MILANO: CORTEO SABATO 8 OTTOBRE ORE 15 concentramento a Porta Genova Nessuna prigione, nessuna estradizione! VINCENZO LIBERO, LIBERX TUTTX #Genova2001 #Parigi2022
Categoria: Solidarietà
SCALMANATX: RIVISTA DI CRITICA RADICALE ALLE SCUOLE E ALLE PEDAGOGIE
È uscito il numero 1 di Scalmanat*: rivista di critica radicale alle scuole e alle pedagogie


Riceviamo e diffondiamo:
«Siamo fermamente convinti che la questione degli studenti non possa rimanere confinata dentro le mura scolastiche, ma debba affacciarsi all’esterno, alla ricerca di complici e rivoltosi di ogni tipo. Come farlo spetta a noi oppressi deciderlo: incontrandoci fisicamente, cospirando uno al fianco dell’altra contro i nostri nemici comuni (Stato e padroni), facendo nascere complicità, amicizie, relazioni basate sulla reciproca cura, sulla solidarietà e sullo stare insieme nella realtà vera; rifiutandoci di barattare le relazioni sociali con quelle virtuali fatte apposta per dividerci e controllarci meglio, per renderci mansuete, isolati, ognuno nel suo involucro fatto di illusioni e false promesse di benessere e felicità. Alla nostra porta bussano le guerre, la scarsità di risorse sempre più care, un pianeta devastato dal capitalismo, un futuro precario in cui saremo impossibilitati a fare qualsiasi tipo di scelta che per noi sia veramente importante e determinante. Passa il tempo, i mesi e gli eventi catastrofici corrono. A noi la scelta: rimanere in difesa e subire passivamente le ingiustizie dei potenti, oppure unirci e attaccare chi ci vuole in catene nelle scuole, dentro e fuori i posti di lavoro e di studio».
Indice
Editoriale
Chi ha bisogno della scuola per imparare?
Un giorno come un altro: riflessioni sulla miseria del vissuto
scolastico quotidiano
Parole pericolose
Memorie di un’operaia dell’educazione
Tabula rasa, o della scuola digitale
Prezzo copia singola: 4 euro
Dalle 5 copie: 3 euro
[Purtroppo abbiamo dovuto aumentare il costo della pubblicazione a causa del numero delle pagine (il doppio rispetto al numero scorso) e al formato della rivista che – di conseguenza- abbiamo dovuto modificare]
Per info e ordini: scalmanatx@riseup.net
MESSINA: SALUTO AI DETENUTI DEL CARCERE DI GAZZI
Riceviamo e diffondiamo con un po’ di ritardo
Veniamo tuttx addestratx, con una violenza tanto piu’ feroce quanto piu’ difficile da riconoscere, a sopravvivere sempre piu’ (de)privatx di legami solidali, isolatx da contesti e relazioni la cui intensita’ potrebbe far vacillare la dipendenza degli individui dallo stato e dal mercato: vietato battere sentieri alternativi, vietato cercare – lottando e arraggiandosi – un’altra maniera di vivere. Veniamo da due anni nei quali e’ stato possibile, per chiunque non sia accecato dalla propaganda stregonesca dei padroni, vedere di cosa sia capace il Potere pur di rinsaldare le redini del proprio
dominio proprio nel momento in cui il suo impianto vacilla su tutti i fronti rischiando di portare il pianeta e gli umani alla catastrofe. Le armi di cui dispone si sono affinate sopra e contro i nostri corpi lungo il corso dei secoli: se oggi ad una rivolta nelle carceri si risponde ripristinando la pena
di morte, come avvenuto nel carcere di Modena e altri istituti detentivi durante il primo lockdown, quando 15 persone sono state brutalmente massacrate dalla polizia, o chiedendo l’introduzione del taser come strumento nelle mani dei secondini per impedire sul nascere ogni ribellione, come avvenuto a Noto qualche settimana fa, ieri si sono messe sul rogo le streghe, si sono poste le basi della ricchezza occidentale sulle macchie di sangue del colonialismo e dello sterminio, si sono soppressi i saperi meno funzionali alla logica della valorizzazione capitalistica, per spianare la strada a un ordine sociale patriarcale e gerarchico: il regno delle merci e dei signori degli eserciti. Per quanto potenti siano i mezzi di cui dispone, la storia delle persone che cercano con ogni mezzo necessario di autodeterminare la propria esistenza, e’ ricca di resistenze, rivolte, battaglie di difesa e di attacco illuminate dall’ardore dei propri cuori – incapaci di adeguarsi alla pressione sociale che imporrebbe di sopprimerne il battito ogni volta che ascoltarlo significa invece mettere in discussione la morale dominante che pretende di regolare (servendosi ieri dei preti, oggi degli psichiatri e dei giudici) i rapporti affettivi, sessuali, proprietari e di cura vigenti tra gli individui. Se dal profilo tracciato da forze dell’ordine ed “esperti” risulta che io sia “pericolosx socialmente”, posso vedermi applicata una misura disciplinare come la sorveglianza speciale pur in totale assenza di prove di reato: il pericolo, il crimine che li contiene tutti, per lo stato e’ cio’ che sono. E questo vale per le individualita’ anarchiche, cosi’ come per chi ha la sola colpa di non avere documenti, di aver varcato una frontiera. Galere e cpr sono il volto piu’ vero e piu’ rimosso dell’ordine sociale in cui viviamo. Chi, come Alfredo, Anna, Juan, ha dedicato la sua vita a mettere negli ingranaggi dell oppressione quanta piu’ sabbia possibile, paga oggi un prezzo altissimo: 28 anni di condanna e l’accusa di attentato con finalita’ di terrorismo per un ordigno alla sede della lega (azione che non ha fatto alcun ferito, nel paese di piazza fontana, portella della ginestra, stazione di bologna), la richiesta di ergastolo per azioni dello stesso tenore, il 41 bis per chi si e’ rivendicato le pratiche rivoluzionarie, tra cui la gambizzazione del manager dell’ansaldo nucleare, dimostrano il pugno di ferro che lo stato e’ disposto ad usare; ma anche, a saperla vedere, la paura che i potenti hanno di un incontro tra la rabbia che cova nel petto di moltissime persone comuni e la minoranza che agisce coscientemente mossa da un desiderio di sovvertimento radicale. Il recente processo ai militanti del SI cobas in seguito alle lotte nel settore della logistica e’ il segno visibile che la posta in palio e’ per tutte e tutti il restringimento degli spazi di agibilita’ esistenziale.
Il 41 bis e’ un regime detentivo che merita un’attenzione particolare – e alla cui soppressione generalizzata dovremo orientare molte delle nostre forze. Si tratta di una vera e propria tortura, di una dichiarazione di guerra rivolta verso il nemico interno. Applicato inizialmente con l’intento proclamato di stroncare e assestare il colpo di grazia alle organizzazioni mafiose, e’ stato via via esteso a reati di terrorismo – provando sempre piu’ ad integrare in questa categoria le forme non spettacolari di conflitto sociale. Noi che abbiamo conosciuto, nei nostri territori, la mafia come garante della riproduzione di rapporti sociali e codici di produzione di forme di coscienza totalmente funzionali alla logica del capitale; noi che sappiamo quantx compagnx siano statx repressx e uccisx per avere occupato le terre dei latifondisti insieme ai contadini, diciamo col cuore in gola che questa menzogna della lotta alla mafia da parte dello stato non ce la beviamo. Ci battiamo insieme contro la mafia, contro il carcere e il 41 bis, contro lo stato e tutte le sue gabbie.
Si accorgeranno, provando a seppellirla in carcere, che la rivolta e’ un seme che non smettera’ mai di germogliare.
ASL ROMA1: ORDINANZA DI ABBATTIMENTO DI SUINI E CINGHIALI NOTIFICATA ALLA SFATTORIA DEGLI ULTIMI
Da fb: Laboratoria ecologista autogestita LEA Berta Cáceres
Per questo motivo è urgente abituarci a partecipare e organizzare mobilitazioni anche intorno alla realtà invisibilizzata dello sfruttamento animale, non solo perché questo stesso sfruttamento che facciamo fatica a vedere è una delle principali cause della crisi climatica, nonché uno dei più gravi danni alla salute umana (è ormai comprovato, ad esempio, l’impatto sulla percentuale di tumori in pianura padana causato dagli allevamenti intensivi), ma anche e soprattutto perché siamo chiamate a comprendere che la profonda interrelazione in cui anche come specie umana siamo immerse comporta che nessunə è liberə finché tutt3 non saranno liber3!
BOLOGNA: GAZA RESISTE
Da Giovani e Palestina
STOP ALL’AGGRESSIONE ISRAELIANA
Martedì 9 agosto ore 18, Piazza del Nettuno
CONTRO PATRIARCATO, RAZZISMO E VIOLENZA DI STATO
DA FIRENZE A CIVITANOVA MARCHE
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ACCANTO A CHI OGGI NON C’È PIÙ, AL FIANCO DI CHI LOTTA!
Arriverà quella soglia di saturazione in cui l’insieme delle oppressioni e delle discriminazioni sistemiche diventerà inaccettabile?
Cosa unisce una professoressa trans* che sceglie il fuoco pur di smettere di subire violenze da questa societa’, due sex workers brutalmente uccise, l’omicidio di una donna trans* e l’assassinio di un uomo razzializzato ammazzato in questi giorni, mentre intorno i passanti riprendevano coi telefonini?
Li unisce il fatto di non essere episodi, fatalità, ma il preciso esito di una violenza strutturale accettata tutti i giorni.
La violenza razziale e di genere non e’ un problema di ordine pubblico, avere una vulnerabilità o una diagnosi psichiatrica non significa essere potenziali assassini diversamente da chiunque altro, non è né con la psichiatria, né col giustizialismo, che stravolgeremo alla radice la cultura segregazionista, patriarcale e machista che tiene in piedi questo sistema basato sullo sfruttamento che si riproduce nelle relazioni individuali e collettive.
Ci sono responsabilità precise che vanno indicate.
Chi arma le mani di chi uccide, ammazza?
Non è forse chi porta avanti campagne d’odio cavalcando le paure delle persone a fini economici, propagandistici ed elettorali?
Non sono media, giornali e stampa che veicolano stereotipi ed esasperano insicurezze e paure?
Non sono gli interventi di polizia e repressione che cacciano quotidianamente le fasce più povere e marginalizzate della popolazione dalle città, per fare spazio a profitto e speculazione?
Non è la dottrina securitaria e machista della “tolleranza zero”, della “guerra al nemico”, all’”invasore”?
Non è la morale “disinfettante” bigotta e borghese della “pulizia” e del “decoro” per la fortificazione/colonizzazione dello spazio, contro l’altro diverso da sé, neutralizzato come soggetto?
Non sono forse la violenza delle frontiere, il ricatto dei documenti, le discriminazioni istituzionalizzate?
Non è la delega, l’ipocrisia e l’indifferenza quotidiana?
In nome del Capitale, degli Stati e delle frontiere ogni giorno lə migranti e i migranti in fuga da guerra e povertà subiscono controlli razziali, ricatti, rastrellamenti, violenze e deportazioni. Tutto questo avviene nelle stazioni dei treni, negli areoporti, nelle questure e nei cpr, nei centri di “accoglienza”, all’interno delle città, nei luoghi dello sfruttamento di massa.
In nome del sistema patriarcale alla base di ogni Stato e di questa violenza, che necessita di muri e confini per esercitare il suo potere, ogni giorno le nostre compagnə queer, trans e gender-variant sono respintə in quanto imprevistə e indesideratə, allontanatə dalle famiglie, espostə a sfruttamento, a persecuzioni, aggressioni e vessazioni, sul lavoro, per le strade, nella vita quotidiana.
Quando sopravvivono alle aggressioni vengono incarceratə per essersi difese.
E’ importante dire forte e chiaro che la polizia non solo non ferma abusi e uccisioni ma fa parte del problema: quando non è quella che ammazza, tortura e reprime, è quella che aggredisce e umilia. Il carcere ha la funzione di difendere lo Stato patriarcale e la società borghese da eventuali minacce alla sua integrità, serve da schermo per coprire le disuguaglianze e le oppressioni su cui si regge, affinché tutto rimanga tale.
Se oggi le istanze femministe e transfemministe vengono sempre più depoliticizzate e assorbite dallo Stato e dal Capitale, strumentalizzate e spogliate della loro intrinseca conflittualità, essere oggi in strada ha una valenza doppiamente importante.
Una compagna trans è accusata di aver dato fuoco al citofono di una sede della Lega: in questura è stata descritta come “un uomo travestito da donna” nel tentativo di scalfire e umiliare ciò che vorrebbero annientare. 424 e 270bis, incendio con aggravante di finalità di terrorismo.
“Terrorismo”, la parola magica per intimidire e spaventare chi non intende più subire, la macchina della repressione ha sempre pronto come ribaltare il senso della violenza per colpire chi intende lottare, agire per difendersi.
Si, vorremmo che questa gente provasse un briciolo di quel terrore e di quella violenza di cui si serve per opprimere e opprimerci.
Non dimentichiamo nulla.
MOBILITAZIONI PER ALIKA OGORCHUKWU
SABATO 6 AGOSTO ORE 14.00
Ritrovo presso lo Stadio Comunale, Lungomare Sergio Piermanni
ROMA: CORTEO CONTRO IL RAZZISMO
In solidarietà alla comunità nigeriana di Civitanova Marche e agli affetti di Alika Ogorchuku.
DOMENICA 7 AGOSTO ORE 18:30
Largo Preneste
FIRENZE: SLUT WALK NAZIONALE
SE LO STATO E’ VIOLENTO, TERRORISTA LO DIVENTO!
CONCENTRAMENTO IL 6 AGOSTO 2022, h 19:00, IN PIAZZA SANTISSIMA ANNUNZIATA A FIRENZE
1312- TRIGGERZ: MISGENDERING, OMOTRANSFOBIA. -1312
Non possiamo permettere che passi il messaggio che possono continuare a ucciderci, a metterci in galera, a farci violenza e poi umiliarci, chiamandoci uomini travestiti da donne. Per questo in solidarieta’ con la compagna accusata, e con l’intento di rispondere ai colpi sempre piu’ forti che stiamo ricevendo, chiamiamo una slut walk nazionale.
Non siamo sbirri, ogni azione e’ benvenuta, sfogate la vostra fantasia! LGBTQIACAB
BOLOGNA, 2 AGOSTO: A FIANCO DI CHI COMBATTE CONTRO LO STATO E LE SUE STRAGI
Spezzone solidale con Anna, Alfredo e Juan durante il corteo del 2 agosto, per ribadire che lo Stato si fonda sulle stragi, per sostenere chi a tutto ciò si oppone!
ASSEMBLEA, ore 19.30, piazza dell’Unità (BO)