CREMONA: GUERRA NEMICA MORTALE

Riceviamo e diffondiamo:

DA VENERDI 15 MARZO A VENERDI 12 APRILE MOSTRA ANTIMILITARISTA- c/o Spazio Autogestito Kavarna – Via Maffino Maffi 2/A, Cremona

VENERDÌ 15 MARZO

– Dalle 20 presentazione con apericena vegan dalle 20:00
– Dalle 21:30 Proiezione del cortometraggio “L’IDEA”

VENERDI 12 APRILE POMERIGGIO WORKSHOP INCISIONE LINOLEUM

L’incisione su linoleum é una pratica semplice dalla quale si può ottenere una stampa d’arte ad alta tiratura. Rende accessibile a tuttx il potere espressivo dell’arte e la diffusione delle proprie idee e suggestioni.

CREMONA: BENEFIT INGUAIATE CON LA LEGGE E RIFLESSIONI SUL LIBRO “DELL’INCOMPATIBILITÀ TRA NUCLEARE E VIOLENZA” [9 MARZO]

Riceviamo e diffondiamo:

BENEFIT INGUAIATE CON LA LEGGE
Continuando a imbrattare e danneggiare il potere

Dalle 20 cena benefit
Dalle 21  riflessioni sul libro “Dell’incompatibilità tra nucleare e violenza” di Günther Anders

Performance, Dj set e LIVE set

Allo spazio autogestito Kavarna, via Cascine Corte 11, Cremona.

NO FASCI, NO MACHI, NO SBIRRI

CREMONA: MISERIA E CARCASSE

Riceviamo e diffondiamo un volantino distribuito mercoledì 28 febbraio a davanti alla Prosus, una ditta in provincia di Cremona che è letteralmente un mattatoio.

I lavoratori delle cooperative che da anni lavoravano nello stabilimento hanno occupato l’azienda e montato le tende davanti ai cancelli per quattro mesi quando Prosus li ha licenziati per mettere la fabbrica sul mercato ad un prezzo più “vantaggioso”. Circa due settimane fa il presidio è stato sgomberato.

Fra sindacalismo, recupero delle possibili tensioni di rivolta, oppressione e macelli di maiali, industrialismo e tecnologia, alcune rompigonadi hanno voluto dire la loro riguardo la totalità della situazione ad un pubblico gremito per l’arrivo della celebrità di turno al presidio davanti ai cancelli.

Qui il volantino distribuito in pdf: Miseria e carcasse


Cogliamo l’occasione per condividere di seguito una riflessione:

Sabotare la macchina, mettere in discussione quel lavoro nocivo che ammazza e ci ammazza, rivendicare la nostra autodeterminazione fuori dal ricatto di un salario fatto per ghermire e ghermirci, solidarizzare tra oppressx, diventa sempre più necessario se vogliamo rovesciare quell’ordine capitalista e patriarcale che ci opprime.

La catena che siamo costrette ad ingrassare è la stessa che ci lega mani e piedi.

Le innovazioni tecnologiche capitaliste non ci hanno affatto liberatx dallo sfruttamento e dal lavoro, ma hanno permesso ai padroni un migliore e più efficiente sfruttamento sul lavoro.

Se è sul lavoro di milioni di persone che questo modello di sviluppo insensato si regge, è evidente che non si può trattare più solo di diritto “sul lavoro” ma di sabotare la macchina, sottrarsi alla morsa di quel lavoro, vorace e ingordo, che divora ecosistemi, territori e comunità, basato su pratiche crudeli e oppressive, che ingrassano alcuni e tengono alla corda altri.

Non c’è un’altra possibilità, abbiamo una vita e basta per riprenderci quanto ci serve e ribellarci alla macchina, abbiamo una vita e basta per rischiare di essere liberx!

 

MODENA: UN DESERTO CHIAMATO SICUREZZA

Siamo tuttx invitatx a questa chiacchiera sulla repressione che sta colpendo molti quartieri, sul razzismo istituzionale che esprime, sulla così detta “emergenza droga” e i vari allarmi lanciati in materia di “sicurezza”. Un’occasione per parlare del necessario legame tra le lotte anitproibizioniste e le lotte contro il carcere. 🔥🖤 Il 15 marzo al Ligera a Modena.

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/events/event/modena-un-deserto-chiamato-sicurezza/

“Città in cui il continuo rinforzarsi delle retoriche della legalità e del decoro si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine e nella violenza del carcere. Un tempo che rende sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare.”

“ALLARME DROGA” ED “EMERGENZA SICUREZZA” ERRICO MALATESTA ANTIPROIBIZIONISTA [1923]

In un testo del 10 agosto del 1923 Errico Malatesta su Umanità Nova (numero 181), con disarmante semplicità, snocciolava i principi base dell’antiproibizionismo.

Si poneva il problema della cocaina.

In sintesi Malatesta constatava come il grido d’allarme di esperti e scienziati contro il pericolo della cocaina si traducesse nell’ottusa richiesta continua di nuove e più severe leggi, nonostante l’esperienza avesse sempre, invariabilmente dimostrato che mai nessuna legge, per barbara che fosse, è mai valsa a estinguere fenomeni problematici, che invece malgrado le leggi e forse proprio a causa delle leggi, si estendono.

Senza nessuna banalità, evidenziava quanto il punire severamente consumatori e venditori non avrebbe fatto altro che aumentare negli speculatori l’avidità del guadagno, che sarebbe cresciuta ancora con l’inasprimento delle leggi.

Di conseguenza affermava quanto fosse inutile sperare nella legge, e proponeva, nel 1923, un altro rimedio: dichiarare l’uso ed il commercio libero, aprire “spacci” dove la sostanza fosse venduta a prezzo di costo, e poi fare riduzione del rischio, informazione, nessuno avrebbe fatto propaganda contraria, scriveva, perché nessuno avrebbe potuto guadagnare e speculare sull’uso di sostanze.

E ancora molto lucidamente non si illudeva: con questo non sarebbe sparita la possibilità di un uso dannoso della sostanza, poiché le cause sociali che creano le dipendenze non sarebbero sparite, ma in ogni modo il male sarebbe diminuito, perché nessuno avrebbe potuto guadagnare sull’uso di droga, e nessuno avrebbe potuto speculare sulla caccia agli speculatori.

Così concludeva:

“La nostra proposta o non sarà presa in considerazione, o sarà trattata da chimerica e folle. Però la gente intelligente e disinteressata potrebbe dirsi: poiché le leggi penali si sono mostrate impotenti, non sarebbe bene, almeno a titolo di esperimento, provare il metodo anarchico?”

TRIESTE: LE CHECCHE SCHECCANO

Riceviamo e diffondiamo:

Martedì 27 febbraio, con i nostri corpi e le nostre voci abbiamo portato disordine a un evento al Caffè San Marco a Trieste, che dovrebbe essere tutt’altro che ordinario: la presentazione di due libri, scritti da Silvia Guerini e Costantino Ragusa, che riportano contenuti estremamente transfobici e complottisti sulla stessa esistenza delle persone trans e queer.

Nel libro “Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender”, Silvia Guerini, sedicente anarco-ecologista radicale, sostiene che le rivendicazioni transfemministe e LGBTQ+ non trattino dei diritti di una parte di popolazione repressa, ma facciano parte di un’agenda più ampia e potente (ah ah, magari) con al vertice le Big Tech e vari padroni globali.

Gli autori incolpano il capitalismo e lo stato della diffusione della cosidetta “teoria gender” e contestano con pratiche violente la medicalizzazione dei corpi, in particolare dei minorenni che decidono di intraprendere un percorso di affermazione di genere. A marzo 2023, presso l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, queste stesse persone hanno organizzato un presidio per denunciare “le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà”: un tentativo violento di sovradeterminare le scelte e i percorsi individuali delle persone trans*, invalidandone l’esperienza. Secondo le loro narrazioni, i percorsi di affermazione di genere sarebbero troppo facilmente accessibili. Peccato che gli iter serratissimi, con liste d’attesa infinite, ambienti discriminatori e pratiche istituzionali violente, dobbiamo affrontarli noi e non loro. E che i corpi medicalizzati, psichiatrizzati e messi continuamente in discussione, siano i nostri e non i loro.

Questa visione del mondo è indicativa di quanto i soggetti che la diffondono siano funzionali alla riproduzione dello stato di marginalizzazione e sfruttamento che viviamo: narra un ribaltamento dei rapporti di potere che racconta una realtà in cui froc3 e trans* sono una sorta di classe obbediente e funzionale al capitalismo, che trae guadagno e giovamento dall’attuale organizzazione della società e da chi la governa. Tutto ciò è ridicolo: alla violenza e alla discriminazione che subiamo ogni giorno sui nostri corpi (come accaduto anche martedì!) si somma l’ulteriore marginalizzazione sul piano economico, sociale, sanitario e su ogni aspetto materiale delle nostre vite.

La serata del 27 è stata l’ennesima occasione in cui persone cis-etero hanno tentato di schiacciarci, dettando regole da applicare sui nostri corpi e sulle nostre esistenze, vittimizzandosi e sostenendo che la sofferenza, l’autodeterminazione e la libertà siano retoriche che usiamo per “trasformare i nostri capricci in diritti umani”.

Il potere che queste persone hanno di spingere all’odio e alla queerfobia, di influenzare il pensiero di menti non informate, è pericoloso e mette a rischio la nostra libertà. Troviamo inaccettabile che gli sia stato messo a disposizione un luogo in cui farlo: il Caffè San Marco, che paradossalmente tra i suoi “punti forti” su google indica l’essere queer-friendly, ha concesso a queste persone uno spazio all’interno di uno dei locali storici di Trieste per diffondere messaggi di discriminazione e disinformazione.

Le parole d’odio risuonano se ci sono appoggio e ascolto, ed è per questo che abbiamo deciso di portare disturbo con la nostra presenza, di esprimere la nostra rabbia, di contestare con la nostra stessa esistenza di persone trans* quanto sostenuto da Guerini, Ragusa e Boscarol. Le checche hanno scheccato, abbiamo interrotto questo triste spettacolo di falsa informazione e contenuti queerfobici portando la nostra esperienza, la nostra rabbia, urlando assieme che “l’uomo violento non è malato, ma figlio sano del patriarcato”, nel momento in cui Ragusa ha alzato le mani su più compagn3, dimostrando in azione l’atteggiamento violento e machista che queste persone hanno verso la nostra esistenza, dimostrando che la loro intenzione è di decidere sui nostri corpi, di negarne l’esistenza e la validità.

Siamo dissidenti, siamo indecoros3, le nostre voci non saranno silenziate, i nostri corpi non saranno schiacciati, le nostre esistenze non saranno minate.

QUEER RAGE

Per approfondire lasciamo i link ad articoli di compagnx:
https://infernourbano.altervista.org/sulla-deriva…/

Postscriptum al testo “Sulla deriva reazionaria di alcuni/e “compagni/e”…”