CARCERE VALLETTE DI TORINO: LASCIATO MORIRE DI FAME

A.R., 28 anni, morto il 30 dicembre 2019 alle Vallette di Torino per un’infezione polmonare dopo aver perso 25 chili nell’indifferenza dei suoi aguzzini. Il 20 novembre il medico del carcere rispondeva all’ennesima lettera indicando che la perdita di peso fosse voluta: “Una modalità strumentale per ottenere benefici secondari”. Era entrato in carcere il 28 aprile 2019 con il peso di circa 80 kg: a novembre erano diventati 50. Ne avevamo parlato qui.

Dai media apprendiamo che la seconda consulenza medico-legale effettuata indica che «Risulta il difetto di approfondite verifiche che […] se messe in atto, avrebbero potuto arginare lo stato di malnutrizione». La procura ha chiesto di nuovo l’archiviazione, la famiglia Raddi si è opposta.

Sanitari complici delle torture in carcere! Soltanto lottando possiamo spezzare l’isolamento che avvolge quelle mura affinché il sacrificio di chi non c’è più non sia stato inutile!

ISOLAMENTO È TORTURA! NO AL 41 BIS

Ieri a Modena alcuni compagnx hanno portato la loro voce nei pressi di un convegno organizzato dalla Camera Penale di Modena su 41-bis e deontologia penale. È stato appeso uno striscione ISOLAMENTO É TORTURA. NO 41-BIS, sono stati fatti interventi al megafono e distribuiti volantini. La stessa voce è stata portata anche in centro, con particolare riferimento alla strage al Sant’Anna del marzo 2020 e al silenzio complice che la circonda. Sono state lette le testimonianze dei detenuti ed è stato ribadito che nessuna indagine per diffusione di notizie false e tendenziose fermerà la verità sui pestaggi e sulle uccisioni di quei giorni.

Stato assassino.

Di seguito il testo distribuito all’iniziativa:

Il 29 settembre alla sede della Camera di Commercio di Modena alle 15 si tiene un convegno organizzato dalla Camera Penale di Modena dal titolo “TECNICA E DEONTOLOGIA DEL PENALISTA. L’ARTICOLO 41-BIS NELLA SUA OSSATURA. PROSPETTIVE INTERNE E SOVRANAZIONALI”. A moderare l’incontro una magistrata di sorveglianza della Camera Penale di Modena e responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane, ad introdurre il tesoriere della Camera Penale di Modena e la Garante comunale per i diritti delle persone private della libertà personale, invitati invece ad intervenire un’avvocata componente anch’essa dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane e un magistrato di Sorveglianza di Spoleto.
 

Abbiamo deciso di dar voce in strada a tutto ciò che probabilmente là dentro non verrà detto perché non fa più notizia, nella città che ha visto la strage al carcere Sant’Anna dell’8 marzo 2020. Non ci va giù che si parli a cuor leggero di “deontologia penale” facendo riferimento ad una forma di tortura di Stato come il 41bis, un dispositivo repressivo nato col pretesto della lotta alla mafia, esteso nel 2002 a prigioniere e prigionieri politici e rivoluzionari e alle associazioni cosiddette eversive, col chiaro intento di perfezionare l’armamentario della repressione preventiva e intimidire chi intende lottare. Concepito come una vera e propria tomba per vivi, il regime di 41bis mira a recidere i legami e i contatti con il mondo esterno di chi vi è ristretta/o col proposito di costringerla/o a collaborare con la giustizia. L’isolamento totale e l’annichilimento della personalità che subisce chi vi è internata/o si aggiunge ad una quotidianità carceraria fatta di privazioni, umiliazioni e sofferenze. Un mezzo di pressione pari ai metodi dell’inquisizione, costruito per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale allo scopo di indurre al pentimento, estorcere confessioni e dichiarazioni. 

Ricordiamo gli oltre 700 detenuti in 41-bis. Ricordiamo la compagna Diana Blefari che si tolse la vita dopo la permanenza in questo regime. Ricordiamo Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, tutti militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente, che vi resistono da oltre 17 anni. Ricordiamo il compagno anarchico Alfredo Cospito, che dopo l’intensa mobilitazione contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi tra maggio 2022 e aprile 2023, e uno sciopero della fame di oltre sei mesi, continua ad essere recluso in questo duro regime detentivo, l’udienza riguardante la sua permanenza in 41 bis si svolgerà questo 19 ottobre presso il tribunale di sorveglianza di Roma. Ricordiamo Domenico Porcelli, ormai in sciopero della fame da aprile e sepolto nel silenzio. Anche lui ad ottobre avrà udienza al Tribunale di sorveglianza di Roma per discutere la sua detenzione in regime di 41-bis. 

Allo stesso modo, ci rifiutiamo di dimenticare i nove detenuti morti a seguito della rivolta del carcere S.Anna di Modena (8 marzo 2020). Lo Stato e i media hanno prontamente tentato di motivare i decessi rinconducendoli a overdose da metadone e farmaci. Noi sappiamo che la realtà è un’altra. E sono proprio i cadaveri dei detenuti in questione a parlare chiaro, assieme ai segni di percosse, ai traumi e agli ematomi su di essi  riscontrati (quando è stato possibile fare le autopsie),ma anche alle testimonianze di altri detenuti presenti quel giorno e poi trasferiti in altre galere, che raccontano i mancati soccorsi durante quegli stessi trasferimenti punitivi. Si tratta di assassinii di Stato, di una strage di Stato. Le indagini relative a quanto accaduto durante e a seguito di quella rivolta sono state prontamente archiviate. Non verrà fatta alcuna luce nemmeno sulle guardie penitenziarie (oltre 100), indagate per torture ai danni dei detenuti in rivolta del carcere di Modena. Ricordate le immagini di Santa Maria Capua Vetere? La giustizia e la rieducazione di Stato passano attraverso i manganelli, i pestaggi e le torture dei secondini, coperti dalla magistratura democratica, sui corpi e le menti dei detenuti.

SAN GIMIGNANO: VIOLENZE E TORTURE IN CARCERE

I fatti risalivano all’11 ottobre 2018 quando, utilizzando le stesse parole dei giudici senesi, «è stata posta in essere, da parte di una squadra composta da quindici agenti, assistenti e ispettori del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di reclusione di San Gimignano, una spedizione punitiva ai danni di un detenuto straniero» al «solo scopo» di «esibire manifestazioni di dominio e in funzione di supposta deterrenza rispetto a comportamenti scorretti e mal tollerati, a guisa di aberrante e perversa forma di pedagogia carceraria».

Da: Osservatorio Repressione: https://www.osservatoriorepressione.info/tortura-nel-carcere-san-gimignano/

“Sapete che sono più di 200 le guardie penitenziarie sotto inchiesta per tortura e violenze sotto la vostra stessa legge? Come potete parlare di mele marce e aspettarvi che non si faccia dell’amara ironia sul vostro odorato? Da che mondo è mondo, la merda puzza…”

LA CITTÀ PER CUI LOTTIAMO NON HA QUARTIERI CON LE SBARRE

Diffondiamo il testo di un volantino distribuito ieri a Bologna, nel quartiere Bolognina:

Oggi martedì 26 settembre si tiene presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi in Piazza Lucio Dalla l’iniziativa “Un ponte tra carcere e città” riferendosi al carcere come al “settimo quartiere di Bologna”. Presente l’equipe sanitaria di assistenza penitenziaria dell’Azienda USL di Bologna, la Direttrice del Carcere, il Garante per i diritti delle persone private della libertà personale e diversi rappresentanti di enti, istituzioni e associazioni.

In un momento in cui il carcere si sovrappone sempre più al manicomio e la psichiatria torna ad armarsi, nella società così come nelle patrie galere, abbiamo recuperato e riscritto la “Lettera ai primari dei manicomi” di Antonin Artaud, ravvedendo nel carcere, la stessa violenza.

“LETTERA AI DIRETTORI DELLE CARCERI”

Signori, la legge e il costume vi concedono il diritto di tenere sotto chiave degli esseri umani. Questa giurisdizione sovrana e indiscutibile, su cui si basa la società democratica in cui ci troviamo a vivere, voi la esercitate con spietata fermezza e zelo. Quanti sono i corpi che con la vostra “rieducazione” non sono più tornati indietro? Quanti quelli che ne sono usciti afflitti? Quante le menti uccise? E che dire dei pestaggi, dell’abuso di psicofarmaci, dei reparti psichiatrici, degli asili nelle carceri? Delle mattanze a Modena e Santa Maria Capua Vetere? Degli scioperi della fame che nessuno conosce, delle botte e dei referti per coprirle, o di quelli che poi spariscono il giorno dell’udienza, come per Santa Maria Capua Vetere. Tra le persone che godono della vostra ospitalità, una su tre non è stata giudicata, rinchiusa per sospetto. D’altronde come non sospettare di chi non possiede i giusti mezzi economici, sociali, cromatici? Di chi senz’altro è scontento, talvolta perfino arrabbiato, e magari si rivolta, com’è successo nel marzo del 2020. Giorni duri quelli, in cui lavorare in un carcere in Italia. Costretti a mentire sulla situazione sanitaria, a contenere, isolare, negare misure alternative, a menare senza sosta persone ammanettate a terra, sparare, ammazzare 14 persone. Sapete che sono più di 200 le guardie penitenziarie sotto inchiesta per tortura e violenze sotto la vostra stessa legge? Come potete parlare di mele marce e aspettarvi che non si faccia dell’amara ironia sul vostro odorato? Da che mondo è mondo, la merda puzza… Non c’è dubbio il vostro è un lavoro duro, usurante, ingrato, pagato troppo poco per le responsabilità che vi prendete. Perché bisogna coprirne tanta di feccia per arrivare a guadagnare trecentocinquantamila euro l’anno come il capo del DAP, la cui riconoscenza statale arriva a garantirgli questa cifra come vitalizio anche dopo la fine della carica.
Invece voi in prima linea, in mezzo ai problemi veri, bersaglio di troppe richieste, lamentele. Certo non è colpa vostra se molti potrebbero uscire ma i magistrati di sorveglianza non ci sono e non rispondono a nessuna richiesta. Coprire tanta sporcizia, non è da tutti. Il vostro ambiente di lavoro è violento in ogni sua espressione e specialmente in quelle più inumane, come il 41 bis e i CPR, a cui le persone rinchiuse si ostinano a ribellarsi, come Alfredo con uno sciopero della fame di sei mesi, come Juan e Anna, come i reclusi nei CPR di Torino e Macomer e in tutti gli altri. Ci muovete quasi a compassione, stretti da un lato tra lacchè frustrati e sottopagati sadici che fremono per punire, non con la penna come ipocritamente fate voi, ma con il manganello e lo stivale. Dall’altro i rigettati dalla società, senza i privilegi o anche solo la voglia di adeguarsi al ballo del produci-consuma-crepa, che nutrono per voi solo disprezzo. Possiate ricordarvene domattina quando varcherete quei cancelli con le vostre auto coi vetri oscurati e vi siederete al vostro posto alla scrivania, dal lato giusto delle sbarre oltre le quali avete rinchiuso delle persone su cui, dovete riconoscerlo, non avete altro vantaggio che quello della forza.


Altri link utili:
https://brughiere.noblogs.org/post/2023/05/08/via-fioravanti-e-la-bolognina-tornano-a-brillare/
https://brughiere.noblogs.org/post/2023/07/31/bolognina-un-deserto-chiamato-sicurezza/
https://brughiere.noblogs.org/post/2023/08/20/bologna-delmastro-in-visita-al-carcere-della-dozza/

AGGIORNAMENTO SUL PROCESSO A NAPOLI: RINVIO DELLA PRIMA UDIENZA AL 9 OTTOBRE

Riceviamo e diffondiamo:

Mercoledì 13 settembre si è tenuta in corte d’assise a Napoli la prima udienza del processo contro Zac, arrestato il 28 marzo a Pozzuoli con l’accusa di 280 bis (atto terroristico con ordigni micidiali o esplosivi) e 270 quinquies (autoaddestramento) per l’azione incendiaria del 4 marzo 2021 contro la sede dell’ambasciata greca di Napoli.

I comunicati precedenti si trovano qui, qui e qui.

All’udienza era presente un nutrito gruppo di compagne e compagni solidali, che in aula ha dovuto sopportare un certo dressshaming, oltre a uno spropositato numero di agenti della digos e una camionetta della celere… e poi si lamentano degli straordinari! Lo Stato italiano infatti ha richiesto un risarcimento di 150.000 euro per i danni all’erario pubblico, tra cui 110.000 euro per le 8410 ore di lavoro straordinario effettuato dalla digos.
Inoltre, poco prima dell’inizio dell’udienza, è stata notificata a Zac da parte della questura di Napoli una richiesta di sorveglianza speciale per cui si terrà un’udienza il 25 ottobre (seguiranno aggiornamenti).
L’udienza di regolamentazione delle parti è stata rinviata al 9 ottobre per vizio di notifica a una delle parti offese, perché la GIP, invece di notificare all’ambasciata greca in Italia, ha notificato all’ambasciata italiana in Grecia…
Il 20 settembre a Roma si terrà invece l’udienza del ricorso in Cassazione all’esito del riesame del 6 aprile, che aveva confermato la misura cautelare in carcere per Zac.

Per scrivere a Zac:
Marco Marino
C.c. di Terni
Via delle Campore,32
05100 Terni (TR)

Per chi volesse inviare contributi a sostegno invitiamo a spedire soldi tramite bonifico bancario.

IBAN: IT07V3608105138299544199741
Codice BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX
Intestario: Luca d’Esposito
Causale: ricarica

La moda passa, lo stile mai

ZAC LIBERO!

Le compagne e i compagni di “Nun ve ramm na lira”

STRAGE DI STATO AL CARCERE S.ANNA DI MODENA: IL SILENZIO È COMPLICITÀ!

Diffondiamo un testo distribuito di recente a Modena:

STRAGE DI STATO AL CARCERE S.ANNA DI MODENA: IL SILENZIO È COMPLICITÀ!

8 marzo 2020. Mentre l’emergenza Covid-19 e le prime misure liberticide ”di contenimento” adottate dallo Stato italiano iniziano ad entrare prepotentemente nella nostre vite, all’interno del carcere S. Anna di Modena e di molte altre galere italiane scoppiano rivolte spontanee.
Le motivazioni che hanno portato i detenuti a ribellarsi non sono legate solo alla sospensione dei colloqui in carcere, ma alle condizioni disumane di detenzione, che tuttora persistono e continuano ad amplificarsi, all’ordinario disinteresse mostrato dallo Stato per la vita dei carcerati totalmente isolati dal mondo esterno e, come tutti in quel momento, esposti al rischio di contagi. Lo Stato risponde alle rivolte con la brutalità che gli è propria. L’ordine viene ristabilito a suon di botte, torture, umiliazioni, ricatti e trasferimenti punitivi dei rivoltosi in altre carceri.
Al carcere S.Anna di Modena, a seguito della rivolta, si contano 9 detenuti deceduti.
Mentre il Sindaco di Modena si congratula con i picchiatori in divisa per l’ottimo lavoro svolto, i media si affrettano a motivare i decessi parlando di overdose da metadone e psicofarmaci caduti nelle mani dei rivoltosi dopo l’assalto all’infermeria del carcere. Ma i segni di percosse, gli ematomi ed i molteplici traumi riscontrati sui cadaveri di alcuni carcerati morti appena dopo la rivolta, durante o a seguito dei trasferimenti in altre galere, parlano chiaro: si tratta di omicidi di Stato, di una vera e propria strage. Che dire poi delle volontarie omissioni di soccorso avvenute nei confronti di alcuni detenuti in condizioni di salute estremamente precaria, durante quegli stessi trasferimenti punitivi?
Nonostante l’archiviazione delle indagini e la chiara volontà dello Stato di insabbiare quanto avvenuto quel giorno al S.Anna, siamo nuovamente in piazza a spezzare il silenzio che imperversa su quelle tragiche nove morti. Evidentemente alle autorità modenesi e alla questura, che oggi si riempono la bocca dell’importanza della Parola e della legittimità di ogni forma di espressione, quanto abbiamo da dire infastidisce. Infatti, alcuni di noi hanno ricevuto avvisi di garanzia per apertura di indagini legate alla diffusione di notizie false e tendenziose riguardanti la strage del S. Anna (durante un semplice volantinaggio in città). Non siamo stupiti, né intimoriti, ma ancora più arrabbiati, perché i morti in carcere costituiscono la ”normalità democratica”. Anche questa settimana al carcere di Modena, nel più totale silenzio, ha perso la vita un giovane di 34 anni per arresto cardiaco. I soccorsi non sono giunti prontamente, l’aggravamento delle condizioni di salute, segnalato dalle urla e dalle richieste di soccorso degli altri detenuti della sezione, è stato ignorato dalle guardie.
Davanti ad uno Stato democratico basato su stragi di proletari e migranti, ad un padronato assassino e sfruttatore colpevole di mille morti sul lavoro ogni anno, alla devastazione ecologica, alla repressione di ogni forma di dissenso radicale, alla criminalizzazione dei quartieri popolari e dei loro abitanti (oggi si promette più repressione anche per i bambini di 12 anni cresciuti nei quartieri-ghetto in cui, assieme alle galere, lo Stato tenta di confinare la miseria prodotta dal capitalismo); davanti a tutto questo e ad uno scenario di guerra in cui lo Stato italiano ed i padroni ci stanno catapultando nel nome dei propri interessi e profitti, siamo fermamente convinti che l’unica risposta possibile consista nella solidarietà tra chi sta pagando sulla propria pelle la crisi e la guerra dei ricchi sfruttatori (carovita, energie e affitti a costi folli, taglio della sanità e della scuola per aumentare le spese militari), nella lotta autorganizzata fuori dalle logiche istituzionali e partitiche, nell’attacco di chi ci rende la vita ogni giorno più precaria e invivibile.

STATO E PADRONI ASSASSINI!
LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA.
AL FIANCO DI CHI LOTTA DENTRO E FUORI LE GALERE.

anarchiche e anarchici

ROMA: ASSEMBLEA APERTA E PRESIDIO PER L’UDIENZA AL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA RIGUARDANTE LA PERMANENZA DI ALFREDO COSPITO IN 41 BIS

Diffondiamo:

Il 19 ottobre si terrà presso il tribunale di sorveglianza di Roma un’udienza riguardante la permanenza di Alfredo Cospito in 41 bis. Al fine di organizzare un’iniziativa in solidarietà con il compagno, invitiamo ad un’assemblea aperta per domenica 8 ottobre. Dopo l’intensa mobilitazione in solidarietà con Alfredo, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, sviluppatasi tra maggio 2022 e l’aprile successivo, non dimentichiamo che il compagno rimane recluso in questo regime detentivo.

Assemblea: domenica 8 ottobre, largo Perestrello, Roma, alle ore 16.

Presidio solidale: giovedì 19 ottobre, via Triboniano, Roma, alle ore 9.

Chiudere il 41 bis! Contro la tortura di Stato! Solidarietà rivoluzionaria con Alfredo Cospito!

Assemblea di solidarietà con Alfredo Cospito e i prigionieri rivoluzionari

Roma, settembre 2023