BOLOGNA: 13 EDIZIONI, 12 MESI SENZA CHIEDERE PERMESSO

Abbiamo cominciato quest’avventura a novembre dell’anno scorso, presentando un fumetto di Elena Mistrello* su un’esperienza di viaggio in Cisgiordania, contestando il deserto chiamato sicurezza che stanno facendo in città, il razzismo e la violenza di stato. Ad oltre un anno da quei giorni, in Palestina il genocidio continua, tra massacri, abusi, deprivazioni e violenze, senza soluzione di continuità, mentre su tutto il piano internazionale lo stato di guerra si intensifica per mano di stati ed economie assassine. La fortezza Europa serra sempre più i suoi confini esternalizzando le sue frontiere, finanziando tecnologie di sorveglianza via via più affilate e stringendo accordi per creare campi e prigioni in paesi non europei e/o di transito, mentre a livello locale aumenta lo sfruttamento, il disciplinamento e il controllo sociale (vedi il DDL 1660)*. Una realtà che si nutre di politiche razziste, proibizioniste e repressive, e che si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine, con retate nei quartieri, fermi razzisti per le strade, espulsioni, privazione della libertà e carcere.

Un attacco che ha trovato nuovo vigore a Bologna con l’asse Lepore-Piantedosi inaugurato a gennaio 2023, tra interventi ad alto impatto nei quartieri e chiusure di attivitá non idonee alla cittá vetrina per mano del questore, fino alla recente ordinanza del prefetto che vieta l’accessibilitá ad alcune zone della cittá per chi venga valutato assumere “comportamenti incompatibili con la vocazione e l’ordinaria destinazione delle aree stesse” o “ostacoli alla libera e piena fruibilità de parte dei cittadini, ingenerando una percezione di pericolo e di insicurezza.” Ordinanza che si traduce nel “divieto di stazionare” sulla scalinata del Pincio davanti all’autostazione, in piazza XX Settembre, in galleria 2 Agosto, in via Boldrini, in via Gramsci, in via Amendola e in piazza Medaglie d’oro. Il provvedimento è volto a colpire persone già denunciate per reati di spaccio, danneggiamento o contro la persona commessi negli stessi luoghi, e per tutte quelle persone che saranno valutate, da guardie e divise, avere comportamenti “aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. “Valutazioni” iper discrezionali e arbitrarie, che armano ancora di piu il senso di impunitá delle forze dell’ordine. E’ coinvolta dall’ordinanza anche la Bolognina: oggetto della misura saranno anche le zone dietro alla stazione, via de’ Carracci, via Fioravanti, via Matteotti, via Ferrarese, via Bolognese, via Nicolò Dall’Arca e le corti degli immobili Acer. Un culto della legalitá, della sicurezza e del decoro che continuerá ad esasperare discriminazioni di genere, classe, cittadinanza, e che ha aperto la strada a ronde fasciste, a presidi dell’estrema destra in Bolognina e a cortei xenofobi “contro l’immigrazione incontrollata” in cittá.
Nessuno intende negare i problemi che un quartiere popolare come la Bolognina si porta dietro, ma non possiamo permettere che proprio i responsabili di questo deserto ci speculino sopra alimentando retoriche razziste per ripulire il quartiere. Sotto attacco non è solo la Bolognina, ma la stessa solidarietá.

Per questo non intendiamo lasciare solx chi ha scelto di non rimanere indifferente: la cena di questo mercatino sará benefit per unx compagnx che è intervenutx per mediare un fermo di polizia per la strada e ora subisce gli effetti della repressione, con importanti spese legali da sostenere. Invitiamo tutte e tutti alla solidarietá e a prenderci un momento per ragionare insieme su quanto sta avvenendo in cittá, come difenderci, individualmente e collettivamente, da questa deriva.

Ci vediamo giovedi 7 novembre sotto la Tettoia Nervi, 13 edizioni, 12 mesi di autogestione e riappropriazione! Ad un anno di distanza, si riparte!

Dalle 17:00 allestimento del mercatino, birrette, vin brulè benefit prigionierx, caldarroste e microfono aperto!

Dalle 19:30 chiacchiera sulla deriva securitaria in cittá: come difenderci, individualmente e collettivamente, dagli abusi sempre piu legittimati delle forze dell’ordine e da un contesto di repressione e controllo sociale sempre piu esteso?

A seguire cena benefit per sostenere unx compagnx che non è rimastx indifferente davanti ad un fermo di polizia per la strada e ora subisce gli effetti della repressione, con importanti spese legali da sostenere.

Alle 21:00 da Saronno FASS BADDA ANTIFA RAP

Never forget what you are and where you come from


Note:
*(proprio in questi giorni sono stati diffusi alcuni appunti illustrati da Elena Mistrello sul DDL 1660 che linkiamo qui https://boccaccio.noblogs.org/files/2024/10/Deliri-Di-Legge-1660_Elena-Mistrello.pdf)

BOLOGNA:  CONTRO GALERE E CPR, JONATHAN LIBERO, TUTTX LIBERX

Bologna 40127 – Ponte di San Donnino
Fuoco ai CPR

Riceviamo e diffondiamo:

Negli scorsi giorni, in San Donato, è avvenuto un fatto gravissimo, l’ennesimo atto di repressione e abuso da parte della polizia e degli apparati di potere: forme di violenza in divisa che negli ultimi mesi si stanno moltiplicando nel quartiere.
A dicembre ci manganellavano davanti alla sede della RAI, proprio sotto i palazzi della Regione Emilia-Romagna, mentre si protestava contro la complicità dello stato e dei mezzi di comunicazione governativi con il genocidio in corso a Gaza. Ad aprile invece provavano a sgomberare il presidio resistente del parco Don Bosco: quel giorno siamo riusciti ad allontanare le divise, ma al prezzo di decine e decine di feritx, 7 alberi del parco e un arresto violentissimo due giorni più tardi, proprio dentro al parco, che oltretutto ha visto l’utilizzo di taser, per la prima volta usato in Italia contro qualcunx del movimento.
Oggi invece hanno deciso di colpire Jonny, un ragazzo che è cresciuto in San Donato, dove vive, e che ha attraversato il quartiere fin da bambino. Lì si trova la sua famiglia, lx amicx, la casa.
Dopo essere stato fermato in via Andreini per un controllo di routine, Jonny è stato portato con l’inganno in questura per “accertamenti”. Qui è stato trattenuto due giorni in una cella senza cibo e acqua, fino a sabato, giorno in cui è stato trasferito in fretta e furia nel CPR di Via Corelli a Milano in attesa della decisione sul suo espatrio, udienza prevista per martedì 28. Un ragazzo che ha costruito a Bologna tutta la sua vita, i suoi affetti e i suoi ricordi, è stato preso a forza dai Carabinieri e dal mattino alla sera rischia di essere espatriato a Cuba, senza possibilità di vedere la sua famiglia, lx sux amicx, anche solo prendere i suoi oggetti personali.
Tutto questo in vista delle elezioni europee dove il governo Meloni vuole portare la sua politica razzista, omofoba e militarista in un’Europa che sembra sentirsi sempre più vicina a questi ideali.
Ribadiamo che un pezzo di carta non può determinare le nostre vite, che è inaccettabile che per mancanza di quest’ultimo la vita di un ragazzo possa essere stravolta per la decisione arbitraria di uno stato che determina come e dove dobbiamo esistere. Se questo è quanto, allora Noi non riconosciamo questo stato.

Al fianco di un amico che ha attraversato e che vuole continuare ad attraversare le strade del suo quartiere.

Fuoco a Frontiere e CPR.
Tuttx Liberx.⁩

TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETÀ A BACHCU!

Diffondiamo:

Tutta la nostra solidarietà a Bachcu, arrestato lo scorso 11 aprile. Chiunque conosca Bachcu come lo conosciamo noi, grazie alle battaglie in cui siamo spesso fianco a fianco, contro politiche migratorie assassine e vessatorie, contro carceri e CPR, per la liberazione degli spazi e dei corpi, sa perfettamente che il teorema accusatorio che lo ha investito è pura invenzione. Ci stringiamo alla famiglia e alla comunità bengalese di Roma, di cui Bachcu è un punto di riferimento imprescindibile proprio per le sue battaglie contro quelle violenze di cui ora lo si accusa. Chiunque voglia metterlo a tacere sappia che questo non potrà mai accadere, e che la sua voce è anche la nostra, e continueremo a portarla nelle strade e nei quartieri come abbiamo sempre fatto, fianco a fianco. Bachcu libero!

https://www.facebook.com/share/p/y9KcLaePgi2hGr4T/ via Campagne in Lotta

MILANO: PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MOBILITAZIONE PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR

MILANO, 6 APRILE ORE 15, DA P.ZZA DEL TRICOLORE

La tortura dei lager di Stato è ormai un’innegabile certezza documentata da centinaia di foto, video, dossier e testimonianze arrivate anche nelle aule giudiziarie, davanti alle quali non si più più fingere di non sapere.

E’ tempo di pretendere la fine della violenza legalizzata che nei CPR vede la punta dell’iceberg e che ha la stessa matrice della violenza che insanguina le frontiere europee e di quella che, sulla finzione di un’emergenza permanente ispirata al subdolo binomio immigrazione-sicurezza, trova il pretesto per introdurre norme liberticide e di repressione del dissenso a danno di tutte e di tutti.

E se alla favoletta del modello di CPR in cui i diritti vengano monitorati e rispettati non abbiamo mai creduto, non cominceremo proprio ora che le più recenti vicende di Milano ne dimostrano l’irrealizzabilità: commissariato dalla Procura, il CPR di via Corelli resta il lager di sempre.

Non possiamo pertanto assistere inerti alla moltiplicazione di questi luoghi di repressione e di lenta tortura psicofisica, né tantomeno alla loro rimozione forzata dalla visuale della società civile per essere trasferiti altrove e continuare ad operare indisturbati: ne va della tutela dei diritti di tutte e di tutti.

🔶 UN LAGER COMMISSARIATO RESTA SEMPRE UN LAGER: NON ESISTE UN MODO GIUSTO PER FARE UNA COSA INGIUSTA.

🔶 I CPR VANNO CHIUSI TUTTI E SUBITO, COMINCIAMO DA VIA CORELLI!

🔶 NO CPR NO LAGER DI STATO, NE’ A MILANO, NE’ ALTROVE, NE’ IN LIBIA NE’ IN ALBANIA!

BOLOGNA E MODENA: RAZZISMO ISTITUZIONALE E VIOLENZA POLIZIESCA

A Bologna il 10 marzo un ragazzo egiziano è stato colpito col taser al CAS di via Mattei dopo che un operatore ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

A Modena il 14 marzo un ragazzo guineano è stato preso ripetutamente a calci e pugni durante un controllo dei documenti.

Modena: i carabinieri prendono a calci e pugni un uomo

MODENA: UN DESERTO CHIAMATO SICUREZZA

Siamo tuttx invitatx a questa chiacchiera sulla repressione che sta colpendo molti quartieri, sul razzismo istituzionale che esprime, sulla così detta “emergenza droga” e i vari allarmi lanciati in materia di “sicurezza”. Un’occasione per parlare del necessario legame tra le lotte anitproibizioniste e le lotte contro il carcere. 🔥🖤 Il 15 marzo al Ligera a Modena.

Più info qui: https://brughiere.noblogs.org/events/event/modena-un-deserto-chiamato-sicurezza/

“Città in cui il continuo rinforzarsi delle retoriche della legalità e del decoro si traduce negli abusi sempre più legittimati delle forze dell’ordine e nella violenza del carcere. Un tempo che rende sempre più evidente la necessità di sovvertire l’esistente e lottare.”

RESISTERE ALLA MACCHINA DELLE ESPULSIONI: SUI FATTI ALLA QUESTURA DI TORINO

Diffondiamo:

Non partiremo dalle botte, dal fatto che ci hanno strappato via un compagno, dal fatto che nei CPR torturano e che dai CPR deportano.

Non partiremo da questo perché non sarebbe il discorso di Jamal.
Pertanto non è e non sarà il nostro.

LE RIVOLTE

Un anno fa il CPR di corso Brunelleschi bruciavaBruciava e chiudeva grazie al fuoco dei ribelli. Quelle colonne di fumo che si stagliavano al cielo emanavano la forza di una rivolta, dando coraggio a chi, fuori, coglieva quel momento per immaginare una solidarietà che nelle sue possibilità riuscisse ad essere palpabile ed efficace. Che potesse superare quel tempo e quel luogo e rimanere solida nelle sue prospettive di lotta contro la detenzione amministrativa, la macchine delle espulsioni e il razzismo sistemico e sistematico.

LEGAMI E ALLEANZE

Jamal è un pezzo di questa storia, è il segno profondo che il rapporto tra un dentro e un fuori è stato auspicabile, possibile, reale. Che organizzarsi insieme è un orizzonte non solo desiderabile ma realizzabile.

In questo anno abbiamo provato a tessere i nessi di senso che legano la guerra esterna – che ha raggiunto il suo apice con il genocidio palestinese – insieme alla costruzione del nemico interno – inquadrato per lo più tra il sottoproletariato razzializzato e chi lotta. Abbiamo ribadito, sempre più convint*, che creare qui alleanze di lotta con chi subisce l’oppressione di classe e lungo la linea del colore è il nostro punto, il nostro orizzonte, la nostra strada.

TENTARE IL POSSIBILE

Jamal è un nostro compagno, un nostro amico. Ha fatto questa strada con noi e non potevamo che tentare il possibile: inceppare il suo trasferimento in un CPR, dove per 18 mesi può essere sottoposto a detenzione e violenza, può essere torturato, per poi, un giorno, arrivare alla deportazione.
Mentre sotto i nostri occhi si muovevano gli ingranaggi del razzismo di Stato, non potevamo permetterci di rimanere inermi.

La macchina delle deportazioni e della detenzione amministrativa si compone di tanti piccoli pezzi: dalle perizie medico legali delle ASL, alle imprese che costruiscono e/o gestiscono i centri di detenzione; dai rastrellamenti degli sbirri durante le retate, ai voli charter che realizzano le deportazioni.
Ognuno di questi tasselli è più vulnerabile di quanto non sembri nel suo insieme il moloch delle detenzione amministrativa.
La sorpresa e la difficoltà degli sbirri nel dover gestire lo slancio di solidarietà di fronte alla questura ne sono la conferma.

IL COPIONE DEI MEDIA

La copertura mediatica dell’accaduto ha seguito un copione decisamente rodato: una comunicazione dell’ufficio stampa della questura viene inoltrata e ripubblicata da agenzie di stampa e giornali senza la minima rielaborazione.
E così gli aggressori diventano aggrediti e i professionisti della violenza (coloro cioè che della violenza istituzionale fanno la propria professione) passano per vittime.
Spariscono i pugni in testa, le manganellate scomposte, le minacce, gli insulti. Nella narrazione univoca e standardizzata delle veline poliziesche, sparisce la radice stessa della violenza, quella dei meccanismi di potere e dei dispositivi di governance delle classi sfruttate, quotidianamente emarginate, discriminate, incarcerate, espulse. Unica vera notizia (nel senso di fatto degno di nota) in questo caso è stata la “necessità” da parte della polizia di dispiegare appieno questa violenza per portare uno “straniero” nel CPR di Milano, un posto – tra gli altri destinati alla detenzione – disumanizzante al punto da creare scandalo per la gestione delle persone recluse.
Se in questi giorni la brutalità della polizia è balzata agli onori delle cronache per alcuni casi di violenze perpetrate durante momenti di protesta, la storia di ieri può aggiungere allora un prezioso tassello alla comprensione dei meccanismi che regolano e reggono le iniquità sociali: i poliziotti non picchiano solo ai cortei, non colpiscono solo gli avversari di questo o quel governo. I poliziotti pestano tutti i giorni, per garantire a suon di botte che la società dello sfruttamento rimanga tale.

Sappiamo che su Jamal è caduta più potente la brutalità della repressione perché ha scelto di lottare, ha scelto di organizzarsi. Il colpo e i colpi di oggi però non sono niente in confronto alla rabbia che abbiamo nel cuore e all’amore che arde questa lotta e ci lega alle compagne e compagni che troviamo lungo la strada.

MANTENIAMO VIVA LA SOLIDARIETÁ!

PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR DI VIA CORELLI DI MILANO

10 MARZO 2024 ORE 15

Il fuoco dei CPR brilla ancora e il coraggio delle lotte e delle rivolte stenta a placarsi.

A Jamal e alla sua libertà
A chi si ribella e si rivolta.
Ai rivoluzionari e alle rivoluzionarie.

FUOCO ALLE GALERE
FUOCO AI CPR

ROMA: PRESIDIO DAVANTI AL CPR DI PONTE GALERIA

Diffondiamo:

Domenica 3 MARZO ore 16.00 Presidio davanti al CPR DI PONTE GALERIA [fermata Fiera di Roma del treno per Fiumicino]

Ad un mese dalla morte di Ousmane Sylla e dalla rivolta delle persone recluse repressa tra pestaggi, lacrimogeni ed arresti, andiamo davanti alle mura del centro di espulsione per portare solidarietà e non permettere che cada il silenzio.
La prigionia nei CPR, oggi prolungata fino ad un anno e mezzo, è una pena inflitta sulla base di leggi razziste che associano la pericolosità sociale all’esistenza stessa delle persone immigrate.
Un esempio vicino di ciò che accade in larga scala nei confronti della popolazione palestinese, bombardata, espulsa, assassinata ed imprigionata perché esiste.
L’appuntamento solidale sarà anche l’occasione per raccontare le proteste in corso in altri centri di espulsione e la repressione che sta colpendo Anan Yaeesh, palestinese carcerato a L’Aquila perché Israele ne pretende l’estradizione e il governo italiano ha deciso di servire il colonialismo sionista con ogni mezzo.

Tuttx liberx-Dei CPR solo macerie

Assemblea di solidarietà e lotta

BOLOGNA: IN PIAZZA CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA BOLOGNINA

I controlli ad “alto impatto” inaugurati a gennaio dell’anno scorso con la visita in città del ministro Piantedosi in queste settimane hanno trovato nuovo slancio in Bolognina: blitz, vere e proprie retate interforze con ampio dispiegamento di uomini e mezzi, quotidiani e sistematici, con chiara impronta razziale. Sono stati setacciati bar, attività, associazioni, è stato violato un intero quartiere.

Fermiamo le politiche securitarie in quartiere!

Martedì 23 gennaio alle 18:30 tuttx in Piazza dell’Unità!

BOLOGNA: CONTRO IL RAZZISMO DI STATO SOLIDARIETÀ A CHI SI RIVOLTA

Riceviamo e diffondiamo:

L’11 e 12 giugno 2020 scoppia una rivolta all’interno del CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) Ex Caserma Serena di Casier, alle porte di Treviso.

In quell’estate di COVID, la gestione statale del virus aveva reso evidente quali fossero le persone che lo stato vuole proteggere a scapito e a danno di quelle da cui si vuole difendere (detenut3, migrant3, non bianch3, pover3 ….).
All’Ex Caserma Serena, mentre un operatore della Cooperativa Nova Facility srl, che gestisce il centro, risulta positivo al tampone, l’ASL locale e la Cooperativa, in collaborazione con Questura e Prefettura, decidono la chiusura totale degli accessi e delle uscite dalla struttura, anche per chi ha un tampone negativo. Centinaia di persone, migranti e non bianche, si trovano quindi di fatto imprigionate, condannate a perdere il lavoro per chi ce l’ha, e esposte più che mai al rischio contagio.

Quell’11 e 12 giugno 2020 chi sta rinchiuso all’ex Caserma decide di ribellarsi, protestando in varie forme.
La questura trasformò questa protesta multipla in responsabilità singola, individuando quattro “ospiti” del Centro come principali fautori e denunciandoli per devastazione e saccheggio, sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Uno di loro, Chaka, morirà nel carcere di Verona, in isolamento, il 7 novembre 2020.

Il 20 ottobre 2023 il Tribunale di Treviso ha pronunciato la sentenza di primo grado nei confronti degli altri tre denunciati: Mohammed, Amadou e Abdourahmane. Cadono tutte le accuse, a parte quelle relative ad un episodio avvenuto il 12 giugno, riconosciuto dal giudice come sequestro di persona. I tre sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi (Mohammed e Abdourahmane) e 2 anni (Amadou), ciascuno con pena sospesa.

La repressione che i tre hanno subito fino a qui ha voluto fin da subito essere esemplare: si voleva punire una rivolta per dare un segnale a tutte le altre, in un’estate in cui le proteste si moltiplicavano in tutti i luoghi di reclusione per persone immigrate in italia.
Abdou, Mohammed e Amadou, dopo tre anni di carcere, arresti domiciliari, obblighi di firma, sono liberi con pena sospesa. Eppure ancora sotto il ricatto quotidiano di non riuscire più a ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, di non avere abbastanza mezzi economici e reti sociali per sostenere non solo le spese legali, ma anche quelle quotidiane e relative alla loro salute, peggiorata di molto dopo questi tre anni.

Per parlare di questa storia e per confrontarci sulle rivolte, sul razzismo di stato, sulla repressione e sulle solidarietà, venite numeros3 al benefit in sostegno ai tre compagni ! Sarà il 9 dicembre alla casa del mondo, via di vincenzo 18a (Bologna)

In programma :
– Alle 18.30 discussione sui fatti dell’ex caserma e sulle lotte delle persone immigrate dentro all’accoglienza
– Alle 21
Zazza e Dj Nosci (rap + dj set)

Ci sarà un bar e cibo per tutt. Il tutto per sostenere i tre compagni inguaiati. Fate girare!

Se la solidarietà è un’arma, bisognerà anche cominciare ad usarla.
tutt3 liber3!