PADOVA: CORTEO IN SOLIDARIETÀ AX COMPAGNX IN CARCERE, PER UN MONDO SENZA GALERE

Diffondiamo:

Il carcere è da sempre un luogo tetro, nato per rinchiudere le persone indesiderate alla società. O meglio a chi la società la controlla. I prigionieri per dissidenza sono tanto antichi quanto le stesse prigioni. La risposta dell’organizzazione statale (dalle monarchie assolutiste alle cosidette democrazie liberali) contro la lotta rivoluzionaria è sempre stata la stessa: carcere, carcere e ancora carcere. Se non addirittura morte quando le azioni degli insorti generarono una destabilizzazione politica tale che l’unico modo di recuperare il tanto amato ordine fosse l’esecuzione di chi si era reso protagonista di tale caos. Viviamo in un mondo in rapido cambiamento: l’avanzamento del tecnocontrollo che tutto domina e che tutto può, silenziosamente si inserisce in ogni spazio e in ogni dove. Nel frattempo grasse e grosse operazioni di polizia sceniche e scenografiche continuano a mandare dentro sempre più compagnx. Esemplare è il caso di Anan per il quale al rifiuto dei tribunali dell’estradizione in Israele per delle azioni di resistenza in Cisgiordania, lo Stato Italiano si è fatto, come fa sempre più spesso, tentacolo dell’entità sionista buttandolo in carcere. Un processo farsa dove prima si decide il reato di cui accusarlo e poi si capisce come renderlo colpevole.
Trasferimenti di carceri, testi della difesa rifiutati, tutto per cercare di spezzare i movimenti di solidarietà che si sono mossi per denunciare l’ennesimo abominio sionista in terra italiana. In fondo per quanto riguarda controllo e repressione l’Italia sta proprio imparando dai migliori, con arresti sempre più frequenti come le perquisizioni di questi mesi ci stanno dimostrando. Carcere facile e repressione facile. Ti metto dentro un paio di settimane giusto per ricordati dove devi stare nell’ordine delle cose che io presiedo. Un pensiero lineare e quanto mai onesto quello dello Stato, che, perlomeno, sta iniziando a smettere di cianciare di libertà per mostrarsi sempre più nella sua reale natura. Gli indesiderati, appunto, i più colpiti. E chi meglio di Tarek per esemplificare il tutto? Una persona di origine non italiana che il 5 Ottobre dello scorso anno si è rifiutato di accettare in silenzio il massacro sionista e alla vista della violenza dei servi in divisa ha risposto, come tanti e tante altre, ed è passato all’attacco. Per questo si trova ora da oltre un anno in carcere. Eppure Tarek è tutte noi, è quell’istante di rabbia che scoppia alla vista delle luci blu, è quell’attimo di coscienza che straborda e ci ricorda del perchè stiamo da una parte specifica. Quella della lotta. Quella della rivolta. Come non pensare quindi a quelle persone che per la lotta sono sepolte vive dentro le infami galere dello Stato?
Come Juan con fine pena nel 2045, accusato di alcune azioni, tra le quali un attacco alla POLGAI di Brescia, infame scuola di polizia di cui sono documentate le collaborazioni con i servizi di sicurezza israeliani. Come non pensare a Stecco in carcere e che, alla stesura di questo testo, si trova in sciopero della fame in sostegno ai prigionieri politici britannici che lottano contro l’accusa di terrorismo che l’entità coloniale inglese affigge loro per non accettare inermi il genocidio a Gaza. E ancora Alfredo, che nei prossimi mesi riceverà la riconferma del regime assassino del 41bis, nonostante nel processo che aveva fatto partire la misura cautelare, ovvero quello contro il giornale anarchico rivoluzionario Il Vetriolo, sia stato assolto da ogni falsa accusa che era stata mossa nei suoi confronti. Se lo Stato attacca bisogna rispondere con qualunque mezzo a propria dispozione, e uno dei mezzi che possiamo mettere in campo è la solidarietà alle persone rinchiuse.
Ribadiamo anche che noi siamo solidali con loro se innocenti e ancora più solidali se colpevoli. Per questo vogliamo che le strade di Padova si riempiano dei nomi dei compagni e delle compagne tenute in ostaggio dallo Stato italiano per la loro lotta partigiana, per urlare libertà per chi ha messo a repentaglio la sua.
Portiamo Solidarietà a tuttx i compagnx in carcere, portiamo la loro storia, il loro esempio e la loro voce in ogni angolo della città. Non vogliamo però dimenticare tutta la popolazione carceria ostaggio delle leggi di questo Stato. Il carcere e le sue appendici più infami come il CPR e il 41bis sono tortura, morte e abuso.
Contro ogni carcere e la società che ne ha bisogno, dalla parte dei compagni rinchiusi e dex detenutx tuttx scendiamo in piazza a Padova il 7 Dicembre per non lasciare indietro nessunx e per rivendicarci la libertà della lotta e la libertà dex compagnx.

Fuoco Alla Galere
Tuttx Liberx

CORTEO PER UN MONDO SENZA GALERE
DALLA PARTE DEX COMPAGNX RINCHIUSX PER LA LOTTA

PADOVA 7 DICEMBRE 2025
ORE 15:00 PIAZZA DELLA FRUTTA


Qui il testo in versione pdf

BOLOGNA: NON CI SIAMO TUTTX, MANCANO LX COMPAGNX INCARCERATX

Diffondiamo il testo di un volantino distribuito oggi 25 novembre a Bologna, nella giornata contro la violenza maschile e di genere.

La galera è uno schifo senza se e senza ma, come la società che ne ha bisogno, e di per sé non merita nessuna distinzione ulteriore, fra colpevoli e innocenti o fra categorie di persone. Ciò non toglie che esistono altre carceri dentro al carcere stesso:  in una civiltà ultra-capitalista ed etero-patriarcale, dove la giustizia è nelle mani di chi detiene i maggiori privilegi sociali ed economici, il carcere diventa lo specchio e l’ingranaggio che riflette, perpetua ed esaspera le oppressioni che viviamo e combattiamo “fuori”. Il metodo della segregazione è caro tanto allo Stato nelle sue galere, quanto al patriarcato dentro le mura domestiche. Le violenze subite a casa, in famiglia, sul lavoro, per le strade, sono connesse e si riproducono con la violenza dell’esperienza in prigione. Abusi, violenze, maltrattamenti, pregiudizi, misconoscimento costante… E’ ormai evidente come il carcere non solo non protegga nessunx di noi dalle oppressioni, ma come sia in realtà un meccanismo centrale nel riprodurle sulle classi subalterne, non solo su uomini migranti e poveri, ma anche e soprattutto sulle donne cisgender e trans, gli uomini trans, le persone di genere non binario, gender variant o intersessuali.

Siamo con tuttx lx reclusx che subiscono la doppia violenza del carcere. Con tutte le donne cisgender e trans detenutx, con gli uomini trans imprigionatx, con tutte le persone di genere non binario, gender variant e intersessuali reclusx.

Per alimentare il fuoco delle lotte e collegarle fra di loro. Contro ogni autorità e ogni forma di sfruttamento e oppressione.

CHE LA SOLIDARIETÀ FACCIA MACERIE DI OGNI GALERA

BOLOGNA: AGGIORNAMENTI SULLE ULTIME OPERAZIONI REPRESSIVE  AL SUD E CENA BENEFIT INGUAIATX NO PONTE E OPERAZIONE IPOGEO

Diffondiamo:

Mercoledì 26/11 ore 19:00 al Tribolo, via Donato Creti 69/2, Bologna.

– Il 9 settembre 2025 un’operazione della questura ha coinvolto diverse cittá con perquisizioni e arresti per colpire la lotta contro il ponte sullo stretto di Messina e tre compagnx, Andre, Bak e Gui, sono stati portati in carcere in via cautelare. Bak è statx arrestatx a Napoli e rinchiusx nel carcere di Poggioreale, Andre è statx trasferitx dal carcere di Bari a quello di Potenza come probabile ritorsione, mentre Gui è stato rinchiuso nel carcere di Varese. Tra le accuse, resistenza e lesioni gravissime. I fatti imputati si riferiscono al primo marzo 2025, giorno in cui un vivace corteo attraversò le strade di Messina per dire no al ponte sullo stretto. Dopo due settimane di detenzione preventiva in carcere ai tre compagnx sono stati riconosciuti i domiciliari con l’infame divieto di comunicazione con l’esterno e il braccialetto elettronico, in attesa del processo, previsto per il 17 dicembre.

– All’alba del 20 novembre con un’altra infame operazione, chiamata Ipogeo, la digos ha fatto irruzione nelle case di diversx compagnx a Catania, Palermo, Messina e Bari, compiendo perquisizioni a tappeto. Tredici compagnx sono stati denunciatx a piede libero, due compagnx, Luigi e Bak,  sono stati arrestati preventivamente e tradotti in carcere, rispettivamente a Brindisi e Catania. Unx compagnx è invece braccato da un  mandato di cattura europeo. Bak stava gia scontando una misura alternativa preventiva in relazione al corteo no ponte. Tutte le denunce si riferiscono al Corteo del 17 maggio a Catania contro il DDL sicurezza.

Su un’isola sempre più deserta che apre le sue porte solo a turisti e militari, con la base “americana” di Sigonella che non perde occasione di esportare democrazia a suon di droni, l’aeroporto di Trapani che si appresta ad accogliere a braccia aperte gli addestramenti dei piloti di caccia F-35, le due sedi di Leonardo S.p.a. a Palermo e Catania, il tutto condito e servito dal fantasma della grande opera strategica e militare del ponte, in un contesto di guerra aperta lo Stato colpisce con nuove operazioni repressive chiunque si oppone ai suoi piani di sfruttamento e dominio nella speranza di eliminare cosi ogni briciola di conflitto sociale al suo interno. Ci vediamo perciò mercoledi 26/11 al Tribolo per sostenere i/le compagnx colpitx, per condividere proposte e riflessioni e rilanciare le lotte.

Dalle 19:00 aggiornamenti sulle ultime operazioni repressive al Sud Italia, dalla lotta contro il Ponte, alla lotta contro il ddl sicurezza, l’economia di guerra e contro tutte le galere.

A seguire cena vegana benefit inguaiatx, birrette e tisanine.

Complici e solidali con lx arrestatx No ponte e operazione Ipogeo.

GUI, ANDRE, BAK E LUIGI LIBERX! TUTTX LIBERX, MORTE ALL’OPPRESSORE

Per scrivere ax compagnx reclusx:

Luigi Calogero Bertolani
C/o casa circondariale
Piazza Lanza 11
95123 Catania

Gabriele Maria Venturi
C/o Casa Circondariale
Via Appia 131
72100 Brindisi

MONTASICO: ECHI DAL SUDAN IN LOTTA

Diffondiamo:

Dal 2023 in Sudan è in corso una guerra civile tra l’esercito e le milizie RSF. Nelle0 ultime settimane la città di El-Fasher, nel Darfur, è stata conquistata dalle milizie RSF con massacri e pulizia etnica. Una guerra che ha fatto decine di migliaia di morti e milioni di sfollatx, e che ha soffocato nel sangue i movimenti che dal 2019 occupavano le piazze del paese contro il regime militare islamista, distribuendo pasti, medicinali e provando a immaginare un superamento del settarismo religioso, etnico e tribale. Ne parliamo il 30 novembre dalle 18, in collegamento con compagnx dal Sudan e dalla Francia. A seguire cena benefit per le compagnx in Sudan. Alla Bisaboga, Montasico, Marzabotto.


AGGIORNAMENTI SUL SUDAN: CHE LA RIVOLUZIONE SIA UN PUGNALE AVVELENATO NEL CUORE DEI TIRANNI

NUOVA PUBBLICAZIONE: NEXT STOP MODENA 2020 VIAGGIO TRA LE CARCERI

Diffondiamo:

E’ giunto alle stampe il libro di Claudio Cipriani sulle rivolte nelle carceri del 2020, in particolare quella di Modena, e sulla strage di Stato che in reazione ne seguì, nella quale morirono 14 persone detenute.

Due righe sulla distribuzione

La diffusione del testo procederà su due diversi binari: una che verrà gestita dalle edizioni di Sensibili alle foglie attraverso i suoi canali di distribuzione libraria; mentre l’altra sarà una distribuzione autorganizzata che permetterà di effettuare ulteriori ristampe e insieme rispondere alle volontà di Claudio, cioè di destinare come benefit gli introiti del libro a supporto dei familiari dei morti di Stato di marzo 2020 nelle carceri (es. sostenere spese processuali per eventuale riapertura del procedimento per le morti in Italia o altre proposte che rispettino l’obiettivo prefissato esplicitato anche nel libro).

L’invito è quello di incentivare chiaramente la seconda modalità di distribuzione, anche tramite l’organizzazione di presentazioni che ciascun territorio può scegliere liberamente come declinare, considerando la possibilità di informare e coinvolgere Claudio tramite lettera. Ricordo che è tuttora detenuto al carcere di Secondigliano.
La prefazione del libro è di Stecco, anch’egli tuttora recluso al carcere di Sanremo.

Quindi, il prezzo di acquisto delle copie, per raggiungere il doppio obiettivo della ristampa e del benefit, è quello di copertina del libro, cioè di 15 euro, anche per le distribuzioni, almeno per la prima fase. Le ristampe vanno di 200 copie in 200 copie. Ora siamo alla prima tornata.

Questa sarà la mail di riferimento a cui chiedere le copie  prossimafermata@anche.no e da cui vi saranno forniti i dati per effettuare il pagamento via postepay, ma anche avanzare ogni domanda, richiesta, dubbio, critica. Nonchè la mail utilizzata per dare ulteriori aggiornamenti riguardanti il libro.

Ricordiamo inoltre che il compagno Stecco è dall’8 novembre in sciopero della fame in adesione alla campagna Prisoners for Palestine, e che da qualche giorno gli è stata applicata la censura alla posta, motivata dall’aver denunciato le condizioni detentive del carcere in cui è detenuto. Che questo libro esca proprio nel giorno in cui gli è stata disposta, potrebbe rappresentare un segnale, a ricordarci che per questo Stato stragista, chi parla e alza la testa deve stare zitto.

Un buon motivo che a nostro avviso rievidenzia l’importanza di supportare la diffusione di ogni testo da dentro che racconti ciò che accade, che mostra la vera faccia dello Stato e della detenzione, non sottostando alle forme di censura più o meno implicita che vengono costantemente applicate.

I ringraziamenti da parte di Claudio vanno a chi ha voluto supportare la realizzazione di questo libro, sia a livello di sostegno e vicinanza, sia a livello pratico, in particolare a chi si è prodigatx per supportare i fondamentali costi economici della stampa. Le copie omaggio che ci ha fornito la casa editrice sono state spedite a prigionierx dentro le galere italiane.

Solidarietà a chi si ribella nelle patrie galere di tutto il mondo e a tuttx lx prigionierx per la Palestina in sciopero della fame!

Pdf scheda libro

MESSINA: CORTEO NO PONTE [29 NOVEMBRE]

Diffondiamo

La grande macchina del ponte sullo Stretto continua a procedere spedita, nonostante il rinvio al mittente del progetto definitivo da parte della Corte dei Conti.
Sappiamo bene, infatti, che l’effettiva costruzione del ponte non è mai stata la vera priorità dei suoi promotori: il ponte è soprattutto un meccanismo attraverso cui si consumano risorse pubbliche e si ruba il nostro futuro. Con la minaccia incombente dell’apertura di quei cantieri che devasterebbero la nostra città e il nostro territorio – e lo possiamo già intuire da ciò che accade a Contesse, dove le discariche per il raddoppio ferroviario Messina-Catania mostrano, seppur in piccolo, ciò che ci aspetta.

Di fronte a tutto questo abbiamo la certezza che il ponte potrà essere fermato solo dalla mobilitazione delle abitanti e degli abitanti dello Stretto, insieme a tutte e tutti coloro che hanno a cuore questo territorio. È una battaglia che non possiamo permetterci di delegare. Per questo torniamo in piazza il 29 novembre, con una grande giornata di mobilitazione.
Dobbiamo fermarli, adesso.
Ora vogliamo essere di più. Tutte e tutti insieme!

Assemblea No Ponte

ANARCHIA E’ LOTTA ALL’OPPRESSIONE ETERO PATRIARCALE. (POTETE ANDARE A VITTIMIZZARVI ALTROVE)

Riceviamo e diffondiamo:

Un nuovo testo si aggiunge! Ci sgomenta ma in effetti non ci stupisce, ed è del tutto coerente con lo stato dominante delle cose e col modus operandi del macho al potere: avere un privilegio, manipolare la realtà al fine di mantenerlo a qualunque costo, pur di non incrinare il sistema che lo sostiene.
Autorx ne sono altrx guardianx dell’anarchismo che sentono di doversi difendere e allertarci sul dominio degli “alfieri queer dell’identità di genere”, i nuovi “nemici della libertà”. Sembra un colpo di scena: questx autorx che si firmano “loggia Bakunin” sembrano voler riprendersi un palco. Chissà se si rendono conto che la loro sceneggiatura lx mostra come personaggi le cui maschere da libertari cadono.

L’atteggiamento tipicamente umiliante e beffardo si palesa deridendo queer rinominandolo qwerty, appropriandosi di un vissuto storico come quello della caccia alle streghe storpiandone il senso e i ruoli, straparlando di femminismo e umanesimo, risguazzando nella solfa dell’ideologia globalizzata di matrice accademica-liberista-punivista.
Si racconta che chi lotta contro l’oppressione quotidiana e sistemica dell’eteropatriarcato vuole sopprimere chi vive pratiche erotiche eterosessuate.
Si continua sistematicamente ad attribuire posizioni legaliste e integrazioniste dell’associazionismo lgbtq allx compagnx che, invece, da sempre identificano (anche) quello come nemico.
è chiaro come il sole! Pur di non lavorare sui propri privilegi e autoritarismi (ci sfugge a questo punto, cosa ci rende compagnx?), si sceglie consapevolmente di non ascoltare, distorcere e controattaccare le istanze dellx compagnx che devono difendersi da un’oppressione in più rispetto a chi è etero cis. Perché ci sono cose che a questx templarx della libertà anarchica danno fastidio: il fatto che circolino testi e pratiche, che si prendano momenti e spazi non misti, che si agisca il conflitto verso chi esprime transfobia, che non si tolleri più chi misgendera i nomi o chi vorrebbe – come un qualunque cattolico provita – che tutte le persone riconoscano un valore alla procreazione.
Si manipolano per l’ennesima volta i discorsi e si raggiungono vette fin’ora forse intoccate di vittimismo.
Cercano riconoscimento di alcunx e il conflitto con altrex, questx autorx.
Ma non abbiamo più tempo da perdere.
Qui e ora, con un altro genocidio in corso, lx autori si trastullano con le parole e parlano di “pulizia etica” per argomentare che le soggettività transfobiche ed etero cis sarebbero sempre più in pericolo di vita negli spazi anarchici.
Chi scrive e pensa tutto questo si qualifica da solo .
Glx autorx continuano a riprodurre l’oppressione, pari pari allo stato e ai fascisti. Ci rifletta anche chi crede che questa faccenda non lx riguardi. La pazienza è finita anche per chi dà a questi contenuti agibilità politica o chiama ancora “compagnx” chi li concepisce.
Mentre compagnx queer, che questx autorx definiscono pure borghesi, finiscono in carcere perché continuano a rischiare in strada corpi e vite per far finire la violenza di questo mondo, voi che fate?
Andate pure a vittimizzarvi altrove.

Ci accusate di omologarci e uniformarci ai canoni liberalpink della sinistra istituzionale, quando sappiamo che come sempre è al contrario: è lo stato che strumentalizza le rivendicazioni delle lotte radicali per rendere la dissidenza un prodotto civile, vendibile e controllabile (vedi antispecismo e vegan washing, green washing, anarchismo e trendy estetica col passamontagna da social).
E non vi fate problemi a mettere una grafica antiabortista e ad appropriarvi di un termine, caccia alle streghe, che è per noi simbolo della repressione e della violenza dell’uomo sulle altre soggettività diverse da lui. Che ipocrisia. Ci accusate di essere le nazifemministe che reprimono ed isolano come fa lo stato contro glx anarchicx, eppure le prigioni le ha inventate e le mantiene proprio quell’apparato etero patriarcale e familistico che voi state strenuamente difendendo. Eppure quando un compagnx mena un fascista o uno sbirro è unx grande, ma se mena un uomo che ha agito violenza è sbagliato. Siete voi gli ipocriti che, come lo stato e i suoi servi, se gli viene puntato il dito urlando “VIOLENZA” reagite attaccando e poi negando tutto. Infatti, nelle vostre colte e articolate frasi e parole, ne manca sempre una. Non la nominate mai, violenza.
Forse alcun di voi non l’hanno mai dovuta affrontare. Probabilmente l’avete esercitata, ma avete terrore a riconoscerlo e rifiuto di responsabilizzarvi, altrimenti questo vittimismo non si spiega. Forse non capite cosa si prova quando la violenza degli uomini e del sistema basato sul loro potere segna ogni giorno della nostra vita da quando abbiamo memoria a oggi. Violenza di tutti i tipi, in tutti i luoghi. Forse alcun di voi pensano che se con più o meno giri di parole veniamo accusatx di “essere insidie al senso ontologico della libertà e al suo perseguimento pratico”, questa violenza smisurata verrà dimenticata, nascosta? Il problema sarà ontologico, sarà in che modo possiamo ben giustificare il nostro essere, le nostre anime, in termini filosofici politici così da poterci affermare in mezzo ai compagni maschi? No, il problema rimane sui nostri corpi ogni volta che siamo accanto a esseri violenti.
Quanti giri di paroloni per camuffare che vi rode il culo.
Veniamo giudicate, umiliate, represse e rinchiuse perché quello che proviamo, sentiamo, desideriamo è diverso dal vostro vissuto. È una violenza che anche se non la nominate mai, ci viene ricordata a ogni vostra parola. Che incide come una catena arrugginita e a volte ci toglie il respiro, a volte ci fa urlare a squarciagola e vuole vendetta.
Strano, che questo tipo di dolore non venga empatizzato da chi dice di essere contro ogni gabbia e catena?
Non si hanno problemi a parlare di Violenza quando si tratta di violenza di stato, violenza sbirresca. Invece quando si collettivizzano atti violenti perpetrati da individui di genere maschile nei confronti di individualità altre, ci si deve sistematicamente imbattere in variopinte forme di deresponsabilizzazione, invalidazione, fino alla patologizzazione di posizioni non compiacenti.
Sappiate che queste nostre parole, queste nostre energie, non sono spese per voi che avete scritto quel testo di merda. (E neanche per tutti gli altri maschi che hanno scritto altri testi di merda tipo i tre moschettieri). Queste nostre parole sono sfogo e creatività e crescita in momenti di sorellanza bellissimi che ci arricchiscono, ci fortificano, ci fanno pensare alle nostre antenate streghe e ai veleni che preparavano quando un uomo potente doveva morire per non fare soffrire più un’amica o una comunità.
Non sentiamo il bisogno di spiegarci, di volervi fare capire e volerci fare rispettare da voi. Vogliamo che chi è vicinx a noi sia complice del nostro disgusto per questi infami sproloqui, che non senta il bisogno di difendersi dalle vostre cagate perché sono palesemente pregne di vittimismo machista, che condivida l’ironia di vedere come dei “compagni” si sono smascherati da soli e cosi poterne stare coscienziosamente lontanx.

Ontologicamentə,
alcunə cagnə infertili catanesə

BOLOGNA: ANCHE I DETENUTI LAVORATORI IN SCIOPERO


Diffondiamo:

Preso atto di quello che sta avvenendo a Gaza, noi dipendenti della F.I.D abbiamo deciso di scioperare il 3.10.25.
Per noi reclusi andare a lavorare è un momento di libertà dal contesto carcerario in cui viviamo. Nonostante ciò, rinunciamo a un giorno di libertà e al nostro stipendio. Questa decisione è stata presa per manifestare tutta la nostra indignazione per il genocidio in atto e per supportare le persone della Flotilla, arrestate con l’unica colpa di essere ambasciatori di umanità. Questo è il minimo che possiamo fare per poter ringraziare tutti quei cittadini che ogni giorno si battono per i diritti dei detenuti.

SOSTENIAMO IL LIBRO DI CLAUDIO!

Diffondiamo

PER NON DIMENTICARE I MORTI NELLA STRAGE DI STATO NELLE CARCERI DEL 2020, E PER CHI CONTINUA A LOTTARE NELLE GALERE, SOSTENIAMO IL LIBRO DI CLAUDIO

A marzo del 2020, in concomitanza con l’inizio del lockdown, decine e decine di rivolte scoppiarono nelle carceri italiane. Tra evasioni tentate e in parte riuscite e la distruzione di intere sezioni carcerarie, centinaia di persone detenute si ribellavano a quei veri e propri luoghi di sofferenza e morte, che sono le galere dello Stato italiano.

Per sedare questo stato di agitazione che aveva per un frangente messo in crisi quel sistema, lo Stato rispondeva ancora una volta con torture, mancati soccorsi e uccisioni: 14 detenuti morirono tra il carcere Sant’Anna di Modena e i trasferimenti verso altri penitenziari. Nel mondo di fuori, con pochi mezzi ma tanto cuore, un moto di solidarietà verso le persone detenute si è mosso in diverse parti della penisola, tra azioni dirette, presidi, controinformazione e relazioni umane tra persone sconosciute ma unite dal comune orizzonte di abbattimento dei muri delle galere.

Per alcuni frangenti, l’isolamento tra fuori e dentro che lo Stato cerca in ogni modo di difendere è stato spezzato. Non si trattò solo della più grande ondata di rivolte e proteste di detenuti comuni e della più grande strage di stato dal secondo dopoguerra nelle carceri italiane: fu anche un momento storico importante che dobbiamo tenere a mente per comprendere anche il presente della condizione detentiva attuale. A 5 anni di distanza, dopo le archiviazioni di Stato e la rimozione dalla memoria collettiva, c’è chi ancora tiene vivido ricordo di quelle giornate e che vuole estenderne memoria viva, non soltanto per chi ha perso la vita per vigliacca mano di guardie e amministrazione penitenziaria e che impunemente continuano la loro misera vita per complicità di giudici e tribunali, ma anche come monito per tutte quelle persone più giovani cui lo Stato vuole destinare una vita di galera e pena costante.

Infatti, Claudio, uno dei cinque detenuti che per primi decisero di esporsi nel 2020 presentando un esposto in cui denunciavano ciò che lo Stato aveva agito in quei giorni, tuttora detenuto nel carcere di Secondigliano (Napoli), ha scritto un libro che ripercorre dalla sua prospettiva gli accadimenti di quelle giornate e presenta un’analisi della situazione carceraria a partire dalla sua diretta esperienza in diversi penitenziari. La pubblicazione di questo libro, da parte di tutti lx compagni che hanno supportato il suo processo di realizzazione, rappresenta per noi una di quelle fratture al muro di isolamento “tra dentro e fuori” creato dallo Stato e per questo crediamo nell’importanza di sostenerne la più ampia diffusione.

Il libro sta per approdare alla fase di stampa, per cui invitiamo chiunque voglia contribuire economicamente a farlo attraverso questa cena o altre modalità che ritenga opportune. Ci teniamo anche a ricordare che per volontà di Claudio, il ricavato del libro, una volta che sarà pronto per la distribuzione, sarà destinato a sostenere la battaglia per la verità, portata avanti dalle famiglie dei detenuti morti nella strage di Modena. Consapevoli che allo Stato lasciamo le “verità ufficiali”, mentre noi ci teniamo i pezzi di storia raccontati dal lato di chi è oppressi.

CHE LA SOLIDARIETÀ FACCIA MACERIE DI OGNI GALERA
STRAGISTA È LO STATO

 

CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO: NUOVE RIVOLTE E NUOVA REPRESSIONE

Riceviamo e diffondiamo:

Il 5 agosto 2025 un gruppo di solidali si è trovato sotto il Cpr di Palazzo San Gervasio (PZ) in solidarietà alle persone detenute nel lager e per ricordare, a un anno dalla sua morte, Oussama Darkoui, ucciso dalla violenza razzista dello stato e della sua macchina repressiva.

All’arrivo sotto il cpr, alcune persone detenute erano già  sui tetti dei moduli: una protesta era in corso per gridare contro le pietose condizioni in cui riversa il centro (la gestione negli scorsi mesi è stata affidata nuovamente ad Officine Sociali, per segnare un’interruzione e un nuovo inizio, l’ente gestore ha cambiato nuovamente la direzione, così come avvenuto anche lo scorso anno a seguito della morte.)

Nelle celle le temperature superano i 40 gradi, è estate e alle persone detenute, in nome del controllo, è stata negata la possibilità di stare all’aperto nella gabbia arancione in più di tre, ci sono persone che non escono dalla cella da giorni.

Le persone detenute hanno raccontato del caldo, del costo dell’acqua, dell’inaccessibilità a beni primari, dei pasti somministrati in ritardo. La rivolta, iniziata verso ora di pranzo, è durata parecchie ore, tra il fuoco, le rivendicazioni, le pietre e la solidarietà del presidio esterno.

La protesta del 5 è stato uno dei momenti più accessi di giorni di proteste, iniziati la settimana precedente e che ha visto l’alternarsi di varie fasi, fino alla reazione dopo il 5.
Le forze dell’ordine dentro hanno soffocato la rivolta, all’esterno hanno alimentato la solita narrazione di essere vittime invece che carnefici.

Al calare del sole, le persone detenute sono state fatte scendere dal tetto e sono iniziate le procedure di trasferimento e deportazione.
Oggi sappiamo che:
– due persone sono state arrestate in flagranza
– sette sono state arrestate in flagranza differita dopo l’analisi delle immagini delle videocamere e delle foto scattate dalla polizia. Questa procedura è stata applicata in base alle disposizioni del Decreto Sicurezza 2025 : dal 4 giugno 2025 è possibile estendere la flagranza differita per manifestazioni pubbliche. Questa è una delle prime volte in cui viene applicata: come sempre, i CPR si confermano laboratori della repressione statale.

Le minacce e la violenza fisica da parte delle forze dell’ordine hanno soffocato anche il presidio all’esterno, nonostante qualche tentativo di interferire con gli arresti e i trasferimenti delle persone in rivolta, e impedendo di conoscere i provvedimenti che sarebbero stati presi da lì a qualche ora.

Sappiamo che una sola persona è stata individuata come “promotore della rivolta” e ora, successivamente alla convalida del Gip della procura di Potenza, è stata applicata alla sua persona una misura cautelare: oggi si trova detenuto nel carcere di Potenza.
Le altre persone sono state portate nuovamente in Cpr: tra Palazzo, Bari e Brindisi, in attesa del processo sui fatti del 5 agosto che si aprirà a settembre.

Il 5 agosto è stata una giornata di rivolte e repressione.
Solidarietà alle persone detenute.
Contro ogni barriera, frontiera, carcere e cpr. Contro la repressione e i Lager di stato.