BOLOGNA: UN RESOCONTO DAL PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA

Diffondiamo:

Ieri in tante ci siamo raccolte in presidio davanti all’ingresso del carcere della Dozza per portare solidarietà a tuttx i/le detenute e per farci sentire dalla giovane arrestata nella piazza del 7 ottobre contro il genocidio e in sostegno alla resistenza palestinese. È stato fatto un saluto prima in prossimità delle sezioni femminili, poi da quelle maschili, per rompere il muro di isolamento che divide le lotte tra dentro e fuori. È stato condiviso quanto avvenuto in questi giorni a Bologna come in tutta Italia, i blocchi e le mobilitazioni, è stata ribadita la complicità dello Stato italiano al genocidio in Palestina e l’ipocrisia del comune di Bologna, che millanta solidarietà mentre stringe appalti con aziende come Alstom, complici del genocidio, e vieta le piazze in sostegno alla resistenza palestinese. È stata letta una lettera di Anan, prigioniero palestinese in sciopero della fame dal 4 ottobre, recluso ora al carcere di Melfi, e sono stati lasciati i riferimenti di Mezz’ora d’aria, trasmissione contro il carcere in onda ogni sabato alle 17:30 sulle frequenze di Radio Citta Fujiko, FM 103.1.

Dentro, nonostante le minacce che sempre guardie e secondini riservano ai/alle recluse, la solidarietà per una Palestina libera si è sentita, forte e chiara, contro il governo meloni fascista, contro la complicità dello stato al genocidio, contro le infami galere, specchio di questo stato razzista.

Infine ci si è spostate all’ingresso: il giudice non ha convalidato l’arresto della giovane, ritenendolo illegittimo, Cristina è stata liberata e ha potuto riabbracciare i suoi affetti, amici e amiche.

Rifiutiamo la condanna della resistenza da parte di chi arma il genocidio e sostiene politicamente ed economicamente l’occupazione sionista.

Continueremo a lottare, finché la Palestina non sarà libera dal fiume fino al mare!

LETTERA DI GUI DAL CARCERE DI VARESE

Riceviamo oggi, a 16 giorni dalla data di invio, questa lettera di  Gui che era in quel momento reclusx nel carcere di Varese. Al momento si trova ai domiciliari da sua madre, lontanx da casa sua e dai suoi affetti, con il divieto di comunicare con l’esterno e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico.

22/09/2025 – Carcere di Varese

ciao amix 🙂

ormai dieci giorni fa, non senza una certa difficoltà, vi avevo mandato una bella lettera, piena di speranza e tenacia, per raccontarvi come stavo, come sono le condizioni qua dentro, cosa pensavo in quei primi giorni dietro queste sbarre. non so bene cosa sia andato storto, forse le poste l’hanno persa, forse gli sbirri se la sono tenuta – anche se mi assicurano sia stata spedita e, in caso di sequestro, sono tenuti a farmi una notifica. in ogni caso, quella lettera a casa non ci è mai arrivata. in questi tredici giorni dentro è cambiato tutto e niente.

il mio primo concellino ha ottenuto i domiciliari, è arrivato un altro ragazzo qui con me che ha più meno la mia età, i miei gusti musicali e un bel po’ di altre passioni in comune. i giorni passano, appunto, sempre uguali ma diversi. ogni giorno con gli altri detenuti constatiamo che stiamo “bene ma male, male ma bene”. loro mi insegnano un po’ di arabo, io un po’ di francese, ormai conosco tutti e tutti conoscono me in sezione, c’è affetto, mutuo aiuto, solidarietà e più leggerezza possibile sotto al peso di queste sbarre. so di essere in una posizione di privilegio rispetto alla maggior parte di queste persone, e cerco di sfruttarla meglio che posso.

chi ne ha bisogno sa che mi può chiedere un tabacco, un caffè, una cassetta d’acqua, di dire qualcosa a qualcunx fuori, di cercare unx buonx avvocatx per qualcuno che non lo ha. tutti dicono che uscirò presto pensando ai reati che mi sono imputati, io non ne sono così sicuro sapendo che sotto accusa non ci sono quei reati ma il mio stesso modo di essere, pensare, legarmi allx altrx. in aula non vanno imbrattamenti e minacce che loro sostengono io abbia perpetrato, ma il mio essere anarchicx, il mio criticare sistema, stato e polizia. in due settimane ho subito due perquisizioni, col forte sospetto che nascondessero un secondo fine, che fosse la semplice pressione psicologica o l’installazione di qualcuna delle loro diavolerie tecnologiche.

in due settimane mi sono state sequestrate, per ordine del pm, due lettere indirizzate allo stesso, caro amico. ficcano il naso ovunque, cercano di entrarmi nella testa e togliermi questo beffardo sorriso che continuo a portare, fierx e sicurx delle mie idee e delle mie ragioni. tutto ciò rasenta, dal mio punto di vista, il ridicolo ed evidenzia la loro impotenza di fronte al nostro essere e restare così intensamente, profondamente e radicalmente umanx. loro non possono nulla, noi tutto. non lo nascondo, questi sequestri della mia corrispondenza privata mi fanno imbufalire, io quando scrivo a qualcunx che amo rovescio nella busta una parte delle mie budella e odio, odio, odio profondamente che quelle budella finiscano sul tavolo di qualche magistrato.

mi fa schifo. quella gente non merita di sapere cosa provo, cosa sento verso lx mix amix e verso questo mondo infame. che schifezza, che merdosissima odiosa schifezza infame. ma questa specifica, insulsa rabbia dura ben poco, presto tornano la rabbia vera e profonda, universale, mossa dall’odio mosso dall’amore che provo per voi e per questo mondo per il quale non perdo mai la speranza.

fino a che di ogni stato, galera, cpr, soldato, bulldozer e banconota non resteranno che ceneri e macerie. tuttx liberx, subito e per sempre. morte allo stato. un abbraccio fortissimo, stretto stretto, a chiunque là fuori e qua dentro mantenga la proprià umanità e la capacità di pensar(si)e libertà. grazie per ogni segno che mi avete mandato finora, vi sento intensamente.
a presto, gui <3

BARI: PRIGIONI FUORI DALLE MURA. IL LOOP DELLA DETENZIONE AMMINISTRATIVA

Diffondiamo

B, un amico che è stato rinchiuso 6 mesi nel Cpr di Bari-Palese è uscito a fine giugno con il solito decreto di espulsione. Dopo essere uscito ha avviato le procedure per ottenere i pezzi di carta utili secondo la logica infame dello stato, che solo dopo il loro rilascio smetterebbe di perseguirti e vivere nella paura.
Ma dopo soli 3 mesi di libertà è stato fermato giovedì 2 ottobre alla stazione di Bolzano, e portato nel Cpr di Ponte Galeria.
Al momento del fermo ha mostrato i documenti agli sbirri per provare di aver avviato le pratiche per il permesso di soggiorno, il matrimonio in Italia, e un contratto di lavoro, ma gli sbirri hanno risposto picchiandolo e rompendogli un ginocchio, dopo averlo minacciato di un’accusa per resistenza.
B sabato é stato portato in ospedale, dove hanno accertato la rottura del ginocchio. Dopo essere tornato nel cpr gli hanno detto che sarebbe stato rimpatriato con il primo volo per il Gambia.

B. Una volta uscito dal Cpr a giugno, aveva ripreso con fatica la sua vita, iniziato a lavorare, provando ogni giorno ad
inseguire le istituzioni per regolarizzarsi e iniziare a vivere la sua libertà con la famiglia.
Era andato a Bolzano per le procedure necessarie a completare le pratiche ed ora é stato nuovamente ingabbiato in un lager dallo stato e i suoi aguzzini.

L’udienza di B é stata fissata subito lunedì 6, l’avvocata che lo segue (come al solito) non ha mai risposto al telefono, ma fortunatamente, si é presentata in udienza e B é tornato libero il giorno successivo.
Non riponiamo alcuna fiducia negli avvocati, soprattutto quelli di ufficio di galere e cpr, corrotti e mafiosi, ma purtroppo rimangono un anello dell’ingranaggio nella catena dello stato infame, fondamentale per la liberazione dalle gabbie.

Il terrore e il trauma di uscire e rientrare in questi lager é una tortura quotidiana.
Lo stato tenta di rendere il passaggio di reclusione di rito per chi é clandestino in Italia.

Contro ogni frontiera, odiamo lo stato e le torture su tutti i fratelli fermati e aggrediti nelle piazze e nelle stazioni, poi reclusi nei lager.

FUOCO AI CPR
COMPLICI CON GLI HARRAGA
FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

GENOVA: CHI DEVASTA È LO STATO

Diffondiamo:

A distanza di 24 anni dagli eventi del G8 fa la sua ricomparsa a Genova il reato di devastazione e saccheggio (ad 419 c.p. che prevede dagli 8 ai 15 anni di reclusione) con un’inchiesta portata avanti dalla procura a carico di un numero di persone ancora in via di definizione, appartenenti a varie aree dei movimenti genovesi.

L’inchiesta fa riferimento alle giornate di mobilitazione in risposta agli arresti avvenuti la notte del 3 maggio 2024 di fronte all’Ex Latteria Occupata.

La mobilitazione di piazza in quei 3 giorni, determinata e diffusa, fu la naturale risposta al clima di militarizzazione che conosciamo bene: controlli pervasivi attraverso telecamere, identificazioni e profilazioni, presidi fissi nelle strade di guardie di ogni tipo, rastrellamenti, retate e sgomberi di spazi sociali, provvedimenti di daspo urbano e misure di limitazione preventiva della libertà. Questi dispositivi colpiscono ripetutamente persone straniere, persone ai margini e tuttx coloro che non si adeguano alla devastante avanzata della città-vetrina piegata agli interessi di pochi e banco di prova di nuove tecnologie repressive.

Non ci sembra un caso che l’articolo 419 venga applicato in un periodo in cui le piazze si riempiono contro la guerra e lo sterminio dei popoli; lo abbiamo già visto ampiamente usare per infliggere anni di galera ai rivoltosi dentro le carceri e i CPR, nelle lotte antifasciste ed anticapitaliste più conflittuali e, recentemente, per colpire la mobilitazione contro il carcere e il 41bis.

Non ci faremo intimidire da queste strategie e non smetteremo di supportare la resistenza palestinese e di tutti i popoli in lotta, senza dimenticarci le responsabilità non solo del governo sionista ma di tutti quegli stati e quelle aziende che costruiscono il loro profitto sul colonialismo e sullo sfruttamento dei corpi e dei territori.

NÉ GOVERNI NÉ CONFINI

 

TORINO: AGGIORNAMENTO DAL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI – SETTEMBRE 2025

Diffondiamo:

La quotidianità nel centro torinese durante le ultime settimane é stata scandita da continui momenti di protesta. Venerdì 19 settembre una stanza dell’area Verde è stata resa completamente inagibile dal fuoco. Il seguente trasferimento di una persona in carcere (liberata qualche giorno dopo sia dalla detenzione penale che amministrativa) non ha però minato la determinazione dei reclusi. Infatti nel pomeriggio di mercoledì 24 settembre é giunta all’esterno del lager la notizia che in una stanza dell’area Gialla l’insofferenza si era trasformata in rabbia; nuovamente con l’utilizzo del fuoco. Nel frattempo – fuori le mura – un gruppo di solidali si é radunato per far sentire la propria vicinanza e solidarietà ai detenuti. Sappiamo che successivamente una persona sembra essere stata portata in carcere (non si hanno più sue notizie) mentre la stanza in questione resta in funzione.

Visibilizzare questi due momenti non deve distogliere lo sguardo da quanto sia proprio la quotidianità ad essere insopportabile ai reclusi. Infatti essi quotidianamente si battono anche per le esigenze di base delle quali vengono costantemente deprivati da Sanitalia; la quale sta mostrando infine il suo reale volto (vedi anche aggiornamenti Torino, luglio 2025 e Aggiornamento 23.04.2025). I momenti di insubordinazione sono quotidiani cosi come gli atti di autolesionismo.
Queste ultime giornate torinesi, molto piovose, hanno portato all’allagamento delle parti esterne alle aree: rendendo molto complessa attraversabilità degli spazi e imponendo ai detenuti di restare, per gran parte del tempo, negli spazi interni.
Sappiamo che ad ora sono recluse 24 persone nell’area Verde, una ventina sia nell’area Gialla che nell’area Blu. Nel frattempo é in via di ultimazione la ristrutturazione dell’area Viola, resa inagibile dalla rivolta del 30 Aprile.

LA MACCHINA DELLE DEPORTAZIONI

Nella settimana fra il 15 e il 19 settembre 6 persone sono state prelevate dalle aree e sono state trasferite nel CPR in Albania mentre venerdi 26 due detenuti pakistani sono stati tratti in inganno (con l’ormai nota trappola della terapia) e non hanno piu fatto ritorno. Non si hanno notizie certe sulla loro sorte ma i reclusi si dicono sicuri di una deportazione, dal modo in cui la gestione del centro ha operato. Infatti, successivamente al prelievo delle persone verso “l’infermeria”, alcuni operatori sono passati nella stanza dei detenuti in questione per raccogliere velocemente i loro effetti personali.
Nella stessa settimana una persona gambiana è stata deportata, una seconda giovedì 25 e una terza sabato 27.
É notizia di venerdì 26 che è partito un charter diretto in Egitto riempito di persone espulse. In concomitanza, anche a Torino hanno tentato la deportazione due persone molto giovani dall’area Verde ma, per via della resistenza che esse hanno messo in campo, il trasferimento in aeroporto é fallito.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÀ

Oltre alla presenza fuori dalle mura nei momenti di lotta dentro, due giorni fa alcuni solidali si sono recati presso il centro per portare dei pacchi. Se nei primi mesi di funzione del CPR, Sanitalia e prefettura si erano mostrati abbastanza compiacenti (probabilmente per evitare attriti interni) negli ultimi mesi é stata adottata una politica di ostruzionismo volta, si può supporre, ad evitare il consolidamento di legami di fiducia fra dentro e fuori, con la scusa di una possibile infezione a scabbia. É ormai praticamente vietato l’ingesso di vestiti sia nuovi (a discrezione di chi é di turno) che sopra`ttutto usati seppure sanificanti in lavanderia.
É evidente la deliberata scelta di affliggere così i detenuti, vista la scarsissima quantità di vestiti che viene fornita dentro il CPR e la loro inadeguatezza alla stagione fredda alle porte.
Nonostante l’impossibilità di ingresso di vestiti a fuori ormai da tempo, é notizia di oggi che 3 persone hanno contratto la scabbia e sono in isolamento sanitario in una stanza adiacente l’infermeria.

Inoltre, successivamente alla consegna dei pacchi alimentari, ad alcuni reclusi è stato intimato di non parlare più con i solidali fuori: minacciandoli di eventuali conseguenze punitive non meglio specificate.
Nulla di nuovo, sappiamo perfettamente quanto siano preoccupanti, per chi gestisce il CPR, le reti di solidarietà che si creano attorno ai detenuti nonché vedere da lontano la possibilità di pressioni congiunte fra dentro e fuori. Apparentemente i gestori del centro ritengono necessaria l’attivazione di contromisure vessatorie verso coloro che sono nella posizione di maggiore ricattabilità e vulnerabilità. Questo é chiaro sia a chi é recluso che a chi sta fuori.
Come  chiaro chi sono gli aguzzini conto i quali rivolgere la propria rabbia.

Fuoco a galere e CPR sempre per la libertà

NOTIZIE DALL’UDIENZA SUL RIESAME PER ANDRE, BAK E GUI (COMPAGNX ARRESTATX PER I FATTI DI MESSINA): INFAMI NON SPEZZERETE LA SOLIDARIETA’

Diffondiamo:

Ieri mattina si è svolta l’udienza del riesame per mettere in discussione la scelta della detenzione carceraria come misure cautelari per Bak, Andre e Gui.
E’ durata circa una ventina di minuti, questo il tempo che basta – secondo loro – per discutere della sottrazione totale della libertà, senza processo, a tre ventiduenni incensuratx .
La difesa aveva già presentato istanza al giudice per richiedere pene alternative al carcere per scontare le cautelari. è stata contestata l’assurdità delle ragioni con cui viene giustificata la detenzione – connesse semplicemente all’ipotesi che, non avendo rispettato le prescrizioni per la piazza dell’1 marzo a Messina, lx imputatx sarebbero inclini al mancato rispetto delle istituzioni e dunque a rischio di violazione di eventuali misure alternative al carcere.

L’accusa ha presentato dettagliate relazioni dei vari presidi in solidarietà che si sono svolti nelle ultime settimane in diverse città e anche di fronte alle carceri, strumentalizzandoli allo scopo di dimostrare che il forte legame dellx compagnx accusati con “gruppi antagonisti” possa rappresentare un rischio di reiterazione di reati. Sulla scorta di questi infami tentativi di spostare sullx solidalx la colpa della prosecuzione del trattenimento, l’accusa ha dunque richiesto alla corte di confermare la detenzione carceraria come forma di misura cautelare.
La difesa ha contestato questo intento di ritorsione degli atti solidali, compiuti da soggetti altrui, contro lx compagnx sotto accusa.
La corte ora si riserva di decidere e ha due giorni lavorativi di tempo per informare le parti sulla decisione presa. Essendoci il weekend nel mezzo, la risposta potrebbe essere nota soltanto lunedì.

Lo schema dell’accusa è volto a privare della libertà lx compagnx in virtù della profilazione che gli inquirenti fanno di loro, descrivendone la presunta “pericolosità sociale” attribuita agli ideali cui aderiscono – molto più che alle azioni in sé di cui vengono accusatx. Credere in un mondo senza frontiere né cpr, senza grandi opere devastanti come il ponte sullo stretto, credere nella fine del capitalismo è considerato un atto criminale per chi ha tutto l’interesse che questo mondo d’oppressione rimanga esattamente com’è.

Pare evidente che, a questo punto, ad essere a processo non sono solo le accuse di “lesioni gravissime” ma le idee politiche e le affinità ad una rete di amicizie che lo stato infame vuole tentare di distruggere, sedare e arrestare.
La paura che i carcerieri provano per la solidarietà fra oppressi non ci è nuova, né lo sono i loro ridicoli e inutili tentativi di soffocarla. Sanno bene quanto sono pericolose per la tenuta delle loro gabbie la rabbia e l’amore solidali che incendiano i cuori di chi lotta. Per loro la solidarietà che si insinua fra le mura delle carceri e arriva allx recluse che vorrebbero isolare è un grosso problema, rendiamolo ancora più grosso! Considerano pericolosa la rete di affetti che supporta, sostiene e si fa complice contro le violenze che lo stato sta scagliando sullx nostrx tre compagnx rinchiusx in gabbia, rendiamola ancora più pericolosa!

Avevano già provato a spezzarla quando, la mattina dopo il caldo saluto portato ad Andre fuori dalle mura del carcere di Bari nella sua seconda notte in cella, hanno effettuato un trasferimento punitivo nel carcere di Potenza, pensando così di poterlx isolare… La notte seguente, anche fuori da quelle mura, una batteria di fuochi d’artificio ha illuminato il cielo, a dimostrare che per quanto lo stato ed i suoi sgherri, provino ad annientare la solidarietà, quella è imprevedibile e continuerà ad esplodere, scomposta e incontrollata, pronta a creare crepe nei loro muri infami.

Riprendiamo le parole di un compagno, per esprimere meglio un concetto che vorremmo fosse chiaro ad ogni difensore della legge e guardiano: “ Perché la solidarietà è l’unica arma che non potranno mai scipparci dalle viscere”, che quindi se vogliono darci a bere, e quindi giustificare, la detenzione per colpa della solidarietà, ecco, rimandiamo indietro questo boccale avvelenato.
Ai politicanti, come il ministro dell’interno, che si scaglia contro chi finalmente incendia le strade in solidarietà per Gaza, che gioisce dell’arresto di Andre, Gui e Bak, che criminalizza la lotta contro le grandi opere, che propone di far pagare allx organizzatricx delle mobilitazioni i danni della rabbia, e della violenza di cui non lasceremo il monopolio allo stato, rimandiamo indietro, e con più forza le infamanti accuse. Che pagasse lui i ponti che crollano, le autostrade fatiscenti, le vite delle persone intossicate per l’arsenico nelle falde acquifere a Messina.

E’ di ieri la notizia che la CEDU ha respinto il ricorso di Alfredo, detenuto nel carcere di Bancali, contro il regime carcerario del 41bis, carcere duro ed infame che condivide con altrx 749 detenutx. La corte dice che l’italia, ha fornito valide ragioni per mantenere il suo stato di detenzione sotto regime speciale, nonostante il suo stato di salute si sia aggravato, ma solo in seguito allo sciopero della fame. Mettendo così a tacere le forme di resistenza che da dentro si provano ad avere contro questo regime infamante, ma non ci stupisce, occorre infatti ricordare che Nadia Lioce resta al 41bis nonostante il suo cancro progredisce e lentamente la uccide.
Che Nadia ha partecipato ad ogni battitura per abolire il regime di carcere speciale ad Anna e Silvia, detenutx nello stesso carcere in regime di alta sicurezza.
Che tra compagnx la solidarietà non si spezza, in qualsiasi gabbia ci ficcheranno dentro, da aquella ureremo con rabbia, con amore verso la libertà, con odio verso lo stato ed oppressori.

Noi siamo con chi della rivolta ne fa la quotidianità, siamo con chi sta nelle piazze e nelle strade, nei lager di stato chiamati cpr, siamo con chi ha paura di essere deportato e rinchiuso solo per non avere un pezzo di carta in tasca. La libertà non si comanda e l’aula di un tribunale non ci toglierà il sogno e la speranza di vedere ogni singola gabbia in frantumi.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI TRIBUNALI

LETTERA DA PARTE DEL NOSTRO COMPAGNO BAK RECLUSX NEL CARCERE DI POGGIOREALE

Riceviamo e diffondiamo:

Ciao a tuttx compagnx, grazie per l’affetto e il supporto ricevuto.
Lo stato italiano ha tolto a me e a altrx due compagnx il privilegio della libertà di movimento.
Non voglio e non posso parlare del fatto di cui siamo accusatx ma condividere con voi un pensiero che ho bisogno di scrivere. prendo un paio di righe per dirvi che sto molto bene, i compagni di cella sono fantastici, la solidarietà fra oppressx è qualcosa di stupendo. E’ proprio vero che dove lo stato abbandona e opprime sono i rapporti tra animali umani a rimediare;
Il mio pensiero va a Guido e Andre, spero stiano bene quanto me. La vita mi ha portato già in passato, da minorenne ad essere privatx della libertà, quell’esperienza rende più sopportabile questa detenzione; so che per tantx compagnx la detenzione è una cosa che sembra lontana e che spaventa, questo è normale, ma con la repressione che aumenta dobbiamo essere pronti a questo.

Il mio pensiero da quando sono qui va a tutti i fratelli e sorelle rinchiusi e torturati nel lager di stato, i cpr non sono prigioni, ma strutture con sbarre create apposta per sottomettere, torturare e annientare gli animali umani che ci vengono rinchiusi.

La detenzione amministrativa nei cpr niente ha a che fare con le prigioni come quella in cui sono rinchiuso io. Anche ora che ho perso il privilegio che considero più grande, sono più privilegiatx di chi viene perseguitato in strada, nelle stazioni e nelle piazze e poi torturato nei lager solo per la sua provenienza.

Questo pensiero rende ancora più insignificante la sofferenza che si prova a stare qui e più sopportabile il tutto. Chi lotta nei CPR è il più grande rivoluzionario che ci sia, nelle carceri il privilegio di essere bianchx regolarx annichilisce ogni sentimento di rivolta, i diritti che si hanno nei penitenziari normali in confronto ai CPR sono oro.

Il mio pensiero va ad Abel, Moussa e tuttx i morti uccisi dai CPR
Il mio pensiero va ad ogni oppressx torturatx nei CPR
Il mio pensiero va anche ad Alfredo rinchiuso e torturato al 41 bis e ad ogni detenutx torturatx da questo regime carcerario torturatore.
Il mio pensiero va a tuttx lx compagnx in alta sicurezza e tuttx lx detenutx da questi regimi carcerari meno privilegiati di quello in cui sono rinchiusx
Il mio pensiero va ad ogni palestinesx e popolo oppresso

Libertà per Andre
Libertà per Guido
Libertà per tuttx

Fuoco ai CPR! Fuoco alle galere! Fuoco alle questure, caserme e commissariati!

Paura dell’indifferenza e dell’arresto

Forza e grazie compagnx
Viva l’anarchia!
Viva gli e le harraga, che allah sia con voi!

un grosso abbraccio
Poggioreale 14/09/2025

BARI: PRESIDIO PER ANDRE, BAK E GUI – CONTRO IL PONTE, CONTRO LA REPRESSIONE

Diffondiamo

Il 9 settembre, Andre e Bak di Bari e Gui di Varese, sono statx arrestatx per eventi relativi al corteo “Carnevale No Ponte” del 1 Marzo 2025 a Messina.

Tra le accuse, resistenza e lesioni gravissime. In concomitanza degli arresti sono state effettuate diverse perquisizioni, anche a casa di altrx compagnx, con il sequestro di materiale informatico e di propaganda.

Bak è statx arrestatx a Napoli ed è rinchiusx nel carcere di Poggioreale, Andre è statx trasferitx dal carcere di Bari a quello di Potenza come probabile ritorsione, mentre Gui è rinchiuso nel carcere di Varese.

Il ponte di Messina è un’opera devastante, colonialisita ed in linea con le prospettive militariste dello stato. Essa porta con se estrattivismo e devastazione in un territorio già sfruttato e martoriato come quello siciliano. Lo stato, che da sempre difende il ponte, con intensa militarizzazione e repressione oggi decide di punire tre compagnx, poco più che ventenni. Un chiaro tentativo per sedare e intimorire qualsiasi forma di opposizione.

Diamo una forte risposta di solidarietà con lx compagnx arrestatx! Dimostriamo che la repressione del dissenso e le sterili intimidazioni da parte della polizia altro non fanno che unirci sempre di più e ci motivano a scendere in piazza ancora più determinatx. Alla repressione rispondiamo con la solidarietà!

Complici con chi resiste e si oppone al progetto del Ponte di Messina e non solo.

PER ANDRE, BAK E GUI.
CON AMORE E COMPLICITÀ
FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

LE GABBIE RINCHIUDONO I CORPI MA NON SPENGONO I FUOCHI

Diffondiamo un intervento letto durante il saluto al carcere di Varese del 13/09:

Oggi siamo qui perché un nostro compagno è stato portato in questo carcere infame per aver preso parte a una manifestazione contro la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. L’ennesima opera devastante e colonialista che vorrebbero imporci in una terra, come la Sicilia, già colonia dello stato italiano, una terra martoriata da basi militari americane, petrolchimici, radiazioni elettromagnetiche. Tutto per la gloria dello stato, i profitti del capitale, il ricatto del lavoro, il mito del “progresso” e dello sviluppo.

Ancora una volta vediamo come lo Stato affila i suoi artigli, utilizzando tutti gli strumenti che ha a disposizione, per reprimere qualsiasi manifestazione di dissenso, ma anche e soprattutto per metterci paura, per provare a spezzare la solidarietà, per darci un avvertimento forte e chiaro: per chi intende sfidare l’ordine costituito, per chi intende opporsi a questo modello di sviluppo, il destino è uno solo: dietro le sbarre.

Noi non ci faremo intimorire da queste rappresaglie, perché abbiamo scelto da che parte stare, perché sappiamo bene che in questo mondo di merda in cui ci ritroviamo a vivere, l’unica via possibile è quella della lotta.

Oggi siamo qui per portare un caloroso saluto e tutta la nostra solidarietà al nostro compagno ma anche a tutte le persone rinchiuse qua dentro, speriamo che la solidarietà trapassi queste mura infami.

Il nostro pensiero va a chi sta subendo la vendetta dello stato, a chi è rinchiuso dentro un CPR solo per non avere i documenti giusti, a chi continua a lottare dentro e fuori le galere.

Perché le gabbie possono rinchiudere i corpi, ma non possono spegnere i fuochi 

Con amore e complicità 

Freedom Hurriya Libertà 

 

BARI: PERQUISIZIONI PER IL CARNEVALE NOPONTE DEL 1° MARZO 2025

Diffondiamo

Nella sera tra il 9 e il 10 settembre, in un piccolo paese della provincia di Bari, alcunx compagnx, hanno ricevuto la notizia dell’arresto di altrx tre compagnx G., A. e G. Questx, infatti, erano statx arrestatx rispettivamente a Napoli a Bari e a Varese, tuttx con molteplici accuse relative al corteo “Carnevale No Ponte” avvenuto a Messina nel marzo 2025.

Una volta ricevuta la notizia, lx compagnx hanno deciso di incontrarsi in una casa privata. Intorno alla mezzanotte, poco dopo aver raggiunto l’abitazione, lx compagnx hanno sentito bussare violentemente e ripetutamente alla porta.

Sei agenti della DIGOS hanno intimato di uscire velocemente dall’abitazione. Una volta fuori hanno specificato di avere un mandato di perquisizione per la compagna S.
S. assieme ad un altro compagno sono statx caricatx nelle macchine della DIGOS e condottx all’abitazione dove risiede S. Una volta entratx nell’abitazione, gli agenti della DIGOS sono raddoppiati. Inoltre è apparso evidente fin da subito che la metà degli agenti non proveniva da Bari.

Come si legge dalle carte, sei di loro provenivano da Messina e l’obiettivo della perquisizione, oltre alla chiara intimidazione, era quello di recuperare materiale inerente alle indagini contro lx compagnx arrestatx. L’atteggiamento della DIGOS è stato quello di sempre, arrogante, violento e prevaricatore.

L’abitazione è stata completamente rivoltata per sequestrare, oltre a due maschere di carnevale, dei poster e degli opuscoli di stampa anarchica. Intorno alle 01.30, dopo la perquisizione S., assieme ad un altro compagno, è stata portata nella questura di Bari per degli accertamenti, effettuare le foto segnaletiche e depositare le impronte digitali. S. ed il compagno che l’aveva accompagnata sono statx lasciatx liberx di andare solo dopo le 5 del mattino.

Al momento G. si trova nel carcere di Poggio Reale a Napoli, A. nel carcere di Bari e G. nel carcere di Varese.

Queste intimidazioni da parte dello stato non ci spaventano.
Non faremo mancare la nostra solidarietà allx nostrx compagnx detenutx.

FUOCO AD OGNI GABBIA!
SIAMO TUTTX NO PONTE!