STRAGE DI STATO AL CARCERE S.ANNA DI MODENA: IL SILENZIO È COMPLICITÀ!

Diffondiamo un testo distribuito di recente a Modena:

STRAGE DI STATO AL CARCERE S.ANNA DI MODENA: IL SILENZIO È COMPLICITÀ!

8 marzo 2020. Mentre l’emergenza Covid-19 e le prime misure liberticide ”di contenimento” adottate dallo Stato italiano iniziano ad entrare prepotentemente nella nostre vite, all’interno del carcere S. Anna di Modena e di molte altre galere italiane scoppiano rivolte spontanee.
Le motivazioni che hanno portato i detenuti a ribellarsi non sono legate solo alla sospensione dei colloqui in carcere, ma alle condizioni disumane di detenzione, che tuttora persistono e continuano ad amplificarsi, all’ordinario disinteresse mostrato dallo Stato per la vita dei carcerati totalmente isolati dal mondo esterno e, come tutti in quel momento, esposti al rischio di contagi. Lo Stato risponde alle rivolte con la brutalità che gli è propria. L’ordine viene ristabilito a suon di botte, torture, umiliazioni, ricatti e trasferimenti punitivi dei rivoltosi in altre carceri.
Al carcere S.Anna di Modena, a seguito della rivolta, si contano 9 detenuti deceduti.
Mentre il Sindaco di Modena si congratula con i picchiatori in divisa per l’ottimo lavoro svolto, i media si affrettano a motivare i decessi parlando di overdose da metadone e psicofarmaci caduti nelle mani dei rivoltosi dopo l’assalto all’infermeria del carcere. Ma i segni di percosse, gli ematomi ed i molteplici traumi riscontrati sui cadaveri di alcuni carcerati morti appena dopo la rivolta, durante o a seguito dei trasferimenti in altre galere, parlano chiaro: si tratta di omicidi di Stato, di una vera e propria strage. Che dire poi delle volontarie omissioni di soccorso avvenute nei confronti di alcuni detenuti in condizioni di salute estremamente precaria, durante quegli stessi trasferimenti punitivi?
Nonostante l’archiviazione delle indagini e la chiara volontà dello Stato di insabbiare quanto avvenuto quel giorno al S.Anna, siamo nuovamente in piazza a spezzare il silenzio che imperversa su quelle tragiche nove morti. Evidentemente alle autorità modenesi e alla questura, che oggi si riempono la bocca dell’importanza della Parola e della legittimità di ogni forma di espressione, quanto abbiamo da dire infastidisce. Infatti, alcuni di noi hanno ricevuto avvisi di garanzia per apertura di indagini legate alla diffusione di notizie false e tendenziose riguardanti la strage del S. Anna (durante un semplice volantinaggio in città). Non siamo stupiti, né intimoriti, ma ancora più arrabbiati, perché i morti in carcere costituiscono la ”normalità democratica”. Anche questa settimana al carcere di Modena, nel più totale silenzio, ha perso la vita un giovane di 34 anni per arresto cardiaco. I soccorsi non sono giunti prontamente, l’aggravamento delle condizioni di salute, segnalato dalle urla e dalle richieste di soccorso degli altri detenuti della sezione, è stato ignorato dalle guardie.
Davanti ad uno Stato democratico basato su stragi di proletari e migranti, ad un padronato assassino e sfruttatore colpevole di mille morti sul lavoro ogni anno, alla devastazione ecologica, alla repressione di ogni forma di dissenso radicale, alla criminalizzazione dei quartieri popolari e dei loro abitanti (oggi si promette più repressione anche per i bambini di 12 anni cresciuti nei quartieri-ghetto in cui, assieme alle galere, lo Stato tenta di confinare la miseria prodotta dal capitalismo); davanti a tutto questo e ad uno scenario di guerra in cui lo Stato italiano ed i padroni ci stanno catapultando nel nome dei propri interessi e profitti, siamo fermamente convinti che l’unica risposta possibile consista nella solidarietà tra chi sta pagando sulla propria pelle la crisi e la guerra dei ricchi sfruttatori (carovita, energie e affitti a costi folli, taglio della sanità e della scuola per aumentare le spese militari), nella lotta autorganizzata fuori dalle logiche istituzionali e partitiche, nell’attacco di chi ci rende la vita ogni giorno più precaria e invivibile.

STATO E PADRONI ASSASSINI!
LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA.
AL FIANCO DI CHI LOTTA DENTRO E FUORI LE GALERE.

anarchiche e anarchici

ROMA: ASSEMBLEA APERTA E PRESIDIO PER L’UDIENZA AL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA RIGUARDANTE LA PERMANENZA DI ALFREDO COSPITO IN 41 BIS

Diffondiamo:

Il 19 ottobre si terrà presso il tribunale di sorveglianza di Roma un’udienza riguardante la permanenza di Alfredo Cospito in 41 bis. Al fine di organizzare un’iniziativa in solidarietà con il compagno, invitiamo ad un’assemblea aperta per domenica 8 ottobre. Dopo l’intensa mobilitazione in solidarietà con Alfredo, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, sviluppatasi tra maggio 2022 e l’aprile successivo, non dimentichiamo che il compagno rimane recluso in questo regime detentivo.

Assemblea: domenica 8 ottobre, largo Perestrello, Roma, alle ore 16.

Presidio solidale: giovedì 19 ottobre, via Triboniano, Roma, alle ore 9.

Chiudere il 41 bis! Contro la tortura di Stato! Solidarietà rivoluzionaria con Alfredo Cospito!

Assemblea di solidarietà con Alfredo Cospito e i prigionieri rivoluzionari

Roma, settembre 2023

GENOVA: PRESIDIO SOLIDALE AL CARCERE DI MARASSI

Diffondiamo:

Affondiamo le galere, lo Stato che le controlla e il Capitale per cui esistono.

Domenica 3 settembre ore 18

Nelle carceri italiane i gesti di ribellione individuale e collettiva si moltiplicano quotidianamente. Da giorni i detenuti di Marassi sono in protesta contro l’aumento dei prezzi, una lotta che ci riguarda tutti. Viviamo tempi di guerra nei quali i torturatori e assassini del carcere di Modena tornano in servizio dopo l’archiviazione del processo per strage, mentre Alfredo Cospito e Anna Beniamino vengono condannati per una strage politica senza feriti. Mani libere per gli oppressori, le manette ai polsi degli oppressi. La solidarietà è un’arma che spaventa i padroni di questo mondo, per questo la repressione colpisce chi la pratica. Le associazioni sovversive per chi ha lottato contro il 41bis, per la pubblicazione di un giornale anarchico o anche per l’esposizione di uno striscione hanno un significato chiaro: per far marciare l’economia di guerra occorre togliere di mezzo chi vuole sabotarla.

SOLIDARIETÀ AGLI ARRESTATI PER IL GIORNALE ANARCHICO BEZMOTIVNY E AI DETENUTI IN LOTTA

CATANZARO: DETENUTO IN SCIOPERO DELLA FAME E DEI FARMACI

Dai media apprendiamo di un detenuto in sciopero della fame e dei farmaci (da cento giorni rifiuta il cibo, da settanta i farmaci) poiché recluso senza possibilità di accesso al cortile, quindi all’ora d’aria. A causa di una malattia degenerativa il detenuto non può fare le scale in quanto si sposta in sedia a rotelle, l’ascensore è presente ma sempre guasto. La persona si è rifiuta di essere portata in braccio dalle guardie, sottoposta a flebo, le sue condizioni potrebbero iniziare a peggiorare.

Link: https://catanzaro.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2023/08/23/catanzaro-detenuto-rifiuta-i-pasti-da-100-giorni-beb78cf3-3ac9-4ea3-b359-cb37f41d9b4d/

GENOVA: PROTESTA AL CARCERE DI MARASSI

Dalla stampa apprendiamo di una protesta con battiture all’interno del carcere di Marassi contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la mancata consegna della spesa.

“Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto, alle 23,45 di ieri sera, ed è durata circa un’ora, dai detenuti ristretti nel penitenziario genovese di Marassi. Prima e Seconda sezione (i reparti più grandi dell’istituto) hanno sbattuto stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle”

ROMA: PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI REBIBBIA

MERCOLEDI 30 AGOSTO – ore 18 Presidio davanti al carcere di REBIBBIA
[appuntamento lato maschile – via Elena Brandizzi Gianni]

Diffondiamo:

Durante questa estate, forse approfittando della distrazione vacanziera dei più, molte delle guardie penitenziarie sotto processo per vari episodi di torture, a Torino come a Santa Maria Capua Vetere, sono tornate in servizio. A deciderlo sono stati i giudici competenti dei singoli procedimenti in cui sono imputate.
Riandando con la mente alla mattanza dell’aprile 2020 a S.M.C.V. ci preme inoltre ricordare che, a seguito di quelle brutali violenze di massa, ben 3 persone detenute sono decedute: Vincenzo Cacace e Fakhri Marouane, due tra i prigionieri che hanno denunciato le torture, e Lamine Hakimi dopo più di un mese di isolamento da quel maledetto aprile.
Quando fuori dalle carceri la vita si fa giorno dopo giorno più dura, chi è detenuto ha maggiori difficoltà a ricevere un sostegno dalle persone care. I pacchi alimentari, per esempio, si riducono di quantità e qualità. Per non parlare, poi, di quante persone imprigionate non hanno alcun sostegno poiché prive di una rete familiare o comunque affettiva.
Da lungo tempo chi è detenuto/a nel carcere di Rebibbia, denuncia la qualità scadente del cibo e i costi enormi del sopravvitto. Ma, nonostante ci sia un’indagine in corso, nei fatti nulla è cambiato.
Ad inizio agosto un detenuto, come riportato all’interno dei pochissimi articoli che ne hanno parlato, ha scelto di protestare contro le condizioni di detenzione salendo su una gru presente all’interno del carcere di Rebibbia.
Mentre scriviamo, veniamo a conoscenza del suo trasferimento punitivo nel carcere di Teramo solo perché i giornali del luogo hanno scelto di parlarne a seguito del suo tentativo di togliersi la vita. Nessuno ha voluto davvero approfondire i motivi della sua protesta e cosa c’è dietro questo ennesimo “tentato suicidio”.
Guardando agli ultimi 3 anni, ben 3 ministri della giustizia di diversa bandiera stanno perpetrando lo stesso lavoro di feroce annientamento. Dalle stragi e le torture di massa alle morti di carcere quotidiane. Non permettere che il carcere venga raccontato come una bolla separata dal resto, fare da megafono a chi è privato della libertà, farci sentire fuori da quelle mura anche durante quest’ennesima estate bollente, è necessario.