Riceviamo e diffondiamo
Negli scorsi giorni abbiamo avuto notizia di tre “decreti penali di condanna” per la partecipazione al bel presidio dell’8 febbraio 2025 a Forlì contro l’ex ddl 1660, detto “sicurezza”, poi trasformato dal governo in Decreto Legge ed approvato definitivamente lo scorso 4 giugno.
Il presidio in pieno centro città, con la presa bene di circa settanta persone si è trasformato in un corteo spontaneo; poca cosa di fronte all’ampiezza dello sfacelo che ci troviamo di fronte ma di certo qualcosa di bello e inaspettato per la sonnolenta Forlì, che ha interrotto la noia e la quiete borghese della città. Crediamo sia questo che deve aver infastidito i tutori dell’ordine, che infatti hanno provveduto a recapitare i decreti di condanna a tre compagn*.
I rapporti della digos indicano le tre persone, tra la settantina di presenti, come promotrici di una manifestazione che non ha rispettato il preavviso alla questura, obbligo peraltro introdotto dall’ordinamento fascista. Gli é addebitato l’aver preso pubblicamente parola e/o avere esposto uno striscione contro il decreto sicurezza, che in quel momento era in discussione in parlamento per la successiva autorizzazione.
Queste misure repressive, che si vanno ad aggiungere alle tante e simili piovute contro chi da nord a sud ha partecipato alle proteste contro il decreto liberticida del governo, giungono in coincidenza della sua conversione in legge che rappresenta un atto di guerra al dissenso interno e alla marginalità sociale in un’epoca di guerra globale. E suonano come tentativi di scoraggiare le resistenze dal basso.
Siamo nemiche e nemici di quest’ordine sociale della guerra e della morte, e veniamo trattat* di conseguenza. Di fronte a compagn* seppellit* da decenni di galera, ribelli pestat* nelle questure, internat* in inferni amministrativi come i CPR o i “centri d’igiene mentale”, tre decreti penali sono quasi un nonnulla, ma vogliamo con queste poche note esprimere solidarietà alle tre persone coinvolte, ribadendo che è fondamentale, anche di fronte all’approvazione del “decreto sicurezza” e a questi tentativi continui di zittire il dissenso, continuare a mobilitarci contro la repressione e mettere in pratica la libertà.
Nemic* dell’autorità