BOLOGNA: CONTRO LO STATO, CONTRO LA SCHEDATURA GENETICA

Diffondiamo un intervento portato al presidio che si è svolto oggi contro il prelievo coatto del DNA a cui saranno sottoposti 19 compagnx.

CONTRO LO STATO, CONTRO LA SCHEDATURA GENETICA

La mobilitazione che l’anno scorso ha sostenuto il compagno Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il regime di 41-bis e l’ergastolo ostativo ha coinvolto moltissime persone in tutti i continenti, persone con convinzioni ed esperienze politiche anche diverse, ma che, ognuna con le proprie pratiche, si sono mosse per squarciare il muro di silenzio, ipocrisia e omertà sulla tortura del carcere duro.

Anche a Bologna in tantə si sono attivatə in questa lotta accanto ad Alfredo, contro il proposito dello Stato di murare il nostro compagno in una tomba per vivi sperando così di tappargli definitivamente la bocca: non sono mancati momenti collettivi, momenti di piazza, azioni, presidi, cortei, street parade… E’ giusto perciò restituire pubblicamente cosa sta accadendo a 19 compagnx, che nei prossimi giorni saranno sottopostx a prelievo coatto del DNA.

Per farlo bisogna partire da un’indagine per associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico aperta in città per colpire la solidarietà che si è mossa, vivace e trasversale, un’ipotesi associativa che vedrebbe coinvolte 11 persone, più altre 8.

Un’operazione che si è articolata in modo inconsueto, connotata fin da subito da tecniche di indagine pseudo-scientifiche:
– nessuna roboante richiesta di misure cautelari
– perquisizioni a diversi mesi dalla notifica di apertura delle indagini
– accertamenti tecnici irripetibili su materiale repertato, che necessitano, per essere seguiti, di costosi periti
– disposizione generalizzata di prelievo coatto del DNA, anche a persone che hanno portato la loro solidarietà solo ad un presidio.

Parliamo di quella stessa pseudo-scienza con cui oggi il potere cerca di irregimentare la sua forza in ogni campo, ammantandola di oggettività.

Un’indagine che riflette un cambio di paradigma della procedura repressiva: se prima si dovevano avere delle prove da associare a dei presunti sospettati, adesso si trovano dei sospettati predeterminati su cui cucire delle prove.

É evidente che questa richiesta di prelievo coatto si inserisce nella progressiva e sempre più pervasiva necessità di sorveglianza da parte dello Stato: se a livello internazionale massacri, guerre e genocidi si intensificano, a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale.

Lo Stato teme le idee anarchiche perché c’è un contesto che sempre più ne da’ ragione!

In ogni città sfratti e sgomberi sono all’ordine del giorno, le lotte per la casa, così come quelle ambientali ed ecologiste, vengono duramente represse! La scuola mostra sempre più il suo volto di agenzia al soldo del potere, volta a selezionare la nuova classe dirigente e la nuova classe da sfruttare, sempre più territorio di conquista militare. Ciò che rimane della sanità pubblica e territoriale viene inesorabilmente smantellato e privatizzato, per privilegiare paradigmi discrezionali di stampo classista e autoritario. Dentro le carceri, nei cpr, alle frontiere, si muore, mentre all’esterno vivere diventa sempre più difficile per moltx.

Un mondo che assomiglia sempre più ad un carcere a cielo aperto, dove mentre nelle stanze ai piani alti tecnici e padroni ingrassano, ai piani inferiori sfruttatx e oppressi muoiono di solitudine, povertà, deprivazione e isolamento.

Siamo di fronte al tentativo di schedare coloro che non fanno mistero di manifestare la loro ostilità a un sistema capitalista e patriarcale sempre più predatorio che annienta l’esistenza di individui, comunità e territori.

Una schedatura genetica su base ideologica che oggi colpisce le anarchiche e gli anarchici, e chi ha portato loro solidarietà, e domani chissà!

Non si tratta perciò solo di banale violazione della privacy, istanza che piace molto a progressisti e sinceri democratici, ma di una raffinata tecnica di controllo di massa che ha lo scopo di spaventare, annichilire e contrastare tutti coloro che non hanno intenzione di rassegnarsi a questo stato di cose, né di smettere di portare avanti piani di conflittualità.

Se tenteranno di spaventarci e dividerci, risponderemo ancora più unitx! Fanculo al prelievo del DNA, fanculo alla schedatura genetica.

DECOLONIZZARE LA PALESTINA – La Palestina attraverso la storia e il rainbow washing di Israele

Riceviamo e diffondiamo:

“DECOLONIZZARE LA PALESTINA. La Palestina attraverso la storia e il rainbow washing di Israele”

Mentre è in corso l’ennesima tappa della guerra condotta dallo Stato di Israele contro la popolazione palestinese per la conquista dei suoi territori, pubblichiamo i testi di due persone palestinesi che ripercorrono la storia della colonizzazione delle loro terre e la propaganda di rainbow washing di Israele.

164 pagine, 9 euro a singola copia, 6 euro da cinque copie in su. Parte del ricavato del libro sarà benefit per un’organizzazione queer palestinese.

Per ordinare il libro: anarcoqueer@riseup.net

Dalla prefazione:

Al momento della compilazione di questo libro è in corso l’ennesima tappa della guerra condotta dallo Stato di Israele contro la popolazione palestinese per la conquista dei suoi territori. Una guerra che non ha avuto inizio nel 1948, ovvero l’anno della dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele, come ritengono erroneamente molte persone, ma è nata con lo sviluppo dell’ideologia sionista alla fine del XIX secolo, che scelse il territorio palestinese come destinazione del futuro Stato per il popolo ebraico. La migrazione di massa del popolo ebraico verso quelle terre cominciò quindi già alla fine dell’Ottocento, ma il fenomeno acquisì poi consistenza con la fine della prima guerra mondiale, quando la Gran Bretagna acquisì il controllo di quei territori strappati all’Impero Ottomano e si adoperò per sostenere con forza le aspirazioni del movimento sionista. Da allora, il popolo palestinese non ha conosciuto pace. Guerre e ribellioni si sono susseguite, ma la colonizzazione israeliana, con la conquista e il controllo di sempre nuove fette di territorio palestinese, avanza ogni giorno di più, lasciandosi dietro una scia di sangue che non è possibile ignorare. […] Con questo modesto contributo, che prevede la traduzione e la pubblicazione di alcuni testi che ripercorrono la storia della colonizzazione della Palestina e la propaganda di rainbow washing di Israele, tratti da un sito creato da due persone palestinesi residenti in Cisgiordania, speriamo di offrire un piccolo segnale di solidarietà che getti luce su quello che accade realmente in quella piccola porzione di territorio sotto costante assedio.

Prossima uscita delle edizioni Anarcoqueer prevista per gennaio 2024.

“Come stormi del caos. Un progetto queer nichilista e insurrezionale”

BOLOGNA: PRESIDIO CONTRO LA SCHEDATURA GENETICA

Diffondiamo:

In seguito alle lotte contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo dell’autunno-inverno scorso, 19 compagni/e saranno sottoposti/e al prelievo coatto di DNA. Il loro profilo genetico sarà loro estorto per essere infilato nei database dei carabinieri che su di loro stanno indagando.

SABATO 16 DICEMBRE sotto le due torri a Bologna alle 17:30

CONTRO LA PROFILAZIONE DEL DNA
CONTRO LA SCHEDATURA SU BASE IDEOLOGICA

SENTENZA DI SECONDO GRADO PROCESSO BIALYSTOK

Da: Il Rovescio

Martedì 28 Novembre è stata emessa la sentenza di secondo grado riguardo l’“Op. Bialystok”. La richiesta d’appello del Pubblico Ministero è parsa fin dall’inizio povera dal punto di vista motivazionale, tanto che il Procuratore Generale (rappresentante l’accusa in questa fase di giudizio) ha chiesto alla fine della fase dibattimentale la conferma delle pene inflitte nel primo grado.

La Corte ha confermato l’assoluzione della persona già assolta per la collocazione dell’ordigno esplosivo presso la caserma dei Carabinieri di San Giovanni e l’ha ulteriormente assolto anche dalle altre accuse. L’anarchico condannato precedentemente per le macchine del car sharing Eni-enjoy andate a fuoco si è visto confermare la pena (1 anno di reclusione, pena sospesa).

L’anarchica condannata in primo grado a 7 mesi è stata assolta da tutte le accuse, mentre altrx 3 si sono vistx ridurre le pene a 3 mesi in seguito all’assoluzione da alcuni reati specifici minori.

I giudici hanno i soliti 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza.

L’ennesimo castello di carte della Procura (o meglio del ROS) ordito per colpire l’anarchismo nostrano è in buona parte caduto, per l’inconsistenza non solo delle prove specifiche, giudicate insufficienti ai fini di una condanna per quanto riguarda i reati scopo, ma anche dell’impianto accusatorio stesso che prevedeva l’ipotesi di un’associazione di tipo terroristico in linea con le proposte organizzative informali dell’anarchico prigioniero Alfredo Cospito. Accogliamo positivamente questa sentenza in quanto ci sembra che essa vada a togliere un ulteriore tassello della rete tessuta dalla DNAA per tentare di isolare e silenziare i contributi di Alfredo, costruendone un profilo di “pericolosità sociale” atto a giustificarne la collocazione all’interno del regime di 41bis.

Sorridiamo di fronte a quest’ennesimo fallimento dei progetti repressivi dello Stato, e salutiamo con l’occasione tuttx x prigionierx anarchicx e ribellx rinchiusx in ogni parte del mondo, tuttx coloro che sono colpitx da misure giudiziarie o di polizia, x indagatx, quellx sotto processo e tuttx quellx che sfuggono alle maglie del potere.

Come sempre per l’Anarchia e la liberazione totale!

Alcunx di Bialystok

GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO L’ESTRADIZIONE DI GABRIELE, PER LA LIBERTÀ DI TUTTE/I LE ANTIFA [5 DICEMBRE]

Diffondiamo:

Chiamiamo per il 5 dicembre, data fondamentale per le sorti di Gabriele, una giornata di solidarietà per fare sentire forza e vicinanza a lui come a tutti e tutte le altre compagne coinvolte in questo caso! Invitiamo in questo giorno chiunque a mostrare striscioni, scritte, graffiti, scendere in strada o utilizzare la propria fantasia per portargli solidarietà ed esprimersi contro la sua estradizione. Gabri deve rimanere in Italia!

Tra il 20 e il 21 novembre a Milano il nostro compagno Gabriele è stato raggiunto da un Mandato d’Arresto Europeo per i fatti accaduti a Budapest nel febbraio 2023. In quel contesto nella capitale ungherese migliaia di neonazisti si sono ritrovati per la commemorazione del “giorno dell’onore” e alcuni di loro sono stati attaccati. Ilaria e Tobias si trovano da febbraio in carcere a Budapest con l’ accusa di aver partecipato a queste azioni e Gabriele è ora agli arresti domiciliari a Milano in attesa dell’udienza, fissata per il 5 dicembre, che deciderà per la sua estradizione in Ungheria.Alcune/i compagne/i tedesche/i su cui pendono altri MAE per gli stessi fatti sono latitanti da mesi.

Di fronte a questo pesante attacco repressivo verso compagni e compagne antifascisti/e che si protrae da 10 mesi rispondiamo con la solidarietà! “Innocenti” o “colpevoli” saremo sempre al loro fianco!

NO ESTRADIZIONE! Gabri Libero!
Ilaria e Tobias liberi!
Solidarietà a tutte e tutti i latitanti
Liberi tutti
Libere tutte


AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA PER I FATTI DI BUDAPEST

IMPERIA: PROCESSO A STECCO [4 DICEMBRE]

Da Il Rovescio

Il nostro amico e compagno Stecco, arrestato il mese scorso dopo due anni di latitanza, sarà processato lunedì prossimo presso il tribunale di Imperia per il documento falso che aveva con sé in occasione del suo arresto. Visto che il compagno sarà presente in aula, si tratta di un’occasione per salutarlo e fargli sentire la nostra solidarietà. L’udienza è alle ore 12,00.

AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA PER I FATTI DI BUDAPEST

Diffondiamo da: Osservatorio Repressione:

Ilaria, anarchica e antifascista, è da nove mesi in carcere a Budapest (Ungheria) per i fatti avvenuti durante la cosidetta “Giornata dell’onore”, ovvero il raduno internazionale di neonazisti dell’Est Europa svoltosi nella capitale ungherese lo scorso febbraio.

In una lettera scritta ai propri legali, Ilaria denuncia una situazione da incubo: detenuti al “guinzaglio”, obbligo di guardare il muro durante le soste nei corridoi, “malnutrizione”, scarafaggi, topi e cimici “nelle celle e nei corridoi”, “una sola ora di aria al giorno”. Per più di 6 mesi Ilaria non ha “potuto comunicare con la famiglia”, mentre durante l’unico interrogatorio, avvenuto senza avvocato, è stata umiliata pubblicamente, costretta “a indossare vestiti sporchi, malconci e puzzolenti”. La missiva – costituita di diciotto pagine scritte a mano – è stata depositata presso la Corte d’Appello di Milano dai difensori per chiedere di non dare esecuzione al mandato d’arresto europeo, e quindi al trasferimento in un penitenziario ungherese, di Gabriele, antifascista milanese arrestato qualche giorno fa e ora ai domiciliari.

L’udienza relativa all’estradizione o meno in Ungheria di Gabriele si svolgerà il 5 dicembre, nell’ambito del maxiprocesso intentato dalla magistratura magiara contro una ventina di antifascisti di mezza Europa, arrivati a Budapest lo scorso febbraio per opporsi alla calata continentale dei neonazisti per la cosiddetta “Giornata dell’onore”.

Antifasciste e Antifascisti sono accusati di avere contrastato i nazisti per le strade, provocando ad alcuni di loro ferite giudicate guaribili nel giro di pochi giorni o settimane. Nonostante questo sono accusati di lesioni aggravate o addirittura tentato omicidio, tanto che a Ilaria è stato proposto un patteggiamento per 11 anni di carcere.

Radio Onda d’Urto ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato di Ilaria e Gabriele insieme a Mauro Straini


AGGIORNAMENTI SULLX ARRESTATX ANTIFA A BUDAPEST

UN ALTRO ARRESTATO PER I FATTI DELL’11 FEBBRAIO A BUDAPEST

BOLOGNA: CONTRO IL RAZZISMO DI STATO SOLIDARIETÀ A CHI SI RIVOLTA

Riceviamo e diffondiamo:

L’11 e 12 giugno 2020 scoppia una rivolta all’interno del CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) Ex Caserma Serena di Casier, alle porte di Treviso.

In quell’estate di COVID, la gestione statale del virus aveva reso evidente quali fossero le persone che lo stato vuole proteggere a scapito e a danno di quelle da cui si vuole difendere (detenut3, migrant3, non bianch3, pover3 ….).
All’Ex Caserma Serena, mentre un operatore della Cooperativa Nova Facility srl, che gestisce il centro, risulta positivo al tampone, l’ASL locale e la Cooperativa, in collaborazione con Questura e Prefettura, decidono la chiusura totale degli accessi e delle uscite dalla struttura, anche per chi ha un tampone negativo. Centinaia di persone, migranti e non bianche, si trovano quindi di fatto imprigionate, condannate a perdere il lavoro per chi ce l’ha, e esposte più che mai al rischio contagio.

Quell’11 e 12 giugno 2020 chi sta rinchiuso all’ex Caserma decide di ribellarsi, protestando in varie forme.
La questura trasformò questa protesta multipla in responsabilità singola, individuando quattro “ospiti” del Centro come principali fautori e denunciandoli per devastazione e saccheggio, sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Uno di loro, Chaka, morirà nel carcere di Verona, in isolamento, il 7 novembre 2020.

Il 20 ottobre 2023 il Tribunale di Treviso ha pronunciato la sentenza di primo grado nei confronti degli altri tre denunciati: Mohammed, Amadou e Abdourahmane. Cadono tutte le accuse, a parte quelle relative ad un episodio avvenuto il 12 giugno, riconosciuto dal giudice come sequestro di persona. I tre sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi (Mohammed e Abdourahmane) e 2 anni (Amadou), ciascuno con pena sospesa.

La repressione che i tre hanno subito fino a qui ha voluto fin da subito essere esemplare: si voleva punire una rivolta per dare un segnale a tutte le altre, in un’estate in cui le proteste si moltiplicavano in tutti i luoghi di reclusione per persone immigrate in italia.
Abdou, Mohammed e Amadou, dopo tre anni di carcere, arresti domiciliari, obblighi di firma, sono liberi con pena sospesa. Eppure ancora sotto il ricatto quotidiano di non riuscire più a ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, di non avere abbastanza mezzi economici e reti sociali per sostenere non solo le spese legali, ma anche quelle quotidiane e relative alla loro salute, peggiorata di molto dopo questi tre anni.

Per parlare di questa storia e per confrontarci sulle rivolte, sul razzismo di stato, sulla repressione e sulle solidarietà, venite numeros3 al benefit in sostegno ai tre compagni ! Sarà il 9 dicembre alla casa del mondo, via di vincenzo 18a (Bologna)

In programma :
– Alle 18.30 discussione sui fatti dell’ex caserma e sulle lotte delle persone immigrate dentro all’accoglienza
– Alle 21
Zazza e Dj Nosci (rap + dj set)

Ci sarà un bar e cibo per tutt. Il tutto per sostenere i tre compagni inguaiati. Fate girare!

Se la solidarietà è un’arma, bisognerà anche cominciare ad usarla.
tutt3 liber3!

A PROPOSITO DI UNA PICCOLA INDAGINE SUI COLLI BOLOGNESI

Riceviamo e diffondiamo un testo relativo ad un’indagine della digos di Bologna per ordine del p.m. Gustapane, conclusasi il 29 luglio 2021 con la perquisizione delle abitazioni di due compagnx a Marzabotto, nell’appennino bolognese. I compagnx risultano indagatx per istigazione a delinquere e offese alla religione tramite imbrattamento. Il processo inizierà il prossimo 14 Dicembre 2023.  Il reato di istigazione fa riferimento ad alcune presenze solidali tra marzo e aprile 2020 presso il carcere della Dozza a Bologna, durante e a seguito della rivolta del 9 e 10 marzo. Invece, offese alla religione, si riferisce, sempre in quel periodo, al deturpamento del muro perimetrale dei portici del santuario di San Luca, tanto caro ai timorosi di dio, con numerose e ingiuriose scritte a sostegno dei detenuti in rivolta e contro dio, stato e patriarcato.

Il testo pdf: A proposito di una piccola indagine sui colli bolognesi