CPR MACOMER: TRASFERIMENTI IN ALBANIA, SCIOPERO DELLA FAME, PRIGIONIERI ISOLATI E ABBANDONATI A LORO STESSI

Diffondiamo da rifiuti.noblogs.org

La macchina razzista dello Stato continua il suo vile lavoro, adesso ancora più forte grazie all’apertura del lager in Albania: i due ragazzi algerini che hanno iniziato la protesta del cibo a Macomer, innescando una potenziale rivolta, sono stati immediatamente trasferiti, prima a Roma, poi a Bari e sabato scorso in Albania. Chi non abbassa la testa dentro i cpr, viene subito portato via, per evitare possibili rivolte.

Questo non ha fermato i reclusi dentro Macomer, alcuni di loro (l’intero blocco c) rifiuta il cibo da sei giorni. Il blocco sinistro ha riiniziato a mangiare domenica, perché la gestione li ha convinti che il cibo sarebbe migliorato, invece ieri è arrivato di nuovo marcio e puzzolente, quindi l’hanno rifiutato. Questo è uno dei tanti motivi della loro protesta, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ci sono anche altri problemi con cui devono lottare ogni giorno: tre ragazzi hanno delle fratture, due alla gamba e uno allo schiena, non hanno neanche le stampelle. L’acqua è poca, l’assistenza medica è praticamente assente. Chi è stato in altri cpr e carceri dice che un posto del genere non l’ ha mai visto. Alcuni dovrebbero essere posti in libertà perché la loro compagna è italiana, in altri cpr per questo fatto sono stati liberati; a Macomer, invece, esiste una prassi di udienze ritardate (di competenza dei giudici di pace del tribunale di Oristano), la macchina burocratica, complice del razzismo di Stato, allunga la loro tortura. Ieri due ragazzi che hanno ricevuto la notizia dell’ennesimo rinvio dell’udienza, si sono lesionati con un taglierino, uno di loro si è cucito la bocca con del filo di ferro. Non è il cibo, non è l’acqua, non è l’assistenza quello che vogliono più di ogni altra cosa, ma essere liberi: “non c’è possibilità di libertà, condanna senza motivo”.

Elizabeth Rijo, la direttrice del centro, per conto di Officine Sociali, aveva fatto la sua bella comparsa in televisione, dicendo che voleva cambiare questo posto, organizzando attività coinvolgenti come dei balli di gruppo (Leggi qui). I prigionieri dicono che non si presenta neanche ai colloqui che loro chiedono di avere con lei, con la speranza che possa aiutarli in qualche modo. La cosa peggiore forse è questa: cercano di illuderli che la loro situazione potrà migliorare, ma in realtà sono abbandonati a loro stessi. Li hanno privati della loro libertà, gli danno cibo avariato, li fanno stare coattamente assieme dentro una gabbia, alcuni di loro hanno problemi di dipendenza e fisici, e poi gli promettono dei miglioramenti, senza mantenere alcuna promessa. La garante dei detenuti, Irene Testa, avrebbe detto di essere informata di questa situazione ma non fa un bel niente, oltre a partecipare a convegni e assemblee. Forse anche lei legge i post del nostro blog perché altrove non se ne parla.

Dentro il CPR i prigionieri sono isolati e buttati come spazzatura, ma i veri rifiuti sono quelli che sostengono e collaborano, e sono tanti, con questo sistema di merda. Chi è privato della libertà e sta dentro quel lager, lo sa.

PERQUISIZIONI A COMO

Riceviamo a diffondiamo da Como con tutta la nostra solidarietà per lx compagnx colpitx. No, la repressione non romperà i nostri legami di solidarietà, amicizia, complicità e amore 🔥

Alle 7:45 del mattino di giovedì 8 maggio DIGOS e agenti della polizia hanno fatto irruzione nell’abitazione di una compagnx a Como, con un mandato di perquisizione per un presunto imbrattamento commesso a Como il 7 gennaio scorso, finalizzato alla ricerca di materiale utilizzato per imbrattare. L’abitazione è stata completamente ribaltata, dunque, per cercare delle bombolette spray. Assieme a tutti gli ambienti della casa, anche lx compagnx ha subito una perquisizione personale; si è dovuta spogliare nudx e fare tre squat davanti ad un agente donna -alle sette del mattino!!!!-. Gli sbirri, seppur alla ricerca di materiale utile all’imbrattamento, hanno perquisito tutta l’abitazione, anche il frigorifero e gli scaffali della cucina, buttando per terra il cibo nelle mensole. Inoltre, con il loro mandato avrebbero dovuto limitarsi ad entrare soltanto alla stanza della compagna e negli ambienti comuni della casa; nonostante ciò hanno fatto finta di niente, perquisendo tutta l’abitazione, persuadendo il coinquilino ad essere collaborativo con chiacchiere e discorsi da “sbirri buoni”. Lx compagnx si è fatta la colazione mentre gli infami cercavano prove del grande delitto, gettando a terra il cibo, ribaltando i divani, svuotando tutte le mensole e buttando le cose talmente senza cura che alla fine nessuno riusciva più a muoversi negli spazi dell’abitazione.
Come siano arrivati a sapere l’indirizzo dell’abitazione dellx compagnx, rimane un mistero. Probabilmente appostandosi nei giorni precedenti al di fuori dell’abitazione, controllando chi entrava e usciva.
Dopo aver ribaltato la casa, alle 10 il convoglio di polizia digos e compagnx si è spostato alla seconda location, la casa dei genitori della compagnx, dove aveva ancora la residenza. Qui ha trovato poco o nulla: solo vestiti da bambinx e peluche. Inoltre, la polizia ha più volte ritirato il telefono, dicendo che non c’era bisogno di comunicare con l’avvocato ogni tre minuti (diritto invece legittissimo), e lo ha riconsegnato solo alla fine di tutto il teatrino.
Una volta arrivatx in questura, la persona è stata identificata dalla p. scientifica e portata negli uffici ad attendere dalle 10:30 circa alle 15:30 del pomeriggio per il verbale della perquisizione. Le ore sono passate lentamente, con lx compagnx in balia della voglia di scherzare, provocare, estorcere informazioni e minacciare di ogni digossino. Dato che non si sedeva compostx sulla sedia, è statx fatto alzare e stare in piedi per alcune ore. La digos ha offerto acqua e cibo, dicendosi gentile e pronta a soddisfare ogni bisogno; si è però offesa quando non ha ricevuto neanche un “grazie”.
Atteggiamenti di aggressiva prepotenza come questi, che il sistema e i suoi organi repressivi vorrebbero normalizzare, sono di per sè violenti ed inaccettabili. La rabbia e il senso di sopraffazione sono sentimenti comuni quando si vivono queste situazioni; è importante rimanere lucidx, mantenere la calma e ricordarci di chi ci aspetta fuori dalle mura nemiche della Questura, per un abbraccio o un aiuto a rimettere a posto tutta la casa distrutta dalla polizia.

La repressione non romperà i nostri legami di solidarietà, amicizia, complicità e amore.

PALERMO: ASSEMBLEA PUBBLICA CONTRO IL DECRETO SICUREZZA. VERSO IL CORTEO DEL 17 MAGGIO A CATANIA

Diffondiamo

Contro uno Stato che tumula, affossa ed uccide le detenutx dentro le carceri e i CPR cosa possiamo fare?

Contro uno Stato che ha in mente di devastare il territorio costruendo il Ponte sullo Stretto sulle case delle persone cosa possiamo fare?

Contro uno Stato che si impegna per una costante militarizzazione dei quartieri cosa possiamo fare?

Cosa fare per opporci al Genocidio del popolo Palestinese?

Il governo ha le idee chiare: non possiamo fare niente.

Il 12 Aprile, dopo un colpo di mano, Mattarella firma il DL in materia di sicurezza.

Un decreto legge liberticida che aumenterà le pene per chi occupa case, per chi fa un picchetto fuori da lavoro, per chi si oppone alle grandi opere, per chi possiede materiale di controinformazione ed inserisce nuovi reati che permettono di incarcerare sempre più persone.

Un DL che fornisce nuovi strumenti, soldi e impunità a sbirri e guardiani vari per abusare, uccidere, e provare a imporre così la violenza sistemica che questo Stato di Polizia non ha mai sdegnato.

Il 17 Maggio a Catania è previsto un corteo che possa riportare in strada le grida dellx ultimx e la rabbia di chi non si piega al potere ed alla violenza del capitale.

Lo presenteremo a Palermo giorno 11 Maggio 2025 in Piazzetta S. Agata alla Giulia h. 16.30

SCIOPERO DELLA FAME DEI RECLUSI NEL CPR DI MACOMER

Diffondiamo

Martedì scorso i reclusi nel blocco destro del lager (CPR) di Macomer sono stati male dopo aver mangiato il cibo datogli dall’amministrazione. In particolare un ragazzo ha accusato un forte malore e perciò è stato portato in ospedale. I medici hanno confermato che il malore era causato dall’ingestione di cibo avariato. Ieri i suoi compagni del blocco hanno iniziato uno sciopero, rifiutando il cibo e protestando contro l’amministrazione di Officine Sociali, diretta, in Sardegna, da Elizabeth Rijo, già candidata alle scorse elezioni regionali con la lista di Soru e alle comunali di Cagliari con una lista per Massimo Zedda . Sono intervenuti gli antisommossa e qualcuno dei loro dirigenti di polizia ha odorato il cibo dicendo che era immangiabile. La protesta comunque è stata temporaneamente bloccata, ma non lo sciopero del cibo.

Infatti stamattina la rivolta si è riaccesa quando il ragazzo è rientrato dall’ospedale. Per placare tutto è stato forzatamente trasferito a Roma (non sappiamo se per un rimpatrio o per la reclusione in un altro cpr). Oggi anche gli altri due blocchi si sono uniti allo sciopero, i reclusi stanno rifiutando il cibo.

Inoltre nel blocco destro hanno tutti un problema alla pelle: sono comparse delle macchie rosse, che irritano e bruciano. L’amministrazione gli ha somministrato una crema che ha solo peggiorato la situazione.

Solidali con le persone private della libertà, vicini alla loro lotta, facciamo uscire la loro voce aldilà delle mura di quel lager.

I CPR SI CHIUDONO CON IL FUOCO DEI RECLUSI, A LORO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ

Anarchicx contro carcere e repressione

https://rifiuti.noblogs.org/post/2025/05/08/sciopero-della-fame-dei-reclusi-nel-cpr-di-macomer/

TORINO: PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR

Diffondiamo

SABATO 10 MAGGIO ORE 18:30
appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro

Ora più che mai sentiamo l’esigenza di essere presenti e numerosx sotto le mura del CPR di Torino.

Dal giorno della sua riapertura, i reclusi hanno continuato senza tregua a resistere e lottare contro questo lager di stato. Nella serata di Mercoledì 30 Aprile, il fuoco della rivolta ha divampato portando all’attuale chiusura dell’area Viola.
Nonostante la repentina e brutale repressione di questi momenti, nei giorni a seguire non sono mancati atti – anche consistenti – di insubordinazione.

Sappiamo che l’unica forma di lotta possibile contro questi centri è quella che i detenuti continuano a mettere in campo con coraggio, attraverso proteste quotidiane: dagli scioperi della fame alle rivolte che infiammano le aree.
L’unica soluzione possibile è che questi lager vengano chiusi da dentro e con il fuoco della rivolta, come è successo nel Febbraio 2023.
Dinanzi a questo, il minimo – ma necessario e irrinunciabile – che possiamo fare noi è essere presenti da fuori per trasmettere tutta la forza della solidarietà ai reclusi.

Sappiamo che ci sentono, teniamoci strettx a loro. Non lasciamo nessunx indietro.

Perchè chi lotta non è, e non sarà mai, solx.

FUOCO AI CPR

BARI: JAPR L’EKK – APRI GLI OCCHI CONTRO LA REPRESSIONE

Diffondiamo

Siamo una rete di collettivi e singole soggettività che si riunisce a Bari dall’inizio di settembre 2024 a seguito delle focose proteste accadute nelle carceri italiane nell’estate 2024. Abbiamo riconosciuto anche grazie alle loro proteste come il pugno di ferro dello stato, sta colpendo sempre più forte. Nelle carceri e nei CPR vediamo la violenza della stato nella sua forma più tangibile ma ormai anche nelle strade si vedono gli attacchi mirati a chi in questo Paese prova ad andare avanti. Ce lo stanno facendo capire bene: se hai il portafoglio pieno (e la pelle bianca) “sii felice sei a bari” altrimenti fuori.

Galere e CPR sono strutture detentive fondamentali per la continuazione e la crescita di questa società ipocrita e sbagliata. Quando sei fuori dalla “legge del momento” devi essere punitx, che tu sia un migrante o una persona trans, che il problema sia la casa o il documento… l’obbiettivo è annullarti e gli strumenti sono tanti. Affinché tu possa essere da esempio, perché la nostra libertà significa la loro banca rotta.

Ed è per questo che nasce questa assemblea: alla repressione che cresce vogliamo rispondere costruendo alleanze bastarde e complicità insolite, vogliamo far scoppiare la bolla del decoro urbano e ricolorare le strade. Vogliamo rompere l’isolamento delle persone detenute a Bari, nel carcere e nel cpr, e provare dal basso a costruire una cassa cittadina per chi viene colpitx dalla repressione.

A CHI HA UNA BOMBA DENTRO AL CUORE LIBERTÀ A TUTTX LX PRIGIONIERX – FUOCO AI CPR

https://japrlekk.noblogs.org/

AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE DI ALFREDO COSPITO

Diffondiamo alcuni aggiornamenti sulla situazione del compagno Alfredo Cospito, che descrivono un evidente inasprimento delle condizioni già di per sé aberranti della reclusione in 41 bis.

Da alcuni mesi, Alfredo sta affrontando una progressiva limitazione nelle già esigue possibilità di vivibilità del regime detentivo a cui è stato assegnato dal 2022, tra cui il blocco praticamente totale della corrispondenza da/per l’esterno, l’impossibilità di accedere alla biblioteca interna (autorizzazione che Alfredo aveva avuto dalla Direzione), il blocco dei libri regolarmente acquistati in libreria tramite il carcere (come prevede il regime del 41 bis) e di altri beni, come farina o indumenti, di uso quotidiano.

Tutto ciò avviene, guarda caso, in coincidenza con la condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio del sottosegretario alla giustizia Delmastro (proprio per la vicenda delle intercettazioni ambientali, divulgate in Parlamento da Donzelli, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del suo “gruppo di socialità”). Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni a fine del dicembre scorso del direttore del DAP, Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico e, ancora guarda caso, il ritorno al comando della sezione 41 bis di Bancali del graduato dei GOM che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni.

Rilanciamo quindi l’appello che diffondemmo l’anno scorso in merito alla corrispondenza indirizzata ad Alfredo, come primo passo perché riacquisti incisività e costanza la mobilitazione per strappare Alfredo dall’isolamento e per continuare a lottare contro l’ergastolo e il 41 bis.

CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

È importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in 41 bis nel carcere di Bancali (Sassari). Il lavoro certosino (e spesso francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al pressapochismo tipico delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso sistemi tracciabili quali la raccomandata (anche senza ricevuta di ritorno) o la “Posta 1”. Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di conoscere lo stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per cercare di sbloccare la corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i trattenimenti e la posta spesso semplicemente scompare.

Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o foto dei tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa Antirep delle Alpi Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile.

La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto anche attraverso lettere e cartoline!

L’indirizzo per scrivergli è:

Alfredo Cospito
C. C. “G. Bacchiddu”
strada provinciale 56 n. 4
Località Bancali
07100 Sassari

Mentre per inviare le vostre ricevute: cassantirepalp@autistici.org

Contro tutte le galere!

Cassa AntiRep delle Alpi Occidentali

FRANCIA: AGGIORNAMENTI SU LOUNA, COMPAGNA TRANS ANARCHICA ARRESTATA PER UN ATTACCO INCENDIARIO E ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Diffondiamo da Transenne – Barricate contro la transfobia

Louna è una compagna trans anarchica arrestata a metà ottobre 2024, e trattenuta da allora fino a febbraio 2025 in custodia cautelare nel carcere maschile di Tarbes.

Louna è stata accusata di aver dato fuoco a un macchinario utilizzato per la costruzione dell’autostrada A69 tra Castres e Tolosa, un progetto tanto inutile quanto mortifero. È stata rilasciata dal carcere il 14 febbraio 2025, dopo quattro mesi di prigione preventiva. La settimana precedente aveva avuto luogo il suo interrogatorio con il giudice istruttore, durante il quale lx avvocatx di Louna avevano anche presentato una richiesta di rilascio, che è stata poi accettata.

Durante il colloquio con il giudice istruttore, Louna ha rivendicato la responsabilità dell’azione di cui è accusata. Ha detto: “Rivendico di aver tentato di danneggiare un’attrezzatura da costruzione. Tuttavia, non mi scuserò, perché lo considero un atto di legittima difesa dell’ambiente. Ricordiamo che negli anni ’40 lx combattentx della Resistenza erano etichettatx come terroristx: mi chiedo come saremo chiamati in futuro…”. Allo stesso tempo non ha risposto alle viscide richieste del giudice di collaborare alle indagini e fornire informazioni su altre persone.

Il caso non è tuttavia terminato. Louna non è più in carcere, ma è sottoposta a una stretta sorveglianza giudiziaria: ha l’obbligo di rientro notturno, deve presentarsi in caserma una volta alla settimana, le è vietato lasciare la provincia e soprattutto le è vietato avere contatti con le persone a lei vicine…

Seguiranno aggiornamenti sulle indagini in corso e sul futuro processo.

Sito di supporto per aggiornamenti e comunicati: https://soutienlouna.noblogs.org/

Contatti: soutien-louna@riseup.net

Raccolta fondi per le spese legali: https://www.helloasso.com/associations/alerte-planete/collectes/a69-solidarite-face-aux-proces

Un riassunto più dettagliato della vicenda

A metà ottobre 2024, 4 persone sono state arrestate in diverse parti della Francia, per strada in arresti mirati o a casa propria alle 6 del mattino. Ognunx di loro è statx portatx a Tolosa per essere tenutx in custodia di polizia per 94 ore, nell’ambito di un’indagine su una “associazione a delinquere” legata alla lotta contro l’A69. Al termine della custodia di polizia, Louna è stata l’unica persona a essere indagata ed è stata inviata in carcere in detenzione preventiva. È accusata di aver distrutto una scavatrice utilizzando una sostanza esplosiva e di associazione a delinquere con mezzi pericolosi.

Da allora è stata detenuta nel carcere maschile di Tarbes, nonostante sia una donna trans. E proprio perché è una donna trans, è stata messa in “isolamento”. In concreto, l’isolamento ha significato che il suo unico contatto sociale era con gli sbirri, e che poteva uscire dalla sua cella soltanto quando tutti gli altri detenuti erano nella loro. Questo ha reso estremamente difficile, se non impossibile, fare una passeggiata, fare una doccia o partecipare a qualsiasi attività. Ha subito transfobia a tutti i livelli del sistema giudiziario, dal costante misgendering alle invadenti domande di un giudice che le ha chiesto se voleva sottoporsi a un intervento chirurgico ai genitali e che si è stupito che non ci fosse un follow-up da parte di uno psichiatra per la sua transizione… Malgrado la transfobia e le condizioni di isolamento, Louna ha mantenuto alto il suo spirito durante la detenzione.

Il suo arresto si inserisce in un contesto di mesi di repressione estremamente brutale verso lx attivistx contro l’A69. Oltre alla presenza sproporzionata di sbirri, questa repressione si manifesta anche nel centinaio di processi attualmente in corso, nelle decine di espulsioni di attivistx ordinate dai tribunali, in poliziotti che buttano giù attivistx da 6 metri di altezza e nelle pene detentive già comminate ad altrx due attivistx.

Gli elementi dell’inchiesta

Nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2024, un’attrezzatura edile è stata incendiata non lontano dal tracciato della A69. Secondo gli inquirenti, i filmati di videosorveglianza della scena mostravano due persone che davano fuoco a un escavatore e poi una di loro aveva un ritorno di fiamma. La sera stessa, una persona è stata ricoverata d’urgenza in uno degli ospedali più vicini al luogo dell’incendio, con ferite che potevano essere compatibili con l’incidente filmato. Si tratta di Louna, ricoverata in ospedale quella stessa notte.

Secondo i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale, sembra che tre persone la accompagnassero. Gli investigatori hanno individuato l’auto con cui Louna era arrivata in compagnia di queste tre persone e hanno preso il numero di targa e trovato quindi l’identità dellx proprietarix. Inoltre, Louna ha fornito il numero di telefono di unx parente su un modulo di emergenza, numero che i poliziotti sembrano aver associato a una delle persone che la accompagnavano. Gli agenti di polizia hanno anche sequestrato i suoi vestiti mentre era in ospedale e hanno prelevato del DNA da un paio di pantaloncini e da una mascherina anti-covid. Questo DNA è stato attribuito a una delle persone sospettate di aver accompagnato Louna in ospedale. Durante la visita, i poliziotti hanno anche scattato delle foto allx compagnx, di qualità migliore rispetto alle immagini di videosorveglianza perché scattate con uno smartphone. Questo probabilmente per tentare un riconoscimento facciale, ad esempio confrontandole con le foto dei loro archivi o con quelle dellx attivistx già notx contro l’A69.

Dopo due giorni di degenza, Louna ha deciso autonomamente di lasciare l’ospedale.

Sulla base di questi elementi, a metà ottobre sono state arrestate quattro persone: Louna, due persone sospettate di averla accompagnata e lx proprietarx dell’auto. Sono statx tenutx in custodia dalla polizia per 94 ore e interrogatx. Gli investigatori hanno anche approfittato del tempo trascorso in custodia per recuperare il DNA di Louna da una tazza che aveva usato, oltre ad averlo probabilmente già preso dai suoi vestiti in ospedale. Hanno dichiarato che lo stesso DNA era stato trovato su una mascherina anti-covid lasciata sulla scena dell’incendio. Di conseguenza, Louna è stata incriminata nell’ambito dell’indagine e le altre tre persone sono state rilasciate.

A metà novembre, gli investigatori hanno effettuato una nuova perquisizione e un nuovo arresto a casa di unx attivista, notx alla polizia per il suo attivismo nei circoli ecologisti della sua città, sempre alla ricerca di almeno una delle persone che avevano accompagnato Louna in ospedale. Anche lxi è statx rilasciatx senza ulteriori provvedimenti.

Tra le altre tecniche che la polizia ha detto di aver usato o che presumiamo abbia usato, ha messo sotto controllo le chiamate e i messaggi di testo non criptati di una o più delle persone sospettate, e avrebbe seguito i loro spostamenti tramite il controllo dei loro telefoni cellulari. Sembra inoltre che abbiano chiesto gli estratti conto bancari (anche dellx parenti dellx indagatx) e, dato che lo fanno quasi sistematicamente, possiamo immaginare che abbiano chiesto alle aziende telefoniche i metadati dei numeri che hanno attribuito a unx o più dellx indagatx. Infine, lx parenti di alcune delle persone sospettate sono statx convocatx per essere interrogati durante il fermo di polizia dellx congiuntx, nei casi in cui erano stati designati come parenti da avvisare da parte dellx sospettatx in custodia.

Un’altra indagine è stata aperta a metà dicembre, quando tre persone sono state trattenute in stato di fermo per 36 ore, e poi rilasciate senza ulteriori provvedimenti. L’indagine riguardava diversi incendi in cantieri edili dell’A69.

Concludiamo con alcune parole di Louna dal carcere:

“Per tutte le lettere di sostegno, grazie per la vostra forza <3 È confortante vedere tanto sostegno nelle mie mani. Come dice una delle lettere “i muri sono spessi, ma la solidarietà è potente!”. Tutti questi piccoli e grandi disegni, poesie, aneddoti, parole d’amore, di tenerezza, di rabbia, di abbracci, di ammiccamenti… Siamo qui! Un grazie speciale alle sorelle trans, noi ci conosciamo, forza!
Grazie per le serate di sostegno, le cene e tutto il resto.
Un pensiero a chi sta lottando qui e altrove, siamo insieme <3 Forza a chi sta costruendo, curando, resistendo <3 Amore e Rabbia
TranS RightS “

Il suo gruppo di supporto segnala alcuni materiali per continuarsi a formarci e ad aggiornarci sulle tecniche di polizia e sulle pratiche di difesa collettiva per preservarci dalla repressione (in francese):

Petit manuel de défense collective:
https://infokiosques.net/spip.php?article1788
Affaire « Lafarge » moyens d’enquêtes:
https://infokiosques.net/spip.php?article2042
Les chouettes hiboux face la répression:
https://infokiosques.net/spip.php?article1706
Sito No trace project:
https://www.notrace.how/fr/

ROMA: LEGAMI BESTIALI

Diffondiamo:

Questa iniziativa nasce dalla necessità condivisa di creare uno spazio di confronto sui legami tra individualitá oppresse da strutture egemoniche patriarcali e speciste.
Ciò che ci interessa è mettere in risalto come queste due forme di sopraffazione si intersecano e si manifestano.
Le ideologie di dominio che perpetuano l’emarginazione di animalə umanə attraverso razzismo, abilismo, colonialismo (..) non agiscono indipendentemente l’una dall’altra ma sono interrelate e sovrapposte.
Così come sono interconnesse anche quelle dellə animalə non umanə e di tutto il vivente. Patriarcato e specismo si rinforzano a vicenda, pongono l’uomo bianco etero cis abile al vertice della scala gerarchica dell’esistente. Per legittimare e mantenere la sua posizione di privilegio, attraverso dualismi inferiorizzanti ed escludenti, riduce il resto dei corpi a materia da recludere, sfruttare, estrarre e mercificare.

I comportamenti che disturbano l’ordine sociale  e/o deviano la norma eterosessuale vengono stigmatizzati come bestiali,  relegati alla dimensione animale con accezione negativa, quindi animalizzati.
In questa cornice anche il veganismo antispecista rappresenta una deviazione dalla norma e sotto questo aspetto si può considerare una pratica queer.  “Il rifiuto di mangiare carne non è solo un rifiuto del patriarcato, ma un fallimento e un’interruzione dell’eteronormatività.”

Ci prendiamo questo momento collettivo aperto nell’ottica di decostruire e ricostruire connessioni tre genere e specie.

PER UNA LIBERAZIONE TOTALE CONTRO GABBIE di OGNI GENERE

Ateneo occupato, 3 maggio 2025, via O. Fattiboni 1, Roma.

Link contributi utili:
https://drive.gattini.ninja/index.html#91506c6c3797,NIKA+1kHPFcoU0Q2F1GVXMprcqOcS6/2sf68/CUw+iU=