PESCARA: PRESIDIO AL CARCERE IN SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE DETENUTE

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Domenica 9 marzo ore 10:30
Presidio al carcere di San Donato, Pescara
In solidarietà con le persone detenute

Lunedì 17 febbraio al carcere di San Donato un giovane detenuto si è tolto la vita. Ne è seguita una rivolta alla quale lo Stato ha risposto con la repressione di sempre, trasferendo decine di detenuti.

Questo succedeva negli stessi giorni in cui la garante dei detenuti in Abruzzo, seguita a ruota dai politicanti di turno, dichiarava che le carceri abruzzesi non presentano criticità.

Quello che il carcere fa è invisibilizzare la popolazione non allineata con le leggi che difendono la borghesia ed è sicuramente la linea di chi vuole sempre di più rimarcare la divisione tra buoni e cattivi e tra ricchi e poveri.

Le persone detenute, che a detta di chi dovrebbe “tutelare” ed “esserne garante” non stanno poi così male, per lorsignori, stanno bene dentro, dove l’importante è che non se ne parli nel mondo “di fuori”.

Che sia con garanti, “riforme” o “percorsi rieducativi”, tutto ciò non può cambiare il fatto che di una gabbia si tratta, dove rinchiudere e reprimere esistenze, per nascondere le contraddizioni dello Stato.
La detenzione è una condanna alla disumanizzazione e talvolta anche alla morte. Tutto ciò perché natə dalla parte sbagliata, perché non conformi alla società che impone dei modelli e non succubi delle leggi di chi è al potere.
Leggi liberticide, inoltre, non fanno altro che aggravare questa situazione.

Solidarizziamo con le persone detenute.
Perché il carcere non è un corpo estraneo della società, ma il luogo in cui il dominio esplica le sue contraddizione e compie le sue efferatezze.
Tuttə liberə!

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GALLICO (RC): PRESENTAZIONE DELL’OPUSCOLO “PRIMI PASSI… ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA”

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Venerdì 7 Marzo al CSOA Cartella la presentazione dell’opuscolo:

𝐏𝐑𝐈𝐌𝐈 𝐏𝐀𝐒𝐒𝐈 – 𝘼𝙩𝙩𝙧𝙖𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙞𝙡 𝘿𝘿𝙇 𝙨𝙞𝙘𝙪𝙧𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙪𝙣𝙤 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙜𝙪𝙚𝙧𝙧𝙖
a cura di 𝐌𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐏𝐢𝐫𝐨𝐜𝐥𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨

“È la preparazione della guerra in altri ambiti – politici e sociali – che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile per l’accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti.”

Quali sono le prospettive col nuovo DDL sicurezza? Sicurezza? Ma per chi?
Ne parliamo insieme 𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢’ 𝟕 𝐌𝐚𝐫𝐳𝐨, 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟗 al 𝐂𝐒𝐎𝐀 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐥𝐥𝐚 (via Quarnaro, I, Gallico, RC)

CATANIA: VOLI LA CIVETTA

Alfredo M. Bonanno.
Discussione e testimonianze sul movimento anarchico degli anni ’60, ’70, ’80

Palestra LuPo (Piazza Pietro Lupo 25)
4 marzo
ore 17.30

Se la lotta non è una meta, ma un modello interpretativo della realtà, per riappacificarci con il nostro intelletto abbiamo la necessità di conoscere la storia delle lotte nel nostro territorio. La nostra isola trattata alla stregua di una colonia; dove riversare nocività industriali, basi, armi e soldati oltre a ogni tipo di prigione, ha ormai una salda ed univoca narrazione.

La sottomissione, il disinteresse e l’indifferenza, queste le caratteristiche che regnano sovrani nella Trinacria, non sono solo un atteggiamento temporaneo legato ad uno specifico contesto, ma sono una categoria dell’anima, un tratto comune della popolazione, una tara di lombrosiana memoria. Questa tossica vulgata è strumentale, palesemente per proteggere lo Status Quo ed è fondamentale per isolare tra rabbia e impotenza qualsiasi pensiero sovversivo individuale.

Riappropriarsi della conoscenza di una Sicilia ribelle e indomabile non è assolutamente da ritenere come risolutivo, ma è senza ombra di dubbio concime per le teste che nascondono un seme di ribellione, che altrimenti potrebbe non germogliare mai.

Nel giorno in cui Alfredo Maria Bonanno avrebbe compiuto 88 anni ci sembra doveroso cogliere l’occasione per parlare di un eccezionale figura anarchica e del suo contesto.

Prolifico autore che ha scritto più di 150 opere tradotte in decine di lingue, non ha mai smesso di mettere il suo pensiero e il suo corpo al servizio della libertà, senza aver avuto mai paura di perderla. I suoi continui studi ed interventi sui metodi e le strutture organizzative anarchiche, in un modo o in un altro, hanno influenzato nella sua interezza l’odierno pensiero anarchico; rimanendo per lo più sconosciuto nel territorio dove è nato, ha passato la sua giovinezza e soprattutto, ha dato luogo alle sue prime battaglie. Nostra intenzione è recuperare questo passato attraverso le testimonianze di chi, quelle battaglie, le ha vissute in prima persona prima che cadano nell’oblio, rafforzando il mito della Sicilia impassibile e inerte a qualsiasi moto di rivolta.

BOLOGNA: CONTRO L’ISTITUZIONE DI UN NUOVO REGIME CARCERARIO SPECIALE PER “GIOVANI ADULTI”

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Ieri martedi 25 febbraio un po’ di persone si sono trovate sotto al carcere del Pratello per un volantinaggio rumoroso contro l’istituzione di un nuovo regime speciale per “giovani adulti problematici” (provenienti da istituti minorili) all’interno del carcere della Dozza, e per portare la loro solidarietà ai reclusx. Di seguito il volantino distribuito:

IL CARCERE FA SCHIFO

Siamo qui per contestare l’istituzione di una sezione speciale destinata a “giovani adulti problematici” (giovani provenienti da istituti minorili) all’interno del carcere della Dozza (carcere “per adulti”). Sembra che proprio oggi martedì 25 febbraio stia avvenendo il trasferimento di 50/70 detenuti (il numero non è chiaro) provenienti da diversi istituti penali per minori di Italia, pare, dal centro nord. Questa misura ha già previsto la deportazione di 70 reclusi in “Alta sicurezza 3”, per fare spazio ai detenuti in arrivo. Le sezioni “alta sicurezza”, articolate su tre livelli, sono regimi speciali, i più isolati e degradanti di tutta la struttura penitenziaria, peggio dell’ AS c’è solo il carcere cosiddetto duro\41bis. Il trasferimento di questi detenuti potrebbe creare ulteriori trasferimenti interni tra sezioni AS, scombussolando la vita già difficile di ben piu di una cinquantina di giovani detenuti. I detenuti trasferiti dai penitenziari minorili sono di età compresa tra i 18 e i 25 anni, hanno commesso un reato quando erano ancora minorenni e per il ministero sono da considerarsi non educativamente recuperabili.

Ma chi è “non recuperabile”? Probabilmente chi non si allinea alle pratiche rieducative del carcere, che, come si è visto a Milano al Beccaria, consistono in punizioni, pestaggi e violenze. Questa manovra che viene spacciata come risolutiva dei problemi di spazio e di inagibilità del carcere minorile del Pratello mostra la vera faccia di questo sistema: non esiste alcuna differenza tra un carcere per minori ed uno per adulti, il carcere fa schifo.

I detenuti vengono gestiti, presi, spostati, assegnati ad altri carceri, considerati come numeri in più all’interno di una struttura sempre più sovraffollata e in decadenza. Il trasferimento spesso viene usato come arma di punizione da parte dell’amministrazione penitenziaria per isolare le persone dai legami che si sono costruite all’interno del carcere e dai loro affetti all’esterno. Una quotidianità carceraria che oltre ad essere priva di dignità umana è, post pandemia e post rivolte, sempre più soggetta a soprusi di ogni tipo: dalla potenziata discrezionalità di ogni singola Direzione carceraria e Sanitaria, all’abuso di potere delle guardie penitenziarie. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale viene duramente represso, come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.

Anche al carcere minorile del Pratello vi sono stati episodi di rivolta ed evasione: a fine dicembre del 2022 una cella è stata data alle fiamme e qualche giorno dopo vi è stata una rivolta. Anche in questo caso vi sono stati trasferimenti punitivi dei detenuti maggiorenni coinvolti alla Casa circondariale per adulti. Si parla di cinque celle rese inagibili e di una porta blindata divelta. A luglio del 2024 i detenuti hanno dato fuoco a due celle e sfidato le guardie, mentre un detenuto è riuscito ad evadere attraverso un foro scavato nella cella. Un’altra evasione risale a settembre del 2023. Ma questi sono soltanto alcuni degli episodi di rifiuto e rivolta di cui abbiamo notizia dalla stampa di regime, chissà invece quante sono le rivolte che rimangono represse dietro quelle mura.

Chi riduce il problema del carcere ad un problema di “sovraffollamento” è lo stesso che le galere le ha riempite fino a farle scoppiare.

Con l’approvazione del Decreto Caivano, un provvedimento fortemente punitivo e repressivo volto a criminalizzare e colpire i giovani delle periferie e le fasce più marginalizzate della popolazione, la situazione si è ulteriormente aggravata: più pene, più carcere, più facilità per un minore di finire in arresto e/o di essere tradotto in questura, eliminazione di istituti alternativi al carcere (ora subordinati a lavori di pubblica utilità nonostante la minore età, riproducendo la premialità già presente nelle carceri comuni e nei regimi speciali). Un decreto approvato per far fronte a quella che il governo Meloni definisce come “emergenza baby gang”,un tipo di retorica, non lo dimentichiamo, propagandata non solo dai governi di destra ma anche da tutte quelle realtà politiche e partitiche che si proclamano di sinistra ma che hanno sempre portato avanti e vidimato politiche emergenzialiste e securitarie.

A Bologna questo attacco ha trovato infatti nuovo vigore con l’asse Lepore-Piantedosi, tra retate, espulsioni, arresti, interventi ad “alto impatto” nei quartieri e per le strade, fino alla recente ordinanza del prefetto che vieta l’accessibilità ad alcune zone della città a quelle persone valutate “moleste” da guardie e divise, naturalmente con “valutazioni” iper discrezionali e arbitrarie. Un dispositivo, quello delle “zone rosse”, che sta armando ancora di più il senso di impunità delle forze dell’ordine. Una caccia alle streghe che conferma la funzione primaria del carcere come strumento di repressione, governo delle diseguaglianze e del conflitto sociale, volto al mantenimento di un ordine fatto di sfruttate e sfruttatori.

In un clima di guerra interna e sistematica repressione del dissenso (in qualsiasi forma esso si esprima) il carcere diventa prospettiva concreta per chiunque si opponga a questo esistente. Non vogliamo un carcere bello. Non vorremmo nessun carcere.

CHE LA RIVOLTA SOCIALE (PAROLA VUOTA E RIDICOLA IN BOCCA AI CANI DA GUARDIA DEL PADRONATO) DIVENTI REALTÀ DENTRO E FUORI LE GALERE

BOLOGNA: SENZA CHIEDERE PERMESSO [6/3/25]

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Giovedi 6 marzo 2025 diciassettesima edizione!

🏴‍☠️ Dalle 17 allestimento del mercatino, musica, birrette e microfono aperto!

🔥 Dalle 20 chiacchierata con alcune compagne e compagni dell’assemblea antidetentiva di Torino su CPR, deportazioni e tentativi di inceppare la macchina del razzismo istituzionale.
In vista della riapertura del CPR di Torino, chiuso a seguito delle rivolte di Febbraio/Marzo 2023, e della mediatizzazione della violenza nei centri di detenzione amministrativa, provare ad allargare lo sguardo non solo alle condizioni nelle strutture detentive, ma alla loro funzione e ai meccanismi che le alimentano, può aprire nuove prospettive di attacco al razzismo di Stato e istituzionale.
In un contesto repressivo che tenta di essere sempre più schiacciante e di allargare le sue maglie, sentiamo la necessità di costruire forme di solidarietà e complicità con chi resiste e lotta contro la detenzione amministrativa e penale, con le compagne e i compagni che subiscono la repressione e tutte quelle che vogliono cogliere nuovi stimoli per organizzarsi.
Se la mobilitazione contro il 41bis e l’ergastolo ostativo è stata un’occasione per trovarsi e lottare insieme a livello nazionale e internazionale, oggi, che Procure e Digos di tutta Italia provano a presentare il conto a chi si è mosso in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo, rilanciare nuovi spunti di attacco contro le oppressioni dello Stato può essere uno dei modi per non lasciarsi schiacciare.

Alle compagne e i compagni dell’Operazione City, imputati nel processo per devastazione e saccheggio a Torino.
A chi resiste e lotta dentro le carceri e i CPR, nonostante gli scarsi strumenti a disposizione, ma con rabbia, coraggio e creatività.

I CPR si chiudono col fuoco.
Tutte libere. Tutti liberi.

⚓ A seguire cena a sostegno degli Spazi Autogestiti By Vascello Vegano: panini, fritti misti e pizze.

🖤 A scaldarci, come di consueto, caldo vin in brulè benfit prigionierx e inguaiatx.

🧨 Dalle 21 carichx appallaa!! R.W.A. Riderz with Attitude* working class rap da Torino!

MODENA: UN’ECONOMIA DI GUERRA?

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“Un’economia di guerra?”. Pranzo benefit e discussione insieme ai curatori della rivista libertaria “Collegamenti” (Modena, 23 febbraio 2025)

Un’economia di guerra?

Le guerre non sono incidenti di percorso che spezzano una quotidianità di finta pace sociale, ma fenomeni connaturati al modo di produzione capitalistico, una delle possibili forme di espressione dello scontro tra borghesie nazionali e rispettivi Stati perennemente in competizione e conflitto nella corsa alla valorizzazione delle merci e all’accumulazione di capitale.
Come si ridefiniscono le economie in periodo di guerra, come si riconfigura il rapporto tra capitale e Stato e tra questo e gli schiavi salariati?

Ne parleremo domenica 23 febbraio coi compagni della rivista libertaria “Collegamenti”, a partire dalle 15:30.

Apertura e pranzo benefit dalle ore 12:30. Ligèra, Viale della Pomposa 8, Modena

MESSINA: CORTEO CARNEVALE NO PONTE [1 MARZO]

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L’ombra del ponte è già qua: espropri, cantieri propedeutici, depositi di scorie, propaganda, sottrazione di risorse, decreti legge per aggirare prescrizioni e per reprimere il dissenso… Il ponte è il simbolo di un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite: estrae valore dai territori a costo di devastarli, li sottrae ai bisogni e ai desideri degli abitanti… per far guadagnare i pochi soliti noti.

Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!

Da sempre festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova!

…un carnevale per difendere lo Stretto, un carnevale per esorcizzare i mostri del profitto, un carnevale di festa, un carnevale di lotta!

Volete inondarci di cemento… …ma sarà la nostra risata che vi seppellirà!

STAMPA E DIFFONDI

FILE STAMPA VOLANTINO

APPENNINO ROMAGNOLO: TREKKING SOLIDALE ANTIFASCISTA

Riceviamo e diffondiamo:

DOMENICA 16 MARZO TREKKING SOLIDALE INGUAIATX ANTIFA
ESCURSIONE NELL’APPENNINO ROMAGNOLO

– Partenza in mattinata
– Vino e pranzo al sacco li portiamo noi, tu portati l’acqua da bere, bicchiere o tazza, scarpe buone e k-way

*Sottoscrizione consigliata: dai 10 euro in su’
(tutto benefit inguaiatx antifa per le contestazioni all’apertura della sede di Cesena di Cagapund)

Per info sulla partenza e prenotazioni (se venite dovete prenotarvi):
3510934193 (messaggio whatsapp o telegram)
Oppure alla mail: spazio.solebaleno@bruttocarattere.org

NAPOLI: PER MOUSSA, OUSMANE E TUTTX LX ALTRX CONTRO I CPR E IL RAZZISMO DI STATO

“PER MOUSSA, OUSMANE E TUTTX LX ALTRX CONTRO I CPR E IL RAZZISMO DI STATO”

Ousmane Sylla e Moussa Balde erano due ragazzi provenienti dalla Guinea Conakry, morti di “suicidio” mentre erano nelle mani dello Stato. Le loro storie sono simili a quelle di tante altre persone razzializzate che attraversano l’Europa, dove non avere i documenti giusti diventa un motivo legittimo per disumanizzarle, torturarle e ucciderle impunemente: per strada, sul posto di lavoro e nelle prigioni appositamente costruite dagli Stati razzisti e coloniali.

Moussa Balde muore nel maggio del 2021 nel CPR (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Torino dopo essere stato brutalmente picchiato da tre fascisti a Ventimiglia: anzichè essere assistito viene portato all’ospedaletto, reparto d’isolamento all’interno del CPR dove verrà trovato morto. 

Ousmane Sylla muore nel febbraio del 2024 nel CPR di Ponte Galeria a Roma, lì trasferito dal CPR di Trapani, a seguito delle rivolte scoppiate nello stesso anno. Anche Ousmane come Moussa viene trattenuto nel CPR nonostante le sue condizioni di malessere psico-fisico, rese note per via delle segnalazioni fatte da avvocato e psicologa. 

Moussa e Ousmane sono solo alcuni tra le tante persone che quotidianamente vengono sequestrate dallo Stato italiano e dimenticate dietro mura di cemento dove avviene ogni forma di violenze e torture. Dagli anni 90′ a oggi, ogni governo, a prescindere dal colore di partito, ha finanziato e legittimato l’esistenza di questi campi di detenzione amministrativa. 10 sono attualmente operativi in Italia: a Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma, Palazzo San Gervasio, Macomer, Brindisi, Bari, Trapani, Caltanissetta.

I CPR sono parte integrante delle politiche migratorie europee e nazionali, che esternalizzano le frontiere attraverso accordi bilaterali (come gli accordi tra Italia e Libia) e la costruzione di strutture di selezione e di detenzione (come l’ultimo progetto di un hotspot/CPR a gestione italiana in Albania). Ma il governo italiano vuole andare ancora piu in là, perfezionando ancora di piu la macchina delle espulsioni grazie all’apertura di nuovi CPR (uno in ogni regione) e all’introduzione di uno specifico reato – nel DDL 1660 – per reprimere ancora di più chiunque si rivolti o protesti, anche in forma passiva, all’interno di queste strutture di morte.

Questo nuovo strumento repressivo é la risposta diretta alle rivolte che scuotono i CPR da quando esistono. É un dato di fatto : se dei CPR sono stati chiusi in questo paese, lo si deve solo ed esclusivamente alle rivolte dei detenuti al loro interno, anche a costo della propria vita. L’ultima chiusura è stata proprio quella del CPR di Torino, a marzo 2023, in seguito a settimane di lotte all’interno di quelle mura. É la stessa struttura in cui Moussa ha perso la vita, e di cui è stata recentemente annunciata la riapertura.  Intanto, qualche settimana fa la rivolta dei prigionieri è riuscita a far chiudere una parte del CPR di Gradisca, in Friuli Venezia Giulia, ma le proteste, i tentativi d’evasione, gli incendi sono all’ordine del giorno in tutti i CPR.

Noi scegliamo di stare dalla parte di chi si rivolta nei CPR, e al fianco di coloro che, con la loro forza, si battono non solo per la memoria degli affetti che lo Stato gli ha tolto, ma anche affinchè queste prigioni non esistano più. Per questo, in occasione dell’udienza preliminare per l’assassinio di Moussa Balde a Torino, ci incontreremo a Napoli con le famiglie di Moussa e Ousmane, per esprimere la nostra solidarietà e per continuare la lotta contro i CPR e le politiche razziste di questo paese.

Ci vediamo giovedi 20 febbraio alle 18.30, allo SKA
(calata trinità maggiore 15, napoli)

Dopo la discussione, cena benefit per le famiglie di Moussa e Ousmane.

I CPR SI CHIUDONO COL FUOCO

POUR OUSMANE ET MOUSSA, NI OUBLI NI PARDON

FORLÌ: IL RUOLO DELLA PSICHIATRIA NELL’OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA

Diffondiamo:

FORLì SABATO 22 febbraio 2025 al Circolo arci Asyoli c.so Garibaldi n.280

Ore 17:30 – Presentazione dell’opuscolo “IL RUOLO DELLA PSICHIATRIA NELL’OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA” – Autoproduzione Robin Book (Luglio 2024). Leggere criticamente la psichiatria come pilastro del sionismo, smantellare la visione strutturale occidentale della salute mentale e de-patologizzare la Resistenza.

Ne parleremo con il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa.

A seguire Buffet Vegan. Troverai un banchetto di materiale informativo.