TORINO: SALUTO AL CARCERE DI CAPODANNO

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Che l’estate appena passata sia stata calda e rivoltosa nei centri detentivi Piemontesi – e di tutta l’Italia – non è di certo un segreto. Come spesso accade, ciò che è passato nel silenzio, è come Stato e amministrazione penitenziaria abbiano, ben presto, affilato le loro lame facendo cadere la loro vendetta su chi con coraggio e determinazione ha portato avanti le varie forme di protesta estive.

Proprio in questo periodo in cui in lungo e in largo si discute del DDL 1660 e della stretta repressiva formalizzata attraverso l’ennesimo “pacchetto sicurezza”, è bene ricordare che fino a oggi le rivolte dentro CPR, carceri e strutture semi-detentive (detta di “accoglienza”) sono state – e sono – represse grazie alla straordinaria flessibilità e adattabilità del reato di “devastazione e saccheggio”. Così è stato per alcuni dei ragazzi reclusi nel carcere minorile Ferrante Aporti – che con coraggio, a inizio Agosto, han portato avanti una rivolta ed un tentativo di evasione di massa – lo stesso a seguito della rivolta nel carcere di Trieste del Luglio scorso e in diverse altre occasioni. La pena da un minimo di 8 anni ad un massimo di 15 prevista per questo capo d’imputazione è palesemente una conseguenza molto meno flessibile delle sue possibilità di applicazione e rispecchia in pieno la matrice fascista ereditata dal nostro codice penale.

Non possiamo dimenticare di come questa accusa non sia riservata ai soli centri detentivi/semi detentivi e del suo utilizzo contro le piazze definite dagli organi di polizia come più “conflittuali”. Anche qui a Torino non ne sono mancati esempi.

Cosa tiene uniti – oltre la repressione – le strade e le piazze con le rivolte nei centri detentivi? È forse la voglia e la necessità – sempre più impellente – di abbattere quei muri e tentare di costruire complicità e lotta insieme contro questo presente mortifero?

Attraverso lo strumento della solidarietà – strumento di lotta e non di mera bontà – vogliamo rinnovare l’importanza di non lasciare mai nessunx indietro, ricordarci e ribadire che chi lotta non è mai solx.

Per questo vogliamo ritrovarci il 31 dicembre dal pomeriggio al nuovo anno per portare la nostra solidarietà e vicinanza ai/alle reclusx e rivoltosx dei vari centri detentivi torinesi.

Appuntamenti:

Ore 17 – Via Berrutti e Ferrero // Saluto al carcere minorile “Ferrante Aporti”

Ore 22 – Via Maria Adelaide Aglietta // Saluto alle detenute delle Vallette

Ore 23 – Ritrovo al capolinea del tram 3 // Saluto ai detenuti delle Vallette

GENOVA: IN STRADA CONTRO 41BIS E DDL 1660

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In occasione della conferenza della ex ministra della giustizia Cartabia, torniamo in strada contro il 41bis, in solidarietà di Alfredo e contro il DDL 1660.

Al servizio dell’autorità

Il 4 maggio 2022 l’allora ministro della giustizia Marta Cartabia firmò il decreto di applicazione del regime del 41-bis per il compagno anarchico Alfredo Cospito. A ottobre 2022 Alfredo iniziò uno sciopero della fame contro il regime di 41bis e contro l’ergastolo ostativo che durò per 6 mesi, mettendo seriamente a rischio la sua stessa vita.

Durante quei 182 giorni, scesero in piazza migliaia di persone che insieme ad Alfredo pretendevano non solo che il nostro compagno uscisse da quel regime di tortura ma soprattutto la chiusura del 41bis e la fine dello strumento dell’ergastolo ostativo.

Nonostante le proteste e la nostra lotta il governo, nella persona del ministro Nordio, confermò le disposizioni di Marta Cartabia, condannando a morte Cospito che, invece, ad aprile dello stesso anno riprese a mangiare, salvandosi la vita.

Quello che successe in quei 6 mesi ha dimostrato come lo stato democratico italiano utilizzi lo strumento della tortura e della persecuzione politica dei suoi nemici senza farsi nessuno scrupolo morale. La ragion di stato vince su ogni remora garantista. Il 41 bis è un regime di deprivazione sensoriale, di tortura psicofisica da cui si può uscire solo rinnegando sé stessi o vendendo qualcuno al proprio posto. È emerso in modo evidente come eliminare i propri nemici, reali o potenziali che essi siano, sia più che un’opzione.

E in quella “cornice” di chiarezza statale di risposta e posizionamento compatto rispetto al trattamento del nemico e di disvelamento del volto torturatore e assassino dello stato stesso, dal febbraio 2022, continuava a imperversare il conflitto in Ucraina, che ha spostato il mondo, per come lo conoscevamo, in un mondo in guerra.

Questo fatto epocale chiarisce ulteriormente come la vicenda “un anarchico in 41bis” sia stata non un evento eccezionale, ma piuttosto un passaggio di un modello di disciplinamento e repressione, sempre più utile per uno stato in guerra. Il discorso sottotraccia sembrava essere: ogni possibilità di agire contro lo stato, ogni possibilità di non adeguarsi, di lottare è bandita dal regio stato italico.

Senza fare grandi voli pindarici, è possibile individuare una linea di stretta continuità fra quel provvedimento di origine sinistra e firmato dalla Cartabia con il disegno legge 1660 (già1236 al senato) a firma Nordio, Crosetto e Piantedosi, il cosiddetto Pacchetto Sicurezza, che ha proprio l’obiettivo di normare il dissenso e la lotta, buttando fuori dal “consentito” qualunque “possibilità” di opposizione.

Nel contesto di guerra mondiale e generalizzata, in cui ci troviamo a vivere, la centralizzazione del potere economico, politico, militare e di propaganda e la contemporanea competizione a livello globale stanno portando alla necessità di azzerare la lotta di classe. Il passaggio è qualitativo e non solo quantitativo: la manodopera deve essere obbediente e sottopagata, pena la concreta possibilità di finire in carceri fatiscenti e militarizzate e luoghi di morte, la prospettiva di un cambiamento, anche non radicale, deve essere dimenticata. La pacificazione deve regnare sovrana.

E in Italia, per garantire il controllo della lotta di classe, il potere viene sempre più a centralizzarsi nel governo, vale a dire nell’esecutivo, come è stato per il caso di Cospito così come sembra apparire per il caso dell’appalto dei lager in Albania e come conferma il DDL. Una chiara dichiarazione di guerra nei confronti dei “reietti”, degli esclusi, volontari o meno.

Alla ricetta che ci stanno preparando manganello all’interno, bombe all’esterno, la migliore risposta non può che essere aprire nuovi spazi di lotta e di conflitto e di solidarietà e di mutuo appoggio, ripartendo dalle forme di lotta che ci vorrebbero togliere di mano.

Contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, No al DDL 1660

Contro lo stato di guerra

Per il conflitto sociale

 

BRESCIA: NO ALLA VIDEOCONFERENZA! JUAN LIBERO!

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Ci stiamo ormai abituando alla videoconferenza imposta durante i processo come fatto normalizzato e immodificabile?

I nostri stessi compagni – che magari non vediamo da anni e che rischiamo di non vedere per anni – diventano delle immagini in uno schermo, la cui voce può essere interrotta premendo un semplice bottone.

Come sempre, il pretesto iniziale (il “terrorismo”) si allarga (la pericolosità dell’imputato, il risparmio sulle traduzioni dal carcere), e la sparizione del corpo dell’accusato diventa un atto burocratico. Mentre la corte decide dei prossimi anni di vita (e di carcere) dell’imputato, la giudice nega al nostro compagno la possibilità di essere fisicamente presente, come Juan ha chiesto.

Juan, da anni detenuto in AS2 nel carcere di Terni, è sotto processo a Brescia con l’accusa di terrorismo per l’attacco contro la scuola di polizia POLGAI.

NO ALLA VIDEOCONFERENZA! JUAN LIBERO!

Domenica 15 dicembre, ore 20:00, al Circolo Anarchico Bonometti, vicolo Borgondio 6, Brescia: Incontro-dibattito. Il mito della prova scientifica. L’uso del DNA nelle indagini e nei processi (come in quello contro Juan).

Lunedì 16 dicembre, ore 10:30: presidio davanti al Tribunale di Brescia, via Lattanzio Gambara 40, in occasione di una nuova udienza contro il compagno Juan.

anarchiche e anarchici

PALERMO: BENEFIT STREGATO CONTRO LA REPRESSIONE

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Venerdì *13.12*

Dalle *ore 18*

Ci vediamo in Via Carrettieri 14 per una serata a sostegno di compagnx inguaitx a seguito di azioni solidali con chi lotta contro la macchina della deportazione e l’infamia dei CPR in Sicilia.
⚫️Cena benefit
🟣Vin brulé (e le immancabili birrette!)
⚫️Vendita biglietti per la riffa (lotteria) stregata del 5 gennaio – in palio tante autoproduzioni artistiche, erboristiche, erotiche e ghiotte!

Amiche ci faranno ascoltare i loro ritmi bisbetici

BOLOGNA: RADICI PROFONDE CONTRO LA REPRESSIONE

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Il sole splende ancora sul parco Don Bosco nel quartiere San Donato a Bologna. Dopo mesi di resistenza, manifestazioni e presidio quotidiano, abbiamo evitato che il parco fosse distrutto dalle ruspe e dalle motoseghe del Comune di Bologna. Ma alla nostra vittoria è seguita la repressione giudiziaria: circa una ventina di noi, per la maggior parte giovani, deve ora fare i conti con delle denunce pesanti. Aiutaci a sostenere le spese legali perché nessun* sia lasciato sol*!

https://www.produzionidalbasso.com/project/radici-profonde-contro-la-repressione-dona-per-sostenere-chi-ha-salvato-il-parco-don-bosco/

BOLOGNA: SOLIDARIETAZ [NO 633 BIS]

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Isolamento e repressione? Uniamo le forze davanti a chi pensa di addomesticarci e intimidirci.

A seguito della recente TAZ a Bologna alcune persone identificate intorno all’area quel giorno sono state denunciate per 633 bis, mentre molte altre stanno ricevendo avvisi di apertura indagine per invasione di terreni ed edifici (art 633 c.p.).

Il famigerato 633 bis fa riferimento alla legge cosiddetta anti-rave. Una legge creata sull’onda di un’emergenza che non esiste, che intende colpire raduni autogestiti con la scusa arbitraria e strumentale della sicurezza e della salute.

Sappiamo bene come questi tentativi di attaccare e isolare singole e singoli, siano volti a scoraggiare l’autodeterminazione di intere comunità e collettività.

Per quanto ci riguarda, si parte insieme, si torna insieme!

Se hai ricevuto notifiche di procedimenti in corso su di te riferiti a quel giorno, se non sai come muoverti, DON’T PANIC! Alla mail solidarietaz@autistici.org puoi ricevere supporto, unitx anche alle altre persone colpite come te alla TAZ, per difenderci insieme dalle politiche proibizioniste e repressive del governo.

10, 100, 1000 TAZ!⁩

SPAGNA: A 6 MESI DI RECLUSIONE DEL COMPAGNO ANARCHICO ABEL. PER AMORE DELL’ANARCHIA, PER ODIO DELLA REPRESSIONE.

Traduciamo e diffondiamo

Questo 30 novembre sono 6 mesi che il nostro compagno anarchico Abel è stato sequestrato dallo Stato ed incarcerato nel centro penitenziario di Brians 2, con una condanna di 3 anni e 9 mesi per l’aggressione, nel 2018, a un manifestante della JUSAPOL[1] che portava simbologia fascista. Tutte le istanze giudiziali dello Stato hanno ratificato l’accusa di reato di lesioni con aggravante di odio, con l’obiettivo di proteggere gli sbirri e criminalizzare ancor di più la militanza del compagno. Un castigo che la reclusione ha fatto diventare doppio, dato che in tutto questo tempo, in ben due occasioni è stata respinta la classificazione in terzo grado, facendo riferimento all’ideologia del compagno e alla sua mancanza di empatia con la “vittima”. Così il Potere giustifica i programmi di reinserimento (condizione indispensabile per ottenere permessi penitenziari) ai quali deve sottomettersi il prigioniero, con l’obiettivo di annichilire la sua coscienza rivoluzionaria: come un falegname che martella i chiodi storti dell’asse. Così si converte la condanna in tortura e ricatto.

Per noi non rappresenta nessuna novità la loro politica penitenziaria basata sull’esercizio di violenze strutturali in base alla posizione sociale delle persone recluse: lo sfruttamento della manodopera, le umiliazioni e aggressioni delle guardie e il maltrattamento sistematico delle famiglie sono solo la punta dell’iceberg.
Mai abbiamo sperato che le loro leggi potessero essere uno strumento a nostro favore, né abbiamo mai aspirato a riformarle per indorare la pillola di abusi e sofferenze. Perché sappiamo bene che il carcere, come qualsiasi altra istituzione repressiva, è uno strumento al servizio del Potere e della classe dominante, il cui obiettivo è annichilire qualsiasi accenno di dissenso nella società. Un’istituzione che merita solo di essere distrutta e abolita.

La prigione, quel buco dove il tempo sembra essersi fermato e a volte passa senza che ce ne si renda conto, è il luogo che la Democrazia riserva a coloro che osano mettere in discussione l’ordine stabilito, imprigionando quanti sono costretti a vivere in un angolo e chi lotta senza sosta: anche per tuttx loro scendiamo in strada. Perché non ci dimentichiamo del resto dei prigionieri e delle prigioniere in lotta, che resistono dentro e fuori lo Stato. Perché non ci accontentiamo di far tremare a forza di pugni il vetro che ci separa, di far sentire le nostre voci in una chiamata contro il tempo, di inviare il nostro affetto per posta. Vogliamo vedere cadere quei muri.

Questo 30 novembre scendiamo in strada a difendere ciò che è nostro e che vogliono rubarci. Per amore dell’anarchia e per odio della repressione. Perché siamo noi che, amando gli spazi che abitiamo, resistiamo in essi con i nostri corpi, per il banale e semplice fatto che i nostri corpi sono le nostre trincee. Preferiamo le ceneri della metropoli al giogo del Capitale. Per l’odio verso le loro patrie, frontiere, guerre e disastri, dove di fronte ci siamo noi, amanti del conflitto e della rivolta, che seminiamo mutuo aiuto e solidarietà contro l’intero sistema di dominio. Senza inginocchiarci dinnanzi ai morti, ai feriti e ai caduti, senza offrirgli un minuto di silenzio, ma solo una vita intera di lotta e di vendetta. Per l’odio verso capi, borghesi, partiti, fascisti e tiranni che, con le loro maschere democratiche, vorrebbero costringerci con la forza ad essere comparse nello spettacolo della miseria. Nonostante questo, abbiamo deciso di essere protagonisti delle nostre vite, per la nostra passione per la libertà ed il nostro odio per l’autorità, per l’affetto verso i nostri pari e per amore verso lx nostrx compagnx che vogliono portarci via.

Per tutto questo, scendiamo in strada il 30 novembre. Perché la solidarietà è l’arma che colma la distanza che ci separa. Per amore dell’anarchia, per odio della repressione.

Gruppo di supporto per Abel
Novembre 2024

[1] Associazione spagnola formata da agenti del Corpo Nazionale di Polizia e della Guardia Civile, affine a VOX ed altre organizzazioni di estrema destra.


Manifestazione a Barcellona
30 novembre ore 19.30
Plaça d’Orfila


Manifestazione a Siviglia
30 novembre

MILANO: PRESIDIO AL CARCERE MINORILE BECCARIA

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10 novembre 2024 ore 15
Parco di via mengoni

Sono anni che crescono i numeri delle persone recluse negli istituti di pena minorili e mai si è verificato un sovraffollamento così elevato come oggi. La quotidianità detentiva non è sostenibile né accettabile: al Beccaria, oltre che per il sovraffollamento, le condizioni di vita sono rese impossibili dai ritardi sui lavori di ristrutturazione, dalla violenza della polizia penitenziaria, da celle troppo poco spaziose, dalla chiusura delle attività e dai trasferimenti forzati. Tutto questo ha portato a un’estate in cui si sono susseguite numerose rivolte e tentativi di evasione, simbolo di una sempre maggiore invivibilità di questa prigione. Non c’è nulla di rieducativo nel carcere: la violenza esercitata sulle persone recluse si compone di elementi radicati e strutturali della nostra società. Per questo vogliamo portare solidarietà alle lotte dex ragazzx reclusx e al loro desiderio di libertà, sperando un giorno di vedere al posto di quelle mura solo macerie.

*** Ci sarà la possibilità di usare il microfono per fare compagnia alle persone recluse, con saluti e pezzi musicali. Porta i tuoi pezzi per salutare i ragazzi!

IL CARCERE FA SCHIFO!

TORINO: AGGIORNAMENTI SULL’OPERAZIONE CITY E LA REPRESSIONE

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Il 30 Settembre si terrà la seconda udienza relativa alla fase preliminare dell’operazione City – calendarizzata il 17 Settembre dalla GUP – nonché momento in cui presumibilmente si saprà la decisione in merito al rinvio a giudizio delle/degli imputatx per i reati contestati che – come già ribadito – vedono tuttx accusatx di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale, aggravati e in concorso e a vario titolo di altri capi di imputazione.

Durante l’udienza del 17 Settembre 2024 buona parte delle/degli imputatx ha presentato istanza di revoca o rimodulazione delle misure cautelari – in esecuzione da cinque mesi. La GUP si è espressa pochi giorni dopo con un rigetto di quasi tutte le istanze tranne per due compagni agli arresti domiciliari che si trovano ora sottoposti alle misure cautelari di obbligo di dimora o divieto di dimora e firma quotidiana. Sempre durante l’udienza del 17 Settembre un compagno è stato stralciato per un errore di notifica e verrà presumibilmente riaccorpato in sede preliminare nell’udienza del prossimo lunedì. Mentre un altro compagno, ancora agli arresti domiciliari, è stato stralciato per un difetto nella redazione degli atti da parte dell’accusa, e verrà processato con giudizio immediato in data 26 Marzo 2025 con il fine di riaccorparlo in sede processuale, con i capi di imputazione dell’art 419 c.p. e 337 c.p. aggravati e in concorso, abbandonando le argomentazioni, dunque, in merito a una sua supposta condotta istigatoria.

Ricordiamo inoltre che questo compagno ha avuto udienza di appello per le misure cautelari proprio sul reato istigatorio il 20 settembre insieme ad altrx compagnx accusati di resistenza a pubblico ufficiale in concorso per dei fatti accaduti durante il concentramento del corteo.L’esito di tale udienza non è ancora noto (la commissione ha 30 giorni per decidere a riguardo).

Il 30 Settembre, al tribunale di Torino, si è tenuta la seconda udienza preliminare relativa all’operazione City, in cui è stato deciso il rinvio a giudizio di 18 compagni e compagne per tutti i capi d’imputazione, e fissata la prima udienza il 27 Maggio.

Nel frattempo il 24 Marzo si terrà l’udienza disposta a giudizio immediato per un compagno stralciato in sede di udienza preliminare.

E’ notizia del 18 Ottobre che il tribunale dell’appello, su richiesta del PM Scafi, ha disposto, a seguito dell’udienza tenutasi il 30 di Settembre, ulteriori 14 misure cautelari – 1 arresti domiciliari, 8 obblighi di dimora e presentazione quotidiana dalle guardie, 3 firme quotidiane, 2 firme 4 volte alla settimana – ai danni di altrettanti compagnx per alcuni fatti avvenuti durante il concentramento della piazza del 4 Marzo 2023.

Alla repressione si risponde con la lotta!
Solidarietà agli imputati e alle imputate!
Tutte e tutti liberi!