PALERMO: 400 DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME AL PAGLIARELLI

Nei giorni scorsi è scoppiata una rivolta nel carcere Pagliarelli di Palermo, a causa delle nuove restrizioni in vigore che prevedono il divieto di ricevere, tramite pacchi postali, alimenti ed altri oggetti come coperte e maglioni di pile. 400 detenuti hanno dato il via a uno sciopero della fame. Condividiamo la seguente riflessione: 

400 detenuti in sciopero della fame. I motivi della protesta nel carcere di Palermo: “In una situazione carceraria disastrosa che l’anno scorso ha registrato il record di suicidi, ed in cui il sovraffollamento è una costante, appare assurdo gravare in maniera ancora maggiore sulla vita dellx reclusx”

Ci riempie il cuore una rivolta collettiva per due ragioni:
– La prima per ovvie ragioni di solidarietà e di complicità. Un governo che introduce il reato di “resistenza passiva”, reato al vaglio del senato, con il nuovo DDL sicurezza si ritrova a fronteggiare una rivolta collettiva di 400 persone, detenutx che non abbassano la testa di fronte a limitazioni assurde, volte alla mera repressione che mira all’annientamento delle condizioni umane decenti. Niente più cibo dall’esterno, tuttx con lo stesso sapori in bocca: quello che sa di rancido, imposto dall’apparato repressivo.
– La seconda è che finalmente una rivolta in carcere, finalmente collettiva, finalmente finalizzata a distruggere una discriminazione classista, finalmente da dentro una rivolta contro il potere che reprime in maniera strutturale.

COMPLICI E SOLIDALI SEMPRE AL FIANCO DI OGNI RIBELLE CONTRO IL POTERE

DENTRO NESSUNX SOLO MACERIE

 

PRESIDIO CONTRO IL CPR DI BARI-PALESE

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In Puglia abbiamo 2 CPR: Bari Palese e Brindisi Restinco.

Nel corso degli anni entrambi hanno conosciuto la rabbia di chi ci era reclus3, entrambi sono stati dati alle fiamme da chi non riusciva più a subire le torture, le umiliazioni e la sofferenza. Fuoco nato da chi preferirebbe la morte che il rimpatrio, chi si è messo in gioco per far sì che non ci fosse più un posto dove rinchiudere il prossimo migrante ritenuto irregolare.

I CPR sono dei luoghi di tortura e non ci sono politici o studiosi/e che possano dire il contrario senza mentire. Questo orrore è confermato da una sentenza del Tribunale di Bari e della Suprema Corte che ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire il Comune e la Provincia per il danno d’immagine subito a causa dei trattamenti disumani nei Cpr, ma questo non basta. Nessun danno d’immagine può essere paragonabile alle condizioni di vita a cui sono soggetti i detenuti in CPR.

Le condizioni dei CPR, privilegiata fonte di profitto per le cooperative che si occupano di ‘’accoglienza’’ sono le stesse, aggravate dalla privazione della libertà personale e dall’isolamento dalla società imposto alle persone recluse.

Nel 2023 i CPR di Brindisi e Bari sono stati definiti dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale ”ambienti estremamente degradati”, le condizioni dei servizi igienici ”indecorose e insalubri”. Le persone recluse sono costrette a vivere senza riscaldamento, privacy e servizi di assistenza di base, da quella legale a quella sanitaria.

Il trattenimento in questi luoghi costringe le persone recluse ad un tempo sospeso e vuoto, isolate dagli affetti e dai legami e private del diritto di comprendere ed agire autonomamente, private anche della speranza di una prospettiva migliore.

Sabato 22 Febbraio alle ore 14.00 saremo sotto il Cpr di Bari Palese in solidarietà ai reclusi e contro le istituzioni e i soggetti che permettono il funzionamento di questi lager.

FUOCO AI CPR

SOLIDARIETÀ AI RIVOLTOSI DI GRADISCA D’ISONZO: PRESIDIO CONTRO I CPR

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Il 21 gennaio, nel CPR di Gradisca d’Isonzo, la paura e l’isolamento hanno cambiato campo. Dopo due giorni di scontri, diversi fuochi sono stati accesi nella notte. Com’era già successo durante la notte di capodanno, alcuni prigionieri sono saliti sul tetto in segno di protesta. Sono così iniziati degli scontri all’interno del Cpr quasi ininterrotti.

La risposta della polizia è stata manganelli, lacrimogeni e getti d’acqua contro chi si è ribellato alle torture e violenze. Le rivolte hanno portato alla chiusura dell’area rossa e 35 detenuti sono stati deportati in Tunisia e Marocco o trasferiti in carcere.

Torniamo ancora una volta sotto a quel muro che nasconde un lager etnico legalizzato, torniamo per portare solidarietà e rompere silenzio e isolamento verso chi continua a lottare per la libertà e non piega la testa verso uno Stato razzista che vuole l’omogeneità e la pacificazione sociale.

Perché i CPR si chiudono con il fuoco non sia solo uno slogan.
SABATO 8 FEBBRAIO ORE 15:30 DAVANTI AL CARA

FREDOOM-HURRIYA-LIBERTÀ
Assemblea no cpr


SULLA LOTTA DI INIZIO ANNO NEL CPR DI GRADISCA D’ISONZO:

SULLA LOTTA DI INIZIO ANNO NEL CPR DI GRADISCA D’ISONZO

PALERMO: CONTRO L’ESTRATTIVISMO E LE GRANDI OPERE

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7 febbraio
h 18.00 – via carrettieri 14

Contro l’estrattivismo e le grandi opere!

  • Proiezione del documentario sulla lotta antiestrattivista del popolo mapuche “inkayan gnen ko” (in difesa del fiume Cholchol – Wallmapu)
  • Approfondimento con un compagno cileno sulla lotta Mapuche
  • Aggiornamento sulla repressione in Cile
  • Discussione sulle lotte contro il ponte di Messina e presentazione del corteo Noponte di sabato 1 marzo.

A seguire cena e birrette!

MILANO: GIORNATA ANTICARCERARIA

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Il 9 febbraio al Cox 18 (via Conchetta 18)

dalle 15:00
presentazioni e aggiornamenti
– Presentazione del progetto: “HAIKU SENZA HAIKU”
Raccolta di versi scatenati e sillabe Incendiare ispirata da Juan Sorroche
– Presentazione dell’opuscolo “ERBARIO ANTICARCERARIO”
Scritto da un ex detenuta sulle sue esperienze di utilizzo di piante medicinali in carcere
– Presentazione dell’opuscolo di OLGa
– Presentazione del “Vademecum sulle misure alternative”

dalle 19:30
aperitivo benefit per il processo al corteo dell’11 febbraio per lo sciopero della fame di Alfredo Cospito

Assemblea milanese contro il 41bis e l’ergastolo

TORINO: MISURE CAUTELARI OPERAZIONE CITY

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Nuove misure cautelari per l’Operazione City

Il 30 gennaio la Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi (sia della Procura di Torino sia della difesa), disponendo tre nuove misure cautelari – che si aggiungono alle 14 già applicate da mesi –, questa volta  per altrettanti compagni trentini: due obblighi di dimora e di firma giornaliera (per una compagna già da tempo in detenzione domiciliare per dei definitivi di pena e per un compagno già sottoposto da qualche settimana alla “libertà controllata”, cioè ad obbligo di dimora e firme, per un decreto penale di condanna) e le firme quattro volte alla settimana per una terza compagna.

L’Operazione City è l’inchiesta per la manifestazione in solidarietà con Alfredo Cospito che si era svolta a Torino il 4 marzo 2023, per la quale si aprirà il processo nel maggio prossimo contro 19 imputate e imputati di “devastazione e saccheggio” (https://ilrovescio.info/2025/01/13/aggiornamento-sulloperazione-city/).

Quel 4 marzo c’eravamo tutti. Solidarietà agli imputati e alle imputate. Fuori Alfredo dal 41 bis!

ROMA: PRESIDIO AL CPR DI PONTE GALERIA

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Domenica 2 febbraio ore 15.30
Presidio davanti alle mura del cpr di Ponte Galeria

Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.

Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.

Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.

Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.

Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.

A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.

A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.

Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.

Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.

Hanno un solo nome: infami.

Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.

FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

Assemblea di solidarietà e lotta

SPAGNA: PAROLE DEL PRIGIONIERO ANARCHICO ABEL IN OCCASIONE DELLA MARCIA A BRIANS

Traduciamo e diffondiamo

A 8 mesi di reclusione

Parole del prigioniero anarchico Abel in occasione della marcia a Brians[1]

 Mi sto avvicinando agli otto mesi di reclusione in questo penitenziario. Quasi otto mesi di odio e rabbia, ma anche di amore e solidarietà. Pensavo di uscire con un permesso a maggio di quest’anno, che è quando sconto un quarto della pena, e secondo il regolamento penitenziario è il momento di accedere ai permessi, a patto che il consiglio formato dall’equipe di trattamento (psicologa, educatrice, giurista e direzione) sia d’accordo. In questo modo, con il ricatto dei permessi, ti costringono a fare il programma di trattamento quando, secondo lo stesso regolamento, è volontario, e rifiutarlo non può comportare alcuna punizione.

Non gli è sufficiente rinchiuderti, vogliono anche rieducarti. Dato che devo fare tre corsi del programma individuale di trattamento, mi stanno ritardando i permessi di maggio fino al terzo trimestre 2025. E tutto questo senza avere nessun procedimento disciplinare, che allungherebbe ulteriormente il processo.

Si dice che i corsi siano sovvenzionati e per questo c’è tanto interesse affinché tutti li facciano, è un business. Penso che sia anche un modo per giustificare il lavoro dei burocrati della repressione, dall’equipe di trattamento al Tribunale di Sorveglianza Penitenziaria, che dovrà dare la sua approvazione per i permessi superiori alle 48 ore.

Non è da molto tempo che sono rinchiuso, però in questo periodo già ho saputo di due morti: una nella sezione 12 di questo penitenziario e un’altra nella sezione femminile di Brians 1. In entrambi i casi, secondo la direzione la causa di morte è stata il suicidio. Nel caso di Maria, il suo compagno si trova nella mia stessa sezione, e mi ha detto che non l’ha mai vista con l’intenzione di togliersi la vita, si vedevano faccia a faccia, si scambiavano lettere e si chiamavano abitualmente. Non gli hanno lasciato vedere il cadavere, gli hanno dato delle pillole e hanno attivato nei suoi confronti il protocollo anti-suicidio, obbligandolo ad essere sempre accompagnato. Immaginatevi di trovarvi in una situazione del genere ed essere costretti a condividere la cella con qualcuno con cui non avete nulla in comune.

È difficile mantenere un buono stato d’animo qui dentro, tra la reclusione, la vita in regime disciplinare, lo sfruttamento lavorativo… un giorno dopo l’altro, sapendo che il tuo futuro è completamente sottomesso a questa rete di guardie carcerarie e altri funzionari. Nonostante ciò, cerco di rimanere forte e allegro, e in questo gioca un ruolo fondamentale la solidarietà che sto ricevendo. Il carcere ti trasforma in un automa medicalizzato senza personalità.

Spero che per la marcia dell’anno prossimo, io possa essere dall’altra parte e, in caso contrario, vi incoraggio a fare un rumore così forte che vada oltre le mura.

Un forte abbraccio, vi voglio bene, salute e libertà

Abel Mora Campos
Gennaio 2025, C.P. Brians 2

Più info sul caso di Abel : https://brughiere.noblogs.org/post/2024/11/29/spagna-a-6-mesi-di-reclusione-del-compagno-anarchico-abel/


[1] Carcere a Barcelona. Il 18 gennaio alcunx compagnx hanno organizzato una camminata verso il carcere per portare solidarietà ad Abel e a tutte le persone recluse.

UN LIBRO SOSPESO CONTRO LA REPRESSIONE

Diffondiamo

Un libro contro la repressione è un’iniziativa che si rivolge a donne, persone queer e trans che vivono una situazione di repressione. L’iniziativa nasce dalla necessità espressa da alcune persone detenute di ricevere materiale di lettura che racconti storie in cui ritrovarsi, dalla narrativa alla saggistica alle fanzine. Materiale transfemminista e queer che faccia sentire meno solx le persone detenute e per sentirci tutt3 parte di una collettività che resiste. Perché siamo donne e persone trans e queer per cui la comunità è vita e salvezza in un mondo che vorrebbe vederci estint3 o sottomess3. Perché viviamo sulla nostra pelle la violenza del patriarcato e del mondo cis-etero-normato, di cui il carcere rappresenta una delle materializzazioni più brutali.

Vogliamo quindi esprimere la nostra vicinanza e presenza a quell3 di noi che si trovano a vivere la repressione sulla propria pelle, facendo sentire loro che una comunità esiste e non si dimentica di quello che accade oltre quelle mura.

Il carcere è un luogo di repressione, privazione ed esclusione sociale. Il totale isolamento e invisibilità a cui lo stato condanna le persone recluse nelle prigioni e quelle colpite dai dispositivi repressivi sempre più capillari si configurano come una pena nella pena, un tentativo di togliere la voce a chi vive la repressione sulla propria pelle. Allo stesso tempo anche la solidarietà è nel bersaglio del controllo statale, in un crescendo di provvedimenti che puntano a fiaccarla, disincentivarla e reprimerla, da ultimo il nuovo DDL 1660 in materia di sicurezza che si appresta a essere approvato in via definitiva dal parlamento.

In questo scenario crediamo sia fondamentale mantenere viva e alimentare la solidarietà con chi è colpitx dalla repressione, a partire dalla nostra comunità.

Se vuoi partecipare all’iniziativa “Un libro sospeso contro la repressione” puoi comprare un libro o lasciare un buono regalo dell’importo che preferisci presso le seguenti librerie:

Antigone Roma: Via dei Piceni 1, Roma

Antigone Milano: Via A. Kramer 20, Milano

Provvederemo noi a inviare i libri raccolti a donne, persone queer e trans recluse in carcere o colpite dalla repressione: grazie alla collaborazione con compagn3 e realtà associative sparse per l’Italia stiamo, infatti, raccogliendo una serie di contatti a cui inviare i libri.

Se sei in contatto con una o più persone a cui vorresti che inviassimo uno dei libri dell’iniziativa (o anche un libro specifico), faccelo sapere o passa in libreria!

Per maggiori info e per contattarci:

roma@libreriantigone.com


Libreria Antigone Roma

Ragione sociale: Libreria Antigone MFM S.A.S. di Sposato Federica & C.
sede operativa: via dei Piceni 1, 00185 Roma
sede legale: Via Palmiro Togliatti 595 -00172 Roma
telefono: 06270481
Codice Fiscale: 16334601008
P.IVA: 16334601008
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