BOLOGNA: PER MOUSSA BALDE ED OUSMANE SYLLA

Diffondiamo:

Per sostenere le loro famiglie nella ricerca di veritá e giustizia. Per la chiusura di tutti i cpr.

Mercoledì 19 febbraio alle 19:30 a La Casa del Mondo, in via Antonio di Vincenzo 18 a/b, incontro con le famiglie di Moussa Balde ed Ousmane Sylla.

A seguire cena benefit a cura dell’assemblea contro galere e cpr.

https://balotta.org/event/bologna-per-moussa-balde-ed-ousmane-sylla

DUE NOTE SULL’ISOLAMENTO DEL CPR DI BARI-PALESE E DEI SUOI DETENUTI. VERSO IL PRESIDIO DEL 22 FEBBRAIO

Riceviamo e diffondiamo

Il CPR di Bari Palese (come il CARA) si trova nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bari – Karol Wojtyla, vicino al quartiere San Paolo. In un’area oltre che periferica, completamente militarizzata, dallo stesso aeroporto ma soprattutto dalla Guardia di Finanza con gli edifici, le mura e il filo spinato del gruppo operativo Bari 1 e della Legione Allievi Finanzieri. A primo impatto sembra un grande residence di lusso perché spiccano i palazzi alti, in mezzo al nulla, con i loro balconi e finestre, poi quando ti avvicini e vedi le mura, le targhe, qualcosa inizia a puzzare… Quelle mura nella parte a nord del lato est combaciano con quelle di un’altra struttura, molto più piccola, che di alto non ha nessun palazzo e non ha nessun balcone: è il centro di tortura di stato chiamato “ufficialmente” Centro di Permanenza per i Rimpatri, dove vengono detenute le persone in movimento sprovviste dei documenti richiesti dall’Unione Razzista Europea.

L’ingresso del CPR non è sulla strada principale, la stessa strada della GdF, ma infondo ad un viale alberato che costeggia le mura della GdF.

Il CPR di Bari Palese dunque ha un perimetro rettangolare. Vicino all’angolo sud ovest, sul lato sud c’è il cancello in direzione del viale alberato, poi si sviluppa verso est con una decina di moduli: un paio per gli uffici, uno per l’infermeria e gli altri sono celle. Oltre le celle e i moduli, a contenere i prigionieri c’è una prima cinta di mura, poi una seconda in cemento, alta 6 metri.

Negli ultimi anni ci sono state importanti rivolte dentro al CPR di Bari Palese, una in particolare che causò l’inagibilità di una parte, riducendo la capienza del lager di stato. Ma sappiamo che quello non fu un caso isolato, chi è rinchiusx dentro il CPR lotta ogni giorno. Grazie alle testimonianze dei reclusi o di chi lo è stato, possiamo farci un’idea della violenza che viene usata per sedare le proteste, da quella più diretta della celere al momento della rivolta, a quella indiretta degli psicofarmaci, dell’assenza dei servizi sanitari, dell’isolamento.

Sempre negli ultimi anni la repressione dentro e fuori il centro di tortura di Bari Palese è cresciuta: per aumentare l’isolamento e vanificare i presidi a sostegno di chi è colpito dal razzismo di stato dentro i CPR, la questura di Bari tramite prescrizioni o tramite il dispiegamento dei powerrangers con casco e manganello, ha allontanato il presidio dalla strada adiacente al CPR, obbligando le persone a stare lontane, annullando le possibilità di interazione con chi è imprigionato, ostacolando il più possibile anche solo la vista del CPR.

Noi questo CPR -come gli altri- lo immaginiamo preso dalle fiamme della rabbia di chi è rinchiuso e vogliamo dare loro tutta la solidarietà e il coraggio possibile per la lotta verso la libertà. Sabato 22 febbraio alle 14 rompiamo l’isolamento al centro di tortura di stato CPR di Bari Palese.

UDINE: PRESIDIO SOLIDALE SOTTO IL CARCERE

Riceviamo e diffondiamo

Sabato 15 febbraio dalle ore 15
in via Ragusa

Nel carcere di Udine il sovraffollamento ha raggiunto un limite insopportabile, vi sono rinchiusi 180 detenuti a fronte di una capienza di 90 posti, dei quali ben 57 si trovano nella prima sezione, situata al piano terra, in condizioni di grave degrado ambientale con umidità, muffa, fili elettrici scoperti, mancanza di tubi di scarico nei lavandini. Questa sezione è quella dove vengono collocati i nuovi giunti, che vivono il trauma dell’entrata in carcere, i prigionieri che manifestano problemi di disagio mentale o di tossicodipendenza e dove ci sono le celle di isolamento.

Inoltre all’interno del carcere manca una copertura medica e infermieristica sulle 24 ore.

Però i lavori di “riqualificazione della struttura”, tanto sbandierati dai garanti comunali che si sono succeduti in questi ultimi anni, che prevedono l’allestimento di aule studio, laboratori e di una sala polifunzionale uso teatro, vanno avanti. I garanti hanno promosso lo scorso dicembre una “marcia silenziosa e non violenta”, con tanto di rosa bianca in mano, dal duomo al carcere “per festeggiare la conclusione dei lavori del polo culturale e didattico e dolersi per il mancato inizio lavori per la prima sezione”, come se questa ennesima negligenza fosse colpa del destino avverso, che è necessario propiziarsi, o di qualche divinità, e non una precisa responsabilità dell’amministrazione penitenziaria e dell’ASL che evita di controllare e di intervenire sull’area sanitaria.

A lavori ultimati dunque, la “società civile” di questa società distopica potrà provare l’emozione di andare a teatro dentro le mura del carcere, mentre nelle sezioni i detenuti vivono in condizioni disumane, patiscono maltrattamenti fisici e psicologici, vengono psichiatrizzati attraverso la somministrazione di psicofarmaci e metadone.

Il garante regionale, pragmatico, già direttore del carcere di Trieste, non si lagna, ha la soluzione per risolvere il problema del sovraffollamento: costruire “una nuova e moderna struttura carceraria in regione” in modo da realizzare “una sorta di bacino di espansione di fronte al flusso non arrestabile di persone detenute, flusso che non tenderà a decrescere nei prossimi mesi e anni”. Ecco, le persone che vengono imprigionate diventano un flusso…

Nei prossimi mesi ed anni lo Stato infatti, attraverso il Pacchetto sicurezza, la creazione di nuovi reati, le zone rosse, il proliferare dei dispositivi di controllo,… vorrebbe chiudere il cerchio del suo dominio, attraverso la guerra a poveri e marginali, a migranti e ribelli, alle persone detenute nelle carceri e nei CPR, mentre è sempre più attivo nelle guerre guerreggiate con l’industria bellica, le missioni militari, le imprese neo-coloniali, lo sfruttamento e la devastazione della Terra e del vivente.

Qua fuori, la città di Udine, già mostruosamente militarizzata, video-sorvegliata e  blindata, è ora diventata una estesa zona rossa, invasa dalle forze dell’ordine, con una control room e un progetto comunale di istigazione alla delazione detto “sicurezza partecipata”.

Noi rifiutiamo di far parte di una società sottomessa che guarda un marchingegno illuminato mentre tutto va in rovina, vogliamo invece guardarci attorno, metterci in mezzo, cogliere gli sguardi dei fratelli e delle sorelle, dei compagni e delle compagne, lottare insieme per continuare a lottare, ancora e ancora…

SABATO 15 FEBBRAIO 2025 PRESIDIO SOLIDALE CON I DETENUTI DEL CARCERE DI UDINE

MUSICA, PAROLE, SALUTI, URLA DI LIBERTÀ E DI VICINANZA

 

CATANIA: PRESENTAZIONE DELL’OPUSCOLO “NON È FORSE QUESTA GUERRA?” + BENEFIT NO PONTE

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🏴‍☠️ CATANIA 15 FEBBRAIO 2025 PALESTRA LUPO P.zza LUPO 25 h. 18.00

“La democrazia è un cappio al collo di un suicida, con il nodo fatto male. Mantiene in vita morenti come zombie frustrati. E sempre più spesso poi ci si ritrova a fissare il vuoto; non è forse questa guerra?! Le nostre esistenze sono inondate da un sentimento di separazione, percezione a volte irreparabile di astrazioni sempre più isolanti. Diventiamo complici silenti di questa ‘barbarie democratica; obbligati ed obbligate ad essere costantemente diretti/e oppure ad essere la nuova classe dirigente, quella che brinda ai disastri del Libano, dell’Afghanistan, di Gaza, della provincia noiosa e del sobborgo povero; non è forse questa guerra?!”

🚨 A seguire presentazione del Carnevale No Ponte 1 marzo 2025

🎧 Dj set e Live benefit “carnevale no ponte” per danze contro il nulla che avanza:

– DJ SET MIMMO POMPADOUR e MARI J VOCAB

– LIVE MUGEN MENTALCHEMIST

PRESIDIO CONTRO IL CPR DI BARI-PALESE

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In Puglia abbiamo 2 CPR: Bari Palese e Brindisi Restinco.

Nel corso degli anni entrambi hanno conosciuto la rabbia di chi ci era reclus3, entrambi sono stati dati alle fiamme da chi non riusciva più a subire le torture, le umiliazioni e la sofferenza. Fuoco nato da chi preferirebbe la morte che il rimpatrio, chi si è messo in gioco per far sì che non ci fosse più un posto dove rinchiudere il prossimo migrante ritenuto irregolare.

I CPR sono dei luoghi di tortura e non ci sono politici o studiosi/e che possano dire il contrario senza mentire. Questo orrore è confermato da una sentenza del Tribunale di Bari e della Suprema Corte che ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire il Comune e la Provincia per il danno d’immagine subito a causa dei trattamenti disumani nei Cpr, ma questo non basta. Nessun danno d’immagine può essere paragonabile alle condizioni di vita a cui sono soggetti i detenuti in CPR.

Le condizioni dei CPR, privilegiata fonte di profitto per le cooperative che si occupano di ‘’accoglienza’’ sono le stesse, aggravate dalla privazione della libertà personale e dall’isolamento dalla società imposto alle persone recluse.

Nel 2023 i CPR di Brindisi e Bari sono stati definiti dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale ”ambienti estremamente degradati”, le condizioni dei servizi igienici ”indecorose e insalubri”. Le persone recluse sono costrette a vivere senza riscaldamento, privacy e servizi di assistenza di base, da quella legale a quella sanitaria.

Il trattenimento in questi luoghi costringe le persone recluse ad un tempo sospeso e vuoto, isolate dagli affetti e dai legami e private del diritto di comprendere ed agire autonomamente, private anche della speranza di una prospettiva migliore.

Sabato 22 Febbraio alle ore 14.00 saremo sotto il Cpr di Bari Palese in solidarietà ai reclusi e contro le istituzioni e i soggetti che permettono il funzionamento di questi lager.

FUOCO AI CPR

FORLÌ: ASSEMBLEA APERTA PER COSTRUIRE UNA MOBILITAZIONE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

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C’è chi dirà che è “troppo tardi”, perchè ormai i giochi nei palazzi del potere sono fatti, ma non pensiamo di costruire una mobilitzione per fare “pressione” sul governo (non esistono governi amici, e questo meno che mai!) ma per trovarci assieme, per organizzarsi tra affini e scoprire chissà nuove complicità, perchè il gioco della repressione è isolare, far prender male, illuderci della nostra impotenza.

E invece crediamo sia fondamentale, proprio nei momenti più bui, guardarsi negli occhi e desiderare di accendere quella fiamma di ribellione, ancora una volta!

ASSEMBLEA APERTA ALLE REALTà, COLLETTIVI, INDIVIDUI DELLA ROMAGNA INTERESSAT* A COSTRUIRE UNA MOBILITAZIONE CONTRO IL DECRETO SICUREZZA E LE SVOLTE REPRESSIVE DEL GOVERNO.

SABATO 22 FEBBRAIO ORE 15.30 AL CIRCOLO ASYOLI (CORSO GARIBALDI 280 FORLI)

– Collettivo Samara –
samara@inventati.org

SOLIDARIETÀ AI RIVOLTOSI DI GRADISCA D’ISONZO: PRESIDIO CONTRO I CPR

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Il 21 gennaio, nel CPR di Gradisca d’Isonzo, la paura e l’isolamento hanno cambiato campo. Dopo due giorni di scontri, diversi fuochi sono stati accesi nella notte. Com’era già successo durante la notte di capodanno, alcuni prigionieri sono saliti sul tetto in segno di protesta. Sono così iniziati degli scontri all’interno del Cpr quasi ininterrotti.

La risposta della polizia è stata manganelli, lacrimogeni e getti d’acqua contro chi si è ribellato alle torture e violenze. Le rivolte hanno portato alla chiusura dell’area rossa e 35 detenuti sono stati deportati in Tunisia e Marocco o trasferiti in carcere.

Torniamo ancora una volta sotto a quel muro che nasconde un lager etnico legalizzato, torniamo per portare solidarietà e rompere silenzio e isolamento verso chi continua a lottare per la libertà e non piega la testa verso uno Stato razzista che vuole l’omogeneità e la pacificazione sociale.

Perché i CPR si chiudono con il fuoco non sia solo uno slogan.
SABATO 8 FEBBRAIO ORE 15:30 DAVANTI AL CARA

FREDOOM-HURRIYA-LIBERTÀ
Assemblea no cpr


SULLA LOTTA DI INIZIO ANNO NEL CPR DI GRADISCA D’ISONZO:

https://nocprtorino.noblogs.org/post/2025/02/02/sulla-lotta-di-inizio-anno-nel-cpr-di-gradisca-disonzo/

MILANO: GIORNATA ANTICARCERARIA

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Il 9 febbraio al Cox 18 (via Conchetta 18)

dalle 15:00
presentazioni e aggiornamenti
– Presentazione del progetto: “HAIKU SENZA HAIKU”
Raccolta di versi scatenati e sillabe Incendiare ispirata da Juan Sorroche
– Presentazione dell’opuscolo “ERBARIO ANTICARCERARIO”
Scritto da un ex detenuta sulle sue esperienze di utilizzo di piante medicinali in carcere
– Presentazione dell’opuscolo di OLGa
– Presentazione del “Vademecum sulle misure alternative”

dalle 19:30
aperitivo benefit per il processo al corteo dell’11 febbraio per lo sciopero della fame di Alfredo Cospito

Assemblea milanese contro il 41bis e l’ergastolo

ROMA: FIERA DELL’EDITORIA E DELLA PROPAGANDA ANARCHICA [4-5-6 APRILE 2025]

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Fiera dell’editoria e della propaganda anarchica 4/5/6 aprile 2025
C/O STRIKE, via Umberto Partini 21, Roma.

E’ nel contesto di un tessuto sociale che fatichiamo a riconoscere come interlocutore, “neutralizzato” da quegli apparati del capitale impegnati a distorcere la propria immagine al fine di giustificare la corsa agli armamenti ed il raggiungimento della sovranità tecnologica, che tentiamo di riconoscerci come elementi di sovversione anarchica.

Tentiamo di comprendere e dissipare quelle massicce gettate di fumo negli occhi di chi, attorno a noi, conformatosi ai canoni narrativi della società politica, si avvicina sempre più prepotentemente ad una visione della propria identità basata su retoriche reazionarie e sovraniste. Imperversa quel sentimento emergenziale su cui si fondano le mosse di governi che, strumentalizzando fenomeni diffusi o avvenimenti circostanziali, persistono in un processo volto ad instaurare lo spettro dell’insicurezza generalizzata, di una “deriva criminale” della marginalita’ sociale, creando così le basi che assicurino una tacita accettazione di continue riforme repressive. Esili, invece, ci appaiono le voci di dissenso che fanno perno su un’inconciliabilità strutturale e totale nei confronti di quegli stati che, se silenziosamente rispolverano le vesti di un imperialismo colonial-estrattivista, si esibiscono intanto in amplessi corali ammantati da “volontà” direzionate ad un illusorio benessere collettivo.

Ad orecchie ben allenate giunge la disturbante dissonanza di un’esibizione che annaspa, di un fronte atlantista che continua nella sua opera d’assopimento con le favolette della non-violenza mentre arma di tutto punto il conflitto ucraino e supporta il genocidio del popolo palestinese; di una fortezza europea che si cimenta in un’alternanza di volti umani e caritatevoli (baluardo di un modello democratico ormai desueto) e di posture muscolari e compatte, pronta ad ogni evenienza di fronte al ritrovato nemico esterno. L’implemento della macchina repressiva che ha gettato a pioggia reati associativi negli ultimi anni e che si riscopre adesso concentrata sui “reati d’inchiostro”, è proporzionale al livello di credibilità che l’apparato statale può permettersi di perdere in un momento storico di tale stampo.
Ci imbattiamo, ad esempio, in uno stato italiano che mira, come nel caso del trasferimento di Alfredo al 41BIS, alla soppressione di una propaganda che dia luce al proprio agire, mettendo a tacere e rendendo innocux x “facinorosx della penna”: deviatx e devianti “istigatorx delle masse” provenienti dal movimento anarchico… movimento che, si concorderà, trova attualmente difficile istigare perfino se stesso, inducendoci a riflettere sulle motivazioni della nostra odierna inefficacia e sulle nostre enormi contraddizioni.

L’ingrossamento delle fila di un esercito da parte di presuntx anarchicx, il divario instauratosi a partire dalle risposte date a quell’esperimento di controllo totalitario chiamato pandemia e l’intramontabile oscurantismo reazionario della corrente anti-femminista (riscopertasi queer-transfobica ove accompagnata dalla -più che mai necessaria- critica antitecnologica) sono solo alcune di quelle antinomie che si stagliano a monito nel ricordarci che in questo stagno intorbidito non c’è ossigeno per tuttx. Non c’è e non ci potrà essere alcuna imposta comunanza a priori che non ci trovi succubi di un tensione repressa, smantellata della sua estasi distruttiva o mutilata della gioia della complicità. I perché della nostra inefficacia in questo presente, dove il mondo assume le sembianze tanto più reali (e quanto meno colte) del malanno tecno-militar-capitalista, sono da ricercare anche in questo, anche e soprattutto rivolgendo lo sguardo al nostro interno, alle nostre contraddizioni, al nostro sentire come movimento rivoluzionario e al nostro chiederci per chi, oggi, ascoltare il richiamo all’azione. Per noi stessx in prima istanza? Per chi sentiamo vicino come compagnx? Per chi riconosciamo come oppressx? Per il solo amore del nostro mondo di rabbia che ci trova affini nel convergere all’attacco di questa società?

E’ per condividere le risposte a queste domande, per consolidare, creare e riscoprire i sentieri dell’affinità che ci fanno percepire come consapevolmente unitx (o volutamente divisx), che pensiamo importante una fiera dell’editoria. Senza discussioni e dibattiti su quelle che sono le nostre idee, la nostra storia e i nostri sogni rischiamo infatti di diventare solo un’altra porzione del mondo antagonista: settario, ideologico, identitario, definitivamente inoffensivo perché soggiogato al pensare politico e non inebriato dal sogno sovversivo. Un libro, un dibattito e un linguaggio che, tramite la nostra pubblicistica, si fa collettivo favorendo la cospirazione è mai più d’oggi necessità volta a distruggere l’avvenire che ci viene prospettato, per accelerare la schiusa dell’azione da quella crisalide che chiamiamo parola.
Quello a cui miriamo e’ un momento di incontro con compagnx di diversi contesti, che tenti di abbattere i confini, anche quelli culturali e linguistici e che tenda verso una crescita qualitativa nella condivisione di analisi ed esperienze che travalichino i nostri orizzonti territoriali apportando così nuovi stimoli al nostro desiderio di sovversione. Riprendiamo in mano lo strumento della solidarietà anarchica, per spezzare l’isolamento in cui x prigionierx sono costrettx e intrecciarci con proposte di lotta in corso altrove per moltiplicare le potenzialità del nostro intervento, nell’ottica d’una concreta progettualita’ che non conosca frontiere.

Tessiamo le reti della complicità per tornare a scorgere gli sfumati contorni della volontà liberatrice tra le fosche tinte dell’esistente.

Di seguito il blog di riferimento della fiera su cui verranno pubblicati il programma e altri materiali utili:

https://romeanarchistbookfair.noblogs.org/post/2025/01/25/testo-di-presentazione-fiera-delleditoria-e-della-propaganda-anarchica-roma-4-5-6-aprile-2025/

ROMA: PRESIDIO AL CPR DI PONTE GALERIA

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Domenica 2 febbraio ore 15.30
Presidio davanti alle mura del cpr di Ponte Galeria

Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.

Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.

Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.

Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.

Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.

A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.

A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.

Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.

Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.

Hanno un solo nome: infami.

Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.

FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

Assemblea di solidarietà e lotta