1 novembre
ore 16
Torino
Categoria: Iniziative
GIULIANOVA: CORTEO CONTRO LO SGOMBERO DEL CAMPETTO! [28 SETTEMBRE]
Diffondiamo
Ritrovo ore 15 Piazza Buozzi a Giulianova paese.
Per poi scendere in centro al lido e andare verso il quartiere, l’Annunziata, in cui siamo stati in questi ultimi anni.
Dove il corteo si concluderà, dopo aver attraversato gran parte di città, presso il campetto di calcio, nel parco, che abbiamo sistemato ultimamente, dove ci sarà un concerto. Invitiamo tutte e tutti, le compagne e i compagni, gli amici e le amiche, tutti coloro che hanno o hanno avuto a cuore il campetto in questi anni.
E chiunque ha anche a cuore il territorio, perché uno spazio sociale é una possibilità, una ricchezza ed un valore per il territorio tutto.
Adelante
SALUTO ALLX DETENUTX TRANS DEL CARCERE DI IVREA
Riceviamo e diffondiamo:
Qualche settimana fa abbiamo portato solidarietà allx detenutx trans del carcere di Ivrea nel contesto di un saluto fuori dalle mura del cacrere.
Quello di Ivrea è uno dei carceri in cui è presente una sezione dove le donne trans vengono segregate, costrette ad aver a che fare con secondini uomini, con spesso poco accesso agli spazi comuni e alla salute. La detenzione è una merda per tuttx, la solidarietà l’abbiamo portata a tuttx, ma ci tenevamo a fare un saluto speciale a persone come noi, per cui le condizioni detentive risultano ancora più vessatorie.
Riteniamo, come persone trans*, urgente e necessario uscire dalle proprie bolle di privilegio anche con dei gesti semplici, che facciano luce su una realtà (quella della detenzione trans e le condizioni degradanti in cui relega le persone) che spesso rimane sommersa, e che speriamo porti del calore a qualcunx con cui condividiamo una fetta di oppressione, di bisogni, desideri e rivendicazioni. Oltre a Ivrea, le sezioni con donne trans e persone transfem si trovano nelle sezioni maschili dei carceri di Roma Rebibbia, Como, Reggio Emilia, Belluno e Napoli Secondigliano. Altre sono attualmente recluse in sezioni con sex-offender, uomini gay e detenuti uomini ritenuti sessualmente “inoffensivi”. Gli uomini trans e le persone transmasc non hanno neanche delle sezioni apposite e si trovano soggettx a condizioni ancor più aleatorie e discrezionali, nelle sezioni femminili.
Come se questo non bastasse, le persone trans detenute si trovano spesso in una doppia morsa di natura istituzionale-sanitaria dove da una parte c’è uno scarso accesso alla salute trans-specifica, e dall’altra parte il diffusissimo problema della “detenzione chimica” (i.e. L’impiego di larga manica di sedativi e modulatori dell’umore) che diventa ancor più gravoso quando va a colpire una popolazione già indebitamente patologizzata e psichiatrizzata.
Per portare della solidarietà da fuori non serve molto, non eravamo molte persone, né stavolta, né qualche mese fa quando abbiamo portato della solidarietà ad un detenuto trans recluso nella sezione femminile del carcere di Rebibbia di Roma, di cui ci era arrivata voce. Come persone che vivono sulla propria pelle dinamiche di esclusione e segregazione, ci auguriamo che sempre più persone intessano reti non solo tra chi è fuori, ma anche con chi è dentro, per portare sempre più solidarietà nei confronti di chi vive quelle dinamiche in modo ancor più gravoso, per eroderle, per immaginare un mondo senza trattamenti speciali e degradanti, senza galere per le persone come noi e per tuttx.
Un gruppo di frocie trans*
Per chi volesse entrare in contatto potete scriverci all’indirizzo tuttxliberx@riseup.net
MESSINA: INIZIATIVE IN VISTA DEL CORTEO NO PONTE
Diffondiamo da Stretto LibertariA :
Ci vediamo giovedì 8 agosto alla passeggiata a mare dalle 18.30 per un pomeriggio di socialità no ponte! Musica, birrette, chiacchiere e preparazione di materiali in vista del corteo no ponte del 10 agosto.
«Mentre la Sicilia è in piena emergenza idrica e interi quartieri della città di Messina si ritrovano senza più acqua nelle case – è notizia recente che in questo contesto, come sempre avviene nei momenti emergenziali, la rete idrica di Messina e provincia è stata privatizzata – continuano spietati i piani di dominio e distruzione del vivente, che intendono sacrificare corpi, comunità e territori sull’altare del progresso.
Di certo non si considera la costruzione delle infrastrutture del capitale mai priva di compromessi e devastazione, ma i contorni si fanno ancora più cupi quando un mega progetto infrastrutturale, come quello del ponte sullo Stretto, finisce con il diventare il ‘pivot’ di ogni altro progetto, assorbendo in sè ogni piano pregresso e futuro circa quel determinato territorio. In poche parole, un ricatto bello e buono. Così che mentre si aspetta l’ufficiale iniziare di trivellazioni, espropri e furti vari, insomma della cantierizzazione totale, i detrattori del nostro presente e futuro hanno già portato qui tutte le loro macchine di morte, che si infiltrano nel nostro humus vitale come talpe.
Ci chiediamo allora quale progresso possa essere quello che ha trasformato la Sicilia in una terra di petrolichimici, basi e poligoni militari, raffinerie, galere ed emigrazione forzata. Un “progresso” che vende posti di lavoro in cambio di veleni e malattie, radiazioni elettromagnetiche e militari per le strade.
Uno scenario devastante, un territorio violato e violentato nel nome del profitto e dell’estrazione di risorse. Terre evidentemente da rendere inabitabili, da spopolare e mettere a servizio di loschi affari, come la costituzione di poligoni di tiro dove fare il ‘giochetto’ della guerra, stesso giochetto che garantisce morte e conquista altrove (e neanche troppo altrove); estrazione di energia rinnovabile, nuove strutture del capitale al servizio sempre della sola produzione e, dunque, della schiavitù umana; costituzione di hub logistici, stesso piano entro cui si inscrive la costruzione del ponte sullo Stretto; il proliferare dei luoghi di detenzione, della ‘localizzazione forzata’ delle persone, muri che sono argini per la gioia umana.
Col cuore in gola diciamo che a questa menzogna del progresso e dello sviluppo non ci crediamo; e che, all’ennesimo progetto coloniale, continueremo ad opporci con ogni mezzo necessario.»
SABATO 10 AGOSTO CORTEO NO PONTE, MESSINA, ORE 18:30 P.ZZA CAIROLI
Chi c’è c’è e chi non c’è dovrebbe esserci!
GALLICO (RC): CONCERTO NO PONTE!
Diffondiamo:
Ci vediamo sabato 17 Agosto per un’intensa serata in cui trasmigreremo attraverso l’arte i nostri sentimenti verso un’opera di cui non abbiamo certo bisogno.
Dalle 19:00 ci divertiremo con Jam Graffiti, DJ Set, Incursioni Teatrali ed un triplo live tuttigusti più uno: il rap militante di @cyborganafem, le bizzarre fantasie di piacere di @antonio_freno_ in Duo Sfrenato e l’EBM/Industrial dei @yournoisyneighbors che ci farà scatenare 🥵
🛺 𝐒𝐄𝐑𝐕𝐈𝐙𝐈𝐎 𝐍𝐀𝐕𝐄𝐓𝐓𝐀 𝐏𝐄𝐑 𝐂𝐇𝐈 𝐏𝐑𝐎𝐕𝐈𝐄𝐍𝐄 𝐃𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐒𝐈𝐂𝐈𝐋𝐈𝐀 per ribadire che la Fata Morgana preferisce ponti di persone (no, non vi stiamo suggerendo quello che state pensando!) a quelli di cemento e acciaio.
📌 CSOA CARTELLA | Via Quarnaro, I (RC)
Sab 17 Agosto | Open 19:00 – Concerti 21:30
TORINO: CONTRO LA RIAPERTURA DEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI SANZIONATA UNA SEDE DI CONFAGRICOLTURA
Di seguito condividiamo un volantino distribuito a Torino il 29 luglio, quando una sede di Confagricoltura è stata sanzionata.
IN SOLIDARIETÀ A CHI LOTTA ED È SFRUTTATO NELLE CAMPAGNE, CONTRO LA RIAPERTURA DEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI, PER SATHNAM, IL 29 LUGLIO UNA SEDE DI CONFAGRICOLTURA A TORINO È STATA SANZIONATA.
Il capitalismo neoliberale si nutre dello sfruttamento massiccio –seppur contingentato nel tempo dalle finestre delineate dalle necessità produttive – di un’ampia fetta della popolazione mondiale, identificata attraverso ben precise linee di oppressione grazie a trappole economiche e ricatti sociali. Tale manodopera a bassissimo costo viene di fatto riconvertita – quando superflua, ingombrante nelle zone della produzione agricola – a individuo produttivo nel business legalizzato delle prigioni di ogni tipo e delle deportazioni, funzionali – anch’esse – alla gestione dei lavoratori in termini di sfruttamento totale delle risorse.
Il ricatto del permesso di soggiorno, la clandestinizzazione forzata di una fetta sempre più ampia della popolazione migrante nonché la criminalizzazione di ogni forma di rivendicazione, dissenso o lotta sono alcuni degli strumenti di cui lo Stato si dota per tentare di far galleggiare la malconcia economia italiana, nonché europea. Anche le campagne piemontesi non sfuggono a queste lampanti dinamiche e non sono altro che uno dei tanti luoghi in cui il connubio tra datori di lavoro e organi amministrativi, prefettizi e questurini dettano i tempi della miseria a cui larga parte della popolazione migrante è costretta.
La retorica mediatica criminalizzante delle persone in viaggio senza documenti europei fornisce inoltre le basi ideologiche razziste che legittimano l’assoggettazione estrema, di alcune categorie, all’economia e alla società neo-liberale: nient’altro che la Colonia a queste latitudini.
C’è un materiale di base che struttura i dispositivi che premono sulle vite delle persone migranti: è importante palesarne le connessioni, mostrarle nude sul piatto dei consumatori avvolti nel privilegio di potersi non fare domande.
Sotto il cocente sole estivo, i braccianti che stanno raccogliendo mirtilli, pesche e mele nel distretto della frutta più grande della regione – il saluzzese- sono senza casa e spesso dormono fuori, sotto quotidiano controllo e intimidazioni delle forze dell’ordine. Ad Alba e nelle Langhe del Barolo, i braccianti vengono sgomberati, ricattati e picchiati nei campi. I prodotti d’eccellenza delle benestanti campagne piemontesi sono prodotti ovunque con lo sfruttamento di manodopera immigrata a basso costo, di persone che lavorano senza contratto o con contratti miseri, senza alloggio e trasporti garantiti dai contratti collettivi. E se comuni e regione spendono centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici per qualche container per l’”accoglienza diffusa”, le associazioni datoriali, Confindustria e Coldiretti in primis, tacciono le proprie responsabilità. Quando a fine stagione di raccolta questa manodopera spremuta fino all’osso – sempre al limite di morire di lavoro,- diviene inutile, eccedente, traducibile in altre filiere del guadagno privato e statale, intervengono le forze dell’ordine e gli organi amministrativi che zelanti rastrellano strade, accampamenti, ghetti di fortuna, campi e con retate mirate trasferiscono i braccianti in un nuovo abisso: o nuovi ghetti e nuovi distretti agroindustriali da nord a sud o la questura, il CPR, la deportazione.
Questi dispositivi detentivi, espulsivi e torturatori fungono inoltre da perenne monito ai liberi affinché non alzino la testa, non si ribellino al gioco dei padroni o non solidarizzino con chi a queste, o altre latitudini, lotta, resiste e si ribella.
Solo la chiusura del CPR di Torino nel Marzo 2023 ha potuto, forse, regalare un briciolo di aria in più, garantendo un lasso di tempo con meno retate, con meno capienza detentiva amministrativa nel Nord Italia: con più libertà.
Ma i padroni per essere tali han bisogno di prigioni e deportazioni ed ecco che – in tempo per la fine della prossima stagione di raccolta nei campi del cuneese – riaprirà, a inizio Novembre, il CPR di Corso Brunelleschi.
Opporsi alla sua riapertura è possibile. Tracciare i nessi di senso tra lo sfruttamento nei luoghi di lavoro e il ricatto del permesso di soggiorno e della clandestinità, è un passo nella direzione di attaccare al cuore il razzismo sistemico.
La macchina dello sfruttamento, del razzismo, delle espulsioni e delle torture dentro i lager di Stato ha una lunga lista di responsabilità e complicità. I padroni dell’agricoltura, i lobbisti della filiera del cibo, le aziende, cooperative, società per azioni specializzate nel business della detenzione; le istituzioni che trattano le persone che migrano da una parte come corpi per alimentare le varie filiere del guadagno capitalista – dall’agricoltura, ai centri di detenzione e semi-detenzione, alle deportazioni-, dall’altra come un problema d’ordine pubblico, da marginalizzare nascondere e cacciare; i sindacati e le associazioni conniventi che traggono profitto dal mantenimento dello status quo.
Solidarietà a chi lotta nelle campagne, chi distrugge i CPR e chi sfugge alla violenza delle frontiere.
PDF: Le prigioni che servono ai padroni
https://nocprtorino.noblogs.org/post/2024/07/31/le-prigioni-che-servono-ai-padroni/
BOLOGNA: MEZZ’ORA D’ARIA [RADIO]
Diffondiamo:
Domani sabato 20 luglio alle 17:30 su Mezz’ora d’aria, sulle frequenze di Radio Citta Fujiko (FM 103.1), una nuova puntata per rompere l’isolamento del carcere, raccontare e ascoltare le lotte dei e delle prigioniere, e cercare di sostenerle da fuori.
Uno spazio a disposizione delle persone private della libertà, e di chi gli è accanto : potere scrivere per fare dediche, proporre canzoni, comunicare quello che succede dentro.
Per scrivere a Mezz’ora d’aria: Mezz’ora d’aria, presso radio città Fujiko,
Via Zanardi 369, 40131, Bologna
E-mail: mezzoradiliberta@autistici.org
https://www.autistici.org/mezzoradaria/
Dopo questa puntata, si riprenderà a fine settembre/inizio ottobre.
BRESCIA: INIZIATIVE IN SOLIDARIETÀ CON JUAN
Sabato 13 luglio, ore 17.30
Largo T. Formentone (Piazza Rovetta – Brescia)
Presidio in solidarietà con Juan
Martedì 16 luglio dalle ore 9
Via Lattanzio Gambara 40
Presenza solidale davanti al tribunale di Brescia
BOLOGNA: CHI SI ARMA POI FA LA GUERRA
Diffondiamo:
Le guerre partono anche da qua, ragioniamo assieme su come contrastarle!
Esistono aziende e complicità sul territorio con chi finanzia stermini e genocidi, confrontiamoci per organizzare assieme una biciclettata contro chi arma la guerra, martedì 4 giugno alle 20 al Tribolo, in via Donato Creti 69/2 a Bologna.
“L’unica catena giusta è quella della bici”
BOLOGNA: DALLA PARTE DI CHI LOTTA [2 GIUGNO]
Diffondiamo:
Mattinée sottoculturale a sostegno dei prigionieri domenica 2 giugno alle 18 in Piazza dell’Unità a Bologna.