COMUNICATO COMPAGNX GRECI: IN SOLIDARIETÀ CON LX COMPAGNX DETENUTX, CON LA PALESTINA E CON TUTTX DETENUTX E PRIGIONIERX POLITICX

Da: La Vampa, tradotto da athens.indymedia.org.

La sera del 13 maggio, lx studentx di Atene si sono unitx al movimento globale dell’Intifada studentesca in solidarietà con la Palestina e, con il sostegno dx solidalx, hanno occupato la facoltà di Giurisprudenza di Atene. Hanno chiesto alle università greche di interrompere qualsiasi cooperazione sotto forma di progetti di ricerca o programmi di scambio e finanziamento con lo Stato israeliano. La mattina dopo, la polizia ha fatto irruzione nello spazio occupato e ha arrestato 28 persone. La polizia ha confiscato una serie di oggetti dal terreno dell’università, senza che vi fossero prove per collegare questi oggetti a qualcun dellx arrestatx.
Dopo la finalizzazione della legge che consente la presenza della polizia greca all’interno dei campus universitari, l’anno scorso si sono scatenate ondate di violenza contro gli studenti nei loro stessi campus, mentre quest’anno si è assistito a un percorso accelerato verso la privatizzazione delle università. L’aumento della presenza della polizia e le tattiche di intimidazione in spazi un tempo liberi e autonomi si estendono oltre le mura dell’università. Eventi, attività e riunioni collettive in spazi pubblici – siano essi politici o meno – sono presi di mira dalla presenza della polizia, dalla repressione e dalla violenza. La posizione aggressiva dello Stato è un tentativo di reprimere qualsiasi forma di solidarietà, di modalità anticapitalistiche, di libera circolazione e di lotta dei migranti.

Lx 28 arrestatx nella Facoltà di Giurisprudenza di Atene sono statx immediatamente trasferitx alla stazione centrale di polizia di Atene (GADA). Agli avvocati è stato consentito l’accesso ai detenuti solo otto ore dopo il loro arresto, e la polizia ha cercato di costringere lx detenutx a fornire le impronte digitali prima dell’arrivo dei loro avvocati. Nel frattempo, centinaia dx solidalx si sono riunitx davanti alla GADA, chiedendo l’immediato rilascio delle persone arrestate e affermando il loro sostegno a una Palestina libera. Dopo aver ricevuto l’informazione che tuttx lx 28 arrestatx sarebbero statx incriminatx, sono statx costrettx a passare la notte a GADA.

Il giorno successivo, il tribunale avrebbe dovuto svolgersi a mezzogiorno, ma è stato deliberatamente ritardato di qualche ora. Lx solidalx erano presentx in tribunale per mostrare il loro sostegno allx arrestatx, con canti che chiedevano una Palestina libera e la fine delle tattiche di intimidazione. Alla fine, lx 28 sono statx portatx davanti al pubblico ministero e la decisione è stata quella di rilasciare tutti e rinviare il processo al 28 maggio con le accuse di: vandalismo, disturbo dell’ordine pubblico, rifiuto di collaborare con le procedure di polizia (impronte digitali) e possesso di “armi”. Nonostante la decisione del tribunale penale di rilasciare tuttx lx detenutx, la polizia ha deciso diversamente; il dipartimento di sicurezza dello Stato ha registrato lx nove compagnx internazionali non greci come “indesideratx” e ha deciso di procedere con una detenzione amministrativa. Gli avvocati sono stati informati della decisione che la detenzione dellx nove compagnx internazionali sarebbe proseguita in via amministrativa e che sarebbe stato emesso anche un ordine di espulsione; uno sviluppo senza precedenti per i cittadini europei. Lx compagnx sono statx prima inviatx alla Divisione Stranieri della Polizia di Attica e successivamente otto delle nove sono state trasferite al Centro di detenzione preventiva di Amygdaleza, mentre l’unico compagno maschio è rimasto solo alla Divisione Stranieri.

La detenzione amministrativa e le deportazioni sono strategie quotidiane che lo Stato greco pratica come una delle componenti profondamente razziste della micidiale Fortezza Europa. Il palese razzismo dello Stato è evidente negli arresti, nelle detenzioni, nelle torture e nelle deportazioni su larga scala che avvengono quotidianamente e che passano per lo più inosservate alla società.

La sfacciataggine con cui lo Stato greco agisce si spiega anche con anni di applicazione di una politica di frontiera micidiale nei confronti di rifugiati, migranti e persone senza documenti. In Grecia esistono quattro motivi per l’espulsione amministrativa, il che dà alla polizia piena libertà di giudicare se una persona è una minaccia per l’ordine pubblico e, senza un processo penale, la persona può essere detenuta ed espulsa con procedure amministrative. La detenzione e la minaccia di deportazione dei nove detenuti, con cittadinanza italiana, spagnola, francese, tedesca e britannica, è una nuova applicazione di questi ordini repressivi che intimidiscono e prendono di mira il movimento di solidarietà con la Palestina.

La tecnologia utilizzata dallo Stato greco nei suoi respingimenti violenti e mortali dei richiedenti asilo si basa sulla ricerca e sulle tecnologie di contenimento, sorveglianza e controllo che lo Stato israeliano sperimenta sui palestinesi di Gaza e della Cisgiordania. Il dissenso contro lo Stato israeliano, la sua occupazione militare della Palestina e le guerre che conduce a Gaza, in Libano e in Siria, è una minaccia per l’UE e per il complesso di sicurezza militare dei confini della Grecia.

I media di destra greci hanno diffuso informazioni sulla detenzione e la deportazione dei nove individui prima che qualcuno di loro o i loro avvocati ne fossero informati, una mossa che sottolinea l’uso dei media da parte dello Stato come strumento di guerra psicologica e la loro fedeltà ai media rispetto ai processi legali formali. Venendo a conoscenza del loro destino attraverso i media piuttosto che attraverso i canali legali, lx detenutx sono statx privatx della loro capacità di agire e sono statx gettatx nell’incertezza. Queste sanzioni e reazioni legali sono risposte severe e senza precedenti alle accuse di reati minori.

I migranti e i senza documenti che esercitano il loro diritto alla libertà di parola essendo politicamente attivi sono ora esposti a un rischio maggiore di deportazione e di azioni legali violente. Questo è esemplificato dal caso del nostro compagno egiziano che, avendo partecipato a manifestazioni pro-Palestina, è stato minacciato di espulsione dall’ambasciata egiziana. I governi e i media collaborano per criminalizzare e delegittimare gli sforzi a sostegno della lotta palestinese, dipingendo gli individui come minacce alla sicurezza nazionale. Queste azioni rivelano la disperazione dello Stato nel mantenere il controllo e reprimere la resistenza. Sottolineano la necessità di media alternativi e reti di solidarietà per contrastare queste tattiche di intimidazione. Solidarizzando con le persone prese di mira, possiamo smascherare i meccanismi oppressivi dello Stato e continuare la lotta per la vera liberazione, dai palestinesi ai detenuti. È necessario rendere concreta la nostra solidarietà, agire, intensificare, far capire a voce alta che né le intimidazioni né le incarcerazioni e le deportazioni indeboliscono la lotta. La resistenza non morirà mai, la Palestina non morirà mai! Queste intimidazioni e tattiche repressive non possono e non potranno mettere a tacere la nostra rabbia, né fermare la nostra solidarietà con la Palestina.

CHIEDIAMO QUANTO SEGUE:
– NESSUNA DEPORTAZIONE PER LX NOVE INTERNAZIONALI CHIEDIAMO IL LORO RILASCIO IMMEDIATO SENZA RESTRIZIONI FINO ALLA DATA DEL PROCESSO.
– CHIEDIAMO LA COMPLETA ABOLIZIONE DELLA DETENZIONE AMMINISTRATIVA PER LE PERSONE SENZA DOCUMENTI, I MIGRANTI, I RICHIEDENTI ASILO IN GRECIA INSIEME ALLA LEGGE RAZZISTA DELLA DEPORTAZIONE AMMINISTRATIVA.
– L’INTERO MECCANISMO È UNA PRATICA RAZZISTA CHE INCARCERA LE PERSONE NON BIANCHE SENZA ACCESSO AI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI.
– SIAMO CONTRO I MEDIA, CHE COLLABORANO CON LA POLIZIA E CHE CERCANO DI DIFFONDERE IL TERRORE CONTRO LE PERSONE CHE LOTTANO E ALZANO LA VOCE PER UNA PALESTINA LIBERA.
LA LOTTA CONTINUA
FERMATE IL GENOCIDIO!
FINE DELL’OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA!
TUTTI GLI OCCHI SU RAFAH!

IMOLA/FAENZA: DUE GIORNI BENEFIT PER LA CASSA ANTIREPRESSIONE CAPITANO A.C.A.B. [24-25 MAGGIO]

Diffondiamo:

* 2 GIORNI BENEFIT PER LA CASSA ANTIREPRESSIONE CAPITANO A.C.A.B. *

24 MAGGIO AL BRIGATA PROCIONA v. Riccione 4 – Imola: SULL’ANTIMILITARISMO.

Ore 19:00
Presentazione della due giorni.
Ore 19:30
Cena con il Piatto Unico del Vascello Vegano
Ore 20:00
Presentazione dell’opuscolo “GUERRA IN UCRAINA. IL DIBATTITO IN CAMPO ANARCHICO”
di e con Piccoli Fuochi Vagabondi.
Ore 20:30
Proiezione della Video/intervista “VOCI ANARCHICHE DALLA RUSSIA”
Ore 22:00
Sul palco: Autotomia (Hc & smoken words remembering from le colline contese tra Emilia e Romagna)
M.A.I. (HC da nessun luogo)
KLAVA (Cavemen riffs da Bologna)

***************

25 MAGGIO AL C.S.A. CAPOLINEA v. Volta 9 – Faenza: SULL’ANTISPECISMO.

Ore 13:00
Strozzapreti del Vascello Vegano
Ore 15:30
Presentazione della due giorni
Ore 16:00
Proiezione del documentario “FOOD FOR PROFIT”.
A seguire riflessioni e confronto sulle vecchie campagne di liberazione animale.
Ore 19:30
Presentazione della MOSTRA FOTOGRAFICA “FISH – LA STRAGE INVISIBILE” di e con Stefano Belacchi.

…..a seguire SI BALLA!!!
Sul palco, i migliori DJ di DISCOSCARICA si alterneranno ai piatti:
Dj Teschio, Dj Niggy, Dj Rigoletto, Dj Scortese, ….

PER TUTTA LA GIORNATA:
– Pizza al forno a legna
– Banchetti informativi

Il Capolinea è abitato da gattx, se porti il cane stacci in occhio.

BOLOGNA: MEZZ’ORA D’ARIA [RADIO]

Diffondiamo:

Di seguito la puntata di Mezz’ora d’aria, trasmissione per un mondo libero da tutte le gabbie sulle frequenze di Radio Citta Fujiko (FM 103.1), andata in onda sabato 11 maggio alle 17:30. Si tratta della prima di una serie di puntate per rompere l’isolamento del carcere e cercare di superare le mura che ci dividono tra dentro e fuori. Uno spazio a disposizione delle persone private della libertà, e di chi gli è accanto.

Per scrivere a Mezz’ora d’aria:
Via Zanardi 369, 40131, Bologna
E-mail: mezzoradiliberta@autistici.org

https://www.autistici.org/mezzoradaria/

BOLOGNA: VOI DECORO. NOI DE CORE

Riceviamo e diffondiamo:

Aggiornamento sul processo per alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 , che vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che il signor Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

In data 22 marzo 2024 presso il tribunale di Bologna si è tenuta la discussione relativa al processo che vede coinvolt tre compagn con l’accusa di imbrattamento e minaccia. Entrambi i reati si riferiscono ad alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 a Bologna, nel maggio del 2022: “Lepore infame” e “Lepore nel cofano: 180 in curva”.
Per entrambi i reati viene contestata anche l’aggravante del concorso.
Non è tutto. L’ultimo dei due capi di accusa vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che – udite! udite! – il Mega-Sindaco-Progressista-Galattico della democratica ridente città di Bologna, Matteo Lepore in persona, il quale, per il grave oltraggio subito e per potersi garantire vacanze estive coi fiocchi, richiede al giudice la condanna per tutt e tre i compagn ed un risarcimento di 25.000 euro, di cui 10.000€ come provvisionale subito.
Non è tutto. Per non farsi mancare niente sua maestà il Sindaco richiede inoltre al Gup che la condizionale sia subordinata solo ed esclusivamente al pagamento della provvisionale di 10.000€, pertanto, qualora i compagn condannat non volessero o non fossero nelle condizioni di pagare, si vedrebbero preclus l’accesso alla sospensione della pena, il che significherebbe il gabbio.
Diversamente, il Pm chiede al giudice la condanna di 4 mesi per un compagno per il reato di minaccia, e di 1 mese per il reato di imbrattamento, mentre per le altre 2 persone coinvolte chiede l’assoluzione.
L’udienza di primo grado é stata fissata per il 5 luglio 2024.

Sarà il fascino discreto della pista anarchica a solleticare la pancia del Sindaco, un’occasione per vendicarsi di quella melassa anarcoide senza referenti, come la definì il suo assessore Daniele Ara, che sgombero dopo sgombero, nonostante il deserto sociale imposto, continua ad insidiare dai bassifondi suburbani l’inesorabile messa a profitto di ogni angolo di città. Sarà perchè la Trap non incontra i gusti del Sindaco, con i suoi testi decisamente irrecuperabili per una persona per bene come lui, sarà perchè 180 km all’ora sono troppi e che 30 è meglio, ma il Sindaco si è offeso, e a questi compagn intende farla pagare.

D’altronde di questi tempi la vita non è facile per Sua Altezza Reale: se dopo lo sgombero di via Zago aveva annunciato alla stampa la fine “dell’epoca delle occupazioni”, in questi anni a dirla tutta T.A.Z., occupazioni, riappropriazione di spazi e lotte contro i processi di gentrificazione e speculazione in città, non solo non si sono mai fermate, ma si sono riprodotte, moltiplicate.

A chi vorrebbe fare di Bologna un museo per turisti e pensa di spaventarci con queste assurde richieste, rispondiamo con la nostra solidarietà indecorosa, partigiana e bandita, voi decoro, noi de core!

Più forte dell’amore per la libertà c’è solo l’odio per chi ce la toglie!

MODENA: BENEFIT INGUAIATX

Riceviamo e diffondiamo:

Venerdì 17 maggio allo Stella Nera in via Silvino Folloni 67 a  Modena: benefit inguatx con la legge. Dalle ore 20 discussione con alcunx compagnx colpitx dalla repressione su nuovi strumenti coercitivi. Dalle 22 concerti.

Tempi di guerra. Il linguaggio del dominio chiama alle armi, smobilita mezzi e corpi, identifica, indirizza e colpisce attraverso le sue forze repressive. Fronti esterni e fronte interno, la guerra diviene totalizzante, assorbendo ogni aspetto della società, della quotidianità, delle nostre vite. Il nemico deve essere distrutto e sradicato, il suo discorso zittito, represso.
Nulla di nuovo, già si sa. La macchina statale, con tutto il suo calderone di boia, servi e aguzzini, tenta di sbrogliare la matassa dell’anarchismo, ma non trovando né capo né coda, si rifà al solito, e a volte non tanto solito, ritornello repressivo: misure cautelari, arresti, 41 bis, mastodontiche operazioni repressive, prelievo coatto del DNA, l’onnipresente accusa di associazione e di istigazione a delinquere. E’ l’Anarchia ad essere messa sotto processo.
Ma non si è ancora visto tribunale che possa annientare la gioia dell’attacco, della solidarietà e della cospirazione. Ogni tentativo su questo piano si è sempre rivelato fallimentare.
E in mezzo alla desertificazione emozionale e sociale, è necessario continuare a fare della parola un mezzo sovversivo, un’arma per fare breccia nel reale; continuare nel conflitto, pezzo dopo pezzo, perimetro per perimetro .
Ed è dalla solidarietà che vorremmo ripartire; prendiamo l’occasione di questa serata, mettendo in analisi le esperienze di alcunx compagnx attaccati dalla repressione, per discuterne, conoscere, confrontarsi e continuare ad alimentare questa tensione verso la distruzione dell’esistente.

Alcune individualità anarchiche

TORINO: PROCESSO D’APPELLO OPERAZIONE SCINTILLA

Il 19 aprile 2024 si è concluso il processo d’appello dell’operazione “Scintilla” che nel febbraio 2019 portò allo sgombero dell’Asilo Occupato, all’arresto di 7 compagni/e a Torino, all’imputazione con l’articolo 270 per altri 11.

Il secondo grado ha confermato la caduta del reato associativo e le assoluzioni per l’attacco a due bancomat delle poste italiane.
A differenza del primo grado di giudizio anche le condanne per istigazione a delinquere sono venute meno tra prescrizioni e assoluzioni.
Sono purtroppo rimaste invariate la condanna a 4 anni e 2 mesi ai danni di un compagno per un ordigno indirizzato all’allora ditta fornitrice dei pasti del CPR di Torino, collegato in videoconferenza durante l’udienza dal carcere di Catania, e la condanna a 3 anni per una compagna accusata di concorso per l’incendio innescatosi durante una rivolta nel marzo 2016 all’interno del CPR torinese.

In attesa delle motivazioni della sentenza per qualche considerazione più approfondita, ribadiamo l’importanza della solidarietà con chiunque si rivolti e resista, non solo nei meandri della detenzione amministrativa ma in tutte le patrie galere.
L’idea che questi bagliori di libertà siano sollecitati dall’esterno è semplicemente grottesca. Da quando questi luoghi sono stati istituiti, e a qualsiasi latitudine, al loro interno si sono succeduti episodi di distruzione continui.
La solidarietà tra dentro e fuori, che polizia e apparato giudiziario interpretano come istigazione, è ben altra cosa, indispensabile per chiunque abbia una tensione alla libertà e alla dignità degli individui. Ed è proprio questa tensione che l’ultimo pacchetto sicurezza del governo Meloni tende a colpire, con l’inasprimento dei reati contro chi cerca di rompere l’isolamento di questi luoghi.
Il mondo attuale necessita sempre maggiormente di uomini e donne chiusi/e in gabbia e la preoccupazione dei governanti sembra concentrarsi sull’innalzamento di muri fisici e giuridici, utili a gestire coloro che sono ritenuti eccedenza umana, e a colpire chiunque non accetti questa oscena organizzazione sociale.
Non ci sembra casuale infatti che la condanna per la compagna in contatto telefonico con i reclusi al momento della rivolta nel CPR, sia la stessa di chi al tempo era stato identificato come diretto responsabile dell’incendio delle gabbie in cui si trovava rinchiuso.
Una sentenza che segna un nuovo solco della giurisprudenza italiana creando, attraverso il concorso, un nesso causale tra rivolte, azioni di protesta e insubordinazioni all’interno di strutture detentive e chi con esse solidarizza all’esterno.
Sull’equipollenza della pena comminata, in questo caso e su quelli che le nuove normative potrebbero interessare, ci riserviamo di poter aprire a stretto giro una più puntuale riflessione.
Come per tutti i cambiamenti giurisprudenziali, l’attenzione dovrebbe essere riposta non tanto al peggioramento dello status di diritto, quanto piuttosto alle istanze cui tentano di far fronte in termini di governo della società, specie in un momento come questo di recrudescenza politica di fronte alla guerra.

Nella stessa direzione, del resto, ci sembra si iscrivano le ultime misure cautelari disposte dalle procure di Torino e Bologna per la campagna dello scorso anno al fianco di Alfredo Cospito e contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, atte a recidere ancora una volta i legami di solidarietà tra dentro e fuori, riesumando oltretutto la carta del concorso in devastazione e saccheggio per quasi 50 compagni/e.

Non possiamo che esprimere la nostra più totale complicità a loro,
all’imputato e all’imputata condannati in questo processo,
a tutti i rivoltosi che nelle carceri e nei CPR scardinano le regole della prigionia continuando a lottare a testa alta,
a chi qui a Torino è sottoposto a misure cautelari per aver tentato di bloccare la deportazione di un recluso,
a tutti i compagni e le compagne prigioniere dello Stato.

Alcuni imputati/e e compagni/e di Torino

TORINO: AGGIORNAMENTO DAL CILE + PRESENTAZIONE “TINTA DEL FUGA”, RIVISTA ANTICARCERARIA

Diffondiamo:

GIOVEDI’ 16 MAGGIO dalle ore 18 all’Ex Lavatoio Occupato

AGGIORNAMENTO DAL CILE – PRESENTAZIONE DEL PROGETTO EDITORIALE “TINTA DE FUGA”

A fronte della continua repressione, a differenti latitudini, di ogni forma di lotta e di dissenso, vediamo come non c’è esitazione, da parte degli Stati, nell’infliggere condanne elevatissime a compagni e compagne che portano avanti lo scontro tramite l’attacco diretto ai responsabili primi del dominio.

Se in Italia viene definitivamente chiuso, con la Cassazione dello scorso 24 aprile, il processo Scripta Manent che vede comminata ad Alfredo Cospito, rinchiuso in 41 bis, una condanna di 23 anni e ad Anna Beniamino di 17 anni e 9 mesi; in Cile pochi mesi fa’ si è concluso il
processo di 1° grado nei confronti di Francisco Solar e Monica Caballero, con le rispettive pene a 86 anni e 12 anni. Sempre in Cile continua la lotta in sostegno a Marcelo Villaroel, rinchiuso da anni e anni per via di quelle che erano le leggi esistenti durante dittatura e
il corrispettivo tribunale speciale militare.

Di tutto questo ne parleremo con un compagno di Santiago del Cile.

TRIESTE: AVVISI ORALI E SOLIDARIETÀ. ANCORA E ANCORA

Riceviamo e diffondiamo un testo su alcuni avvisi orali e denunce seguite alla solidarietà portata a Stecco in tribunale a Trieste lo scorso gennaio.

ANCORA E ANCORA

Nei giorni scorsi sono stati notificati, su richiesta dei carabinieri di Trieste, due “avvisi orali” a un compagno ed a una compagna di Gorizia. L’evento scatenante, ultimo in ordine di tempo, sarebbe la solidarietà espressa lo scorso 19 gennaio dentro ad un’aula del tribunale triestino al compagno Stecco, in occasione della prima udienza di un processo che lo vedeva costretto alla comparizione in videoconferenza. Per quella mattina è nel frattempo arrivata la chiusura delle indagini per 13 compagni e compagne, accusati/e a vario titolo di interruzione di pubblico servizio, oltraggio a magistrato in udienza e resistenza. Non ritorniamo oltre sui fatti specifici (per un resoconto si legga qui: https://t.me/sullabreccia/546), né ci dilunghiamo sulla funzione del dispositivo della videoconferenza o su un’analisi dello strumento repressivo dell’avviso orale, che riteniamo l’una e l’altra essere già state esposte dettagliatamente e in modo più che esaustivo in altri contributi.
Ci interessa di più cogliere l’occasione della ricezione di questa ennesima carta straccia, per ribadire nuovamente la nostra solidarietà, vicinanza e affetto a Stecco. In passato lui è stato al nostro fianco nelle discussioni, nelle strade e nelle piazze, noi ora siamo e continueremo a essere al suo fianco, ancor di più nel momento in cui Stecco si trova oggi rinchiuso tra le mura di una galera.
Con l’auspicio che altre manifestazioni di solidarietà tanto e più combattive e incisive non facciano che moltiplicarsi, ribadiamo ancora tutta la nostra solidarietà ad Alfredo, ancora segregato in regime di 41bis nella galera di Bancali e ad Anna, per cui sono state recentemente confermate le condanne a rispettivamente a 23 anni e 17 anni e 9 mesi, a Juan, a Nasci, a Dayvid, a Paska, e a tutti i compagni e le compagne in ogni forma privati/e della libertà.

FUOCO A TUTTE LE GALERE
TUTTI LIBERI
TUTTE LIBERE

Anarchicx

CORTEO A TORINO – 2 GIUGNO 2024

CORTEO A TORINO – 2 GIUGNO 2024

ALLA REPRESSIONE SI RISPONDE CON LA LOTTA

Contro la militarizzazione che da decenni procede a piè sospinto nelle
strade, nelle scuole, nelle università e lungo le frontiere.

Contro la mobilitazione feroce della società tutta verso la guerra.

Contro l’intensificarsi della repressione, dove il 41bis e l’ergastolo
ostativo sono l’apice che dà forma al sistema carcerario e alla società
che lo necessita.

Per la creazione di complicità tra chi viene colpito dalla violenza di
Stato e Capitale.

In risposta al fronte di guerra aperto dallo Stato contro nemici interni
e dissidenti, di cui l’ultima operazione torinese “City” (misure
cautelari a riguardo al corteo del marzo 2023 in solidarietà ad Alfredo
Cospito) è l’ennesimo esempio.

Per rivendicare la presenza auto-organizzata in strada, sempre più
criminalizzata, e ribadire che la risposta alla repressione è continuare
la lotta!

AGGIORNAMENTI SULLE INDAGINI IN CORSO A BOLOGNA A SEGUITO DELLA MOBILITAZIONE IN SOLIDARIETA’ AD ALFREDO COSPITO, CONTRO IL 41BIS E L’ERGASTOLO OSTATIVO

Nei giorni scorsi abbiamo appreso che per 3 compagne/i sono state disposte delle misure cautelari – obbligo di firma per due compagne/i, obbligo di dimora, firme e rientro notturno per una compagna -nell’ambito delle indagini per 270 bis, condotte dalla procura di Bologna e inerenti la mobilitazione in solidarietà ad Alfredo, contro il 41 bis ed ergastolo ostativo.

Ricordiamo che lo scorso novembre erano state perquisite 19 persone tra Bologna e il Trentino e per tutte era stato successivamente richiesto il prelievo del DNA. All’epoca delle perquisizioni, per 11 persone l’ipotesi di reato era di associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico, e vari fatti specifici ovvero: il tentato danneggiamento di alcuni mezzi della MARR, l’incendio di alcuni ripetitori, l’interruzione di una messa, l’occupazione di una gru e il blocco di una via con dei cassonetti incendiati (qualificato come art. 280).

Altre 8 persone tra i/le perquisiti/e risultano indagati/e unicamente per la partecipazione al presidio solidale svoltosi in occasione dell’occupazione di una gru nel centro di Bologna. La richiesta di misure cautelari, depositata dal PM Gustapane l’11 gennaio, prevedeva domiciliari per 4 compagne/i individuati come promotori dell’associazione e responsabili a vario titolo dell’occupazione della gru, dell’interruzione della messa e dell’incendio dei ripetitori. Per altri 11 veniva invece richiesto l’obbligo di dimora e di firma con rientro notturno per favoreggiamento nell’occupazione della gru.

Possiamo dire che tale impianto accusatorio viene ampiamente ridimensionato dalla GIP: ritenuta non sussistente l’ipotesi associativa e le aggravanti di terrorismo contestate per i fatti specifici, le misure trovano fondamento solo nei fatti specifici imputati ai 3 compagni: “attentato ad impianti di pubblica utilità” (art. 420 c.p.) per il danneggiamento dei ripetitori e “danneggiamento in occasione di manifestazioni pubbliche” (art. 365 c4 c.p.) relativamente alla rete che sarebbe stata tagliata in occasione dell’occupazione della gru. Per il momento tra i vari indizi a carico nessuno ha a che vedere con i prelievi del DNA, effettuati in gran parte dopo la richiesta di misure di gennaio. Tuttavia le indagini sono ancora aperte. Rispetto ad un passato non troppo lontano è evidente che la procura abbia richiesto misure atte a non creare troppo scalpore e che la GIP si sia spesa addirittura in considerazioni di merito, ridimensionando ulteriormente quanto richiesto dal PM sia rispetto ai reati contestati che alle misure cautelari disposte. Probabilmente i buchi nell’acqua su ipotesi associative, collezionati da diverse procure d’Italia negli ultimi anni, hanno portato ad una rimodulazione delle strategie repressive.

Come già avvenuto in passato, un effetto immediato di questo tipo di approccio è quello di fare poco rumore, mitigando il moto solidale che negli ultimi anni ha invece accompagnato le operazioni e i conseguenti arresti di compagni/e. Crediamo che se questa strategia inizia a diventare la norma, come sembra indicare anche l’Operazione City per cui numerosi compagni/e sono sottoposti/e a varie misure cautelari, diventa altrettanto necessario dal canto nostro trovare nuovi modi per mantenere alta l’attenzione e non lasciare indietro nessunx.

Ogni azione a sostegno della campagna in solidarietà ad Alfredo contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, in Italia e nel resto del mondo, ci ha scaldato il cuore. Quel 4 marzo a Torino c’eravamo tuttx.

Oggi la tortura del 41bis è ancora realtà per Alfredo e centinaia di detenuti, la tortura rimane quotidianità nelle carceri nostrane. La guerra che ci avvolge e coinvolge sempre di più, nonché il massacro del popolo palestinese appartengono allo stesso orizzonte di un mondo dominato da Stati e Padroni.

Ora come allora, sta a noi invertire questa rotta e non lasciare indietro nessunx è il primo passo per ricordare al nemico che la ferita e il conflitto sono ancora aperti.

PER UN MONDO SENZA GUERRA NE’ GALERE! SEMPRE A FIANCO DI CHI LOTTA! TUTTX LIBERX!

Anarchiche e anarchici