UN CALZOLAIO VAL PIÙ DI RAFFAELLO

Diffondiamo sempre a proposito dello scandalo dell’eslcusione e dell’orrido “pamphlet” uscito di recente su qualche sito di area anarchica*:

UN CALZOLAIO VAL PIÙ DI RAFFAELLO[1]

Mi è sempre piaciuta la polemica, la trovo un’attività che sollecita la capacità di riflessione. Se vogliamo siamo anche pertinenti all’argomento tanto caro agli scriventi considerando che il termine deriva dal greco “πολεμικός” che significa “attinente alla guerra”. Ma lasciamo i sofismi agli intellettuali.

Voglio chiarire subito che non mi trovo a dover difendere nessuna Chiesa (non ero tra gli organizzatori/organizzatrici) ma nemmeno nessun Impero (non erano i tre moschettieri  al servizio di Luigi XIII nel romanzo di Dumas? Gli stessi che hanno consegnato Mylady al boia condannandola a morte per poi diventare uno un prete, uno un barone e uno un contadino – scegliete voi, che dite di essere contro la guerra ma vi firmate col nome di coloro che alla guerra partecipavano a fianco del re); preferisco, a livello ideale, appartenere a quel branco di selvaggi e selvagge dell’isola di North Sentinel chiamati dai dominatori Sentinelesi, popolo che nel novembre del 2018 uccise un missionario americano che voleva convertirli al cristianesimo, nel 2006 due pescatori di frodo arenatisi sulla riva delle acque intorno all’isola e che già dalla metà del 1800 rifiutavano i contatti con i funzionari britannici.

Mi pare di scorgere, nello scritto pubblicato, giusto una punta di livore per non essere stati “invitati”, in qualità di autorevoli pensatori in ambito anarchico, al dibattito sulla guerra delle ore 18 di sabato 6 aprile dal titolo _Estrattivismo: pietra angolare del capitalismo europeo in guerra. _Forse il tema per come era trattato, quindi nelle sue caratteristiche qualitative, non soddisfava i criteri della Santa Sede e se un argomento non viene esposto secondo le direttive della Dottrina vigente chiunque ne dibatta in termini differenti può essere tacciato di eresia … Un dubbio sorge: non è che forse sono stati loro stessi ad essersi sentiti esclusi perché hanno frequentazioni con persone responsabili negli ultimi anni   di atti autoritari nei confronti di compagne (alcune delle quali messe alla berlina con scritti indecenti) o loro stessi ne sono autori?

Se il fine non giustifica i mezzi per deduzione logica l’anarchia non può giustificare che certi libri – e i loro editori indicati come autori di violenze – seppur parlino di anarchismo, girino indisturbati in ambienti che hanno la velleità di dirsi anarchici. Immaginiamo però che _il compromesso_ sia una delle contraddizioni con cui questi saggi hanno imparato a convivere fino ad erigerlo ad _etica_. Conviene quindi attaccare chi prova a sollevare il problema della violenza di genere (non come_discriminante fondamentale_ – così suggeriscono Portos, Aramis e Athos – bensì come _presa in carico_ che gli organizzatori e le organizzatrici si assumono nello squarciare il silenzio che da troppo aleggia) invece che partire da sé e porsi la domanda al contrario: chi stiamo escludendo quando ad un’assemblea, un’iniziativa, una presentazione, un corteo è presente una persona che ha usato la violenza come mezzo di sottomissione e oppressione nei confronti di un’altra persona (se evitiamo il genere va meglio?). Chi stiamo escludendo quando non facciamo nulla per allontanare la prima? Che alternativa viene offerta a chi ha subito l’oppressione se non quella di stare nello stesso ambiente di chi l’ha costretta con la forza a subire un atto umiliante o andarsene?

Ed è in questo contesto che non è possibile un dibattito, come sostenete, perchè la vostra interlocutrice è spesso assente per mero spirito di auto-conservazione. E con quale insolenza potete chiedere un confronto (e spero non con i suoi detrattori) quando l’accusa è di infamia e menzogna?  Se concede a _chiunque_ la possibilità di esporne le proprie ragioni, perché non lo fate anche con quegli anarchici che sono interventisti? Perché non ascoltare sfruttatori e oppressori, anche loro avranno la loro buona dose di_ ragioni_ da esporre: quando un detenuto viene picchiato è perché ha aggredito per primo le guardie, quando una persona viene psichiatrizzata è perché è pericolosa per se stessa, quando un animale selvatico viene abbattuto è perché è diventato aggressivo nei confronti degli umani, quando una donna dice di essere stata abusata è un’amante rifiutata … insomma razionalmente hanno tutti le loro buone_ ragioni_, giusto?

Il metodo della Scuola di Atene si baserà sulle _ragioni_ del cervello e della conoscenza – davvero pensiamo sia tutto scibile, soprattutto all’interno di una relazione quando spesso nemmeno le persone direttamente interessate possono spiegare perché hanno tollerato abusi e umiliazioni? – Io preferisco il metodo anarchico fatto di calde viscere e cuori gettati oltre l’ostacolo ma anche di menti brillanti, mai arroganti, che quando è il caso con umiltà sanno ammettere i loro errori.
Cuori e menti aperti al continuo movimento perché sono i vecchi e nuovi poteri (anche anarchici) a voler mantenere l’ordine costituito, la stasi, il ristagno.

Come continuare allora ad essere quel flusso, quella corrente che evita la possibilità di divenire palude? Forse iniziando a chiedersi che ce ne facciamo di un anarchismo che non sa vedere la dominazione (nei casi noti di sesso maschile sul femminile)? Di un anarchismo che grida alle _prove _(purtroppo l’unico caso in cui si era tutti e tutte concordi che lei avesse subito un abuso era documentato da video che gli sbirri avevano trovato nei cellulari dei violentatori)_, _che pubblica _ritagli_ di lettere personali senza nemmeno il consenso di chi le ha scritte (pratica da solerti inquirenti), che mette in dubbio costantemente chi ha subito l’oppressione? Di un anarchismo che si fa forte del branco? Di un anarchismo che usa la parola _infamia_ come fosse senza peso? Di un anarchismo che continuare a servirsi di categorie sociali e non delle reali condizioni di oppressione individuale subite (in fondo siamo tutti anarchici, no? Solo che qualcuno ha abusato di qualcun’altra)? … evidentemente mi sfugge qualcosa … Se il fascismo è guerra lo è anche il sessismo, il patriarcato, lo specismo insomma ogni atto di dominazione è guerra mossa dai dom(in)atori verso i dom(in)ati.

Siete buffi, per non usare altri epiteti, quando riuscite a vedere la violenza di genere per mano dei “mostri sbattuti in prima pagina” nell’intera società civile ma non vi accorgete che ne avete uno seduto a fianco (è proprio il caso di dirlo!). Io credo che vivere da anarchici/anarchiche non sia insegnare agli altri/altre come farlo ma farlo in prima persona.

Già Malatesta nel lontano 1896 in una lettera scrisse _Oggi siamo in tanti a chiamarci anarchici, ma v’è spesso tra un anarchico e l’altro tanta differenza che ogni intesa è impossibile e sarebbe assurda … bisogna innanzitutto dividerci per poi riunire insieme quelli che sono d’accordo ed hanno un terreno comune di azione_. E ancora sulle pagine del giornale «L’Anarchia» si legge _Non pretendiamo che le idee qui esposte siano quelle di tutti gli “anarchici” … e non ci occupiamo nemmeno di sapere se siamo la maggioranza o la minoranza, se siamo molti o pochi. Il nostro scopo è stato quello di esporre le _nostre_ idee. Se questo deve determinare una scissione, che del resto esiste già da anni allo stato più o meno latente, che essa venga presto e sia ben netta, poiché nulla è più dannoso della confutazione e dell’equivoco._

Al netto della frase, che è inserita in un dibattito interno relativo alla questione organizzatori/anti-organizzatori, essa rappresenta una buona sintesi di quello che sta succedendo nel contesto contemporaneo nel territorio dominato dallo Stato italiano.

Ma torniamo alla guerra, quella _buona_ degli anarchici e delle anarchiche che non è contro coloro che non la pensano al medesimo modo ma contro chi favorisce forme di oppressione e chi le pratica, a prescindere che sia anarchico o meno. Non sono le parole che ci definiscono ma le nostre azioni se la nostra bussola è l’anarchia, se non capite quanto questo costituisca un problema di senso come potreste comprendere il resto?

[1] Tratto da un famoso aforisma dei nichilisti: Un calzolaio val più di Raffaello, perchè il primo fa delle cose utili, mentre che l’altro fa delle cose che non sono buone a nulla.


Link utili alla comprensione del testo:

https://ilrovescio.info/2025/07/01/da-pari-a-pari-contro-lautoritarismo-identitario/

https://ilrovescio.info/2025/04/02/lettera-aperta-sullinvito-alla-fiera-delleditoria-e-propaganda-anarchica-di-roma-di-juan-sorroche/

https://rome-anarchistbookfair.espivblogs.net/testo-di-posizionamento/

https://lanemesi.noblogs.org/post/2025/04/07/la-disputa-del-sacramento/


https://brughiere.noblogs.org/post/2025/04/30/qualche-considerazione-sullo-scandalo-dellesclusione/

https://brughiere.noblogs.org/post/2025/07/18/a-due-a-due-finche-non-diventano-dispari/

A DUE A DUE FINCHE’ NON DIVENTANO DISPARI

Diffondiamo:

A proposito di un orrido “pamphlet” uscito di recente su qualche sito di area anarchica*:

A DUE A DUE FINCHE’ NON DIVENTANO DISPARI

Tra il piagnisteo e gli atti osceni masturbatori senza consenso a mezzo stampa compiacente. cosa ci sarebbe di rivoluzionario?

Se ti credi Stirner e finisnisci per sembrare Pio e Amedeo versione giano bi-fronte (scusa la citazione generalista, adesso disambiguo: comici da prima serata di canale cinque divenuti paladini della libertà di abusare verbalmente) non sarà che ti devi ripassare l’analisi logica così la prossima volta riesci a spiegare perchè, in un testo lungo come un’agonia, passi dal mettere in discussione che un abuso sia avvenuto (perchè chi l’ha subito non ha fornito abbastanza PROVE), ad una supercazzola sull’ideologia woke?
non sarà che il borghese sei tu, quando scrivi quattro facciate solo per giustificare a posteriori il tuo diritto a stuprare? e peggio ancora, per avvisare a priori, tra le righe, chi deciderà di esporre gli abusatori di quali forche caudine l’aspettano?
non sarà che il borghese sei tu quando fingi stupore perchè addirittura lo stato, nei tribunali è più garantista verso gli stupratori, dell* compagn*? invertendo, ancora, causa ed effetto. Spero che tu l’abbia fatto intenzionalmente. non sarà che è arrivato il momento di smettere di delegare le tue filippiche e assumerti direttamente la responsabilità di questo logoro arsenale retorico con cui da anni torturi chi ha avuto la sfortuna di incrociare la tua strada, di leggerti, di accordarti fiducia?
non sarà che l’infame è chi, in ripetute comunicazioni tra il pubblico e l’informale, mentre sussurra accuse di estorsione, fornisce tutte le informazioni per identificare la sopravvissuta di un abuso?Dappertutto:”Dalla Questura al West” se fosse il titolo di un filmaccio. non sarà che non è manco la prima volta che ti sfugge una parola di troppo?
non sarà che chi pubblica questi rigurgiti di merda (“riceviamo e pubblichiamo “chapeu, Ponzio Pilato) potrebbe sfruttare meglio la propria propensione a confondere oppressi ed oppressori e ambire a testate più blasonate?

non sarà che addebitare alle persone stuprate e uccise la strumentalizzazione repressiva che il potere mette in campo sulla loro pelle serve a te e agli amici tuoi per fare finta che le lotte femministe e transfemministe non siano state tra le poche ad aver aperto una breccia nella risacca reazionaria, che proprio grazie ai compagni come te ci ha travolto, inermi. mentre te e quelli come te si facevano le pippe sui complottismi degli Illiminati che raccolgono i pompelmi coi droni?
e l’inquisizione che nomini lo sai chi ha sterminato a migliaia? te lo hanno spiegato?
perchè nomini violenze tra persone non etero cis, se si parla di un abuso per mano di un bianco etero e cis?
non sarà la stessa operazione che fa il potere quando giustifica la propria abiezione con la difesa dei più deboli,da cui avrebbe ricevuto mandato in bianco?
cosa ne sai delle alleanze e solidarietà tra il mondo queer e la resistenza palestinese che è riuscita a rompere la narrazione del pink washing di Isreale proprio contro quelli come te. Stavate aspettando con la bava alla bocca di poter ascrivere la complicità al genocidio tra i crimini del Transfemminismo.

come vedi non serve citare gli studies, per nominare tutte le violenze le prepotenze le bugie i ribaltamenti di senso a cui è disposto chi sente scricchiolare il privilegio su cui è appoggiato il proprio culo da teorico del pressappoco. le dita sporche di grasso dell’officina e dell’inchiostro del ciclostile anarchicissimo a macchiare le sudate carte. non frega un cazzo a nessuno di cosa ne pensi delle lotte de* altr* perchè i tuoi giornaletti non hanno cambiato mai una virgola delle ingiustizie di sto mondo, e fino ad ora sono serviti solo a te per dare aria alla bocca.

sai perchè parlo al singolare e mi rivolgo al singolare? perchè sei la macchietta del maschio violento e piagnone e io sono un* e mille. E sei circondato.


* DA PARI A PARI Contro l’autoritarismo identitario –  https://ilrovescio.info/2025/07/01/da-pari-a-pari-contro-lautoritarismo-identitario/

TRENTO: GABBIE NELLE GABBIE

Riceviamo e diffondiamo

5 luglio
Parco delle Coste (Trento)

ore 10
Lettura collettiva: “La Palestina è una questione femminista”

ore 13.12
Pranzo sociale veg: porta piatti, posate e cibo veg da condividere!

ore 15
Presentazione del libro “Carte, forbici, sassi – sfida da e contro le prigioni e il patriarcato” + chiacchierata FLINTA (separata)

ore 19
Aperitiva + Dj Kandeesha

– Il parco è raggiungibile con il 9 (San Vito) e con il 10 (Zeli Marnighe)
– Porta tavoli e sedie da campeggio!

per info: assembleass@tutamail@tutamail.com

CATANIA / PALERMO: PRESENTAZIONE DEL DEL LIBRO “CARTE FORBICI SASSI – SFIDE DA E CONTRO LE PRIGIONI E IL PATRIARCATO”

Diffondiamo

PRESENTAZIONE DEL DEL LIBRO ‘CARTE FORBICI SASSI’

Sfide da e contro le prigioni e il patriarcato

Questo libro è una sfida. Sfida a noi stesse nel partire da sé attraverso il racconto autobiografico di prigioniere. Sfida all’immaginario comune sul carcere femminile. Sfida alle logiche carcerarie e patriarcali. Un insieme di voci di compagne che, ognuna partendo dai suoi interessi ed esperienze personali, contribuisce alla narrazione di cosa è, oggi, concretamente, il carcere femminile, e di cosa è nello specifico per le compagne anarchiche, al fine di creare uno strumento di conoscenza che rompa l’isolamento e ci possa rendere più forti e preparate.
L’immaginario carcerario a cui abbiamo avuto più facilmente accesso  attraverso preziosi racconti orali, autobiografie, analisi e forme artistiche riguarda la sua parte maschile, ma le nostre esperienze nelle istituzioni totali hanno delle specificità che è necessario nominare per non cadere nell’appiattimento attorno al soggetto maschile inteso come universale, in questa esperienza del carcere è possibile trovare la forza di affrontarlo dentro di noi con le nostre idee e il nostro amore per la libertà.

30 MAGGIO a CATANIA – L.U.P.O ORE 18
A seguire live rap by ANAFEM (queer riot rap) e PASSA

2 GIUGNO a PALERMO – Piazzetta Sant’Agata alla Guilla (Capo) ORE 16

CILE: RIVENDICAZIONE DELL’ATTACCO ESPLOSIVO AI LABORATORI ABOTT – RECALCINE, MAGGIO NERO 2025 – CELLULE RIVOLUZIONARIE BELÉN NAVARRETE

Traduciamo e diffondiamo

Rivendicazione dell’attacco esplosivo ai laboratori Abbott-Recalcine, maggio nero 2025.

“I poveri si lamentano, nessuno li ascolta. Usando le armi, adesso li sentono.”

Le donne formano bande! Questa azione non è un atto di protesta né tanto meno di clemenza, è deliberatamente un atto vendicativo. Qualche anno fa la distribuzione di pillole contraccettive difettose da parte dei laboratori Abbott – Recalcine ha causato centinaia di gravidanze indesiderate, di fronte a questa situazione le aziende responsabili hanno proposto un risarcimento di 38.900 pesos, una somma nemmeno vicina alla metà di quanto ci è costato assemblare questo ordigno esplosivo, e anche se moltx non sono d’accordo con il metodo di azione, almeno siamo d’accordo che la somma offerta è una beffa, un’altra ancora da parte della dittatura democratica-aziendale.

I laboratori Andrómaco, Silesia e Abbott continuano a fare di queste pratiche una politica aziendale: continuare a distribuire contraccettivi difettosi. Niente di nuovo comunque. C’era da aspettarsi che, tanto i gruppi di impresari come lo Stato amministrato dal governo pluri-poliziesco-femminista di Boric e dello stupratore Monsalve, rimarranno in silenzio. Gli interessa solo la riproduzione del ciclo della povertà perché, in sostanza, il capitalismo amministra la vita e la morte per la generazione sistematica di ricchezza, indipendentemente dai danni che possono causare.

Unitx dall’affinità e dall’interesse comune per l’azione, organizziamo le nostre volontà nel campo pratico dell’informalità, lontano da tutti i discorsi vittimistici e pacificatori che posizionano l’azione insurrezionale al di fuori delle possibilità della lotta anarchica. È necessario prendere parte all’offensiva antiautoritaria con gli strumenti necessari per rafforzare il nostro progetto di liberazione.

Le nostre bombe sono state realizzate e trasportate anche con l’imperversare della tormenta e nell’oscurità del cielo. Gli attacchi infiammano l’orizzonte e allora, improvvisamente, cade la maschera della società… chi di voi può giudicare il sabotaggio? I valori dell’offensiva anarchica e l’azione rivoluzionaria si scontrano, con convinzione e coraggio, con l’alienazione capitalistica e con coloro che si coprono il volto con il velo della miseria.

Con questo attacco ricordiamo il compagno Mauricio Morales che a 16 anni dalla sua morte continua ad essere presente nell’avanzata della guerriglia urbana anarchica. In questo Maggio Nero, memoria e azione si intrecciano affinché né il tempo né le distanze cedano il passo alla rassegnazione e alla negazione della storia di lotta dei nostri morti.

Marianna, che il dolce profumo della dinamite passi attraverso i muri. Saremo con te fino alla fine!

Onore, memoria e azione per il compagno anarchico Kyriakos Xymitiris.

In solidarietà con i prigionieri anarchici e antispecisti, abbattiamo le mura delle prigioni!

Creiamo 1, 10, 100 cellule d’azione, continuiamo a scrivere con i fatti la nostra storia di lotta!

Per l’attacco in tutte le direzioni, puntiamo le nostre forze sulla creazione di un progetto internazionale!

“Potete distruggere la vita delle persone, non riuscirete a spegnere il pensiero e le pratiche antiautoritarie. Non riuscirete a spezzare la tensione rivoluzionaria, non riuscirete a spegnere l’anarchia.”– Anna Beniamino.

Cellule rivoluzionarie Belén Navarrete – Nuova sovversione


Testo originale: https://lazarzamora.cl/celulas-revolucionarias-belen-navarrete-reivindican-ataque-explosivo-a-laboratorios-abbott-recalcine/

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLO SCANDALO DELL’ESCLUSIONE

Riceviamo e diffondiamo questo contributo in risposta a dei testi usciti sulla Fiera dell’editoria e della propaganda anarchica di Roma  e, più in generale, al contesto anarchico e alla tendenza antifemminista portata avanti da qualche persona.

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLO SCANDALO DELL’ESCLUSIONE

Da diversi anni giro nel contesto anarchico e sicuramente non sono estranea alla lettura di articoli su siti di movimento, né tantomeno al commentarli e confrontarmici su. Purtroppo capita che alcuni di questi, pur trovandoli di dubbio interesse in termini di contenuto, mi risultino poi utili a capire una tendenza oramai consolidata su cui penso sia arrivato il momento di soffermarsi.

Onestamente, sono convinta che non siamo d’accordo su quali siano le basi che dovrebbero accomunarci nell’ideologia anarchica e va bene discutere di questo, ma per favore facciamolo con quest’assunto. Io mi sento di rivendicare la scelta politica di organizzarmi per affinità e di scegliere in base a questa, come quella di diffondere contributi che considero interessanti in base al contenuto e alla persona che li produce. D’altra parte credo che ognun di noi si dia criteri più o meno definiti in questa direzione, altrimenti gli stessi blog non sarebbero più tali, ma piuttosto dei forum dove qualsiasi internetnauta direbbe la sua con o senza pertinenza con i concetti che si vorrebbe diffondere, o una “Fiera del Libro Anarchico” potrebbe trasformarsi in un “Salone dell’Editoria”, se vogliamo, indipendente. Ma diciamoci anche che di saloni del libro già uno ce n’è e basta e avanza. Io mi rivendico di scegliere di diffondere idee che condivido e di riunirmi con chi trovo affine nel voler distruggere ogni gabbia, sabotare la guerra, far fronte al suprematismo scientifico e l’avanzamento tecnologico e, sopratutto, riconoscere e abbattere il dominio umano, bianco e patriarcale. Non vedo dove sia il problema in questo e anzi ringrazio chi si impegna a creare situazioni in cui ciò sia possibile.

Il tema dell’esclusione, d’altra parte, è un tema che sembra essere davvero caro a molti e su cui c’è chi prova a batter chiodo da molto tempo. Che sia per un’insidiosa FOMO (Fear Of Missing Out: Paura di perdersi qualcosa – e spiego a chi è più avvezzo al latino che questo sì, è un anglicismo, mentre un testo scritto in inglese per un evento di taglio internazionale è una scelta di renderne accessibile il contenuto) che colpisce gli umani con tendenza più sociale, o per una mera questione di principio, a me purtroppo ancora non è chiaro perché risulti una punizione così feroce e sopratutto un gesto irrivendicabile. D’altra parte non mi sono mai posta il problema vedendo cacciare infami o gente che si è intascata soldi da casse benefit. E allora qua la domanda che mi sorge spontanea è: non siamo d’accordo sull’esclusione o sui motivi che spingono a questa? E se fosse la seconda ipotesi, perché allora non si parla di questo?

Trovo che la scelta di dirottare la discussione sui metodi, piuttosto che sul contenuto, sia fin troppo forviante. E quasi mi viene il sospetto che non sia un caso. Quel che sto riconoscendo in determinate argomentazioni è la tendenza a portare delle narrazioni di fatti in maniera già ben veicolata in termini di concetti da divulgare. Un tipo di narrazione oserei dire sfacciatamente mendace che credevo di attribuire all’informazione di regime e che mi imbarazza riconoscere in quella antagonista. Posso fare l’esempio di testi che han girato nell’internet che si riferiscono a psicosette transfemministe che avrebbero minacciato e aggredito fisicamente i loro oppositori, o a diffusioni di volantini raccontate come violenti blitz femministi. Mi sembra un po’ come quando la Stampa descrive un presidio sotto al carcere con qualche slogan e due torce come un’incursione armata in cui decine di poliziotti restano feriti. Non saremo mica troppo abituati a leggere le carte dei nostri P.M.? Questa necessità di inventar storie, ingigantirle o diffonderle, mi lascia davvero allibita.
Immaginarmi, poi, intere collettività riunirsi a discutere attorno a queste fandonie mi fa rendere conto di quanto sia scarsa la capacità di certi individui di sviluppare un proprio pensiero critico, o comunque, di quanto sia forte questo senso di appartenenza, questa voglia di esser parte “del giro”.
Personalmente inorridisco quando vedo l’unione fare la forza a discapito del pensiero individuale e sono disgustata dagli atteggiamenti gregari e omertosi che ho visto mettere in atto negli anni. Mi dispiace davvero che il dibattito anarchico si trovi così povero di argomenti e contenuti.

Io, di mio, di fronte a giornalisti di ogni sorta e a chi si atteggia come tale, posso dire quel che ho pensato tante volte leggendo carte o giornali e cioè che, ancor più se la reazione è così spropositata, tanto vale farsi sempre meno remore: vendetta feroce e violenta contro oppressori di ogni tipo, sbirri e stupratori.

Per l’anarchia.


Link di riferimento:

POSITIONING TEXT

https://ilrovescio.info/2025/04/02/lettera-aperta-sullinvito-alla-fiera-delleditoria-e-propaganda-anarchica-di-roma-di-juan-sorroche/

https://lanemesi.noblogs.org/post/2025/04/07/la-disputa-del-sacramento/

FRANCIA: AGGIORNAMENTI SU LOUNA, COMPAGNA TRANS ANARCHICA ARRESTATA PER UN ATTACCO INCENDIARIO E ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Diffondiamo da Transenne – Barricate contro la transfobia

Louna è una compagna trans anarchica arrestata a metà ottobre 2024, e trattenuta da allora fino a febbraio 2025 in custodia cautelare nel carcere maschile di Tarbes.

Louna è stata accusata di aver dato fuoco a un macchinario utilizzato per la costruzione dell’autostrada A69 tra Castres e Tolosa, un progetto tanto inutile quanto mortifero. È stata rilasciata dal carcere il 14 febbraio 2025, dopo quattro mesi di prigione preventiva. La settimana precedente aveva avuto luogo il suo interrogatorio con il giudice istruttore, durante il quale lx avvocatx di Louna avevano anche presentato una richiesta di rilascio, che è stata poi accettata.

Durante il colloquio con il giudice istruttore, Louna ha rivendicato la responsabilità dell’azione di cui è accusata. Ha detto: “Rivendico di aver tentato di danneggiare un’attrezzatura da costruzione. Tuttavia, non mi scuserò, perché lo considero un atto di legittima difesa dell’ambiente. Ricordiamo che negli anni ’40 lx combattentx della Resistenza erano etichettatx come terroristx: mi chiedo come saremo chiamati in futuro…”. Allo stesso tempo non ha risposto alle viscide richieste del giudice di collaborare alle indagini e fornire informazioni su altre persone.

Il caso non è tuttavia terminato. Louna non è più in carcere, ma è sottoposta a una stretta sorveglianza giudiziaria: ha l’obbligo di rientro notturno, deve presentarsi in caserma una volta alla settimana, le è vietato lasciare la provincia e soprattutto le è vietato avere contatti con le persone a lei vicine…

Seguiranno aggiornamenti sulle indagini in corso e sul futuro processo.

Sito di supporto per aggiornamenti e comunicati: https://soutienlouna.noblogs.org/

Contatti: soutien-louna@riseup.net

Raccolta fondi per le spese legali: https://www.helloasso.com/associations/alerte-planete/collectes/a69-solidarite-face-aux-proces

Un riassunto più dettagliato della vicenda

A metà ottobre 2024, 4 persone sono state arrestate in diverse parti della Francia, per strada in arresti mirati o a casa propria alle 6 del mattino. Ognunx di loro è statx portatx a Tolosa per essere tenutx in custodia di polizia per 94 ore, nell’ambito di un’indagine su una “associazione a delinquere” legata alla lotta contro l’A69. Al termine della custodia di polizia, Louna è stata l’unica persona a essere indagata ed è stata inviata in carcere in detenzione preventiva. È accusata di aver distrutto una scavatrice utilizzando una sostanza esplosiva e di associazione a delinquere con mezzi pericolosi.

Da allora è stata detenuta nel carcere maschile di Tarbes, nonostante sia una donna trans. E proprio perché è una donna trans, è stata messa in “isolamento”. In concreto, l’isolamento ha significato che il suo unico contatto sociale era con gli sbirri, e che poteva uscire dalla sua cella soltanto quando tutti gli altri detenuti erano nella loro. Questo ha reso estremamente difficile, se non impossibile, fare una passeggiata, fare una doccia o partecipare a qualsiasi attività. Ha subito transfobia a tutti i livelli del sistema giudiziario, dal costante misgendering alle invadenti domande di un giudice che le ha chiesto se voleva sottoporsi a un intervento chirurgico ai genitali e che si è stupito che non ci fosse un follow-up da parte di uno psichiatra per la sua transizione… Malgrado la transfobia e le condizioni di isolamento, Louna ha mantenuto alto il suo spirito durante la detenzione.

Il suo arresto si inserisce in un contesto di mesi di repressione estremamente brutale verso lx attivistx contro l’A69. Oltre alla presenza sproporzionata di sbirri, questa repressione si manifesta anche nel centinaio di processi attualmente in corso, nelle decine di espulsioni di attivistx ordinate dai tribunali, in poliziotti che buttano giù attivistx da 6 metri di altezza e nelle pene detentive già comminate ad altrx due attivistx.

Gli elementi dell’inchiesta

Nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2024, un’attrezzatura edile è stata incendiata non lontano dal tracciato della A69. Secondo gli inquirenti, i filmati di videosorveglianza della scena mostravano due persone che davano fuoco a un escavatore e poi una di loro aveva un ritorno di fiamma. La sera stessa, una persona è stata ricoverata d’urgenza in uno degli ospedali più vicini al luogo dell’incendio, con ferite che potevano essere compatibili con l’incidente filmato. Si tratta di Louna, ricoverata in ospedale quella stessa notte.

Secondo i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale, sembra che tre persone la accompagnassero. Gli investigatori hanno individuato l’auto con cui Louna era arrivata in compagnia di queste tre persone e hanno preso il numero di targa e trovato quindi l’identità dellx proprietarix. Inoltre, Louna ha fornito il numero di telefono di unx parente su un modulo di emergenza, numero che i poliziotti sembrano aver associato a una delle persone che la accompagnavano. Gli agenti di polizia hanno anche sequestrato i suoi vestiti mentre era in ospedale e hanno prelevato del DNA da un paio di pantaloncini e da una mascherina anti-covid. Questo DNA è stato attribuito a una delle persone sospettate di aver accompagnato Louna in ospedale. Durante la visita, i poliziotti hanno anche scattato delle foto allx compagnx, di qualità migliore rispetto alle immagini di videosorveglianza perché scattate con uno smartphone. Questo probabilmente per tentare un riconoscimento facciale, ad esempio confrontandole con le foto dei loro archivi o con quelle dellx attivistx già notx contro l’A69.

Dopo due giorni di degenza, Louna ha deciso autonomamente di lasciare l’ospedale.

Sulla base di questi elementi, a metà ottobre sono state arrestate quattro persone: Louna, due persone sospettate di averla accompagnata e lx proprietarx dell’auto. Sono statx tenutx in custodia dalla polizia per 94 ore e interrogatx. Gli investigatori hanno anche approfittato del tempo trascorso in custodia per recuperare il DNA di Louna da una tazza che aveva usato, oltre ad averlo probabilmente già preso dai suoi vestiti in ospedale. Hanno dichiarato che lo stesso DNA era stato trovato su una mascherina anti-covid lasciata sulla scena dell’incendio. Di conseguenza, Louna è stata incriminata nell’ambito dell’indagine e le altre tre persone sono state rilasciate.

A metà novembre, gli investigatori hanno effettuato una nuova perquisizione e un nuovo arresto a casa di unx attivista, notx alla polizia per il suo attivismo nei circoli ecologisti della sua città, sempre alla ricerca di almeno una delle persone che avevano accompagnato Louna in ospedale. Anche lxi è statx rilasciatx senza ulteriori provvedimenti.

Tra le altre tecniche che la polizia ha detto di aver usato o che presumiamo abbia usato, ha messo sotto controllo le chiamate e i messaggi di testo non criptati di una o più delle persone sospettate, e avrebbe seguito i loro spostamenti tramite il controllo dei loro telefoni cellulari. Sembra inoltre che abbiano chiesto gli estratti conto bancari (anche dellx parenti dellx indagatx) e, dato che lo fanno quasi sistematicamente, possiamo immaginare che abbiano chiesto alle aziende telefoniche i metadati dei numeri che hanno attribuito a unx o più dellx indagatx. Infine, lx parenti di alcune delle persone sospettate sono statx convocatx per essere interrogati durante il fermo di polizia dellx congiuntx, nei casi in cui erano stati designati come parenti da avvisare da parte dellx sospettatx in custodia.

Un’altra indagine è stata aperta a metà dicembre, quando tre persone sono state trattenute in stato di fermo per 36 ore, e poi rilasciate senza ulteriori provvedimenti. L’indagine riguardava diversi incendi in cantieri edili dell’A69.

Concludiamo con alcune parole di Louna dal carcere:

“Per tutte le lettere di sostegno, grazie per la vostra forza <3 È confortante vedere tanto sostegno nelle mie mani. Come dice una delle lettere “i muri sono spessi, ma la solidarietà è potente!”. Tutti questi piccoli e grandi disegni, poesie, aneddoti, parole d’amore, di tenerezza, di rabbia, di abbracci, di ammiccamenti… Siamo qui! Un grazie speciale alle sorelle trans, noi ci conosciamo, forza!
Grazie per le serate di sostegno, le cene e tutto il resto.
Un pensiero a chi sta lottando qui e altrove, siamo insieme <3 Forza a chi sta costruendo, curando, resistendo <3 Amore e Rabbia
TranS RightS “

Il suo gruppo di supporto segnala alcuni materiali per continuarsi a formarci e ad aggiornarci sulle tecniche di polizia e sulle pratiche di difesa collettiva per preservarci dalla repressione (in francese):

Petit manuel de défense collective:
https://infokiosques.net/spip.php?article1788
Affaire « Lafarge » moyens d’enquêtes:
https://infokiosques.net/spip.php?article2042
Les chouettes hiboux face la répression:
https://infokiosques.net/spip.php?article1706
Sito No trace project:
https://www.notrace.how/fr/

USA: MARIUS MASON RISPEDITO IN UN CARCERE FEMMINILE DOPO LE ORDINANZE ANTI-TRANSGENDER DI TRUMP

Diffondiamo da Transenne – Barricate contro la transfobia

Marius Mason, prigioniero anarchico, fece coming out come persona trans in carcere nel 2016. Dopo dure battaglie ottenne di iniziare le terapie ormonali e cambiò i suoi documenti legali. Nel 2022 venne trasferito in un carcere maschile come da sua richiesta. Oggi, il governo sempre più transfobico dei cosiddetti Stati Uniti lo ha ritrasferito in un carcere femminile in seguito alle ordinanze di Trump.

Marius ha ancora poco meno di due anni da scontare. È un anarchico ecologista e antispecista che fu condannato nel 2009 a 22 anni di carcere con l’accusa di terrorismo per il suo coinvolgimento in danni alla proprietà contro aziende ecocide. Il suo arresto faceva parte di quella campagna repressiva oggi nota come “Green scare”. La condanna a 22 anni di carcere inflitta a Marius non gli ha impedito di continuare a lottare contro l’ingiustizia, e mentre era dietro le sbarre si è instancabilmente battuto per i diritti delle persone trans detenute.

Quello che è appena accaduto a Marius è quello che sta accadendo in massa alle persone trans detenute negli Stati Uniti dopo le ordinanze anti-transgender di Trump, nonostante le molteplici sentenze dei tribunali che bloccano le politiche del presidente. Nell’ordinanza di Trump vi è anche l’ordine di bloccare le terapie mediche di affermazione di genere per le persone trans in custodia federale e il misconoscimento del loro cambio di nome legale in favore dei dati anagrafici assegnati alla nascita. I funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Carceraria chiedono ora che il personale si riferisca allx detenutx trans con i loro nomi di nascita e con pronomi non corretti, oltre a negare le richieste di abbigliamento adeguato al loro genere. Il Dipartimento ha anche revocato le politiche che consentivano alle donne trans di essere perquisite da guardie di sesso femminile.

Ovviamente tutto questo significa un incremento dei già elevati livelli di violenza sessuale e discriminazione dietro le sbarre nei confronti delle persone trans.

Per scrivere a Marius e inviargli un po’ di affetto e sostegno, indirizzate le lettere a:
MARIE MASON -061 FCI Danbury ROUTE 37 DANBURY, CT 06811, USA

https://supportmariusmason.org

ROMA: LEGAMI BESTIALI

Diffondiamo:

Questa iniziativa nasce dalla necessità condivisa di creare uno spazio di confronto sui legami tra individualitá oppresse da strutture egemoniche patriarcali e speciste.
Ciò che ci interessa è mettere in risalto come queste due forme di sopraffazione si intersecano e si manifestano.
Le ideologie di dominio che perpetuano l’emarginazione di animalə umanə attraverso razzismo, abilismo, colonialismo (..) non agiscono indipendentemente l’una dall’altra ma sono interrelate e sovrapposte.
Così come sono interconnesse anche quelle dellə animalə non umanə e di tutto il vivente. Patriarcato e specismo si rinforzano a vicenda, pongono l’uomo bianco etero cis abile al vertice della scala gerarchica dell’esistente. Per legittimare e mantenere la sua posizione di privilegio, attraverso dualismi inferiorizzanti ed escludenti, riduce il resto dei corpi a materia da recludere, sfruttare, estrarre e mercificare.

I comportamenti che disturbano l’ordine sociale  e/o deviano la norma eterosessuale vengono stigmatizzati come bestiali,  relegati alla dimensione animale con accezione negativa, quindi animalizzati.
In questa cornice anche il veganismo antispecista rappresenta una deviazione dalla norma e sotto questo aspetto si può considerare una pratica queer.  “Il rifiuto di mangiare carne non è solo un rifiuto del patriarcato, ma un fallimento e un’interruzione dell’eteronormatività.”

Ci prendiamo questo momento collettivo aperto nell’ottica di decostruire e ricostruire connessioni tre genere e specie.

PER UNA LIBERAZIONE TOTALE CONTRO GABBIE di OGNI GENERE

Ateneo occupato, 3 maggio 2025, via O. Fattiboni 1, Roma.

Link contributi utili:
https://drive.gattini.ninja/index.html#91506c6c3797,NIKA+1kHPFcoU0Q2F1GVXMprcqOcS6/2sf68/CUw+iU=

BOLOGNA: STRAPPATI E IMBRATTATI I MANIFESTI DELLA LUVV

Riceviamo e diffondiamo

Nelle scorse settimane sono comparsi a Bologna dei manifesti di LUVV (Lega Uomini Vittime di Violenza), che riprendono la grafica dei manifesti inerenti alla violenza di genere che hanno tappazzato nei mesi scorsi tutta la città – manifesti che tra l’altro riproponevano vittimizzazione secondaria e davano spazio a stereotipi di genere, binarismo, disparità di potere e linguaggio violento.

Questi nuovi manifesti si appropiano delle parole del movimento transfemminista, denunciano presunte “violenze” agite contro gli uomini da parte delle donne, in particolare partner. Tra queste si parla dell’affido dellə figliə che, come il sistema patriarcale pretende, vengono affidatə alla cura delle madri. Questa “violenza”, però, non è altro che la conseguenza del modello di famiglia nucleare e patriarcale, strutturato su un rigido binarismo di genere con conseguenti ruoli ben prestabiliti.

Se da sempre le istituzioni, l’educazione e il sistema economico costruiscono un modello che vede la donna unicamente come madre, che deve concedere tutta la sua vita alla crescita e alla cura dellə figliə, che deve rinunciare alla sua persona per la famiglia, il padre invece, è colui che si occupa unicamente di procurare risorse economiche. Se da sempre è la madre a occuparsi della casa e dellə figlie, nel momento del divorzio i ruoli vengono stabilizzati, affidando la cura fisica, emotiva e psicologica alla madre e il mantenimento economico al padre. Sarebbero quindi le donne, ancora oggi troppo spesso costrette al lavoro riproduttivo, invisibilizzato e non pagato, ad agire violenza sugli uomini? In un paese come l’Italia, in cui oltre l’80% delle donne uccise trovano la morte in famiglia, quale sarebbe la violenza sistemica ai danni degli uomini da parte delle donne?

Come sempre si cerca di rappresentare la violenza strutturale su soggettività femminilizzate come una realtà di natura simmetrica: mentre donne, persone trans* e froc3 vengono ammazzate, stuprate, marginalizzate e cancellate ogni giorno, questi uomini costruiscono una narrazione di vittime sopra la violenza che loro stessi agiscono.

Come sempre quando viene chiesto loro di riconoscere il proprio privilegio, si nascondono dietro il tanto citato “non tutti gli uomini” con il solo scopo di smarcarsi da possibili accuse, di silenziare le violenze reali, di sentirsi meno in colpa per le violenze che agiscono al posto di prendersi realmente la propria fetta di responsabilità!

Le istituzioni legittimano una campagna distruttiva e di disinformazione, dando visibilità a narrazioni che possono fomentare solo odio e legittimare, ancora una volta, discorsi misogini e omolesbobitransfobici. Se la città ci vuole zitt3 e succubi, se la città ci impone la lettura di frasi violente, noi queste scritte le strappiamo, le bruciamo, le imbrattiamo. Prendiamo tutt3 parola con ogni mezzo possibile: strappiamoli, bruciamoli, imbrattiamoli tutt3 insieme, fino all’ultimo manifesto, fino all’ultima scritta. Riprendiamoci ogni muro, ogni manifesto, ogni discorso. Portiamo avanti la nostra rabbia senza aspettare che ci venga chiesto o che sia un’altra morte a smuovere le coscienze. Non c’è spazio per compromessi.

Siamo stanch3 di essere ammazzat3, siamo stanch3 della vittimizzazione secondaria a cui siamo destinat3 dopo essere mort3, siamo stanch3 delle coscienze che si ripuliscono partecipando a cortei e fiaccolate solo per dire “io ero lì, io non potrei mai farlo”. Ma noi sappiamo bene che sono i bravi ragazzi i primi a ucciderci.

Sappiamo bene che a ucciderci è la transfobia e la transmisoginia sistemica e diffusa, è l’odio riversato sul web, è l’indifferenza dei movimenti femministi che non pensano mai lontanamente di scendere in piazza quando muore una persona trans, razzializzata e/o sex worker.

Siamo arrabbiat3, siamo stanch3, siamo furios3.

Riprendiamoci tutto.