BRUGHIERE – CRONACHE DAI BASSIFONDI BOLOGNESI E DINTORNI [FANZINE]

In un’epoca in cui il tempo vissuto scivola via fagocitando ogni cosa, macinando momenti, notizie e informazioni senza trattenerne nulla, abbiamo scelto di prenderci il tempo di riguardare all’anno passato, per prendere meglio la mira su quello futuro.

Per una fanza di fine anno che raccolga gli articoli salienti pubblicati su Brughiere lanciamo un invito a grafiche e graficx, non maschi etero cis. Il concept è anticarcerario, antipsichiatrico e contro tutte le frontiere: sbarre aperte, muri che si rompono, radici che spaccano il cemento, fiori e farfalle, piante, anche carnivore… ma anche schermi rotti e tutto quanto possa indicare una critica alle tecnologie capitaliste. Raccogliamo i disegni (in bianco e nero) fino al 10 dicembre, da inviare a: brugo@autistiche.org

PERQUISITE LE ABITAZIONI DI 19 COMPAGNE/I TRA BOLOGNA, LOMBARDIA E TRENTINO E LO SPAZIO ANARCHICO “IL TRIBOLO”

Questa mattina, 16 novembre, il Ros (di Bologna, Milano, Brescia e Firenze) ha effettuato delle perquisizioni allo spazio anarchico “il tribolo” e nelle abitazioni di 19 compagni/e tra Bologna, Lombardia e Trentino. Le perquisizioni si inseriscono nell indagine per 270 bis, la cui apertura era stata inizialmente notificata a 6 compagni/e nel giugno 2023 e per la quale, nel corso dell estate, il RIS ha eseguito una serie di accertamenti su vari materiali reperiti sui luoghi dei fatti contestati. Oltre al 270 bis (per 11 de perquisiti/e) vengono infatti contestati, solo ad alcuni, una serie di fatti specifici: un attacco a dei ripetitori di telecomunicazioni, un tentato danneggiamento a dei camion della ditta MARR, un blocco stradale tramite danneggiamento di cassonetti, l interruzione di una messa e l occupazione di una gru nel centro di Bologna. Tutti i fatti si inseriscono all interno della lotta contro il 41 bis e in solidarietà al compagno Alfredo  Cospito. Da quanto sin ora siamo riusciti a ricostruire il pm avrebbe richiesto il prelievo del DNA per tutti gli indagati. Ribadiamo la nostra solidarietà ad Alfredo e a tutte le/i prigioniere/i!

Seguiranno aggiornamenti.

CILE: CONCLUSIONE DEL PROCESSO E DICHIARAZIONI FINALI DI FRANCISCO SOLAR E MÒNICA CABALLERO

Diffondiamo:

Nell’ultima settimana si sono tenute le udienze finali del processo di primo grado contro i compagni anarchici Mónica Caballero e Francisco Solar, arrestati il 24 luglio 2020 e accusati (il solo Francisco) dell’invio dei pacchi-bomba al 54° commissariato dei carabineros e a Rodrigo Hinzpeter, ex ministro dell’interno e della difesa nazionale, nonché dirigente del gruppo Quiñenco (25 luglio 2019), ed entrambi del duplice attacco esplosivo nell’edificio dell’immobiliare Tánica (27 febbraio 2020), situato nel quartiere borghese di Vitacura (nell’area metropolitana di Santiago) e avvenuto nel contesto della rivolta generalizzata scoppiata in Cile nell’ottobre 2019. L’azione contro il 54° commissariato e Hinzpeter venne rivendicata dai Cómplices Sediciosos – Fracción por la Venganza, mentre quella nell’edificio Tánica dalle Afinidades Armadas en Revuelta.

Nel dicembre 2021 Francisco si è assunto la responsabilità per entrambe le azioni, sostenendone le ragioni, la scelta degli obiettivi e la significatività rivoluzionaria.

Il 10 agosto 2022, dopo una serie di proroghe al periodo d’indagine, si sono concluse le udienze preliminari e sono state rese note le richieste di condanna: 30 anni di carcere per Mónica e 129 anni per Francisco (secondo il sistema giudiziario vigente nello Stato cileno la procura esprime le richieste prima dell’inizio della fase dibattimentale vera e propria, il juicio oral). Il 18 luglio di quest’anno, dopo un rinvio, è quindi iniziato il processo, cui i compagni hanno assistito in presenza solamente nel corso delle prime e delle ultime udienze, assistendo in videoconferenza per le restanti. Durante quella del 18 luglio il pubblico ministero, rimodulando le richieste iniziali, ha dichiarato che la procura intende infliggere una condanna tra i 20 e i 25 anni a Mónica e una di oltre 150 a Francisco. Durante l’udienza del 19 luglio Francisco ha ribadito l’assunzione di responsabilità per tutte le azioni.

L’arresto e le udienze contro i compagni sono state costantemente seguite dai mass-media in Cile, vista la rilevanza del processo, volto a dare un monito agli anarchici e alle forme di guerriglia sviluppatesi nella realtà sociale cilena in particolare negli ultimi anni, a partire dalla rivolta generalizzata del 2019-‘20. Alle udienze processuali è coincisa una mobilitazione solidale con attività di agitazione e propaganda, trasmissioni sulle frequenze radiofoniche solidali, iniziative in strada e dibattiti, la pubblicazione di un numero unico (“Complicidad y sedición”).

Riportiamo qui di seguito l’aggiornamento sul verdetto e le dichiarazioni finali dei compagni, presenti in aula durante l’udienza del 6 novembre (si tratta di trascrizioni, pertanto non essendovi una stesura scritta la punteggiatura è stata definita da chi ha tradotto).


Verdetto contro i compagni anarchici Mónica Caballero e Francisco Solar

Ieri, 7 novembre 2023, mentre all’esterno si teneva un presidio solidale, il tribunale – dopo quattro mesi di processo – ha emesso il verdetto contro i compagni Mónica e Francisco.

Francisco è stato dichiarato colpevole come autore per:

– due invii di ordigni esplosivi (alla 54° comisaría dei carabineros e a Hinzpeter);
– un tentato omicidio nei confronti dei carabineros;
– un reato di lesioni gravi nei confronti di un agente dei carabineros;
– un reato di lesioni;
– cinque reati di lesioni lievi;
– un danneggiamento (54° comisaría);
– un tentato omicidio nei confronti di Hinzpeter;
– due reati di collocazione di ordigno esplosivo (edificio Tánica).

È stato assolto dall’accusa di usurpazione di identità.

Mónica è stata condannata in qualità di complice per due reati di collocazione di ordigno esplosivo (edificio Tánica), mentre è stata assolta dall’accusa di possesso di marijuana.

Riassumendo, il tribunale ha accolto quasi tutte le richieste della procura, tranne, nel caso di Francisco, una delle imputazioni di tentato omicidio (che è stata derubricata in lesioni) e l’accusa di furto d’identità (per cui è stata disposta l’assoluzione); nel caso della compagna Mónica ha modificato la sua posizione da “autrice” dei fatti a “complice” e ha rigettato alcune aggravanti richieste dagli inquirenti.

Il tribunale dovrebbe emettere la sentenza definitiva, comprensiva degli anni di condanna che peseranno su ciascuno di loro, il prossimo 7 dicembre.

Salutiamo i cuori neri che assumono il compito di colpire i potenti.

Amore e anarchia per Mónica e Francisco.


Dichiarazione di Francisco Solar Domínguez

Buongiorno,

le azioni delle quali mi sono già assunto la responsabilità, che ho rivendicato politicamente e per le quali verrò condannato, fanno tutte parte di una lunga tradizione storica, specificatamente anarchica, che si incarica di restituire, in prima persona e senza necessità di intermediari, i colpi dei potenti e dei repressori; perché se qualcuno pensava che le loro politiche del terrore, basate su imposizioni e restrizioni di ogni sorta, così come su ondate repressive in cui addirittura, spesso e volentieri, calpestano la loro propria legalità (che tanto dicono di difendere e rispettare), sarebbero passate inosservate e non avrebbero suscitato risposte, si sbagliava di grosso.

Siamo in molti a saper aspettare il momento giusto per agire, a concepire la memoria non come un baule in cui riporre ricordi da contemplare e lamentele, ma piuttosto come un motore, che dà impulso all’azione vendicatrice come parte di una nostra pratica politica permanente, che si nutre della nostra storia, con i nostri successi e le nostre sconfitte.

Ed è stato questo esercizio mnemonico a nutrire le azioni individuali che realizzai negli anni 2019 e 2020; azioni individuali che non necessitavano né del consenso né dell’accordo collettivo, ma che furono il risultato dell’analisi, della decisione e della volontà personali, azioni che per alcuni altri furono parte e indubbiamente fortificarono la guerriglia urbana anarchica, la quale non scompare a prescindere dai costanti colpi repressivi, dimostrando nei fatti la praticabilità e l’efficacia delle relazioni informali orientate all’azione rivoluzionaria. Dimostrando peraltro come non sia necessaria una grande struttura organizzativa per la realizzazione di azioni incisive.

In questo senso, è importante far notare come le grandi organizzazioni rigide e stabili si trasformino rapidamente nel proprio stesso fine, cioè si organizzano nient’altro che per fortificare l’organizzazione stessa, a differenza delle organizzazioni informali che basano le proprie relazioni sull’attacco, cosa che conferisce loro quel dinamismo che previene l’irrigidimento e la comparsa di logiche burocratiche.

Le azioni, oltre a essere colpi diretti a dei rappresentanti e a dei simboli del potere, e oltre a dimostrare che è possibile realizzare i suddetti attacchi, costituiscono un mezzo per la diffusione di idee e messaggi, messaggi di ribellione e libertà, che verranno recepiti e posti in pratica da chiunque lo desideri. Messaggi che solo collegati con queste azioni costituiscono un reale pericolo per l’ordine imposto.

E parlo di ordine imposto perché in questa società non esiste un contratto sociale per il quale gli individui abbiano delegato la propria libertà allo Stato in cambio di libertà e sicurezza – impostazione che per inciso costituisce le fondamenta degli Stati moderni – ma, al contrario, lo Stato si fonda sulla spoliazione storica delle libertà degli individui, sottomettendoli e limitandoli in sempre più aspetti della loro vita, cosa che fortifica e perpetua il dominio statale. Lo Stato non è più solo un’istituzione, ma lo si ritrova in ognuna delle nostre relazioni, rendendo ancora più complesso ed esteso il dominio statale, e pertanto azioni contro lo Stato non solo sono giustificate, ma assolutamente necessarie. E, certo – come ha detto anche il signor Pubblico Ministero nella sua requisitoria finale – “concediamogli pure la parola!”, ma una parola che sia vincolata all’azione rivoluzionaria, perché una parola che pretenda costruire nuove relazioni, scevre di qualunque autorità, deve necessariamente andare di pari passo con l’azione rivoluzionaria.

Non si può negare la crescita e la proliferazione dei gruppi anarchici, negli ultimi tempi, cosa che ha comportato il fatto che i discorsi e le pratiche antiautoritarie siano presenti in gran parte delle mobilitazioni e delle rivolte attuali. Vedendo l’anarchia come una tensione piuttosto che un punto d’arrivo, e intendendola al pari di una lotta permanente contro ogni espressione dell’autorità piuttosto che una società perfetta o un paradiso terrestre, come in molti suggeriscono, si comprende come queste azioni individuali violente siano una parte imprescindibile di questo percorso di liberazione. Voglio lasciar intendere molto chiaramente che, lungo questo percorso, azioni come queste non sono le prime né saranno le ultime, ma come ho già detto precedentemente sono parte di un continuum storico che non sparirà; nonostante ci condannino a decadi di reclusione, e persino se ci uccidessero, ci saranno sempre individui e gruppi di individui che sono disposti a rispondere alla brutalità dello Stato e del capitalismo: ciò è inevitabile.

Infine, voglio approfittare di questa occasione per mandare un saluto complice ai prigionieri e prigioniere, anarchici e sovversivi, che lottano nelle carceri di questo paese.

Viva l’anarchia!

[6 novembre 2023]


Dichiarazione di Mónica Caballero Sepúlveda

Cercherò di essere abbastanza breve, visto che avevo deciso di non prendere la parola in questa sede, però reputo che sia necessario precisare una serie di questioni piuttosto specifiche rispetto ad alcune affermazioni in prevalenza del Pubblico Ministero.

Dunque, ho deciso di rilasciare una dichiarazione finale in questo processo, che mira a essere una punizione esemplare, perché non posso lasciar passare l’opportunità di difendere e chiarire una serie di aspetti che hanno a che fare con le idee e le pratiche che ho difeso e adottato praticamente negli ultimi 20 anni della mia vita.

Il signor Pubblico Ministero ha chiesto al mio coimputato se sono anarchica. E sì, certo che sono anarchica, però questo che significa? Dicendo anarchismo mi riferisco a un insieme di idee e pratiche che, inquadrate in principi che sono, ad esempio, il mutuo appoggio, la solidarietà, l’autogestione, costruiscono idee e pratiche che si iscrivono nella distruzione e nella costruzione, che voglio dire con questo?, la costruzione di ciò che è…

Quando mi riferisco all’anarchismo, intendo quell’insieme di idee e pratiche che in base a principi come il mutuo appoggio, la solidarietà e l’autogestione, costruiscono le condizioni affinché tutti gli individui… costruiscono le condizioni affinché tutti e tutte ci sviluppiamo in maniera integrale, tuttavia allo stesso tempo queste condizioni mirano alla distruzione di ogni forma di dominio.

Cosa intendo con “ogni forma di dominio”? Quelle forme di dominio che sono, ad esempio, l’attuale sistema di oppressione economica imperante, ciò vale a dire il capitalismo, e anche l’egemonia del potere politico, ovvero l’attuale Stato.

All’interno di queste pratiche noi anarchici possediamo un ampio ventaglio, come ben diceva il Pubblico Ministero. Tra le pratiche anarchiche esiste la violenza, ma ciò non è appannaggio unicamente dell’anarchismo, e allo stesso modo l’anarchismo non contempla la violenza come sua unica espressione pratica; e sì, ci sono compagni che hanno collocato degli ordigni, o che hanno spedito ordigni esplosivi, ma insisto: questa pratica di violenza politica non appartiene al solo anarchismo e l’anarchismo non esercita unicamente la violenza politica.

In relazione a tutto ciò, devo necessariamente porre una domanda e contemporaneamente rispondermi: che cosa caratterizza la pratica anarchica? Le pratiche anarchiche, violente o meno, si inscrivono e traggono ispirazione necessariamente all’interno delle idee antiautoritarie. Non possiamo separare l’idea dalla pratica antiautoritaria anarchica, finanche rivoluzionaria in un ampio spettro, senza tenere in considerazione la complementarietà tra idea e pratica. Vale a dire che le pratiche anarchiche non si sostengono senza la colonna vertebrale delle idee. Mettendo in chiaro tale questione rilevante tra idea e pratica, posso categoricamente dire che una pratica anarchica, violenta o no, non sarà mai indirizzata in maniera indiscriminata.

Il Pubblico Ministero, in una delle sue repliche, chiedo venia, durante la sua requisitoria, ha menzionato un concetto molto azzeccato e antico di noialtri anarchici: si è riferito alla propaganda con il fatto. La prospettiva del Pubblico Ministero sulla propaganda con il fatto, o ciò che ha cercato di spiegare in relazione a questo concetto, è una maniera molto miope di vederla, fondamentalmente perché ha tentato di inquadrarla nel contesto storico in cui ebbe il suo apogeo. Se non ricordo male, tra la fine dell’‘800 e l’inizio del 1900, durante un congresso a Londra, un gruppo di anarchici di diversi luoghi del mondo assunsero come pratica la propaganda con il fatto, e questa propaganda con il fatto la incarnarono attraverso assassinii, collocazioni di ordigni esplosivi, e una lunga lista di altri episodi. Ma la propaganda con il fatto è molto più di questo. Ciò che io sto facendo, ciò che sta facendo il mio coimputato in questo stesso processo, con le nostre parole, è propaganda con il fatto; questo è il punto: tutto ciò va molto più in là del mero esercizio della violenza, e nello specifico degli ordigni esplosivi.

Devo anche sottolineare come in questo processo, così come in tutti gli altri processi penali in cui sono stata e in quelli di cui sono stata spettatrice, nei confronti di compagni e compagne tanto in Cile come in altre parti del mondo, si è sempre assimilata la nostra visione politica a dei fatti delittuosi, e mi pare curioso, per non dire altro, che si stia negando questo aspetto investigativo, altrimenti che senso avrebbe avuto il sequestro delle decine, per non dire centinaia, di libri, le centinaia o migliaia di volantini, poster, opuscoli, e così via? Non capisco se non abbia altro scopo che lo studio della nostra concezione del mondo o del nostro modo di intendere la politica o lo scontro con il dominio, e non comprendo la negazione di questo aspetto.

Come già dicevo prima sono anarchica, pertanto nemica di ogni forma di dominazione, sottomissione od oppressione realizzata attraverso qualsiasi struttura di potere, per cui lo Stato, in tutte le sue forme e rappresentazioni, è illegittimo. Partendo dall’idea per cui questo, lo stesso Stato, si creò e consolidò a partire dall’idea del bene comune, o per lo meno il bene della gran maggioranza, cosa che è assai lontana dalla verità, vivo in un mondo in cui un gruppo privilegiato esiste al prezzo della miseria della grande maggioranza. Costruire forme antagoniste alle relazioni di potere è necessario affinché esista uno sviluppo integrale di tutti gli abitanti di questo mondo, tanto umani quanto animali.

Infine, posso dire a tutti i presenti che aspetto piuttosto tranquillamente il verdetto di questo tribunale, perché so che le idee di emancipazione alle quali ho dedicato buona parte della mia vita trascendono me stessa.

In ultimo, ai presenti e ai miei compagni e compagne presenti, come a coloro che ascolteranno o leggeranno in seguito le mie parole, posso dire che fino all’ultimo respiro che mi rimanga, sempre affermerò: morte allo Stato e che viva l’anarchia!

[6 novembre 2023]

Qui il PDF del testo.

 

“Dal fuoco alle esplosioni, percorriamo lo stesso percorso di vendetta. Solidarietà e complicità con Monica e Francisco”

“Che i prigionieri escano e le carceri brucino. Monica, Francisco e Marcelo in strada! Morte allo Stato, viva l’Anarchia!”

CPR DI CALTANISSETTA: COMPAGNX PROVANO A BLOCCARE UNA DEPORTAZIONE

Diffondiamo:

Oggi un gruppo di persone ha provato a bloccare una deportazione dal CPR di Caltanissetta. Adesso sono in stato di fermo.
Passa parola.

FREEDOM FOR ALL.
NO BORDERS.


https://www.seguonews.it/catanissetta-attivisti-protestano-a-pian-del-lago-e-impediscono-luscita-di-un-pullman-della-polizia

UDINE: MENTRE TORTURIAMO VI INVITIAMO A TACERE

Riceviamo e diffondiamo dall’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione del Friuli e di Trieste.

Sulla sentenza del 6 novembre 2023 a Udine ovvero mentre torturiamo vi “invitiamo” a tacere…

Lo scorso 6 novembre si è tenuta, al tribunale di Udine, l’ultima udienza del processo per istigazione a delinquere e diffamazione, relativo alla trasmissione radiofonica Zardins Magnetics.
Si trattava di un procedimento per affermazioni svolte nel febbraio 2021, in occasione di due puntate della trasmissione autogestita dall’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione del Friuli e di Trieste, diffusa settimanalmente sulle frequenze di Radio Onde Furlane di Udine. L’accusa di istigazione a delinquere, per la compagna, riguardava la ricostruzione dell’uccisione dei compagni Barbara Azzaroni e Matteo Caggegi ad opera della polizia, a Torino, il 28 febbraio 1979. Per il compagno, invece, riguardava l’aver incitato alla violenza contro la direttrice del carcere di Tolmezzo, Irene Iannucci, e contro la dottoressa Bravo, resposabile dell’area sanitaria del carcere di Udine.
Il compagno e la compagna sono stati assolti dall’accusa di istigazione in quanto il fatto non sussiste, mentre è stato condannato il compagno per la diffamazione nei confronti della direttrice del carcere di Tolmezzo.

Queste righe solo per chiarire due punti per noi essenziali.

In aula c’è stata una cospicua presenza di compagni e solidali, in quanto la difesa aveva chiesto che fosse sentito come testimone Alessio Attanasio, detenuto da oltre vent’anni in regime di tortura democratica del 41 bis. Nel dicembre 2020, con un esposto alla procura, Alessio era riuscito a far filtrare, dalla tomba di quel regime detentivo vergognoso, la notizia delle negligenze da parte degli apparati statali nei confronti dei detenuti di Tolmezzo che volevano tutelarsi dal contagio da Covid con presidi sanitari (mascherine). In quelle settimane era infatti scoppiato il caso del focolaio al carcere tolmezzino, anche sui media nazionali, e anche in seguito alla morte di Mario Coco Trovato di 71 anni, recluso in quelle mura. Con il consueto cinismo il giudice durante l’udienza del 6 novembre ha respinto l’istanza, e cioè ha continuato a tutelare quelli della sua stessa razza, i funzionari del ministero della giustizia e i burocrati delle diramazioni sanitarie, che hanno abbandonato i detenuti o hanno impedito loro di poter utilizzare le mascherine. Infatti la testimonianza di Alessio, anche in videoconferenza, confermando quanto subìto da lui stesso e da altri detenuti, avrebbe provocato un vespaio dentro l’apparato e avrebbe avuto come esito probabile il siluramento della Iannucci. Non solo. Nelle udienze precedenti l’accusa ha ottenuto dal giudice la possibilità di far sfilare sul banco dei testimoni ben cinque funzionari a “convalidare” la tesi che nella prigione si stava meglio che non a casa! Alla difesa è stata negata la possibilità di questo unico testimone, con delle scuse puerili. Non diamo altro spazio qui a questi sepolcri imbiancati, alla loro faccia tosta nell’inserire nella propria requisitoria un volantino di 45 anni fa, senza neanche averlo depositato agli atti, all’elencare, senza nessuna attinenza con l’accusa formalizzata, le condanne penali per le quali Alessio è in carcere, al loro ignobile moralismo d’accatto…

Altra cosa fondamentale per noi è sottolineare quanto correttamente espresso anche dalla difesa durante l’udienza, e cioè il carattere politico di tutta questa vicenda, il messaggio era e rimane che non deve essere tollerata in alcun modo alcuna critica agli apparati repressivi e penitenziari: solo obbedienza e silenzio. E questo deve valere sia per chi è fuori, nella società, e tenta di prender parola, di conquistarsi uno spazio pubblico (come può essere una trasmissione radiofonica) in una realtà completamente colonizzata e asservita a fiancheggiare, fare da prestanome e, alla fine, da sicario alla missione del racket capitalista. Di passaggio, teniamo a ricordare anche il significato intimidatorio (perché altri non ne ha) della “visita” della DIGOS agli studi della realtà che ospita Zardins Magnetics da più di 30 anni, Radio Onde Furlane.
E il messaggio deve valere anche per chi, come Alessio Attanasio, sepolto vivo al regime di 41 bis, trova ancora il coraggio e la forza di resistere ai soprusi, alle vessazioni, e di contrattaccare.

Questo messaggio è e rimane un atto intimidatorio gravissimo nei confronti di chi con determinazione lotta per un altro tipo di società, un altro tipo di comunità, fatta di individui non sottomessi e disponibili alla riconquista della loro unicità e autonomia.

Da parte nostra ci teniamo a dire che non rinunceremo a dare voce ai detenuti e non accetteremo di essere zittiti da sbirri, procure e tribunali.

Questo messaggio è un atto intimidatorio gravissimo nei confronti di tutte e di tutti noi! Un messaggio che respingiamo al mittente!

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Scriviamo a:

ALESSIO ATTANASIO
VIA BADU E CARROS, 1
08100 NUORO

Per leggere il suo libro:

L’INFERNO DEI REGIMI DIFFERENZIATI (41-BIS, AREE RISERVATE, 14-BIS, AS), Associazione Liberarsi Onlus, 2018 (associazioneliberarsi @ gmail.com)

Udine-Trieste, 8 novembre 2023

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ASSEMBLEA PERMANENTE
CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE
DEL FRIULI E DI TRIESTE

liberetutti@autistiche.org

zardinsmagneticsradio.noblogs.org

ACCORDO ITALIA-ALBANIA PER LA COSTRUZIONE DI DUE CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE PER MIGRANTI

Si delocalizzano i lager in Albania.

L’Italia ha siglato un protocollo d’intesa con l’Albania per realizzare a proprie spese su territorio albanese due centri di identificazione ed espulsione per migranti.

“Potrà accogliere fino a 3 mila persone che rimarranno il tempo necessario per espletare le procedure delle domande di asilo ed eventualmente rimpatrio. L’accordo non riguarda i minori, le donne in gravidanza e gli altri soggetti vulnerabili, non si applica agli immigrati che giungono sulle coste e sul territorio italiani ma a quelli salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle di Marina e Gdf, non quelle delle ong. Il flusso complessivo potrebbe arrivare fino a 36mila persone che si alternano. Al porto di Shengjin, l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione e realizzerà un centro di prima accoglienza e screening. A Gjader, nel nord ovest dell’Albania, realizzerà una struttura modello Cpr per le successive procedure.”

Una volta a regime, ci potrà essere un flusso annuale di 36-39 mila persone”, ha spiegato Meloni, chiarendo che la giurisdizione dei centri sarà italiana, mentre l’Albania collaborerà con le sue forze di polizia per sicurezza e sorveglianza.

“Se l’Italia chiama l’Albania c’è” ha affermato il primo ministro albanese, ricordando che il suo Paese è in attesa di entrare nell’Ue, ma “è uno Stato europeo: ci manca la U davanti ma ciò non ci impedisce di essere e vedere il mondo come europei”.

Link: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/11/06/meloni-con-lalbania-un-protocollo-per-gestire-i-flussi-di-migranti_2be5459d-3401-44f6-9db6-36c18e0d80fb.html

https://qds.it/meloni-incontra-rama-accordo-su-due-centri-per-migranti-in-albania/

https://www.open.online/2023/11/06/italia-albania-intesa-migranti-centri-rimpatrio-meloni-rama/

 

GENOVA: SGOMBERO DEL CSOA TERRA DI NESSUNO

La mattina del 3 novembre 2023 è stato sgomberato il CSOA Terra di nessuno di Genova, realtà attiva dal ’96 al quartiere Lagaccio. Lo spazio era già stato sgomberato ad ottobre del 2021 per poi essere rioccupato sei mesi dopo, nel giugno del 2022, col tentativo delle occupanti di chiederne l’assegnazione da parte del Comune, interlocuzione presto fallita.

Come da copione lo Stato non esita a colpire quartieri e intere comunità cancellando dalla geografia urbana delle città luoghi con decenni di storia di resistenza, solidarietà e autogestione.

Ciò rende evidente non solo quanto sia inutile qualsiasi tipo di interlocuzione quando il tavolo è truccato, ma quanto non sia possibile alcuna trattativa con chi sgombera e reprime, questa ricerca di “riconoscimento” depotenzia e toglie linfa alla lotta e alla possibilità che altri spazi occupati autogestiti possano esistere e autodeterminarsi, liberi da vincoli e ricatti.

L’attacco che in ogni città autogestione e spazi sociali stanno subendo deve porci nell’ottica di riconquistare campo, non di cederlo o cedere ad un “si salvi chi può”.

In questa direzione secondo noi si inserisce la mobilitazione contro la nuova legge anti-rave: nel procedimento contro ignoti citato nel decreto di sequestro preventivo dell’area occupata dal CSOA Terra di nessuno compare infatti proprio il famigerato art. 633 bis, “Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumita’ pubblica”*, in vigore dal 31/12/2022, regalino di questa nuova legge.

Viene indicato un “evento musicale” – una serata punk programmata a settembre allo spazio – all’interno di un’area che viene definita “senza i requisiti per svolgere qualsiasi tipo di evento”. Nel testo viene citata la formula con cui è stata pubblicizzata l’iniziativa “musica selvaggia ed estrema dal vivo”, facendo riferimento a materiale fotografico e locandine.

Un articolo, il 633 bis, che nasce per colpire i rave e le feste ma che ha invece il chiaro intento di reprimere qualsiasi forma di aggregazione e socialità non rientri nella disciplina imposta dallo Stato, col pretesto della “sicurezza”.

Tutta la nostra solidarietà e complicità a chi nonostante sgomberi e repressione resiste e non smette di lottare!

Dai canali del CSOA Terra di nessuno

  • Art. 633 bis Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumita’ pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, e’ punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumita’ pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi.

E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma, nonche’ di quelle utilizzate per realizzare le finalita’ dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto.

FRONTIERE, MILITARI, SBIRRI E CPR : UNA NUOVA ACCELERATA DEL RAZZISMO DI STATO IN ITALIA [PARTE 2]

Di seguito la seconda parte di un testo scritto a diverse mani da compagnx che lottano contro cpr e frontiere tra Italia e Francia. Nel testo si prova a fare una sintesi delle tendenze europee degli ultimi mesi e dei recenti decreti varati dal governo.

A questo link la prima parte.

I discorsi sulle ripetute “crisi migratorie” sono un grande classico dei politici e dei giornali nostrani ed europei. Queste narrazioni servono a giustificare la repressione e lo sfruttamento delle persone migranti sul territorio europeo. In termini pratici, sfruttamento e repressione razzista sono sostenuti a livello nazionale da una produzione legislativa fatta di decreti legge, e a livello sovranazionale, dall’incessante definizione di trattati e accordi. La presenza sempre più consistente di confini militarizzati, sbirri e galere per persone senza documenti sono il risvolto concreto di queste politiche.

La “crisi di Lampedusa” degli ultimi mesi, che ha visto migliaia di persone bloccate in una situazione semi-carceraria sull’isola, sembra aver accelerato certe tendenze nella gestione italiana delle migrazioni e delle frontiere. Questo testo vuole provare a soffermarsi su alcuni cambiamenti recenti (soprattutto dal punto di vista legislativo), per dare qualche piccolo elemento di analisi a chi si batte contro il razzismo di stato, le sue galere e le sue frontiere. In particolare, proveremo a tracciare gli ultimi sviluppi rispetto al ruolo di Frontex in Europa; le tendenze di alcuni paesi europei sul tema della detenzione amministrativa e delle deportazioni; e gli ultimi decreti in Italia.

IN ITALIA, LA LEGGE CUTRO: SFRUTTAMENTO O REPRESSIONE/ESPULSIONE

Se a livello europeo c’è una tendenza comune ad andare verso la reclusione e l’espulsione di un numero sempre maggiore di persone, le politiche nazionali seguono e a volte anticipano queste linee. Per quanto riguarda l’Italia in particolare, vorremmo partire analizzando il cosiddetto decreto Cutro, varato dopo il naufragio avvenuto nel febbraio 2023 e convertito in legge il 5 maggio. Questa legge mira alla gestione della migrazione attraverso uno snellimento delle pratiche di controllo per i padroni, un calcolo di quote flussi che di fatto prevede lo sfruttamento esplicito di lavoratorX che non potranno ottenere i documenti, e operando una ironica eliminazione del già perverso distinguo migrante economicX/migrante in esilio. Qualsiasi persona arrivi sul suolo italiano al di fuori delle irrealistiche quote stabilite dai decreti, trova la propria situazione amministrativa schiacciata su quella, ultra punitiva e marginalizzante, dellX migrantX poverX che non sono in misura di giustificare il proprio spostamento secondo i parametri definiti dalle “ragioni umanitarie.”

La legge prevede una programmazione triennale dei flussi, cioè le quote di persone che possono entrare per lavoro. Il provvedimento é stato varato soprattutto in risposta alle pressioni delle organizzazioni dei padroni, associazioni di categoria di comparti produttivi come l’agroindustria per esempio, che lamentano una carenza strutturale di manodopera. Nonostante le quote nettamente superiori previste da questo ultimo decreto rispetto agli anni precedenti (piu di 450.000), il fabbisogno è almeno doppio (833.000 quote, lo dice pure il governo stesso: 1). Questo rende evidente che il governo italiano prevede che si possa ricorrere a persone che non hanno documenti e si guarda bene dal proporre una forma di regolarizzazione reale per chi è già in Italia.

Il governo italiano si è sempre avvalso dello strumento dei flussi, che esiste dagli anni ’90, da prima che esistesse una legge organica sull’immigrazione (il TUI). Il suo impiego è stato altalenante nel corso degli anni secondo gli andamenti del mercato del lavoro e delle politiche migratorie. Con l’apertura della rotta libica (in conseguenza dell’invasione NATO in Libia) nel 2011 di fatto gli sbarchi hanno sopperito alla contrazione delle quote, fino a rendere quasi impossibile l’ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro. La successiva contrazione degli sbarchi a seguito delle politiche del governo Renzi (Minniti e tutti quelli venuti dopo di lui), unitamente all’abbandono di alcuni settori (l’agricoltura ad esempio) da parte di lavoratorX dell’est Europa ha creato una carenza di manodopera strutturale in alcuni comparti. Per questo da ormai un paio d’anni le associazioni datoriali chiedono che si alzino i flussi.

Un altro cambiamento previsto, pensato per semplificare le procedure burocratiche, prevede che, anche senza il nulla osta, il lavoratore o la lavoratrice può già venire in Italia a lavorare. Inoltre, il padrone che presenta una richiesta per lavoratorX stagionali tramite il decreto flussi è poi esente da controlli. Con la scusa di semplificare, di fatto si crea una norma che avvalla l’irregolarità.

Di converso, per chi sbarca sulle coste europee del Mediterraneo o per chi è già in Italia, di fatto si conferma che l’unico canale per avere i documenti in Italia resta la domanda di protezione internazionale, della quale vengono ristretti sempre di più i criteri, mentre aumenta anche il controllo e la repressione, e diminuiscono le garanzie, già scarne per chi è richiedente asilo, assenti per chi non ha più alcuna speranza di regolarizzarsi. Infatti, la legge Cutro interviene pesantemente anche sulla disciplina della protezione speciale. Fino ad ora, la protezione speciale costituiva l’unica scarna possibilità di regolarizzazione per chi non rientrava nei criteri dell’asilo e della protezione sussidiaria. Infatti, tra i criteri veniva tenuta in considerazione la violazione della “vita privata e familiare”: la persona richiedente aveva cioè modo di far valere i propri vincoli familiari sul territorio italiano, l’inserimento sociale e lavorativo, la durata della permanenza nel paese. Era anche possibile chiederne il riconoscimento direttamente al questore senza passare dalla procedura dell’asilo(2). La legge Cutro elimina la violazione della vita privata e familiare come ragione legittima per ottenere un permesso di soggiorno, e la persona richiedente non avrà piu il canale della questura per presentare domanda. Il permesso per protezione speciale continuerà ad esistere, ma potrà essere rilasciato solo in caso di rischio di tortura o trattamenti inumani e degradanti nel paese di provenienza. Questo elimina quasi del tutto la possibilità di accedere a forme di regolarizzazione per tutte quelle persone che hanno vissuto e lavorato in Italia irregolarmente per anni. Infatti, i permessi di soggiorno per protezione speciale non potranno più essere trasformati in permessi di soggiorno per lavoro.

La condizione di illegalità in cui le persone saranno lasciate é particolarmente violenta considerato che la legge Cutro prevede anche un allargamento della lista dei paesi sicuri, cioè di quei paesi in cui l’Italia non considera ci sia rischio di persecuzione o trattamenti degradanti. Gambia, Nigeria, e Costa d’Avorio rientrano ora in questa lista. Da notare che si tratta, per queste quattro new entry, dei paesi da cui arrivano gran parte delle persone migranti nelle coste italiane, nonché quelli per i quali risulta più facile l’attuazione di decreti di espulsione, per la facilità data dagli accordi bilaterali presenti.

In parallelo, la legge Cutro subdolamente attacca lo statuto di richiedente asilo, affinando i dispositivi di controllo e repressione previsti per chi ne sta facendo domanda. La legge prevede infatti un aumento degli hotspot (ad oggi sono tre) per le procedure di identificazione e registrazione delle domande d’asilo. Gli hotspot sono strutture in cui la legge Salvini (2018) prevede la possibilità di privazione di libertà fino a 30 giorni, e in cui interviene il garante dei detenuti, a riprova della loro natura carceraria. Negli hotspot o strutture analoghe, la verifica dell’identità potrà ora avvenire anche mediante ricorso a rilievo fotodattiloscopico e accesso a banche dati, in linea (avanguardistica) con le future linee del patto europeo sulle migrazioni, rispetto a come ripartirsi i “pacchi-migranti” tra paesi membri dell’unione.

Sempre nello stesso spirito razzista, gestionale e detentivo la nuova legge prevede che in caso non si riesca a verificare l’identità della persona richiedente, la stessa potrà essere trasferita in un CPR per un massimo di 90 giorni, a cui se ne possono aggiungere 30. Dunque, tra i motivi per cui si può essere detenutX in un CPR, si aggiunge il caso in cui si sia in attesa di responso sulla domanda di protezione internazionale. Per evitare la detenzione, unX richiedente asilo dovrà ora provare di poter disporre di 4538 euro con cui “comprare” allo stato una vita fuori dal CPR.

L’impianto di questo decreto convertito in legge vacilla già nei primi mesi, con la prima sentenza contraria pronunciata a fine settembre 2023: un giudice del tribunale di Catania infatti non convalida il trattenimento di 4 persone nell’hotspot di Pozzallo (Ragusa) (3). Una seconda sentenza in questo senso arriva l’8 ottobre, sempre da un giudice di Catania, sempre rispetto al trattenimento di 6 persone nello stesso hotspot di Pozzallo, che non viene convalidata. In ogni caso, l’impianto della legge mostra di voler tradurre per iscritto l’evidenza della frontiera come onnipresente su tutto il territorio europeo, sancendo nero su bianco che ogni posto di trattenimento, espulsione e controllo va trattato, nei fatti, come una frontiera. Le decisioni dei tribunali sono ora in fase di ricorso da parte del governo, e si tratta pur sempre di semplice giurisprudenza (4). Il testo di legge del decreto Cutro per ora rimane in piedi e applicato.

LA “CRISI” DI LAMPEDUSA: IL DECRETO SUD E I SUCCESSIVI PROVVEDIMENTI

Sempre sull’onda mediatica generata dopo una serie di sbarchi di diverse migliaia persone a Lampedusa negli ultimi due mesi, il governo ha varato a settembre 2023 altri due decreti legge sulla questione migratoria.

Il primo, che tratta di norme riguardo l’edilizia ed il trattenimento delle persone migranti, è stato infilato in un decreto che si occupa del Mezzogiorno. Due i punti centrali, il prolungamento dei tempi di reclusione in attesa dell’espulsione e la titolarità delle strutture detentive.
1) I/le migranti consideratX irregolari e sottopostX a decreto di espulsione potranno ora essere trattenutX fino a un massimo di 18 mesi, con proroghe di 3 mesi in 3 mesi, convalidate dal giudice su richiesta del questore.
2) Sia CPR che Hotspot e CAS sono convertiti in “opere destinate alla difesa nazionale a fini determinati”. Con il mandato alla Difesa e la riclassificazione delle strutture il governo bypassa la concertazione con regioni e comuni nell’individuazione delle strutture. Il Ministero della difesa è incaricato della progettazione e della realizzazione delle strutture. Per la realizzazione del piano è istituito un fondo di euro 20 milioni per il 2023, mentre e’ autorizzata la spesa di 1 milione di euro annui a decorrere dall’anno 2024 e di 400.000 per l’anno 2023.
La gestione delle strutture sarà affidata ai privati, come già è il caso per i CPR esistenti, mentre la sorveglianza resterà in capo alle forze di polizia. Le procedure per i lavori di costruzione sono dichiarati come “Straordinarie”, quindi il ministero della Difesa potrà disporre l’immediata acquisizione di servizi e forniture in deroga alle procedure, come nei casi di terremoto o inondazione. Il numero di centri dovrà essere ritenuto «idoneo» e potrà aumentare nel tempo. Saranno riconvertiti anche edifici già esistenti, probabilmente ex caserme. Le forze armate saranno quindi soprattutto il braccio operativo che permetterà di tagliare sulle procedure, sui tempi e sui costi.
In pratica, il governo si sta dando gli strumenti per realizzare rapidamente e in maniera diffusa (l’idea é di un CPR per regione) una serie di nuove carceri per persone senza documenti, dove rinchiuderle per un anno e mezzo in attesa di espulsione.

Un ennesimo decreto viene poi approvato a distanza di tre giorni dal primo. L’impianto della nuova stretta in materia di immigrazione e “sicurezza” (inserita in un ennesimo decreto legge di 11 articoli) prevede un’ulteriore categoria di soggetti a rischio espulsione, ovvero persone con permessi di soggiorno di lungo periodo ma considerate pericolose «per gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato». E’ una misura particolarmente grave, perché implica che qualsiasi persona straniera, anche se ha i documenti, sarà a rischio di espulsione se lo stato decide così. Ulteriore stretta anche a quelle strade amministrativo/legali finora possibili per tentare di rallentare i procedimenti di espulsione: la domanda di asilo reiterata (dopo il diniego della prima) non bloccherà l’esecuzione di un provvedimento di allontanamento in corso.

Altro grande tema quello della gestione dellX minori: il decreto prevede la possibilità di svolgere più rapidamente gli accertamenti «antropometrici» (e sanitari, compreso il ricorso a radiografie) per verificare l’età effettiva delle persone che si dichiarano minori non accompagnatiX. Se l’età dichiarata non corrisponde secondo gli accertamenti (nonostante tali misurazioni siano spesso inaccurate e scientificamente controverse [5]), lX stranierX può essere condannato per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale, e la condanna può essere sostituita dall’espulsione.

In ultimo, un ulteriore allargamento dei fondi desinati alla gestione migratoria: il provvedimento stanzia 5 milioni di euro per il 2023 e 20 milioni di euro dal 2024 fino al 2030 per interventi a favore della Polizia e dei Vigili del Fuoco. Inoltre, aumenta il personale di polizia presso le ambasciate e i consolati italiani, per potenziare le verifiche del rilascio dei visti d’ingresso.

Tirando le somme di questa disamina legislativa, possiamo dire che riguardo alla gestione migratoria del governo Meloni ha sempre e unicamente operato per decreti, a partire dal cosiddetto Decreto Piantedosi del gennaio 2023 che rende più complicato il soccorso in mare e prevede sanzioni per le ONG che non rispettino le complesse procedure.
In senso giuridico, l’operare per decreti sottolinea una gestione d’urgenza, emergenziale, e razzista, ribadendo una guerra sulla pelle del nemico migrante, cosa che si rinforza nel ricorso al genio militare per le nuove strutture di trattenimento.
Tutti gli interventi legislativi di cui abbiamo scritto operano sempre più in varie misure una sovrapposizione tra accoglienza e detenzione, rendendo sempre più evidente la lettura repressiva rispetto al gesto di migrare.

La necessità mediatica del discorso di destra sui migranti ha fatto sì che i decreti fossero scritti “giuridicamente” male; sono vaghi e confusi nel linguaggio ed hanno vari punti di contraddizione, per questo i giudici della sezione di Catania hanno ritenuto di annullare i trattenimenti. Nonostante ciò, i decreti sono immediatamente esecutivi, ed il periodo di incertezza sull’effettiva applicazione delle norme pesa ancora di più sulle vite di chi è consideratX irregolare come ennesima forma del razzismo istituzionale.

In conclusione, bisognerà comunque vedere come le misure di cui si é parlato qui sopra verranno tradotte nella realtà. Abbiamo qui parlato con termini giuridici e tecnici, ma non sono le sedi di tribunali il luogo in cui riponiamo le nostre energie e attese di lotta. Non sappiamo ancora come andrà a finire : i piani dei governi si scontreranno con le lotte e le resistenze di tuttX quellX che continueranno a attraversare mari e muri, a evadere e a distruggere le gabbie in cui si vuole rinchiurderlX, a lottare per poter decidere sulla propria vita. E vedremo se si riuscirà a costruire delle forme di solidarietà efficaci e non solo simboliche con queste lotte, finché di tutte ‘ste gabbie non restino solo macerie.

 


NOTE

(1) https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-42/23077

(2) https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/06/1-Scheda-su-riforma-della-protezione-speciale-DEF.pdf

(3) https://www.altalex.com/documents/news/2023/10/05/migranti-tribunale-catania-non-convalida-trattenimento-decreto-cutro-contrasta-con-norme-ue

(4) https://www.ilsole24ore.com/art/migranti-cassazione-ricorsi-palazzo-chigi-contro-tribunale-catania-AFSr4GMB

(5) https://www.asgi.it/minori-stranieri-accertamento-eta/

FRONTIERE, MILITARI, SBIRRI E CPR : UNA NUOVA ACCELERATA DEL RAZZISMO DI STATO IN ITALIA [PARTE 1]

Riceviamo e diffondiamo la prima parte di un testo scritto a diverse mani da compagnx che lottano contro cpr e frontiere tra Italia e Francia. Nel testo si prova a fare una sintesi delle tendenze europee degli ultimi mesi e dei recenti decreti varati dal governo.

A questo link la seconda parte.

I discorsi sulle ripetute “crisi migratorie” sono un grande classico dei politici e dei giornali nostrani ed europei. Queste narrazioni servono a giustificare la repressione e lo sfruttamento delle persone migranti sul territorio europeo. In termini pratici, sfruttamento e repressione razzista sono sostenuti a livello nazionale da una produzione legislativa fatta di decreti legge, e a livello sovranazionale, dall’incessante definizione di trattati e accordi. La presenza sempre più consistente di confini militarizzati, sbirri e galere per persone senza documenti sono il risvolto concreto di queste politiche.

La “crisi di Lampedusa” degli ultimi mesi, che ha visto migliaia di persone bloccate in una situazione semi-carceraria sull’isola, sembra aver accelerato certe tendenze nella gestione italiana delle migrazioni e delle frontiere. Questo testo vuole provare a soffermarsi su alcuni cambiamenti recenti (soprattutto dal punto di vista legislativo), per dare qualche piccolo elemento di analisi a chi si batte contro il razzismo di stato, le sue galere e le sue frontiere. In particolare, proveremo a tracciare gli ultimi sviluppi rispetto al ruolo di Frontex in Europa; le tendenze di alcuni paesi europei sul tema della detenzione amministrativa e delle deportazioni; e gli ultimi decreti in Italia.

IL RUOLO DI FRONTEX NEL GOVERNO DELLE FRONTIERE EUROPEE

Prima di vedere cosa si è inventato il governo italiano negli ultimi mesi, partiamo da alcune tendenze generali, dettate dalle linee guida e politiche comunitarie interne alla UE. La gestione delle frontiere interne dei paesi europei è fortemente collegata all’attività di sorveglianza e repressione che viene svolta lungo i confini con i paesi non europei.
Questa attività si manifesta concretamente in due modi. Da un lato si traduce nella militarizzazione dei confini, attraverso il potenziamento delle operazioni condotte dalle agenzie europee incaricate della difesa dei confini nazionali, in primis Frontex. Dall’altro si assiste a un processo sempre più sistematico di esternalizzazione delle frontiere europee, attraverso l’investimento di ingenti somme di denaro destinate a finanziare tecnologie di sorveglianza via via più affilate e con la creazione di centri e campi in paesi non europei e di transito.

Senza voler risalire troppo indietro nel tempo, cerchiamo di tracciare alcune linee sugli investimenti in materia dell’Unione Europa nell’ultimo anno, in particolare a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina. Il conflitto ha prodotto un maggiore controllo delle frontiere orientali dell’Europa, attraversate da un flusso significativo di persone in fuga e da un flusso ancora maggiore di armamenti inviati al fronte (1). L’Ucraina riveste storicamente un ruolo di regolazione della frontiera orientale dell’Europa, di conseguenza l’instabilità che ha investito questa zona ha determinato un rafforzamento del ruolo di Frontex nei suoi territori.

L’inizio del 2022 è segnato dalla messa in atto di Joint Operation Terra, un’operazione che vede schierate decine di truppe attraverso dodici stati europei, in particolare nelle regioni est europee (Estonia, Romania, Slovacchia). Inoltre l’agenzia ha dato avvio a diverse operazioni congiunte con gli stati confinanti con tali le regioni, finalizzate alla formazione delle forze armate locali e della polizia di frontiera. Lo scopo dichiarato è quello di aumentare la capacità di questi paesi di tutelare i propri confini combattendo l’immigrazione “illegale” e il “traffico di persone migranti”, difendendo di conseguenza le frontiere dell’Europa. L’intervento di Frontex nel 2023 si è concentrato in Ucraina e in Moldavia, per via della forte pressione esercitata dalle persone in fuga dal conflitto russo-ucraino, e nell’area balcarnica, in particolare in Macedonia e in Romania. (2)

La gestione della frontiera nel Mediterraneo occidentale funziona in modo ben diverso e segue il modello dell’emergenza strutturale. Se in Ucraina si aprono corridoi umanitari preferenziali che vedono il transito di numerose persone migranti (bianche), nel Mediterraneo si registrano, nel 2022, 2367 persone morte in mare. Nei primi sette mesi del 2023 sono morte circa duemila persone, di cui alcune centinaia in due naufragi tra febbraio e giugno. Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio un’imbarcazione sbatte in una secca a largo di Cutro, in Calabria, e si rovescia tra le onde, portando alla morte di 94 persone. A seguito della strage saranno numerose le polemiche sul ruolo di Frontex e della guardia costiera italiana nella previsione del naufragio (3). Il 16 giugno 2023 un peschereccio cola a picco a largo di Pylos, in Grecia, causando la morte di 750 persone, uno dei naufragi di più grossa entità degli ultimi anni, un’ennesima strage provocata dalle mortifere politiche europee di gestione delle frontiere. Anche in questo caso si parla di responsabilità della guardia costiera (4). Nel frattempo, l’attività di monitoraggio da parte di Frontex nel Mediterraneo sottolinea la forte presenza di immigrazione irregolare in questa regione, e giustifica cosi l’intensa attività repressiva che viene condotta dall’agenzia europea nelle acque tra la Sicilia e il nord Africa.

In questo quadro si arriva agli ultimi mesi dell’estate 2023, quando in breve tempo numerose imbarcazioni attraversano il Mediterraneo determinando un aumento degli sbarchi a Lampedusa, in parte determinati dal braccio di ferro tra Saied, il presidente tunisino, e Bruxelles riguardo allo sblocco dei finanziamenti previsti dai memorandum con la Tunisia.
Di fronte alla gestione manu militari invocata dalla premier Meloni e sostenuta dai proclami di Von Der Leyen, che dichiarano il pugno duro contro i “trafficanti responsabili delle migliaia di sbarchi”, Frontex afferma che incrementerà il proprio sostegno alle forze di polizia italiane, duplicando il numero di ore di pattugliamento sul Mediterraneo e stanziando contingenti a Reggio Calabria e Messina, che facilitino e accelerino le procedure di identificazione ed espulsione delle persone migranti irregolari. Inoltre, Frontex ha precisato di essere pronta a organizzare delle missioni di identificazione nei paesi non europei, per facilitare le procedure di rimpatrio sulla base delle esigenze delle autorità italiane (5). Ricordiamo che l’agenzia è presente in Italia attraverso l’operazione Themis, che consiste di 283 unità, cinque imbarcazioni, sette velivoli, 18 uffici mobili e 4 veicoli per il controllo delle migrazioni. In questo scenario, nella logica dell’esternalizzazione, Frontex vorrebbe espandere la propria influenza in Africa. L’agenzia è in trattativa con i governi del Senegal e della Mauritania per un’azione diretta sul territorio tramite l’installazione di un proprio contingente (6).

Possiamo vedere che, per quanto riguarda la gestione delle frontiere esterne dell’Europa, i paesi della UE tendono a delegare sempre di più ai paesi non europei il blocco dei flussi, attraverso operazioni militari condotte da Frontex e finanziando economicamente le forze armate locali. Allo stesso tempo, il discorso dell'”emergenza migratoria” permette di giustificare delle misure sempre più repressive che vengono scontate sulla pelle di chi prova ad attraversare i confini. Questo ha delle conseguenze anche dal punto di vista delle leggi emanate a livello europeo.

TENDENZE EUROPEE : PIÙ CARCERI E PIÙ DEPORTAZIONI

Sia ciò che si muove alle frontiere esterne del continente, che l’ultimo ciclo di decreti in Italia, deve essere letto in parallelo con le tendenze in corso nello spazio europeo nel suo complesso. Due dimensioni ci sembrano particolarmente importanti : il patto europeo sulla migrazione e l’asilo, e i piani nazionali di ristrutturazione dei sistemi di trattenimento e espulsione.

Il patto europeo sulla migrazione e l’asilo é un progetto dell’unione europea che non é ancora stato adottato ma dovrebbe passare nel 2024, prima delle elezioni europee. Anche se é stato presentato come una grande novità (repressiva, ovviamente), questo patto non sembra essersi inventato granché, ma potrebbe accelerare dei meccanismi già in atto. Il patto prevede, tra le varie cose :
– di vincolare in maniera più stretta l’ottenimento da parte dei paesi extra-europei di visti per viaggiare in Europa in cambio di lascia-passare consolari per poter espellere in questi stessi paesi ancora più persone senza documenti. La Francia lo fa da parecchio tempo : o accetti di “rimpatriare” i/le tuX clandestinX, oppure ti taglio i visti.
– di sistematizzare la selezione delle domande di asilo alla frontiera esterna, in continuità con l’approccio hotspot e con gli ultimi decreti italiani
– la riforma del trattato di Schengen : possibilità di ristabilire dei controlli alle frontiere tra paesi europei (come succede in realtà da anni tra Francia e Italia), e di lanciare operazioni poliziesche congiunte contro “i movimenti irregolari”
– di rinforzare ulteriormente i database europei in cui registrare le identità dellX stranierX che arrivano sul continente in maniera “illegale” e/o richiedenti asilo (per esempio, estendendo i tempi in cui conservare le impronte delle persone intercettate alla frontiera, in modo che diventi ancora più complesso chiedere asilo in un paese diverso da quello in cui si arriva)
– di sospendere tutto “in caso di crisi” o di “strumentalizzazione” : procedure d’asilo accelerate un po’ per tuttX, imprigionamento nei CPR se c’é un “rischio di fuga”, etc.

In realtà, non sono misure nuove, ed é difficile sapere a che punto il patto trasformerà la situazione attuale o si limiterà a legalizzare a livello europeo quello che già succede in vari paesi. Il punto che sembra invece più innovativo é quello che riguarda i meccanismi di ridistribuzione delle persone richiedenti asilo (il famoso regolamento di Dublino), che é sempre stato un elemento importante di tensione tra i governi dei paesi alle frontiere meridionali e orientali dell’Europa e quelli del centro e del nord. Tutto il teatrino che sta facendo il governo italiano in queste settimane é legato anche a questo: che stato deve “occuparsi” dellX nuovX arrivanti, rinchiudendolX in dei centri, giudicando se possono restare sul territorio, e eventualmente rinviandoli·e da dove vengono?
Il patto europeo prevede 3 opzioni per i paesi dell’unione europea :
– o accettano di “ricollocare” (manco fossero dei pacchi) le persone richiedenti asilo intercettate alle frontiere esterne
– oppure devono contribuire finanziariamente alle espulsioni da parte di altri stati europei
– o ancora, devono partecipare (dal punto di vista economico e logistico) ai controlli alle frontiere esterne europee.
Tutta questa roba si chiama “solidarietà europea”: se non vuoi partecipare al controllo e alla selezione deX immigratX poverX, caccia i soldi per espellerlX.

Al di là della cornice legale su cui stanno lavorando a livello europeo, vari paesi dell’UE stanno già mettendo in atto dei meccanismi simili rispetto al sistema di detenzione amministrativa e di espulsione. Diversi stati europei stanno perfezionando la macchina delle espulsioni, come la Spagna, dove due anni fa hanno costruito quello che é probabilmente il più grande CPR d’Europa ad Algeciras, 500 posti (7), o come la Germania, dove il CPR dell’aeroporto berlinese di Brandenburg sta passando da 24 a 108 posti (8), e dove si sta parlando di allungare la detenzione amministrativa da 10 a 28 giorni (9).
Più nello specifico – e non sappiamo se ci siano delle indicazioni da parte dell’UE in tal senso – il progetto che sta portando avanti il governo Meloni (e altri prima di lei) di sistematizzare l’imprigionamento delle persone senza documenti aumentando la durata della detenzione amministrative e costruendo un CPR in ogni regione é esattamente quello che sta succedendo in Francia da qualche tempo. Nel 2019, si passa da 45 a 90 giorni di detenzione. Entro il 2025, secondo i piani del governo Macron, i posti aggiuntivi nei luoghi di detenzione amministrativa saranno di un migliaio : più o meno 75 000 prigionierX in più all’anno. Un nuovo CRA (i CPR francesi) é stato inaugurato a Lione, vari centri sono stati aperti a Mayotte (isola al largo dell’oceano indiano considerata come un dipartimento francese) durante l’operazione neocoloniale detta Wambushu, e nuove costruzioni sono previste a Orléans, a Nantes, a Bordeaux, a Dunkerque, a Parigi (di fianco all’aeroporto Charles de Gaulle, dove già c’é un CRA) (10). Non é finita : a inizio ottobre il ministro degli interni francese Darmanin ha annunciato altri 6 nuovi CRA, per raddoppiare i posti in detenzione amministrativa, e ora si parla anche in Francia di allungare la detenzione amministrative a 18 mesi per le persone “straniere delinquenti”.


NOTE

(1) Ricordiamo che pochi mesi prima dello scoppio del conflitto un’altra “crisi migratoria” è scoppiata al confine tra Polonia e Bielorussia. La pressione di centinaia di persone provenienti da Medio Oriente e Africa in transito in Bielorussia ha portato a massicci attraversamenti della frontiera tra dicembre del 2022 a marzo del 2023, con una conseguente militarizzazione del confine polacco e la costruzione di un muro di filo spinato tra i due stati.

(2) Tutte le operazioni in cui è impegnato Frontex sono pubblicamente reperibili nella sezione news del loro sito.

(3) https://www.repubblica.it/cronaca/2023/09/06/news/cutro_naufragio_dati_frontex_migranti-413503943/

(4) https://www.rainews.it/articoli/2023/06/il-naufragio-di-pylos-per-alcuni-sopravvissuti-sarebbe-stato-provocato-dalla-guardia-costiera-86e1bdb0-3b4e-4bba-8f90-9346cd9e8134.html

(5) https://frontex.europa.eu/media-centre/news/news-release/frontex-boosts-support-to-italy-IHEK3y

(6) https://www.statewatch.org/news/2023/july/push-back-frontex-campaign-in-senegal-targets-deployment-of-eu-border-agency/

(7) https://www.europasur.es/algeciras/Comienzan-movimientos-construccion-nuevo-CIE_0_1583243154.html

(8) https://www.theleftberlin.com/ber-airports-new-deportation-centre/#:~:text=Not%20many%20people%20know%20that,question%20by%20the%20German%20state.

(9) https://www.infomigrants.net/en/post/50836/german-interior-minister-proposes-making-returns-and-deportations-easier

(10) https://abaslescra.noblogs.org/retours-de-plusieurs-villes-sur-la-journee-de-lutte-du-18-fevrier-2023-contre-la-loi-sur-limmigration-et-les-cra/