AGGIORNAMENTI SULLE ARRESTATE/I ANTIFA PER I FATTI DI BUDABEST

Diffondiamo gli ultimi aggiornamenti sulle arrestatx per i fatti di Budapest

13 dicembre – La Corte d’Appello di Milano ha rinviato la decisione sul mandato d’arresto europeo spiccato dall’Ungheria contro Gabriele, anarchico e antifascista milanese che rischia fino a 16 anni di carcere – se tradotto a Budapest – per gli scontri di piazza con alcuni neonazisti, calati in massa in Ungheria lo scorso febbraio per il cosiddetto “Giorno dell’onore”, che raduna gruppi di estrema destra di tutta l’Europa a celebrare un battaglione delle SS eliminato dall’Armata Rossa.

“La Corte d’appello di Milano ha disposto, tramite l’intervento del Ministero degli Esteri, di ottenere da parte delle autorità ungheresi una serie di chiarimenti soprattutto in merito alle condizioni di detenzione a cui verrebbe sottoposto Gabriele nel caso venisse disposta la consegna – dichiara Eugenio Losco, legale di Gabriele e aggiunge – Si tratta di chiarimenti molto corposi e molto specifici su alcuni dettagli, che investono anche la democraticità del sistema ungherese”.

Per gli stessi motivi, da febbraio, è in carcere a Budapest un’altra anarchica e antifascista, Ilaria, vittima – secondo il memoriale fatto pervenire in Italia – di condizioni detentive inumane: al riguardo il Pd ha annunciato un’interrogazione al ministro competente, Tajani. Il memoriale di Ilaria è entrato anche nelle udienze di Gabriele, tanto che pure la Procura milanese, oltre ovviamente alla difesa, avevano chiesto il no all’estradizione di Gabriele per violazione del principio di proporzionalità della pena. Oggi è arrivato l’assenso anche della Corte d’Appello, in attesa di chiarimenti da parte del governo ungherese.

Da:  Osservatorio Repressione


Intervista su Radio Ondarossa ad un compagno a Milano http://www.ondarossa.info/redazionali/2023/12/aggiornamento-antifa-budapest

Intervista su Radio Onda d’Urto a Eugenio Losco, legale di Ilaria e Gabriele insieme a Mauro Straini
https://www.radiondadurto.org/2023/12/13/antifascismo-rinvio-per-gabriele-in-attesa-di-chiarimenti-da-parte-dellungheria/


PROSSIMI APPUNTAMENTI SOLIDALI contro l’estradizione di Gabriele e per tutti i compagni e le compagne coinvolte nell’inchiesta per i fatti di Budapest

Domenica 17 dicembre, alle ore 16:00 è indetta UN’ASSEMBLEA pubblica alla Camera Del Non Lavoro di Milano (via Volta 22) dove verrà presentato il corteo antifascista del 13 gennaio

Sabato 13 gennaio CORTEO a Milano


A questo link dove si possono trovare aggiornamenti dall’ Italia e dalla Germania sugli antifascisti incarcerati a Budapest per i fatti dell’ 11 febbraio 2023: https://www.basc.news/

APPELLO PER UN CORTEO NAZIONALE ANTIFASCISTA A MILANO

Diffondiamo:

APPELLO PER UN CORTEO NAZIONALE ANTIFASCISTA A MILANO 13 GENNAIO 2024

Oltre al sempre più evidente inasprimento di politiche securitarie, misure di segregazione ed esclusione, meccanismi di controllo della popolazione, che negli ultimi decenni stanno caratterizzando la gestione del territorio definito Europa, assistiamo contestualmente al rafforzamento di posizioni di estrema destra. Gruppi neonazisti e neofascisti organizzati e con ampi margini di agibilità, fuori e dentro le istituzioni, proliferano sempre più.

Decenni di profonde crisi economiche e sociali, oltre ad aver messo in ginocchio la parte più povera e vulnerabilie della popolazione, hanno creato un terreno assai fertile alla propaganda di idee populiste, identitarie e fortemente reazionarie. Diverse forze politiche, più o meno istituzionali, stanno in questi anni raccogliendo i risultati di questa propaganda: dalla crescita del consenso registrata dai maggiori partiti di destra europei, come il Rassemblement National, la Lega e Fratelli d’Italia, l’AfD e Vox fino al successo delle manifestazioni di piazza fomentate dai fascisti. Il movimento per l’indipendenza della Macedonia in Grecia, l’infiltrazione dei fascisti in diverse piazze contro le restrizioni Covid-19, i recenti disordini in Spagna contro l’amnistia per i separatisti catalani o gli scontri razzisti scoppiati a Dublino sono solo alcuni degli esempi che ci vengono in mente.

In questo contesto di oppressione sempre più esplicita e invasiva e di brusco riassestamento del capitalismo globale, chi si organizza per resistere e combattere la violenza degli Stati, del capitale e quella dei loro cani da guardia di estrema destra si trova di fronte a una repressione sempre più estesa e aggressiva. In tempi cupi come quelli che viviamo, in cui i venti di guerra fischiano sempre più forti alle nostre orecchie, la repressione del nemico interno e la pacificazione sociale si manifestano come priorità di tutti i governi nazionali.

In questo quadro generale, mentre l’Unione Europea sta valutando la possibilità di inserire i gruppi antifascisti nell’elenco di quelli indicati come terroristi, due compagni si trovano da febbraio 2023 in carcere in Ungheria. Entrambi sono coinvolti in un’inchiesta della polizia ungherese per degli attacchi subiti da alcuni neonazisti giunti a Budapest da tutta Europa durante il weekend del “Giorno dell’Onore”. Ricorrenza in cui i nazisti commemorano l’annientamento della Wehrmacht tedesca avvenuto l’11 febbraio del ’45 da parte dall’Armata Rossa durante l’assedio di Budapest.

Il castello accusatorio dei procuratori magiari non si limita però ai fatti accaduti a Budapest né ai giorni della commemorazione: nell’ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie Europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta “AntifaOst” che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco. Il tentativo è quello di affermare l’esistenza di una fantomatica associazione criminale che avrebbe organizzato gli attacchi avvenuti in Ungheria.

Per questo motivo oltre a Ilaria e Tobias, detenuti a Budapest, la procura ungherese ha chiesto di spiccare 14 Mandati di Arresto Europei (MAE) nei confronti di altrettanti compagni tedeschi, italiani, albanesi e siriani. Molti di loro ad oggi non sono stati trovati.
Gabriele, un compagno di Milano, si trova, invece, agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni dal 22 novembre, a seguito dell’esecuzione di uno di questi MAE.
L’iter processuale che deciderà sulla sua estradizione dall’Italia all’Ungheria si concluderà verosimilmente nel mese di gennaio 2024, mese in cui a Budapest inizierà il processo contro

Ilaria, Tobias e una terza compagna imputata insieme a loro. Sono accusati a vario titolo di aver preso parte agli attacchi e di essere membri o conoscere la supposta associazione che li avrebbe organizzati.

Il 13 gennaio scenderemo in strada non solo per esprimere in maniera netta la nostra solidarietà e vicinanza ai prigionieri di Budapest così come a Gabriele e ai compagni che sono ricercati; vogliamo anche ribadire chiaramente che abbiamo scelto da che parte stare. Abbiamo scelto di non delegare la lotta contro fascisti e nazisti a quegli apparati istituzionali democratici che non fanno altro che difenderli e legittimarli in nome di una millantata “libertà d’espressione”. Siamo convinti che i fascisti vadano combattuti in maniera diretta, in questo momento storico più che mai. Rivendichiamo le pratiche militanti e crediamo necessario attuarle ad ogni latitudine per fermare i gruppi nazisti.

Anche nelle città italiane, se pur in maniera meno violenta che in altri contesti europei, i fascisti sono presenti e provano ad alzare la testa. Questi servi del capitale, finti ribelli utili solo a mantenere l’attuale l’ordine sociale, vanno fermati sul nascere!

Ogni giorno nelle nostre lotte, nei nostri percorsi, scegliamo di stare con chi si oppone ai padroni, chi è sfruttato, chi subisce la repressione, chi resiste alle guerre imperialiste e decide di rispondere, con chi non delega la propria libertà.
Scegliamo di schierarci contro i confini, che vengono controllati militarmente e chiusi impedendo a chi fugge dalla miseria di trovare un luogo più sicuro e di fatto mettendo a rischio la loro vita.

Gli stessi confini che quotidianamente uccidono chi emigra sono, da sempre, terreno di repressione politica e controllo capillare del territorio. Di recente si sono affinati strumenti amministrativi, più veloci e, nella forma, “spoliticizzati”. Per fare solo qualche esempio, pensiamo ai compagni italiani trattenuti a Parigi e rimpatriati i primi di giugno in occasione della commemorazione di Clement Meric, o alle decine di compagni e compagne bloccate in frontiera con un’interdizione ad entrare nel territorio francese per la manifestazione No Tav in Val Maurienne a fine giugno, o ancora alle interdizioni apparentemente “a vita” di entrare in Francia notificate in seguito alla grande giornata di lotta contro il mega bacino di Saint Soline del 25 marzo. Se da una parte questi esempi ci mostrano un controllo del dissenso politico sempre più pesante e una collaborazione tra polizie Europee molto stretta, contestualmente assistiamo ad un utilizzo di strumenti come i MAE sempre più spregiudicato ed “efficace”.

Non ci faremo piegare dalla repressione, e non rinunceremo a spostarci in contesti di lotta anche lontani da dove stiamo tutti i giorni.
Siamo per l’agire in prima persona, non delegando le nostre lotte alle istituzioni e allo Stato che accolgono tutto ciò che rientra nel loro canone di democrazia e pacificazione tentando di ripulirsi la faccia con belle parole che solo parole rimangono.

È possibile un mondo libero da fascismi e fascisti, sta a noi costruirlo. LIBERTA PER ILARIA, TOBIAS E GABRIELE!
SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE INQUISITE E LATITANTI! LIBERTÀ PER TUTTI E TUTTE!

Compagni e compagne di Milano

GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO L’ESTRADIZIONE DI GABRIELE, PER LA LIBERTÀ DI TUTTE/I LE ANTIFA [5 DICEMBRE]

Diffondiamo:

Chiamiamo per il 5 dicembre, data fondamentale per le sorti di Gabriele, una giornata di solidarietà per fare sentire forza e vicinanza a lui come a tutti e tutte le altre compagne coinvolte in questo caso! Invitiamo in questo giorno chiunque a mostrare striscioni, scritte, graffiti, scendere in strada o utilizzare la propria fantasia per portargli solidarietà ed esprimersi contro la sua estradizione. Gabri deve rimanere in Italia!

Tra il 20 e il 21 novembre a Milano il nostro compagno Gabriele è stato raggiunto da un Mandato d’Arresto Europeo per i fatti accaduti a Budapest nel febbraio 2023. In quel contesto nella capitale ungherese migliaia di neonazisti si sono ritrovati per la commemorazione del “giorno dell’onore” e alcuni di loro sono stati attaccati. Ilaria e Tobias si trovano da febbraio in carcere a Budapest con l’ accusa di aver partecipato a queste azioni e Gabriele è ora agli arresti domiciliari a Milano in attesa dell’udienza, fissata per il 5 dicembre, che deciderà per la sua estradizione in Ungheria.Alcune/i compagne/i tedesche/i su cui pendono altri MAE per gli stessi fatti sono latitanti da mesi.

Di fronte a questo pesante attacco repressivo verso compagni e compagne antifascisti/e che si protrae da 10 mesi rispondiamo con la solidarietà! “Innocenti” o “colpevoli” saremo sempre al loro fianco!

NO ESTRADIZIONE! Gabri Libero!
Ilaria e Tobias liberi!
Solidarietà a tutte e tutti i latitanti
Liberi tutti
Libere tutte


AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA PER I FATTI DI BUDAPEST

AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA PER I FATTI DI BUDAPEST

Diffondiamo da: Osservatorio Repressione:

Ilaria, anarchica e antifascista, è da nove mesi in carcere a Budapest (Ungheria) per i fatti avvenuti durante la cosidetta “Giornata dell’onore”, ovvero il raduno internazionale di neonazisti dell’Est Europa svoltosi nella capitale ungherese lo scorso febbraio.

In una lettera scritta ai propri legali, Ilaria denuncia una situazione da incubo: detenuti al “guinzaglio”, obbligo di guardare il muro durante le soste nei corridoi, “malnutrizione”, scarafaggi, topi e cimici “nelle celle e nei corridoi”, “una sola ora di aria al giorno”. Per più di 6 mesi Ilaria non ha “potuto comunicare con la famiglia”, mentre durante l’unico interrogatorio, avvenuto senza avvocato, è stata umiliata pubblicamente, costretta “a indossare vestiti sporchi, malconci e puzzolenti”. La missiva – costituita di diciotto pagine scritte a mano – è stata depositata presso la Corte d’Appello di Milano dai difensori per chiedere di non dare esecuzione al mandato d’arresto europeo, e quindi al trasferimento in un penitenziario ungherese, di Gabriele, antifascista milanese arrestato qualche giorno fa e ora ai domiciliari.

L’udienza relativa all’estradizione o meno in Ungheria di Gabriele si svolgerà il 5 dicembre, nell’ambito del maxiprocesso intentato dalla magistratura magiara contro una ventina di antifascisti di mezza Europa, arrivati a Budapest lo scorso febbraio per opporsi alla calata continentale dei neonazisti per la cosiddetta “Giornata dell’onore”.

Antifasciste e Antifascisti sono accusati di avere contrastato i nazisti per le strade, provocando ad alcuni di loro ferite giudicate guaribili nel giro di pochi giorni o settimane. Nonostante questo sono accusati di lesioni aggravate o addirittura tentato omicidio, tanto che a Ilaria è stato proposto un patteggiamento per 11 anni di carcere.

Radio Onda d’Urto ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato di Ilaria e Gabriele insieme a Mauro Straini


AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA A BUDAPEST

UN ALTRO ARRESTATO PER I FATTI DELL’11 FEBBRAIO A BUDAPEST

AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA A BUDAPEST

Diffondiamo alcuni testi e gli ultimi aggiornamenti sullx arrestatx antifa a Budapest in carcere dall’11 febbraio 2023.

Aggiornamenti sullx arrestatx antifa a Budapest (17 ottobre 2023)

L’11 febbraio 2023 a Budapest vengono fermate alcune persone con l’accusa di essere coinvolte a vario titolo nel ferimento di alcuni nazisti. Ad oggi una compagna italiana e un compagno tedesco si trovano ancora in carcere a Budapest accusati di questi fatti.
Gli attacchi contro i neonazisti avvengono durante il fine settimana in cui cade il “Giorno dell’onore” data di rilievo per gli ambienti dell’estrema destra ungherese e di tutta Europa in cui si commemora il massacro di un battaglione nazista da parte dell’Armata Rossa avvenuto nel febbraio del 1944. In questi giorni centinaia di camerati si riuniscono a Budapest per una grande marcia commemorativa e per partecipare a varie iniziative organizzate per l’occasione.

Negli scorsi mesi la detenzione dei due compagni è stata prorogata sulla base di nuovi elementi che di volta in volta venivano forniti dagli inquirenti. Ad oggi le indagini sono ancora aperte. Il tentativo dell’accusa è quello di aggravare la posizione della compagna giudicando le lesioni subite dai nazisti come potenzialmente letali e provando a sostenere l’esistenza di un’associazione a delinquere tra persone provenienti da Germania e Italia.
Per il compagno tedesco ancora detenuto l’accusa, invece, è fin da subito quella di far parte di questa supposta associazione. La tesi viene rafforzata dal fatto che il compagno è stato indagato assieme ad altri compagni e compagne tedesche per fatti simili a quelli accaduti a Budapest, nel cosiddetto processo antifa-ost. Questo processo, giunto alla sentenza di primo grado il 31 maggio 2023 con la condanna a 5 anni per Lina e altre tre condanne fino ai 3 anni, verte sull’accusa di associazione criminale (§129 articolo codice penale tedesco) finalizzata ad attaccare membri appartenenti all’estrema destra tedesca. Nell’inchiesta vengono messi assieme diversi attacchi contro nazisti avvenuti negli ultimi 5 anni nella Germania dell’est.

Aggiornamento su Radio Blackout

Link: https://radioblackout.org/2023/10/aggiornamenti-sullx-arrestatx-antifa-a-budapest/


UN TESTO CON GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE DI ILARIA (20 ottobre 2023)

Nel weekend del 14 e 15 ottobre siamo andati a Budapest con gli avvocati italiani per incontrare gli avvocati ungheresi di Ilaria.
Insieme a loro anche i genitori sono venuti a Budapest e hanno potuto avere il primo colloquio di persona con lei.
Ci riferiscono che nonostante la frustrazione derivante dalle pessime condizioni detentive, Ilaria tiene botta ed erano naturalmente felici di vedersi. Il colloquio è avvenuto, come previsto dal carcere, in un parlatorio divisi da un plexiglass, tramite cornetta.

È durato due ore.

Facciamo qui una breve parentesi sulla situazione detentiva di Ilaria e sulle condizioni in generale in cui si trovano i detenuti all’interno di quel carcere. Ci sembra opportuno affinché tutti possano comprenderne meglio il contesto.

– Dall’11 febbraio ad oggi è stata spostata undici volte di cella. La metratura di una cella singola è di 6 m quadrati, oppure 4 m quadrati per detenuto se si è in cella in più di uno.
Si sta in cella 23 ore su 24 con il blindo completamente chiuso.
Al sesto piano dove si è trovata per un po’ di tempo, la sezione era mista e le celle maschili sono proprio di fianco a quelle femminili.
C’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste. Le aree per il passeggio sono 5 in totale e sono al piano 1°, per cui non ci batte mai il sole; sono completamente asfaltate e senza una sola panchina, con una rete metallica sopra la testa. Due di esse sono molto piccole, circa 25 m quadrati, e può capitare di trovarcisi anche in 15 persone, quindi è praticamente impossibile muoversi.
Alcuni giorni l’ora d’aria è in concomitanza con la doccia e nulla nel carcere ha un orario fisso, quindi capita di saltare l’aria o la doccia. Spesso l’aria è in concomitanza con la spesa o il cambio di lenzuola e se non ci si trova in cella al momento giusto si salta la spesa o il cambio di lenzuola.
Può capitare di saltare qualsiasi di queste cose e di saltare anche la doccia per 3 giorni di fila.
– Tutto il carcere è infestato dalle cimici da letto e ogni mese viene fatta la disinfestazione con prodotti chimici, ma è possibile stare fuori dalla cella solo il tempo necessario in cui viene messo il veleno, quindi molte persone ci rientrano facendo fatica a respirare e intossicandosi ogni volta.
– Per quanto riguarda il cibo il carrello passa per la colazione  e il pranzo ma non per la cena.
A colazione si riceve una fetta di salume spesso in cattivo stato e a pranzo danno due piatti cucinati che di solito sono brodi o zuppe molto acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta o plastica, capelli o peli. Danno anche il pane o qualcosa di freddo che dovrebbe essere la cena (una scatoletta di carne o pesce da 100g oppure un po’ di margarina o una monoporzione di miele/marmellata). Frutta e verdura sono quasi completamente assenti.
– La spesa si può fare una volta ogni due settimane e nel negozio ci sono poche tipologie di prodotti, a volte sono finiti o in scadenza e ci sono limitazioni nell’acquisto di tutto.
– Tutte le mattine la sveglia è alle 5.30, bisogna rifare il letto immediatamente per poi rimanere tutto il giorno in cella a fare niente.
– C’è un laboratorio di ricamo e cucito a cui partecipa, ma anche questo non ha né orari né giorni fissi e spesso capita in concomitanza con l’ora d’aria.
– Tutte le traduzioni dei detenuti dal carcere verso tribunale o stazione di polizia ecc.. avvengono con le manette  e una cintura di cuoio con una fibbia a cui legano le manette. Anche i piedi sono legati tra loro: intorno alle caviglie mettono due cavigliere di cuoio chiuse con 2 lucchetti e unite tra loro da una catena. La legatura ai piedi permette di fare passi molto corti. Un’ ulteriore manetta a un polso è infine legata ad un guinzaglio da cui ti tiene l’agente di scorta.
Si rimane legati così per tutto il tempo della traduzione in qualsiasi luogo bisogna andare o stare per ore, tipo in tribunale.

A livello di indagini in questo mese, come avevamo già condiviso, ci sono stati diversi cambiamenti. A settembre si è svolto quello che, da quanto hanno dichiarato a voce ad Ilaria, sembrerebbe essere l’ultimo interrogatorio. Ilaria come per i precedenti casi si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Gli avvocati riferiscono che c’è stata una revisione delle accuse e per la prima volta in meglio: ad oggi risulta essere sospettata di aver preso parte ad una sola delle aggressioni. Il reato di “attacco a un membro della comunità” è stato tolto. È quindi accusata di aver commesso un’aggressione con due aggravanti: ossia di aver potuto pregiudicare la vita della vittima e di averlo commesso all’interno di un’organizzazione criminale . Anche se viene riconosciuta la non appartenenza di Ilaria all’organizzazione si suppone che fosse comunque a conoscenza della sua esistenza.
Il range di pena diventa quindi dai 2 ai 16 anni, come già detto.
Si presume che a breve le indagini si chiuderanno anche se non è ancora arrivata nessuna comunicazione ufficiale. Dopodiché il public prosecutor ungherese, colui che formula l’accusa, avrà 60 giorni per far riaprire le indagini, se vorrà.
Gli avvocati presumono che il processo potrà iniziare a febbraio e prevedono che il primo grado durerà circa un anno. Le udienze saranno a porte aperte e con una cadenza bimestrale circa.

Nei prossimi mesi andremo avanti a creare momenti di discussione e aggiornamento su questa situazione.

Abbiamo già diverse date tra Europa e Italia, chiunque volesse organizzarne di nuove ci può contattare! Abbiamo creato una mail apposta per chi volesse chiedere chiarimenti o aggiornamenti:
aggiornamentibudapest@autistiche.org

BASC – BUDAPEST ANTIFASCIST SOLIDARITY COMMITTEE
https://www.basc.news/

L’IBAN per sostenere le spese legali è:

Conto cointestato a: Alice Zaffaroni e Martina Franchi
IBAN: LT523250062922492633

BIC: REVOLT21

Link:
https://ilrovescio.info/2023/10/20/aggiornamenti-su-ilaria-da-budapest/


FREEDOM FOR THE BUDAPEST’S ANTIFASCISTS (2 ottobre 2023)

L’11 febbraio 2023 a Budapest vengono fermate alcune persone con l’accusa di essere coinvolte a vario titolo nel ferimento di alcuni nazisti. Ad oggi una compagna italiana e un compagno tedesco si trovano ancora in carcere a Budapest accusati di questi fatti.
Gli attacchi contro i neonazisti avvengono durante il fine settimana in cui cade il “Giorno dell’onore” data di rilievo per gli ambienti dell’estrema destra ungherese e di tutta Europa in cui si commemora il massacro di un battaglione nazista da parte dell’Armata Rossa avvenuto nel febbraio del 1944. In questi giorni centinaia di camerati si riuniscono a Budapest per una grande marcia commemorativa e per partecipare a varie iniziative organizzate per l’occasione.

Negli scorsi mesi la detenzione dei due compagni è stata prorogata sulla base di nuovi elementi che di volta in volta venivano forniti dagli inquirenti. Ad oggi le indagini sono ancora aperte e la compagna italiana è accusata del reato di “attacco a un membro della comunità” per due episodi. Il tentativo dell’accusa è quello di aggravare la posizione della compagna giudicando le lesioni subite dai nazisti come potenzialmente letali e provando a sostenere l’esistenza di un’associazione a delinquere tra persone provenienti da Germania e Italia.
Per il compagno tedesco ancora detenuto l’accusa, invece, è fin da subito quella di far parte di questa supposta associazione. La tesi viene rafforzata dal fatto che il compagno è stato indagato assieme ad altri compagni e compagne tedesche per fatti simili a quelli accaduti a Budapest, nel cosiddetto processo antifa-ost. Questo processo, giunto alla sentenza di primo grado il 31 maggio 2023 con la condanna a 5 anni per Lina e altre tre condanne fino ai 3 anni, verte sull’accusa di associazione criminale (§129 articolo codice penale tedesco) finalizzata ad attaccare membri appartenenti all’estrema destra tedesca. Nell’inchiesta vengono messi assieme diversi attacchi contro nazisti avvenuti negli ultimi 5 anni nella Germania dell’est.

È per noi importante sostenere i compagni e le compagne detenute/i e indagate/i e sviluppare un discorso solidale che rivendichi la necessità di organizzarsi per contrastare i fascisti.
In un contesto europeo e occidentale attraversato da crisi economiche e sociali sempre più acute, posizioni reazionarie e identitarie sono sdoganate e accettate. La guerra sistemica alle minoranze più povere ed emarginate imposta e nutrita dal capitalismo per la sua sopravvivenza trova la sua espressione più manifesta nelle aggressioni portate avanti da singoli o gruppi di estrema destra. Se per noi ha sempre avuto senso non solo dichiararsi antifascisti e antifasciste ma anche sostenere praticamente questa tensione, oggi ci pare ancora più importante ribadire che agire attivamente per contrastare idee reazionarie e pericolose è impellente e necessario.
Non abbiamo mai creduto alla favola della società pacificata, all’interno della quale ogni opinione è possibile fin tanto che resta all’interno di ciò che è democraticamente accettato e ratificato dalla legge. Sappiamo bene che non è nelle istituzioni statali che troveremo appoggio per arginare queste derive. Il presente che ci si mostra parla chiaro: la violenza statale e istituzionale non ha più bisogno di mascherarsi e si scaglia contro tutto ciò che mette in pericolo la riproduzione stessa di questo sistema.

Per quanto riguarda l’Italia non è certo con l’arrivo del governo Meloni che lo Stato ha cominciato la sua particolare guerra contro i poveri, seppure siano innegabili quanto inaccettabili i passi avanti fatti dall’esecutivo di matrice fascista nella direzione della repressione materiale di individui e gruppi. D’altro canto non si possono dimenticare decenni di discorsi pubblici sul decoro, sulla legalità, l’applicazione di politiche giustizialiste, la terrorizzazione generalizzata e la criminalizzazione delle classi meno abbienti.

Discorsi, portati avanti da destra come da sinistra, che hanno creato un clima non solo adatto alle feroci ristrutturazioni capitalistiche in atto, ma anche al proliferare di un senso comune superficiale e populista.
In questo contesto i gruppi organizzati dell’estrema destra, che si occupino direttamente di propagandare idee fasciste o che si infiltrino nella società attraverso associazioni o enti benefiche e solidaristiche, assumono un peso specifico da non sottovalutare.

È proprio quando discorsi populisti e razzisti si diffondono, quando vengono proposte soluzioni semplici e superficiali ai problemi complessi del nostro tempo che queste organizzazioni hanno la possibilità di focalizzare l’attenzione intorno a loro e crescere. È proprio nei nuclei più estremisti e organizzati che si riuniscono, si formano e si concretizzano le idee violente degli assassini fascisti dei nostri giorni, dall’America post Trump fin nelle nostre città. Si contano infatti a decine le aggressioni, gli omicidi e gli attacchi incendiari ai danni di migranti e non solo compiuti da gruppi neonazisti in Grecia, in Germania e in tutta Europa negli ultimi 20 anni.
È importante riconoscere questo pericolo e agire fin da subito per ostacolare questi gruppi. Non lasciargli nessuno spazio. Anche se nelle nostre città le principali formazioni di estrema destra possono sembrare sopite o al momento “poco pericolose”, la sola esistenza di organizzazioni e sedi fasciste è un problema da affrontare attivamente ed eliminare.
E’ importante non solo smascherarli ma anche combatterli concretamente, abbandonando ogni approccio naif che creda nella sola forza delle parole. Certe idee, certi soggetti sono pericolosi e hanno le spalle ben protette, perché inseriti perfettamente nel sistema “democratico” in cui viviamo. Inutile gridare allo scandalo, sempre meno persone si indignano. Inutile rivolgersi allo Stato che oggi come ieri li copre e li legittima.
Per questo saremo sempre al fianco di chi decide di agire per arginare i nazisti, di tutti gli antifascisti e le antifasciste imprigionate, innocenti o colpevoli che siano.

Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza alla compagna e al compagno detenuti a Budapest e a tutti gli inquisiti e inquisite di quest’inchiesta.
Se vogliamo vivere in un mondo libero da fascismi e fascisti, sta a noi costruirlo!

Azione Antifascista Milano

 


Solidarietà ai quattro, libertà per il compagno e la compagna ancora detenuti in Ungheria! (maggio 2023)

Il febbraio scorso a Budapest venivano fermate 4 persone con l’accusa di essere coinvolte a vario titolo nel ferimento di alcuni nazisti. Due di queste, una compagna tedesca e una ragazza ungherese, sono poi state rilasciate, mentre le altre due, un compagno tedesco e una compagna italiana, si trovano tutt’ora in carcere. A tre mesi da questi arresti abbiamo deciso di scrivere un testo per cercare di condividere un quadro minimo della situazione e soprattutto per dare qualche aggiornamento rispetto alla condizione della compagna italiana, un’amica molto prossima con la quale molti di noi/voi hanno condiviso lotte, lutti, gioie e dolori negli ultimi quindici anni.

Il contesto

Per cominciare è utile sapere che gli arresti non sono avvenuti in un giorno qualsiasi. L’11 febbraio è una data di culto per i neonazisti ungheresi, ribattezzata “Giorno dell’ Onore” in memoria del massacro di un battaglione nazista completamente annientato nel febbraio del 1944 mentre tentava di eludere l’assedio dell’Armata Rossa alla città di Budapest. Negli ultimi anni le celebrazioni legate a questa ricorrenza hanno iniziato ad attirare neonazisti da altri paesi e sono nel tempo diventate un appuntamento sempre più frequentato da certi ambienti dell’estrema destra suprematista europea, in particolare tedesca, anche per via della maggiore tolleranza locale, rispetto a quanto comunemente permesso in Germania, verso l’esibizione di simboli, bandiere, uniformi. Dato il risalto oramai internazionale dell’evento, e il crescere delle proteste contro l’opportunità di ospitare in città questo tipo di parate, per la prima volta proprio quest’anno persino le autorità locali avevano deciso che non fosse appropriato concedere la fortezza di Buda come ritrovo ufficiale del raduno – come normalmente accadeva – e pertanto gli organizzatori della rete neonazista Blood and Honour hanno organizzato “solo” una marcia campestre fuori città, strutturata come percorso avventura nella foresta in cui avvenne la disfatta. Nei pressi della fortezza si sono ritrovati invece alcune centinaia di antifascisti.
È questo probabilmente lo scenario della città di Budapest nei giorni in cui vanno inquadrati i fatti.

Le accuse

Delle due persone ancora oggi in carcere sappiamo solo che sono state fermate a bordo di un taxi e che la loro detenzione si basa su pochi elementi indiziari che la polizia ungherese ritiene sufficienti a richiedere un supplemento di indagine. Per quanto riguarda la compagna italiana sarebbe indagata per due episodi, ma almeno uno dei due non sarebbe compatibile con quanto attestano i suoi biglietti aerei. L’accusa è quella di “aggressione a un membro della comunità” e sarebbe collegata ai ferimenti di alcuni nazisti avvenuti per mano di ignoti nei giorni precedenti al fermo. Gli atti delle indagini sono comunque ancora in corso di traduzione e vi lasciamo immaginare le difficoltà di reperimento delle informazioni e di coordinamento tra avvocati.

La detenzione

La detenzione in Ungheria prevede la possibilità di ricevere lettere, telegrammi, soldi, alimenti o indumenti, solo da persone direttamente registrate e autorizzate ai colloqui. Per questo motivo per tutto il primo mese di detenzione entrambi non hanno ricevuto neppure il pacco di prima necessità e hanno dovuto arrangiarsi con i vestiti che indossavano. Attualmente il compagno tedesco è autorizzato ai colloqui con i genitori e può dunque comunicare con loro via telefono o skipe e ricevere beni di prima necessità e lettere. La compagna italiana ha inizialmente ricevuto l’autorizzazione a comunicare con i genitori e con il legale italiano, autorizzazione però revocata subito dopo la prima telefonata. Da allora ha un telefono in cella ma non è autorizzata a comunicare con nessuna persona differente dal suo avvocato ungherese e dal funzionario di collegamento dell’ambasciata italiana. Un primo ricorso contro questa decisione è stato respinto, dunque tutto lascia pensare che nei prossimi mesi la sua detenzione continuerà senza possibilità di colloqui e di contatti con l’esterno, se non mediati dall’avvocato del posto. Allo stesso modo anche noi qui fuori, privati di canali diretti con lei, dobbiamo affidarci ad informazioni riportate indirettamente, con tutte le difficoltà che questo comporta nella costruzione della solidarietà. In ogni caso sembra stia bene e, nonostante le difficoltà dei primi mesi di detenzione, ora la situazione appare migliorata. Il primo pacco è stato consegnato e le condizioni detentive sono diventate meno gravose da quando non è più isolata e condivide la cella – non più infestata dalle cimici – in compagnia di una detenuta con cui ha stretto un buon rapporto. Queste novità l’avrebbero portata alla decisione di non sollevare pubblicamente sui media locali il caso della propria situazione detentiva, come in un primo tempo le aveva invece suggerito di fare l’avvocato.
Nell’immediato i mezzi di informazione ungheresi hanno trattato la notizia degli arresti con un certo clamore, col passare delle settimane invece l’attenzione è scemata e il caso sembra al momento seguire procedure ordinarie, per quanto lente e arbitrarie possano apparire. La stessa lentezza nella consegna del pacco di prima necessità e le pessime condizioni sanitarie delle celle non sono da considerarsi frutto di un accanimento personalizzato, ma piuttosto normale amministrazione delle carceri ungheresi. Le indagini rimangono comunque ancora aperte e abbiamo notizia di un interrogatorio senza avvocati, al quale si sono entrambi rifiutati di rispondere.

La Germania

Se sul lato ungherese i riflettori sulla vicenda sembrano essersi spenti, in Germania i fatti di Budapest trovano ancora spazio sui giornali e sono oggetto di indagini parallele da parte della polizia federale. L’ipotesi avanzata è quella di una continuità tra quei ferimenti e altri episodi simili avvenuti in Germania. Con questa giustificazione la polizia ha avviato negli ultimi mesi una serie di perquisizioni negli ambienti antifascisti e spiccato sette nuovi mandati di arresto, agendo di concerto con una campagna mediatica faziosa e aggressiva volta ad accreditare la necessità di inserire i gruppi Antifa tedeschi nell’elenco dei gruppi terroristici riconosciuti dall’Unione Europea. Per contestualizzare meglio questa intensità repressiva occorre sapere che negli ultimi anni il governo regionale della Sassonia si è radicalizzato ancora più a destra, in linea con la più generale tendenza federale, e dopo le forti proteste antifasciste del 2009/2011 proprio in questa regione è stato più volte utilizzato il reato di “associazione criminale” per indagare, perquisire, arrestare compagni legati agli ambienti Antifa. Fino ad oggi nessuna inchiesta era arrivata a processo ma questo tipo di imputazione ha permesso di intercettare centinaia di persone coinvolte direttamente negli eventi o informate sui fatti. Dal 2019 è stata istituita una commissione speciale dedicata agli Antifa (Soko Linx), una mossa elettorale con copioso stanziamento economico che ha rivendicato arresti ampiamente spettacolarizzati nel novembre 2020. Ad aggravare la situazione nel 2021 si è poi aggiunta la figura di un infame che ha iniziato a contribuire attivamente con gli inquirenti. Il processo scaturito da quei fatti dovrebbe arrivare a sentenza proprio a fine maggio 2023 e per la prima volta il capo di imputazione di “associazione criminale” è rimasto sul tavolo delle condanne possibili. Lo stesso gruppo portato a giudizio a Dresda (definito dalla stampa la “banda del martello”) è quello a cui oggi in Germania si vorrebbe attribuire anche la paternità dei fatti di Budapest. Per quanto riguarda nello specifico la compagna italiana arrestata non abbiamo nessun motivo concreto per ritenere che sia al momento coinvolta nel versante tedesco dell’inchiesta.

Prossime tappe

La prossima decisione del pm sulle misure cautelari per i due arrestati di Budapest sarà presa il 14 giugno prossimo. L’avvocato in quel frangente dovrebbe anche presentare una prima domanda per il trasferimento ai domiciliari. Nel caso della compagna italiana c’è chi si sta occupando di trovare per lei casa e lavoro sulla città di Budapest, a questo scopo contatti e suggerimenti sono i benvenuti. Sulla carta esiste anche la possibilità che possa ottenere gli arresti domiciliari nel suo paese di origine, come previsto dalla legislazione europea, e in questo caso le soluzioni abitative non mancherebbero. Lo stesso discorso vale per il compagno tedesco. Se questa prima richiesta non dovesse andare a buon fine, la difesa ci riproverà nel corso del mese di agosto, quando – trascorsi i primi sei mesi di detenzione preventiva – dovrebbe aprirsi per entrambi una possibilità di uscire di prigione.
Nel frattempo i compagni tedeschi stanno progettando una campagna pubblica di solidarietà che speriamo di poter condividere al più presto.
A Milano stiamo pensando ad un incontro pubblico da organizzarsi tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, per provare a farci raccontare quanto sta accadendo in Germania e Ungheria e collegarlo a quanto accade nelle nostre città. Sarà anche occasione per rilanciare una campagna di raccolta fondi necessari per affrontare le spese legali e materiali a cui questa nostra amica e compagna sta andando incontro. Non lasciamola sola!

Link: https://ilrovescio.info/2023/05/16/aggiornamenti-sui-fatti-dello-scorso-febbraio-a-budapest/ (maggio 2023)

BOLOGNA: PERQUISIZIONI, SEQUESTRI E MISURE CAUTELARI

Stamattina alcunx compagnx del CUA sono stati raggiunti da 12 misure cautelari (10 obblighi di firma e 2 divieti di dimora) per un corteo e un’occupazione di qualche mese fa. Le accuse sono molteplici e pesanti. Durante l’operazione sono state perquisite le case di compagnx ed inoltre sono stati posti sotto sequestro due spazi universitari occupati e autogestiti dal CUA: l’auletta al 38 di Via Zamboni e SPLIT – Spazio per liberare il tempo. Ancora una volta lo Stato attacca con l’obbiettivo di scoraggiare, dividere e isolare chiunque intenda sfidare l’attendismo dilagante e lottare. Ad essere sotto attacco infatti non è solo qualche compagnx, ma tuttx noi. In un momento in cui è sempre più chiaro a molte la necessità di mobilitarsi e agire sul presente, le maglie della legge e della repressione si stringono con l’obiettivo di tenerci isolate: a questa ennesima ed infame operazione repressiva rispondiamo esprimendo la nostra piena complicità e solidarietà.

TORINO: SULLE PERQUISIZIONI ALL’ASKATASUNA

Diffondiamo: LA NOSTRA BANDA SUONA ANCORA IL ROCK: note sulla perquisizione di questa mattina.

Ieri mattina ha avuto luogo una perquisizione al Centro Sociale Askatasuna. Un’operazione che riguarda i fatti del 15 Ottobre 2022 quando nel controviale davanti al centro sociale si è tenuto un concertone che ha visto la partecipazione di migliaia di persone e decine di artisti della città in difesa dello spazio sociale. Decine di camionette e uomini in antisommossa della polizia e della guardia di finanza hanno bloccato l’ingresso di Askatasuna impedendo il passaggio anche alle lavoratrici ed ai genitori della vicina scuola.

La perquisizione, durata diverse ore, ha portato al sequestro degli impianti musicali di tutto ciò che è materiale elettronico e all’applicazione dei sigilli sui frighi del bar dello spazio e degli ambienti deputati alla conservazione della strumentazione musicale. Tra le altre cose è stata anche sequestrata l’agenda che raccoglie i tesserati e le tesserate della campagna “Associazione a Resistere” in solidarietà al Movimento No Tav e al Centro Sociale Askatasuna accusati di associazione a delinquere. Il tutto accompagnato da diverse denunce, da quanto riportato dai giornali 36 delle quali non abbiamo ancora totale contezza, ma tra queste alcune già notificate alquanto creative e folkloristiche come cattiva conservazione degli alimenti e frode in commercio oltre a occupazione e invasione di terreni ed edifici.
Questa operazione si inserisce a pieno titolo all’interno del processo di criminalizzazione delle forme di espressione giovanile e dell’autorganizzazione. Infatti, il tentativo che viene messo in opera è quello di equiparare uno spazio sociale ad un locale commerciale che fa profitto per proprio conto. La differenza è lampante a chiunque abbia frequentato uno dei nostri eventi o delle nostre iniziative sa bene quanto sia prezioso avere la possibilità di far vivere momenti di socialità, culturali e di incontro al di fuori delle logiche del profitto. Evidentemente in questa fase la tendenza governativa è quella di chiudere gli spazi di dissenso e di autogestione, impedendo in particolare ai giovani di incontrarsi e costruire modi diversi per stare insieme. Questo procedimento si inserisce in questo quadro seppur non si tratti della diretta conseguenza del nuovo decreto anti rave, anzi dimostra come gli strumenti per silenziare queste esperienze esistevano già ben prima di oggi.
Per quanto ci riguarda inoltre possiamo tranquillamente dichiarare che l’accanimento questurino nei confronti dell’Askatasuna assume un peso ben differente. Proprio ieri si è tenuta infatti la quarta udienza per il processo di associazione a delinquere che vuole colpire l’Askatasuna, il Movimento No Tav e lo Spazio Popolare Neruda. Il centro sociale è infatti al centro dell’inchiesta che vorrebbe identificarlo come una delle basi in cui opererebbe una fantomatica associazione di delinquenti che organizza queste iniziative per autofinanziare le sue attività criminali. Il tutto scricchiola e fa acqua da tutte le parti infatti siamo ancora in attesa di vedere queste prove schiaccianti.. E così proprio ieri è stato firmato da Enzo Bucarelli il mandato di perquisizione del centro sociale che puzza di provocazione e vendetta.
Ricordiamo che uno degli obiettivi dell’inchiesta per associazione, prima sovversiva e poi derubricata a delinquere (e anche qua ce ne sarebbe da dire), era ed evidentemente è ancora lo sgombero dello spazio. Nonostante numerose interpellanze in consiglio comunale da parte di Fratelli d’Italia per procedere allo sgombero rimaste disattese, la Questura di Torino ha pensato bene di far entrare dalla finestra ciò che non è riuscita a fare entrare dalla porta. Se non è uno sgombero allora sigilliamo tutto ciò che permette allo spazio di comunicare con l’esterno, autorganizzarsi con le persone che da decenni lo attraversano per poter fare esperienza di una socialità diversa, senza profitto, autentica.
Lo diciamo chiaramente: la gravità di questa situazione è palese seppur si sfiori il ridicolo nel vedere decine e decine di uomini ancora una volta a sperperare soldi pubblici per sequestrare impianti audio e frigoriferi. Parliamo di solidarietà da sempre e anche questa sarà occasione per esprimerla e costruirla insieme.
Non finisce qui, la nostra banda suona il rock!

DAI MURI DELL’OCCUPAZIONE DI VIA STALINGRADO 31 A BOLOGNA: È UN PRIVILEGIO MORIR D’AMOR

E’ un privilegio morir d’Amor.
Ericailcane + Infinite sui muri dell’occupazione di via Stalingrado 31 a Bologna

“non esiste vera gioia se non sperimentando
mettendo al bando ogni velleità di comandare
sperimentare libertà per liberarsi
perché siamo fatti per marciare sulle teste dei potenti
non per marcire di miseria
per soffiare sulle braci dei tizzoni ardenti
per illuminare col fuoco questi tempi spenti”


Foto da: https://infestazioni.noblogs.org/le-idee-non-si-sgomberano-foto/