per 3 reati specifici:
1) il danneggiamento a dei ripetitori di telecomunicazioni (art. 635 quinquies, comma 2)
2) il danneggiamento a una rete durante l’occupazione della gru (art. 635, comma 3),
3) l’interruzione della messa (turbatio sacrorum, art. 405).

Ribadiamo la nostra solidarietà ad Alfredo ancora rinchiuso in 41bis e a tuttx lx prigionierx!

Ribadiamo la nostra solidarietà allx compagnx indagatx di Bologna e a tuttx le persone che stanno affrontando o hanno affrontato la repressione a seguito della mobilitazione in solidarietà con Alfredo!

Ribadiamo la nostra solidarietà ad Andre, Bak e Gui agli arresti domiciliari per il corteo NoPonte!

Ribadiamo la nostra solidarietà a tutte quelle persone picchiate, mutilate, arrestate e che stanno affrontando la repressione a seguito delle piazza per una Palestina libera!

Sempre al fianco di chi lotta, la solidarietà non si spezza!
Finché di ogni galera non rimangano che macerie!
Tuttx liberx!

ANARCHIA E’ LOTTA ALL’OPPRESSIONE ETERO PATRIARCALE. (POTETE ANDARE A VITTIMIZZARVI ALTROVE)

Riceviamo e diffondiamo:

Un nuovo testo si aggiunge! Ci sgomenta ma in effetti non ci stupisce, ed è del tutto coerente con lo stato dominante delle cose e col modus operandi del macho al potere: avere un privilegio, manipolare la realtà al fine di mantenerlo a qualunque costo, pur di non incrinare il sistema che lo sostiene.
Autorx ne sono altrx guardianx dell’anarchismo che sentono di doversi difendere e allertarci sul dominio degli “alfieri queer dell’identità di genere”, i nuovi “nemici della libertà”. Sembra un colpo di scena: questx autorx che si firmano “loggia Bakunin” sembrano voler riprendersi un palco. Chissà se si rendono conto che la loro sceneggiatura lx mostra come personaggi le cui maschere da libertari cadono.

L’atteggiamento tipicamente umiliante e beffardo si palesa deridendo queer rinominandolo qwerty, appropriandosi di un vissuto storico come quello della caccia alle streghe storpiandone il senso e i ruoli, straparlando di femminismo e umanesimo, risguazzando nella solfa dell’ideologia globalizzata di matrice accademica-liberista-punivista.
Si racconta che chi lotta contro l’oppressione quotidiana e sistemica dell’eteropatriarcato vuole sopprimere chi vive pratiche erotiche eterosessuate.
Si continua sistematicamente ad attribuire posizioni legaliste e integrazioniste dell’associazionismo lgbtq allx compagnx che, invece, da sempre identificano (anche) quello come nemico.
è chiaro come il sole! Pur di non lavorare sui propri privilegi e autoritarismi (ci sfugge a questo punto, cosa ci rende compagnx?), si sceglie consapevolmente di non ascoltare, distorcere e controattaccare le istanze dellx compagnx che devono difendersi da un’oppressione in più rispetto a chi è etero cis. Perché ci sono cose che a questx templarx della libertà anarchica danno fastidio: il fatto che circolino testi e pratiche, che si prendano momenti e spazi non misti, che si agisca il conflitto verso chi esprime transfobia, che non si tolleri più chi misgendera i nomi o chi vorrebbe – come un qualunque cattolico provita – che tutte le persone riconoscano un valore alla procreazione.
Si manipolano per l’ennesima volta i discorsi e si raggiungono vette fin’ora forse intoccate di vittimismo.
Cercano riconoscimento di alcunx e il conflitto con altrex, questx autorx.
Ma non abbiamo più tempo da perdere.
Qui e ora, con un altro genocidio in corso, lx autori si trastullano con le parole e parlano di “pulizia etica” per argomentare che le soggettività transfobiche ed etero cis sarebbero sempre più in pericolo di vita negli spazi anarchici.
Chi scrive e pensa tutto questo si qualifica da solo .
Glx autorx continuano a riprodurre l’oppressione, pari pari allo stato e ai fascisti. Ci rifletta anche chi crede che questa faccenda non lx riguardi. La pazienza è finita anche per chi dà a questi contenuti agibilità politica o chiama ancora “compagnx” chi li concepisce.
Mentre compagnx queer, che questx autorx definiscono pure borghesi, finiscono in carcere perché continuano a rischiare in strada corpi e vite per far finire la violenza di questo mondo, voi che fate?
Andate pure a vittimizzarvi altrove.

Ci accusate di omologarci e uniformarci ai canoni liberalpink della sinistra istituzionale, quando sappiamo che come sempre è al contrario: è lo stato che strumentalizza le rivendicazioni delle lotte radicali per rendere la dissidenza un prodotto civile, vendibile e controllabile (vedi antispecismo e vegan washing, green washing, anarchismo e trendy estetica col passamontagna da social).
E non vi fate problemi a mettere una grafica antiabortista e ad appropriarvi di un termine, caccia alle streghe, che è per noi simbolo della repressione e della violenza dell’uomo sulle altre soggettività diverse da lui. Che ipocrisia. Ci accusate di essere le nazifemministe che reprimono ed isolano come fa lo stato contro glx anarchicx, eppure le prigioni le ha inventate e le mantiene proprio quell’apparato etero patriarcale e familistico che voi state strenuamente difendendo. Eppure quando un compagnx mena un fascista o uno sbirro è unx grande, ma se mena un uomo che ha agito violenza è sbagliato. Siete voi gli ipocriti che, come lo stato e i suoi servi, se gli viene puntato il dito urlando “VIOLENZA” reagite attaccando e poi negando tutto. Infatti, nelle vostre colte e articolate frasi e parole, ne manca sempre una. Non la nominate mai, violenza.
Forse alcun di voi non l’hanno mai dovuta affrontare. Probabilmente l’avete esercitata, ma avete terrore a riconoscerlo e rifiuto di responsabilizzarvi, altrimenti questo vittimismo non si spiega. Forse non capite cosa si prova quando la violenza degli uomini e del sistema basato sul loro potere segna ogni giorno della nostra vita da quando abbiamo memoria a oggi. Violenza di tutti i tipi, in tutti i luoghi. Forse alcun di voi pensano che se con più o meno giri di parole veniamo accusatx di “essere insidie al senso ontologico della libertà e al suo perseguimento pratico”, questa violenza smisurata verrà dimenticata, nascosta? Il problema sarà ontologico, sarà in che modo possiamo ben giustificare il nostro essere, le nostre anime, in termini filosofici politici così da poterci affermare in mezzo ai compagni maschi? No, il problema rimane sui nostri corpi ogni volta che siamo accanto a esseri violenti.
Quanti giri di paroloni per camuffare che vi rode il culo.
Veniamo giudicate, umiliate, represse e rinchiuse perché quello che proviamo, sentiamo, desideriamo è diverso dal vostro vissuto. È una violenza che anche se non la nominate mai, ci viene ricordata a ogni vostra parola. Che incide come una catena arrugginita e a volte ci toglie il respiro, a volte ci fa urlare a squarciagola e vuole vendetta.
Strano, che questo tipo di dolore non venga empatizzato da chi dice di essere contro ogni gabbia e catena?
Non si hanno problemi a parlare di Violenza quando si tratta di violenza di stato, violenza sbirresca. Invece quando si collettivizzano atti violenti perpetrati da individui di genere maschile nei confronti di individualità altre, ci si deve sistematicamente imbattere in variopinte forme di deresponsabilizzazione, invalidazione, fino alla patologizzazione di posizioni non compiacenti.
Sappiate che queste nostre parole, queste nostre energie, non sono spese per voi che avete scritto quel testo di merda. (E neanche per tutti gli altri maschi che hanno scritto altri testi di merda tipo i tre moschettieri). Queste nostre parole sono sfogo e creatività e crescita in momenti di sorellanza bellissimi che ci arricchiscono, ci fortificano, ci fanno pensare alle nostre antenate streghe e ai veleni che preparavano quando un uomo potente doveva morire per non fare soffrire più un’amica o una comunità.
Non sentiamo il bisogno di spiegarci, di volervi fare capire e volerci fare rispettare da voi. Vogliamo che chi è vicinx a noi sia complice del nostro disgusto per questi infami sproloqui, che non senta il bisogno di difendersi dalle vostre cagate perché sono palesemente pregne di vittimismo machista, che condivida l’ironia di vedere come dei “compagni” si sono smascherati da soli e cosi poterne stare coscienziosamente lontanx.

Ontologicamentə,
alcunə cagnə infertili catanesə

BOLOGNA: UN RESOCONTO DAL PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA

Diffondiamo:

Ieri in tante ci siamo raccolte in presidio davanti all’ingresso del carcere della Dozza per portare solidarietà a tuttx i/le detenute e per farci sentire dalla giovane arrestata nella piazza del 7 ottobre contro il genocidio e in sostegno alla resistenza palestinese. È stato fatto un saluto prima in prossimità delle sezioni femminili, poi da quelle maschili, per rompere il muro di isolamento che divide le lotte tra dentro e fuori. È stato condiviso quanto avvenuto in questi giorni a Bologna come in tutta Italia, i blocchi e le mobilitazioni, è stata ribadita la complicità dello Stato italiano al genocidio in Palestina e l’ipocrisia del comune di Bologna, che millanta solidarietà mentre stringe appalti con aziende come Alstom, complici del genocidio, e vieta le piazze in sostegno alla resistenza palestinese. È stata letta una lettera di Anan, prigioniero palestinese in sciopero della fame dal 4 ottobre, recluso ora al carcere di Melfi, e sono stati lasciati i riferimenti di Mezz’ora d’aria, trasmissione contro il carcere in onda ogni sabato alle 17:30 sulle frequenze di Radio Citta Fujiko, FM 103.1.

Dentro, nonostante le minacce che sempre guardie e secondini riservano ai/alle recluse, la solidarietà per una Palestina libera si è sentita, forte e chiara, contro il governo meloni fascista, contro la complicità dello stato al genocidio, contro le infami galere, specchio di questo stato razzista.

Infine ci si è spostate all’ingresso: il giudice non ha convalidato l’arresto della giovane, ritenendolo illegittimo, Cristina è stata liberata e ha potuto riabbracciare i suoi affetti, amici e amiche.

Rifiutiamo la condanna della resistenza da parte di chi arma il genocidio e sostiene politicamente ed economicamente l’occupazione sionista.

Continueremo a lottare, finché la Palestina non sarà libera dal fiume fino al mare!

BARI: PRIGIONI FUORI DALLE MURA. IL LOOP DELLA DETENZIONE AMMINISTRATIVA

Diffondiamo

B, un amico che è stato rinchiuso 6 mesi nel Cpr di Bari-Palese è uscito a fine giugno con il solito decreto di espulsione. Dopo essere uscito ha avviato le procedure per ottenere i pezzi di carta utili secondo la logica infame dello stato, che solo dopo il loro rilascio smetterebbe di perseguirti e vivere nella paura.
Ma dopo soli 3 mesi di libertà è stato fermato giovedì 2 ottobre alla stazione di Bolzano, e portato nel Cpr di Ponte Galeria.
Al momento del fermo ha mostrato i documenti agli sbirri per provare di aver avviato le pratiche per il permesso di soggiorno, il matrimonio in Italia, e un contratto di lavoro, ma gli sbirri hanno risposto picchiandolo e rompendogli un ginocchio, dopo averlo minacciato di un’accusa per resistenza.
B sabato é stato portato in ospedale, dove hanno accertato la rottura del ginocchio. Dopo essere tornato nel cpr gli hanno detto che sarebbe stato rimpatriato con il primo volo per il Gambia.

B. Una volta uscito dal Cpr a giugno, aveva ripreso con fatica la sua vita, iniziato a lavorare, provando ogni giorno ad
inseguire le istituzioni per regolarizzarsi e iniziare a vivere la sua libertà con la famiglia.
Era andato a Bolzano per le procedure necessarie a completare le pratiche ed ora é stato nuovamente ingabbiato in un lager dallo stato e i suoi aguzzini.

L’udienza di B é stata fissata subito lunedì 6, l’avvocata che lo segue (come al solito) non ha mai risposto al telefono, ma fortunatamente, si é presentata in udienza e B é tornato libero il giorno successivo.
Non riponiamo alcuna fiducia negli avvocati, soprattutto quelli di ufficio di galere e cpr, corrotti e mafiosi, ma purtroppo rimangono un anello dell’ingranaggio nella catena dello stato infame, fondamentale per la liberazione dalle gabbie.

Il terrore e il trauma di uscire e rientrare in questi lager é una tortura quotidiana.
Lo stato tenta di rendere il passaggio di reclusione di rito per chi é clandestino in Italia.

Contro ogni frontiera, odiamo lo stato e le torture su tutti i fratelli fermati e aggrediti nelle piazze e nelle stazioni, poi reclusi nei lager.

FUOCO AI CPR
COMPLICI CON GLI HARRAGA
FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

GENOVA: CHI DEVASTA È LO STATO

Diffondiamo:

A distanza di 24 anni dagli eventi del G8 fa la sua ricomparsa a Genova il reato di devastazione e saccheggio (ad 419 c.p. che prevede dagli 8 ai 15 anni di reclusione) con un’inchiesta portata avanti dalla procura a carico di un numero di persone ancora in via di definizione, appartenenti a varie aree dei movimenti genovesi.

L’inchiesta fa riferimento alle giornate di mobilitazione in risposta agli arresti avvenuti la notte del 3 maggio 2024 di fronte all’Ex Latteria Occupata.

La mobilitazione di piazza in quei 3 giorni, determinata e diffusa, fu la naturale risposta al clima di militarizzazione che conosciamo bene: controlli pervasivi attraverso telecamere, identificazioni e profilazioni, presidi fissi nelle strade di guardie di ogni tipo, rastrellamenti, retate e sgomberi di spazi sociali, provvedimenti di daspo urbano e misure di limitazione preventiva della libertà. Questi dispositivi colpiscono ripetutamente persone straniere, persone ai margini e tuttx coloro che non si adeguano alla devastante avanzata della città-vetrina piegata agli interessi di pochi e banco di prova di nuove tecnologie repressive.

Non ci sembra un caso che l’articolo 419 venga applicato in un periodo in cui le piazze si riempiono contro la guerra e lo sterminio dei popoli; lo abbiamo già visto ampiamente usare per infliggere anni di galera ai rivoltosi dentro le carceri e i CPR, nelle lotte antifasciste ed anticapitaliste più conflittuali e, recentemente, per colpire la mobilitazione contro il carcere e il 41bis.

Non ci faremo intimidire da queste strategie e non smetteremo di supportare la resistenza palestinese e di tutti i popoli in lotta, senza dimenticarci le responsabilità non solo del governo sionista ma di tutti quegli stati e quelle aziende che costruiscono il loro profitto sul colonialismo e sullo sfruttamento dei corpi e dei territori.

NÉ GOVERNI NÉ CONFINI

 

BOLOGNA: ANCHE I DETENUTI LAVORATORI IN SCIOPERO


Diffondiamo:

Preso atto di quello che sta avvenendo a Gaza, noi dipendenti della F.I.D abbiamo deciso di scioperare il 3.10.25.
Per noi reclusi andare a lavorare è un momento di libertà dal contesto carcerario in cui viviamo. Nonostante ciò, rinunciamo a un giorno di libertà e al nostro stipendio. Questa decisione è stata presa per manifestare tutta la nostra indignazione per il genocidio in atto e per supportare le persone della Flotilla, arrestate con l’unica colpa di essere ambasciatori di umanità. Questo è il minimo che possiamo fare per poter ringraziare tutti quei cittadini che ogni giorno si battono per i diritti dei detenuti.

TORINO: AGGIORNAMENTO DAL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI – SETTEMBRE 2025

Diffondiamo:

La quotidianità nel centro torinese durante le ultime settimane é stata scandita da continui momenti di protesta. Venerdì 19 settembre una stanza dell’area Verde è stata resa completamente inagibile dal fuoco. Il seguente trasferimento di una persona in carcere (liberata qualche giorno dopo sia dalla detenzione penale che amministrativa) non ha però minato la determinazione dei reclusi. Infatti nel pomeriggio di mercoledì 24 settembre é giunta all’esterno del lager la notizia che in una stanza dell’area Gialla l’insofferenza si era trasformata in rabbia; nuovamente con l’utilizzo del fuoco. Nel frattempo – fuori le mura – un gruppo di solidali si é radunato per far sentire la propria vicinanza e solidarietà ai detenuti. Sappiamo che successivamente una persona sembra essere stata portata in carcere (non si hanno più sue notizie) mentre la stanza in questione resta in funzione.

Visibilizzare questi due momenti non deve distogliere lo sguardo da quanto sia proprio la quotidianità ad essere insopportabile ai reclusi. Infatti essi quotidianamente si battono anche per le esigenze di base delle quali vengono costantemente deprivati da Sanitalia; la quale sta mostrando infine il suo reale volto (vedi anche aggiornamenti Torino, luglio 2025 e Aggiornamento 23.04.2025). I momenti di insubordinazione sono quotidiani cosi come gli atti di autolesionismo.
Queste ultime giornate torinesi, molto piovose, hanno portato all’allagamento delle parti esterne alle aree: rendendo molto complessa attraversabilità degli spazi e imponendo ai detenuti di restare, per gran parte del tempo, negli spazi interni.
Sappiamo che ad ora sono recluse 24 persone nell’area Verde, una ventina sia nell’area Gialla che nell’area Blu. Nel frattempo é in via di ultimazione la ristrutturazione dell’area Viola, resa inagibile dalla rivolta del 30 Aprile.

LA MACCHINA DELLE DEPORTAZIONI

Nella settimana fra il 15 e il 19 settembre 6 persone sono state prelevate dalle aree e sono state trasferite nel CPR in Albania mentre venerdi 26 due detenuti pakistani sono stati tratti in inganno (con l’ormai nota trappola della terapia) e non hanno piu fatto ritorno. Non si hanno notizie certe sulla loro sorte ma i reclusi si dicono sicuri di una deportazione, dal modo in cui la gestione del centro ha operato. Infatti, successivamente al prelievo delle persone verso “l’infermeria”, alcuni operatori sono passati nella stanza dei detenuti in questione per raccogliere velocemente i loro effetti personali.
Nella stessa settimana una persona gambiana è stata deportata, una seconda giovedì 25 e una terza sabato 27.
É notizia di venerdì 26 che è partito un charter diretto in Egitto riempito di persone espulse. In concomitanza, anche a Torino hanno tentato la deportazione due persone molto giovani dall’area Verde ma, per via della resistenza che esse hanno messo in campo, il trasferimento in aeroporto é fallito.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÀ

Oltre alla presenza fuori dalle mura nei momenti di lotta dentro, due giorni fa alcuni solidali si sono recati presso il centro per portare dei pacchi. Se nei primi mesi di funzione del CPR, Sanitalia e prefettura si erano mostrati abbastanza compiacenti (probabilmente per evitare attriti interni) negli ultimi mesi é stata adottata una politica di ostruzionismo volta, si può supporre, ad evitare il consolidamento di legami di fiducia fra dentro e fuori, con la scusa di una possibile infezione a scabbia. É ormai praticamente vietato l’ingesso di vestiti sia nuovi (a discrezione di chi é di turno) che sopra`ttutto usati seppure sanificanti in lavanderia.
É evidente la deliberata scelta di affliggere così i detenuti, vista la scarsissima quantità di vestiti che viene fornita dentro il CPR e la loro inadeguatezza alla stagione fredda alle porte.
Nonostante l’impossibilità di ingresso di vestiti a fuori ormai da tempo, é notizia di oggi che 3 persone hanno contratto la scabbia e sono in isolamento sanitario in una stanza adiacente l’infermeria.

Inoltre, successivamente alla consegna dei pacchi alimentari, ad alcuni reclusi è stato intimato di non parlare più con i solidali fuori: minacciandoli di eventuali conseguenze punitive non meglio specificate.
Nulla di nuovo, sappiamo perfettamente quanto siano preoccupanti, per chi gestisce il CPR, le reti di solidarietà che si creano attorno ai detenuti nonché vedere da lontano la possibilità di pressioni congiunte fra dentro e fuori. Apparentemente i gestori del centro ritengono necessaria l’attivazione di contromisure vessatorie verso coloro che sono nella posizione di maggiore ricattabilità e vulnerabilità. Questo é chiaro sia a chi é recluso che a chi sta fuori.
Come  chiaro chi sono gli aguzzini conto i quali rivolgere la propria rabbia.

Fuoco a galere e CPR sempre per la libertà

NOTIZIE DALL’UDIENZA SUL RIESAME PER ANDRE, BAK E GUI (COMPAGNX ARRESTATX PER I FATTI DI MESSINA): INFAMI NON SPEZZERETE LA SOLIDARIETA’

Diffondiamo:

Ieri mattina si è svolta l’udienza del riesame per mettere in discussione la scelta della detenzione carceraria come misure cautelari per Bak, Andre e Gui.
E’ durata circa una ventina di minuti, questo il tempo che basta – secondo loro – per discutere della sottrazione totale della libertà, senza processo, a tre ventiduenni incensuratx .
La difesa aveva già presentato istanza al giudice per richiedere pene alternative al carcere per scontare le cautelari. è stata contestata l’assurdità delle ragioni con cui viene giustificata la detenzione – connesse semplicemente all’ipotesi che, non avendo rispettato le prescrizioni per la piazza dell’1 marzo a Messina, lx imputatx sarebbero inclini al mancato rispetto delle istituzioni e dunque a rischio di violazione di eventuali misure alternative al carcere.

L’accusa ha presentato dettagliate relazioni dei vari presidi in solidarietà che si sono svolti nelle ultime settimane in diverse città e anche di fronte alle carceri, strumentalizzandoli allo scopo di dimostrare che il forte legame dellx compagnx accusati con “gruppi antagonisti” possa rappresentare un rischio di reiterazione di reati. Sulla scorta di questi infami tentativi di spostare sullx solidalx la colpa della prosecuzione del trattenimento, l’accusa ha dunque richiesto alla corte di confermare la detenzione carceraria come forma di misura cautelare.
La difesa ha contestato questo intento di ritorsione degli atti solidali, compiuti da soggetti altrui, contro lx compagnx sotto accusa.
La corte ora si riserva di decidere e ha due giorni lavorativi di tempo per informare le parti sulla decisione presa. Essendoci il weekend nel mezzo, la risposta potrebbe essere nota soltanto lunedì.

Lo schema dell’accusa è volto a privare della libertà lx compagnx in virtù della profilazione che gli inquirenti fanno di loro, descrivendone la presunta “pericolosità sociale” attribuita agli ideali cui aderiscono – molto più che alle azioni in sé di cui vengono accusatx. Credere in un mondo senza frontiere né cpr, senza grandi opere devastanti come il ponte sullo stretto, credere nella fine del capitalismo è considerato un atto criminale per chi ha tutto l’interesse che questo mondo d’oppressione rimanga esattamente com’è.

Pare evidente che, a questo punto, ad essere a processo non sono solo le accuse di “lesioni gravissime” ma le idee politiche e le affinità ad una rete di amicizie che lo stato infame vuole tentare di distruggere, sedare e arrestare.
La paura che i carcerieri provano per la solidarietà fra oppressi non ci è nuova, né lo sono i loro ridicoli e inutili tentativi di soffocarla. Sanno bene quanto sono pericolose per la tenuta delle loro gabbie la rabbia e l’amore solidali che incendiano i cuori di chi lotta. Per loro la solidarietà che si insinua fra le mura delle carceri e arriva allx recluse che vorrebbero isolare è un grosso problema, rendiamolo ancora più grosso! Considerano pericolosa la rete di affetti che supporta, sostiene e si fa complice contro le violenze che lo stato sta scagliando sullx nostrx tre compagnx rinchiusx in gabbia, rendiamola ancora più pericolosa!

Avevano già provato a spezzarla quando, la mattina dopo il caldo saluto portato ad Andre fuori dalle mura del carcere di Bari nella sua seconda notte in cella, hanno effettuato un trasferimento punitivo nel carcere di Potenza, pensando così di poterlx isolare… La notte seguente, anche fuori da quelle mura, una batteria di fuochi d’artificio ha illuminato il cielo, a dimostrare che per quanto lo stato ed i suoi sgherri, provino ad annientare la solidarietà, quella è imprevedibile e continuerà ad esplodere, scomposta e incontrollata, pronta a creare crepe nei loro muri infami.

Riprendiamo le parole di un compagno, per esprimere meglio un concetto che vorremmo fosse chiaro ad ogni difensore della legge e guardiano: “ Perché la solidarietà è l’unica arma che non potranno mai scipparci dalle viscere”, che quindi se vogliono darci a bere, e quindi giustificare, la detenzione per colpa della solidarietà, ecco, rimandiamo indietro questo boccale avvelenato.
Ai politicanti, come il ministro dell’interno, che si scaglia contro chi finalmente incendia le strade in solidarietà per Gaza, che gioisce dell’arresto di Andre, Gui e Bak, che criminalizza la lotta contro le grandi opere, che propone di far pagare allx organizzatricx delle mobilitazioni i danni della rabbia, e della violenza di cui non lasceremo il monopolio allo stato, rimandiamo indietro, e con più forza le infamanti accuse. Che pagasse lui i ponti che crollano, le autostrade fatiscenti, le vite delle persone intossicate per l’arsenico nelle falde acquifere a Messina.

E’ di ieri la notizia che la CEDU ha respinto il ricorso di Alfredo, detenuto nel carcere di Bancali, contro il regime carcerario del 41bis, carcere duro ed infame che condivide con altrx 749 detenutx. La corte dice che l’italia, ha fornito valide ragioni per mantenere il suo stato di detenzione sotto regime speciale, nonostante il suo stato di salute si sia aggravato, ma solo in seguito allo sciopero della fame. Mettendo così a tacere le forme di resistenza che da dentro si provano ad avere contro questo regime infamante, ma non ci stupisce, occorre infatti ricordare che Nadia Lioce resta al 41bis nonostante il suo cancro progredisce e lentamente la uccide.
Che Nadia ha partecipato ad ogni battitura per abolire il regime di carcere speciale ad Anna e Silvia, detenutx nello stesso carcere in regime di alta sicurezza.
Che tra compagnx la solidarietà non si spezza, in qualsiasi gabbia ci ficcheranno dentro, da aquella ureremo con rabbia, con amore verso la libertà, con odio verso lo stato ed oppressori.

Noi siamo con chi della rivolta ne fa la quotidianità, siamo con chi sta nelle piazze e nelle strade, nei lager di stato chiamati cpr, siamo con chi ha paura di essere deportato e rinchiuso solo per non avere un pezzo di carta in tasca. La libertà non si comanda e l’aula di un tribunale non ci toglierà il sogno e la speranza di vedere ogni singola gabbia in frantumi.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI TRIBUNALI

LETTERA DA PARTE DEL NOSTRO COMPAGNO BAK RECLUSX NEL CARCERE DI POGGIOREALE

Riceviamo e diffondiamo:

Ciao a tuttx compagnx, grazie per l’affetto e il supporto ricevuto.
Lo stato italiano ha tolto a me e a altrx due compagnx il privilegio della libertà di movimento.
Non voglio e non posso parlare del fatto di cui siamo accusatx ma condividere con voi un pensiero che ho bisogno di scrivere. prendo un paio di righe per dirvi che sto molto bene, i compagni di cella sono fantastici, la solidarietà fra oppressx è qualcosa di stupendo. E’ proprio vero che dove lo stato abbandona e opprime sono i rapporti tra animali umani a rimediare;
Il mio pensiero va a Guido e Andre, spero stiano bene quanto me. La vita mi ha portato già in passato, da minorenne ad essere privatx della libertà, quell’esperienza rende più sopportabile questa detenzione; so che per tantx compagnx la detenzione è una cosa che sembra lontana e che spaventa, questo è normale, ma con la repressione che aumenta dobbiamo essere pronti a questo.

Il mio pensiero da quando sono qui va a tutti i fratelli e sorelle rinchiusi e torturati nel lager di stato, i cpr non sono prigioni, ma strutture con sbarre create apposta per sottomettere, torturare e annientare gli animali umani che ci vengono rinchiusi.

La detenzione amministrativa nei cpr niente ha a che fare con le prigioni come quella in cui sono rinchiuso io. Anche ora che ho perso il privilegio che considero più grande, sono più privilegiatx di chi viene perseguitato in strada, nelle stazioni e nelle piazze e poi torturato nei lager solo per la sua provenienza.

Questo pensiero rende ancora più insignificante la sofferenza che si prova a stare qui e più sopportabile il tutto. Chi lotta nei CPR è il più grande rivoluzionario che ci sia, nelle carceri il privilegio di essere bianchx regolarx annichilisce ogni sentimento di rivolta, i diritti che si hanno nei penitenziari normali in confronto ai CPR sono oro.

Il mio pensiero va ad Abel, Moussa e tuttx i morti uccisi dai CPR
Il mio pensiero va ad ogni oppressx torturatx nei CPR
Il mio pensiero va anche ad Alfredo rinchiuso e torturato al 41 bis e ad ogni detenutx torturatx da questo regime carcerario torturatore.
Il mio pensiero va a tuttx lx compagnx in alta sicurezza e tuttx lx detenutx da questi regimi carcerari meno privilegiati di quello in cui sono rinchiusx
Il mio pensiero va ad ogni palestinesx e popolo oppresso

Libertà per Andre
Libertà per Guido
Libertà per tuttx

Fuoco ai CPR! Fuoco alle galere! Fuoco alle questure, caserme e commissariati!

Paura dell’indifferenza e dell’arresto

Forza e grazie compagnx
Viva l’anarchia!
Viva gli e le harraga, che allah sia con voi!

un grosso abbraccio
Poggioreale 14/09/2025

DI POSTA, PACCHI E COLLOQUI IN CARCERE: FACCIAMO CHE IL NOSTRO PROBLEMA DIVENTI UN PROBLEMA LORO

Riceviamo e diffondiamo:

Dopo 9 giorni dall’arresto per l’esecuzione della misura cautelare in carcere nella sezione comune di Poggioreale, legata ai fatti del corteo di carnevale contro il ponte sullo Stretto, Gabri non ha ancora mai avuto la possibilità di chiamare il suo avvocato.

Già per Andre la possibilità di incontrarlo prima e durante l’interrogatorio di garanzia fu impedita da un trasferimento dell’ultimo minuto al carcere di Potenza e da una connessione malfuzionante della videoconferenza; così come a Guí, al momento dell’arresto, avevano negato di nominare un avvocato di fiducia.

Trascorsi diversi giorni, a Gabri non sono state fornite le informazioni adeguate per poter sentire il suo avvocato difensore, per cui non lo ha ancora chiamato. In più non hanno fatto entrare il pacco di emergenza né quelli inviati successivamente, né ha ancora potuto effettuare i colloqui con le persone familiari. Fortunatamente, sappiamo che la solidarietá e il mutuo aiuto tra detenutx non è mancata.

Intanto, il riesame per Gabri, Guí e Andre, accusatx nello stesso procedimento, è stato fissato per il 25 settembre presso il tribunale del riesame di Messina.

A quanto abbiamo capito, si tratterebbe di intoppi procedurali e burocratici del carcere stesso di Poggioreale, una condizione strutturale legata al sovraffollamento, cosa comune specie in quei luoghi in cui masse di persone vengono riversate quotidianamente nelle galere, come fosse una discarica sociale.

Come Gabri, probabilmente, centinaia di detenutx nelle galere napoletane e in particolare a Poggioreale, uno dei più sovraffollati d’Italia (circa del 160%), vivono questo tipo di problemi come la normalità. Così come è normalità la logorante attesa delle persone detenute e loro affetti di una firma del magistrato di sorveglianza che validi le scartoffie già pronte da mesi sulla sua scrivania per concedere benefici, lavoro esterno per art. 21 o pene alternative.

“Sono veloci quando si tratta di portarti dentro e mai quando devi uscire”. 

Anche se per ragioni e contesto molto diversi, come compagnx diciamo che l’isolamento di chi è detenutx, non ci è nuovo.

Diversx prigionierx anarchicx o rivoluzionarx, nel tempo, così come nell’ultimo periodo, sia in sezioni comuni che di AS, sono statx ostacolatx o hanno subíto privazioni nelle comunicazioni con l’esterno.

Per il compagno anarchico Alfredo, ancora rinchiuso al 41bis di Bancali (Sassari), da tempo la corrispondenza è ormai totalmente bloccata, cosí come l’accesso alla biblioteca e ai pochi libri e CD giá autorizzati. La posta, anche senza passare dalla censura, sparisce nel nulla.

Al compagno anarchico Ghespe, detenuto al carcere di Spoleto, è stata applicata la censura; non abbiamo modo di sapere se la posta sparisca in entrata o uscita e una censura informale è di certo applicata ai pieghi di libri.

Al compagno Paolo, detenuto a Uta (Cagliari), è applicata ormai una censura informale per cui la posta si perde in entrata o in uscita, salvo che non sia posta raccomandata.

Che gli impedimenti a colloqui, pacchi e corrispondenza siano dati da sottorganico dell’amministrazione penitenziaria o da scopi punitivi e vendette politiche, l’effetto afflittivo sulle persone detenute e quelle a loro vicine o solidali non cambia. Allora diciamo che da un problema nostro dobbiamo farlo diventare un problema loro!

Isolare è un modo per punire chi continua a resistere anche dentro le carceri, non accettando di piegarsi ad un sistema oppressivo e repressivo. Il sistema carcerario impone un isolamento dall’esterno, dagli affetti e dallx compagnx, per cui poter ricevere lettere e pacchi è l’unico modo che si ha per oltrepassare quelle mura e mostrare vicinanza.

Negare la possibilità di comunicare con il proprio avvocato è gravissimo, poichè rappresenta la privazione di una minima consapevolezza sulla propria situazione.

Non poter ricevere il minimo indispensabile per l’igiene e una presenza dignitosa in cella è inaccettabile.

La lotta avviene sia dentro che fuori le gabbie, lo insegnano Alfredo, Anan, e tuttx lx compagnx reclusx.

In questi momenti è importante essere complici con lx compagnx, e mettere in difficoltà chi ostacola chi continua a lottare da dentro.

Raccogliendo i vari inviti a scrivere loro, come forma immediata per far sentire la nostra presenza in questi tempi bui e intasare gli uffici della burocrazia, scriviamo a tuttx!!

Sperando sia cosa apprezzata, riportiamo qui gli indirizzi di alcunx prigionierx a cui poter mandare un saluto scrivendo lettere e cartoline:

Gabriele Maria Venturi
C/o C.c. di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia”
Via nuova Poggioreale 167, 80143 – Napoli (NA)

Guido Chiarappa
C/o Casa Circondariale di Varese,
Via Felicità Morandi, 5, 21100 Varese (VA).

Andrea Berardi
C/o C. c. di Potenza “Andrea Santoro”
Via Appia 175, 85100 Potenza (PZ)

Alfredo Cospito
C. C. “G. Bacchiddu”
strada provinciale 56 n. 4
Località Bancali
07100 Sassari

(per Stecco scrivere a:)
Luca Dolce
C. C. di Sanremo
strada Armea 144
18038 Sanremo (IM)

Paolo Todde
C. C. “E. Scalas”
09068 Uta (CA)

(Per Ghespe scrivere a:)
Salvatore Vespertino
C. D. R. Spoleto,
Loc. Maiano 10
06049 Spoleto (PG)

Anan Yaeesh
C.c. di Terni
Str. delle Campore, 32,
05100 Terni TR

Mauro Rossetti Busa
C. R. di Opera
via Camporgnano 40
20141 Milano

Juan Antonio Sorroche Fernandez
C. C. di Terni
strada delle Campore 32
05100 Terni

Anna Beniamino
C. C. “G. Stefanini” – Rebibbia
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Dayvid Ceccarelli
C. C. “San Lazzaro”
via delle Novate 65
29122 Piacenza

Antonio Recati
c.c. Scandicci
via Minervini 2r
50142 Firenze Sollicciano (FI)

Claudio Cipriani
Via Roma Verso Scampia, 350,
80144 Napoli (NA)

Per Alfredo, Paolo e Ghespe, è preferibile scrivere tramite posta raccomandata.

Per mandare pieghi di libri è meglio informarsi prima tramite lx prigionierx o persone solidali su cosa fa piacere o meno ricevere.