RACCOLTA TESTI PERSONE RINCHIUSE IN STRUTTURE PSICHIATRICHE

Diffondiamo da Assemblea Rete Antipsichiatrica

Su invito di una persona che si trova in una condizione di reclusione psichiatrica mettiamo a disposizione i nostri indirizzi email con l’intento di raccogliere testimonianze, racconti, scritti e narrazioni di coloro che si ritrovano in strutture psichiatriche come SPDC (Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura), REMS (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza) o Strutture Residenziali Psichiatriche chiuse.

Gli obiettivi principali sono innanzitutto dare voce a chi non ne ha, riuscendo possibilmente a mettersi/li in relazione ed inoltre rendere pubbliche tali testimonianze (con il consenso della persona e rispettandone l’anonimato) attraverso un’eventuale pubblicazione quanto più possibile periodica.

Rete Assemblea Antipsichiatrica

Per info o invio testimonianze:
assembleaantipsichiatrica@inventati.org

antipsichiatriapisa@inventati.org

TORINO: AGGIORNAMENTO DAL CILE + PRESENTAZIONE “TINTA DEL FUGA”, RIVISTA ANTICARCERARIA

Diffondiamo:

GIOVEDI’ 16 MAGGIO dalle ore 18 all’Ex Lavatoio Occupato

AGGIORNAMENTO DAL CILE – PRESENTAZIONE DEL PROGETTO EDITORIALE “TINTA DE FUGA”

A fronte della continua repressione, a differenti latitudini, di ogni forma di lotta e di dissenso, vediamo come non c’è esitazione, da parte degli Stati, nell’infliggere condanne elevatissime a compagni e compagne che portano avanti lo scontro tramite l’attacco diretto ai responsabili primi del dominio.

Se in Italia viene definitivamente chiuso, con la Cassazione dello scorso 24 aprile, il processo Scripta Manent che vede comminata ad Alfredo Cospito, rinchiuso in 41 bis, una condanna di 23 anni e ad Anna Beniamino di 17 anni e 9 mesi; in Cile pochi mesi fa’ si è concluso il
processo di 1° grado nei confronti di Francisco Solar e Monica Caballero, con le rispettive pene a 86 anni e 12 anni. Sempre in Cile continua la lotta in sostegno a Marcelo Villaroel, rinchiuso da anni e anni per via di quelle che erano le leggi esistenti durante dittatura e
il corrispettivo tribunale speciale militare.

Di tutto questo ne parleremo con un compagno di Santiago del Cile.

CORTEO A TORINO – 2 GIUGNO 2024

CORTEO A TORINO – 2 GIUGNO 2024

ALLA REPRESSIONE SI RISPONDE CON LA LOTTA

Contro la militarizzazione che da decenni procede a piè sospinto nelle
strade, nelle scuole, nelle università e lungo le frontiere.

Contro la mobilitazione feroce della società tutta verso la guerra.

Contro l’intensificarsi della repressione, dove il 41bis e l’ergastolo
ostativo sono l’apice che dà forma al sistema carcerario e alla società
che lo necessita.

Per la creazione di complicità tra chi viene colpito dalla violenza di
Stato e Capitale.

In risposta al fronte di guerra aperto dallo Stato contro nemici interni
e dissidenti, di cui l’ultima operazione torinese “City” (misure
cautelari a riguardo al corteo del marzo 2023 in solidarietà ad Alfredo
Cospito) è l’ennesimo esempio.

Per rivendicare la presenza auto-organizzata in strada, sempre più
criminalizzata, e ribadire che la risposta alla repressione è continuare
la lotta!

TORINO: LA REPRESSIONE NON FERMERÀ LE NOSTRE LOTTE [ASSEMBLEA PUBBLICA]

La repressione non fermerà le lotte.

Alla repressione rispondiamo con la lotta.

All’alba del 22 aprile 2024, la Digos di Torino eseguiva 19 misure cautelari nei confronti di altrettante/i compagni/e accusati/e, insieme a molti/e altri/e, a vario titolo, di devastazione e saccheggio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e istigazione a delinquere. Il tutto con numerose aggravanti e incorniciato dall’ormai noto strumento repressivo del concorso.

I fatti imputati risalgono al corteo che si è svolto a Torino il 4 marzo 2023 contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame. Quel momento di piazza era la risposta alla decisione della Corte di Cassazione di confermare la detenzione in 41bis di Alfredo, già in sciopero della fame da più di 4 mesi, e si inseriva all’interno di una mobilitazione internazionale in cui si sono susseguite innumerevoli iniziative e azioni, contro due dei pilastri più coercitivi del sistema giuridico/carcerario italiano volti ad annientare e torturare l’individuo.
Questa inchiesta non è stato un caso isolato,in tante città d’Italia le procure non hanno tardato ad attaccare la solidarietà creatasi in quei mesi.

A fronte di questo ennesimo tentativo di rendere le lotte di piazza sempre più residuali, reprimere e isolare la solidarietà, è fondamentale incontrarci per discutere in una pubblica assemblea come procedere nel contesto attuale.

Del resto, lo Stato ha la necessità intrinseca – sempre più stringente in questi tempi di guerra – di eliminare ogni “moto” contrario all’ordine costituito ed al pensiero unico, di eliminare ogni pratica che ci dia gli strumenti per difenderci e per non farci arretrare.

La nostra volontà è quella di rilanciare una risposta collettiva all’ennesimo tentativo di reprimere i momenti di piazza e la conflittualità. Proprio oggi – mentre Israele porta avanti un genocidio trasmesso in mondovisione, mentre l’economia mondiale punta sempre di più sull’industria bellica, mentre la presenza dei militari nei territori è sempre più pervasiva – stare in strada risulta urgente e necessario.

Di fronte all’attacco diretto ad ogni forma di conflittualità nel contesto di guerra permanente; di fronte al tentativo dello Stato di criminalizzare le pratiche di piazza; al fianco delle indagate e agli indagati per il corteo del 4 marzo 2023, in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41 bis ed ergastolo ostativo.

Assemblea pubblica, atrio di Palazzo Nuovo, Torino. Ore 18:00

UDINE: NO ALLA SMART CITY E AL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA

Riceviamo e diffondiamo:

DA VENEZIA A UDINE, NO CONTROL ROOM. No alla smart city e al capitalismo della sorveglianza!

Martedì 30 aprile ore 20:30, Spazio autogestito via De Rubeis 43, Udine.

Da marzo 2024, anche Udine, come Venezia, Trento, Bolzano, Milano e altre città entra in una progettualità di smart city. Un videowall di ultima generazione, una parete di 20 metri quadri composta da 12 monitor che trasmette le immagini in costante aggiornamento che provengono dalle telecamere di sorveglianza, che per mezzo di un software integrato da algoritmi di intelligenza artificiale, incrocerà dati come ad esempio il luogo, l’orario, il colore degli indumenti, i dettagli dei veicoli, dalle immagini raccolte in diversi contesti dalle telecamere. Tutto ciò nella Control Room del Comando di Polizia Locale di via Girardini a Udine.
Questa sala operativa permette di incrociare i dati ottenuti tramite le 190 videocamere di sorveglianza poste sul territorio udinese, con un totale di 496 obiettivi montati sulle telecamere stesse, cui andranno ad aggiungersi altre 86 ottiche montate su 26 nuovi apparecchi di videosorveglianza, che vanno sommati ai 18 dispositivi per il riconoscimento delle targhe delle vetture, dislocati nei principali nodi di traffico della città.
Nella realizzazione di queste politiche ultra tecnologiche di sorveglianza di massa, l’ente locale non è solo, si avvale infatti della collaborazione dell’Università di Udine – Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche che sta lavorando a Progetti di videosorveglianza predittiva con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in partenariato con MD Systems, ditta leader nei sistemi di sicurezza e sorveglianza.
Inoltre il Comune di Udine ha appena varato un Protocollo di sicurezza partecipata che prevede un sistema gerarchizzato di delazione di quartiere, in diretto contatto con le forze dell’ordine, atto a distruggere ogni possibile forma di solidarietà spontanea tra vicini di casa (e di classe sociale) per affrontare i problemi di vita di ognuno e a potenziare la criminalizzazione della povertà e della diversità dai canoni dominanti della società. La Regione FVG ha poi votato un nuovo regolamento che permette l’acquisto di droni, videocamere e fototrappole per contrastare l’immigrazione clandestina e il pericolo terrorismo e blindare ulteriormente il confine italo-sloveno, ora che il trattato di Schengen è sospeso. Questi dispositivi potranno essere acquistati anche dalle forze dell’ordine non di frontiera e impiegati nelle città e nei territori.
La smart city è un luogo che integra i sistemi fisici, digitali e umani nelle reti e nei servizi tradizionali (ad esempio nei sistemi pubblici di mobilità).
La prima ricaduta negativa sulla popolazione di questo modello urbano riguarda la privacy e la sorveglianza. Nell’ambiente della smart city, il sistema Internet delle cose – tra cui sensori, telecamere e Wi-Fi – modifica in modo radicale la consapevolezza situazionale e interferisce con la quotidianità delle persone attraverso il controllo totale e la polizia predittiva. Negli attuali scenari urbani la tecnologia non è una cosa a sé, ma è un soggetto che regola l’ambiente in cui si vive e che viene presentato come lo strumento necessario per la sicurezza, intesa come priorità in uno stato di emergenza permanente. Oggi la necessità di “difesa”, viene perseguita attraverso dispositivi di separazione e canalizzazione: le persone, diventate utenti della città, possono essere filtrate in funzione della legittimità riconosciuta alla loro presenza nel dato luogo da securizzare. La NATO richiede il proprio coinvolgimento nelle aree urbane in quanto “le città stanno diventando sempre più i bersagli principali di attacchi militari, politici e terroristici e sono ambienti di violenza e conflitto”. Molti investimenti nel settore della digitalizzazione delle città italiane arrivano dal PNNR, che prevede lo stanziamento di diversi miliardi di euro per la digitalizzazione e la trasformazione di territori vulnerabili in smart city, attraverso il recupero del ruolo dei Comuni e la promozione dei partenariati pubblico- privati. La cooperazione su cui si basano le smart city, vede infatti come soggetti gli enti territoriali regionali e locali, le istituzioni culturali e accademiche, le grandi aziende, i cittadini e i “city users”, cioè coloro che si recano in città per usufruire di un servizio.
In questo scenario una città che si contraddistingue è Venezia, che ha inaugurato una Smart Control Room nel settembre 2020, una vera e propria torre di controllo che ha sede nella sede della polizia municipale al Tronchetto, realizzata e gestita in collaborazione tra Comune, Venis S.p.A., Polizia locale e TIM. La data di nascita della Smart Control Room veneziana non è casuale, il 2020 infatti è l’anno in cui la gestione dell’emergenza Covid -19 criminalizza l’idea di folla e dà inizio ad un disciplinamento di massa attraverso dispositivi di controllo e identificazione che permettono spostamenti e accessi solo alle persone in possesso del Green Pass. Non troppo dissimile è il funzionamento del nuovo contributo d’accesso necessario per visitare Venezia, previsto per aprile 2024.

BOLOGNA: FINCHÉ TUTTX NON SARANNO LIBERX

Diffondiamo:

Oggi abbiamo deciso di partecipare al corteo per il 25 aprile, al fianco del popolo palestinese, con uno spezzone antimilitarista anarchico, contro guerra e repressione.

In un contesto di guerra e riarmo esplicito si esaspera la repressione dei nemici interni, sempre più persone sono private della libertà. Nei quartieri vediamo aumentare ogni giorno la militarizzazione, il razzismo e la guerra contro i poveri, con l’ausilio delle violenze quotidiane delle forze dell’ordine, mentre nelle carceri le condizioni di detenzione diventano sempre più dure.

In un momento in cui lo stato affila i suoi dispositivi repressivi e il carcere si sovrappone sempre più al manicomio, ribadiamo che la città per cui lottiamo non ha quartieri con le sbarre!

Abbiamo deciso di scendere in strada per esprimere la nostra solidarietà e complicità ai compagni Alfredo Cospito e Anna Beniamino, per i quali ieri la cassazione ha confermato le condanne rispettivamente a 23 anni e a 17 anni e 9 mesi.

Contro la tortura del 41 bis, contro le violenze di stato, contro il nuovo piano carceri, al fianco di chi lotta.

Libertà per tutte e tutti!

Appuntamento al carcere della Dozza sabato 27 aprile alle 15:00 davanti alla sezione femminile lato via Ferrarese  (benzinaio).

BOLOGNA: PRESIDIO AL CARCERE DELLA DOZZA

Riceviamo e diffondiamo:

SABATO 27 APRILE alle 15.00 ci vediamo davanti alla sezione femminile del carcere della Dozza. Appuntamento al benzinaio Eni di Via Ferrarese, dietro al carcere.

Contro le violenze di stato, contro il nuovo piano carceri, libertà per tutte e tutti!

– A gennaio al carcere della Dozza un detenuto ha tentato il suicidio.

– Nei primi mesi dell’anno due detenuti a distanza di poche settimane hanno dato fuoco alla loro cella.

– A marzo nella sezione femminile due detenute si sono tolte la vita mentre una terza è rimasta gravemente ferita.

– Di recente un detenuto si è rivoltato ai suoi aguzzini con il supporto di un estintore.

Questi sono solo alcuni degli episodi riportati dalla stampa locale, chissà invece quante sono le storie e le proteste che non riescono a oltrepassare quelle mura.
Mentre nei quartieri vediamo aumentare ogni giorno la guerra contro i poveri, il razzismo e la repressione, con l’ausilio delle violenze quotidiane delle forze dell’ordine per le strade, nelle carceri le condizioni di detenzione diventano sempre più dure, in celle sempre più sovraffollate, dove d’estate si soffoca e di inverno si gela, senza acqua calda, tra cibo scadente e i soprusi costanti delle guardie.
Con il piano carceri gli stessi governanti che hanno riempito le galere fino a farle scoppiare intendono continuare ad investire nella costruzione di nuovi centri detentivi e padiglioni.
In un momento in cui il carcere si sovrappone sempre più al manicomio, e sempre più persone sono private della libertà, torniamo sotto al carcere della Dozza per ribadire che la città per cui lottiamo non ha carceri né quartieri con le sbarre! Portiamo la nostra solidarietà ai detenutx, facciamogli sentire che non sono solx!

Compagnx solidalx⁩

BOLOGNA: CHI VIVE DI GUERRA NON VA LASCIATO IN PACE

Diffondiamo

VERSO IL CORTEO “DISARMIAMO LA FIOCCHI MUNIZIONI” DEL 18 MAGGIO A LECCO

Un’azienda che fattura 100 milioni di euro in armi esportate in tutto il mondo e che dal 2021 ha visto incrementare i suoi utili del 70% è una chiara immagine della direzione presa da questo mondo. Un’immagine che si lega a stretto filo con il genocidio del popolo palestinese, con i nuovi armamenti e le nuovi classi di leva mobilitate sul fronte russo-ucraino, con un’operazione militare che si prepara nel Mar Rosso a difesa del libero mercato. Saremo in piazza per discutere e presentare un momento di contrasto all’economia di guerra e alla corsa agli armamenti, con chi lo sta organizzando. Lo faremo alla vigilia dell’udienza che deciderà quanti anni Anna e Alfredo, compagni anarchici accusati di un ordigno di fronte a una scuola allievi carabinieri (che, ricordiamocelo, sono dei militari), dovranno passare in carcere, perché opporsi alla guerra esterna e opporsi alla guerra interna vadano di pari passo.

Martedì 23 aprile ore 17

Piazza Verdi Bologna

ROMA: A CHI HA SCELTO DA CHE PARTE STARE

Diffondiamo:

Martedì 23 aprile ore 17.30

Largo Arenula

 

Lo Stato ogni giorno tortura e uccide nelle carceri, arma guerre dentro e fuori i confini, punisce chi sceglie di opporsi. Dopo un anno di mobilitazione al fianco di Alfredo, contro 41 bis ed ergastolo ostativo, scendiamo in strada ancora, in solidarietà ad alcun compagn imputat per quelle giornate di lotta e in vista dell’udienza in Cassazione del 24 aprile per il reato di strage politica ad Alfredo ed Anna, all’interno del processo Scripta Manent.

PALERMO: ASPETTIAMO INSIEME L’ESITO DELL’UDIENZA DI RIESAME DELLE MISURE CAUTELARI

Diffondiamo:

Dal 21 marzo scorso, nell’ambito delle indagini per un’atto di protesta alla sede della Leonardo di Palermo, azienda italiana leader mondiale di mezzi e tecnologie militari, tre compagnx si trovano raggiunti da misura cautelare (uno in carcere, due con obbligo di firma). Un impianto accusatorio tutto basato sulla diffusione di un video tramite il portale di informazione antudo.info. Ci chiediamo, allora, quanto la libertà di informazione sia davvero tale. Fare luce sulle complicità di aziende come la Leonardo Spa con le guerre in corso, significa istigare a delinquere? O lo è rendere evidente chi sono i responsabili del genocidio in corso?

Lunedì mattina al tribunale di Palermo si discuterà della possibilità di confermare le misure o attenuarle. Un momento importante per ribadire che continueremo a esplicitare la nostra contrarietà alla complicità del governo nelle guerre che infiammano il Mediterraneo e dire basta ai profitti sporchi di sangue che lo Stato italiano continua a realizzare tramite la Leonardo SPA.

Invitiamo tutti e tutte coloro abbiano a cuore la libertà di stampa e di espressione, e che vogliano mostrare vicinanza a chi si trova in questo momento privato della propria libertà, a ritrovarci davanti al tribunale di Palermo alle 9.30 lunedì mattina per aspettare l’esito dell’udienza.