BOLOGNA: SOLIDARIETAZ [NO 633 BIS]

Diffondiamo:

Isolamento e repressione? Uniamo le forze davanti a chi pensa di addomesticarci e intimidirci.

A seguito della recente TAZ a Bologna alcune persone identificate intorno all’area quel giorno sono state denunciate per 633 bis, mentre molte altre stanno ricevendo avvisi di apertura indagine per invasione di terreni ed edifici (art 633 c.p.).

Il famigerato 633 bis fa riferimento alla legge cosiddetta anti-rave. Una legge creata sull’onda di un’emergenza che non esiste, che intende colpire raduni autogestiti con la scusa arbitraria e strumentale della sicurezza e della salute.

Sappiamo bene come questi tentativi di attaccare e isolare singole e singoli, siano volti a scoraggiare l’autodeterminazione di intere comunità e collettività.

Per quanto ci riguarda, si parte insieme, si torna insieme!

Se hai ricevuto notifiche di procedimenti in corso su di te riferiti a quel giorno, se non sai come muoverti, DON’T PANIC! Alla mail solidarietaz@autistici.org puoi ricevere supporto, unitx anche alle altre persone colpite come te alla TAZ, per difenderci insieme dalle politiche proibizioniste e repressive del governo.

10, 100, 1000 TAZ!⁩

BOLOGNA: DISERTA LE URNE, SCEGLI T.A.Z.

Diffondiamo:

FURY ROAD 16-17.11.2k24

“There is no alternative” tradotto “Non esiste alternativa” così diceva la conservatrice inglese Margaret Thatcher insistendo su come non ci sia altra scelta al capitalismo. E così pure sarà questa domenica elettorale, in cui quella parte di popolazione che gode dei diritti di cittadinanza, sarà invitata da chi governa questo sistema di oppressione e sfruttamento, a “scegliere” quale versione del capitalismo indossare in regione per la prossima stagione, e a mettere una croce, quella si, su reali immaginari, scelte e alternative. Per quanto ci riguarda a questa tornata elettorale rispondiamo riprendendoci ossigeno e spazio con questa nuova T.A.Z.! Raggiungeteci a San Lazzaro in via Remigia all’incrocio con via Aldo Moro, abbiamo aperto un edificio industriale abbandonato per tuttx coloro che questo fine settimana alla delega e alle urne, preferiranno un weekend di autogestione e libertà, tra musica, spettacoli e socialità.
In questa regione martoriata dal cemento, occupiamo a dispetto di un teatrino elettorale che oscilla tra negazionismo climatico e greenwashing, fra partiti che negano l’impatto dell’industrializzazione sull’ecosistema, e chi tenta invece di raccontarla verniciando speculazioni e profitti di verde. Riprendiamo spazio contro le politiche securitarie, razziste, proibizioniste e repressive che stanno travolgendo le città, contro la legge anti-rave e il nuovo DDL 1660, che se approvato, istituzionalizzerà un sempre più manifesto stato di polizia.
Rifiutiamo l’illusione di “scelta” e “democrazia” che dà il voto, una “democrazia” che sappiamo fondata su colonialismo, guerre e frontiere. Questo fine settimana all’isolamento della cabina elettorale preferiamo un capannone dove starci tuttx, per riscoprire immaginari e pratiche fatte di autodeterminazione, cura, creatività, solidarietà e autogestione!

Se votare cambiasse qualcosa, sarebbe illegale.

Accesso e parcheggio per camper e mezzi pesanti
Fire Show e proiezioni
Bar, cucina, banchetti e autoproduzioni
Stand RDR
Zona Chillout
Zona FLINTAQ+

Porta acqua in abbondanza
Porta una boraccia o conserva il tuo bicchiere

No fascismo, No sessismo, No razzismo, No omolesbobitransfobia
Rispetta il posto, te stessx e lx altrx!

Coordinate GPS 44.467210,11.428898

https://omaps.app/0yuoOqEEhM/Luogo_sconosciuto

Per chi arriva a piedi dal centro autobus 19, anche notturno.

SI PARTE  INSIEME, SI TORNA INSIEME

CHIUSO DALLE AUTORITÀ, RIAPERTO DALLA GIOIA DELLA LOTTA

Diffondiamo:

Il 29 settembre é stato riaperto lo spazio del Campetto in Viale dello Splendore a Giulianova paese.
Luogo che era stato chiuso tre anni fa, buttando persone per strada e cercando di fare scomparire un’esperienza di vita, di lotta, di gioia e di solidarietà.
A detta di moltissimi, anche in città, quello sgombero fu un grosso errore.
Spazio che in realtà, in questi tre anni, usato dalla collettività non lo é stato mai.
Spazio che invece aveva avuto vita negli anni antecedenti al nostro sgombero per poi diventare un deserto sociale.
Luogo che da oggi riprende vita, nel tessuto cittadino con cui vive gioie e dolori ogni giorno. Uno spazio sociale che rinasce, raccogliendo la nostra esperienza cresciuta in questi anni.
Che rinasce dopo le infami immagini di devastazione dello sgombero del sei settembre all’Annunziata. A dimostrazione che anche contro la violenza bruta delle autorità, la forza delle idee e della volontà, possono tutto. E trovare, ancora, un terreno dove poter fare germogliare il seme della libertà e della giustizia sociale.

BOLOGNA: SUL PARCO DON BOSCO SPLENDE ANCORA IL SOLE, MA LA REPRESSIONE PIOVE SU CHI LO HA DIFESO [23 SETTEMBRE PRESIDIO AL TRIBUNALE]

Riceviamo e diffondiamo:

Bologna, Parco Don Bosco, 4 Aprile, Ore 02:21.
10 agenti dell’Arma dei carabinieri sono in agguato attorno al presidio. si preparano a tentare l’arresto di 4 soggettività del Parco, ancora al lavoro per fortificare le barricate difensive, quelle stesse barricate sulle quali neanche 24 ore prima si è combattuto il primo tentativo di sgombero della straordinaria esperienza di autogestione collettiva al Don Bosco. Sono tutti e 10 armati, tra taser e manganelli, guanti e spray urticanti. sono acquattati lungo il lato del cantiere di via Fani, come per un assalto a sorpresa, nascosti e probabilmente in cerca di una forma di vendetta. Quello che succede dopo lo sappiamo già.
Avevano un feroce bisogno di attaccare e criminalizzare quello che stava succedendo a Bologna dopo i fatti del giorno prima, della mattina del 3. In quell’occasione la forza dei comitati cittadini, dei collettivi e delle singole anime che insieme avevano portato avanti la lotta per il Don Bosco, dove avevano imparato a conoscersi e a potenziarsi l’un l’altra, aveva umiliato le armate poliziesche: resistendo a ore di cariche, arrivando a scacciare la celere con corpi e desideri, a furor di popolo.  Si era finalmente risposto alla violenza delle istituzioni.
E così, quando il movimento vince, quando dal basso ci si inizia a imporre con decisione sui  territori, sugli spazi in cui viviamo, sulla ricchezza che ci dovrebbe appartenere, la controparte e il suo braccio armato aumentano il livello della repressione.
Come possiamo continuare a manifestare al giorno d’oggi se ogni corteo studentesco, picchetto antisfratto o occupazione viene represso nella violenza dei manganelli prima, e  in quella della famigerata legge italiana dopo?

Proprio in questi giorni (inizio Settembre) vediamo svolgersi la seconda parte delle violenze di cui abbiamo parlato. Vengono aperti una dozzina di procedimenti contro altrettante soggettività, definendo “condotta violenta” l’azione di resistenza. Qual è realmente la condotta violenta?
Difendere un parco con i propri corpi, o invaderlo picchiando alla cieca con l’antisommossa?
Recuperare pezzi di legno per strada, o pestare unx singolx con taser e spray?
Per non parlare di tutte quelle occupazioni abitative con famiglie sgomberate, delle botte ai picchetti dei lavoratori in sciopero (ultimo esempio ne è Mondoconvenienza), di tutti quei cortei studenteschi caricati, da Pisa a Torino a Roma e in tantissime altre città. Neanche un mese dopo gli eventi di aprile, il 3 maggio a Genova alcunx compagnx vengono circondati durante una serata benefit e attaccati brutalmente da decine e decine di sbirri, accompagnati anche da alcuni militari, con l’uso massiccio di taser.
Dove sta il torto?Basta avere una divisa addosso, e tutto diventa legittimo?

Il 3 aprile c’eravamo tuttx a riempire quei cordoni. Ed è stato proprio il fatto che volevamo difendere a tutti i costi il parco ed il presidio, il fatto che i nostri corpi si sono opposti all’unisono, che ci ha permesso di avere quella vittoria. Soprattutto, ci ha permesso di dimostrare che saremmo stati disposti a proseguire ad oltranza nei mesi successivi. Determinazione che ha agito da deterrenza per la controparte fino alla capitolazione definitiva del progetto.

Ci saremo tuttx, per i nostri territori, con i nostri corpi, contro la loro brutale repressione, anche il 23 settembre, alle 14, davanti al Tribunale in via d’Azeglio 56, in occasione del processo in direttissima a una soggettività del parco per i fatti della notte tra il 3 e il 4 aprile, per una giornata di solidarietà che finirà attraversando le strade della città e ribadendo ciò che ci ha portato fin qui.

Tuttə liberə, liberə subito!⁩

ROMA: SULLO SGOMBERO DI TORRE MAURA OCCUPATA

Diffondiamo:

de SUPPOSTE e de MATTONI

Martedì 7 maggio 2O24 lo spazio occupato in via delle Averle nel quartiere Torre Maura, da più di 32 anni autogestito,è stato sgomberato con un blitz poliziesco alle 6 del mattino.
Mobilitati un centinaio di agenti di polizia di stato, affiancati da vigili del fuoco e municipale, hanno proceduto allo scasso del cancello d’entrata, dopo aver prima rimosso i cassonetti e poi le auto nei parcheggi adiacenti, per fare spazio a blindati e mezzi dell’impresa edile che successivamente ha murato ogni possibile accesso.
La casa è stata quindi invasa minacciando e trascinando fuori due persone che al momento si trovavano all’interno.
Durante tutta la giornata, grande è stata la vicinanza dei solidali che spontaneamente sono arrivati numerosi sul posto mossi dal comune sentimento per la difesa degli spazi di libertà’.
Torre Maura Occupata è sempre stata punto di riferimento senza gerarchie né confini: da Centro Sociale ad Ateneo Libertario a Casa Collettiva. Uno spazio di confronto e condivisione di conoscenze e attività senza finalità di profitto: palestra, sala prove, erboristeria, serigrafia, biblioteca e gran bazar der raccatto/dono, a disposizione di chiunque secondo i propri bisogni, contro spreco e consumismo.
Quindi un luogo di resistenza all’avanzare di un sistema omologante e intollerante verso chi risulti inadattabile ai suoi criteri.
Una storia di lotta ad ogni tipo di sopraffazione senza compromessi, per la Liberazione Animale e della Terra, contro nucleare ed ogni nocività, per la distruzione di ogni forma di dominio, controllo e coercizione: dal carcere alla psichiatria ai centri di detenzione per migranti.
La Narrazione di potere intenzionalmente occulta e mistifica la complessità di esperienze come questa, significativamente e veracemente anomale nella società dello spettacolo, esultando per la restaurata legalità e il trionfo dello Stato!
Questa operazione mascherata da pubblico interesse con supposte finalità sanitarie, oltre ad essere una vendetta del mini(sindaco) fascista nei confronti dello spazio da sempre
antiautoritario, e già in passato sotto attacco da sinistri rappresentanti locali, corrisponde alla solita strategia speculativa per la quale la miseria non può che dilagare, creando nuovi nemici per distogliere lo sguardo dai reali responsabili di povertà, guerre e discriminazioni di ogni tipo.

MA KE DAVERO
ci si lascia ancora abbindolare da questa trita propaganda mediatica e dalle promesse elettorali?

MADDECHÉ !!!

NÉ SUPPOSTA NÉ MATTONE,
SENZA SERVI NESSUN PADRONE!
SEMPRE PADRONI di NULLA PEDONI di NESSUNO
PER L’AUTOGESTIONE OVUNQUE … VERSO L’ANARCHIA!

TORREMAURA SGOMBERATA MA MAI DOMA !

BOLOGNA: VOI DECORO. NOI DE CORE

Riceviamo e diffondiamo:

Aggiornamento sul processo per alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 , che vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che il signor Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

In data 22 marzo 2024 presso il tribunale di Bologna si è tenuta la discussione relativa al processo che vede coinvolt tre compagn con l’accusa di imbrattamento e minaccia. Entrambi i reati si riferiscono ad alcune scritte comparse sui muri della città durante il corteo dello sgombero dell’occupazione di Via Zago 1 a Bologna, nel maggio del 2022: “Lepore infame” e “Lepore nel cofano: 180 in curva”.
Per entrambi i reati viene contestata anche l’aggravante del concorso.
Non è tutto. L’ultimo dei due capi di accusa vede coinvolto come parte civile nientepopodimeno che – udite! udite! – il Mega-Sindaco-Progressista-Galattico della democratica ridente città di Bologna, Matteo Lepore in persona, il quale, per il grave oltraggio subito e per potersi garantire vacanze estive coi fiocchi, richiede al giudice la condanna per tutt e tre i compagn ed un risarcimento di 25.000 euro, di cui 10.000€ come provvisionale subito.
Non è tutto. Per non farsi mancare niente sua maestà il Sindaco richiede inoltre al Gup che la condizionale sia subordinata solo ed esclusivamente al pagamento della provvisionale di 10.000€, pertanto, qualora i compagn condannat non volessero o non fossero nelle condizioni di pagare, si vedrebbero preclus l’accesso alla sospensione della pena, il che significherebbe il gabbio.
Diversamente, il Pm chiede al giudice la condanna di 4 mesi per un compagno per il reato di minaccia, e di 1 mese per il reato di imbrattamento, mentre per le altre 2 persone coinvolte chiede l’assoluzione.
L’udienza di primo grado é stata fissata per il 5 luglio 2024.

Sarà il fascino discreto della pista anarchica a solleticare la pancia del Sindaco, un’occasione per vendicarsi di quella melassa anarcoide senza referenti, come la definì il suo assessore Daniele Ara, che sgombero dopo sgombero, nonostante il deserto sociale imposto, continua ad insidiare dai bassifondi suburbani l’inesorabile messa a profitto di ogni angolo di città. Sarà perchè la Trap non incontra i gusti del Sindaco, con i suoi testi decisamente irrecuperabili per una persona per bene come lui, sarà perchè 180 km all’ora sono troppi e che 30 è meglio, ma il Sindaco si è offeso, e a questi compagn intende farla pagare.

D’altronde di questi tempi la vita non è facile per Sua Altezza Reale: se dopo lo sgombero di via Zago aveva annunciato alla stampa la fine “dell’epoca delle occupazioni”, in questi anni a dirla tutta T.A.Z., occupazioni, riappropriazione di spazi e lotte contro i processi di gentrificazione e speculazione in città, non solo non si sono mai fermate, ma si sono riprodotte, moltiplicate.

A chi vorrebbe fare di Bologna un museo per turisti e pensa di spaventarci con queste assurde richieste, rispondiamo con la nostra solidarietà indecorosa, partigiana e bandita, voi decoro, noi de core!

Più forte dell’amore per la libertà c’è solo l’odio per chi ce la toglie!

PARCO DON BOSCO: IL DIAVOLO FA I TAVOLI MA NON LE PANCHE


Riceviamo e diffondiamo questo testo sugli ultimi risvolti al Parco Don Bosco a Bologna.

PARCO DON BOSCO: IL DIAVOLO FA I TAVOLI MA NON LE PANCHE

E come nelle migliori favole bolognesi, oggi sui media mainstream vince l’ipocrisia targata PD.

Il Sindaco Lepore, a nemmeno due giorni dalla brutale aggressione poliziesca al giovane che presidiava il parco, mette in campo le sue armi democratiche invitando il comitato dei cittadini, che attendeva questa possibilità da mesi, al “dialogo”. Parole distensive e tavoli di trattativa in cui sarà presente anche il sedicente “comitato del sì”.

All’indomani del pestaggio e delle taserate notturne, a livello pubblico pare tutto archiviato, quando è evidente che se il parco don Bosco esiste ancora non è perché “ha vinto il dialogo sulla violenza”, ma per la forza e la determinazione con cui nei giorni scorsi una comunità plurale ed eterogenea ha resistito contro la violenza di chi voleva distruggerlo.

Rimangono in secondo piano le responsabilità del Sindaco e della sua giunta, che solo una manciata di ore fa smanganellava per tagliare metà parco, e oggi ne esce quasi come protagonista vittorioso del “dialogo”, mentre Nordio e Piantedosi riempiono le pagine di “conflitto democratico”, “legalità” e “proporzionalità” contro “i violenti”.

Quello che è successo nella notte i giorni scorsi al presidio ci riguarda tuttx: due taserate sui nostri corpi non possono essere acqua passata.

Dopo la sperimentazione avviata a settembre 2018, è dal febbraio del 2022 che la polizia bolognese ha in dotazione la pistola elettrica. Il 10 marzo a Bologna anche al Cas di via Mattei un ragazzo è stato colpito col taser dalle forze dell’ordine.

Persone colpite ripetutamente, cardiopatici, persone fragili rischiano di morire se colpite da queste armi di “deterrenza”. Abbiamo rischiato il morto nella rappresaglia poliziesca dell’altra notte, mentre si blatera di “democrazia”.

Tavoli per distendere la tensione, tavoli per pacificare la rabbia, tavoli per dividere e abbassare la forza di un movimento che sta raccogliendo troppo consenso.

La “partecipazione” svela il suo volto repressivo: se non si sottostà alla progettualità imposta dall’alto si può essere smanganellati e taserati. Lo ha dichiarato il questore Sbordone qualche giorno fa alla stampa: le proteste sono accettabili solo quando sono inefficaci.

Perché non si tratta solo del Parco Don Bosco ma di un intero territorio che subisce da anni e anni la morsa di scelte imposte e non volute: una città sempre più escludente ed esclusiva dove le lotte ecologiste, per la casa e per altri mondi possibili vengono duramente represse, e vivere diventa sempre più difficile per moltx.

Riusciremo a sovvertire finali già visti in città? Di proposte inaccettabili? Di ipotetiche modifiche al progetto che non cambieranno nulla e magari permetteranno all’amministrazione di rivendicarsi anche di averci provato, mentre il parco verrà tagliato?

Alcunx abitantx in lotta

“ALLARME DROGA” ED “EMERGENZA SICUREZZA” ERRICO MALATESTA ANTIPROIBIZIONISTA [1923]

In un testo del 10 agosto del 1923 Errico Malatesta su Umanità Nova (numero 181), con disarmante semplicità, snocciolava i principi base dell’antiproibizionismo.

Si poneva il problema della cocaina.

In sintesi Malatesta constatava come il grido d’allarme di esperti e scienziati contro il pericolo della cocaina si traducesse nell’ottusa richiesta continua di nuove e più severe leggi, nonostante l’esperienza avesse sempre, invariabilmente dimostrato che mai nessuna legge, per barbara che fosse, è mai valsa a estinguere fenomeni problematici, che invece malgrado le leggi e forse proprio a causa delle leggi, si estendono.

Senza nessuna banalità, evidenziava quanto il punire severamente consumatori e venditori non avrebbe fatto altro che aumentare negli speculatori l’avidità del guadagno, che sarebbe cresciuta ancora con l’inasprimento delle leggi.

Di conseguenza affermava quanto fosse inutile sperare nella legge, e proponeva, nel 1923, un altro rimedio: dichiarare l’uso ed il commercio libero, aprire “spacci” dove la sostanza fosse venduta a prezzo di costo, e poi fare riduzione del rischio, informazione, nessuno avrebbe fatto propaganda contraria, scriveva, perché nessuno avrebbe potuto guadagnare e speculare sull’uso di sostanze.

E ancora molto lucidamente non si illudeva: con questo non sarebbe sparita la possibilità di un uso dannoso della sostanza, poiché le cause sociali che creano le dipendenze non sarebbero sparite, ma in ogni modo il male sarebbe diminuito, perché nessuno avrebbe potuto guadagnare sull’uso di droga, e nessuno avrebbe potuto speculare sulla caccia agli speculatori.

Così concludeva:

“La nostra proposta o non sarà presa in considerazione, o sarà trattata da chimerica e folle. Però la gente intelligente e disinteressata potrebbe dirsi: poiché le leggi penali si sono mostrate impotenti, non sarebbe bene, almeno a titolo di esperimento, provare il metodo anarchico?”

BOLOGNA: TAZ – TEMPORARY AUTONOMOUS ZONE

Diffondiamo:

In risposta alla repressione che prova ad inficiare ogni forma di autodeterminazione ed emancipazione collettiva, che tenta costantemente di demonizzare l’autogestione relegandola ad un problema di ordine pubblico, abbiamo deciso di occupare e costruire collettivamente giornate di libertà e anarchia.

Dalle 18:00
Presentazione delle fanzine “Repressione e acidità di stomaco”:
-Presi a Maalox

Dalle 20:00
-Tavola rotonda tema:
Free party  e  repressione

Dalle 22:00
Proiezioni di KomaK (2002) diretto da Alberto Grifi e a seguire altri film..

A SEGUIRE BALLI PROIBITI…

Double stage!

Area chill out , info point, intervento RdR

TAZ in diretta con Radio Spore

Stand autoproduzioni, Bar, Buffet

NO MACHISM , NO FASCISM, NO SEXISM, NO RACISM

NO SOCIAL, NO DIRETTE, NO FOTO

VIA PRATI DI CAPRARA 12, BOLOGNA

BOLOGNA: STREET SOTTO ASSEDIO IN VIA PRATI DI CAPRARA

Diffondiamo:

Ieri la polizia in assetto antisommossa ha bloccato entrambe le uscite della TAZ di via Prati di Caprara per impedire alla street chiamata dalle occupanti di partire, di fatto, bloccando e circondando da ogni lato e per diverso tempo un centinaio di persone.  Nel tentativo di non lasciare nessuno indietro, appena presa la strada, il corteo è stato attaccato sulla coda. Non ci sono stati nè arresti nè feriti, la street ha poi proseguito sul suo percorso. Ingentissimo lo schieramento di blindati e polizia.