PALERMO: ARRESTI E MISURE CAUTELARI PER UN’AZIONE CONTRO LEONARDO SPA

Diffondiamo:

Questa mattina la Questura di Palermo ha eseguito tre misure cautelari, due obblighi di firma e una custodia cautelare in carcere per tre militanti di Antudo. Le accuse del PM, poi ridimensionate dal GIP, sono quelle di atto terroristico, detenzione di materiale esplosivo, diffusione di materiale informatico, per un sanzionamento ai danni di una sede di Leonardo SPA in via Villagrazia a Palermo. Le immagini del sanzionamento erano state ricevute e divulgate sul portale di informazione antudo.info.

A seguito della pubblicazione del video, i componenti palermitani della redazione erano stati già raggiunti da perquisizioni e sequestro di dispositivi informatici.

Un impianto accusatorio assurdo tutto basato sulla diffusione di un video. Ci chiediamo, allora, quanto la libertà di informazione sia davvero tale. Se per il solo motivo di evidenziare la complicità di Leonardo alla guerra si possano attivare tali misure repressive.

É ormai ben noto come l’azienda Leonardo, partecipata statale, sia pedina bellica ed economica fondamentale in questo momento sullo scacchiere mondiale. Infatti mentre il P.M. continua a battere sull’accusa di terrorismo, il GIP afferma l’ inconcludenza delle accuse, ridimensionandole.

Ma non sembra casuale che queste misure arrivino all’alba di stamattina, proprio in un periodo in cui a causa delle proteste contro la guerra e il genocidio in atto a Gaza, la Leonardo è divenuta obiettivo di manifestazioni, presidi, petizioni per denunciarne i profitti miliardari sulle tecnologie militari. Ci sembra un ulteriore segnale di quanto le proteste contro la guerra e le sue industrie sporche di sangue vadano represse anche tramite la privazione della libertà di chi si oppone alle scelte guerrafondaie dello stato italiano e della Nato.

Sono, in effetti, questi mesi, in cui il gruppo Leonardo SPA ha visto esponenzialmente crescere profitti, assunzioni, investimenti e un’ implementazione della produzione di armamenti e tecnologie militari.

Mentre dall’altro lato del Mediterraneo con i droni prodotti da questa azienda, vergogna made in Italy, Israele bombarda la popolazione civile della striscia di Gaza, chi fa luce sulle responsabilità viene raggiunto da misure repressive. Chiediamo con forza la chiusura delle fabbriche di morte e la libertà per tutti coloro che lottano e si oppongono alla guerra.

AGGIORNAMENTI SU ALFREDO COSPITO

La Cassazione ha dichiarato inammissibile l’istanza presentata dai difensori dell’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in regime di 41 bis, contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che per il 23 ottobre aveva confermato il carcere duro per Alfredo, attualmente detenuto a Sassari.

Nel corso dell’udienza del 19 marzo, il procuratore generale della Cassazione si era espresso per il “no” al ricorso presentato dall’avvocato Flavio Rossi Albertini.

FREE THEM ALL: SETTIMANA DI MOBILITAZIONE

Dal 18 al 23 marzo 2024
Per mantenere viva l’attenzione, per non lasciare nessuno indietro, per impedire l’estradizione di Gabriele, per una società libera da ogni carcere: in Ungheria, in Italia o in Palestina. Mobilitiamoci per una settimana, ognun come crede, con ogni mezzo che si ritiene opportuno.

  • 23 marzo Roma: corteo né prigione né estradizione
  • 28 marzo Milano: udienza per l’estradizione di Gabriele
  • 28 marzo Budapest: processo a Ilaria e lx altrx antifa

BOLOGNA E MODENA: RAZZISMO ISTITUZIONALE E VIOLENZA POLIZIESCA

A Bologna il 10 marzo un ragazzo egiziano è stato colpito col taser al CAS di via Mattei dopo che un operatore ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

A Modena il 14 marzo un ragazzo guineano è stato preso ripetutamente a calci e pugni durante un controllo dei documenti.

Modena: i carabinieri prendono a calci e pugni un uomo

AGGIORNAMENTI SUI FATTI DI MALPENSA

Diffondiamo:

Mercoledì 20 Marzo si è venuti a conoscenza dell’imminente deportazione di Jamal, compagno torinese trattenuto nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Appena ricevuta la notizia alcuni compagni e compagne si sono mossi verso l’aeroporto di Milano Malpensa dove i solidali sono riusciti ad accedere alle piste e mettersi davanti all’aereo della Royal Air Maroc diretto a Casablanca, bloccandolo e ritardando la partenza del volo. Si è scoperto in seguito che Jamal era stato portato all’aeroporto di Bologna e da lì deportato in Marocco. Sull’aereo bloccato a Malpensa era comunque presente una persona la cui espulsione è stata probabilmente impedita grazie al blocco dell’aereo e al successivo rifiuto del pilota di eseguire la deportazione.
I compagn sono stat trattenut fino a tarda serata; una compagna è stata poi rilasciata con la denuncia di interruzione di pubblico servizio, gli altri si trovano invece in carcere in attesa della convalida di arresto e sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Di fronte alla violenza sistemica della macchina di gestione ed espulsione di persone senza documenti europei, questi momenti di coraggio e determinazione ci ricordano che non è tutto inevitabile e che inceppare il meccanismo è possibile. Se l’obiettivo statale è la normalizzazione delle pratiche di espulsione, l’isolamento e il silenziamento delle proteste e delle rivolte che infiammano i centri di detenzione dal canto nostro non lasceremo solo chi si oppone a ciò  dentro come fuori.

Bloccare le deportazioni è possibile, scendere sulle piste degli aeroporti ancora di più!
Peppe, Josto, Miriam, Elena liberi
Libertà per tutti e tutte!

Per scrivere ai compagni:
Giuseppe Cannizzo
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Josto Jaris Marino
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Per scrivere alle compagne:
Elena Micarelli,
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

Miriam Samite
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

BOLOGNA: PRIMAVERA AL DON BOSCO

Diffondiamo:

Il primo giorno di primavera, mentre la sistematica devastazione di alberi e verde urbano rende l’aria irrespirabile, celere, digos, carabinieri e municipale sono arrivati per proteggere l’abbattimento degli alberi del terrapieno di via Serena e fare spazio al cantiere del Tram.  Fin dal mattino presto un folto presidio solidale si è opposto all’ennesimo scempio con battiture sulle recinzioni, mentre un gruppo di abitanti si è spostato all’ingresso della Cosmoprof per disturbare la kermesse fieristica e difendere un’altra idea di città.

Celere e guardie sono ancora schierati, il presidio permanente al Parco Don Bosco continua!

OPPORSI ALL’ESTRADIZIONE DI ANAN, OPPORSI AL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE

Diffondiamo:

Opporsi all’estradizione di Anan significa opporsi all’abominio che è il carcere ad ogni latitudine, significa essere solidali con tutte le persone che subiscono la repressione e con tutte le persone recluse. Significa stare al fianco della resistenza del popolo palestinese. Significa provare a inceppare quella democratica macchina da guerra che si manifesta non solo con bombe e armi ma anche, davanti a noi, con telefonate tra ministeri degli interni, accordi economici e collaborazioni tra sbirri.

Qui il manifesto tradotto in più lingue:  https://tribolo.noblogs.org/opporsi-allestradizione-di-anan-opporsi-al-genocidio-del-popolo-palestinese/

ZAC AI DOMICILIARI!!

Diffondiamo:

Stamani il collegio della corte d’assise di Napoli durante l’udienza del processo che vede imputato Zac si è espressa positivamente sulla richiesta di domiciliari presentata qualche giorno fa dalla difesa. È stato concesso il trasferimento autonomo verso casa e la possibilità di vedere i coabitanti e persone che gli prestano assistenza.

BOLOGNA, UN 270 TIRA L’ALTRO. AGGIORNAMENTI SU ALCUNI PROCEDIMENTI IN CORSO

Sull’inchiesta per 270bis in corso

A fronte dell’autorizzazione al prelievo coatto di DNA, firmata dalla GIP Roberta Malavasi, alle/i indagate/i è stato notificato un ordine a comparire per la fine di dicembre.

In questa prima fase, per coloro che si trovavano a Bologna, l’appuntamento si è svolto in modo pressoché identico. Giunti in caserma gli sbirri preposti al prelievo, verificato che non si fosse accompagnati dal proprio avvocato e che ci si rifiutava di attendere l’arrivo di un legale d’ufficio, hanno proceduto con una denuncia per “rifiuto di adempiere all’ordine dell’autorità” (art. 650)

Sulla base di un ulteriore decreto autorizzativo firmato dallo stesso giudice, alle/i indagate/i è stata notificata una nuova data per metà gennaio.

In questa seconda fase, la maggior parte delle/i indagate/i si è presentata all’appuntamento pur senza collaborare in alcun modo al prelievo. Quanti avevano invece scelto di disertare del tutto l’ “ordine a comparire”, a metà febbraio sono stati prelevati a casa o sul posto di lavoro, sulla base di un accompagnamento coattivo.

Ricordiamo che il pretesto per questa operazione di schedatura sarebbe il ritrovamento di materiale biologico su un accendino “rinvenuto in prossimità del luogo dei fatti [in riferimento all’incendio dei ripetitori di Monte Capra], risultato appartenere (il profilo) ad un soggetto ignoto di sesso maschile”. Per questo fatto sono indagati/e solo 5 tra i/le 19 compagni/e, coinvolte/i nell’indagine.

Riportiamo il testo di un breve volantino distribuito, tra gli altri, al presidio del 19 febbraio “Contro la guerra esterna, contro la guerra interna, contro la schedatura genetica”:

A Bologna la caccia dei carabinieri del ROS al DNA anarchico continua. A tutti gli effetti si tratta del tentativo di realizzare una vera e propria schedatura su base ideologica: più DNA a disposizione significa più possibilità di sfornare indagini e processi.

Si parte da un fatto, avvenuto nell’estate 2022, un attacco incendiario ai danni di alcuni ripetitori, in opposizione alla guerra in Ucraina e alla imposizione del 41bis al compagno anarchico Alfredo Cospito. Il fatto, contestato a cinque compagni/e, ha fatto da pretesto per una schedatura che coinvolge ben 19 persone, a loro volta fatte oggetto di sospetto perché, a vario titolo, coinvolte in lotte anarchiche o contro il 41bis.

Di fronte al ricatto del prelievo coatto ciascuna delle 19 persone ha dovuto scegliere, in base alle proprie possibilità e condizioni di vita, se cedere il proprio DNA o meno. Attualmente almeno tre persone hanno scelto di non collaborare in modo assoluto, di non subire il ricatto. Hanno scelto di non presentarsi all’appuntamento dato per il prelievo coatto, di non cedere quel microscopico pezzo di loro utile ad agevolare questa e successive sporche indagini. Verso di loro è quindi stato disposto un accompagnamento coatto. Volanti e sbirri sono stati sguinzagliati alla loro ricerca, prelevandoli/e da casa, o dal lavoro, trasportandoli/e in caserma, aprendone a forza la bocca alla presenza di ignoti avvocati di ufficio a far da garanzia legale a questa violenza.

Questi compagni/e hanno tutto il nostro sostegno. Nell’affermarlo ribadiamo la nostra opposizione:
– alla schedatura genetica, che sia o meno su base ideologica
– a pratiche ammantate di certezza scientifica, ma di fatto basate su calcoli di probabilità e il cui solo scopo è arrivare a condanne facili verso i soliti sospettati.
– a una tecno-scienza che ci identifica come codici parziali, usata come arma in mano a inquisitori tutt’altro che degni di fiducia.

Ancor più in questi tempi di guerra crediamo che la solidarietà e la lotta siano l’unico argine possibile contro chi uccide, sfrutta affama e reprime.

Solidali con chi ha subito il ricatto del prelievo forzato.
Complici con chi ha deciso di opporsi.

Chiusura indagini per i due cortei dello scorso inverno in solidarietà ad Alfredo e contro il 41 bis

In questi mesi abbiamo appreso della conclusione delle indagini per i due cortei che lo scorso inverno si erano svolti in città in solidarietà ad Alfredo e contro il 41bis e l’ergastolo ostativo.

Alfredo, tutt’ora detenuto in 41bis, era allora in sciopero della fame già da mesi, le sue condizioni fisiche si stavano deteriorando. All’interno della campagna internazionale che aveva coinvolto tantissime persone, non solo anarchiche/i, chi era in questa città aveva deciso di contribuire scendendo in strada in modo determinato, indicando alcuni dei responsabili della miseria quotidiana di questo mondo, portando solidarietà ai detenuti del carcere minorile del Pratello che in quel periodo avevano scelto di rivoltarsi contro le angherie subite.

Per il corteo del 21 dicembre 8 compagne/i, non solo di Bologna, sono accusati a vario titolo di corteo non autorizzato, imbrattamento, danneggiamento, resistenza, accensioni pericolose e porto di oggetti atti ad offendere.

Per il secondo del 19 gennaio 2023 le/i compagne/i coinvolti sono 16, la maggior parte della provincia di Bologna e Forlì. Le accuse sono di manifestazione non autorizzata, danneggiamento, imbrattamento, accensioni pericolose, porto di oggetti atti ad offendere, violenza privata, diffamazione, contraffazione e diffusione di notizie false.

Le parti offese sono lo Stato Italiano, il comune di Bologna, alcuni istituti di credito tra cui Intesa San Paolo, Eni Enjoy, TIM e il Resto del Carlino.

Entrambe queste indagini sono state condotte dalla DIGOS che, evidentemente, non poteva proprio rimanere a mani vuote.

Sull’udienza preliminare dell’Operazione Ritrovo

Il 21 febbraio 2024 si è tenuta presso il Tribunale di Bologna l’udienza preliminare dell’Operazione Ritrovo, avviata dai ROS nel 2018 e coronata nel 2020 da 7 arresti e 5 obblighi di dimora con rientro notturno con le accuse di 270 bis, istigazione a delinquere, incendio, danneggiamento e imbrattamento. In sede di riesame, a fine maggio 2020, l’accusa di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” era caduta, le misure
cautelari ridimensionate ad obblighi di dimora con rientro notturno per alcunx e, per altrx, venute meno. Nei mesi successivi erano state avanzate richieste di sorveglianza speciale per 7 compagnx coinvoltx in questa vicenda; solo una è poi andata in porto (per la durata di 2 anni e con obbligo di dimora nel comune di Bologna) a carico di un compagno accusato di essere stato l’autore dell’incendio di un ripetitore nel 2018, fatto inserito tra le cartacce dell’operazione Ritrovo.

I fatti qui riassunti, va ricordato, sono avvenuti nel periodo successivo al lockdown del 2020, alle rivolte nelle carceri e alla solidarietà che ad esse è seguita. Il PM Dambruoso, nella conferenza stampa successiva agli arresti, aveva apertamente sbandierato la natura preventiva delle misure cautelari attuate. Dopo mesi di restrizioni e divieti imposti a tutta la popolazione per l’emergenza COVID lo Stato dichiarava apertamente il timore che la rabbia sociale potesse deflagrare, non solo internamente alle galere (come avvenuto durante le rivolte) ma anche fuori. Se dentro le gabbie le guardie non si erano fatte scrupolo di reprimere a suon di botte e torture le legittime richieste e preoccupazioni delle persone detenute, arrivando ad ammazzare 14 persone, fuori lo Stato aveva la necessità di tenere sedate le coscienze instillando paura e minacciando con la repressione. In tal senso le misure cautelari richieste a Bologna a carico di 12 anarchicx dovevano essere un monito verso chi non accettava di buon grado le forme di controllo sociale sperimentate dallo Stato durante i lockdown, e ancor più verso chi ancora credeva che fosse quantomai necessario continuare a lottare.

A distanza di quasi 4 anni si è tenuta l’udienza preliminare. Un’operazione partita con il roboante 270 bis vede ora il rinvio a giudizio di 10 compagni per i soli capi d’imputazione di imbrattamento e danneggiamento. Per l’ istigazione a delinquere (manifesti e scritti) e il danneggiamento mezzo incendio (un ripetitore incendiato affiancato dalla scritta
“Spegnere le antenne risvegliare le coscienze”) è stato dichiarato il “non luogo a procedere”. Quattro compagnx sono statx proscioltx da ogni accusa.

I 14 detenuti ammazzati nelle carceri nel marzo 2020 e quelli torturati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile dello stesso anno, invece, continuano a gridare vendetta. Mai come ora, mentre si consuma in diretta mondiale il genocidio della popolazione palestinese per mano dello Stato di Israele con la complicità delle democrazie occidentali, è chiaro quanto la violenza assuma nella narrazione del potere un valore differente a seconda di chi la attua: viene chiamata terrorismo quando parte dal basso, quando è diretta contro gli autori di stragi, torture e devastazioni perpetrate dall’alto; viene chiamata democrazia quando è il massacro degli ultimi, così nelle carceri nel 2020 così come oggi nei territori di Gaza.

A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E DI CHI CONTINUA A LOTTARE CONTRO LA VIOLENZA DEL POTERE, A OGNI LATITUDINE, DENTRO E FUORI LE GABBIE.

A FIANCO DI ANAN YAEESH, PRIGIONIERO PALESTINESE NELLE CARCERI
ITALIANE PER CUI ISRAELE CHIEDE L’ESTRADIZIONE E DI TUTTX LX PRIGIONIERX PALESTINESI.

A FIANCO DI ILARIA, TOBIA, MAJA, GABRIELE E TUTTX LX ANTIFASCISTX IN CARCERE IN UNGHERIA O CON RICHIESTA DI ESTRADIZIONE.

A FIANCO DEX COMPAGNX ANARCHICX RINCHIUSI IN CARCERE O CON MISURE RESTRITTIVE IN OGNI PARTE DEL MONDO.

CON ALFREDO NEL CUORE E CONTRO LA TORTURA DEL 41 BIS

Bologna, febbraio 2024
Anarchiche e Anarchici