BOLOGNA: PROIEZIONE DI “ESSI VIVONO” di John Carpenter

“Il capolavoro di Carpenter rappresenta una strepitosa quanto spietata metafora distopica della società del consumo e del controllo sociale. Si rivela come un invito a guardare il mondo con lenti diverse, nonchè alla ribellione al sistema capitalista e a chi ce lo impone.”

Giovedì alle ore 19 al Giardino Gustavo Trombetti, Via Pietro Lianori, 10, Bologna. A cura del Collettivo Cannibale.

(https://www.facebook.com/collettivo.cannibale.acab)

ROMA: IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

“Una buona salute mentale consente alle persone di lavorare in modo produttivo e di realizzare appieno il proprio potenziale. Al contrario, una cattiva salute mentale interferisce con la capacità di lavorare, studiare e apprendere nuove competenze. Essa ostacola i risultati scolastici dei bambini e può avere un impatto sulle prospettive occupazionali future. I ricercatori stimano che solo a causa della depressione e dell’ansia si perdono ogni anno 12 miliardi di giorni lavorativi produttivi, per un costo di quasi 1.000 miliardi di dollari. Questo dato comprende i giorni persi per assenteismo, presenzialismo (quando si va al lavoro ma non si lavora) e turnover del personale.”

(World mental Health report. Tranforming mental health for all; Cap. 4.3.2 Economic Benefits; OMS 2022).

Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report. È in questa occasione che nasce la chiamata a scendere in piazza a Roma Giovedì 13 Ottobre.

OCCUPARSI DELLE CAUSE NON GENERA PROFITTO

La gestione sanitaria dell’emergenza pandemica ha evidenziato una totale assenza di interventi diretti ad approfondire le cause che l’hanno determinata, occupandosi esclusivamente dei sintomi. Focalizzare l’attenzione sulla ricerca delle cause avrebbe significato inevitabilmente attuare una radicale trasformazione delle politiche sociali, economiche, ambientali, sanitarie, relazionali. Troppo costoso e quindi, poco produttivo. La psichiatria funziona con le stesse modalità: al presentarsi di una crisi non vengono prese in considerazione le cause che l’hanno determinata, la persona viene espropriata della possibilità di esprimere i propri significati e di autodeterminarsi attraverso un potere del tutto arbitrario il cui interesse non é affatto quello dichiarato della cura, ma piuttosto la progressiva medicalizzazione e cronicizzazione della crisi. Lo Stato in questi due anni si è comportato allo stesso modo: in nome di una presunta irresponsabilità collettiva ha imposto le sue direttive dall’alto imponendosi come ‘organo iper-razionale’, una mente che decide e sovradetermina il ‘corpo sociale’, che in quanto ‘corpo’ è ad esso subordinato secondo un dualismo riduzionista para-psichiatrico appunto. Lo Stato e i suoi tecnici hanno valutato lo ‘stato di necessità’ secondo le leggi dell’economia, e gestito l’emergenza/crisi con la contenzione – l’esproprio della salute – esattamente come avviene in psichiatria. Allo stesso modo si è imposto un trattamento farmacologico col ricatto, impedendo alle persone di esprimere il proprio consenso, assicurando l’immediato introito per Big Pharma e lasciando solo chi ha subito le conseguenze sulla propria salute degli effetti collaterali del vaccino.

PER LA LIBERTÀ DI SCELTA CONTRO L’OBBLIGO DI CURA

L’attuale prassi nelle istituzioni psichiatriche prevede l’assunzione obbligatoria di psicofarmaci che a lungo termine risultano il più delle volte essere dannosi e invalidanti. La progressiva cronicizzazione della sofferenza è funzionale da un lato alla presa in carico a vita dall’altro al profitto delle multinazionali del farmaco. La parola della persona non viene presa in considerazione o addirittura giudicata come sintomo della malattia, mentre vivere in una società fondata sulla prestazione e l’individualismo, la solitudine e l’assenza di una dimensione comunitaria sembra cosa del tutto normale. Si interviene sui sintomi categorizzandoli come espressione di “malattia mentale” ricorrendo ai TSO, alla contenzione fisica, meccanica e farmacologica. Nei CIM i colloqui sono troppo brevi e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltatз o di esprimere dubbi e difficoltà. Crediamo che rivendicare il diritto ad avere parola e ad autodeterminarsi significhi anche riappropriarsi delle proprie esperienze, delle difficoltà, della sofferenza e della molteplicità di modi per affrontarla. Siamo convintз che ci siano persone, tra coloro che operano all’interno delle strutture sanitarie, che si rifiutano di essere complici di questo sistema di oppressione e che preferiscono slegare piuttosto che contenere, ascoltare piuttosto che mettere a tacere con i farmaci, essere solidali con chi si sottrae alle logiche di competizione. Sono loro che vorremmo al nostro fianco.

TECNOLOGIE E DIGITALIZZAZIONE: LA RELAZIONE NEGATA

Si parla di “salute mentale digitale”, un processo che strumentalizza le retoriche dell’innovazione, dell’accessibilità e dell’inclusione, introducendo invece forme sempre più specializzate di controllo, disciplinamento ed esclusione. Una “salute” sempre più delegata al dispositivo tecnico, costruita intorno alle esigenze del mercato dell’industria tecnologica e all’inesorabile sottrazione di reali spazi di soggettivazione, autodeterminazione e solidarietà dal basso.

CONTRO IL PROIBIZIONISMO PER LA RIDUZIONE DEL DANNO

C’è un’evidente contraddizione nei proclami dell’OMS, da un lato si promuove il consumo di sostanze “psicotrope” legali con effetti disastrosi, dall’altro si criminalizza l’autoconsumo di sostanze psicoattive. Al mondo un detenuto su cinque è in carcere per violazioni delle leggi sulle droghe. In Italia circa un terzo della popolazione detenuta è in carcere per questo motivo. Il proibizionismo non solo ha fallito, ma è esclusivamente funzionale al controllo sociale e a finanziare narco-mafie e narco-stati utili al riciclo e alla riproduzione del Capitale. E’ fondamentale dare voce allз consumatorз, attivando politiche dal basso improntate alla riduzione del danno e al consumo consapevole.

PER L’ABOLIZIONE DELLA CONTENZIONE E DELL’ELETTROSHOCK

Nonostante le belle parole dell’OMS nei reparti psichiatrici si continua a morire legati nei letti di contenzione. Continuano ad essere praticati dispositivi manicomiali e coercitivi come l’uso dell’elettroshock, l’obbligo di cura, la contenzione farmacologica, le porte chiuse, le grate alle finestre, le limitazioni e il controllo della libertà personale. Non c’è salute nei CPR, nelle carceri, negli SPDC, luoghi di tortura e annientamento delle persone. Non c’è salute dove c’è violenza e discriminazione di genere, senza diritto effettivo all’aborto e supporto alla genitorialità. Non c’è salute nelle politiche economiche che finanziano armamenti e guerre, sottraendo risorse alla collettività e ai bisogni delle persone. La salute che vogliamo si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso. E’ il frutto dell’interdipendenza tra corpi, condizioni sociali e ambientali. Non si può garantire salute per tuttз, senza lavoro, scuola e università, spazi comuni e di socialità liberati dalle logiche del profitto neoliberista. Crediamo che non ci sia bisogno di uno Stato né di un’organizzazione Mondiale che si proponga di riorganizzare e che sovradetermini la nostra salute e le nostre vite. Siamo convintз che ritrovarsi, ricostruire delle relazioni e delle comunità, riprendersi strade e spazi, possa essere un primo passo per aprire un orizzonte nel quale dar vita a luoghi liberi dalle dinamiche individualistiche, di sfruttamento e mercificazione.

PRESIDIO COMUNICATIVO GIOVEDÌ 13 OTTOBRE ALLE ORE 11.00
PIAZZA DEL RISORGIMENTO – ROMA

INVITIAMO TUTT3 A PARTECIPARE!

Assemblea Antipsichiatrica
(STRAPPI – Riflessioni antipsichiatriche)

 

MESSINA: SALUTO AI DETENUTI DEL CARCERE DI GAZZI

Riceviamo e diffondiamo con un po’ di ritardo

Veniamo tuttx addestratx, con una violenza tanto piu’ feroce quanto piu’ difficile da riconoscere, a sopravvivere sempre piu’ (de)privatx di legami solidali, isolatx da contesti e relazioni la cui intensita’ potrebbe far vacillare la dipendenza degli individui dallo stato e dal mercato: vietato battere sentieri alternativi, vietato cercare – lottando e arraggiandosi – un’altra maniera di vivere. Veniamo da due anni nei quali e’ stato possibile, per chiunque non sia accecato dalla propaganda stregonesca dei padroni, vedere di cosa sia capace il Potere pur di rinsaldare le redini del proprio
dominio proprio nel momento in cui il suo impianto vacilla su tutti i fronti rischiando di portare il pianeta e gli umani alla catastrofe. Le armi di cui dispone si sono affinate sopra e contro i nostri corpi lungo il corso dei secoli: se oggi ad una rivolta nelle carceri si risponde ripristinando la pena
di morte, come avvenuto nel carcere di Modena e altri istituti detentivi durante il primo lockdown, quando 15 persone sono state brutalmente massacrate dalla polizia, o chiedendo l’introduzione del taser come strumento nelle mani dei secondini per impedire sul nascere ogni ribellione, come avvenuto a Noto qualche settimana fa, ieri si sono messe sul rogo le streghe, si sono poste le basi della ricchezza occidentale sulle macchie di sangue del colonialismo e dello sterminio, si sono soppressi i saperi meno funzionali alla logica della valorizzazione capitalistica, per spianare la strada a un ordine sociale patriarcale e gerarchico: il regno delle merci e dei signori degli eserciti. Per quanto potenti siano i mezzi di cui dispone, la storia delle persone che cercano con ogni mezzo necessario di autodeterminare la propria esistenza, e’ ricca di resistenze, rivolte, battaglie di difesa e di attacco illuminate dall’ardore dei propri cuori – incapaci di adeguarsi alla pressione sociale che imporrebbe di sopprimerne il battito ogni volta che ascoltarlo significa invece mettere in discussione la morale dominante che pretende di regolare (servendosi ieri dei preti, oggi degli psichiatri e dei giudici) i rapporti affettivi, sessuali, proprietari e di cura vigenti tra gli individui. Se dal profilo tracciato da forze dell’ordine ed “esperti” risulta che io sia “pericolosx socialmente”, posso vedermi applicata una misura disciplinare come la sorveglianza speciale pur in totale assenza di prove di reato: il pericolo, il crimine che li contiene tutti, per lo stato e’ cio’ che sono. E questo vale per le individualita’ anarchiche, cosi’ come per chi ha la sola colpa di non avere documenti, di aver varcato una frontiera. Galere e cpr sono il volto piu’ vero e piu’ rimosso dell’ordine sociale in cui viviamo. Chi, come Alfredo, Anna, Juan, ha dedicato la sua vita a mettere negli ingranaggi dell oppressione quanta piu’ sabbia possibile, paga oggi un prezzo altissimo: 28 anni di condanna e l’accusa di attentato con finalita’ di terrorismo per un ordigno alla sede della lega (azione che non ha fatto alcun ferito, nel paese di piazza fontana, portella della ginestra, stazione di bologna), la richiesta di ergastolo per azioni dello stesso tenore, il 41 bis per chi si e’ rivendicato le pratiche rivoluzionarie, tra cui la gambizzazione del manager dell’ansaldo nucleare, dimostrano il pugno di ferro che lo stato e’ disposto ad usare; ma anche, a saperla vedere, la paura che i potenti hanno di un incontro tra la rabbia che cova nel petto di moltissime persone comuni e la minoranza che agisce coscientemente mossa da un desiderio di sovvertimento radicale. Il recente processo ai militanti del SI cobas in seguito alle lotte nel settore della logistica e’ il segno visibile che la posta in palio e’ per tutte e tutti il restringimento degli spazi di agibilita’ esistenziale.
Il 41 bis e’ un regime detentivo che merita un’attenzione particolare – e alla cui soppressione generalizzata dovremo orientare molte delle nostre forze. Si tratta di una vera e propria tortura, di una dichiarazione di guerra rivolta verso il nemico interno. Applicato inizialmente con l’intento proclamato di stroncare e assestare il colpo di grazia alle organizzazioni mafiose, e’ stato via via esteso a reati di terrorismo – provando sempre piu’ ad integrare in questa categoria le forme non spettacolari di conflitto sociale. Noi che abbiamo conosciuto, nei nostri territori, la mafia come garante della riproduzione di rapporti sociali e codici di produzione di forme di coscienza totalmente funzionali alla logica del capitale; noi che sappiamo quantx compagnx siano statx repressx e uccisx per avere occupato le terre dei latifondisti insieme ai contadini, diciamo col cuore in gola che questa menzogna della lotta alla mafia da parte dello stato non ce la beviamo.  Ci battiamo insieme contro la mafia, contro il carcere e il 41 bis, contro lo stato e tutte le sue gabbie.
Si accorgeranno, provando a seppellirla in carcere, che la rivolta e’ un seme che non smettera’ mai di germogliare.

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SCONTRI A NAPOLI

5 agosto 2022
Dalla pagina facebook del Movimento di lotta -Disoccupati “7 novembre”

ASSEDIATO IL CONSIGLIO COMUNALE

I disoccupati in piazza, in centinaia e centinaia, resistono alle provocazioni e cariche sotto al Consiglio Comunale. Manganellate e criminalizzazione non ci fermeranno.

La grave situazione che sta colpendo chi percepiva il Reddito di Cittadinanza, migliaia di famiglie, a causa del protocollo INPS e Ministero di Giustizia che ne sancisce l’assurda sospensione dell’erogazione a chi era oggetto di sentenze passate in giudicato da meno di 10 anni, insieme la necessità di avere risposte sugli impegni assunti il 6 Luglio al Tavolo Interistituzionale per la nostra vertenza sui progetti di formazione e lavoro socialmente necessario, per percettori e non percettori, quindi disoccupati di lunga durata appartenenti alle platee storiche.

Questi i motivi principali della tensione che si sta vivendo in città.

GUERRA, CRISI SANITARIA, CRISI AMBIENTALE
INFLAZIONE, CAROVITA, SFRUTTAMENTO!

Non pagheremo noi la vostra crisi!
Lavoro o non lavoro, dobbiamo campare!

Movimento di lotta -Disoccupati “7 novembre”

CONTRO PATRIARCATO, RAZZISMO E VIOLENZA DI STATO


DA FIRENZE A CIVITANOVA MARCHE
,
ACCANTO A CHI OGGI NON C’È PIÙ, AL FIANCO DI CHI LOTTA!

Arriverà quella soglia di saturazione in cui l’insieme delle oppressioni e delle discriminazioni sistemiche diventerà inaccettabile?

Cosa unisce una professoressa trans* che sceglie il fuoco pur di smettere di subire violenze da questa societa’, due sex workers brutalmente uccise, l’omicidio di una donna trans* e l’assassinio di un uomo razzializzato ammazzato in questi giorni, mentre intorno i passanti riprendevano coi telefonini?
Li unisce il fatto di non essere episodi, fatalità, ma il preciso esito di una violenza strutturale accettata tutti i giorni.

La violenza razziale e di genere non e’ un problema di ordine pubblico, avere una vulnerabilità o una diagnosi psichiatrica non significa essere potenziali assassini diversamente da chiunque altro, non è né con la psichiatria, né col giustizialismo, che stravolgeremo alla radice la cultura segregazionista, patriarcale e machista che tiene in piedi questo sistema basato sullo sfruttamento che si riproduce nelle relazioni individuali e collettive.

Ci sono responsabilità precise che vanno indicate.
Chi arma le mani di chi uccide, ammazza?

Non è forse chi porta avanti campagne d’odio cavalcando le paure delle persone a fini economici, propagandistici ed elettorali?

Non sono media, giornali e stampa che veicolano stereotipi ed esasperano insicurezze e paure?

Non sono gli interventi di polizia e repressione che cacciano quotidianamente le fasce più povere e marginalizzate della popolazione dalle città, per fare spazio a profitto e speculazione?

Non è la dottrina securitaria e machista della “tolleranza zero”, della “guerra al nemico”, all’”invasore”?

Non è la morale “disinfettante” bigotta e borghese della “pulizia” e del “decoro” per la fortificazione/colonizzazione dello spazio,  contro l’altro diverso da sé, neutralizzato come soggetto?

Non sono forse la violenza delle frontiere, il ricatto dei documenti, le discriminazioni istituzionalizzate?

Non è la delega, l’ipocrisia e l’indifferenza 
quotidiana?

In nome del Capitale, degli Stati e delle frontiere ogni giorno lə migranti e i migranti in fuga da guerra e povertà subiscono controlli razziali, ricatti, rastrellamenti, violenze e deportazioni. Tutto questo avviene nelle stazioni dei treni, negli areoporti, nelle questure e nei cpr, nei centri di “accoglienza”, all’interno delle città, nei luoghi dello sfruttamento di massa.

In nome del sistema patriarcale alla base di ogni Stato e di questa violenza, che necessita di muri e confini per esercitare il suo potere, ogni giorno le nostre compagnə queer, trans e gender-variant sono respintə in quanto imprevistə e indesideratə, allontanatə dalle famiglie, espostə a sfruttamento, a persecuzioni, aggressioni e vessazioni, sul lavoro, per le strade, nella vita quotidiana.

Quando sopravvivono alle aggressioni vengono incarceratə per essersi difese.

E’ importante dire forte e chiaro che la polizia non solo non ferma abusi e uccisioni ma fa parte del problema: quando non è quella che ammazza, tortura e reprime, è quella che aggredisce e umilia.

 Il carcere ha la funzione di difendere lo Stato patriarcale e la società borghese da eventuali minacce alla sua integrità, serve da schermo per coprire le disuguaglianze e le oppressioni su cui si regge, affinché tutto rimanga tale.

Se oggi le istanze femministe e transfemministe vengono sempre più depoliticizzate e assorbite dallo Stato e dal Capitale, strumentalizzate e spogliate della loro intrinseca conflittualità, essere oggi in strada ha una valenza doppiamente importante.

Una compagna trans è accusata di aver dato fuoco al citofono di una sede della Lega: in questura è stata descritta come “un uomo travestito da donna” nel tentativo di scalfire e umiliare ciò che vorrebbero annientare. 

424 e 270bis, incendio con aggravante di finalità di 
terrorismo.

“Terrorismo”, la parola magica per intimidire e spaventare chi non intende più subire, la macchina della repressione ha sempre pronto come ribaltare il senso della violenza per colpire chi intende lottare, agire per difendersi.

Si, vorremmo che questa gente provasse un briciolo di quel terrore e di quella violenza di cui si serve per opprimere e opprimerci.

Non dimentichiamo nulla.

FIRENZE: SLUT WALK NAZIONALE

Vogliamo alzare la testa, per noi e per tuttx lx oppressx.
Vogliamo che il messaggio passi chiaro:

SE LO STATO E’ VIOLENTO, TERRORISTA LO DIVENTO!

CONCENTRAMENTO IL 6 AGOSTO 2022, h 19:00, IN PIAZZA SANTISSIMA ANNUNZIATA A FIRENZE

1312- TRIGGERZ: MISGENDERING, OMOTRANSFOBIA. -1312

“Un uomo travestito da donna” queste le parole che hanno usato in questura per descrivere una compagna trans*. Le sono entrati in casa, sequestrato alcuni abiti, poi questura e infine queste parole, che esprimono l’omotransfobia sistemica dello stato, il tutto accusandola di 424 e 270bis, incendio con aggravante di finalita’ terroristiche. Nello specifico, la compagna e’ accusata di aver dato fuoco alla citofoniera di una sede della LegaNord nel quartiere di Riffredi, Firenze. Tutto questo non poteva accadere in un momento migliore, dopo la lunga serie di attacchi alla liberta’ negli ultimi mesi e un mese di pride “ufficiali” in cui non una voce si e’ levata per parlare della professoressa trans* che ha scelto il fuoco pur di smettere di subire violenze da questa societa’, o delle due sex workers brutalmente uccise, o della donna trans* uccisa a inizio Giugno.
Agli stessi pride purtroppo invece c’erano voci a favore di Police Aperta. Verrebbe da chiedersi se in troppx non si siano scordati cosa sia stato Stonewall, li’ dove era piu’ chiaro chi stava da una parte e chi dall’altra delle barricate.
Tanto per citare alcuni di questi attacchi alla liberta’, pensiamo alla condanna a 28 anni in primo grado di Juan, dove hanno usato lo stesso giochino dell’accusa di finalita’ terroristiche contro la democrazia, parole che fanno cosi’ tanta paura solo perche’ rivendicano la volonta’ di sradicare lo status quo delle cose, minacciando di rovesciare l’autorita’ su cui lo Stato si appoggia. Pensiamo anche che 62 persone trans*, in particolare femminilizzate, sono state uccise dal 1 Gennaio 2022, 115 durante il 2021. Il numero di sbirri e politici ammazzati per il loro lavoro invece e’ 0, per entrambi i periodi. Viene naturale a questo punto chiedersi cosa intendano loro per terrorismo; la definizione “ufficiale” e’ “chi usa il terrore per i propri fini”. La gestione del potere, inevitabilmente basato finche’ esistera’ sulla paura, e’ l’essenza stessa della politica, la sua matrice costituente.
Quindi ci chiediamo: chi e’ terrorista, lo Stato e il suo padrone, il capitale, o chi tutto cio’ combatte, chi lotta per un mondo in cui non esiste autorita’ ma autorevolezza, in cui ogni individuo si rapporta con altri individui come persone, e non come ruoli?
Perche’ se terrorista significa muoversi e lottare per rendere impossibile a chi vuole farci tuttx vivere nella paura esprimersi e iniziare ad impiantare una nuova realta’, allora si’, lx frocix, lx anarchichx, chiunque agisce e subisce repressione e’ terrorista. Se terrorista e’ che lotta perche’ tuttx possano esistere per cio’ che sono, indubbiamente questa definizione ci appartiene, e per quanto ci possa essere sconveniente la rivendichiamo. Ma veramente terrorista e’ giusto chi mette a tacere le fonti di terrore? Terrore che mantiene la miseria di tutti gli esseri viventi che non siano in quell’1% di uomini cis, etero, bianchi e ricchissimi, terrore che ci costringe a vivere nell’ansia costante, dalla sala parto alla camera ardente, che essere se’ stessx ci possa distruggere l’esistenza…
Nell’ottica di incutere terrore per ottenere i propri scopi, cioe’ il mantenimento dell’autorita’, terrorista quindi e’ lo Stato, e’ chi detiene il potere e il monopolio della violenza, e la usa contro noi frocix e anarchichx in primis, ma in generale contro chiunque.
Come frocix antiautoritarix miniamo alla base questa realta’ fatta di ruoli e gerarchie predefinite, rendiamo impossibile la distinzione di ruolo e di gerarchia che sta alla base di tutte, quella tra uomo e donna – che pure la scienza figlia del capitale (antropologia evoluzionista) tenta con forza di giustificare – e a cascata da questa ogni oppressione sociale.
L’omotransfobia sistemica, la medicalizzazione dei nostri corpi, l’imposizione del binarismo di genere infatti sono modi per esercitare oppressione sociale, per replicare il terrore su cui lo Stato e’ fondato, e tutto questo si esprime nelle violenze che subiamo ogni giorno, nelle parole disumanizzanti che hanno usato per umiliare la compagna, nei nomi dellx compagnx uccisx, avvelenati da questo mondo, in quelli dellx compagnx in carcere.

Non possiamo permettere che passi il messaggio che possono continuare a ucciderci, a metterci in galera, a farci violenza e poi umiliarci, chiamandoci uomini travestiti da donne. Per questo in solidarieta’ con la compagna accusata, e con l’intento di rispondere ai colpi sempre piu’ forti che stiamo ricevendo, chiamiamo una slut walk nazionale.

Non siamo sbirri, ogni azione e’ benvenuta, sfogate la vostra fantasia! LGBTQIACAB

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