FIRENZE: PRIDE FAVOLOSKA [30 SETTEMBRE]

Diffondiamo la chiamata della Pride Favoloska… e ci vediamo in strada! 💜🔥

PRIDE TRANSFEMMINISTA QUEER NAZIONALE  – Concentramento ai Giardini della Fortezza ore 17:00,  Firenze.

Le aggressioni subite dallx compagnx queer durante i pride a Firenze, Novara e Rimini, non sono una novità di quest’anno. Esse si inseriscono in un contesto di esasperazione da parte di un certo associazionismo lgbtqia+ che vuole cancellare politica e lotta dai pride. Questo clima, unito alla repressione dello stato, non ci farà tirare indietro o scadere in narrazioni vittimiste: una risposta di piazza significa costruire una realtà alternativa alle loro sfilate prive di ogni conflittualità e politica.

FAVOLOSE: Non siamo orgogliose di amare, o di essere uguali al resto dell’umanità. Siamo orgogliosx di aver preso a pietrate gli sbirri le notti di Stonewall, della Compton Cafeteria e dei White Riots. Orgogliose di aver sabotato a San Remo il congresso dei sessuologi con le fialette puzzolenti. Siamo orgogliose dellx femminellx sulle barricate, della potenza rivoluzionaria delle nostre lotte. Siamo orgogliose della nostra storia, di sapere bene come la nostra comunità ha preso le libertà che ha ottenuto: a pietrate sulle guardie, assaltando municipi e occupando case vuote, non certo votando il PD o scendendo a patti col potere.

LOSCHE: In un momento storico in cui il diritto di manifestare e di dissentire sta finendo sotto gli anfibi militari, ci preme ricordare che abbiamo smesso di chiedere il permesso di esistere tanto tempo fa. Scendere in piazza per noi significa prenderci uno spazio e non chiederemo scusa per farlo. In un paese che si fregia di diritti umani ma che utilizza ancora un codice fascista per la “pubblica sicurezza”, atto a reprimere la libertà di manifestare, che utilizza norme fasciste mai abolite per cacciare dalle città chi si ribella. Tra sgomberi, misure cautelari e preventive, “terrorismo” affibbiato sempre di più a chi lotta per case per tutti, contro la povertà e contro le discriminazioni. Ribadiamo che coloro che fanno vivere nel terrore, che, mentre blaterano di nonviolenza e dialogo, distruggono qualsiasi cosa intralci il loro cammino, sono i fautori di questo ordine.

ECOLOGISTE: La Terra è sotto attacco da quel capitalismo che sfoggia arcobaleni a giugno mentre devasta mari e terre. E’ nella nostra essenza di transfinocchie difendere la Terra. Non ci venderemo per un carro della coca cola al pride. Siamo solidali con chiunque agisca per difendere la Terra. Ci opponiamo a ogni grande opera che è utile solo a ricchi e padroni. Solidali e complici con la liberazione animale. Per poter sfrociare liberamente abbiamo bisogno di un pianeta dove non si soffochi, non di arcobaleni di plastica.

INCLUSIVE : Appiattire i pride non cancella la rabbia. “Il pride è per tutti” raccontano gli infami aggressori dell’associazionismo lgbt borghese e bianco. Certo, se se sei un bianco ghei cis borghese la polizia per te è utile. Ma ci siamo anche noi, che con la loro violenza abbiamo a che farci ogni giorno. Non dubitiamo che ciò sia incomprensibile a molti.Ciò che invece è semplice comprendere è il significato di inclusività: includere gli oppressi, non gli oppressori. La nostra pride include le migrantx che abbattono le frontiere, le lavoratricx e le disoccupatx, le ribellx, le redditatedicittadinanza, le bidelle lelle, le metalmeccaniche insorgenti, le puttane in lotta, le finoqquie che non arrivano a fine mese, le commesse stanche di sorridere a ricchi e padroni, le detenute in sciopero della fame e le recluse nei lager CPR. Chiunque senta che questo mondo non sia proprio il migliore possibile, ma non chi difende la miseria, i fili spinati, le galere. Non includeremo mai chi del fare guerra ai popoli ne ha fatto il proprio mestiere; il fascino della divisa non lo subiamo.

ANTIMILITARISTE: Non c’è guerra che come translellefroce sentiamo nostra. Non c’è stato né esercito che riconosciamo di pubblica utilità alla nostra comunità. Rifiutiamo la guerra, ma rifiutiamo anche la logica della sua accettazione passiva. Chi fa la guerra sappiamo benissimo chi è. Il nostro orgoglio è fermare i carichi di armi diretti al fronte, abbassare i profitti di chi con la guerra si compra lo yacht di lusso. Nella nostra comunità non c’è spazio per guerra ed eserciti, confini e muri. Il nostro pride è intralciare i loro piani in ogni maniera.

PROTAGONISTE: Sappiamo benissimo dell’uso strumentale del termine “antagonista” usato dall’associazionismo gay come dalla democrazia cristiana. Ci rivendichiamo di certo l’essere antagoniste verso il mondo capitalista, ma nel nostro pride ci sarà spazio anche per il nostro Protagonismo, quello di tutte le translellebiqueeraceunicornaliene che vi parteciperanno, perché è uno spazio che ci prendiamo per tutte noi e per quelle di noi che in piazza non ci possono essere più!

AUTODIFESE: Non ci protegge lo stato e non ci protegge la polizia. E non abbiamo alcuna intenzione di vendere le nostre cule per chiedergli di farlo. Sosteniamo profondamente la dignità di difenderci da sole e collettivamente. Costruiamo reti di autodifesa, costruiamo una comunità che davvero pensi al bene dell’altrx, e alla nostra sicurezza, autogestendocela come finocchie. Non siamo sicure in piazze piene di militari e volanti ma lo siamo in piazze piene di transphroce e alleate con cui costruire la nostra sicurezza.

SCIOPERANTI: Il lavoro non nobilita l’uomo e non nobilita noi transprocione. Lavorare per il profitto di pochi, guadagnare qualche spicciolo che non ci basta neanche per il mascara, ci priva di quella dignità di cui la comunità lgbtqia+ da sempre è estremamente fiera: la dignità di non cedere, di stare sempre a testa alta. Il nostro pride porta orgogliosamente solidarietà e complicità con tuttx coloro che stanno scioperando, picchettando, bloccando la produzione, che mandano a fanculo il proprio capo, che non hanno la forza di farlo ma vorrebbero. Mentre arcigay & Co si fa sponsorizzare da Deliveroo e altri sfruttatori, ci rivolgiamo alle froce e alle alleate nelle fabbriche, nelle grandi catene, a tutte coloro che di essere costrette a dare i propri giorni a infami sfruttatori, non ne possono più.

SIEROPOSITIVE: La nostra pride è orgogliosamente infetta, rifiuta ogni stigma e violenza che colpisce le persone. Non c’è colpa nell’avere una malattia, siamo orgogliosamente tutte infette e a difesa delle nostre sorelle. Non dimentichiamo il ruolo di stati e polizie nel lasciarci morire durante una pandemia, gridiamo rabbiosamente vendetta per tutte quelle che abbiamo dovuto piangere per l’ignavia di una società che ora ci chiede pure di stare in silenzio.

OCCUPATE: La casa è un diritto. Eppure nessunx di noi quasi ha una casa dove stare. In una città con migliaia di edifici vuoti rivendichiamo la pratica di togliere un po’ di lusso ai signori della città e costruire sfamiglie in case strappate alla speculazione. La nostra pride è schierata contro ogni sgombero e sfratto. Non si può pagare 600 euro al mese per una stanza, prendiamoci le case e non paghiamo più!

DEGRADATE: La gentrificazione e la repressione del decoro ci rende impossibile vivere nelle nostre città. Certa parte di associazionismo lgbt+ ha strizzato l’occhio a queste politiche per avere spazi commerciali e brandizzabili nel lunapark turistico. Alla norma decorosa reagiamo con il degrado dei nostri corpi fastidiosi, la nostra povertà disturbante. Ai Dehors contrapponiamo piazze piene di vita e orge nelle pubbliche vie, quartieri restituiti a chi li abita e ritorno delle comari di quartiere al posto delle guardie. Rivogliamo la nostra città e vogliamo viverci senza dover vendere un rene. Vogliamo i quartieri pieni di vita e non di merce e turismo di lusso. La nostra pride non sarà una parata per i selfie dei turisti. Siamo il degrado che non riuscite a ripulire. Ogni student hotel e Airbnb saranno occupati!

SCARCERATE: Il carcere è parte del problema non della soluzione. Se il carcere fosse una cosa davvero funzionante, ce ne dovrebbero essere sempre di meno. Il fatto che invece aumentino dà una chiara spiegazione del loro vero ruolo: discariche sociali dove allontanare chi sbaglia e non risolvere minimamente le problematiche di questa società che, spingendo alla miseria quasi tutti, non ha altra soluzione che manganelli e gabbie. Abolire il carcere è necessario, e non c’è transfemminismo in un mondo che ha bisogno del carcere.

ANTIRAZZISTE: Sappiamo bene i pilastri su cui si regge questa società. Non basta come fanno i pride ufficiali scrivere antirazzismo e far due interventi per fermare il razzismo. Con i governi stragisti, con chi fa patti con gli sgozzagole libici, con chi costruisce lager (Cpr) in tutta Europa, con chi alza muri alle frontiere e schiera polizia, con chi fa affogare gente in mare, non abbiamo niente da spartire. Non c’è partito che non abbia fatto guerra ai migranti, usando poi le istanze lgbtqia+ per pulirsi la faccia, ben accolto da quei traditori dell’associazionismo gay borghese. Tutta questa ipocrisia deve finire. L’Europa sta facendo un genocidio, e tutti i suoi governi ne sono complici. La nostra Pride vuole ribadire l’odio per il razzismo di stato, il sostegno alle rivolte e alle resistenze dei migranti in Italia e alle frontiere. Libertà per tuttx lx migrantx! Distruggiamo i confini di genere e prendiamo a pietrate quelli degli stati!

Il 30 settembre vogliamo dare una risposta di piazza che ridia senso al concetto di pride, di queer, di rivolta e di lotta. Questo è quello che vogliamo costruire, invitando tuttx quellx che sono stanchx di brand, sponsor e polizia ai pride, a scendere in piazza.

Un pride costruito da e per le persone lgbtqia+. Un pride di lotta intersezionale, che riconosce che la lotta per la libertà è una sola. Una pride che dia spazio ai nostri corpi brutti, non conformi, disabili, neurodivergenti, e non a vetrine di corpi normati dall’estetica imposta.
Un pride schierato in modo chiaro contro ogni discriminazione, che abbatta l’ipocrisia di collaborare con chi ogni giorno ci attacca e ci agisce violenza.
Un pride autogestito, ribelle, gratuito, senza profitto. Un pride che festeggi le sassate di stonewall, le ribellioni in giro per il mondo, come fu concepito alla sua nascita.

Canali e riferimenti: facebook “Favola Loska” – Instagram “favolosk3_1812″


1/10/2023 Assemblea nazionale delle collettive e individue tfq a Firenze.

Gli attacchi subiti ai pride di varie parti d’Italia mostrano che il modo di agire dell’associazionismo lgbt+ ,da sempre schierati con la pacificazione delle lotte, ha preso le forme fisiche dei manganelli degli sbirri che evidentemente tanto gli piacciono.
A tutto questo ci è sembrato doveroso reagire facendo una chiamata nazionale di piazza a Firenze.
Ma sappiamo che una data non può bastare, e la necessità di una rete che dichiari apertamente conflitto con chi si schiera con gli oppressori, invece che cercare dialogo o posto nelle sue file, sia ormai tra le priorità.
Per questo chiamiamo a raccolta tutte le individue e le collettive lgbtqia+ da tutti i territori per conoscerci e costruire una rete con progettualità riguardo i percorsi di contestazione ai pride istituzionalizzati e alla costruzione di lotte translellebiqueeer.
Una necessità che sappiamo essere non solo nostra. Ci vediamo dopo il pride, domenica 1/10/2023 h 11.00 al CPA Firenze Sud.

COS’È SUCCESSO AL TOSCANA PRIDE DI FIRENZE

Diffondiamo il comunicato della Favoloska Ribellione di Firenze, ringraziando le compagnx che l’8 luglio si sono presx l’onere e la gioia di portare la loro scomoda presenza nell’ambito del Toscana Pride, aprendo una conflittualità che crediamo non solo necessaria, ma auspicabile e desiderabile. Speriamo sia un esempio per moltx, speriamo sia solo l’inizio!

Dopo essere stat3 circondate dalla digos che non voleva farci unire al pride, dopo che è stata “concessa” all3 froc3 la testa del corteo, lo stesso Toscana Pride che si rivendica le rivolte di Stonewall ci ha impedito di fare un intervento sul palco, davanti a una piazza mezza vuota, facendoci allontanare dalla celere a suon di manganellate. Toscana Pride si rivendica di difendere i nostri corpi, e allo stesso tempo ci schiera contro la polizia che, secondo loro, “non è un pericolo per le persone queer”.

Siamo fier3 delle manganellate che ci siamo pres3 sotto quel palco,
perché sono la dimostrazione dell’ipocrisia di Toscana Pride e di tutte le associazioni che ne fanno parte, che pretendono di parlare a nome di tutt3 13 froc3 e allo stesso tempo ci silenziano con l’uso della forza della polizia, dicendoci che “ce le siamo cercate” e che “non ce ne hanno date abbastanza”, e poi ci scherniscono da sopra un palco sul quale noi froc3 non conformi e non silenzios3, a quanto pare, non siamo 13 benvenut3.

Le istituzioni e i pride istituzionali e commercializzati, come si dimostrava quello di ieri con il suo carro di Student Hotel, sono la bugia continua che ci mantiene oppress3.

“Con un mattone è iniziato, con un manganello è finito” avevamo scritto in un altro comunicato, bene state sicur3 che i manganelli di ieri non pongono fine a niente, così come non hanno mai posto fine alla lotta frocia.

Secondo l’intenzione era quella di spaventarci, noi rispondiamo che i manganelli non ci hanno mai fatto paura. Ci subiamo violenza quotidiana da tutta la società e sempre, come adesso, rispondiamo con orgoglio, lotta e RESISTENZA FROCIA!

Comunicato dell’Assemblea della D.I.L.D.A post Adunata degli alpini a Udine

Riceviamo e diffondiamo:

Da dove siamo partite

A prescindere da quanto successo l’anno scorso, noi la D.I.L.D.A – Distruggi Infùriati Lìberati e Debella gli Alpini! (sono tutti imperativi quindi non abbisognano di schwa cretini!)- per questa adunata l’avremmo fatta lo stesso. Il motivo è presto detto: l’unica eccezione di Rimini rispetto alle adunate precedenti non è stato il numero di molestie, ma l’attenzione mediatica sulle stesse.
Maschilità egemonica, tanti uomini uniti sotto il vessillo nazionalista e militare in un cameratismo da spogliatoio e imbevuti nell’alcol come ciliegine sotto spirito sono l’humus ideale per il proliferare della cultura dello stupro.
Non ci aveva stupito minimamente nemmeno la retorica cuscinetto che ne era seguita che funge solo da conferma, ovvero quella della GIUSTIFICAZIONE. Le mele marce, gli infiltrati col cappello piumato finto, la goliardia, invece di parlare di molestatori in branco, tutta roba che segue pedissequamente il solito copione mediatico.
Quindi un safer space andava creato.
Abbiamo attivato anche un numero di telefono per eventuali condivisioni e offrire ascolto, dicendo fin da subito che non siamo operatrici sociali, facendo intendere che il numero avrebbe avuto un ruolo di supporto e non necessariamente di denuncia pubblica.
Mantenere l’anonimato e la segretezza di tutto ciò che sarebbe ed è passato da lì, dire che quel mezzo era fatto per prendersi cura di noi, per solidarizzare e non per offrire sponde a carriere, giornalisti, tribunali, sbirri o altro.
Ci dispiace solo per le chiamate perse a notte fonda: semmai leggiate questo comunicato, sappiatelo.

Separatismo femminista, estimatrici e detrattori

Sicuramente siamo felici che la D.I.L.D.A sia riuscita ad essere un luogo accogliente: ce lo testimoniano i ringraziamenti delle persone che hanno potuto passare con noi qualche ora serena e complice e anche di quelle che non sono potute essere presenti, ma che ci hanno fatto sapere di aver provato sollievo nel sentire che in città esisteva un luogo di resistenza all’invasione. Come ben sappiamo, è vitale la presenza di spazi e tempi per noi. A chiunque abbia letto nel termine “separatismo” solo la parola “esclusione”, sbattiamo in faccia la realtà dei fatti: la tre giorni è stata condivisione, discussione, leggerezza e cura ed è stata costruita da (e dedicata a) persone che, invece, l’esclusione la vivono davvero, quotidianamente e su più livelli.
E’ anche importante rilevare che una visibilità mediatica espressa in termini talvolta pruriginosi e talvolta scandalistici, per niente ricercata da parte nostra, sia stata probabilmente la causa di alcune sgradite visite: persone non bene intenzionate si sono avvicinate allo spazio in occasioni diverse con fare provocatorio. Hanno provato ad entrare o hanno tentato di suscitare reazioni da parte nostra, nel tentativo -immaginiamo- di avere la scusa per passare al sodo. Tutti sono stati fatti sloggiare! Evidentemente molti UOMINIETEROCIS sono spaventati dall’esistenza di un luogo che pone in discussione la loro libertà di mettere piede e becco in cose che non li riguardano 365 giorni l’anno e 24/7. Riveliamo loro un piccolo segreto: ce ne saranno ancora di momenti così, quindi dormite pure sonni tranquilli. O agitati. O non dormite: tanto che ce ne frega, a noi?

Caccia alla streghe

Già alcune settimane prima dell’inizio di questo evento è cominciato il can can antifemminista, lo spauracchio delle molestie, il fantasma con il volto di donna che avrebbe aleggiato, vendicatore, su tutta l’adunata.
Leggiamo in questi primi giorni post evento, dei tristi racconti di tutte quelle lingue morse per evitare leggiadri commenti o complimenti, naturalmente goliardici. “Hey scusa, sai, ti direi che hai delle belle tette, ma ho davvero paura che poi mi denunci”. Poveretti questi alpini, tra una birra rinforzata alla grappa e l’altra, costretti a trattenersi in questa dittatura del consenso! Un’adunata proprio goduta a metà, anzi un coito interrotto!
Peccato comunque che le lingue morse si siano limitate alla vetrina in centro città, infatti nelle zone limitrofe si consumava l’immancabile degrado e la perdita di diplomazia alpinesca. Zombie con il cappello con la piuma barcollanti, lo sguardo vitreo, ogni tanto uno che crollava a terra come un caco maturo, qualcuno che vomitava nelle siepi di giardini privati sotto le bandierine tricolore, messe come segno di benvenuto (magari volevano restituire l’apprezzamento!). Se dovevano pisciare non facevano né tanti complimenti né un paio di metri per farla nei cessi attrezzati apposta. Ma poi in effetti perché usare quelli? Tanto erano “di bellezza” per far vedere che Udine era organizzata bene e che in un paio di ore tornava uno specchio! Ci ha fatto proprio sorridere che il furgoncino della protezione civile locale fosse usato come vespasiano Noi di certo non ci mettiamo a giudicare se hanno deciso di pisciarsi uno sull’altro eh! Ognunx ha il suo kink!
Ci fa piacere che abbiate temuto, che abbiate vissuto male quella libertà che pensate di avere sui nostri corpi, ma che non avete. E questo non perché odiamo gli uomini tout court, come qualcunx ha voluto far passare, ma perché disprezziamo la maschilità egemonica e la sua enfatizzazione (ancora peggio se dipinta in mimetica) e la combatteremo sempre. Se vi abbiamo fatto paura, allora avevamo proprio ragione!

Di video (che non ci sono) in video (che ci sono)

Come si diceva poco sopra, giravano inviti beceri tra le chat alpine che invitavano a fare attenzione alle femministe che avrebbero invaso l’adunata apposta per farsi palpeggiare. Da qualche parte si invitavano gli uomini a riprendere le scostumate provocatrici, come prova che “hanno iniziato loro!”; da altre si presentava la minaccia di complici poco distanti pronte a riprendere le manate calamitate volontariamente da scollature esibite allo scopo.
Peccato che la preoccupazione espressa sia girata sempre attorno alla presenza di una telecamera (sia come “arma” di difesa che di attacco) e non al fatto che il primo pensiero del branco sia quello di allungare le mani: un’abile e collaudata giravolta patriarcale che getta sempre e comunque tutte le responsabilità su chi questi gesti li subisce.
Allo stesso tempo, sembra che in pochx, in questi giorni, si stiano facendo le giuste domande sulla presenza di un filmato -questa volta reale- che ha trovato spazio senza vergogna e senza problematizzazione di sorta anche sui siti delle testate nazionali e che riprende un atto sessuale avvenuto in pubblico durante l’evento. L’assenza di scrupoli nel condividere queste immagini, in un misto tra voyeurismo, risatine e gomitate complici descrive ancora una volta lo spessore dei soggetti di cui stiamo parlando. Purtroppo siamo ben consapevoli di come funzionano le cose, in questi casi: esprimiamo pertanto la nostra massima solidarietà alla ragazza ripresa, nella speranza che la sua identità rimanga ignota, se è quello che desidera e che, eventualmente, possa trovare il supporto necessario ad affrontare i commenti del popolo del web, sempre pronto ad adulare le prestazioni muscolari dei pornodivi (anche improvvisati) e a seppellire di insulti le donne presenti negli stessi frame.

Solidarietà a tuttx quellx che hanno disertato l’occupazione militare della città e che hanno avuto il coraggio di esprimere il proprio dissenso.

Quella che si è svolta a Udine dal 12 al 14 maggio è stata una specie di grande sagra che ha visto la città invasa da coglioni invasati col cappello pennato. Ma dietro il grande luna park si celava il vero fulcro della festa: la cittadella allestita al Parco Moretti, vetrina espositiva ed interattiva dei più moderni mezzi ed equipaggiamenti in dotazione alle Truppe Alpine, dove il corpo militare metteva in bella mostra muscoli e armamentario. Si poteva accedere all’area, recintata per l’occasione, solo dall’ingresso principale e attraversando una moltitudine di sbirri d’ogni sorta ed energumeni in mimetica impalati come telamoni ostili, per poi essere accolti da giovani leve con il compito di reclutarti per i campi estivi o gioviali donne alpino (non si declina al femminile, che ci si potrebbe confondere con il fiore!) in carriera, che descrivevano la professione militare come se fosse la più eccitante del mondo, ma che si scandalizzavano se veniva pronunciata la parola GUERRA (no! In guerra no! Non è mica un gioco!). Al parco potevi portare a spasso la famiglia tra cannoni e mortai, fare un salto sul carro armato trasformatosi magicamente in giostra, oppure semplicemente curiosare tra le bancarelle di mitra, fucili e visori notturni… con la stessa serenità con la quale si potrebbe fare un giro alla fiera dei fiori o alla mostra dell’attrezzatura da giardino, senza badare al fatto che si stesse trattando di strumenti di morte progettati e usati con il solo scopo di uccidere altri individui e devastare interi territori! Un dettaglio, al quale nessunx dei presenti pareva badare. Nessun simpatico ubriacone qui, solo giovani leve, veterani nostalgici e alte uniformi a perpetrare e imbastire la cultura della guerra, alla quale pare che moltx siano oramai assuefattx.
Sono già tre anni che ci troviamo in una situazione di emergenza permanente e di stato di polizia. La gestione autoritaria e repressiva dell’epidemia da covid 19 ha rappresentato per lo Stato l’occasione per fare una prova generale di addomesticamento e sottomissione della popolazione, con tanto di confinamenti, coprifuoco, caccia alle streghe renitenti alle politiche di controllo e conseguente loro ghettizzazione.
E ora con la guerra e l’incremento esponenziale dell’industria bellica, vogliono farci accettare tutto: i militari per le strade, l’impoverimento generalizzato, l’obbedienza assoluta verso il potere.
Siamo quindi solidali e complici con le tre compagne che sono state tenute in fermo di polizia per una notte e che sono state denunciate con l’accusa di imbrattamento e vilipendio per possesso di adesivi di protesta contro l’adunata degli alpini e la militarizzazione della società.

Niente fermerà la nostra ribellione, non staremo mai zitte e buone, continueremo a dire NO e a lottare giorno dopo giorno.

D.i.l.d.a

IMOLA: TATTOO BENEFIT TRANSFEMMINISTA

Diffondiamo:

Una due giorni di tattoo, massaggi, concerti, presentazioni e workshop all’insegna della favolosità!

Presso Brigata Prociona, via Riccione 4, Imola

Se sei una persona molesta statti a casa, chi non lo capisce verrà allontanatx non pacificamente.

IL RICAVATO DEI MASSAGGI E DEI TATTOO SARA’ BENEFIT PER LE PERSONE INDAGATE NEL PROCESSO PER I FATTI DEL 13/11/21 A CESENA

“STREGHE ISTERICHE UNTRICI. Il ruolo della medicina nella repressione delle donne”

Diffondiamo:

E’ disponibile il primo libro delle Edizioni Anarcoqueer: “STREGHE
ISTERICHE UNTRICI. Il ruolo della medicina nella repressione delle donne” (collana Furore). A seguire il testo di retrocopertina e l’indice, in allegato la copertina del libro.172 pagine, 10 euro a singola copia, 7 euro da cinque copie in su. Parte del ricavato del libro sarà benefit per Marius Mason, prigioniero trans ecologista negli Usa.

Per info e ordini: anarcoqueer@riseup.net

Prossima uscita: “Guerriglia frocia. Testi di Ed Mead e Rita “Bo” Brown sulla George Jackson Brigade e il collettivo gay anticarcerario Men
Against Sexism (1975-1978)”.

“STREGHE ISTERICHE UNTRICI. Il ruolo della medicina nella repressione delle donne”

La riedizione dei due seminali testi degli anni ‘70 di Barbara Ehrenreich e Deirdre English, “Streghe, levatrici e infermiere. Una storia di guaritrici” e “Malesseri e disturbi. La politica sessuale della malattia”, in una nuova traduzione accompagnata da una lunga prefazione e da un ricco apparato di note. Un’analisi storica e sociologica che ripercorre come l’ascesa della professione medica in Occidente sia avvenuta sulla pelle delle donne, attraverso la loro persecuzione, l’annientamento dei saperi ancestrali di cui erano depositarie e la loro patologizzazione sotto varie forme. Dalla caccia alle streghe all’invenzione dell’isteria, passando per la criminalizzazione delle donne povere in quanto “portatrici di germi”, i fatti narrati in questi testi mettono in luce le connessioni storiche tra scienza e potere, tra autorità medica e capitalismo, razzismo e patriarcato.

PREFAZIONE

Perché ristampare questi saggi?
Il movimento per la salute delle donne degli anni ’70
Note critiche alla visione scientista
Altre criticità
Alcune parole rispetto alle scelte di traduzione

STREGHE, LEVATRICI E INFERMIERE.

Una storia di guaritrici
Introduzione
Stregoneria e medicina nel Medioevo
La caccia alle streghe
I delitti delle streghe
Le streghe come guaritrici
L’emergere della professione medica in Europa
La soppressione delle guaritrici
Le conseguenze
Le donne e la nascita della professione medica in America
Entra in scena il medico
Il Popular Health Movement
I medici all’offensiva
La vittoria della “professione”
Le levatrici sono messe fuorilegge
La signora con il lume
Il medico ha bisogno dell’infermiera
Conclusioni
Bibliografia commentata

MALESSERI E DISTURBI. La politica sessuale della malattia

Introduzione. Una prospettiva sul ruolo sociale della medicina
Le donne e la medicina alla fine dell’Ottocento e all’inizio del
Novecento
Il contesto storico
Le donne “malate” delle classi agiate
Il culto dell’invalidità femminile
Gli interessi dei medici nella malattia della donna
La spiegazione “scientifica” della fragilità femminile
La psicologia delle ovaie
Terapie mediche
Sovvertire il ruolo di malata
Le donne “portatrici” di malattia delle classi lavoratrici
La guerra biologica di classe
Le donne delle classi lavoratrici, un pericolo speciale
Prostitute e malattie veneree
L’offensiva delle classi medie: la salute pubblica
L’offensiva delle classi medie: il controllo delle nascite
Donne che “elevano” altre donne
Alcune osservazioni sulla situazione attuale

Da qui in avanti: riflessioni conclusive
Bibliografia commentata

POSTFAZIONE

BOLZANO: AMMANETTATA E BUTTATA A TERRA DAI VIGILI

Diffondiamo da Non una di meno Bolzano e Bolzano Antifascista

Bolzano, 8 marzo 2023 – Buona “festa della donna”. Il patriarcato, con le sue modalità di abuso di autorità, violenza e oppressione, e’ riuscito anche stavolta a farci gli auguri.

Urla disperate squarciano il corteo transfemminista.

A margine della manifestazione organizzata in occasione dell’8 marzo è accaduto un fatto gravissimo: una ragazza disabile di giovane età, in stato confusionale è stata ammanettata e buttata a terra da dei vigili urbani.
Tutto è successo molto velocemente. Il corteo stava per partire. La ragazza sul marciapiede piange e si divincola , trattenuta a terra da due vigili della polizia municipale.
Alcune compagnə si avvicinano e vedono le manette che le bloccano le mani dietro la schiena. Il vigile, perentorio e aggressivo, liquida tutte le richieste di spiegazioni.
“La conosciamo bene, F***. Correva in strada, voleva rubarci la pistola”.
La ragazza sta male, è in posizione scomoda, indossa uno zaino pesante che la trattiene a terra, le mani gonfie, ammanettate, schiacciate dallo zaino.
– “ Perché? “ E’ la domanda posta con veemenza alle forze dell’ordine..
“che necessità c’è di trattenerla con una simile violenza?”
– “ La ragazza sta male, la conosciamo, ha fermato il traffico, va incontro alle macchine, abbiamo già chiamato un’ambulanza…”
“Ma non è necessario bloccarla a terra così, le sale il panico, basta parlarle, tranquillizzarla…Possibile che non lo capite….?”
In risposta alla nostra solidarietà, arriva a muso duro la minaccia dei vigili “ Volete una denuncia?”
Nel frattempo la ragazza continua ad urlare. Le mani sempre più viola.
Diverse persone si staccano dal corteo, si avvicinano, qualcuna le fa una carezza, le parla piano, lei momentaneamente si tranquillizza. Dal corteo arriva anche una psicologa, capace di gestire la situazione e che calma la ragazza in poco tempo.
Si aspetta un’ambulanza, i vigili blaterano della necessità di un “medico di urgenza” e dell’impossibilità di “contenere la ragazza”. Abbiamo continuato a monitorare la situazione, cercando di tranquillizzare la ragazza.
Grazie all’intervento di alcune persone la ragazza è stata liberata dalle manette.
Portata in ospedale e accompagnata da una compagna con il rischio, per fortuna scongiurato, di TSO. In psichiatria nessuno ha mostrato interesse nel capire cosa fosse successo. Nessuno le ha visitato la mano che era gonfia, nessuno si è preoccupato di capire l’operato dei vigili per altro presenti in ospedale.
Molte cose andranno ancora chiarite.

Sappiamo solo che al margine di una manifestazione che pone l’attenzione verso la violenza strutturale nei confronti di donne, persone lgbtq* e persone marginalizzate,come le persone disabili, la violenza della polizia municipale di Bolzano era sotto gli occhi di tuttə e che questa violenza non resterà senza risposta.