“Senza luoghi alternativi non esistono pensieri alternativi, senza spazi dove praticare altri modi di vivere, di organizzarsi e ipotizzare mondi diversi non e’ possibile cambiare l’esistente.”
Tutto oggi ci dice: voi non dovete esistere.
Ciò che esprimete, deve essere soppresso o recuperato/normalizzato.
Ciò che sostenete deve essere considerato ‘criminoso’ o ‘anormale’.
Chi lotta non deve avere spazi per autorganizzarsi, esistere.
Decoro e gentrificazione, speculazione, repressione e sgomberi.
Mentre i tagli alla sanità e le trasformazioni urbane violente in nome dei profitti privati si stanno abbattendo sulle fasce sociali più deboli in tutte le città, accentuando contraddizioni e disuguaglianze, nei quartieri assistiamo all’accellerarsi dei processi gentrificatori e di svendita, e all’annullamento di tutti gli spazi di intersezione, prossimità, solidarietà e autodeterminazione dal basso.
A Bologna la bolognina è stata sottratta a chi la abita e trasformata in territorio di conquista e speculazione.
Il PD e l’amministrazione in città hanno spianato la strada alle destre xenofobe e si sono fatti braccio del neoliberismo più spinto infiocchettato di ipocrisia.
E’ indispensabile, oggi più che mai, un’assunzione di responsabilità collettiva affinchè l’emergenza sanitaria non si trasformi in un’occasione per lo Stato per eliminare definitivamente chi da sempre lo insidia dai bassifondi suburbani.
E’ necessario riappropriarsi di luoghi e pratiche fuori dal campo normativo dell’istituzione per opporsi alle logiche della produzione industriale massiva e omologante che ci vuole oggetti de-umanizzati, sfruttabili, alienati, divisi, inservibili e inoffensivi, per costruire forme di solidarietà diretta, per sostenere lotte, iniziative, progetti, collettivi, ed estendere la resistenza alla violenza quotidiana imposta e mantenuta, di una normalità, che non ci è mai piaciuta.