BOLOGNA: SCENDIAMO IN STRADA AL FIANCO DI ALFREDO

Il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame a oltranza dal 20 ottobre. Il 19 dicembre il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato la sua detenzione nel regime di tortura di 41bis, di fatto firmandone la condanna a morte.

SCENDIAMO IN STRADA, ANCORA AL FIANCO DI ALFREDO CONTRO IL 41bis ED ERGASTOLO OSTATIVO. STATO TORTURATORE ASSASSINO!

MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE ORE 19
PIAZZA VERDI – BOLOGNA

BOLOGNA: OCCUPATA UNA GRU ACCANTO LE DUE TORRI IN SOLIDARIETÀ AD ALFREDO

Diffondiamo:

All’alba del sessantesimo giorno di sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito contro 41 bis ed ergastolo ostativo, due compagnx hanno occupato una gru nel centro di Bologna e calato uno striscione con la scritta “Il 41 bis uccide. Alfredo libero. Tuttx liberx. Morte allo stato”. Altrx compagnx sono in presidio sotto la gru.
Da sessanta giorni, in ogni parte del globo, si susseguono iniziative e azioni in solidarietà con Alfredo e con lx prigionierx che con lui hanno intrapreso questo sciopero della fame. Da diciotto giorni il tribunale di sorveglianza di Roma -chiamato ad esprimersi sulla reclusione di Alfredo in regime di 41 bis- si è barricato in un assordante silenzio. Ogni giorno che passa la vita del nostro compagno è sempre più in pericolo. Alfredo è determinato nel voler proseguire ad oltranza questa battaglia.
Sta a tuttx noi continuare a lottare al suo fianco e dar voce ai nemici dello stato che si vorrebbero mettere a tacere nelle patrie galere.
Stato stragista e assassino.
41 bis ed ergastolo ostativo sono tortura.

CONTRO IL CARCERE, L’ERGASTOLO OSTATIVO E IL 41-BIS, CON ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME, PER LA LIBERTA DI TUTTX!

Un volantino distribuito a Bologna  alla street del 17 dicembre contro il decreto antirave “SMASH REPRESSION”

Nel decreto antirave sono state inserite misure che aggirano le indicazioni della corte costituzionale sull’ergastolo ostativo e le condizioni ostative, rendendo ancora più difficile la concessione dei benefici penitenziari per quei reclusi che non collaborano con la giustizia.

Nell’aprile 2021 la corte ha infatti dichiarato incostituzionale il tipo di regime penitenziario previsto dall’art. 4 bis che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari gli autori di alcuni reati tranne in caso di collaborazione con la giustizia. Il decreto legge del governo Meloni del 31 ottobre stabilisce che non sia però la collaborazione del detenuto l’unico strumento per accedere ai benefici di legge, per usufruirne, il detenuto dovrà dimostrare di aver aderito a specifiche condizioni e obblighi, civili e di riparazione pecuniaria, o «dimostrare l’assoluta impossibilità di tali adempimenti». Queste condizioni risultano però una trappola in quanto quasi impossibili da dimostrare, per cui di fatto l’operazione non fa altro che aggirare le indicazioni di incostituzionalità, riconfermando l’ergastolo ostativo e riconsolidando le condizioni ostative.

Stato e padroni stanno difendendo un dispositivo in cui la collaborazione diventa l’unico modo per recuperare la libertà. Questo non può che riguardarci tutte e tutti. Il “fine pena mai” dell’ergastolo ostativo si traduce in una morte a vita.

Dal fenomeno della criminalità organizzata che lo Stato finge di combattere, è stato istituito ed esteso un regime penitenziario differenziato volto a costringere alla collaborazione una variegata serie di condannati eterogenei, accomunati da una presunzione di pericolosità. Una presunzione assoluta, perché non superabile da altro se non dalla collaborazione stessa che esclude il prigioniero/a “in radice”, dall’accesso ai benefici penitenziari. L’immediata equivalenza tra l’assenza di collaborazione e la presunzione inconfutabile di pericolosità sociale, non permette di tenere conto di altri fattori che potrebbero condizionare e permettere altre valutazioni.

E’ anche bene ribadire che l’ordinamento penitenziario prevede già un dispositivo per costringere alla collaborazione, il 41-bis, ed oggi siamo qui anche contro questo regime di tortura.

Il 41 bis serve per isolare completamente il detenuto dall’esterno, l’unico modo per uscirne è quello di pentirsi e collaborare. Si tratta di un regime di annientamento e tortura studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale e per indurre sofferenza allo scopo di estorcere confessioni o dichiarazioni. Una condanna alla morte politica e sociale volta a recidere ogni forma di contatto con l’esterno e ad annullare la personalità del recluso.

Le prigioni sono lo strumento che Stato e padroni usano per mantenere l’ordine attuale, fatto di sfruttati e sfruttatori. Una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio, restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale, viene duramente represso come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.

È lo stesso Stato che sta tombando nelle patrie galere Alfredo Cospito, compagno anarchico recluso in 41-bis dal 5 maggio 2022 con un decreto firmato dall’allora ministra della giustizia Marta Cartabia.
Alfredo è in sciopero della fame dal 20 ottobre contro il regime detentivo del 41 bis e contro l’ergastolo ostativo. Una battaglia che non intende interrompere, fino al proprio decesso.

La sua lotta riguarda tutte le detenute e i detenuti, fra i quali ricordiamo i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente rinchiusi da oltre 17 anni in 41 bis (Nadia Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma). Nel 2009 la compagna Diana Blefari, della stessa organizzazione, si tolse la vita dopo la permanenza in questo duro regime carcerario. Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo capire il carattere politico degli scioperi della fame fino alla morte attuati da molti compagnx rivoluzionarx.

Attualmente detenuto nel carcere di Bancali, in Sardegna, Alfredo si trova recluso ininterrottamente da dieci anni nelle sezioni di Alta Sicurezza e ora in regime di 41 bis. Alfredo è sempre stato in prima linea nelle lotte, mai disposto a compromessi o ad arrendersi, attivo nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione, in ogni angolo del mondo. Dopo l’arresto avvenuto nel 2012, nel corso del processo che ne è seguito, ha rivendicato il ferimento del dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, uno dei massimi responsabili del nucleare in Europa. Nel 2016 è stato coinvolto nell’operazione Scripta Manent in cui è stata riformulata la condanna per lo stesso Alfredo e per Anna Beniamino in “strage politica” – la cui unica pena prevista è l’ergastolo – cosa mai applicata nemmeno al massacro del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna o a quello del 12 dicembre 1969 di Piazza Fontana a Milano. Lo Stato italiano complice delle peggiori carneficine fasciste sta condannando per strage due anarchici per un attacco che di fatto non ha provocato né vittime né feriti.

Condividiamo con Alfredo la necessità di lottare contro una società basata sullo sfruttamento e l’annichilimento di ogni forma di vita. Sappiamo che sono tempi ideali per mettere in atto svolte autoritarie da parte dei governi, lottare contro la miseria di questo mondo ci riguarda tutte!

NO AL 41-BIS, NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO LIBERX TUTTX


PDF: CONTRO IL CARCERE, L’ERGASTOLO OSTATIVO E IL 41 BIS, CON ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME, PER LA LIBERTÀ DI TUTTX!


DAI MURI DELL’OCCUPAZIONE DI VIA STALINGRADO 31 A BOLOGNA: È UN PRIVILEGIO MORIR D’AMOR

E’ un privilegio morir d’Amor.
Ericailcane + Infinite sui muri dell’occupazione di via Stalingrado 31 a Bologna

“non esiste vera gioia se non sperimentando
mettendo al bando ogni velleità di comandare
sperimentare libertà per liberarsi
perché siamo fatti per marciare sulle teste dei potenti
non per marcire di miseria
per soffiare sulle braci dei tizzoni ardenti
per illuminare col fuoco questi tempi spenti”


Foto da: https://infestazioni.noblogs.org/le-idee-non-si-sgomberano-foto/

BOLOGNA: FAVOLOSE, INFESTANTI, INDISCIPLINATE. GIORNATA TRANSFEMMINISTA

Da infestazioni.noblogs

SABATO 10 DICEMBRE DALLE ORE 10
AL NUOVO SPAZIO OCCUPATO – VIA STALINGRADO 31

🔥Favolosə, infestanti, indisciplinatə 🔥
Come soggettività socializzate donne e fr0ce sentiamo la necessità di contaminare con germi TFQ ogni spazio della città. Ripartiamo dalla nuova occupazione in via Stalingrado 31 per condividere saperi, pratiche e per momenti di socialità fuori dalle logiche del consumo e dai paradigmi eteronormativi. Mentre vediamo un inasprimento della violenza, vogliamo provare a costruire spazi affermativi e safer per tutt*
Crediamo in un femminismo eccentrico, radicalmente fr0cio e intersezionale.
Ci troviamo Sabato 10 dicembre alla nuova occupazione di via Stalingrado 31
PROGRAMMA
H 10 Laboratorio di autoformazione transfemminista con Collettiva Matsutake
H 13 Pranzo
H 14 letture da King Kong Theory
H 15 Incontro sul sex work con Ombre Rosse
H 16 Intervento su carcere e detenzione dalle Brughiere.
H 17 Autoinchiesta con Laboratorio Smaschieramenti
H 19 Talk su autoproduzioni trans femministe
H 20 Socialità degenere! Musica e aperitivo
Odio il macho
Lotta mucho
Rispetta lo spazio, le persone e gli animali non umani attorno a te!

BOLOGNA: HACKERIAMO LA GABBIA! SOCIALITÀ ANTIPSI

Da Collettivo Antipsichiatrico Strappi

Questo lunedì 21 dalle 17:30 ci uniremo all’iniziativa prevista in Piazza Verdi contro il 41-bis e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame.

Dalle 20:00 saremo al nuovo spazio occupato (Via Stalingrado 31) con un piccolo rinfresco e un po’ di musica, a cospirare per un mondo senza psichiatria, senza carcere e senza frontiere!

BOLOGNA: NUOVA OCCUPAZIONE IN VIA STALINGRADO 31

Da: Infestazioni

Ad ogni sgombero nuove infestazioni

Questa mattina abbiamo riaperto la palazzina di via Stalingrado 31. Abbiamo scelto di farlo in aperta sfida al clima di forte repressione del dissenso, di palese criminalizzazione di ogni forma di conflitto e di auto-organizzazione: dalla pesantissima sentenza del processo ai 9 occupanti del Giambellino a quelle con cui lo Stato mira a seppellire in carcere anarchicə come Alfredo e Juan (attualmente in sciopero della fame assieme ad Anna e Ivan), dallo sgombero dell’Edera Squat e del Brancaleone al processo alle e ai militanti di Askatasuna, fino ai continui attacchi agli esponenti piacentini del SiCobas. In questo contesto ci ritroviamo ad affrontare un ennesimo tentativo di addomesticamento e repressione che segue e peggiora la linea inaugurata dai precedenti governi: il cosiddetto “decreto anti-rave”, che mira a ridurre il campo di immaginazione e di possibilità, attaccando ogni minima forma di aggregazione, socialità e auto-determinazione. 

Attraverso la paternalistica narrazione del ripristino della legalità, il provvedimento ha già finito per criminalizzare situazioni come il concerto metal al Boccaccio della scorsa domenica e per colpire persino situazioni perfettamente legali, come le serate tekno di sabato scorso a Bari e Sassuolo. Risulta così palese il suo vero obiettivo: attaccare chi cerca di costruire modi alternativi di vivere e di essere.

Per noi l’occupazione è un mezzo e non il fine. Scegliamo di occupare per far cadere il velo di ipocrisia dell’amministrazione bolognese a trazione PD, l’ipocrisia di una giunta che si narra ecologista ma che promuove il passante, l’ipocrisia di un partito responsabile dell’interventismo bellico e degli accordi assassini col governo libico, ma che al contempo si indigna per la “violenza” puramente simbolica di un manichino. Quella giunta che, dopo gli sgomberi degli ultimi mesi, fingeva di aprirsi alle necessità della lotta per la casa, ma che pochi giorni fa ha ordinato lo sgombero di via Oberdan 16.

Occupiamo oggi per concretizzare l’esigenza di resistere a tutto questo, per praticare e diffondere autogestione, per realizzare altro rispetto a quello che viene imposto dal mercato e da chi vuole che ogni spazio di incontro venga recintato e mercificato.

La scelta di questo luogo non è casuale: su questo spazio, abbandonato da più di 10 anni, esiste dal 2015 un progetto di “riqualificazione” che prevede la destinazione del 69% dell’area ad affittacamere e Bnb. Se queste sono le opzioni (sovrapprezzate e inaccessibili) offerte a Bologna in piena emergenza abitativa, decidiamo di destinare parte dello stabile al bisogno di un gruppo di compagnə che si stanno trovando senza una casa.
Anche e non solo a partire dalla suddetta emergenza, abbiamo recentemente visto il diffondersi di nuove esperienze di occupazione e di rilancio delle lotte in città, come l’occupazione appena nata in zona universitaria. 

Con questa occupazione siamo felici di prendervi parte: vogliamo che questa possa essere una base per chiunque voglia portare avanti le necessarie forme di resistenza, di contrattacco a ciò che ci opprime e che mina la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri. Vogliamo che sia un luogo per portare colore nel grigiore della quotidianità che ci impongono, per creare insieme qualcosa che valga la pena d’esser vissuto, qualcosa di nostro.

Vi aspettiamo tutte e tutti nel nuovo spazio in via Stalingrado 31, per costruire insieme nuovi modi di vivere questa città, per auto-determinarci, per una vita radicalmente diversa.