OCCUPARE E RESISTERE

Mentre quartieri storicamente popolari sono oggetto di violente speculazioni per costruire città a misura di ricco fondate sul furto e sulle bugie, sulla pelle dei poveri e di chi i quartieri li vive dal basso…

Mentre speculatori e palazzinari con le retoriche dell’innovazione tecnologica, del social washing e del green washing, attraggono grandi capitali per trasformare le città in bomboniere per turisti espellendo i poveri e chi non arriva alla fine del mese…

Mentre sgomberano e recuperano le controculture facendone un marketing e costruiscono ogni giorno nuovi mostri di cemento, incoraggiando l’aumento degli affitti e lasciando intere fette di popolazione per strada, tra sfratti e militarizzazione…

Mentre installano telecamere per la videosorveglianza e insieme a giornali e stampa esasperano la percezione di insicurezza e degrado per perseguitare e cacciare quotidianamente migranti e senza tetto dai quartieri e chiunque non rientri nel loro business plan, con interventi di polizia e repressione…

Occupare, squattare e resistere, guide pratiche all’occupazione, manuali per hackerare l’abitare e riappropriarsi del presente.

A fronte di una crisi destinata a peggiorare, a dispetto di chi ci vorrebbe estintə, per vita radicalmente diversa.

Lo squat dalla A alla Z (2007)
Manuale di autodifesa dagli sfratti (2022)
Survival Without Rent – How to squat (2020 ed)

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE: NON PERMETTIAMO L’ASSASSINIO DI ALFREDO

NON PERMETTIAMO L’ASSASSINIO DI ALFREDO COSPITO IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE
APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

Lo scorso 20 ottobre l’anarchico Alfredo Cospito, nel corso di un’udienza presso il tribunale di sorveglianza di Sassari, ha tentato di leggere un’articolata dichiarazione nella quale annuncia di essere entrato in sciopero della fame contro il regime detentivo di 41 bis a cui è sottoposto e contro l’ergastolo ostativo. Una battaglia che Alfredo non intende interrompere, fino al proprio decesso. Il compagno, che si trova in 41 bis dallo scorso 5 maggio con un decreto firmato dall’allora ministra della giustizia Marta Cartabia, è attualmente detenuto nel carcere di Bancali, in Sardegna.
Alfredo Cospito è un anarchico da sempre in prima linea nelle lotte, mai disposto a compromessi o ad arrendersi. È un compagno che ha lottato dalla fine degli anni Ottanta, periodo nel quale venne incarcerato come obiettore totale (per il rifiuto di svolgere il servizio militare obbligatorio) e che, dopo l’arresto avvenuto nel 2012, nel corso del processo che ne è seguito, ha rivendicato il ferimento del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, realizzato dal Nucleo Olga / Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale e avvenuto il 7 maggio dello stesso anno a Genova.
Alfredo è sempre stato attivo nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione, in ogni angolo del mondo. La sua lotta oggettivamente riguarda tutti i detenuti, fra i quali ricordiamo particolarmente i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente rinchiusi da oltre 17 anni in 41 bis (Nadia Lioce, Roberto Morandi. Marco Mezzasalma). Nel 2009 la compagna Diana Blefari, della stessa organizzazione, si tolse la vita, dopo la permanenza in questo duro regime carcerario.

Alfredo si trova in carcere ininterrottamente da dieci anni, trascorsi nelle sezioni di Alta Sicurezza fino al trasferimento in 41 bis. Nel 2016 è stato coinvolto nell’operazione Scripta Manent, accusato di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di molteplici attacchi esplosivi. A seguito della sentenza di Cassazione del luglio di quest’anno, è stata riformulata la condanna per lo stesso Alfredo e per Anna Beniamino in “strage politica”, la cui unica pena prevista è l’ergastolo. Lo Stato italiano che ha sempre protetto gli stragisti fascisti ora vuole condannare per strage due anarchici per un attacco che non ha provocato né vittime né feriti.

Alfredo da anni contribuisce con articoli, progetti editoriali e proposte al dibattito anarchico internazionale. Per questo motivo è stato più volte sottoposto a censura e divieto di comunicazione con l’esterno, venendo condannato per la pubblicazione del foglio anarchico rivoluzionario“KNO3” e dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” e attualmente indagato per la pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo”. Dopo questi provvedimenti, nel mese di maggio ad Alfredo è stato applicato il 41 bis e successivamente trasferito dal carcere di Terni a quello di Bancali, a Sassari. In questo modo gli viene impedito ogni contatto con l’esterno.

Il 41 bis serve per isolare completamente il detenuto dall’esterno. La misura viene disposta per quattro anni, ma di fatto l’unico modo per uscirne è quello di pentirsi e collaborare con le forze repressive. In altre parole, il 41 bis è tortura, in quanto ideato per indurre sofferenza allo scopo di estorcere confessioni o dichiarazioni.
Questo regime carcerario comporta un’ora di visita al mese con il vetro divisorio, sotto sorveglianza elettronica e con la registrazione audio e video. Solo se i familiari non hanno la possibilità di recarsi al colloquio, in alternativa alla visita in carcere è prevista la possibilità di una telefonata mensile di 10 minuti, ma per effettuarla il familiare del detenuto deve recarsi presso una caserma dei carabinieri o all’interno di un carcere. Inoltre è prevista una sola ora d’aria e una sola ora di socialità interna alla sezione, che avvengono in gruppi composti da un minimo di due a un massimo di quattro detenuti: la divisione in gruppi viene decisa direttamente dagli uffici dei burocrati a Roma e dura alcuni mesi.

Il 41 bis è un regime carcerario di annientamento, in quanto studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale; si tratta di una condanna alla morte politica e sociale, volta a recidere ogni forma di contatto con l’esterno. Il trattamento riservato ad Alfredo ci ricorda le parole attribuite a Benito Mussolini su Gramsci: bisogna impedire a questo cervello di funzionare per vent’anni.

Esemplificativo del buco nero nel quale si finisce una volta entrati in 41 bis è proprio quanto accaduto il 20 ottobre durante l’udienza presso il tribunale di sorveglianza di Sassari. In questa udienza è stato impedito ai solidali di entrare in aula, il compagno si trovava collegato in videoconferenza dal carcere come previsto dalle regole del 41 bis e quando ha tentato di leggere la propria dichiarazione gli è stata tolta la voce schiacciando un bottone. La dichiarazione è secretata dai giudici, se gli avvocati la diffondessero rischierebbero una pesante condanna penale.

La vicenda del compagno Alfredo Cospito si intreccia con un clima repressivo sempre più cupo nel Paese. Fuori dal movimento anarchico, assistiamo a una repressione sempre più opprimente anche contro gli operai, gli studenti, i movimenti sociali. Citiamo il caso più eclatante: questa estate la procura di Piacenza ha aperto un’inchiesta contro dei sindacalisti accusandoli di “estorsione” perché chiedevano, con una lotta “radicale” (picchetti e blocchi stradali), degli aumenti salariali al padrone.

Vogliamo che si comprenda anche all’estero che la china repressiva che sta prendendo lo Stato italiano riguarda tutti in prima persona, dato che un precedente di queste dimensioni nel cuore dell’Europa potrebbe essere foriero di ulteriori balzi repressivi anche ad altre latitudini. Tutto ciò sta accadendo mentre la crisi sociale e la crisi militare internazionale peggiorano di giorno in giorno. Sappiamo che questi sono i contesti ideali per mettere in atto svolte autoritarie da parte dei governi. Abbiamo poche settimane per salvare la vita di Alfredo Cospito, per evitare il suo assassinio, ma soprattutto per dare un segnale di contrattacco a quanto sta succedendo. Riteniamo lo Stato responsabile della vita e della salute del compagno. Mobilitiamoci in tutto il mondo, facciamo pressione sullo Stato italiano affinché Alfredo possa uscire dal 41 bis.

compagni e compagne
25 ottobre 2022

MESSINA: DUE RICHIESTE DI SORVEGLIANZA SPECIALE

A due compagni di Messina sono state notificate da poco due richieste di sorveglianza speciale.

In entrambi i casi le procedure di notifica sono state a dir poco torbide: in particolare, una di queste è stata consegnata l’ultimo giorno utile per non farla saltare, a meno di 10giorni dall’udienza, con un documento di una sola pagina, le restanti (poco meno di una 40ina) sono state recuperate dall’avvocato solo ieri.

La misura della sorveglianza speciale (non legata a specifiche accuse di reato ma ad arbitrarie analisi della personalità dell’individuo e dei possibili reati futuri, e i cui provvedimenti sono altrettanto discrezionali) è stata usata sempre più di frequente negli ultimi anni per tentare di fiaccare persone, rapporti sociali e realtà di lotta; come l’abbiamo sempre avversata continueremo a farlo e a essere solidali con chi viene colpito da questa misura di fascisti natali.

L’udienza si terrà il 2 novembre mattina al Tribunale di Messina.

Seguiranno prestissimo aggiornamenti.

PERQUISIZIONE A UDINE

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione del Friuli e di Trieste:

Negli ultimi giorni dello scorso mese di luglio, giornalacci locali e testate online hanno fatto un po’ di gazzarra per qualche scritta e un attacchinaggio, oltre che per la distruzione di una lapide commemorativa. Si tratta della lapide, posta in mezzo alla campagna, a ricordo del centro di reclutamento di un lugubre corpo speciale del Regio Esercito, gli Arditi, in località Sdricca di Manzano (UD), nel 1917.

A questo link è presente, nei commenti, una rassegna stampa, la segnaliamo a puro titolo esemplificativo.

La mattina di mercoledì 19 ottobre scorso un nostro compagno è stato convocato dai carabinieri nella caserma di Udine Est, dove gli è stato notificato l’avviso di garanzia come indagato per la vicenda, e dentro alla quale caserma è stato perquisito personalmente con ordine di denudamento (al quale ha disobbedito). Il gesto ha un carattere puramente intimidatorio e può anche rappresentare l’anticamera di trattamenti di condizionamento psico-fisico più violenti. In seguito i carabinieri hanno perquisito l’abitazione e l’auto del compagno, sequestrando bombolette colla spray e vernice, un telefono Nokia privo di connessione alla rete, tutti i computer, un martello.

Al compagno va tutta la nostra solidarietà.

Inoltre non possiamo non concludere dicendo che riteniamo che la distruzione di quella lapide, le scritte e l’attacchinaggio siano stati un bene e, per una volta, abbiano fermato il dilagare annoso dei fasci su questa vicenda degli arditi: i comuni friulani di Capriva e Manzano hanno revocato il patrocinio al raduno della FNAI, la sala municipale della ex-capitale della sedia è stata dichiarata indisponibile a ospitare una mostra fotografica e la presentazione di un volume, e infine il concerto degli Ultima Frontiera si è ridimensionato a festa privata.

Un tanto anche per rompere il silenzio peloso imposto dai custodi ufficiali dell’antifascismo istituzionale e la conseguente ipocrita omertà di vasti settori del “movimento” friulano e triestino.

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione del Friuli e di Trieste

liberetutti@autistiche.org

Associazione “Senza sbarre”

c.p.129, 34121 Trieste


Link: https://www.osservatoriorepressione.info/udine-perquisizione-casa-un-compagno/

ROMA: ALLA SAPIENZA STUDENTESSE E STUDENTI CARICATI DALLA CELERE

Alla Sapienza studentesse  e studenti sono stati manganellati dalla celere ad un presidio di contestazione a un evento di Azione Universitaria.
Poco dopo è partito un corteo dalla facoltà di scienze politiche fino al rettorato.

Link: https://www.osservatoriorepressione.info/roma-cariche-della-polizia-sugli-studenti-alluniversita-la-sapienza/

ROMA: OCCUPATA LA SEDE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL IN SOLIDARIETÀ CON ALFREDO

Roma: occupata sede italiana di Amnesty International in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41 bis.

Oggi 25/10/2022 abbiamo occupato la sede italiana di Amnesty International a Roma, in solidarietà con il prigioniero anarchico Alfredo Cospito da sei giorni in sciopero della fame nel carcere di Sassari contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Il 41 bis è una forma di annientamento del prigioniero, per la prima volta utilizzato contro il movimento anarchico. Alfredo viene trasferito in 41 bis, dopo oltre dieci anni di prigionia in Alta Sicurezza, con l’obbiettivo dichiarato di tappargli la bocca, di silenziare il suo contributo al dibattito rivoluzionario.
Denunciamo quanto accaduto durante l’udienza del 20 ottobre presso il tribunale di sorveglianza di Sassari, come esemplificazione della brutalità della Caienna del 41 bis: durante l’udienza, che il giudice ha imposto a porte chiuse e con il compagno collegato in videoconferenza, Alfredo ha tentato di leggere una articolata memoria difensiva attraverso la quale esporre le ragioni dell’inizio della sua lotta. Il giudice ha interrotto il compagno, impedendogli di concludere il suo intervento nell’unica – e forse ultima – occasione di comunicare col resto del mondo da quanto è stato trasferito in 41 bis, semplicemente togliendo l’audio. Il suo contributo è stato secretato come tutto ciò che proviene dal buco nero del 41 bis. Se gli avvocati decidessero di divulgarlo, potrebbero andare incontro a conseguenze penali.
Una decisione senza precedenti che indica chiaramente come lo Stato abbia paura delle idee anarchiche e delle pratiche che queste idee ispirano. Tutto questo è inaccettabile. Vogliamo leggere immediatamente le parole del nostro compagno!
Alle associazioni umanitarie come quella contro la quale si rivolge l’iniziativa di questa mattina non abbiamo niente da chiedere: sappiamo che le loro doglianze a corrente alternata vanno a denunciare solo le malefatte di qualche regime esotico, preferibilmente avversario dell’imperialismo occidentale. Non vi stiamo chiedendo di dire qualcosa in proposito… volevamo solo sputarvi in faccia la vostra falsa coscienza!

Chiudere il 41 bis! Rompere il silenzio!
Solidali con Alfredo in sciopero della fame!


ALFREDO COSPITO: ANARCHICHE E ANARCHICI OCCUPANO LA SEDE ROMANA DI AMNESTY INTERNATIONAL

PARMA: FUORI LA POLIZIA DALLE SCUOLE

Il comunicato che il CSA (Collettivo Studentesco Autorganizzato) di Parma ha scritto in merito a un abuso di potere da parte delle forze dell’ordine avvenuto all’interno di un istituto tecnico economico.

Link: https://www.osservatoriorepressione.info/parma-abuso-polizia-allistituto-tecnico-economico/

Mercoledì 12 ottobre presso l’istituto tecnico Bodoni di Parma, hanno fatto irruzione due agenti di polizia che hanno atterrato e immobilizzato con la forza uno studente di 14 anni per motivazioni ancora da chiarire. Riteniamo quest’atto un vero e proprio abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che all’interno degli edifici scolastici non dovrebbero avere nessun accesso.

Inoltre, la preside ha minacciato gli studenti che hanno ripreso la scena, di denuncia. Gli studenti che hanno quindi filmato l’accaduto rischiano una denuncia per un’iniziativa divulgativa assolutamente legittima. Questa è una chiara dimostrazione da parte della scuola di voler insabbiare e sminuire l’accaduto, limitandone la circolazione.

Noi studenti del CSA siamo certi che nessuna motivazione possa giustificare un così spropositato abuso di potere e di forza fisica su un ragazzino, appena quattordicenne, da parte di un uomo adulto.

Questi avvenimenti alimentano la narrazione dei ragazz3, additat3 come delinquenti, senza nemmeno tentare di analizzare l’enorme problema sociale che due anni e mezzo di pandemia si trascinano dietro.

Soprattutto è da tenere in considerazione che la presenza delle forze del ordine a scuola va a frantumare l’immagine, ormai sbiadita, di luogo sicuro e libero, nel quale i ragazzi dovrebbero imparare dal contesto scolastico  a gestire la propria vita attraverso il dialogo e la cultura, e non con violenza e obbedienza come invece avviene nelle forze dell’ordine. Inoltre la situazione si prospetta ad aggravarsi, per i continui tagli al istruzione, che rendono l’ambiente scolastico sempre più disagevole, e il conseguente aumento delle spese per la difesa e dunque della repressione, che il nuovo governo di destra, promette.

Questo episodio dunque è la conferma di quanto sia urgente lavorare per aprire un dialogo che coinvolga student3, insegnanti – educator3 – psicolog3  e genitori sulla questione della repressione e sul continuo degrado presente nelle scuole pubbliche.

Bisogna tornare a riflettere sulla necessità di educare anziché punire.

https://www.youtube.com/watch?v=s9J61uTpIRA