MESSINA: PRESENZA SOLIDALE AL TRIBUNALE E CORTEO A FIANCO DELLX IMPUTATX NO PONTE

Diffondiamo:

Oggi siamo statx al tribunale di Messina in occasione dell’udienza che vede imputati tre compagnx per il carnevale no ponte del 1 marzo 2025. L’udienza si è svolta a porte chiuse, la prossima sarà quella conclusiva ed è stata fissata per l’11 febbraio 2026.

A seguito del presidio un corteo spontaneo ha attraversato le strade della città per ribadire la nostra solidarietà e complicità con lx compagnx indagatx.

Raggiungeteci in Piazza Casa Pia per un pomeriggio di banchetti, distro, musica e vin brulé benefit!

ANDRE, ALE, BAK, GUI, LUIGI LIBERX

TUTTX LIBERX

FUOCO AI TRIBUNALI

MESSINA: DUE GIORNI A FIANCO DELLX IMPUTATX DEL CARNEVALE NO PONTE ED OPERAZIONE IPOGEO

Diffondiamo:

16/12 ORE 16:30: Piazza Casa Pia, chiacchiere ed aggiornamenti/ Vinbrulè benefit

17/12 ORE 9.00: Presenza solidale al tribunale di Messina


Mercoledì 17 si terrà la prima udienza del processo contro il Carnevale No Ponte per il quale Andre, Gui e Bak sono statx rinchiusx in carcere e poi agli arresti domiciliari come misura cautelare. L’operazione repressiva orchestrata dalla procura di Messina e sostenuta dalla stampa – se non anche da certi altri sinistri personaggi – puntava a sostenere la narrazione dex violentx venutx da fuori e dellx infiltratx per far passare l’idea che ci sia un’unica via per opporsi alla costruzione di quell’opera devastatrice che è il ponte sullo Stretto.

Una via pacificata, come vuole lo Stato, che ci preferirebbe ciechi davanti alle violenze – da quelle che avvengono qui in Sicilia a quelle genocidiarie in Palestina.

E invece non staremo a osservare passivamente un genocidio in diretta televisiva, né tantomeno le infrastrutture che lo rendono possibile: opere di importanza strategico-militare, porti destinati al transito di guerra, fabbriche d’armi, poliziotti attrezzati come dei soldati, basi militari. Un elenco interminabile di soprusi.

Per garantirsi la legittimità di portare avanti la guerra esterna l’Italia, come tutti i paesi del blocco NATO, pratica una repressione interna fatta di sbirri e galera per chiunque si opponga a queste tecnologie di morte. Così in Inghilterra Palestine Action viene dichiarata organizzazione terroristica e alcunx dellx suox membrx rinchiusx in galera per terrorismo, dopo aver preso di mira le fabbriche di armi di Elbit e Leonardo.

In Italia, Anan, Alì e Mansour rischiano condanne rispettivamente a  12, 9 e 7 anni di reclusione per il crimine, denunciato dallo stato assassino di Israele, di aver collaborato all’organizzazione di un attacco a una colonia israeliana in Cisgiordania. Anan ha dichiarato ai giudici italiani che se il suo reato è aver supportato la resistenza palestinese, ossia aver fatto la cosa giusta, davvero non sente di doversi difendere da questa accusa.

L’Imam di Torino è invece rinchiuso nel CPR di Caltanissetta per aver partecipato a diversi cortei e per aver detto, in riferimento al 7 ottobre 2023, che lx oppressx possono difendersi come meglio credono.

Qui da noi, 23 carceri e 2 CPR evocano e mettono in atto quotidianamente la violenza di questa guerra interna contro chi non rientra disciplinatamente nei ranghi.

In risposta al Decreto Sicurezza, che sancisce sotto forma di legge lo stato di guerra interna in cui ci troviamo, un corteo determinato e rabbioso sfilava a maggio di quest’anno per le vie di Catania.

Davanti al carcere di piazza Lanza è esploso, costringendo la sbirraglia alla difensiva e alla fuga.

Anche stavolta la risposta repressiva non si è fatta attendere: una valanga di denunce, perquisizioni in diverse case tra Catania, Palermo, Messina, Siracusa e Bari. Tre compagnx, Luigi, Bak e Ale, sono in carcere con vari capi d’accusa, tra cui devastazione e saccheggio e rapina. Anche in questo caso, la retorica di questura e stampa è stata quella dei buoni e dei cattivi: chi mette in campo pratiche che eccedono il recinto della legalità è da considerare come un infiltratx e dunque da isolare.

Di fronte a tutto ciò, non c’è da cedere alla paura e cadere nella trappola dell’isolamento. Lo sciopero della fame dei Prisoners for Palestine nelle carceri britanniche trova eco anche in Italia, con la solidarietà di Stecco. La resistenza giornaliera nelle città e nelle campagne delle persone razializzate,di chi viene privato della propria casa, di chi si rivolta nelle carceri e nei CPR, l’insubordinazione contro le zone rosse, fino alle giornate di sciopero di fine settembre e inizio ottobre in cui con grande determinazione sono state bloccate merci, tangenziali, magazzini, stazioni, porti in solidarietà con il popolo Palestinese: tutto questo ci indica di seguire la nostra rabbia.

Se per lo Stato la rivolta contro questo schifo di mondo è violenza, allora ben venga la violenza. Una violenza che si opponga alla ferocia della macchina repressiva che tutela il capitale e i suoi interessi.

Col cuore strettx allx compagnx in carcere, e il desiderio di riempire le piazze e non lasciarlx solx.

Che lo sperpero del proferire non sia pretesto al tacere.
Che la rapina del significare non sia la tomba di ogni giudizio

ALE ANDRE BAK GUI LUIGI LIBERX SUBITO!!!
LIBERX TUTTX!!

CON LA PALESTINA NEL CUORE
NO AL PONTE SULLO STRETTO


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FINCHÈ DI STATO E PATRIARCATO NON RESTI CHE MACERIE

 

Diffondiamo un intervento letto durante il corteo del 28/11 a Bari.

Il 28 novembre è una giornata di memoria, in memoria di benny petrone morto ammazzato per mano delle squadrette fasciste nel 1977. siamo qui a ricordarci che la guerra interna, così come quella esterna non hanno mai cessato il fuoco.

oggi, quelle stesse mani sporche di sangue sono di chi ci governa, e le stesse che hanno violato qualsiasi forma di diritto nella scuola Diaz a Genova.

La mano che teneva quei manganelli non era diversa, seppur in altre forme, di quella che qualche ora prima aveva ucciso Carlo Giuliani in piazza Alimonda, o di quella che ha ucciso Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Riccardo Rasman.

e oggi siamo qui a ricordare anche che sono passati tre mesi dagli arresti NOPONTE, in cui sono state arrestate tre compagnx, Andre, Bak e Gui, portatx in carcere il 9 settembre in via cautelare, per fatti del carnevale noponte del primo marzo, giorno in cui un vivace corteo attraversò le strade di Messina per dire no al ponte sullo stretto.
Tra le accuse, resistenza e lesioni gravissime.

Andre e Gui sono ancora rinchiusx nelle 4 mure di casa ai domiciliari con braccialetto e divieto di comunicazione con l’esterno, mentre Bak si è ritrovatx di nuovo in stato di arresto e portatx in carcere a Brindisi come misura cautelare a seguito di un’altra operazione infame chiamata IPOGEO, per I fatti del corteo contro il DL sicurezza a catania, del 17 maggio.

All’alba del 20 novembre la digos ha fatto irruzione nelle case di diversx compagnx a Catania, Palermo, Messina e Bari, compiendo perquisizioni a tappeto. Tredici compagnx sono statx denunciatx a piede libero, due invece, Luigi e Bak, sono statx arrestatx preventivamente e tradottx in carcere, con accuse di devastazione e saccheggio. Unx compagnx è braccato da un mandato di cattura europeo.

Il ponte sullo stretto è un’opera devastante, di interesse di stato e mafia, realizzata per mano di Webuild azienda che negli scorsi anni ha realizzato nella base USA di Sigonella 14 edifici da adibire a uffici per uso militare, che finanzia apertamente il genocidio in palestina, e che sottrae case e terra allx abitanti di Messina.

Ci vogliono immobili rispetto all’approvazione del nuovo pacchetto sicurezza, una legge fascista che sottoscrive un’idea di cittá militarizzate e controllate, che punisce violentemente ogni forma di manifestazione di pensiero, aggravandolo se si scaglia contro i servi delle stato. oltre che ricalcare il razzismo di stato che si esprime al massimo della tortura nei Cpr dove le reclusx se provano a rivoltarsi verranno ingabbiatx da una prigione all’altra.

Ci chiamano violenti e noi gridiamo che lo siamo perché la violenza non può essere solo dello stato e delle guardie sui nostri territori e le nostre vite, siamo violentx perché vorremmo vedere queste cittá svendute ai turisti e piene di telecamere crollare in macerie, così come tutte le gabbie dalle galere ai Cpr, luoghi di tortura di Stato. E poco ci interessa se qualche banca, mc donald o azienda complice di Israele e delle torture nei cpr dovrà spendere due spiccioli per la sua vetrina, ne siamo solo felici, l’importante é mostrare che non siamo corpi inermi che possono accettare qualunque abuso e violenza, ma gliela faremo pagare.

Violenza sono i sistemi di controllo sui nostri corpi, dalle telecamere in ogni strada e palazzo, alle videocamere della digos nei cortei, al controllo attraverso i dispositivi in ogni momento della vita quotidiana. Fare tutto questo in nome di un decoro e di un ordine pubblico é abominevole, e per questo non dovremmo stupirci della risposta delle piazze quando decidono di attaccare questi sistemi di controllo e scagliare delle pietre contro le videocamere, perché violento non é questo ma é lo stato che le installa in nome di una sicurezza che é solo una sicurezza dell’ordine pubblico, razzista e classista.

Perché non ci sentiamo sicure in queste strade, ci sentiamo sicure solo al fianco delle nostre sorelle e dellx harraga, e ci sentiamo ancor più sicure con qualche videocamera in meno!

Queste risposte di piazza sono vitali, sono il minimo che si possa fare per reagire senza annichilirsi alle violenze dello stato, e dovrebbero diventare un’abitudine. Perché se si pensa che reprimendo ci staremo zittx e fermx si sbagliano, il nostro obiettivo sará sempre quello di ostacolare il più possibile le opere coloniali ed estrattive, rivoltarci come si rivoltano i popoli del mediterraneo, dal Marocco alla Palestina.

Si pensa sempre al Sud come a dei territori pacificati, ormai arresi ai soprusi e al martirio della nostra terra che ormai ha più pannelli solari di amazon e ulivi israeliani che altro, ma questa pacificazione é un’illusione. La rabbia c’é ed é tanta, fermata dalle operazioni repressive messe in atto da decenni, che fermano chiunque appena prova a ribellarsi. Perché vogliono un sud zitto e debole, accondiscendente, svenduto ad airbnb.

Negli ultimi mesi sono state arrestate tantissime persone in Italia per le mobilitazioni in solidarietá al popolo Palestinese.

Sono passati 5 mesi dalla manifestazione del 14 giugno a Bari, siamo qui a ricordare che B è stat condannat a 8 mesi di reclusione per resistenza e accensione di fumogeno.

Oggi chi giudica fa parte di un apparato statale complice con il genocidio, come quello italiano, che addestra i piloti israeliani a Trapani a pilotare gli F-35, che permette ai velivoli da guerra sionisti di atterrare a Sigonella, che permette le comunicazioni di guerra in medio oriente tramite il MUOS, che è il terzo paese per invio di armi ad israele grazie alla Leonardo S.p.A., uno stato che è complice nelle università, nei laboratori, nelle fabbriche ed in qualsiasi luogo questo potere va difeso e consolidato.

Siamo qui, ancora, per ricordare che un po di mesi fa dei compagni di Bari sono stati accusati di associazione eversiva con finalità di terrorismo per delle scritte sulla Palestina e Cospito al 41 bis.

Il 41bis è un regime di tortura, di annientamento della persona, con un isolamento totale negando la possibiltá di comunicare con l’esterno che siamo gli affetti o le persone solidali. questo regime di tortura é solo l’apice della repressione e dell’annullamento delle relazioni con l’esterno per chi é reclusx in ogni galera, dalle sezioni comuni all’alta sicurezza.

E qui, ci chiediamo, cosa vuol dire essere terrorista oggi?

Se terrorista significa scrivere FREE GAZA o NO 41BIS su un muro, se terrorista significa volere la liberazione dei corpi migranti imprigionati in un lager di stato, e se terrorista è solo chi fa paura allo stato e crea del caos tanto incontrollabile, allora siamo tuttx terroristi.

E come terroristx vogliamo vendetta per uno stato che altro non fa che creare devastazione nei territori, dalla palestina alla basilicata, terre colonie a cui hanno tolto acqua, case, ossigeno, vento, aria, vita.

L’AMORE che proviamo verso le persone amiche, verso la terra e lx animalx non umane, che sono sempre all’ultimo posto, maltrattate e devastate crea un grande, enorme sentimento di VENDETTA.

NOI QUESTA VENDETTA VOGLIAMO NUTRIRLA, RENDERLA PROTAGONISTA FINCHÈ DI STATO E PATRIARCATO NON RESTI E MACERIE

LIBERTÀ PER TUTTX LX PRIGIONIERX

LIBERTÀ PER LA PALESTINA

FUOCO AD OGNI GABBIA

OCCHI INDISCRETI. RELAZIONE SULLE MODALITÀ E GLI STRUMENTI DI REPRESSIONE DIGITALE


Diffondiamo da Arachidi:

La tecnologia digitale pervade ogni ambito delle nostre vite, e di certo la repressione statale delle lotte non sfugge a questa regola.

In quanto amici e compagne informatiche periodicamente siamo sottoposte a sessioni di domande su quello che sbirri e questure varie possono fare; altrettanto spesso, ci capita di essere a tiro di comportamenti che denotano una certa leggerezza, e che poco tengono conto di quanti strumenti i suddetti possano avere, e di quanto negli ultimi anni il budget destinato a strumenti di controllo all’avanguardia sia aumentato.

Per questo motivo, e per molti altri, abbiamo deciso di scrivere questo testo che raccogliesse un po’ di informazioni in modo schematico su ciò che abbiamo visto o letto avvenire in questo ultimo periodo (esteso agli ultimi 3 anni circa).

Questo testo NON è pensato per far nascere paranoie, ma come una forma di collettivizzazione; tuttavia questa raccolta può non essere comprensiva di tutte le tecniche utilizzate dallo stato, anche perchè purtroppo della maggior parte si viene a sapere a posteriori, ossia a indagini concluse.

Qui il sul sito il testo completo.

APPUNTI SULLA REPRESSIONE A COMO

Diffondiamo questo testo da Como. Qui in versione pdf.

Como – città vetrina che zittisce …o almeno ci prova 😉

Il territorio Comasco è da tempo un grande baluardo del decoro e dell’ordine pubblico, dove ogni tipo di movimento dal basso e critica allo status quo fa estrema difficoltà a prendere piede tra l’individualismo dilagante e la repressione statale/poliziesca che tenta di mantenere tutto sotto il suo controllo.
Siamo elementi stridenti. Già solo occupando lo spazio con lx nostrx corpx, vivendo la città in maniera non conforme al piattume comasco, criticando i dogmi di benessere e ricchezza individuale, rompiamo questa apparente calma e apatia di chi vorrebbe Como a misura di “cittadino perbene” o di turista.
Per questo chiunque osi mettere in discussione, anche solo esistendo e alzando la voce, il quieto vivere di questa città e questa provincia basato sull’indifferenza e sulla proprietà privata viene prontamente punitx e allontanatx, con misure repressive totalmente spropositate, perquisizioni e denunce messe in atto dalla Questura e dalla Digos, palesemente atte a “tenere a bada” e smorzare sul nascere qualsiasi tentativo di andare controcorrente.
Queste intimidazioni non ci fanno paura, anzi, testimoniano ancora di più quanto siamo immersi in un sistema malato che pur di conservarsi non esita a smorzare con violenze poliziesche e istituzionali chiunque osi metterlo in discussione.
Non l’avrete vinta.

¿Que pasa? Alcuni fatti

Nel 2024 un presidio sotto alla Prefettura di Como per chiedere il rilascio immediato dei detenuti politici palestinesi Anan, Al e Mansour era stato brutalmente censurato con delle prescrizioni assurde: divieto di cori in arabo e di utilizzare la lingua araba; divieto di musica e di esporre striscioni o simboli di denigrazione nei confronti di Israele o di autorità estere contenenti richiami al sionismo. La manifestazione non si era fatta intimorire e aveva espresso la sua solidarietà e la sua critica senza timore, rompendo le regole della censura imposte.

Il 9 febbraio 2025, dopo un saluto al carcere Bassone di Como per portare solidarietà e vicinanza alle persone detenute, 6 persone sono state fermate e portate in questura. 3 fogli di via e accuse di resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Unx compagnx è statx chiamatx qualche giorno dopo: si aggiungono i reati di istigazione a delinquere, accensione ed esplosioni pericolose, radunata sediziosa, grida e manifestazione sediziosa.

A maggio 2025, con l’accusa di aver fatto delle scritte in sostegno al popolo palestinese e contro lo Stato d’Israele, unx compagnx, dopo mesi dai fatti, è statx perquisitx personalmente. Le modalità degli agenti sono state intimidatorie: hanno ribaltato l’intera abitazione per cercare delle bombolette spray. Hanno chiesto allx compagnx di svestirsi e fare squat nudx a casa sua di fronte a un’agente donna.

Il 26 luglio 2025 alcuni tifosi hanno sventolato la bandiera palestinese allo stadio per esprimere solidarietà alla causa politica palestinese. L’atto ha scatenato una dura risposta delle autorità, che hanno disposto il daspo nei confronti di cinque sostenitori. L’esibizione della bandiera è stata considerata un comportamento discriminatorio, ritenuto in violazione dell’articolo 604‑bis, e tutti e cinque gli individui sono stati sanzionati.

Il 2 ottobre 2025, le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese e in risposta all’attacco della Flotilla hanno visto scendere in tante piazze d’Italia migliaia di persone. Seguendo la rabbia e la reazione di tante altre persone e movimenti in tutto il mondo, anche a Como siamo scesx in piazza per affermare il nostro sostegno indiscusso al popolo Palestinese, alla sua resistenza e resilienza.
Probabilmente, la manifestazione di Como ha intimorito l’ordine pubblico, anche solo nell’esserci stata ed essere stata partecipata. Circa una ventina di persone hanno ricevuto notifiche di reato: la maggioranza ha ricevuto manifestazione non autorizzata e resistenza aggravata a pubblico ufficiale, a qualcun si aggiunge il reato di travisamento, a qualcunx altrx il 604 bis, ossia propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa. 6 persone hanno ricevuto un foglio di via da Como e 5 l’avviso orale di pericolosità sociale.

RIFLESSIONI SULLA REPRESSIONE E SUL 604-BIS

Ed è qui che il controllo si inserisce all’interno di un quadro un po’ più ampio. Sappiamo che non siamo solx: gli episodi di repressione e le denunce arrivate dopo le mobilitazioni testimoniano una tendenza crescente a utilizzare strumenti normativi e di polizia per reprimere le proteste, trasformando il dibattito politico sulla Palestina in una questione di ordine pubblico e di sicurezza nazionale.
Nella denuncia relativa alla manifestazione del 2 ottobre a Como è stato contestato anche il reato previsto dall’art. 604‑bis c.p., ossia propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa. La questura di Como sembra aver inserito il sostegno alla Palestina nella categoria dell’odio razziale e antisemita, facendo ricorso al DDL 1627 – noto come “Gasparri”. Il disegno di legge, promosso come misura contro l’antisemitismo, adotta la definizione dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), che equipara l’antisionismo all’antisemitismo. In pratica, la proposta mira a trasformare la legittima critica alla colonia Israele e all’ideologia sionista in reato penale, equiparando la contestazione politica alla negazione della Shoah e criminalizzando la solidarietà con i palestinesi.
In Italia, ministri israeliani e istituzioni possono apertamente negare il diritto all’esistenza del popolo palestinese, mentre chi denuncia l’occupazione militare o la pulizia etnica portata avanti da Israele viene censurato e perseguito penalmente.
Il tentativo di zittirci non ci intimorisce: sappiamo che i nostri corpi e le nostre voci sono politici e occupano uno spazio che può diventare fastidioso e dirompente rispetto al quieto perbenismo cittadino e al silenzio complice di tutte le istituzioni italiane.

FOGLI DI VIA E AVVISI ORALI

Per il 2 ottobre, sono stati inoltre emessi fogli di via e avvisi orali, anche a persone incensurate e senza cittadinanza italiana. Il provvedimento ha colpito residenti a pochi km dalla città, nei pressi della provincia, che dipendono da Como per servizi, trasporti, ospedali e vita sociale.
L’avviso orale, quasi una “pagella del cattivx cittadinx”, è un ammonimento del questore che ti esorta a fare lx bravx, a rimanere al proprio posto in silenzio. Si basa su atti giudiziari non conclusi (NON CONDANNE!!), cioè su mere indagini che non hanno condotto a processo, ma che vengono comunque usate per giustificare una pericolosità sociale “attuale e concreta”.

Siamo state definite come persone che “offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica”: noi rispondiamo che è giusto e necessario turbarlo questo ordine. Che non ci stiamo alle decisioni di un governo complice di guerre e genocidio in Palestina, che investe in armi e produzione bellica.
Non vogliamo essere complici e quindi rompiamo il silenzio e il quieto vivere, con le nostre voci e i nostri corpi dissidenti.

INGUAIAT3 MA MAI SOL3

Lontane dalle luci dei centri, anche qui in provincia qualcosa si muove. Raccontare quello che succede qui ci permette di colmare la distanza che molte volte si percepisce tra centri e provincie, di rompere con l’idea che soltanto la città può essere teatro di contestazione e azione e che in questi luoghi ognunx pensi solo al “proprio orticello”.

Tutto questo interesse di voler mantenere una calma apparente con tutte le misure repressive di cui si è parlato serve alla macchina bellica, che sfrutta questi luoghi per poter operare indisturbata con profitti ultra-milionari: tra Lecco e Varese, varie aziende producono armi e proiettili che uccidono in Palestina. Anche Como è luogo di transito di queste merci, con piccole azione famigliari che producono componenti bellici. La guerra comincia da qui, e sta a noi incepparne gli ingranaggi.

Guardiamo alla resistenza palestinese, dove ogni forma di azione è fondamentale: da chi recupera cibo, a chi ricostruisce le tende dalle macerie, a chi combatte con i coloni per raccogliere le olive del prezioso olio. Fino alla resistenza armata, fino alla vittoria.

SULL’OPERAZIONE MAISTRALI A CAGLIARI

Diffondiamo:

Testo in PDF

NON PIEGARE LA TESTA DI FRONTE ALLO STATO E AI SUOI SERVI

CONTRO LA GUERRA DEGLI STATI

CONTRO LA PACE SOCIALE

Ci sono molti modi di uccidere. Si può infilare a qualcuno un coltello nel ventre, togliergli il pane, non guarirlo da una malattia, ficcarlo in una casa inabitabile, massacrarlo di lavoro, spingerlo al suicidio, farlo andare in guerra ecc. Solo pochi di questi modi sono proibiti nel nostro Stato.
B. Brecht “Il libro delle svolte”

Il 21 novembre ancora una volta la Digos di Cagliari e il tribunale lanciano una maxioperazione, denominata “Maistrali”, in cui sono indagatx 36 compagnx per vari reati e 10 di questi anche per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (il famigerato 270-bis), per le lotte anticarcerarie, antimilitariste e antifasciste, scritte sui muri comprese, condotte dal 2020 sino ad oggi. Fatti che sbirri e tribunale cuciono insieme in maniera bizzarra per poter giustificare le loro interpretazioni e le loro richieste. Nonostante lo Stato accusi di terrorismo chi lotta, l’unica motivazione di questa operazione è ancora una volta diffondere paura per combattere il conflitto sociale emergente in gran parte del pianeta.

Mentre l’opinione pubblica è stordita dai social e dai bombardamenti mediatici sulla sicurezza, gli stati e i loro eserciti continuano ad armarsi, con enormi investimenti senza precedenti, impoverendo lavoratorx e sfruttatx. Per giustificare questa politica hanno bisogno di creare un nemico. Infatti, la soluzione più facile è classificare la popolazione in amici e nemici, individuando come nemici coloro che non vogliono o non possono ottemperare alle prescrizioni di un sistema capitalistico diretto, con sempre più determinazione, verso l’annientamento dell’essere umano. I nuovi reati, le misure di prevenzione, il carcere, la tortura sono un utile monito verso chi non sia ancora convinto di schierarsi dalla parte dello Stato.

Ogni volta che il conflitto sociale prende forza, lo Stato emana leggi che rilanciano norme per controllare ogni dissenso in qualunque forma si manifesti. Norme scritte in maniera da dare la possibilità ai giudici di interpretarle, variando arbitrariamente la fattispecie di reato e colpire più pesantemente tuttx coloro che si oppongono e tuttx coloro che sono solidali.

L’irrogazione sfrenata di misure preventive per chi tenti di lottare nei luoghi, siano piazze, carceri o cpr, in cui lo Stato esercita la sua violenza razzista contro poverx e migrantx, ha il solo fine di proteggere quei luoghi che servono per separare il proletariato dai potenti e dai padroni. La continua collaborazione tra forze di polizia ed esercito è utile allo Stato per proteggere gli sfruttatori e i loro servi, picchiatori fascisti e i militari, tutti criminali assassini appena capita l’occasione, tanto in tempi di guerra come in tempi di pace.

Siamo convinti che l’unico modo per protestare contro le regole sia infrangerle; quanto più il sistema ha paura più cerca di incuterne a chi si oppone, anche normalizzando l’uso della violenza verso chi non si adegua. La voglia di libertà non può essere fermata dalle concessioni del potere, la libertà ce la si prende. Non facciamo e non faremo nessun passo indietro rispetto alle nostre scelte e alle nostre lotte ribadendo che non saranno i loro processi, con le sentenze che vorrebbero già scritte, le loro minacce e le loro torture ad impedirci di stare sempre dalla parte dei deboli e degli sfruttatx che lottano.

TUTTX LIBERX

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA

FUOCO ALLO STATO E ALLE GALERE

Anarchicx contro carcere e repressione

FIORI, POMPELMI E GRANATE. Note sulla logistica di guerra a partire dal Mercato AgroAlimentare di Padova


Diffondiamo questa zine sul Mercato AgroAlimentare di Padova, uno studio della logistica del cibo legata a Israele e alcune necessarie riflessioni.

Troppo spesso sembra che la macchina bellica risieda in zone ben precise delle nostre città, spesso ben delimitate e controllate. Ma sappiamo bene che non è così. La macchina bellica è la nostra stessa città, i rapporti che essa ci costringe ad intrattenere, la repressione che disegna indisturbata il tracciato che le nostre vite devono seguire.
La guerra è un assetto che informa tutti i rapporti sociali, economici e relazionali, che ci colonizza ogni giorno: è nelle nostre vite che si gioca la guerra sociale, perché è nelle vite di tutti i giorni che viene intessuta la trama della guerra, delle alienazioni, delle dipendenze, delle piccole e grandi sconfitte.
Ci siamo direttx, con questa consapevolezza, al cuore di ciò che è sottratto alla vista, di quei luoghi (fisici, sociali o personali) che sono stati spersonalizzati, resi astratti, smaterializzati e dislocati in mille punti. Con la volontà di ridare consistenza alle cose a cui hanno tolto ogni concretezza abbiamo ritrovato quei potenziali punti d’attrito che erano stati strategicamente spezzettati a tal punto che le loro mille parti, prese per singole, non sembravano nemmeno tanto male. Seguendo queste intuizioni, calandole nella nostra geografia urbana, siamo arrivatx al cibo. Al Mercato AgroAlimentare di Padova.
E’ più facile che le persone si mobilitino contro Israele parlando di armi. Le armi rendono tutto più comprensibile, anche solo perché sollecitano empatia, ispirazioni umanitario, o qualche straccio di principio. Le armi sono brutte, uccidono i civili, mutilano i bambini, distruggono gli ospedali. Ma questo nesso non basta.
Appena perdiamo il contatto con i container pieni di componentistica o ci allontaniamo da una fabbrica della Leonardo, ecco che quelle persone che si erano mobilitate tornano alle loro vite, con quel velo di soddisfazione di aver fatto la loro parte in una sceneggiatura in cui facevano parte dellx buonx della storia.
Dobbiamo svincolarci dal solo distacco e dalla semplice disapprovazione emotiva degli orrori della guerra, per afferrare che quella guerra passa nella nostra quotidianità, nel cibo che mangiamo, nelle risorse che consumiamo, nei luoghi che attraversiamo. La guerra è qui, e se le persone afferrassero quanto sia ingombrante nei nostri giorni e nelle nostre città non sarebbero così tranquille e placide al ritorno da un corteo.
Un drone, una mina, è il frutto ultimo del complesso bellico, che si sostanzia del nutrimento delle radici di un sistema che è il nostro sistema, che è la nostra società. La costruzione di una granata non parte dalla fabbrica di granate, né dall’ufficio di un progettista o dal ministero che trova i fondi per le spese, ma inizia quando compriamo un fottuto pompelmo, quando accettiamo gli sbirri nei nostri quartieri, quando tolleriamo una molestia.
Il cibo sporco di sangue palestinese, coltivato su terreni espropriati dagli israeliani, è un veicolo immediato e spendibile per agganciare una consapevolizzazione diffusa più profonda e diretta sulla macchina bellica, che lega la guerra non a un post instagram, ma a un cibo che si ha in casa, che si mangia quotidianamente. La guerra è arrivata fin dentro i nostri frigoriferi, e nessunx se ne è accortx.

PDF:  FIORI, POMPELMI E GRANATE. Note sulla logistica di guerra a partire dal Mercato AgroAlimentare di Padova

SICILIA: ALCUNI APPUNTI SULLE DICHIARAZIONI DEL PROCURATORE IN OCCASIONE DELL’OPERAZIONE “IPOGEO”

Diffondiamo

La scoperta di una camera funeraria scavata nella pietra da il nome alla Via Ipogeo che precede Piazza Lanza, luogo della casa circondariale di Catania. Proprio dal nome di questa via prende il nome dell’operazione condotta dalla procura di Catania ed il reparto antiterrorismo della digos in sinergia con quelli di altre province.

Un’operazione che ha portato alla perquisizione delle abitazione di diversx compagnx tra Catania, Palermo, Bari, Messina, Siracusa e Brindisi ed il trasferimento rispettivamente alla casa circondariale di Piazza Lanza e di Brindisi di due di loro, L. e B. Una terza persona sarebbe soggettx a mandato di cattura europeo ed attualmente (sembrerebbe) ricercata. Unx di loro, B., si trovava già in custodia cautelare presso la sua residenza per i reati contestatele dalla procura di Messina in occasione del carnevale no ponte dello scorso primo di marzo.

Lo stesso ipogeo in cui rinchiudono quotidianamente quelli che loro definiscono corpi carapaci dei loro personalissimi interessi. Il buio della detenzione, ostaggi di stato in una guerra interna tutta voluta da un sistema, quello capitale-coloniale, che non gradisce intoppi alla sua “normale” azione di intumescenza della vita in virtù dello sgocciolante guadagno. Ma il buio del loro sottosuolo non sarà mai veramente così oscuro fino a che a proliferare vi sarà anche il micelio della solidarietà, le luci dell’incendiaria complicità.

Così mentre il procuratore di Catania, F. Curcio, rivendica il diritto al rispetto ed alla dignità del personale in divisa; bisogna ricordarsi di Carlo Giuliani, Aldrovandi, Cucchi, Uva, Riccardo Rasman, Ramy, Rachid Nachat, Ugo Russo…. bisogna ancora ricordarsi di tutte le vittime della reclusione, dai CPR, alle galere, passando per ogni altra forma di localizzazione forzata di corpi nello spazio. Le 55 persone suicidate negli istituti detentivi italiani solo da gennaio a luglio del 2025; Moussa Balde, Ousmane Sylla, Wissem Ben Abdel Latif e tutte le altre persone barbaramente uccise dal sistema di confinamento e deportazione dello stato italiano… domandarsi dove sia il diritto alla dignità e il rispetto per tutte queste persone; prima differenziate dalle molteplici frontiere di questo mondo (tanto interne, quanto esterne; tanto geografiche, quanto morali), poi gerarchizzate, poi marginalizzate, poi risucchiate e poi interrate nell’ipogeo del capitalismo. Ma di questa parola, DIRITTO, non ci si può fidare troppo, dato che strabocca dalle cloache del sistema solo quando serve loro a difendersi, quando serve a PUNIRE.

Continua il procuratore parlando di “attacco gratuito” alle istituzioni. Lo stesso attacco gratuito che i loro squadroni della morte fanno nelle palazzine abitate da gente altrimenti senza casa? Oppure lo stesso che vede i gellieri dei reparti mobili sbombazzare di lacrimogeni le città e i volti delle persone? O forse lo stesso che avviene a Gaza, di cui anche lo stato italiano e i suoi apparati portano le tracce di sangue sulle mani? Lo stesso che ogni manganellata fa schioccare insanguinando persone nelle piazze? Lo stesso attacco fatto dalla loro propaganda di guerra?

È davvero in discussione la possibilità di poter saccheggiare le città? O è assolutamente inconcepibile qualunque intralcio al saccheggio totale non solo delle città?

Cosa saccheggia la vita allora? Cemento? Campi sterminati di pannelli solari? Cavi sotterranei che penetrano terra e fondali? Turismo vorace?Cantierizzazione? Cemento a volontà? Lo stupro quotidiano del lavoro? L’espandersi continuo e ossessivamente vorace del loro progresso (vedi morte)? Le loro infrastrutture della comunicazione e del commercio?

LA VITA È SACCHEGGIATA SOLO DAI LORO PUTRIDI INTERESSI, DIFESI DAI LORO ESERCITI, POLIZIE E TRIBUNALI.

LUIGI, BAK, ANDRE, GUI LIBERX SUBITO!!
LIBERX TUTTX!!!
PALESTINA LIBERA!
NO AL PONTE SULLO STRETTO!

Per scrivere a compagnx reclusx

Luigi Calogero bertolani
C/o casa circondariale
Piazza Lanza 11
95123 Catania

Gabriele Maria Venturi
C/o Casa Circondariale
Via Appia 131
72100 Brindisi

NUOVA PUBBLICAZIONE: NEXT STOP MODENA 2020 VIAGGIO TRA LE CARCERI

Diffondiamo:

E’ giunto alle stampe il libro di Claudio Cipriani sulle rivolte nelle carceri del 2020, in particolare quella di Modena, e sulla strage di Stato che in reazione ne seguì, nella quale morirono 14 persone detenute.

Due righe sulla distribuzione

La diffusione del testo procederà su due diversi binari: una che verrà gestita dalle edizioni di Sensibili alle foglie attraverso i suoi canali di distribuzione libraria; mentre l’altra sarà una distribuzione autorganizzata che permetterà di effettuare ulteriori ristampe e insieme rispondere alle volontà di Claudio, cioè di destinare come benefit gli introiti del libro a supporto dei familiari dei morti di Stato di marzo 2020 nelle carceri (es. sostenere spese processuali per eventuale riapertura del procedimento per le morti in Italia o altre proposte che rispettino l’obiettivo prefissato esplicitato anche nel libro).

L’invito è quello di incentivare chiaramente la seconda modalità di distribuzione, anche tramite l’organizzazione di presentazioni che ciascun territorio può scegliere liberamente come declinare, considerando la possibilità di informare e coinvolgere Claudio tramite lettera. Ricordo che è tuttora detenuto al carcere di Secondigliano.
La prefazione del libro è di Stecco, anch’egli tuttora recluso al carcere di Sanremo.

Quindi, il prezzo di acquisto delle copie, per raggiungere il doppio obiettivo della ristampa e del benefit, è quello di copertina del libro, cioè di 15 euro, anche per le distribuzioni, almeno per la prima fase. Le ristampe vanno di 200 copie in 200 copie. Ora siamo alla prima tornata.

Questa sarà la mail di riferimento a cui chiedere le copie  prossimafermata@anche.no e da cui vi saranno forniti i dati per effettuare il pagamento via postepay, ma anche avanzare ogni domanda, richiesta, dubbio, critica. Nonchè la mail utilizzata per dare ulteriori aggiornamenti riguardanti il libro.

Ricordiamo inoltre che il compagno Stecco è dall’8 novembre in sciopero della fame in adesione alla campagna Prisoners for Palestine, e che da qualche giorno gli è stata applicata la censura alla posta, motivata dall’aver denunciato le condizioni detentive del carcere in cui è detenuto. Che questo libro esca proprio nel giorno in cui gli è stata disposta, potrebbe rappresentare un segnale, a ricordarci che per questo Stato stragista, chi parla e alza la testa deve stare zitto.

Un buon motivo che a nostro avviso rievidenzia l’importanza di supportare la diffusione di ogni testo da dentro che racconti ciò che accade, che mostra la vera faccia dello Stato e della detenzione, non sottostando alle forme di censura più o meno implicita che vengono costantemente applicate.

I ringraziamenti da parte di Claudio vanno a chi ha voluto supportare la realizzazione di questo libro, sia a livello di sostegno e vicinanza, sia a livello pratico, in particolare a chi si è prodigatx per supportare i fondamentali costi economici della stampa. Le copie omaggio che ci ha fornito la casa editrice sono state spedite a prigionierx dentro le galere italiane.

Solidarietà a chi si ribella nelle patrie galere di tutto il mondo e a tuttx lx prigionierx per la Palestina in sciopero della fame!

Pdf scheda libro