MARZABOTTO: AZIONE PER LA FINE DELL’ASSEDIO A GAZA

Riceviamo e diffondiamo:

RESOCONTO della giornata di sabato 9 agosto dall’Appennino

Il 9 agosto, un gruppo di una ventina di persone ha effettuato un’azione spontanea sulla strada Porrettana, all’altezza di Marzabotto, rallentando il traffico per un ora esponendo striscioni e bandiere palestinesi e distribuendo volantini alle persone in auto. L’azione rispondeva alla chiamata di una giornata di mobilitazione internazionale per la fine dell’assedio di Gaza da parte dell’esercito sionista con il sostegno economico militare e morale dei governi occidentali. Dopo 40 minuti di azione sono arrivate tre volanti dei carabinieri che hanno intasato ancora di più il traffico. Le manifestanti si sono allontanate nei boschi, con i carabinieri che si aggiravano nella zona come vespe infastidite fermando passanti e chiedendo i documenti per alcune ore. Le reazioni da parte delle persone incolonnate sono state per lo più di sostegno e solidarietà. Non ci facciamo illusioni: quest’azione è poco, troppo poco. L’auspicio è che possa servire da invito e spinta, che dia forza e coraggio: bloccare gli ingranaggi della guerra è possibile e necessario.

Ecco il testo del volantino distribuito durante l’azione

GIORNATA GLOBALE DELL’AZIONE 9 AGOSTO

Il governo italiano continua a fornire armi a Israele: una scelta che lo rende complice, come gli Stati Uniti, nel genocidio in corso a Gaza. Mentre ipocritamente il governo italiano annuncia che da oggi 9 agosto comincerà a lanciare aiuti umanitari su Gaza, dagli stessi cieli piovono bombe e proiettili venduti dallo stesso governo e prodotti da aziende italiane. Oltre a Leonardo, colosso della produzione e vendita di sistemi d’arma, rappresentata nel nostro territorio dalle aziende N.P.C. Srl di Imola e dalla ITRES Srl di Casalecchio di Reno, nella provincia di Bologna sono presenti altre aziende che vendono armi al governo israeliano, come la Riva Calzoni Spa di Calderara di Reno, la Poggipolini Spa di San Lazzaro di Savena. Queste aziende traggono profitto economico del genocidio in atto!
È il momento di rompere il silenzio. Di agire, contro l’assedio di Gaza e la complicità dei governi.
CHIEDIAMO:
cessate il fuoco immediato
fine dell’assedio
fine della complicità internazionale
sanzioni
libertà e giustizia per la Palestina

Dalla sabbia di Gaza fino ai nostri territori:
LA LIBERTA’ è IL NOSTRO ORIZZONTE COMUNE

MESSINA: CORTEO NO PONTE

Diffondiamo

Sabato 9 agosto
ore 18.00
Piazza Cairoli (ME)

Costellata dagli innumerevoli annunci di Salvini e Ciucci è arrivata una nuova estate. Nel 2023 ci avevano già detto che era l’ultima estate, che eravamo alle soglie dell’avvio dei cantieri del ponte sullo Stretto. Sono passati due anni e ancora una volta ci troviamo di fronte ad accordi e cronoprogrammi che alludono alla messa in moto delle ruspe. Noi sappiamo bene, però, che, al di là dell’effettivo inizio dei lavori, le attività di Stretto di Messina Spa ed Eurolink consumano già risorse e rubano futuro,con la complicità di Regione e Comune di Messina lasciando inevasi i bisogni veri che i nostri territori esprimono.

Ancora una volta ci troviamo, d’altronde, di fronte a una estate di passione per l’assenza di acqua nelle nostre abitazioni. Circa metà di quella che passa dalla rete idrica siciliana va perduta, e in tutta la Sicilia, Messina inclusa, le crisi idriche sono all’ordine del giorno. Nonostante ciò, i soli lavori di costruzione del ponte ruberebbero 5 milioni di litri d’acqua al giorno, pari al 20% del fabbisogno idrico di Messina.

Già nella Relazione che accompagnava il DL 35/2023 il ponte sullo Stretto veniva annoverato come opera di interesse strategico. Già in quella occasione, dunque, Salvini & soci avevano provato a collocarlo dentro un contesto europeo che potesse, da un lato, consentire una corsia preferenziale nei meccanismi autorizzativi e, dall’altro, catturare risorse europee da utilizzare ai fini della progettazione e costruzione dell’opera. Di recente il Governo ha con ancora più forza rappresentato il ponte come opera di interesse militare, collocandolo nel quadro degli impegni strategici della Nato e rendendo la Sicilia, da quasi un secolo occupata dalla presenza di basi militari USA, NATO e italiane, sempre più un avamposto militare nel Mediterraneo.

Tale strategia politica e mediatica è stata messa in atto mentre il mondo intero continua la folle corsa verso la guerra e il riarmo. A tutti gli effetti, dunque, il manufatto d’attraversamento e tutte le opere collaterali previste diventano l’ennesima propaganda di una politica militarista che va contrastata. Essere contro la guerra, così, vuole dire essere contro il ponte ed essere contro il ponte significa essere contro la guerra.

Con i 14 miliardi di euro stanziati per il ponte e i 30 miliardi spesi annualmente in armi dall’Italia, quante delle emergenze strutturali del Sud e delle isole (e non solo) si potrebbero sanare? La siccità, certo. Ma anche ospedali, scuole, autostrade, ferrovie e tanto altro ancora.

Ecco perché, nel dire NO AL PONTE, gridiamo forte che VOGLIAMO L’ACQUA, NON LA GUERRA.

PUGLIA: MALEFLICK [BENEFIT 27 LUGLIO]

Riceviamo e diffondiamo

Apprendiamo con ben poco stupore la fine delle indagini per i fatti dell’11 gennaio, sera in cui a Bologna le strade del centro erano attraversate da una nuvola che turbava la tranquillità borghese al grido di vendetta per Ramy.
A vario titolo sono indagate 15 persone, due delle quali fermate quello stesso giorno, per: manifestazione non autorizzata,  interruzione di pubblico servizio, travisamento, resistenza aggravata, lesioni, violenza privata, lancio di oggetti, danneggiamento; nulla che ci stupisca.

Neanche 4 mesi dopo, negli stessi giorni in cui la procura depositava queste denunce, al Corvetto muore un altro ragazzo, Mohamed, nelle stesse circostanze di Ramy. Un inseguimento omicida che racconta di come in quartiere si muoia ancora, e si muoia per mano di un braccio armato classista e razzista, che con un gesto tanto semplice quanto giustificabile a posteriori, toglie la vita a ragazzi giovanissimi. Vite già marchiate dalla società come sacrificabili prima ancora di quelle notti, come d’altronde tutte le vite di serie B: delle persone razzializzate, dei detenuti, di chi lavora giornate intere per stipendi da fame, della gente spinta ai margini, degli abitanti dei quartieri sempre in condizioni precarie e di sussistenza.

Mohamed è morto senza che nessuna strada tremasse per lui, che nessun telegiornale realizzasse servizi. Solo sui quotidiani qualche trafiletto che lo paragonava a Ramy. Perché invece la vicenda di Ramy è stata di risonanza nazionale? Non era certo la prima di questo tipo ma per qualche motivo nei media e nelle persone ha avuto un impatto e una presenza diversa. E’ stata la risposta immediata e spontanea di rabbia e di protesta che i suoi amici e le persone del suo quartiere hanno dato la sera stessa della sua morte a portarla sotto gli occhi di tutti? In un mondo che si sta polarizzando sempre di più i quartieri cosa rappresentano? Che visibilità hanno le persone che li abitano, e perché le loro voci risuonano solo quando le istanze che portano prendono spazio in queste modalità esplosive? Le dimostrazioni di rabbia collettiva sono momenti fini a se stessi, come sempre vengono raccontati? O costruiscono anch’essi la realtà in cui ci muoviamo?

Vorremmo che la stessa risonanza delle vetrine rotte la avessero queste domande che attendono risposte collettive, funzionali ad organizzarsi in modo complice e solidale per contrastare le oppressioni sistemiche quotidiane.

Mentre uccidono i nostri amici e familiari, noi siamo indagati per un livido ad uno sbirro, ACAB. Alcunx dellx imputatx.

Alla luce di queste parole stiamo organizzando (in Puglia) una giornata benefit. Tutto il ricavato verrà utilizzato per affrontare le spese legali dei compagnx inguaiatx.

La giornata sarà caratterizzata da momenti di condivisone, chiacchiere, laboratori, musica, cinema e cibo vagano. Oltre gli svarioni, sarebbe bello anche confrontarci e affrontare dibattiti su temi importanti riguardo la repressione e la criminalizzazione delle persone razzializzate, il ruolo delle strutture detentive quali il carcere e i cpr e il ruolo che assumiamo come individui e come collettività nei confronti di queste tematiche.
Ci piacerebbe che fosse una giornata di co-creazione e condivisione e per questo sono benvenutx tutti coloro che hanno voglia di condividere le loro autoproduzioni, attraverso banketti di ogni genere. Ci sarà anche la possibilità e lo spazio per condividere, in maniera orizzontale, saperi e
pratiche attraverso laboratori. Chiunque voglia organizzare workshop o portare le proprie creazioni può
comunicarlo alla seguente mail: maleflick@mortemale.org (scriveteci le vostre eventuali necessità così
da organizzarci al meglio, cercate di portare tutto l’occorrente tranne la corrente).

Potete scrivere alla stessa email per avere info sul luogo di incontro (loro ci ascoltano, shhh).
Ci sarà la possibilità di rimanere a dormire e campeggiare.

Ci vediamo domenica dalle 11:00

Programma indicativo e per niente preciso:

Mezzogiorno: pranz8 e abbiocco
Pomeriggio: lab-oratorio (poco)seri-grafia e cudd ca v’lit
Tardopomeriggiosera: kiakkiere serietà e comunicazione analogica
Sera: cenetti e sballetti
Post-sera: https://www.youtube.com/watch?v=v9WnNCr_s38

Radio e banketti all day long

Portate ciò che vorreste trovare

No fasci
No sbirri
No machi

Stay rebel
Stay underground

PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ AI RECLUSI DEL CPR DI GRADISCA

Diffondiamo:

Torniamo sotto le mura del lager CPR di Gradisca d’Isonzo, per portare la nostra solidarietà agli ostaggi del razzismo di stato. Il caldo soffocante nelle gabbie, le condizioni miserabili della detenzione etnica, le diverse forme della tortura quotidiana (sanitarie, psicologiche, amministrative, repressive) mostrano il lato più spietato dei meccanismi di razzializzazione. Il CPR deve essere la gabbia dove si consuma la violenza più feroce, ma anche il monito – insieme a tutto il sistema delle espulsioni e della deportazioni – per chi non ha il documento giusto, e così rafforzare la società della segregazione e dello sfruttamento. Un pensiero, a questo punto, va alle campagne (anche quelle friulane…) dove lo sfruttamento razziale raccoglie la frutta e la verdura per le tavole delle bianche cucine climatizzate, o agli operai dell’edilizia (anche triestina…) che ripassano il cemento della riqualificazione e della speculazione.

In questa estate, mentre sarai al mare in Puglia, a pochi passi da te qualcuno sarà piegato di lavoro; mentre salirai sull’aereo a fianco a te ci sarà una persona, scortata e in manette, pronta per essere deportata; mentre starai bevendo l’aperitivo sarà in corso una retata. Per le/gli altri/e, invisibili residui delle catene di sfruttamento di forza lavoro e territori si apriranno le porte dell’inferno.

A Gradisca d’Isonzo, come negli altri lager, si tortura. A Ronchi dei Legionari, come in tantissimi altri aeroporti, si deporta. Nella campagne e nei ghetti si schiavizza.

Tutto ciò accade proprio agli angoli della baracca cadente dell’opulenza, costruita su genocidi e guerra. Questa è la realtà che si nasconde dietro le retoriche sui diritti umani, sugli stranieri, sulla (mancata) integrazione, sui maranza, sui quartieri multietnici.

Per questo stare al fianco di lotta – dei reclusi dei CPR, dei disertori della guerra interna ed esterna – è importante.

Complici e solidali con i rivoltosi!

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2025/07/13/presidio-in-solidarieta-ai-reclusi-del-cpr-20-luglio-gradisca-disonzo/

ROMA: FUORI ALFREDO DAL 41BIS – ASSEMBLEA NAZIONALE

Diffondiamo:

Sono più di tre anni che il nostro compagno Alfredo Cospito è rinchiuso in quella “tomba per vivi” che è il 41bis. Nel frattempo gran parte dei pretesti repressivi utilizzati per applicarglielo sono venuti meno, visto l’esito di alcuni procedimenti giudiziari che vedevano imputati lui e altri anarchici. Entro maggio del prossimo anno è previsto da parte del ministero il rinnovo di questo regime per altri due anni. A seconda della decisione la difesa potrà fare ricorso, una procedura che potrebbe richiedere mesi prima della fissazione di una udienza. È proprio in vista di tale scadenza che tra varie individualità e collettivi anarchici, nonostante le differenze, abbiamo sentito l’esigenza di ritrovarci per discutere e ragionare assieme su come arrivare a quella data.
Dal momento del suo trasferimento nella sezione 41bis del carcere di Bancali è nata una mobilitazione che è andata man mano crescendo, raggiungendo il suo apice ben dopo l’inizio dello sciopero della fame avviato da Alfredo nell’ottobre del 2022. Vari sono i processi imbastiti oggi dallo Stato contro i compagni e le compagne che hanno partecipato in vari modi a quella mobilitazione che pur con i suoi limiti è ugualmente riuscita a ridare credibilità e visibilità alle idee e alle pratiche anarchiche.

Ma ad oggi il compagno è ancora lì rinchiuso e continuiamo a sentire la responsabilità di non lasciarlo solo in questa lotta. Per questo invitiamo le individualità e i gruppi anarchici a due giorni di dibattito e confronto.

L’incontro si terrà a Roma presso il CSA La Torre, in via Bertero 13, a partire dalle ore 15 di sabato 11 Ottobre, con possibilità di proseguire l’assemblea nella mattinata del giorno seguente.
Per arrivare con i mezzi pubblici prendere o la linea 341 da Ponte Mammolo (metro B) o la 311 da Rebibbia (metro B) e scendere all’ultima fermata di via E. Galbani.

ASSEMBLEA NO 41 BIS
ASSEMBLEA NO 41 BIS testo

MESSINA: CORTEO NO PONTE [12 LUGLIO]

Diffondiamo

12 LUGLIO CORTEO NO PONTE A CONTESSE (Messina)
DIFENDIAMO IL NOSTRO TERRITORIO

Dopo Torre Faro/Ganzirri, l’area di Villaggio UNRRA/Contesse è quella con la cantierizzazione del ponte sullo Stretto più invasiva. Gli abitanti di quei quartieri ne hanno avuto già un triste assaggio a causa dell’utilizzo di un’area prossima alla linea ferrata come sito di stoccaggio dei materiali di scavo provenienti dai cantieri del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, che prevede un percorso prevalentemente in galleria.

Con le terre è arrivato l’arsenico e il sequestro dell’area, successivamente le rassicurazioni e l’invasione dei camion. Ma è solo, appunto, l’anticipo di quanto quella porzione di territorio subirebbe se, malauguratamente, dovessero avere inizio i cantieri del ponte.

Tutto questo sotto lo sguardo compiacente dell’amministrazione e del Consiglio Comunale. Qualche timida protesta all’inizio, certo, ma poi basta. Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale (salvo alcune voci critiche) si stanno assumendo la gravissima responsabilità di cedere il nostro territorio agli innumerevoli cantieri del ponte in cambio di pochi spiccioli per le opere compensative.

In cambio del misero 2% dell’investimento complessivo in opere a loro volta spesso impattanti, viene accettata l’invasione della città (così l’ha definita fino ad un certo punto il Sindaco), la deturpazione irreversibile del panorama dello Stretto, il blocco della circolazione urbana, polveri e rumori senza sosta, la sottrazione di acqua in un territorio in piena crisi idrica.

Si disegna un quadro di invivibilità che perdurerebbe per decenni rendendo la nostra città un luogo da cui scappare, più di quanto non si faccia già adesso a causa di elite politiche locali incapaci e predatrici.

Amministratori e consiglieri risponderanno, per la loro parte, dei disastri causati da cantieri infiniti che vengono spacciati come progresso e modernità, ma che favoriscono solo grandi società di costruzione e piccole lobby locali.
Chiamiamo tutte/i a partecipare al corteo No ponte che si svolgerà giorno 12 luglio, con concentramento alle ore 18.00  in via Calispera (slargo antistante Scuola Salvo d’Acquisto), e che sfilerà per le strade di Villaggio UNRRA e Contesse.

Assemblea No ponte

POLIZZI GENEROSA: MUSICA, INCHIOSTRI, VOCI CONTRO OGNI CARCERE E LA SOCIETÀ CHE NE HA BISOGNO

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Il 26 luglio a Alavò – Laboratorio per l’autogestione
Polizzi Generosa (PA)

“Ha senso oggi, con un piede dentro la terza guerra mondiale, una iniziativa specifica contro il carcere? C’è ancora tempo per tenere insieme l’attenzione alle condizioni di chi è rinchiuso/a con il pensiero agli occhi affamati dei bambini di Gaza?

Pensiamo di sì, vogliamo credere così, per diverse e importanti ragioni. Perché lo sciopero della fame di Alfredo Cospito, Paolo Todde e di molte/i altre/i, sono gesti individuali che richiamano la resistenza di un intero popolo posto al 41 bis dallo stato sionista. Perché rompere l’aura di sacralità dell’Antimafia in Sicilia, parlando di DNAA, è un colpo al più potente apparato ideologico/morale e militare di spoliazione, controllo e repressione della “nostra” storia nazionale. Perché non disperdere la memoria delle lotte di oggi e di chi ci ha preceduto è parte della nostra liberazione. Perché rimpinguare le casse anti-repressione significa continuare a tessere solidarietà rivoluzionaria.”


PROGRAMMA

Dalla mattina
Tatto circus – tatuaggi flash a prezzo popolare

Dalle 15.30
Discussione a partire dall’opuscolo “Ruolo e strategie repressive della DNAA” (Cassa La Lima, Roma) con alcun* dei curatori

Dalle 18
concerti e hip-hop live

TRENTO: GABBIE NELLE GABBIE

Riceviamo e diffondiamo

5 luglio
Parco delle Coste (Trento)

ore 10
Lettura collettiva: “La Palestina è una questione femminista”

ore 13.12
Pranzo sociale veg: porta piatti, posate e cibo veg da condividere!

ore 15
Presentazione del libro “Carte, forbici, sassi – sfida da e contro le prigioni e il patriarcato” + chiacchierata FLINTA (separata)

ore 19
Aperitiva + Dj Kandeesha

– Il parco è raggiungibile con il 9 (San Vito) e con il 10 (Zeli Marnighe)
– Porta tavoli e sedie da campeggio!

per info: assembleass@tutamail@tutamail.com

TORINO: APPUNTAMENTI DI LOTTA PER L’INIZIO DEL PROCESSO PER L’OPERAZIONE CITY

Diffondiamo

Il 4 Marzo 2023 un corteo in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito – intrapreso il 17 Ottobre 2022 contro 41 bis ed ergastolo ostativo – ha attraversato alcune vie della città di Torino.
Un corteo per rispondere alla decisione della corte di Cassazione, che non esitava a condannare a morte il prigioniero anarchico, dando parere negativo alla revoca del regime speciale di detenzione.
Un corteo con cui rompere il silenzio di fronte alla repressione, le sue pene esemplari ed i suoi strumenti di tortura.
Un corteo autodifeso a tutela di chi decideva di attraversarlo con rabbia, determinazione o anche solo per la necessità di esserci.

Devastazione e saccheggio è il reato che oggi la Procura tenta di utilizzare, tra gli altri, per portare sul banco degli imputati alcunx compagne e compagni che quel corteo lo hanno vissuto insieme a tantx altrx.
Il 3 Luglio 2025, a più di 2 anni da quel momento di strada, il Tribunale di Torino celebra la prima udienza di dibattimento del processo per la cosiddetta “operazione City”, guidata dall’ex direttore della Digos Carlo Ambra e firmata dal PM Paolo Scafi.
Eredità del codice penale fascista Rocco, questo reato è sempre più utilizzato per colpire, non solo momenti di piazza, ma anche e soprattutto lotte e rivolte all’interno dei centri di detenzione penali e amministrativi. Infatti, l’8 Luglio – pochi giorni dopo l’udienza del processo “City” – lo stesso Tribunale pronuncerà la sentenza per le rivolte avvenute nell’IPM Ferrante Aporti la notte fra l’1 e il 2 Agosto 2024. L’inchiesta per quella giornata di rivalsa dei giovani reclusi del minorile di Torino, diretta dal PM Davide Fratta, vede imputate 11 persone sempre per il reato di devastazione e saccheggio.
Quelle rivolte, però, che hanno dato non poco filo da torcere all’amministrazione penitenziaria e reso inagibile buona parte della struttura detentiva, non possono essere considerate un caso isolato, ma devono essere ricordate come parte di una stagione di resistenze, proteste e rivolte che ha infiammato decine e decine di carceri in tutta Italia e che continuano ad infiammare i centri di detenzione amministrativa.

È ormai più che evidente come i tentativi di procure, legislatori, giudici e guardie ambiscano a radere al suolo ogni forma di conflittualità, utilizzando strumenti ereditati dal passato – come le pene da 8 a 15 anni previste per devastazione e saccheggio – o creandone di nuovi – come nel caso dei decreti e dei pacchetti sicurezza di Minniti, Salvini e dell’attuale governo.
Un’ambizione, quella di pacificare attraverso la paura della repressione e la costruzione di nemici interni, più forte man mano che l’escalation bellica coinvolge sempre più da vicino il nostro paese: un paese complice del genocidio in Palestina e promotore delle politiche di riarmo europee.

Di fronte a questi attacchi e a politiche repressive sempre più aggressive, sentiamo di voler tenere stretti gli strumenti di lotta e solidarietà a nostra disposizione coltivandoli e rilanciandoli, per non rimanere indietro o lasciarci qualcunx.

Per questo
Giovedì 3 LUGLIO dalle 9:30
PRESIDIO davanti al TRIBUNALE di Torino
al fianco delle e degli imputatx

Venerdì 4 LUGLIO ore 17
PRESIDIO sotto le mura
dell’IPM Ferrante Aporti

PERUGIA: C’HO LE TURBE – DUE GIORNATE SULL’ANTIPSICHIATRIA

Diffondiamo:

28-29 giugno
Csoa Turba (Perugia)
C’HO LE TURBE – DUE GIORNATE SULL’ANTIPSICHIATRIA

28 giugno
dalle 17: dibattito sull’antipsichiatria con il collettivo Antonin Artoud – da Basaglia a Stella Maris
a seguire cena sociale e concerto punk/metal fori de capoccia

29 giugno
h 18: visione collettiva del documentario “Dentro le proprie mura” di Carlo Corinaldesi
a seguire dibattito


Sarà che il caldo ci dà già i nervi.

Sarà che il governo sta portando avanti il ddl Zaffini, come si trascina una sedia sul pavimento spoglio di una celletta squallida: per logorare, per fare male.

Nel testo, oltre al raddoppio dei termini per i TSO (da 7 a 15 giorni), si introduce il ricorso a «trattamenti coattivi fisici, farmacologici e ambientali» che, come se non fossero già la norma, ora riposeranno su un’ulteriore codifica legale. L’istituzione getta la maschera: con buona pace di Basaglia, che il crimine di pace diventi legge. Il ddl Zaffini è la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che seppur chiusi i manicomi, la matrice manicomiale è sopravvissuta. Ha continuato a vivere e prosperare, nelle forme di contenzione meccaniche, chimiche e ambientali, negli elettroshock, nella stigmatizzazione, nella segregazione. Non ha mai smesso di produrre sofferenza, al riparo della facciata di cura e custodia – senza nemmeno sforzarsi troppo nel mantenerla. Lo dimostra il caso Stella Maris, di cui parleremo diffusamente con lx compagnx del collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud, che stanno seguendo il processo per i maltrattamenti e le sevizie che nella struttura di Montalto di Fauglia erano pane quotidiano.

Sarà che a due passi da dove abitiamo è stata dichiarata la Zona di Vigilanza Rafforzata, aka Zona Rossa, dalla quale l’allontanamento è arbitrio di polizia. Da un lato l’internamento, dall’altro la zona rossa. In una non puoi entrare, dall’altro non puoi uscire. Espulsione e contenzione: due movimenti speculari, ma armonici, dello stesso tempo repressivo.

Sarà che il muro è sempre da entrambi i lati. Uno dà l’illusione di essere aperto, per l’altro non è necessario.

Sarà quel che sarà, sta di fatto che c’abbiamo le turbe. Due giornate di antipsichiatria.