Proteste nel CAS di via Mattei

A Bologna i migranti nel CAS di via Mattei hanno protestato con un blocco per le condizioni di vita all’interno del centro. –> qui e qui

“In più di duecento viviamo ammassati nello stesso campo: il CAS di Via Mattei a Bologna. Alcuni di noi sono in Italia da pochi mesi, altri vivono nel CAS da anni. Siamo sfruttati da agenzie e cooperative nei magazzini della logistica, come quelli dell’Interporto, oppure lavoriamo come rider. Altri di noi non hanno lavoro e non vedono davanti a sé alcuna prospettiva. Le condizioni in cui viviamo sono state enormemente peggiorate dalla pandemia, perciò abbiamo deciso di denunciare pubblicamente la nostra situazione.”

“Viviamo in camerate, o container, con poca areazione, che ospitano oltre dodici persone. Non viene mai misurata la temperatura, né a migranti né a operatori che entrano ed escono dal centro continuamente, di giorno e di notte. Una sola volta ci hanno fatto un tampone senza dire alla città e alla stampa quanti di noi erano positivi. Non sappiamo chi di noi è positivo al Covid-19, viviamo tutti costantemente esposti al pericolo del contagio e non sappiamo se e quando verremo vaccinati.Spesso capita che, nonostante la presenza di un medico, chi sta male o si ferisce venga lasciato solo, senza cura o assistenza. Molti di noi non hanno medico di base né un codice fiscale e non hanno quindi la possibilità di curarsi come si deve. Chi va dal medico della struttura poi deve recarsi in farmacia o negli ospedali pagando le cure di tasca propria, senza possibilità di riduzioni. Chi non lavora non può permettersi nemmeno un biglietto dell’autobus per raggiungere medici e ospedali. Molto spesso ci viene dato del cibo insufficiente e cattivo.”

Qui tutta la lettera


L’anno scorso a Treviso anche il CAS nell’ex caserma Serena aveva visto numerose proteste e rivolte. A causa del contagio di un operatore, chi si trovava nel CAS era stato rinchiuso, senza alcuna informazione, senza alcuna tutela, senza isolamento dei contagiati, senza possibilità di comunicare con l’esterno…
Per quei fatti il 19 agosto 2020 Mohammed, Amadou, Abdourahmane e Chaka vengono arrestati per devastazione, saccheggio e sequestro di persona e portati nel carcere di Treviso.
Il 7 novembre 2020 uno di loro – Chaka – è morto nel carcere di Verona.

Ad oggi due persone sono ancora in carcere e una agli arresti domiciliari.

“Il 19 agosto Mohammed, Amadou, Abdourahmane e Chaka vengono arrestati per devastazione, saccheggio e sequestro di persona e portati nel carcere di Treviso. Il 7 novembre Chaka, 23 anni, viene trovato morto nel carcere di Verona.

Secondo le accuse, sono colpevoli di aver “capeggiato” le proteste che tra giugno e luglio hanno travolto il Cas ex caserma Serena di Treviso.”

Qui info dalla pagina facebook del Comitato lavoratori delle campagne