L’escalation repressiva “di strategica valenza preventiva” iniziata a marzo scorso con la proclamazione dello stato d’emergenza sta mostrando tutto il suo volto e colpendo tutti i piani del movimento.
Ora il pugno sempre più duro sulle lotte operaie, perché stanno alzando troppo la testa e tenendo aperti diversi fronti di lotta con resistenza e determinazione. Misure cautelari per aver scelto di non rimanere chini a subire. 21 perquisizioni, 5 divieti di dimora per resistenza aggravata, lesioni e violenza privata.
La macchina della repressione ha sempre pronto come ribaltare il senso della violenza per criminalizzare chi sceglie di difendersi.
Si entra a casa della gente sempre più facilmente, si sequestrano computer, cellulari, si incarcera.
Nell’ambito di una profonda crisi economica e sociale destinata ad ampliarsi in maniera esponenziale lo Stato mostra il suo volto affrontando in termini di repressione chiunque si opponga apertamente alle condizioni di sfruttamento cui è sottoposto. Colpire forte perché sia d’esempio e da monito per tutte e tutti.
Quest’ennesima operazione repressiva dimostra come il carcere, strumento di gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale, stia diventando ogni giorno sempre di più un orizzonte concreto per gli oppressi e le oppresse e per chi ha scelto di lottare.
Chi saranno le prossime e i prossimi?
Ciò che sta succedendo è lo specchio di ciò che avverrà esponenzialmente sempre più. Tutte le menzogne democratiche di un sistema patriarcale basato sul dominio si stanno svelando. Si sta giocando una partita epocale tra chi è disposto a lottare per la riappropriazione della propria vita e contro ogni forma di oppressione, e chi porta avanti un sistema predatorio che annienta la vita di persone, territori e comunità , ed è pronto a reprimere duramente chiunque sia disposto a metterlo in discussione.