MILANO: PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MOBILITAZIONE PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MILANO, 6 APRILE ORE 15, DA P.ZZA DEL TRICOLORE

La tortura dei lager di Stato è ormai un’innegabile certezza documentata da centinaia di foto, video, dossier e testimonianze arrivate anche nelle aule giudiziarie, davanti alle quali non si più più fingere di non sapere.

E’ tempo di pretendere la fine della violenza legalizzata che nei CPR vede la punta dell’iceberg e che ha la stessa matrice della violenza che insanguina le frontiere europee e di quella che, sulla finzione di un’emergenza permanente ispirata al subdolo binomio immigrazione-sicurezza, trova il pretesto per introdurre norme liberticide e di repressione del dissenso a danno di tutte e di tutti.

E se alla favoletta del modello di CPR in cui i diritti vengano monitorati e rispettati non abbiamo mai creduto, non cominceremo proprio ora che le più recenti vicende di Milano ne dimostrano l’irrealizzabilità: commissariato dalla Procura, il CPR di via Corelli resta il lager di sempre.

Non possiamo pertanto assistere inerti alla moltiplicazione di questi luoghi di repressione e di lenta tortura psicofisica, né tantomeno alla loro rimozione forzata dalla visuale della società civile per essere trasferiti altrove e continuare ad operare indisturbati: ne va della tutela dei diritti di tutte e di tutti.

🔶 UN LAGER COMMISSARIATO RESTA SEMPRE UN LAGER: NON ESISTE UN MODO GIUSTO PER FARE UNA COSA INGIUSTA.

🔶 I CPR VANNO CHIUSI TUTTI E SUBITO, COMINCIAMO DA VIA CORELLI!

🔶 NO CPR NO LAGER DI STATO, NE’ A MILANO, NE’ ALTROVE, NE’ IN LIBIA NE’ IN ALBANIA!

BOLOGNA: IN CARCERE NON SI MUORE, SI VIENE UCCISX

Di ieri la notizia di una detenuta trovata morta alla Dozza mentre in carcere si svolgeva l’ipocrita passerella del Cardinale Zuppi. Si parla di gas inalato, ma sarebbero in corso accertamenti per capire se si sia trattato di suicidio o meno.

Mentre si continuano ad investire sempre più soldi nella costruzione di nuove galere e nell’assunzione di nuovi agenti penitenziari, non interessano le condizioni di chi si trova reclusx e quotidianamente subisce l’orrore del carcere, tra celle sovraffollate, cibi scaduti e soprusi, come non interessano le difficoltà di una vita libera ‘fuori’ fatta di precarietà, sfruttamento, discriminazioni, solitudine, impoverimento di beni materiali e reti sociali. Difficoltà che si moltiplicano esponenzialmente nell’impatto con una quotidianità come quella dietro le sbarre.

La caccia alle streghe che vediamo dispiegata per le strade dei nostri quartieri, sempre più militarizzati, conferma la funzione primaria del carcere come strumento di governo e gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale: una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là.

Per noi una sola cosa è certa, un’altra donna è morta per mano dello Stato.

PALERMO: ARRESTI E MISURE CAUTELARI PER UN’AZIONE CONTRO LEONARDO SPA

Diffondiamo:

Questa mattina la Questura di Palermo ha eseguito tre misure cautelari, due obblighi di firma e una custodia cautelare in carcere per tre militanti di Antudo. Le accuse del PM, poi ridimensionate dal GIP, sono quelle di atto terroristico, detenzione di materiale esplosivo, diffusione di materiale informatico, per un sanzionamento ai danni di una sede di Leonardo SPA in via Villagrazia a Palermo. Le immagini del sanzionamento erano state ricevute e divulgate sul portale di informazione antudo.info.

A seguito della pubblicazione del video, i componenti palermitani della redazione erano stati già raggiunti da perquisizioni e sequestro di dispositivi informatici.

Un impianto accusatorio assurdo tutto basato sulla diffusione di un video. Ci chiediamo, allora, quanto la libertà di informazione sia davvero tale. Se per il solo motivo di evidenziare la complicità di Leonardo alla guerra si possano attivare tali misure repressive.

É ormai ben noto come l’azienda Leonardo, partecipata statale, sia pedina bellica ed economica fondamentale in questo momento sullo scacchiere mondiale. Infatti mentre il P.M. continua a battere sull’accusa di terrorismo, il GIP afferma l’ inconcludenza delle accuse, ridimensionandole.

Ma non sembra casuale che queste misure arrivino all’alba di stamattina, proprio in un periodo in cui a causa delle proteste contro la guerra e il genocidio in atto a Gaza, la Leonardo è divenuta obiettivo di manifestazioni, presidi, petizioni per denunciarne i profitti miliardari sulle tecnologie militari. Ci sembra un ulteriore segnale di quanto le proteste contro la guerra e le sue industrie sporche di sangue vadano represse anche tramite la privazione della libertà di chi si oppone alle scelte guerrafondaie dello stato italiano e della Nato.

Sono, in effetti, questi mesi, in cui il gruppo Leonardo SPA ha visto esponenzialmente crescere profitti, assunzioni, investimenti e un’ implementazione della produzione di armamenti e tecnologie militari.

Mentre dall’altro lato del Mediterraneo con i droni prodotti da questa azienda, vergogna made in Italy, Israele bombarda la popolazione civile della striscia di Gaza, chi fa luce sulle responsabilità viene raggiunto da misure repressive. Chiediamo con forza la chiusura delle fabbriche di morte e la libertà per tutti coloro che lottano e si oppongono alla guerra.

FREE THEM ALL: SETTIMANA DI MOBILITAZIONE

Dal 18 al 23 marzo 2024
Per mantenere viva l’attenzione, per non lasciare nessuno indietro, per impedire l’estradizione di Gabriele, per una società libera da ogni carcere: in Ungheria, in Italia o in Palestina. Mobilitiamoci per una settimana, ognun come crede, con ogni mezzo che si ritiene opportuno.

  • 23 marzo Roma: corteo né prigione né estradizione
  • 28 marzo Milano: udienza per l’estradizione di Gabriele
  • 28 marzo Budapest: processo a Ilaria e lx altrx antifa

AGGIORNAMENTI SUI FATTI DI MALPENSA

Diffondiamo:

Mercoledì 20 Marzo si è venuti a conoscenza dell’imminente deportazione di Jamal, compagno torinese trattenuto nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Appena ricevuta la notizia alcuni compagni e compagne si sono mossi verso l’aeroporto di Milano Malpensa dove i solidali sono riusciti ad accedere alle piste e mettersi davanti all’aereo della Royal Air Maroc diretto a Casablanca, bloccandolo e ritardando la partenza del volo. Si è scoperto in seguito che Jamal era stato portato all’aeroporto di Bologna e da lì deportato in Marocco. Sull’aereo bloccato a Malpensa era comunque presente una persona la cui espulsione è stata probabilmente impedita grazie al blocco dell’aereo e al successivo rifiuto del pilota di eseguire la deportazione.
I compagn sono stat trattenut fino a tarda serata; una compagna è stata poi rilasciata con la denuncia di interruzione di pubblico servizio, gli altri si trovano invece in carcere in attesa della convalida di arresto e sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Di fronte alla violenza sistemica della macchina di gestione ed espulsione di persone senza documenti europei, questi momenti di coraggio e determinazione ci ricordano che non è tutto inevitabile e che inceppare il meccanismo è possibile. Se l’obiettivo statale è la normalizzazione delle pratiche di espulsione, l’isolamento e il silenziamento delle proteste e delle rivolte che infiammano i centri di detenzione dal canto nostro non lasceremo solo chi si oppone a ciò  dentro come fuori.

Bloccare le deportazioni è possibile, scendere sulle piste degli aeroporti ancora di più!
Peppe, Josto, Miriam, Elena liberi
Libertà per tutti e tutte!

Per scrivere ai compagni:
Giuseppe Cannizzo
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Josto Jaris Marino
C.C di Busto Arsizio
via Cassano Magnago 102
Busto Arsizio (VA) 21052

Per scrivere alle compagne:
Elena Micarelli,
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

Miriam Samite
C. C. Francesco di Cataldo (San Vittore)
piazza Gaetano Filangieri 2
Milano 20123

OPPORSI ALL’ESTRADIZIONE DI ANAN, OPPORSI AL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE

Diffondiamo:

Opporsi all’estradizione di Anan significa opporsi all’abominio che è il carcere ad ogni latitudine, significa essere solidali con tutte le persone che subiscono la repressione e con tutte le persone recluse. Significa stare al fianco della resistenza del popolo palestinese. Significa provare a inceppare quella democratica macchina da guerra che si manifesta non solo con bombe e armi ma anche, davanti a noi, con telefonate tra ministeri degli interni, accordi economici e collaborazioni tra sbirri.

Qui il manifesto tradotto in più lingue:  https://tribolo.noblogs.org/opporsi-allestradizione-di-anan-opporsi-al-genocidio-del-popolo-palestinese/

SVALICO TOUR DEL CAPITANO A.C.A.B.

Riceviamo e diffondiamo:

SVALICO TOUR DEL CAPITANO A.C.A.B.

22/23/24 MARZO 2024 nelle valli: SUSA – CHIUSELLA – PELLICE

– Presentazione della Cassa Antirepressione Capitano A.C.A.B.
con BANCHETTO (libri, opuscoli, magliette, toppe, cartoline, …)

– Presentazione del libro “ASSOPIRSI” con l’autore G. Cortesi.
“Pensare a una presentazione di narrativa è complicato e affascinante. Non c’è un soggetto ma tanti soggetti, non una storia sola, ma miriadi di incroci, non un solo punto di vista, ma gli sguardi dei personaggi, dex lettorx, delle parole… “Assopirsi” è un piccolo romanzo scritto da un anarchico per altrx compagnx, che poi, casualmente/fortuitamente, è stato pubblicato dal mondo “altro”. Il protagonista è uno come noi, insonne, perchè il mondo è un incubo che si vede meglio da svegli. Da un paesello prototipo a una metropoli industriale identica a tutte le metropoli industriali, s’imbatte nel mondo attraverso le lotte, le notti, la poesia, gli incontri. Fino alla fine, che è una fine proprio da romanzo, perchè ci commuova e ci smuova ancora la passione per la vita che si affaccia alla morte.”

VENERDI’ 22 – VAL SUSA – BUSSOLENO
Caza Feu
via Walter Fontan 12a
ore 18:30 Apericena
ore 20:30 presentazioni

SABATO 23 – VAL CHIUSELLA – RUEGLIO
Libreria Sottobosco
via E. Compagno angolo Martiri della Libertà
ore 18:30 Apericena
ore 20:30 presentazioni

DOMENICA 24 – VAL PELLICE – TORRE PELLICE
Scuoletta
via Coppieri 48
Ritrovo ore 10:00 – Breve camminata fino alla borgata Bonnet.
Pranzo al sacco conviviale e presentazioni.
Rientro per le 16:00 per Gran Merenda Vegan.

ANAN YAEESH LIBERO! NO ALL’ESTRADIZIONE IN ISRAELE

Diffondiamo

Domenica 10 marzo dalle 14 alle 17
Presidio davanti al carcere di Terni

Il 29 gennaio 2024 le autorità italiane a seguito di una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane hanno arrestato Anan Yaeesh, attualmente detenuto nel carcere di Terni. 
Anan Yaeesh, 37 anni, è un palestinese originario della città di Tulkarem, in Cisgiordania, nel corso degli anni ha condotto la propria attività politica all’interno del contesto della Seconda Intifada; ha scontato oltre 4 anni nelle carceri dell’occupazione e subito un agguato delle forze speciali israeliane nel 2006, durante il quale ha riportato gravi ferite per i colpi a lui inferti.

Anan lascia la Palestina nel 2013, diretto verso l’Europa. Si reca inizialmente in Norvegia dove viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere i proiettili rimasti nel suo corpo per anni.

Nel 2017 raggiunge l’Italia, dove si stabilisce e dove nel 2019 ottiene un regolare titolo di soggiorno e la protezione speciale dell’Italia per i suoi trascorsi politici in Palestina. Nel 2023 si reca in Giordania, dove viene rapito dai servizi di sicurezza giordani allo scopo, con ogni probabilità, di consegnarlo a Israele.

Dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della diffusione della notizia del suo arresto e il pericolo che venisse consegnato alle autorità israeliane, i servizi di sicurezza giordani si trovano nella condizione di doverlo rilasciare al fine di evitare malcontento e reazioni da parte dell’opinione pubblica.

Nel novembre del 2023 torna in Italia, a L’Aquila, dove risiede, e viene arrestato il 29 gennaio a seguito di un mandato di cattura italo-israeliano; l’arresto ha luogo a seguito del consenso da parte del governo italiano all’estradizione – è infatti sulla base delle indicazioni del Ministero della Giustizia italiano che viene portata avanti la richiesta di misura cautelare.

La decisione di procedere con l’estradizione è di enorme gravità, e alla gravità del fatto che sia presa in considerazione l’estradizione di un cittadino palestinese alle autorità israeliane (sulla base di ipotetiche azioni di resistenza, svoltesi nei territori occupati, tutelate quindi dal diritto internazionale), si aggiungono anche una serie di considerazioni dettate dall’attuale situazione politica.

In primis l’Italia consegnerebbe un palestinese alle autorità israeliane, le quali lo processerebbero in un tribunale militare. Inoltre molteplici sono stati i rapporti di organizzazioni e associazioni internazionali per i diritti umani – tra cui il consiglio ONU per i diritti umani – che riportano e denunciano le inumane condizioni di detenzione e tortura nelle carceri italiane.

In caso di estradizione, il destino di Anan sarà quello di essere condotto davanti ad una corte militare e sottoposto a trattamenti disumani, condizioni detentive impensabili, che hanno già causato negli ultimi quattro mesi la morte di nove prigionieri politici palestinesi, uccisi nelle carceri israeliane dalla tortura e dalla negligenza sanitaria.

Inoltre, con ogni probabilità, gli elementi su cui sono state formalizzate accuse ad Anan Yaeesh sono il frutto di ormai noti metodi d’investigazione e interrogatori considerati illegali in Italia e compatibili con la definizione di tortura.

Riteniamo che questo episodio rischi inoltre di rappresentare un pericoloso precedente volto a sdoganare l’estradizione e la consegna di palestinesi in Italia e in Europa dietro richiesta di Israele che, ricordiamo, porta avanti la pulizia etnica e il massacro del popolo palestinese, la colonizzazione e l’occupazione militare dei territori palestinesi.

Per la liberazione immediata di Anan Yaeesh, per far sentire la contrarietà ad un’estradizione in aperta violazione del diritto internazionale e per far sentire ad Anan Yaeesh la voce solidale di chi contrasta il genocidio del suo popolo.

Coordinamento ternano per la Palestina

CREMONA: BENEFIT INGUAIATE CON LA LEGGE E RIFLESSIONI SUL LIBRO “DELL’INCOMPATIBILITÀ TRA NUCLEARE E VIOLENZA” [9 MARZO]

Riceviamo e diffondiamo:

BENEFIT INGUAIATE CON LA LEGGE
Continuando a imbrattare e danneggiare il potere

Dalle 20 cena benefit
Dalle 21  riflessioni sul libro “Dell’incompatibilità tra nucleare e violenza” di Günther Anders

Performance, Dj set e LIVE set

Allo spazio autogestito Kavarna, via Cascine Corte 11, Cremona.

NO FASCI, NO MACHI, NO SBIRRI

RESISTERE ALLA MACCHINA DELLE ESPULSIONI: SUI FATTI ALLA QUESTURA DI TORINO

Diffondiamo:

Non partiremo dalle botte, dal fatto che ci hanno strappato via un compagno, dal fatto che nei CPR torturano e che dai CPR deportano.

Non partiremo da questo perché non sarebbe il discorso di Jamal.
Pertanto non è e non sarà il nostro.

LE RIVOLTE

Un anno fa il CPR di corso Brunelleschi bruciavaBruciava e chiudeva grazie al fuoco dei ribelli. Quelle colonne di fumo che si stagliavano al cielo emanavano la forza di una rivolta, dando coraggio a chi, fuori, coglieva quel momento per immaginare una solidarietà che nelle sue possibilità riuscisse ad essere palpabile ed efficace. Che potesse superare quel tempo e quel luogo e rimanere solida nelle sue prospettive di lotta contro la detenzione amministrativa, la macchine delle espulsioni e il razzismo sistemico e sistematico.

LEGAMI E ALLEANZE

Jamal è un pezzo di questa storia, è il segno profondo che il rapporto tra un dentro e un fuori è stato auspicabile, possibile, reale. Che organizzarsi insieme è un orizzonte non solo desiderabile ma realizzabile.

In questo anno abbiamo provato a tessere i nessi di senso che legano la guerra esterna – che ha raggiunto il suo apice con il genocidio palestinese – insieme alla costruzione del nemico interno – inquadrato per lo più tra il sottoproletariato razzializzato e chi lotta. Abbiamo ribadito, sempre più convint*, che creare qui alleanze di lotta con chi subisce l’oppressione di classe e lungo la linea del colore è il nostro punto, il nostro orizzonte, la nostra strada.

TENTARE IL POSSIBILE

Jamal è un nostro compagno, un nostro amico. Ha fatto questa strada con noi e non potevamo che tentare il possibile: inceppare il suo trasferimento in un CPR, dove per 18 mesi può essere sottoposto a detenzione e violenza, può essere torturato, per poi, un giorno, arrivare alla deportazione.
Mentre sotto i nostri occhi si muovevano gli ingranaggi del razzismo di Stato, non potevamo permetterci di rimanere inermi.

La macchina delle deportazioni e della detenzione amministrativa si compone di tanti piccoli pezzi: dalle perizie medico legali delle ASL, alle imprese che costruiscono e/o gestiscono i centri di detenzione; dai rastrellamenti degli sbirri durante le retate, ai voli charter che realizzano le deportazioni.
Ognuno di questi tasselli è più vulnerabile di quanto non sembri nel suo insieme il moloch delle detenzione amministrativa.
La sorpresa e la difficoltà degli sbirri nel dover gestire lo slancio di solidarietà di fronte alla questura ne sono la conferma.

IL COPIONE DEI MEDIA

La copertura mediatica dell’accaduto ha seguito un copione decisamente rodato: una comunicazione dell’ufficio stampa della questura viene inoltrata e ripubblicata da agenzie di stampa e giornali senza la minima rielaborazione.
E così gli aggressori diventano aggrediti e i professionisti della violenza (coloro cioè che della violenza istituzionale fanno la propria professione) passano per vittime.
Spariscono i pugni in testa, le manganellate scomposte, le minacce, gli insulti. Nella narrazione univoca e standardizzata delle veline poliziesche, sparisce la radice stessa della violenza, quella dei meccanismi di potere e dei dispositivi di governance delle classi sfruttate, quotidianamente emarginate, discriminate, incarcerate, espulse. Unica vera notizia (nel senso di fatto degno di nota) in questo caso è stata la “necessità” da parte della polizia di dispiegare appieno questa violenza per portare uno “straniero” nel CPR di Milano, un posto – tra gli altri destinati alla detenzione – disumanizzante al punto da creare scandalo per la gestione delle persone recluse.
Se in questi giorni la brutalità della polizia è balzata agli onori delle cronache per alcuni casi di violenze perpetrate durante momenti di protesta, la storia di ieri può aggiungere allora un prezioso tassello alla comprensione dei meccanismi che regolano e reggono le iniquità sociali: i poliziotti non picchiano solo ai cortei, non colpiscono solo gli avversari di questo o quel governo. I poliziotti pestano tutti i giorni, per garantire a suon di botte che la società dello sfruttamento rimanga tale.

Sappiamo che su Jamal è caduta più potente la brutalità della repressione perché ha scelto di lottare, ha scelto di organizzarsi. Il colpo e i colpi di oggi però non sono niente in confronto alla rabbia che abbiamo nel cuore e all’amore che arde questa lotta e ci lega alle compagne e compagni che troviamo lungo la strada.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÁ!

PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR DI VIA CORELLI DI MILANO

10 MARZO 2024 ORE 15

Il fuoco dei CPR brilla ancora e il coraggio delle lotte e delle rivolte stenta a placarsi.

A Jamal e alla sua libertà
A chi si ribella e si rivolta.
Ai rivoluzionari e alle rivoluzionarie.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI CPR