Biciclettata ostinata e ostile contro tutto l’insostenibile
Diffondiamo:
Gonfia la bici e sgomma sulla polis
9 settembre 2023 Bologna ore 13.12 Villa Angeletti…. TAZ TAZ TAZ !
IL PASSANTE SI PUÒ FERMARE
Qui il canale telegram
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli
Biciclettata ostinata e ostile contro tutto l’insostenibile
Diffondiamo:
Gonfia la bici e sgomma sulla polis
9 settembre 2023 Bologna ore 13.12 Villa Angeletti…. TAZ TAZ TAZ !
IL PASSANTE SI PUÒ FERMARE
Qui il canale telegram
Dalla stampa apprendiamo di una protesta con battiture all’interno del carcere di Marassi contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la mancata consegna della spesa.
“Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto, alle 23,45 di ieri sera, ed è durata circa un’ora, dai detenuti ristretti nel penitenziario genovese di Marassi. Prima e Seconda sezione (i reparti più grandi dell’istituto) hanno sbattuto stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle”
Diffondiamo dalla pagina fb Patrizia Corsica:
Nell’agosto fiorentino si sa, le sorprese non mancano. Il periodo perfetto per qualunque operazione antipopolare: tagliare gli alberi sani di un viale, vietare piazze storiche del centro a chi non paga 10 euro per un drink, sgomberare una casa o chiudere un intero stabilimento produttivo lasciando a casa centinaia di operai.
Così, anche il turno della “nuova Corsica”(v. Ponte di Mezzo 32) è arrivato, con centinaia di sbirri che ancora una volta invadono le strade di Rifredi con la solita arroganza e violenza.
Ripercorriamo I fatti: due compagn* riescono a salire sul tetto, dove resisteranno per tre giorni difendendosi dai furti(acqua, cibo e vestiti) e le vessazioni della Digos. Nel frattempo, i primi solidali che accorrono in strada per solidarizzare con chi resiste sul tetto, vengono fatti caricare con “punitiva” violenza e tentativi di strangolamento, una compagna viene tratta in arresto dopo essere stata immobilizzata a terra senza apparente motivo. Il giorno dopo verrà scarcerata dal tribunale, l’arresto è illegittimo, un video mostra chiaramente quanto il fermo fosse immotivato oltre che pericolosamente violento. Nel frattempo, in barba alla paura che la polizia voleva infondere, i solidali sono aumentati e ai giardini di via mariti prende vita un campeggio che sarà il fulcro di iniziative, volantinaggi e cortei per i giorni successivi. Il campeggio è una comune viva e attiva nelle strade del quartiere, si sta insieme, si parla, ci si aiuta e si portano calorosi saluti a chi resiste sul tetto. Dopo 3 giorni asserragliate in mezzo alle guardie le compa scendono dal tetto, il presidio solidale le riabbraccia. Corsica82 è stata sgomberata ma nessuno si abbatte di animo: la città per quanto sia in mano ad affaristi e turisti è ancora la nostra. Il corteo del giorno dopo attraverserà i quartieri di Rifredi e S.Jacopino con numerosi interventi contro carovita, sfruttamento, caro affitti, guerra e politiche securitarie, raggiungendo poi il centro cittadino e intonando cori contro il turismo, principale attore della vita misera che questa città vorrebbe propinarci. La manifestazione terminerà quindi in santo spirito, riconquistando così una delle piazze che il turismo ha sottratto agli abitanti della città.
Ancora una volta Firenze si è distinta come una città mostruosa, dove la polizia sfrutta l’occasione di una bambina rapita per tentare di annientare i pochi spazi di incompatibilità rimasta in città. Ma Firenze dimostra anche di essere una città ancora viva, piena di persone pronte a difendere ciò che è giusto e prezioso. Alle persone solidali che hanno difeso Corsica in questo agosto come nel marzo 2022 va tutto il nostro affetto ed il nostro ringraziamento. Vogliono annientare ogni forma di critica e opposizione reale, a Firenze come in tutta Italia. Episodi come l’arresto della nostra compagna molto spesso finiscono con pesanti condanne, sta volta un video fatto da un solidale e un giudice non asservito alle volontà della procura hanno permesso che così non fosse. Arresti, sgomberi e violenze sono frutto della loro paura, lo sappiamo bene, temono la rabbia di quelle persone che non arrivano più a fine mese, di quelle che hanno scoperto loro malgrado che la sanità è sempre meno accessibile, mentre i miliardi che estirpano dalle buste paga di chi ha ancora un contratto decente vanno in armi ad uso delle politiche NATO. Temono la rabbia dei ragazzini figli di migranti, razzializzati dallo stato ed abbandonati alla povertà e ai soprusi degli sbirri. Temono la rabbia dei tanti che sempre meno credono a giornalisti e politicanti. Temono chi si oppone e chi resiste, come gli operai di mondo convenienza a campi Bisenzio in lotta da mesi per avere condizioni e paghe degne.
Il loro futuro ha paura di noi, è questa la verità, per questo cercano di istillare quotidianamente il terrore, caricando picchetti e manifestazioni, denunciando ed arrestando. Lo sappiamo bene, per questo non abbiamo più paura, e non siamo certo soli.
Proprio la volontà di rompere l’isolamento ci sembra essere uno dei fili rossi che lega le lotte presenti: dalla val Susa alle lotte operaie fino alle occupazioni abitative e le lotte studentesche la forma del presidio permanente diventano i pochi momenti di scambio reale e diretto tra persone, nuovi luoghi per immaginare ed organizzare un mondo migliore.
Come avrete capito non siamo ancora pronti a rassegnarci alla città vetrina e le sue telecamere.
Stay tuned, Corsica 83 attende tutti coloro che vorranno scrivere nuove pagine colorate nella grigia storia della Firenze votata al turismo.
ASSEMBLEA PUBBLICA IN DIFESA DEGLI SPAZI OCCUPATI
Intanto rilanciamo l’assemblea fiorentina prevista per venerdì 25 agosto in difesa degli spazi occupati alle 18 in piazza Tasso.
Diffondiamo:
Ad Alba, nelle ricchissime Langhe, decine di lavoratori agricoli continuano a non avere un tetto sotto cui dormire a pochi giorni dall’inizio della vendemmia. E’ una storia che si ripete identica in molti distretti agricoli, e la provincia di Cuneo è uno degli esempi più lampanti delle contraddizioni insite nella produzione agroindustriale, come da anni dimostrano le vicende della vicina Saluzzo. Per questo domani 19 agosto saremo in piazza al fianco di questi lavoratori, per chiedere ancora una volta casa e documenti per tutt, dal Piemonte alla Puglia.
[fonte fb: comitato lavoratori delle campagne]
Dopo l’occupazione Corsica della settimana scorsa un’altra esperienza di autogestione è stata sgomberata ieri mattina in via Ponte di Mezzo a Firenze: si tratta dello studentato autogestito dal 2016, PDM27.
Fin dalle prime ore del giorno un elicottero ha sorvolato la zona per impedire alle persone di salire sul tetto, mentre un ampio dispiegamento di uomini e mezzi ha nuovamente militarizzato il quartiere.
Dai media apprendiamo che, come per Corsica, anche in questo caso “il provvedimento di sgombero è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari di Firenze su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia”, un’operazione che “si inquadra nella direttiva inviata dallo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a tutti i prefetti d’Italia, in cui si sollecita a procedere con forza contro le situazioni di illegalità.”
Un intervento che evidenzia come l’antimafia sia sempre più interessata e coinvolta nella repressione politica di movimenti e dissidenze.
Dal Viminale applaudono all’operazione sottolineando come si tratti di “interventi fondamentali per il ripristino della legalità, necessari a garantire migliori condizioni di sicurezza ai cittadini”.
Il solito mantra della sicurezza, quella stessa sicurezza che continua a sacrificare la vita di persone e territori sull’altare della speculazione e del profitto, costruendo città sempre più invivibili ed esclusive.
Lo Stato non si sta facendo scrupoli a strumentalizzare quanto avvenuto all’ex Hotel Astor per far fuori quelle esperienze che si oppongono ad una realtà fatta di solitudine e sfruttamento, e alla turistificazione selvaggia di interi quartieri.
L’immobile secondo la stampa sarebbe destinato ad un progetto di “housing sociale” per persone con vulnerabilità psichica, senza vergogna lo Stato non esita a manipolare l’opinione pubblica sbandierando progetti di interesse sociale per coprire la violenza con cui intanto reprime, sgombera e rade al suolo esperienze di riappropriazione, mutualismo e autogestione.
Solidali con chi resiste!
Intanto rilanciamo da La Polveriera:
ASSEMBLEA PUBBLICA IN DIFESA DEGLI SPAZI OCCUPATI
Vogliono fare il deserto ma non glielo permetteremo.
“Chiamiamo a raccolta tutti coloro che avranno voglia di mettersi in gioco per costruire una resistenza collettiva e cittadina agli sgomberi.”
Venerdì 18 agosto alle 18 in piazza Tasso assemblea pubblica in difesa degli spazi occupati.
Massimo Altieri, un detenuto di 41 anni e in attesa della seconda fase di giudizio, è stato trovato morto in cella nel carcere di Poggioreale. Si sarebbe suicidato inalando del gas da una bombola. Tutto il padiglione Roma del carcere è adesso in rivolta per protestare soprattutto contro la mala gestione della sanità: “ci sentiamo abbandonati, non siamo abbastanza seguiti. Non si può morire così in carcere a 41 anni, serve fare qualcosa. Qui dentro c’è rabbia per quello che è successo. Non deve riaccadere più. In un istituto penitenziario così grande ci sono solo due medici, come possono seguire tante persone?” (Parole affidate all’avv. De Maio). I detenuti criticano inoltre la mancata assistenza sanitaria, affermando che chi soffre di disagi può essere curato adeguatamente solo fuori dal carcere, ma questo non accade: i casi di questo tipo sarebbero diversi.
Link: https://cronachedi.it/morto-in-cella-rivolta-nel-carcere-di-poggioreale-a-napoli/
Riceviamo e diffondiamo da La Burjana, canale Telegram Sulla Breccia:
È morta un’altra vita, Moussa, un giovane guineano, mentre la speranza gli muoveva le gambe tra gli ultimi ostacoli del tritacarne, sulla frontiera del Monginevro, lunedì.
Sta morendo un’altra vita, un giovane pakistano caduto in un cantiere, trasportato come macerie da nascondere mentre lavorava sfruttato a Trieste, martedì.
All’atrofia della conta asettica delle morti, alla catatonia dell’impotenza e della paura, rispondiamo con la passione, le lacrime e la rabbia: rifacciamo scorrere l’esigenza di giustizia nelle vene, il coraggio per cui anche sotto regime si può rispondere, la generosità che il privilegio ci concede di usare.
Rispondiamo unite e determinate sull’origine di tutto ciò: la frontiera. Rispondiamo per noi stesse, per la nostra umanità. Rispondiamo perché è intollerabile che esista questo tritacarne fatto per fornire vita esauste e sfruttabili al capitalismo occidentale.
Che tutte sentano il momento, perché il numero determina la portata: per la prima volta ci troviamo a disturbare la frontiera orientale.
Visibilizziamo quel simbolo di morte, aperto solo a merci e documenti accettabili, chiuso alla speranza di un’esistenza migliore. Per la vita, per l’umanità, perché unite si deve e si può reagire.
Venerdì 11/08 ore 19:00 // piazza Libertà, assemblea pubblica
Domenica 13/08 ore 18:00 // parcheggio della frontiera di Fernetti, presidio
Mentre continua la resistenza sul tetto e per le strade, diffondiamo la chiamata al corteo previsto per domani venerdì 11 agosto alle 19, con partenza dal presidio permanente in via dei Martiri. Corsica ovunque! Altri aggiornamenti sulla pagina facebook occupazione.
L’occupazione di Corsica 81, sia nella sua prima, sia nell’ultima versione attualmente sotto sgombero, nasce con l’intenzione di rispondere a due bisogni primari. Da un lato è una risposta alla difficoltà che giovani studenti e precari riscontrano nel reperire una casa in affitto a prezzi accessibili; questa difficoltà a Firenze, dove l’immobiliare ha sempre rappresentato una delle forme di investimento privilegiate, è storica, ma si è in particolar modo accentuata negli ultimi anni con l’esplosione del fenomeno AirB&B. Firenze è una città nella quale per mantenere un tenore di vita decente, lavorare spesso non basta. Figuriamoci se il lavoro risulta essere precario o sottopagato, come spesso accade nella ristorazione o nei settori legati all’organizzazione di eventi, che rappresentano l’indotto maggiore. L’occupazione rappresenta per molti l’unica possibilità di avere un tetto sopra la testa, ma anche la liberazione dalla necessità di pagare l’affitto, e la possibilità dunque di poter liberare tempo di vita da dedicare maggiormente alla cura di sè e degli altri.
Dall’altro lato c’è la questione sociale, e in particolare la questione della socialità. Anche qua negli ultimi anni abbiamo vissuto un restringimento sempre maggiore degli spazi di agibilità. Pian piano tutto ciò che era libero, o comunque alla portata di tutti, ha finito con lo scivolare nei meccanismi della valorizzazione. A ciò contribuisce senz’altro il fenomeno generale dell’aumento dei prezzi che le classi più povere stanno pagando in prima persona. Ma su questo la governance cittadina ha sicuramente contribuito non poco. Non sono solo gli sgomberi dei centri sociali ad essersi susseguiti negli anni, ma anche gli sgomberi di varie piazze del centro storico dove si riusciva ancora a coltivare forme di socialità non mercificate. Su questo aspetto la repressione è stata forse meno spettacolare, ma non di certo meno dura. Corsica 81 è stata ed è tutto questo. E’ casa per alcuni, posto per organizzare la lotta per le proprie necessità e i propri diritti per molti, spazio aperto di cultura e ricreazione per tutti.
Il secondo sgombero in due anni è un attacco a tutto questo. E’ un tentativo netto di far cessare qualsiasi forma di organizzazione pratica a Firenze che tenti di costruire spazi di autonomia esterni ai meccanismi della speculazione e del mercato.
Nella capitale del Rinascimento, dove il turismo rappresenta una vera e propria industria pesante, la classe dirigente non può tollerare forze che si oppongono alla valorizzazione del più minuscolo metro quadro.
L’orgoglio e la forza di chi vive questa città però è molto più grande. Così da giorni ci troviamo a resistere in centinaia nelle vie che siamo abituati ad attraversare e in cui abitualmente lottiamo. Così venerdì vorremmo costruire un momento per trovarci ad attraversare queste strade collettivamente. Un corteo che parta dalle strade di Rifredi ed attraversi la città, per capire insieme cosa ci porta ancora oggi, nonostante tutto, ad essere felici di resistere per giorni sopra un tetto per la vita che vogliamo, per costruire insieme la nostra vita di domani, vita che parte imprescindibilmente dagli spazi che abitiamo e che si trovano ancora una volta sotto attacco.
Diffondiamo da Passamontagna:
È morta un’altra persona sul confine italo-francese del Monginevro. Un altro morto, un altro corpo senza vita è stato trovato sulla strada militare, che da Claviere (Valsusa, IT) arriva a Briancon (FR).
Lunedi 7 agosto l’ennesimo cadavere è stato trovato tra queste montagne, ucciso da una frontiera razzista dove strade carrabili sono attraversate quotidianamente da auto, bus e treni trasportano turisti, merci e militari mentre le persone migranti sono obbligate a passare a piedi tra i sentieri della montagna, scappando dai controlli della polizia francese che cerca di bloccare il loro viaggio anche tra i boschi a 1800 mt d’altezza.
Pare che sia stato trovato da un ciclista, da uno dei tanti turisti che si riversano tra queste montagne per le vacanze estive. Si divertono sulle stesse strade che di notte e giorno sono attraversate da persone costrette a nascondersi perché non in possesso del giusto documento. Dal 2018, almeno 10 persone hanno perso la vita provando ad attraversare il confine alto-valusino. Mentre i turisti si divertono a giocare su un prato impeccabile a firma della Lavazza e del comune di Monginevro, decine di persone in movimento muoiono o rischiano la vita a poca distanza sui sentieri che attraversano il confine.
Non abbiamo molte informazioni su quello che è accaduto, ma sappiamo con certezza che chi ha ucciso ancora è stato il braccio armato dello stato: la polizia, la gendarmeria, la polizia di frontiera (PAF). Braccio armato che munito di jeep, droni e visori notturni cerca di proteggere gli interessi nazionali di uno stato neocoloniale e razzista, allargando e restringendo la maglia di questa frontiera interna all’Europa che continua a separare, reprimere e uccidere. Come il deserto del Niger, come le carceri in Libia e Tunisia, come il mar Mediterraneo, il canale della Manica, come tutte le frontiere esterne all’Europa dalla Turchia alla Polonia al Marocco, come i centri di detenzione amministrativa sparsi in numerose città, anche le montagne valsusine sono da anni una frontiera dove le persone continuano a morire.
E a uccidere ancora una volta non è la montagna, la neve, il freddo o la fatica. A uccidere è lo stato, la fortezza europa, è il sistema frontiera che si incarna in uomini e donne in divisa che battono i sentieri facendo una caccia all’uomo, a uccidere sono tutte quelle persone indifferenti che si girano dall’altra parte per non mettere in discussione i propri privilegi da bianchi borghesi, mentre affianco a loro chi è nato dalla parte di mondo “sbagliato”, soffre e muore nell’omertoso silenzio generale.
Questo week end c’è stato un campeggio chiamato contro le frontiere, con l’idea di attraversare collettivamente quel confine assassino, con l’idea che l’unione fa la forza e che per una volta le persone non avrebbero dovuto essere esposte alla violenza poliziesca; la polizia ha impedito il passaggio, schierandosi con tutti i loro armamenti tra i boschi e sentieri della montagna, muniti di lacrimogeni, scudi, bombe al tritolo, flashball. Non siamo riuscitx a passare. Due giorni dopo quella camminata finita male, viene ritrovato un cadavere.
Se non esistessero le frontiere, non ci sarebbero persone che continuano a morire per attraversarle.
Seguiranno aggiornamenti, seguiranno appuntamenti. Non rimaniamo indifferenti, facciamo qualcosa per impedire altri omicidi su queste montagne!
Polizia assassina! All Cops Are Borders. Smash the borders!
CONTRO OGNI FRONTIERA, GLI STATI CHE LE CREANO, E LE DIVISE CHE LE PROTEGGONO
Diffondiamo dalla pagina del Comitato Lavoratori delle Campagne:
Oggi il ghetto di Borgo Mezzanone, il più grande d’Italia, è stato bloccato da uno sciopero dei braccianti! Nessuno è andato a lavorare e i lavoratori gridano che vogliono documenti, case, contratti! Solo la lotta paga!
Comunicato dei braccianti in sciopero il 10 agosto: Vogliamo le case, non ci danno neanche i containers!
Oggi 10 agosto manifestiamo davanti ai cancelli del CARA, il centro per richiedenti asilo costruito qui a Borgo Mezzanone nel 2005, nel quale si trova anche la sede della Commissione Territoriale per il diritto di asilo: un luogo importante per molti motivi. In questo campo nel 2021 sono stati installati decine di nuovi containers con i fondi della regione Puglia, che dichiarava di voler combattere lo sfruttamento e dare un posto migliore in cui vivere a chi stava nel ghetto. Oltre al danno, la beffa: quei container, che altro non sono che un nuovo ghetto, sono pronti all’uso, ma sono vuoti da due anni, mentre nelle scorse settimane decine di persone hanno perso la casa per gli ennesimi incendi divampati nel ghetto. Tutto questo proprio nel periodo di massimo affollamento dell’anno, quando sta per iniziare la raccolta del pomodoro.
Come ripetiamo da sempre, la vita nei centri di accoglienza e nei campi di lavoro non è la vita che vogliamo, tantomeno se dobbiamo vivere nelle tende o nei container, che non sono case vere, ma solo strutture precarie che arricchiscono che le costruisce e chi le gestisce, dove non siamo liberi e veniamo isolati. Lo sanno bene tanti di noi che vivono dentro il campo: il cibo è estremamente scadente, ci sono pochi posti e i container sono sovraffollati, ci sono pochissimi bagni e le condizioni igieniche, soprattutto d’estate, sono pessime. Abbiamo già protestato in prefettura e con la cooperativa che gestisce il campo molte volte per denunciare queste condizioni, ma poco o nulla è stato fatto. Nel frattempo, ci sono circa 130 nuovi container chiusi da anni, che potrebbero, nell’immediato, migliorare le condizioni soprattutto di chi ha perso la casa. Ma anche aprirli a fine agosto, come ha promesso il Prefetto di Foggia, sarebbe comunque troppo tardi. Non vi sembra assurdo? A noi sembra un’ingiustizia che non possiamo accettare.
Inoltre, come è ormai noto, il governo ha destinato più di 53 milioni dei fondi del PNRR al comune di Manfredonia per l’eliminazione del ghetto di Borgo Mezzanone e per trovare soluzioni abitative alternative per i lavoratori agricoli. A gennaio è stato firmato l’accordo per il progetto, che però ripete il solito copione e propone soluzioni inaccettabili: da un lato realizzare “foresterie” (cioè nuovi “campi”), dall’altro riadattare le borgate della bonifica o della riforma agraria, facendo una distinzione tra lavoratori stagionali e stanziali, come se la precarietà di vita e di lavoro a cui siamo costretti fosse una nostra scelta. Ignorando gli innumerevoli fallimenti di esperienze simili nel passato, si intende usare ingenti quantità di denaro pubblico (e quindi anche i nostri) per questioni che competerebbero ai datori di lavoro. Come se non bastasse, il governo non ha dato alcun segnale sull’approvazione di questo e degli altri progetti presentati dai comuni della provincia, e la scadenza era il 30 giugno: che fine faranno tutti questi soldi?
Già lo scorso 6 marzo eravamo scesi in strada a Foggia per chiedere chiarezza immediata alla prefettura sull’utilizzo di questi fondi e sottolineare l’inefficacia delle soluzioni proposte, e ci era stato risposto che era ancora tutto fermo. Quel giorno abbiamo protestato anche contro i ritardi e i dinieghi della commissione territoriale, ricevendo la promessa di velocizzare i tempi delle risposte e di favorire la regolarizzazione. Ma oggi abbiamo anche nuovi motivi per protestare: con l’approvazione del decreto “Cutro”, le possibilità di avere riconosciuto un permesso di soggiorno si sono ulteriormente ristrette, mentre si parla di fare entrare 400 mila lavoratori con i decreti flussi nei prossimi 3 anni. E per chi è già in Italia e magari è costretta a lavorare “in nero” perchè irregolare, solo silenzio e baracche, rischiando ogni giorno la vita sul lavoro, per strada e anche nei luoghi in cui viviamo.
Vogliamo un cambio di rotta immediato da parte della commissione territoriale, delle questure e del governo: non possiamo continuare ad attendere mesi e mesi per un documento o un appuntamento, ed è impressionante la gran quantità di esiti negativi alle domande presentate, anche quando soddisfano i già ristrettissimi criteri della legge. Contribuiamo in maniera decisiva all’economia di questa provincia e del paese ma non ci è concesso avere case normali in cu vivere. L’unico vero modo per farla finita con ghetti e caporalato, come dicono istituzioni e giornali, è darci un documento e rispettare i contratti collettivi che prevedono casa e trasporto per gli stagionali.
Per questo siamo qui davanti oggi: pretendiamo risposte precise e urgenti dal presidente della Regione, dal Prefetto e quindi dal Governo per quel che riguarda le case e i documenti.
– Che la commissione territoriale riduca i tempi di attesa e che rilasci pareri positivi a chi fa richiesta di protezione, considerando le condizioni di vita e di lavoro che da anni siamo costretti a sopportare;
– Un riscontro urgente, da parte dell’ente gestore, a seguito della denuncia della situazione all’interno del CARA.
Infine vogliamo chiarezza dalla Prefettura e dal Governo sui tempi e le modalità di realizzazione del progetto PNRR. Non accetteremo l’ennesima speculazione, siamo noi a dover decidere cosa farne. Le soluzioni di cui si parla in nessun modo possono essere costituite, ancora una volta, da centri di accoglienza, tendopoli o campi container. Nessuna persona dovrebbe vivere per strada, in un ghetto ma neanche in una tenda o in un container.
Tutt dobbiamo essere liberi di circolare liberamente, di scegliere la vita che vogliamo, liber da sfruttamento e violenza in tutte le sue forme, compresa quella istituzionale.
Per questo, oggi come ieri, non ci stanchiamo di ripetere che pretendiamo documenti e case per tutt subito e condizioni di lavoro che ci facciano vivere bene.