AGGIORNAMENTI SU DOMENICO PORCELLI DAL CARCERE DI BANCALI

Domenico è sceso sotto i 59 kg, l’avvocata l’ha trovato pelle e ossa, con dolori in tutto il corpo e incredulo sul fatto che nessuno lo vada ad ascoltare e a dare risposte. L’udienza del 41bis a Roma fissata per il 20 Ottobre, quando saranno passati 8 mesi dall’inizio dello sciopero della fame. Come se non bastasse, il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha dichiarato inammissibile la richiesta di differimento pena per gravi motivi di salute che era stato attivato d’ufficio.

FACCIAMO GIRARE E NON LASCIAMOLO SOLO!

DA NAPOLI: SOLIDARIETÀ A TUTTX LX RIVOLTOSX

Diffondiamo da: La Vampa – Napoli

Da due settimane le banlieue della Francia continentale e dell’oltremare bruciano per il fuoco delle rivolte scatenate in seguito all’omicidio da parte di un poliziotto del giovane Nahel a Nanterre, banlieue dell’ovest parigino. Dall’esagono ai territori di oltremare la rabbia contro gli omicidi di stato e le quotidiane violenze della polizia, braccio armato dello stato colonialista francese, si è riversata nelle strade prendendo come obiettivi commissariati, municipi, banche e supermercati. Nei giorni successivi, oltre alla gogna mediatica e alle dichiarazioni paternaliste e razziste dei vari ministri che biasimano le famiglie dex rivoltosx, una forte repressione ha portato a migliaia di arresti. Oltre alla violenta repressione di strada, nei tribunali i giudici perpetrano la violenza razzista con condanne considerate esemplari. Nessuno stupore per questi servi dello stato, ma le immagini delle rivolte e la rabbia non si possono cancellare.
Nel frattempo da questa parte delle Alpi la procura di Modena non si fa scrupoli a decretare l’archiviazione del processo per i morti del Sant’Anna a marzo 2020, quando alle rivolte delle persone detenute lasciate a morire come topi lo stato rispose con una sanguinosa strage. Sappiamo che giustizia e sbirri lavorano insieme : insomma, una mano lava l’altra. Mentre compagni e compagne vengono accusat di stragi e atti terroristici anche per cassonetti incendiati e striscioni, lo stato ribadisce di essere l’unico legittimato a commettere stragi.
Dopo anni di indagini e perizie rimandate e costanti tentativi di screditare la lotta di parenti e amici, a Napoli si è aperto ieri il processo per l’omicidio di Ugo Russo, ragazzo dei quartieri spagnoli freddato alle spalle da un carabiniere nel febbraio 2020. Ancora una volta è chiaro quanto vale la vita di un ragazzo dei quartieri popolari di questa città. Come Ugo, ricordiamo con rabbia le morti di Davide, Luigi e molti altri.
Di fronte alla violenza della polizia sorgono ovunque resistenze, che permettono a volte di aprire delle crepe nel muro di silenzio che vorrebbero costruirci attorno. Questo è successo anche nel cpr di via Corelli a Milano, dove la rabbia dei reclusi ha portato alla distruzione di alcune aree del centro, ora inagibili.
Oltre Oceano, la resistenza si organizza da mesi ad Atlanta contro il progetto di costruzione della Cop city. La lotta negli ultimi mesi non si è fermata, soprattutto dopo la morte di un compagno, Tortuguita, per mano degli sbirri.
Di fronte a queste morti, e con gli occhi e i cuori ancora pieni delle resistenze e rivolte nate in risposta, esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà a tuttx lx rivoltosx.

Per Nahel, Tortuguita, Ugo, Sasá e tutte e ciascuna le persone ammazzate dalle guardie dello stato stragista.

Napoli, 12 luglio 2023
Alcunx compagnx

AGGIORNAMENTI SU DOMENICO E NATALE IN SCIOPERO DELLA FAME A BANCALI

Domenico Porcelli continua lo sciopero della fame iniziato 5 mesi fa. Ha gli esami del sangue sballati, dolori alle ossa e bassa saturazione del sangue. Non ha ancora ricevuto nessuna risposta dal ministro Nordio. La sua udienza sul 41bis risulta ancora fissata a fine ottobre!

Natale ha interrotto martedì 11 luglio a causa dei suoi valori glicemici. Iniziava ad essere in uno stato soporoso anche di giorno e senza forze, con gravi rischi.

FREE CRIME IS NOT A PARTY. SPEZZIAMO LE CATENE DELLA REPRESSIONE

Riceviamo e diffondiamo questo testo su free party e repressione:

È il 10 ottobre 2022 quando il governo italiano appena insediato, guidato da Giorgia Meloni, emana il cosiddetto “decreto anti-rave”, convertito in legge dopo pochi mesi. Sull’onda dell’indignazione generale di politici e media, causata dal Witchtek di Modena, il decreto è finalizzato al “contrasto di raduni illegali” ed introduce un nuovo reato, disciplinato dall’art. 633-bis: invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica. Tale reato è punito con la reclusione da 3 a 6 anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro, oltre che con la confisca del sound e delle attrezzature.

La repressione delle feste è la parte folkloristica del decreto da dare in pasto all’elettorato. Per capirne le vere intenzioni, cioè quelle di togliere ogni margine al dissenso non fine a se stesso, dobbiamo ricordarci che introduce nuove disposizioni che regolano l’ergastolo ostativo: se non collabori con la giustizia, infamando qualcun altro, molto difficilmente ti verranno concesse misure come la semilibertà, i permessi premio o la libertà condizionale.

In Italia abbiamo visto in questi mesi un’escalation repressiva che in nome di un giustizialismo forsennato ha portato ad una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di chi, di volta in volta, è stato additato come il nemico pubblico di turno – i ravers, i migranti, gli ecologisti, gli anarchici – con leggi create ad hoc per colpire queste individualità e le loro azioni.

Lo Stato che fa la guerra ai free party è lo stesso Stato che quotidianamente lascia morire persone dentro la cella di un carcere o in mare, lo stesso Stato che quotidianamente tortura e abusa dentro galere e CPR – come hanno messo in luce alcuni compagni e compagne con il loro sciopero della fame contro il regime di tortura del 41 bis. È lo stesso Stato che schiera la polizia a difesa delle fabbriche, picchiando chi decide di scioperare per ottenere condizioni di lavoro migliori. È lo stesso Stato che vorrebbe seppellire vivi i nostri compagni e le nostre compagne a colpi di sentenze di tribunale e anni di galera.

Ogni volta che si manifesta una forma di conflitto, un tentativo di sovvertire l’esistente, la repressione colpisce con forza. Per questo crediamo che la lotta contro il decreto anti-rave non possa essere una lotta isolata, ma vada inserita in una cornice più ampia che renda evidente, da una parte, il tentativo di disciplinamento da parte dello Stato – che vorrebbe annichilire qualsiasi forma di azione diretta – dall’altra, l’intersecarsi di tutte le lotte – da quella contro il carcere e il 41 bis, a quella contro il TAV, le basi militari e le grandi opere.

Per questo crediamo sia importante non delegittimare il potenziale sovversivo dei free party, non cercare il dialogo con gli sbirri, non giustificarsi dicendo che “non stiamo facendo niente di male” o “non siamo criminali”. Il nostro posizionamento non è neutro: anche la festa è un momento conflittuale.

L’arrivo degli sbirri non equivale necessariamente alla fine della festa! Ci sono modi diversi dalla ritirata per affrontarli: se siamo i primi a credere alla loro invincibilità, abbiamo già perso in partenza. Una comunicazione onesta e una solidarietà pratica tra le varie anime della festa potrebbero consentire di trovare la soluzione migliore per ogni caso specifico.

Crediamo sia importante evitare il fuggi-fuggi generale e non lasciare da sole le crew, le quali tuttavia non possono pensare di essere gli unici
soggetti ad avere voce in capitolo su come affrontare la situazione.

Capiamo bene che il rischio di perdere migliaia di euro di attrezzature sia un valido motivo di preoccupazione: questo dovrebbe essere tenuto in considerazione da tutti i presenti alla festa. Tuttavia, pensare di poter gestire la risposta alla violenza poliziesca mettendo a tacere qualsiasi atto conflittuale che si discosti dal subire passivamente (come avvenuto al Witchtek di Modena nel 2022), crea una gerarchia tra chi organizza e chi partecipa alla festa.

Il rave è un atto illegale e come tale implica il conflitto con l’autorità. Non vogliamo e non dobbiamo giustificarci agli occhi dello Stato, non vogliamo ottenere alcuna legittimità, vogliamo continuare a ribadire la nostra perenne ostilità a questa realtà fatta di sfruttamento ed oppressione.

Perché una società che abolisce tutte le avventure, rende la distruzione di questa società l’unica avventura possibile.

Luglio 2023
Nemiche dello Stato


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Riproduci, stampa, diffondi!

COS’È SUCCESSO AL TOSCANA PRIDE DI FIRENZE

Diffondiamo il comunicato della Favoloska Ribellione di Firenze, ringraziando le compagnx che l’8 luglio si sono presx l’onere e la gioia di portare la loro scomoda presenza nell’ambito del Toscana Pride, aprendo una conflittualità che crediamo non solo necessaria, ma auspicabile e desiderabile. Speriamo sia un esempio per moltx, speriamo sia solo l’inizio!

Dopo essere stat3 circondate dalla digos che non voleva farci unire al pride, dopo che è stata “concessa” all3 froc3 la testa del corteo, lo stesso Toscana Pride che si rivendica le rivolte di Stonewall ci ha impedito di fare un intervento sul palco, davanti a una piazza mezza vuota, facendoci allontanare dalla celere a suon di manganellate. Toscana Pride si rivendica di difendere i nostri corpi, e allo stesso tempo ci schiera contro la polizia che, secondo loro, “non è un pericolo per le persone queer”.

Siamo fier3 delle manganellate che ci siamo pres3 sotto quel palco,
perché sono la dimostrazione dell’ipocrisia di Toscana Pride e di tutte le associazioni che ne fanno parte, che pretendono di parlare a nome di tutt3 13 froc3 e allo stesso tempo ci silenziano con l’uso della forza della polizia, dicendoci che “ce le siamo cercate” e che “non ce ne hanno date abbastanza”, e poi ci scherniscono da sopra un palco sul quale noi froc3 non conformi e non silenzios3, a quanto pare, non siamo 13 benvenut3.

Le istituzioni e i pride istituzionali e commercializzati, come si dimostrava quello di ieri con il suo carro di Student Hotel, sono la bugia continua che ci mantiene oppress3.

“Con un mattone è iniziato, con un manganello è finito” avevamo scritto in un altro comunicato, bene state sicur3 che i manganelli di ieri non pongono fine a niente, così come non hanno mai posto fine alla lotta frocia.

Secondo l’intenzione era quella di spaventarci, noi rispondiamo che i manganelli non ci hanno mai fatto paura. Ci subiamo violenza quotidiana da tutta la società e sempre, come adesso, rispondiamo con orgoglio, lotta e RESISTENZA FROCIA!

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DI TRIESTE

Dall’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione del Friuli e di Trieste.

Nella prima mattina del 22 giugno, alcuni compagni e compagne di Trieste sono stati oggetto di una perquisizione da parte della Digos, per fatti relativi alla solidarietà nei confronti del prigioniero anarchico Alfredo Cospito, durante lo sciopero della fame da egli condotto per 180 giorni tra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno, contro il regime del 41 bis e l’ergastolo ostativo. La solidarietà che Cospito ha saputo raccogliere, all’esterno e all’interno delle galere, il valore politico della sua e nostra battaglia, contro la tortura “democratica” e il carcere a vita, hanno naturalmente portato lo Stato ad una rappresaglia verso tutti e tutte coloro che, in quei giorni, con le pratiche più diverse, hanno rotto la cappa delle infamie più pesanti del sistema penitenziario italiano. L’inchiesta contro i compagni e le compagne di Trieste rientra in questa rappresaglia, che sta colpendo con altre inchieste in diverse città e pure con misure cautelari (per il corteo dell’11 febbraio a Milano).
Lor signori si illudono che, con questo terrorismo, piegheranno la volontà di lottare contro il carcere e il sistema che lo produce e lo pone a estremo deterrente difensivo. Si sbagliano di grosso. La lotta al fianco dei rivoluzionari prigionieri e di tutti i proletari detenuti (in questo momento, in particolare, a Bancali, Domenico Porcelli è in condizioni preoccupanti in seguito a uno sciopero della fame intrapreso il 28 febbraio contro la detenzione in 41 bis a cui è assegnato), la lotta andrà avanti, con ancora più rabbia, amore e determinazione.

Solidarietà a tutti e tutte i perseguitati dallo Stato per la lotta contro il 41 bis! Solidarietà ad Alfredo Cospito, Anna Beniamino e a tutti i compagni prigionieri! 10 100 1000 azioni contro la tortura di Stato!

Udine-Trieste, 29 giugno 2023

ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE DEL FRIULI E DI TRIESTE

liberetutti@autistiche.org


PERQUISIZIONI A TRIESTE

CONTRO LA TORTURA DEL 41 BIS, DALLA PARTE DI CHI LOTTA

Da: Smash Repression Emilia Romagna

Nei giorni scorsi alcune compagnx bolognesx e trentinx hanno ricevuto un avviso di apertura indagini per fatti inerenti alla mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito contro l’ergastolo ostativo e la tortura del regime di 41 bis. L’accusa si riferisce all’articolo 270bis, associazione sovversiva con finalità di terrorismo, un dispositivo giudiziario volto a spezzare la solidarietà e a colpire chi lotta per un mondo senza galere.

Alle due Street Parade che hanno attraversato Bologna al grido di “Smash Repression!” siamo scese nelle strade per rivendicare il corpo come strumento di lotta, in queste occasioni non è mancata la solidarietà a chi, in sciopero della fame da mesi e non avendo altri mezzi, stava usando il suo per rompere il muro di silenzio e omertà intorno al carcere duro. Sui carri e per le strade, striscioni, comunicati, scritte sui muri, in tantissimi si sono espressi contro la società carceraria al fianco di Alfredo.

In questo contesto di recente alcunx compagnx hanno ricevuto denunce per imbrattamento e resistenza a pubblico ufficiale relative alla street che ha attraversato Bologna a dicembre 2022.

In tutta Italia in questi giorni molte compagne e compagni stanno subendo indagini, perquisizioni, oltre che misure cautelari.

Sembra che lo Stato voglia punire duramente, e con ogni mezzo, chiunque abbia osato o intenda supportare questa mobilitazione.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni colpitə.

Chi lotta non è mai solo!

TORINO: PROCESSO SCRIPTA MANENT

La corte di assise d’appello di Torino ha ricalcolato la pena: 23 anni per Alfredo – la procura generale aveva chiesto l’ergastolo – 17 anni e 9 mesi per Anna.

Alfredo continua ad essere recluso in regime di 41bis.

In questo scenario continua ad essere necessario mobilitarsi e lottare con ancora più determinazione.

Le motivazioni delle condanne saranno depositate il 24 settembre.


Su Radio Blackout Gianluca Vitale, difensore di Anna Beniamino: https://radioblackout.org/2023/06/scripta-manent-23-anni-a-cospito-17-anni-e-nove-mesi-a-beniamino/