ROMA: PRESIDIO AL CPR DI PONTE GALERIA

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9 novembre ore 17 presidio al CPR di Ponte Galeria
Appuntamento alla stazione Fiera di Roma del treno per Fiumicino

La grande differenza tra una galera israeliana e un CPR come quello di Ponte Galeria è che la maggior parte delle torture e delle uccisioni l’Italia le ha esternalizzate ed appaltate alle guardie di Libia, Niger e Tunisia coperte dall’UNHCR.

Il razzismo, la segregazione e l’espulsione hanno la stessa radice coloniale, da una parte all’altra del Mediterraneo.

La storia dei CPR è fatta di quotidiane resistenze individuali e collettive che spesso hanno acceso la solidarietà all’esterno.
Ad oggi il CPR di Ponte Galeria è stato ricacciato nel silenzio, nulla è dato sapere dalla voce diretta delle persone imprigionate.

A Roma il PD – che ha avuto tra le sue fila i consulenti di Leonardo, i diretti responsabili dei lager in Libia e del bottino coloniale consegnato ad ENI – gioca una battaglia elettorale sul corpo delle persone colpite dal razzismo di stato dichiarando cose che non farà mai, come la chiusura dei CPR che il PD stesso ha aperto.

Crediamo sia importante rompere l’isolamento delle persone imprigionate e far sentire forte la nostra solidarietà fuori da quelle mura.

Assemblea di solidarietà e lotta

AGGIORNAMENTO DAL CPR DI TORINO (NOVEMBRE 2025)

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La sera del 20 ottobre, tra le 19:30 e le 20:00, cinque persone hanno deciso di salire sul tetto dell’area verde per protestare, mettendo in gioco il proprio corpo per rivendicare la libertà a partire da alcune questioni specifiche. C’era chi stava protestando per avere informazioni chiare sulle proprie istanze di liberazione, denunciando le continue menzogne dell’amministrazione del CPR al solo scopo di pacificare le persone recluse, chi protestava per l’impossibilità di parlare con il proprio avvocato perché, come spesso accade, l’amministrazione ostacola il più possibile le comunicazioni, nascondendosi dietro a burocraticismi e cavilli; e chi rivendicava l’accesso alle proprie medicine, bloccate perché troppo lento il passaggio di consegna della cartella clinica proveniente dal carcere.
I reclusi hanno scelto di lottare insieme, salendo sul tetto e usando il proprio corpo come leva per fare pressione sull’amministrazione e ottenere “il rispetto dei propri diritti” – come ci dicono da dentro. Anche dalle altre aree, le persone hanno sostenuto la protesta, amplificando le rivendicazioni rendendole collettive. Non sono mancate le reazioni immediate dell’amministrazione e della polizia, che hanno minacciato di trasferire le persone alle Vallette, facendo così ripartire il conteggio dei giorni di detenzione.

Se dalla riapertura del CPR di Torino Sanitalia ha tentato di oscurare la tortura portando avanti una gestione all’insegna del detto “bastone e carota” e quindi concedendo qualche miglioria delle condizioni quotidiane, dall’altra parte non sono mancate politiche estremamente punitive e repressione anche a suon di burocraticismi nei confronti di chi dentro quel centro si ribella. Dai trasferimenti in carcere, purtroppo sempre più frequenti, ai trasferimenti punitivi nel CPR in Albania, diventati non solo reali ma anche una minaccia quotidiana per chi vive ogni giorno la violenza della detenzione nel CPR, i fatti delle ultime settimane ci mostrano l’altro lato della violenza razzista di Sanitalia ai danni delle persone recluse e di chi prova lottando a rompere il velo di pacificazione tanto agognato dall’amministrazione.

A riprova di ciò, dopo il mese di settembre scandito da quotidiani gesti di ribellione dentro il CPR, alle prime di settimane di ottobre dove diversi reclusi hanno deciso di mettere a rischio la propria vita buttandosi dal tetto pur di poter uscire da quel centro – la quotidianità punitiva del CPR è tornata a farsi sentire. Il cibo è tornato ad essere immangiabile, definito “becchime per uccelli”, si tratta spesso solo di pasta o riso, spesso marcio e andato a male. Molte persone hanno sofferto di diarrea per giorni e, come accadeva anche con la precedente amministrazione del CPR, vengono messi psicofarmaci nei pasti, lasciando le persone confuse e stordite. Da dentro ci raccontano che da oltre tre mesi non viene distribuito nulla di fresco.
Come spesso accade nei luoghi di tortura, nonostante l’arrivo del freddo, il riscaldamento non funziona e le persone sono costrette sotto le coperte anche durante il giorno. In una delle aree i bagni sono praticamente interdetti e, nonostante le continue richieste d’intervento, la situazione non sembra cambierà a breve.

Anche le deportazioni continuano. Infatti, la sera di venerdì 24 ottobre, 10 persone sono state prelevate con un bus dal CPR e sono state deportate, probabilmente proprio in Albania. Al contempo, se 10 persone sono uscite, 20 sono state portate dentro al CPR di Torino proprio la mattina dopo. Di nuovo, la notte tra il 29 ed il 30 ottobre, altre 10 persone sono state portate in Albania.

BARI: PRIGIONI FUORI DALLE MURA. IL LOOP DELLA DETENZIONE AMMINISTRATIVA

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B, un amico che è stato rinchiuso 6 mesi nel Cpr di Bari-Palese è uscito a fine giugno con il solito decreto di espulsione. Dopo essere uscito ha avviato le procedure per ottenere i pezzi di carta utili secondo la logica infame dello stato, che solo dopo il loro rilascio smetterebbe di perseguirti e vivere nella paura.
Ma dopo soli 3 mesi di libertà è stato fermato giovedì 2 ottobre alla stazione di Bolzano, e portato nel Cpr di Ponte Galeria.
Al momento del fermo ha mostrato i documenti agli sbirri per provare di aver avviato le pratiche per il permesso di soggiorno, il matrimonio in Italia, e un contratto di lavoro, ma gli sbirri hanno risposto picchiandolo e rompendogli un ginocchio, dopo averlo minacciato di un’accusa per resistenza.
B sabato é stato portato in ospedale, dove hanno accertato la rottura del ginocchio. Dopo essere tornato nel cpr gli hanno detto che sarebbe stato rimpatriato con il primo volo per il Gambia.

B. Una volta uscito dal Cpr a giugno, aveva ripreso con fatica la sua vita, iniziato a lavorare, provando ogni giorno ad
inseguire le istituzioni per regolarizzarsi e iniziare a vivere la sua libertà con la famiglia.
Era andato a Bolzano per le procedure necessarie a completare le pratiche ed ora é stato nuovamente ingabbiato in un lager dallo stato e i suoi aguzzini.

L’udienza di B é stata fissata subito lunedì 6, l’avvocata che lo segue (come al solito) non ha mai risposto al telefono, ma fortunatamente, si é presentata in udienza e B é tornato libero il giorno successivo.
Non riponiamo alcuna fiducia negli avvocati, soprattutto quelli di ufficio di galere e cpr, corrotti e mafiosi, ma purtroppo rimangono un anello dell’ingranaggio nella catena dello stato infame, fondamentale per la liberazione dalle gabbie.

Il terrore e il trauma di uscire e rientrare in questi lager é una tortura quotidiana.
Lo stato tenta di rendere il passaggio di reclusione di rito per chi é clandestino in Italia.

Contro ogni frontiera, odiamo lo stato e le torture su tutti i fratelli fermati e aggrediti nelle piazze e nelle stazioni, poi reclusi nei lager.

FUOCO AI CPR
COMPLICI CON GLI HARRAGA
FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

TORINO: AGGIORNAMENTO DAL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI – SETTEMBRE 2025

Diffondiamo:

La quotidianità nel centro torinese durante le ultime settimane é stata scandita da continui momenti di protesta. Venerdì 19 settembre una stanza dell’area Verde è stata resa completamente inagibile dal fuoco. Il seguente trasferimento di una persona in carcere (liberata qualche giorno dopo sia dalla detenzione penale che amministrativa) non ha però minato la determinazione dei reclusi. Infatti nel pomeriggio di mercoledì 24 settembre é giunta all’esterno del lager la notizia che in una stanza dell’area Gialla l’insofferenza si era trasformata in rabbia; nuovamente con l’utilizzo del fuoco. Nel frattempo – fuori le mura – un gruppo di solidali si é radunato per far sentire la propria vicinanza e solidarietà ai detenuti. Sappiamo che successivamente una persona sembra essere stata portata in carcere (non si hanno più sue notizie) mentre la stanza in questione resta in funzione.

Visibilizzare questi due momenti non deve distogliere lo sguardo da quanto sia proprio la quotidianità ad essere insopportabile ai reclusi. Infatti essi quotidianamente si battono anche per le esigenze di base delle quali vengono costantemente deprivati da Sanitalia; la quale sta mostrando infine il suo reale volto (vedi anche aggiornamenti Torino, luglio 2025 e Aggiornamento 23.04.2025). I momenti di insubordinazione sono quotidiani cosi come gli atti di autolesionismo.
Queste ultime giornate torinesi, molto piovose, hanno portato all’allagamento delle parti esterne alle aree: rendendo molto complessa attraversabilità degli spazi e imponendo ai detenuti di restare, per gran parte del tempo, negli spazi interni.
Sappiamo che ad ora sono recluse 24 persone nell’area Verde, una ventina sia nell’area Gialla che nell’area Blu. Nel frattempo é in via di ultimazione la ristrutturazione dell’area Viola, resa inagibile dalla rivolta del 30 Aprile.

LA MACCHINA DELLE DEPORTAZIONI

Nella settimana fra il 15 e il 19 settembre 6 persone sono state prelevate dalle aree e sono state trasferite nel CPR in Albania mentre venerdi 26 due detenuti pakistani sono stati tratti in inganno (con l’ormai nota trappola della terapia) e non hanno piu fatto ritorno. Non si hanno notizie certe sulla loro sorte ma i reclusi si dicono sicuri di una deportazione, dal modo in cui la gestione del centro ha operato. Infatti, successivamente al prelievo delle persone verso “l’infermeria”, alcuni operatori sono passati nella stanza dei detenuti in questione per raccogliere velocemente i loro effetti personali.
Nella stessa settimana una persona gambiana è stata deportata, una seconda giovedì 25 e una terza sabato 27.
É notizia di venerdì 26 che è partito un charter diretto in Egitto riempito di persone espulse. In concomitanza, anche a Torino hanno tentato la deportazione due persone molto giovani dall’area Verde ma, per via della resistenza che esse hanno messo in campo, il trasferimento in aeroporto é fallito.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÀ

Oltre alla presenza fuori dalle mura nei momenti di lotta dentro, due giorni fa alcuni solidali si sono recati presso il centro per portare dei pacchi. Se nei primi mesi di funzione del CPR, Sanitalia e prefettura si erano mostrati abbastanza compiacenti (probabilmente per evitare attriti interni) negli ultimi mesi é stata adottata una politica di ostruzionismo volta, si può supporre, ad evitare il consolidamento di legami di fiducia fra dentro e fuori, con la scusa di una possibile infezione a scabbia. É ormai praticamente vietato l’ingesso di vestiti sia nuovi (a discrezione di chi é di turno) che sopra`ttutto usati seppure sanificanti in lavanderia.
É evidente la deliberata scelta di affliggere così i detenuti, vista la scarsissima quantità di vestiti che viene fornita dentro il CPR e la loro inadeguatezza alla stagione fredda alle porte.
Nonostante l’impossibilità di ingresso di vestiti a fuori ormai da tempo, é notizia di oggi che 3 persone hanno contratto la scabbia e sono in isolamento sanitario in una stanza adiacente l’infermeria.

Inoltre, successivamente alla consegna dei pacchi alimentari, ad alcuni reclusi è stato intimato di non parlare più con i solidali fuori: minacciandoli di eventuali conseguenze punitive non meglio specificate.
Nulla di nuovo, sappiamo perfettamente quanto siano preoccupanti, per chi gestisce il CPR, le reti di solidarietà che si creano attorno ai detenuti nonché vedere da lontano la possibilità di pressioni congiunte fra dentro e fuori. Apparentemente i gestori del centro ritengono necessaria l’attivazione di contromisure vessatorie verso coloro che sono nella posizione di maggiore ricattabilità e vulnerabilità. Questo é chiaro sia a chi é recluso che a chi sta fuori.
Come  chiaro chi sono gli aguzzini conto i quali rivolgere la propria rabbia.

Fuoco a galere e CPR sempre per la libertà

CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO: NUOVE RIVOLTE E NUOVA REPRESSIONE

Riceviamo e diffondiamo:

Il 5 agosto 2025 un gruppo di solidali si è trovato sotto il Cpr di Palazzo San Gervasio (PZ) in solidarietà alle persone detenute nel lager e per ricordare, a un anno dalla sua morte, Oussama Darkoui, ucciso dalla violenza razzista dello stato e della sua macchina repressiva.

All’arrivo sotto il cpr, alcune persone detenute erano già  sui tetti dei moduli: una protesta era in corso per gridare contro le pietose condizioni in cui riversa il centro (la gestione negli scorsi mesi è stata affidata nuovamente ad Officine Sociali, per segnare un’interruzione e un nuovo inizio, l’ente gestore ha cambiato nuovamente la direzione, così come avvenuto anche lo scorso anno a seguito della morte.)

Nelle celle le temperature superano i 40 gradi, è estate e alle persone detenute, in nome del controllo, è stata negata la possibilità di stare all’aperto nella gabbia arancione in più di tre, ci sono persone che non escono dalla cella da giorni.

Le persone detenute hanno raccontato del caldo, del costo dell’acqua, dell’inaccessibilità a beni primari, dei pasti somministrati in ritardo. La rivolta, iniziata verso ora di pranzo, è durata parecchie ore, tra il fuoco, le rivendicazioni, le pietre e la solidarietà del presidio esterno.

La protesta del 5 è stato uno dei momenti più accessi di giorni di proteste, iniziati la settimana precedente e che ha visto l’alternarsi di varie fasi, fino alla reazione dopo il 5.
Le forze dell’ordine dentro hanno soffocato la rivolta, all’esterno hanno alimentato la solita narrazione di essere vittime invece che carnefici.

Al calare del sole, le persone detenute sono state fatte scendere dal tetto e sono iniziate le procedure di trasferimento e deportazione.
Oggi sappiamo che:
– due persone sono state arrestate in flagranza
– sette sono state arrestate in flagranza differita dopo l’analisi delle immagini delle videocamere e delle foto scattate dalla polizia. Questa procedura è stata applicata in base alle disposizioni del Decreto Sicurezza 2025 : dal 4 giugno 2025 è possibile estendere la flagranza differita per manifestazioni pubbliche. Questa è una delle prime volte in cui viene applicata: come sempre, i CPR si confermano laboratori della repressione statale.

Le minacce e la violenza fisica da parte delle forze dell’ordine hanno soffocato anche il presidio all’esterno, nonostante qualche tentativo di interferire con gli arresti e i trasferimenti delle persone in rivolta, e impedendo di conoscere i provvedimenti che sarebbero stati presi da lì a qualche ora.

Sappiamo che una sola persona è stata individuata come “promotore della rivolta” e ora, successivamente alla convalida del Gip della procura di Potenza, è stata applicata alla sua persona una misura cautelare: oggi si trova detenuto nel carcere di Potenza.
Le altre persone sono state portate nuovamente in Cpr: tra Palazzo, Bari e Brindisi, in attesa del processo sui fatti del 5 agosto che si aprirà a settembre.

Il 5 agosto è stata una giornata di rivolte e repressione.
Solidarietà alle persone detenute.
Contro ogni barriera, frontiera, carcere e cpr. Contro la repressione e i Lager di stato.

IL CPR DI BARI PALESE BRUCIA DA SETTIMANE

Riceviamo e diffondiamo

Ad una settimana di distanza dalle rivolte di inizio luglio il Cpr di Bari è andato di nuovo a fuoco, lx reclusx si sono rivoltatx per tre giorni di seguito. La rabbia si è trasformata in fuoco dopo i continui abusi da parte di sbirri, operatori e sanitari, complici diretti della violenza dello stato che decide chi e come è utile al capitale. Persone che decidono deliberatamente di votare la propria vita a questa macchina di violenza e reclusione, vantando il loro razzismo nei propri profili facebook ed utilizzando la narrazione del supporto, dell’aiuto umanitario e dell’accoglienza come scudo per legittimare la loro complicità.

[21 luglio]

Ieri ci hanno chiamati dal Cpr di Bari palese per avvertirci che nel Modulo 7 erano stati accesi dei fuochi per protesta e che alcuni moduli della struttura erano andati a fuoco.
Dall’interno abbiamo appreso di varie persone finite in ospedale per autolesionismo e per le botte ricevute dagli agenti di polizia. Gli stessi agenti che insieme agli operatori si sarebbero poi rifiutati di portare in ospedale una persona con gambe e braccia rotte.
Oggi ci hanno comunicato che non riusciva nemmeno ad andare in bagno ma che a nessunx interessava, e che uno sbirro ha deciso di dirgli “Fatti la galera”.
Sia nella quotidianita che nei momenti di rivolta, la prevaricazione ed il ricatto sono lo strumento con cui sbirri, operatori e sanitari esercitano il potere.
Molte persone si sono tagliate e nessunx è statx soccorsx.
Anche M., l’amico che ci ha chiamatx, ci ha raccontato che dopo 3 anni che non si tagliava è tornato a farlo per la disperazione che vive in quel posto.
Che questa notte bruci a lungo!

[22 luglio]

La rivolta continua anche stanotte.
Ci hanno chiamatx dal modulo 7 mentre i primi fuochi si accendevano.
Anche i moduli 3 e 6 vanno a fuoco.
Lx operatorx sono tuttx uscitx e il centro è pieno di camionette.
Gi sbirri sono con maschere antigas e manganelli pronti a menare.
Lx reclusx sono sui tetti per non respirare il fumo dell’incendio.
Ci dicono che sono le guardie ad aver iniziato, forse per vendetta della rivolta di ieri.

[23 luglio]

La rivolta non si è mai fermata.
Stamattina lx amicx ci hanno detto che non c’erano fuochi accesi e nessunx era sul tetto ma che si continuava a urlare,battere e lottare!
Alle 17 più o meno, dal modulo 4 ci hanno chiamatx per avvisarci che stavano accendendo nuovi fuochi.

[Notte del 23 Luglio]

Lx solidalx sono andate sotto il Cpr per portare un saluto e dare sostegno allx rivoltosx.
Il saluto é durato 5 ore nelle quali si è riuscitx a comunicare con le persone recluse salite sui tetti che urlavano Libertà.
A l’una di notte, M. ci ha chiamatx per dirci che era stato messo in Isolamento e che il pacco che era stato lasciato per lui non era mai arrivato. Anche tutti gli altri pacchi lasciati sono stati consegnati solo dopo che lx reclusx hanno cominciato a protestare anche per quelli.
M. in chiamata ci ha fatto sentire il rumore del suo letto, completamente fatto di ferro, senza nemmeno un materasso su cui dormire.
Ci ha ringraziato per il sostegno e per i fuochi d’artificio, dal tetto è riuscitx a vederli bene, non li vedeva da tanto tempo.

M. ha 22 anni, dopo 7 anni di prigione è uscito per buona condotta, lavorava e aveva una vita, faceva spettacoli al teatro, un’attività che aveva iniziato in carcere.
Da un giorno all’altro è stato fermato e portato nel Cpr, senza sapere neache perché.
Lo stesso stato che ha concesso la libertà a M. ha deciso di toglierla senza scrupoli.
Una libertà concessa solo perché lo stato aveva deciso di aver piegato M. abbastanza.
La “buona condotta” resa il marchio di chi è stato “aggiustato” dal carcere.
Una libertà durata il tempo di tornare clandestinx, tornare ad essere un problema da rinchiudere.

Verso le 17 di due giorni dopo M. è riuscito a fuggire dal Cpr di Bari Palese; era in isolamento.
Non sappiamo se sia ancora libero ma lo speriamo con tutto il cuore.

[24 luglio]

Oggi la situazione nel lager è più tranquilla.
Lx reclusx sono stanchx e in più l’ufficio immigrazione è stato al centro stamattina per fare terrore psicologico allx rivoltosx.
A. un ragazzo tunisino é stata arrestato per le rivolte di ieri
Non eravamo in contatto con lui purtroppo e non sappiamo chi è il suo avvocato.
Sappiamo della differenza di privilegio che c’è tra chi lotta dentro al Cpr e chi fuori.

Riteniamo fondamentale dare sostegno allx reclusx in questi momenti di rivolta, perchè sappiamo che l’unico modo per chiudere i cpr é attraverso le rivolte, il fuoco e la forza delle persone reclusx di resistere.
É importante essere li sotto per non lasciarlx isolatx in questi momenti, in cui l’apparato repressivo si esprime con violenza non solo attraverso gli arresti, ma anche con il costante ricatto del rimpatrio o del prolungamento della reclusione.

“Fumo denso divampa
e sparge l’urlo per la libertà
dei fratelli imprigionati
La fiamma si alza sconfinando
le alte mura militari
della macchina reclusiva dello stato.
Ombre di giganti con il volto coperto
vanno avanti e indietro
dentro il bianco fumo,
organizzando la rivolta
immaginando l’evasione”

NUOVO OPUSCOLO: DEPORTAZIONI. RIFLESSIONI PER ATTACCARE GLI INGRANAGGI DEL RAZZISMO DI STATO

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I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) vanno chiusi e basta, questo è quello che abbiamo imparato in questi lunghi anni di lotte e resistenze da quei campi di morte. Queste strutture sono un vero e proprio monito alle persone libere, un luogo di violenze e dolore, uno strumento di ricatto per la manodopera sfruttata.

Senza dimenticare tutto quello che avviene prima, per riempire un CPR:
retate nei quartieri, sugli autobus, nei ghetti, lungo tutta la penisola.

Nel corso dell’ultimo anno stiamo anche assistendo ad una forte accelerata delle deportazioni. Infatti, considerando il 2024 i dati parlano di un aumento complessivo del 16% rispetto all’anno precedente e il 2025 lascia chiaramente intendere che questi numeri andranno ad aumentare.


Come compagnx riteniamo necessario continuare ad opporci a tutto questo, soprattutto davanti ai nuovi assetti, che per veder crescere le deportazioni alzano il livello di violenza e razzismo in ogni angolo della società.

Ecco il perché di questo testo, nel quale si è cercato di accendere l’attenzione sulle deportazioni, considerando i diversi meccanismi ed attori che le rendono possibili e sottolineando come nel corso degli ultimi anni l’impianto normativo, che regolamenta ogni aspetto dell’esistenza dei/delle non italianx sia diventato sempre più restrittivo, sia nella possibilità di ottenere e mantenere un permesso di soggiorno, sia nella possibilità di entrare in Italia, in Europa.

Un testo, strumento e pretesto, con cui lanciare una mobilitazione contro le deportazioni che avvengono all’ordine del giorno.

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TORINO: AGGIORNAMENTI SUL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI

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Il CPR di Torino imprigiona ad oggi una sessantina di persone divise in 3 aree: Blu, Verde e Gialla.
Dalle rivolte che in primavera distrussero l’area Viola e Bianca, Sanitalia – cooperativa gestrice del centro – ha mantenuto un costante livello di terrore volto a scoraggiare ogni tipo di protesta, soprattutto attraverso la minaccia del carcere. Infatti nelle ultime settimane, in più episodi ci sono stati detenuti trasferiti in galera a seguito di singoli episodi di insubordinazione o di litigio tra prigionieri. Il ritorno dal carcere al CPR, dopo pochi giorni, porta con sé in alcuni casi una misura cautelare, in altri un trasferimento punitivo in un altro CPR, e sempre e comunque un’immediata riconvalida della detenzione amministrativa che, di fatto, azzera il conto dei mesi di trattenimento e inevitabilmente allunga i tempi di detenzione.

È ben chiaro come il clima di paura imposto dai gestori del centro sia volto a pacificare la struttura e così guadagnare economicamente il più possibile dal perdurare dello stato delle cose.
A tal proposito è bene raccontare la situazione odierna dentro il lager di Torino e quali sono gli strumenti di cui si stanno dotando i reclusi per resistere e protestare. Parte cruciale della tortura inflitta quotidianamente ai detenuti ruota attorno alla scarsezza e alla nocività dei beni di prima necessità distribuiti. I prodotti per l’igiene personale vengono somministrati in dosi minime, troppo scarse. L’acqua potabile, nonostante il caldo estivo, è limitata a un litro a pranzo e uno alla cena. Il cibo è rancido, maleodorante e immangiabile.

Qualche giorno fa – alla consegna di pane scaduto e con la data di scadenza modificata a penna – molti detenuti di tutte e tre le aree hanno deciso di rifiutare il cibo per un giorno intero.

Grazie a questa protesta, da quel giorno in poi almeno il pane è stato consegnato non scaduto, dimostrando ai dirigenti del CPR come la determinazione dei detenuti vada molto oltre – e possa sfidare – le umiliazioni, i ricatti e le torture a cui sono sottoposti.

Al fianco dei detenuti di tutti i CPR
Tutti liberi!

 

PUGLIA: CPR BRINDISI RESTINICO – SALUTO ALLX RECLUSX LIBERTÀ PER LX RIVOLTOSX

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Sabato 12 Luglio alcunx compagnx sono statx al Cpr di Brindisi Restinco.

H. si trovava in isolamento e in sciopero della fame da 8 giorni e negli ultimi aveva anche smesso di bere acqua e di prendere la terapia.  Non faceva altro che dirci che stava morendo piano piano.

Giovedì ha iniziato a mangiare i tappi di plastica per protesta, ha chiamato un’ambulanza e nessuno è andato a soccorrerlo. Gli dicevano solo di “stare tranquillo”.  Anzi, un ispettore ha anche detto che “forse l’ambulanza ha qualcosa di più importante da fare.”

La sera, dopo una serie di pressioni che ha fatto durante tutta la giornata, e dopo aver ingoiato altri tappi di bottiglia, raccolti anche con l’aiuto dei compagni di sezione, è stato portato in ospedale.

Il giorno dopo H é tornato in isolamento e ha continuato a fare casino e a mangiare oggetti. La polizia e operatorx gli hanno sequestrato il cellulare per tutto il giorno, probabilmente per non permetterci di comunicare con lui e per non permettergli di chiamare le ambulanze.  Restituendolo solo la sera intorno alle 21 per un massimo di 30/40 minuti di chiamata.  Anche il giorno dopo, lo ha potuto usare solo la mattina e subito dopo gli è stato tolto per tutto il giorno impedendogli di nuovo di comunicare.

Lx compagnx hanno deciso di andare a parlare con chi in quel momento era direttamente responsabile della situazione di H e suo aguzzino. In quel lager è già morta una persona, e un’altra sta morendo ammazzata sotto gli occhi di tutti!!!

Uno sbirro e un operatore hanno cercato di convincere che tutto era fatto per il bene di H. Ci hanno detto che è voluto tornare lui dall’ospedale, rifiutando le cure e sminuendo la pratica autolesionistica come forma di protesta.  E che ha continuato l’isolamento perché era troppo agitato, il sequestro del telefono l’hanno prima negato e poi posti davanti all’evidenza l’hanno giustificato, dicendo che era per evitare che lo usasse per “farsi del male” (resistere). Chiaramente sappiamo bene qual è la verità, lx detenutx hanno dei telefoni personali e possono usarli come e quando vogliono, mentre li dentro quello che fanno sono solo abusi di potere.

Dopo pressioni e insulti sbirri e operatorx hanno deciso di far tornare H. dai suoi compagnx, che l’hanno convinto a porre fine allo sciopero.

Avvocato, operatorx, polizia si sono lamentati del fatto che H fa troppo casino, che si agita troppo, e questa cosa non gli permette di andargli incontro.  La loro pretesa è che lui, come tutti gli altri, stia zitto ad aspettare.  Come se fosse colpa sua se sta male, colpa sua se va in isolamento o se si agita, togliendosi da ogni responsabilità.

Mentre sono solo degli aguzzini, carnefici delle morti di stato che avvengono dentro questi lager; la morte arriva piano, le torture che gli infliggono non sono solo fisiche ma anche psicologiche.
L’operatore con cui abbiamo parlato, ha descritto il momento dell’assunzione della terapia come una ATTIVITÀ che lx reclusx svolgono durante la giornata . Come se fosse un gioco, o qualcosa di ricreativo, mentre viene usato per sedare ogni forma di protesta e non permettergli di reagire.

A prova di ciò, a maggio nel cpr di Brindisi Restinco è morto Abel, una persona nigeriana di 37 anni, di overdose da psicofarmaci.

Cercare di sostenere H. non era l’unico motivo per cui lx compagnx sono tornate a Brindisi (non che serva un motivo in particolare per andare sotto quei centri). Dopo le rivolte di Bari, 3 persone sono statx arrestatx, dopo essere statx trasferite in custodia cautelare nel carcere di Bari per 2 giorni sono statx processatx per direttissima.
Hanno tuttx e 3 patteggiato per 6 mesi (pensa sospesa) e sono statx tuttx portatx di nuovo in un Cpr.

J. a Palazzo S.Gervasio (liberato Venerdì)
S. e O. al Cpr di Brindisi.
Quindi dopo aver litigato al gabbiotto d’ingresso lx compagnx si sono spostate sul retro del centro da dove si salutano lx reclusx. Sappiamo che S. e O. stanno “bene” e che hanno sentito le urla di “Libertà!!”.

In questo periodo tantx detenutx sono piccolx e ribellx , vengono punitx perché hanno ancora la forza di lottare contro questo sistema. Hanno tanta forza di ribellarsi. E’ evidente la differenza, le persone più grandi recluse sono stanche. Il sistema di merda razzista reprime costantemente, e a lungo andare le forze per resistere finiscono.

“Lo stato mette il virus del razzismo e della divisione, non ci sono differenze, lo stato lo mette con televisione, loro sono un organizzazione mafiosa”.

Grazie a tuttx i rivoltosx, in strada, nelle carceri e nei Cpr.
Auguriamo una buona libertà a J e che arrivi presto anche per S.,O. e TUTTX!!🐦‍⬛🐈‍⬛

FUOCO AI CPR!!🔥🔥
ABEL VIVE!!🏴
SOLIDARIETÀ A LX COMPAGNX DENUNCIATE ALL’AEREOPORTO DI MALPENSA VENERDI 11 LUGLIO🖤🏴

PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ AI RECLUSI DEL CPR DI GRADISCA

Diffondiamo:

Torniamo sotto le mura del lager CPR di Gradisca d’Isonzo, per portare la nostra solidarietà agli ostaggi del razzismo di stato. Il caldo soffocante nelle gabbie, le condizioni miserabili della detenzione etnica, le diverse forme della tortura quotidiana (sanitarie, psicologiche, amministrative, repressive) mostrano il lato più spietato dei meccanismi di razzializzazione. Il CPR deve essere la gabbia dove si consuma la violenza più feroce, ma anche il monito – insieme a tutto il sistema delle espulsioni e della deportazioni – per chi non ha il documento giusto, e così rafforzare la società della segregazione e dello sfruttamento. Un pensiero, a questo punto, va alle campagne (anche quelle friulane…) dove lo sfruttamento razziale raccoglie la frutta e la verdura per le tavole delle bianche cucine climatizzate, o agli operai dell’edilizia (anche triestina…) che ripassano il cemento della riqualificazione e della speculazione.

In questa estate, mentre sarai al mare in Puglia, a pochi passi da te qualcuno sarà piegato di lavoro; mentre salirai sull’aereo a fianco a te ci sarà una persona, scortata e in manette, pronta per essere deportata; mentre starai bevendo l’aperitivo sarà in corso una retata. Per le/gli altri/e, invisibili residui delle catene di sfruttamento di forza lavoro e territori si apriranno le porte dell’inferno.

A Gradisca d’Isonzo, come negli altri lager, si tortura. A Ronchi dei Legionari, come in tantissimi altri aeroporti, si deporta. Nella campagne e nei ghetti si schiavizza.

Tutto ciò accade proprio agli angoli della baracca cadente dell’opulenza, costruita su genocidi e guerra. Questa è la realtà che si nasconde dietro le retoriche sui diritti umani, sugli stranieri, sulla (mancata) integrazione, sui maranza, sui quartieri multietnici.

Per questo stare al fianco di lotta – dei reclusi dei CPR, dei disertori della guerra interna ed esterna – è importante.

Complici e solidali con i rivoltosi!

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2025/07/13/presidio-in-solidarieta-ai-reclusi-del-cpr-20-luglio-gradisca-disonzo/